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Il castello dei destini incrociati di Calvino riassunto per capitoli, Appunti di Italiano

Il castello dei destini incrociati di Calvino riassunto per capitoli

Tipologia: Appunti

2015/2016
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Caricato il 12/09/2016

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Scarica Il castello dei destini incrociati di Calvino riassunto per capitoli e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! IL CASTELLO DEI DESTINI INCROCIATI ITALO CALVINO, ispirandosi ai tarocchi, scrive il libro "Il castello dei destini incrociati", strutturando i racconti che lo compongono in sequenze di tarocchi che corrispondono alle scene che il narratore racconta alla folla, prima all'interno del castello, poi nella taverna. Calvino, nella presentazione, afferma che l'idea di utilizzare i tarocchi come linea di narrazione, gli venne da un "Seminario internazionale sulle strutture di un racconto" di Paolo Fabbri. Partendo da questa idea e da come le varie carte prendessero vari significati se accostate ad altre iniziò a scrivere narrazioni fantastiche che poi fonderà nel libro. Su consiglio anche di vari autori, Calvino usufruisce di diversi tarocchi, cominciando con quelli di Marsiglia e poi con quelli Viscontei, i quali avevano immagini differenti. In questo modo crea storie più dettagliate e divertenti. L'autore afferma di aver avuto molta difficoltà nel combinare i vari tarocchi in modo da creare una logica, soprattutto per "la taverna dei destini incrociati". Rinunciò ad un sequel (il motel dei destini incrociati) ambientato ai giorni nostri) IL CASTELLO: il narratore, trova ristoro in un maniero in mezzo al bosco e come lui tanti altri si sono fermati per trovare riposo e conforto. C'è solo una particolarità: tutti hanno perso magicamente la parola. Così finito il pasto un commensale tira a sé un mazzo di tarocchi ed inizia a narrare la sua storia disponendo uno di seguito all'atro in modo da formare un racconto logico -Storia dell'ingrato punito: Un cavaliere, dopo la morte del padre, entrò in possesso di una cospicua eredità. Si inoltrò nel bosco, andando in cerca di avventure e con l'intento di visitare i castelli più famosi del luogo e di trovare una sposa nobile. Durante la notte però fu attaccato da un feroce brigante, che lo spogliò e lo appese a testa in giù su un ramo. Una giovane lo liberò e lo condusse in una fonte dove potè bere. I due iniziano a scambiare segni di affetto, ma all'improvviso il cavaliere scomparve senza salutare la ragazza. In seguito sposò una donna di alto rango sociale e venne organizzato un grandissimo banchetto. Lo sposo abbandonò il banchetto per inseguire un monello che sventolava il mantello che aveva dimenticato nel bosco dopo essere stato salvato dalla giovane. Un altro cavaliere lo bloccò. Quel cavaliere in realtà era la donna che gli aveva salvato la vita, che aveva avuto un figlio da lui e voleva vendicarsi. I due duellarono e il cavaliere protagonista perse. Sconfitto gli apparve una sacerdotessa la quale gli disse che aveva offeso la dea alla quale era consacrato il bosco, la dea Cibele e per questo doveva essere trucidato. -Storia dell'alchimista che vendette l'anima: Stavolta parla un alchimista. Si dedicò al alchimia fin da quando era giovane per svelare i segreti della natura. Chiese aiuto ad una strega per conoscere i segreti più profondi. La sua casa era nei boschi ed ella gli predisse che sarebbe diventato l'uomo più potente del mondo. Un giorno, al suo tavolo apparve, un mago che in una boccia di vetro gli mostrò lo splendore di tutte le miniere dell'Oriente. In seguito egli gli propose uno scambio: l'alchimista per conoscere il segreto dell'oro vendeva l'anima, ( ma non sapeva che colui con cui stava trattando era il diavolo) di cui corpo è "vaso". Egli cedette l'anima della città che avrebbe costruito con l'oro tramite il Gran Mulino dell'oro. Gli abitanti