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Tesina a cura di Veronica Pepoli
Classe 5°E
Anno scolastico 2008/2009
PAG.6……….Erich Fromm “Essere o Avere” PAG.712……Storia: Gli Anni ’60 , “il miracolo economico” PAG.1319 ….Economia: La pubblicità PAG.2025….. Arte: Andy Warhol e le opere d’arte nella pubblicità PAG.2630….. Geografia: Las Vegas PAG.3132….. Arte: Il mito di Narciso PAG.3236….. Spagnolo: El Narcisismo de Lorca PAG.3744…… Italiano : Luigi Pirandello e il relativismo psicologico. PAG.4546…… Inglese: Stevenson “Dr. Jekyll and Mr.Hyde” PAG.4751…… Francese: Charles Baudelaire con il testo in prosa“Enivrezvous” e la poesia “l’Ennemi”. PAG.52 ………Bibliografia Erich Fromm: avere o essere? 5 All’analisi della crisi della società contemporanea e della possibilità di risolverla, Fromm (19001980) ha dedicato uno tra i suoi libri più letti: Avere o Essere? (1976), dove egli esamina “le due basilari modalità di esistenza: la modalità dell’avere e la modalità dell’essere”. Per la prima modalità si dice che l’essenza vera dell’essere è l’avere, per cui “se uno non ha nulla, non è nulla” Ed è in base a questa idea che i consumatori moderni etichettano sé stessi con la seguente espressione: io sono = ciò che ho e ciò che consumo. Di fronte a questa modalità di esistenza individuale e sociale, Fromm richiama Buddha il quale insegnò che non dobbiamo aspirare ai possessi, Gesù per il quale nulla giova all’uomo l’aver guadagnato il mondo e poi perdere sé stesso; Marx quando affermava che “ il lusso è un vizio esattamente come la povertà e che dovremmo proporci come meta quella di essere molto, non gia di avere molto”. Se, dunque , per la modalità dell’avere, un uomo è ciò che ha e ciò che consuma, i prerequisiti della modalità dell’essere sono “l’indipendenza, la libertà e la presenza della ragione critica”. La caratteristica fondamentale della modalità dell’essere consiste “ nell’essere attivo”, che non va inteso nel senso di un’attività esterna, nell’essere indaffarati, ma di attività interna, di uso produttivo dei nostri poteri umani. Essere attivi significa dare espressione delle proprie facoltà e talenti, alla molteplicità di doti che ogni essere umano possiede, sia pure in vario grado. Significa rinnovarsi, crescere, espandersi, amare trascendere i carcere del proprio io isolato, essere interessato, “prestare attenzione, dare”. La società dei consumi e l’Italia del BOOM economico 6 L’economia mondiale del dopoguerra Nel trentennio successivo alla seconda guerra mondiale si registra un fenomeno di crescita così intenso e così lungo nel tempo da non essere paragonabile a nessun’altra fase di tutta la storia moderna. Eppure, la fine dell’immane conflitto aveva aperto per l’Europa e per il mondo intero anni bui caratterizzati da gravissimi problemi economici, politici e sociali. Il luttuoso bilancio della guerra si chiudeva non solo con 60 milioni di vittime, ma anche con immense devastazioni: la produzione agricola si era ulteriormente ridotta e quella industriale soffriva in tutti i paesi europei. Se si escludono gli Stati Uniti, che uscirono dal conflitto con costi umani e materiali ridotti e crediti di guerra per miliardi di dollari, tutti i paesi belligeranti, europei e asiatici, avevano impegnato nella guerra risorse economiche equivalenti al reddito nazionale di diversi anni. La conseguenza fu uno squilibrio profondo della bilancia dei pagamenti con l’estero, soprattutto con gli USA, e l’inevitabile aumento della moneta circolante per far fronte alla crescita delle spese di guerra. In questo quadro , la ristrettezza dell’offerta e l’enorme quantità di cartamoneta messa in circolazione, come già era accaduto dopo la Grande Guerra, fecero esplodere l’inflazione, che con la scarsità delle risorse alimentari e dei beni primari provocarono un peggioramento delle condizioni umane di esistenza della popolazione, poiché resero i redditi