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Tesina maturità "La famiglia patriarcale", Tesine di Maturità di Italiano

La tesina presenta il tema della famiglia patriarcale declinato in diversi contesti: la tipica famiglia borghese dell’Inghilterra vittoriana, quella dei Malavoglia dell’omonimo romanzo di G.Verga e quello auspicato e valorizzato in Italia durante il periodo fascista. Tale tesina abbraccia perciò le seguenti discipline: Letteratura italiana, Letteratura inglese e Storia

Tipologia: Tesine di Maturità

2017/2018
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Caricato il 01/02/2018

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chiara-mazza-3 🇮🇹

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Scarica Tesina maturità "La famiglia patriarcale" e più Tesine di Maturità in PDF di Italiano solo su Docsity! INTRODUZIONE Con il termine famiglia patriarcale si intende un modello familiare fondato sulla presenza nello stesso nucleo familiare di genitori anziani, di figli già sposati, delle mogli e dei figli di questi. Capofamiglia è il membro più anziano, detto patriarca, che ha la massima autorità e gode dell’ubbidienza e del rispetto di tutti. All’interno della famiglia patriarcale i giovani ricevono l’educazione civile e morale e, spesso, anche nozioni fondamentali di cultura generale. Questo modello di famiglia è tipico del mondo precapitalistico e di un tipo di economia fondamentalmente agricola e a conduzione familiare, in cui occorrono tante braccia per il lavoro; in questo ambito, infatti, è necessaria la collaborazione e la solidarietà di tutti i componenti della famiglia per una buona conduzione della stessa. E’ per questo motivo quindi che il declino di questo modello familiare coincide, in generale, con l’avvento dell’industrializzazione e a partire dalla classe dei lavoratori, permanendo invece nella piccola e media borghesia; infatti, la sempre maggiore industrializzazione fa sì che i figli comincino ad abbandonare le case paterne e a dar vita ai nuclei familiari distinti e, poiché il lavoro si svolge di solito al di fuori dell’ambito familiare, viene meno la necessità di mettere al mondo molti figli. Scompare anche la figura del patriarca: anche se il nonno fa parte del nucleo, la conduzione familiare spetta al marito e alla moglie, che cominciano a raggiungere una quasi parità. Tre esempi che possono ben rappresentare questo modello sono la tipica famiglia borghese dell’Inghilterra vittoriana, quella dei Malavoglia dell’omonimo romanzo di G.Verga e quello auspicato e valorizzato in Italia durante il periodo fascista. The VICTORIAN FAMILY THE PATRIARCHAL MIDDLE CLASS FAMILY DURING the VICTORIAN AGE During the Victorian Age, family was the most important institution for the middle class; its structure was patriarchal, so the husband had a commanding position while the wife and the children (usually five or six) were submitted to his authority. The model for the bourgeois family was Queen Victoria’s one, in fact she bore nine children and she was greatly devoted to her consort and to her home life. The Victorian family is often idealized as a model of parental authority, loving relationships, inner harmony and secure values untroubled by pressures from the public world and literature presents family in a quasi-sacred light. Marriage was not based on love but on money (sometimes people married family members to keep the wealth there), so usually the husband did not have to give necessarily love to the wife and sons, but protection, discipline and economic security. Respectability (that was a key word in the Victorian system of values) was a fundamental value in the family and it was very important to show it through the external behaviour of the members of the family and the house: in fact middle class people lived in big and comfortable houses where they usually organized parties and balls. Another important aspect was that every member of the family had to “know his place” and respect the role the society assigned to him. The father: The father was the householder, the only one who worked outside the home and so the breadwinner. He was usually authoritative, the source of authority and discipline, children called him “Sir”, and he gave orders to other people who had to obey without questioning. When he wanted some peace and quiet, he would retire to his study and the rest of the family was not allowed to enter without his special permission. The mother: If the father was the point