di tale città vissero in abbondanza. Le porte erano sorvegliate da guardie armate allo scopo di tenere lontano il diavolo. Una fanciulla che non poté entrare disse che non voleva adentrarsi in una città di metallo poiché era priva d'anima. Commento: questa storia sottolinea il desiderio di ricchezza dell'uomo, che giunge a dei compromessi irrazionali per raggiungerla. Inoltre mette in guardia da certi venditori, i quali prodotti non sono mai come ti saresti aspettato e riescono sempre a guadagnarci. Sembra che il desiderio principale dell'uomo sia quello di arricchirsi, i veri valori non contano ormai più niente. Il finale del racconto cela una grande metafora: la ragazzina alla quale viene negato l'accesso nella città può essere una ninfa, ella rappresenta la virtù e la ragione che non può più accedere in un posto/corpo ormai dannato. -Storia della sposa dannata: il protagonista guerriero si smarrì nel bosco e venne attirato da un luccichio in una radura tra gli alberi. Gli apparve una giovane bellissima. Lei gli chiese di togliersi la corazza e le armi e di dargliele affinché lei potesse proteggersi da un uomo a cui tempo prima si era promessa. Il cavaliere accettò e la donna gli propose una ricompensa: ricchezza o l'amore della donna. Lui scelse lei e all'uomo sembrò di essere in Paradiso. In cielo apparve San Pietro dicendo che la giovane non sarebbe potuta entrare. Il cavaliere cercando la giovane vide la figura della morte, per questo motivo gli sbarrarono la strada per il paradiso. Si sentirono dei passi nel bosco: era il Diavolo dicendo alla compagna che per l'uomo le sue armi e l'armatura non avevano alcun valore, detto ciò la riportò sotto terra. Commento: la storia mette in luce il non fidarsi degli sconosciuti. Sembra come uno di quegli avvertimenti che da bambino ti facevano i tuoi genitori, bene tutto sommato avevano ragione. Non bisogna cedere alle tentazioni d'amore, soprattutto quando non si conosce l'altra persona. La felicità può aumentare in maniera smisurata, ma c'è sempre qualcosa la oppone. L'oggetto del desiderio può tante volte non essere ciò che si credeva che fosse. -Storia di un ladro di sepolcri: il narratore di giovane d'età, era solito andare per i cimiteri per rubare gli oggetti dalle ricche tombe di uomini illustri. Una notte stava per derubare la tomba di un papa sicuro di trovare chissà quali ricchezze, ma aperto il coperchio iniziò a crescere un tronco d'albero fino a diventare altissimo. Il ladro vi si arrampicò. Dalla cima osservava il cimitero e vedeva tutto, come gli abitanti del cielo il giorno del giudizio. Il ladro giunse infine in una città sospesa, i cui tetti erano vicinissimi alla volta celeste, proprio come la torre di Babele. Era la città del Possibile, al ladro venne offerta da un arcangelo la scelta tra ricchezza, forza o saggezza. Ovviamente scelse la ricchezza. L'arcangelo rispose che avrebbe ricevuto solo bastoni, detto ciò l'albero e la città scomparvero facendolo precipitare nel bosco. Commento: anche con questa storia Calvino vuole mettere in luce la bassezza e l'immoralità dell'essere umano. L'uomo è disposto a tutto per il puro desiderio di arricchirsi, il bene materiale ormai conta più di tutto. Si arriva fino a profanare una tomba di un personaggio illustre e quando gli viene offerta la scelta del suo destino, lui persevera nel volere ricchezza tanto che precipita nel vuoto. L'arcangelo vuole punirlo per fargli capire che i veri valori sono altri e non bisogna desiderare soltanto il denaro. -Storia dell'Orlando pazzo d'amore: Un valoroso guerriero, oppresso dai suoi pensieri, incomincia a raccontare la sua storia: è Orlando, il prode paladino che col suo valore in battaglia aveva assicurato tante vittorie all'esercito cristiano. Angelica, regina del Catai, con la sua sensualità fa innamorare Orlando. Orlando si avventura in un bosco sconosciuto, lasciando i ben noti campi di battaglia, alla ricerca dell' amore che ha l' incedere della bella