modesti e aleatori. Un nuovo ordine economico A differenza di quanto era accaduto dopo la prima guerra mondiale, però, il vero vincitore della guerra, cioè gli Stati Uniti, fu in grado di ridefinire e imporre un nuovo ordine economico mondiale (da cui si sottrassero solo i paesi del blocco comunista). Il cardine di questo ordine fu innanzitutto la creazione di un nuovo sistema monetario, in grado di sorreggere e agevolare le transizioni finanziarie su scala mondiale. Il nuovo sistema era fondato sulla centralità del dollaro, che costituiva dopo oltre un secolo la sterlina come moneta di riferimento delle transizioni internazionali. In virtù di questi accordi si verificarono fenomeni significativi, in particolare si sviluppò un’integrazione dei sistemi economici capitalistici nella forma di una subalternità nei confronti dell’economia statunitense. Gli accordi di Bretton Woods non si limitarono infatti a ridefinire un nuovo sistema monetario incentrato sul dollaro, diedero vita anche ad alcune nuove istituzioni economiche attraverso le quali gli Stati Uniti si misero nelle condizioni di poter controllare le dinamiche finanziarie e orientare le politiche economiche degli altri paesi. La principale di queste istituzioni fu il Fondo Monetario Internazionale (FMI), finalizzato a riattivare i meccanismi finanziari ogni volta che questi si fossero inceppati in qualche area del mondo. Iniziò così a operare un’ istituzione paragonabile a una sorta di banca mondiale, dotata di capitale proprio, col quale si provvedeva a erogare prestiti ai governi in momentanea difficoltà economica. 7 Per decisione unanime il valore della moneta americana venne ancorato all’oro mediante un rapporto fisso di 34 dollari per oncia. Come per molta parte del mondo occidentale, anche in Italia i primi tre anni post bellici furono caratterizzati da un’onda di sviluppo economico di straordinaria intensità. L’appartenenza all’alleanza atlantica e l’egemonia della Democrazia cristiana costituirono il quadro politico e geopolitico all’interno del quale , già nella prima metà degli anni ’50, si avviò il decollo economico. Il settore che lo trainò fu quello industriale, soprattutto dell’industria meccanica, elettromeccanica, siderurgica, dei cementi e delle fibre artificiali, mentre l’agricoltura perdeva progressivamente peso. I risultati raggiunti dall’economia italiana furono notevolissimi, molto superiori a quelli conseguiti nello stesso periodo da altri stati industrializzati, quali Gran Bretagna e gli stessi Stati Uniti; grazie a questo slancio produttivo l’Italia non solo si affermò come paese ormai definitivamente industriale, ma si collocò ai primi posti della graduatoria dei paesi avanzati. Questo processo fece parlare di “miracolo economico”: proprio in virtù del fatto che il tasso di crescita dell’economia italiana, almeno fino agli inizi degli anni ’60, fu tra i più elevati del mondo e che erano pochi i paesi che alla fine di una guerra persa e distruttiva avrebbero potuto raggiungere obiettivi tanto ambiziosi. I miglioramenti delle condizioni di vita Questa crescita comportò un miglioramento delle condizioni di vita degli italiani, con l’affermazione di nuove abitudini sociali, quali la villeggiatura, gli svaghi, con l’innalzamento della scolarizzazione e l’estensione dei consumi a nuovi beni quali l’automobile e gli elettrodomestici, propri di un paese sviluppato. Come in tutto l’Occidente, anche in Italia l’automobile e la televisione divennero i simboli di questa società dei consumi di massa e del benessere diffuso. Nel 1953 la FIAT aprì il nuovo stabilimento di Mirafiori a Torino, dove vennero prodotte le Seicento e le Cinquecento, le nuove utilitarie destinate al consumo di massa, immesse sul mercato a partire dal 195556. Nel 1954 iniziarono le trasmissioni della televisione di stato, come “lascia o raddoppia”presentata da Mike Buongiorno, e “il