of reference, the mother was the person who took care of the family, in fact for wives who did not work outside the home, the domestic space became a private fiefdom to be managed with minimal interference from husbands. Her main functions were to administer the patrimony and to look after and educate children: she had to teach them to respect the authority and to understand the difference between right and wrong so that they could become good and respectable adults. She also had to take care of the house and to organize teas, balls, parties where the most important middle class people met. She did not do the housework like washing clothes or cooking and cleaning, in fact they were done by servants who were very important for the management of the family. The children: The children usually spent most of their time with nannies or tutors or governesses. Their education was very important and it was very different if they were boys or girls. Boys were sent to school in order to prepare them to be independent and their duty was to follow their parents’ jobs. On the contrary girls had to stay at home with their mother, with whom they had a special tie, and they had to be educated in order to become good wives; in fact the only hope for non cedibile). E’ importante però sottolineare come la stessa famiglia Malavoglia non sia del tutto estranea alla logica dominante del paese e un esempio è il modo di intendere il matrimonio, altro aspetto importante della famiglia patriarcale. Il matrimonio, infatti, non è basato sull’amore ma sul vantaggio economico, sulla speranza di poter assicurare alla famiglia nascente una certa stabilità economica e se è possibile un piccolo avanzamento sociale; è questa concezione utilitaristica, che costituisce una legge condivisa e interiorizzata da tutti, quindi, a rendere impossibile il matrimonio tra Alfio Mosca e la Mena e a indurre Padron ‘Ntoni, in buona fede, a progettare quello tra la nipote e il ricco Brasi Cipolla. Un altro importante aspetto da trattare riguarda il ruolo occupato dalle donne in questo modello di famiglia, rappresentate in questo caso dalla Longa e dalla Mena. Le donne della famiglia Malavoglia sono soggette totalmente all’autorità maschile, vivono con ansia e con accettazione indiscussa,senza poter intervenire, le decisioni e le scelte prese dal capofamiglia, subendone però fortemente e direttamente le conseguenze. Ancora esse appaiono immolarsi alla superiore logica del nucleo familiare ripiegando nell’affetto e nella cura della casa e dei componenti della famiglia, esistendo solo come produttrici di figli ed esecutrici di lavoro per mandare avanti la famiglia; il mondo esterno è loro precluso: in un villaggio remoto e chiuso simboleggiano la sicurezza di uno spazio ancora più appartato ovvero la sede isolata della casa, protetta dalla ferocia del mondo esterno. Inoltre è importante sottolineare come in nome del proprio ruolo e dell’ubbidienza dovuta, le donne, e in particolare la Mena nel caso dell’amore nei confronti di Alfio Mosca, sono chiamate a reprimere i propri sentimenti, la propria passione amorosa ed accettare silenziosamente il proprio destino deciso dal capofamiglia. Probabilmente non è un caso che proprio per questa loro abnegazione e dedizione queste due donne siano caratterizzate da un nomignolo religioso (l’Addolorata e S. Agata). Un aspetto rilevante riguarda la progressiva dissoluzione della famiglia Malavoglia nel corso della storia, aspetto che dimostra fortemente quanto questo modello di famiglia patriarcale non sia indistruttibile e inattaccabile dall’esterno, anzi proprio come la modernità e l’individualismo borghese, già riscontrato nella realtà del paese, corrodano pian piano sia dall’esterno sia dall’interno questo modello familiare fino alla sua distruzione. E’ infatti la modernità con cui è venuto in contatto nella città, il desiderio di vivere una vita migliore e di avere prospettive di vita altre rispetto all’”ideale dell’ostrica” che spingono ‘Ntoni, che sarebbe invece l’erede designato (anche onomasticamente) del nonno nella conduzione della famiglia dopo la morte di Bastianazzo, ad allontanarsi dalla famiglia divenendo in buona parte responsabile della dissoluzione della stessa. Questo accade perché cambia in ‘Ntoni rispetto agli altri componenti il modo di vedere il nucleo familiare, non più come un nido, un riparo, una solida sicurezza, bensì una realtà soffocante dalla quale necessariamente evadere. Nonostante quindi il tentativo di Alessi, che