Angelica. Ma nel bosco, presso il tempio di Eros, la bella Angelica ama Medoro un delicato giovane dell'esercito saraceno. E' la fine della speranza di un amore ricambiato: Eros rapisce il senno di Orlando. Egli, ormai cieca furia, fa scempio di animali ed alberi intorno a se. L'insano paladino schianta le quercie mentre la mitica Durlindana rimane oziosa, appesa ad un albero. Così Orlando fa scempio del suo valore lontano dalle armate cristiane percorrendo una terra irriconoscibile, come se l' inquieta luna vi fosse discesa. Ecco il paladino, irriconoscibile, magro e lacero, i capelli sporchi e arruffati. La sua ragione giace in una ampolla nella valle delle ragioni perdute, forse perduta per sempre. Eppure le armate di Carlo Magno vegliano sul campione e non rinunciano a riportarlo sulla strada della ragione e della giustizia. Ma il guerriero ormai ha capito: il mondo si legge all' incontrario. Commento: l'amore è la parole chiave di questa storia. L'amore è una forza potentissima, forse la più potente, che può distruggere un uomo per la troppa sofferenza. Orlando si sente tradito, poiché essendo innamorato della donna la sente già sua, e quando la vede amare un altro perde il lume della ragione. Le sue azioni e i suoi pensieri sono ora dominati da profondo rancore e rabbia. Tutto ciò che vuole è sfogarsi per questo torto subito, tanto che distrugge tutto ciò che incontra. È curioso notare come un valoroso guerriero, ritenuto invincibile, sia sconfitto da una donna, che riesce a togliergli il senno della ragione. La battuta conclusiva del racconto evidenzia un Orlando saggio, capisce che il mondo di per sé è privo di senso, quindi va letto all'incontrario. pensieri, il suo regno era ricco e abbondante. Il giullare però semina dubbi e afferma che nel suo regno ci sia qualcosa di maligno. Arrivati in un cimitero incontrano il becchino e una donna incappucciata identica alla regina. Lei apre una tomba e estrae un cadavere identico al re. Questi sono dei vampiri, e festeggiano bevendo del sangue da dei calici. Quella setta di vampiri in realtà infestano il regno del re. Quindi quest'ultimo decide di catturarli. Fatto ciò li manda sulla Luna. Nello stesso momento la regina muore cadendo dalle torre e finendo tra i fili elettrici. Il popolo viene a sapere della presenza dei vampiri. Loro amavano la regina, quindi insorgono e, credendo che il vampiro fosse il re, dispone trappole piene di sangue avvelenato per poterlo catturare. Commento: Nel nostro compiacimento, spesso non ci accorgiamo di ciò che di marcio si annida sotto l'ordine apparente del nostro mondo. Nello scorgere quale sia la realtà e nel tentativo di riportarla allo stato in cui la desideriamo, rischiamo di dare il via a disastrosi sovvertimenti che solo l'ipocrita stato di equilibrio precedente aveva evitato. -Due storie in cui si cerca e ci si perde: due narratori ora raccontano le proprie avventure contemporaneamente. Il primo è un alchimista, dottor Faust precisamente, il quale vuole scoprire il segreto di come trasformare tutto in oro. Per ottenere ciò pero egli avrebbe dovuto smettere di essere avido e cupido. Egli sforzandosi di fare ciò, e stufo di non avere i risultati garantiti vende la sua anime al Diavolo. Ora tutto ciò che tocca diventa oro, ma ciò sembra non procurargli la felicità desiderata. La seconda storia viene narrata dal cavaliere Parcival. Egli da giovane aveva ucciso sua madre. Il cavaliere si unisce ad una schiera e con loro viaggia a lungo. Giunge alla torre maledetta del Re Pescatore, Amfortas. Costui si palpa una piaga che non rimargina, e finchè non rimarginerà non tornerà a muoversi la ruota delle trasformazioni. Parsival decide di essere al servizio del re, senza fare una domanda. Commento: per la prima volta abbiamo il commento all'interno del libro, infatti Calvino stesso le inserisce. Faust:" Il mondo non esiste, non c'è un tutto dato tutto in una volta: c'è un numero finito d'elementi le cui combinazioni