musichiere”presentato da Mario Riva. Tutto ciò modificò radicalmente la fruizione del tempo libero degli Italiani e costituì un potente fattore di omogeneizzazione culturale e linguistica. A queste trasformazioni si aggiunse anche una tumultuosa modernizzazione delle abitudini sociali e dei consumi, che garantì una riduzione delle differenze tra i sessi e una relativa emancipazione della donna. A questo si combinò una progressiva perdita di ruolo e centralità della religione cattolica, da cui derivò una graduale laicizzazione della società. I fattori della crescita economica La diffusione del benessere, almeno fino agli anni sessanta, venne ostacolata dai bassi salari su cui poggiava l’imponente crescita del sistema industriale. Infatti ai fattori economici che alimentarono l’intero ciclo di sviluppo di tutto l’occidente (ritorno al libero 10 scambio,stabilità garantita dall’egemonia del dollaro, innovazione tecnologica, dilatazione dei consumi e dei prezzi delle materie prime e delle fonti energetiche a basso costo) in Italia si aggiunsero due fattori originali e specifici: l’intervento dello stato e la disponibilità di una grande riserva di manodopera a basso costo. I nuovi governi democratici, diretti dalle forze moderate che facevano capo alla Democrazia cristiana, non smantellarono l’imponente impalcatura delle industrie pubbliche ereditata dal fascismo e prevalentemente raccolte nell’IRI; anzi,venne incrementata con la costruzione nel 1953 dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), cui faceva capo la gestione delle risorse energetiche;in esso confluì l’AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli), impresa fondata nel 1926 e addetta alla raffinazione e distribuzione dei prodotti petroliferi tra cui la benzina, che ebbe un ruolo decisivo nel favorire la motorizzazione di massa. Tramite questo sistema di imprese statali lo Stato riuscì a giocare un ruolo decisivo nel nuovo ciclo di espansione apertosi alla fine degli anni quaranta, garantendo alle imprese private prodotti di base (acciaio,carburanti, elettricità) a basso costo, che potenziarono le capacità competitive del sistema industriale italiano sui mercati internazionali, senza sovrapporsi al pieno disgregarsi dell’iniziativa privata. Dal 1956 questa complessa struttura produttiva, all’interno della quale operavano anche le tre principali banche italiane in quanto proprietà dell’IRI (Banco di Roma,Credito Italiano,Banca Commerciale), venne sottoposta al controllo del nuovo ministero delle Partecipazioni statali. Il problema del Mezzogiorno La promozione dell’industria di base venne ulteriormente stimolata con la cassa per il mezzogiorno varata nel 1950, il cui scopo era finanziare non solo grandi opere infrastrutturali, quali bonifiche, strade, acquedotti, ma soprattutto investimenti industriali nel sud. Attraverso un consistente flusso di investimenti vennero costruite in alcune aree meridionali e soprattutto il Puglia, in Sicilia e in Sardegna, grandi imprese petrolchimiche e siderurgiche. Queste imprese dovevano diventare grandi “poli di sviluppo” in grado di rilanciare l’economia meridionale e di garantire occupazione alla massa crescente di lavoratori agricoli sottoccupati. In realtà questo obiettivo non venne realizzato, non solo per gli sprechi del denaro pubblico, ma anche perché le grandi imprese di base non furono in grado di assorbire molta manodopera e di stimolare la crescita di un tessuto di medie imprese (tanto da venire poi battezzate “cattedrali nel deserto”). Questa immensa riserva di manodopera rurale, che non riusciva ad essere assorbita nei tradizionali flussi migratori temporanei e permanenti verso i paesi industrializzati europei, costituì l’altro fattore interno che favorì il “boom economico” italiano. Infatti a questa massa di lavoratori disponibili a essere impiegati con salari bassissimi si rivolse il sistema delle imprese in