tiene desta la fiaccola della famiglia patriarcale, di ricostruire il nucleo familiare riacquistando con grande valore simbolico la casa del nespolo, tentativo che rappresenta l’estrema resistenza degli ultimi Malavoglia e del loro modello familiare, in realtà la dissoluzione è inevitabile: la famiglia finale è nettamente diversa, non solo per la morte di alcuni componenti e l’allontanamento di altri, da quella solida presentata inizialmente, nulla è più come prima. Questa ottica della dissoluzione della famiglia è, infine, ciò che induce alcuni critici come Luperini e Lo Castro ad interpretare il messaggio di Verga come l’assoluta affermazione del tramonto nel presente della modernità dell’ideale di famiglia incarnato dai Malavoglia e del loro universo di valori e quindi dell’impossibilità della “religione della famiglia”, al contrario di critici tra i quali Russo che affermano che il centro dell’opera sia invece proprio il mito della famiglia e il culto della casa, facendo coincidere l’ideologia di Padron ‘Ntoni con quella di Verga. LA FAMIGLIA FASCISTA IL MODELLO DI FAMIGLIA NELL’IDEOLOGIA FASCISTA “L’Italiano è per la famiglia. Nessun popolo ha mai sentito in maniera più profonda la poesia del focolare. La famiglia è tutto per noi; anche per l’uomo che mille forze spingono lontano. Le rarissime eccezioni, dovute generalmente a pervertimento morale, non fanno che confermare la regola con la loro evidente e penosa anormalità” (Aringoli,1938) Questa frase è assolutamente esemplificativa dell’ideologia fascista della famiglia, dell’importanza sociale che viene ad essa attribuita per il popolo italiano e della sua valorizzazione. E’ innanzitutto importante, però, precisare che per ideologia fascista della famiglia non si intende un complesso di idee né rigorosamente coerente, né assolutamente originale (troviamo infatti in questa concezione della famiglia e della donna una forte influenza dell’antifemminismo cattolico e del positivismo nel determinare la scientifica inferiorità della donna), anche se il fascismo tenta a più riprese una sintesi tra posizioni anche diverse e distanti tra loro, sia a livello di dibattito culturale sia di interventi pubblici, per far rientrare la propria interpretazione del rapporto uomo- donna e dell’istituto familiare nello schema complessivo dell’enfatizzazione delle disuguaglianze e dell’ordine gerarchico. Ancora è importante sottolineare che questo aspetto dell’ideologia fascista, come anche gli altri, è frutto di una rielaborazione negli anni che vede anche un cambiamento di posizioni, basti pensare che inizialmente il programma fascista prevedeva una graduale emancipazione della donna e un rinnovamento dei rapporti familiari, tendenza che invece successivamente viene totalmente invertita. Un altro aspetto da evidenziare è come il modello di famiglia proposto e imposto dal fascismo, così come avviene in generale per i valori e per il pensiero, non si radichi tanto nel ceto dei lavoratori, operaio ma con grande forza nella piccola e media borghesia. Il primo a suscitare un vero e proprio dibattito sulla questione della famiglia è Manlio Pompei su “Critica Fascista” nel 1933, il quale denuncia un’importante crisi della famiglia,ravvisabile soprattutto nella nascita sempre minore di figli, dovuta a motivi economici ma non solo; qualcun altro, infatti, individua come fattori influenti la sempre maggiore indipendenza individuale, la progressiva decadenza morale e il lavoro femminile. E’ quindi in questo contesto di crisi, o comunque così definita dai fascisti, che si inserisce quella promozione, valorizzazione, idealizzazione e centralità della famiglia messa in atto dal fascismo grazie soprattutto ad una forte persuasione educativa, religiosa, morale e scolastica in questa direzione ma anche ad interventi quali finanziamenti economici per le famiglie numerose, tasse sul celibato, la penalizzazione del lavoro femminile e dal punto di vista legale la sottrazione del diritto di famiglia dal diritto privato e l’inserimento nel diritto pubblico, proprio a sottolineare l’importanza della famiglia a vantaggio dell’interesse dello stato. I principi su cui questa ideologia si fonda sono che la famiglia è e deve restare la cellula madre della società fascista, che i periodi di maggiore efficienza dell’istituto familiare coincidono con un maggiore splendore politico e che la potenza di uno stato si misura soprattutto sul numero della sua popolazione.
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