si moltiplicano a miliardi di miliardi, e di queste solo poche trovano una forma e un senso e s'impongono in mezzo a un pulviscolo senza senso e senza forma; come le settantotto carte del mazzo di tarocchi nei cui accostamenti appaiono sequenze di storie che subito si disfano." Parsival:" Il nocciolo del mondo è vuoto, il principio di ciò che si muove nell'universo è lo spazio del niente, attorno all'assenza si costruisce ciò che c'è, in fondo al gral c'è il tao, - e indica il rettangolo vuoto circondato dai tarocchi." -Anch'io cerco di dire la mia: il narratore di questa storia è lo stesso del libro, nonché il protagonista. In questo personaggio possiamo identificare Cavino stesso, in quanto egli si presenta con il Re di Bastoni, il quale tiene in mano una penna o una stilo, quindi uno scrittore. Calvino avrà voluto inserirsi nella narrazione di proposito per esprimere i suoi giudizi e le sue idee riguardo lo schema dei tarocchi che ha di fronte a lui. Infatti analizzando la situazione afferma che ciascuna persona avrebbe potuto riconoscere la sua avventura, o la sua storia o disgrazia, qualunque cosa sia. Ognuno avrebbe potuto anche interpretare i tarocchi a suo piacimento, dando così una sfumatura diversa alla storia. Infine Calvino afferma la difficoltà di essere uno scrittore. Scrittore è colui che riesce a trovare un ordine nel caos, e l'unica maniera per fare ciò è trascrivere le parole suoi fogli. -Tre storie di follia e distruzione: in questa parte vengono narrate tre storie che si intrecciano tra loro. Come afferma il titolo sono di follia e distruzione poiché è veramente difficile seguire il filo della narrazione. Un giovane riconosce nel suo castello in Danimarca uno spettro dall'aria maestosa di un Imperatore gli chiede di far giustizia prendendo le armi. E' Amleto che incontra quindi la profetessa che preannunzia come l'usurpatore del trono sarà ucciso. Ed ecco che all'arcano della torre mette mano un vecchio dall'aspetto miserabile che però si identifica con Il Re di Coppe. E' Re Laerte che, a causa di due figlie crudeli che gli hanno tolto ogni cosa, è stato ridotto a vagare nella tempesta con l'unico sostegno della sua follia. Per Amleto Il Matto rappresenta invece quella follia che l'ha colto nello scoprire le colpe della madre Gertrude e dello zio e che lo riempie di dubbi e rancori che lo rendono fragile. Già Gertrude l'aveva dato per pazzo scoprendo i suoi deliri d' Amore per Ofelia. Nella sua pazzia. Amleto riconosce la madre per adultera e insegue il suo amante uccidendo per errore il vecchio Polonio Così come sembra fare il Fante di Denari, anche Amleto contempla a testa china i suoi errori. La carta dell'Eremita attrae anche Lady Macbeth che in essa riconosce l'assassinato Banquo oppure la figura del marito suo complice. Intanto, sempre nei panni dell'Eremita, Re Laerte va cercando la figlia Cordelia che egli aveva ingiustamente calunniata e crede di ritrovarla, nel frattempo, Lady Macbeth ha riconosciuto sé stessa ed Amleto ha ritrovato Ofelia solo per vedere l'amata, impazzita, annegare nel fiume. In seguito Amleto medita sul teschio del buffone riflettendo sul suo fallimento nell'uso delle armi. In conclusione, Gertrude berrà il veleno destinato ad altri mentre Amleto, tardivamente, ucciderà l'usurpatore. Per Re Laerte, il carro è invece quello dell'erede legittimo del trono che Macbeth ha usurpato e non gli resta, quindi, che sperare che il sole scompaia, che il mondo finisca e le carte, testimoni ed artefici di un gioco disastroso, vengano rimescolate. Commento: Alla fine del racconto, così come succede per Il castello dei destini incrociati, le carte vanno rimescolate. Dunque, sia per la castellana- ostessa, sia per Macbeth, il male del passato può esser lasciato alle spalle solo attraverso il gioco del narrare combinando nuovamente i segni rappresentati dai tarocchi. Raccontare diviene il solo modo di sopravvivere.
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