larghissima espansione, stimolando una ondata migratoria dal sud al nord senza precedenti nella storia italiana: il Nord assorbì milioni di emigrati dal Sud in cerca di lavoro, sostituendosi agli Stati Uniti e ad altri paesi europei come meta dell’emigrazione meridionale. Sia le grandi imprese (Fiat, Montecatini, Snia, Viscosal, Olivetti, Pirelli, Breda, Falk)sia le piccole e medie aziende, su cui si venne costituendo il tessuto connettivo del sistema industriale italiano, poterono avvalersi di questo vantaggio competitivo che, influendo in maniera decisiva sul prezzo di vendita, rendeva le merci italiane più concorrenziali sui mercati esteri. Il declino dell’agricoltura 11 L’abbandono delle campagne da parte di milioni di lavoratori agricoli ebbe l’effetto di fare sparire figure sociali che avevano costituito per secoli l’ossatura della società rurale italiana. In prima istanza si verificò la drastica riduzione dei braccianti, i salariati agricoli, su cui era imperniata sia l’agricoltura capitalistica della valle padana sia la cerealicoltura estensiva dei latifondi meridionali. Con i braccianti scomparve nell’Italia centrale la mezzadria, un’eredità medievale che non fu in grado di sopravvivere a un’agricoltura proiettata nel mercato mondiale, anche se questo processo non consentì la formazione su larga scala di medie aziende competitive, in grado di garantire la vitalità di un’agricoltura altamente specializzata come quella dell’Italia centrale. Qui, ma soprattutto nel Mezzogiorno, a una grande proprietà poco interessata allo sviluppo dell’agricoltura continuativa a fare riscontro una piccola proprietà poco produttiva, che non era in grado di garantire livelli di reddito sufficienti alle famiglie dei coltivatori diretti. In ogni caso in Italia non venne stimolata la creazione di quella media azienda agraria condotta in proprio dalla famiglia contadina, che negli Stati Uniti e nel resto d’Europa garantì la modernizzazione dell’agricoltura e la produttività economica. L’Italia accentuò così i suoi caratteri di paese dipendente dall’estero per le principali derrate alimentari, e l’esodo rurale rimase l’unica speranza per milioni di famiglie contadine impoverite; l’emigrazione di molti lavoratori meridionali, come di molti contadini dell’Italia centro settentrionale verso le città industriali, spopolando molte zone rurali soprattutto nel sud, privò le campagne delle energie necessarie per un rinnovamento produttivo; si creò così un circolo vizioso che accentuò il degrado dell’agricoltura e trasformò le campagne in una gigantesca sacca di arretratezza, che sopravviveva per l’intervento assistenziale dello stato. Poiché la persistenza del mondo rurale caratterizzava maggiormente il mezzogiorno, la crisi dell’agricoltura ebbe l’effetto di aggravare la questione meridionale , tanto che alla fine degli anni ’50 si può dire che vi fossero due Italie: quella del nord, industriale, inserita nell’economia internazionale e quella del sud , legata a forme economiche agricole senza avvenire, con sacche rilevanti di semianalfabetismo e con condizioni di vita che fino agli anni ’60 rimasero ai limiti della sussistenza. Questo perché la riforma agraria proposta negli anni ’50 trovò degli ostacoli sia nell’espropriazione delle terre dei latifondi, sia nel reperimento del denaro da prestare ai contadini per comprarsi le terre. Pubblicità Con il termine pubblicità si intende quella forma di comunicazione a pagamento, diffusa su iniziativa di operatori economici (attraverso mezzi di comunicazione come la televisione, la radio, i giornali, le affissioni, la posta, Internet), che tende in modo intenzionale e sistematico a influenzare gli atteggiamenti e le scelte degli individui in relazione al consumo di beni e all’utilizzo di servizi. Storia della pubblicità (in Italia) La comunicazione pubblicitaria nasce e cammina parallelamente alle esigenze economiche, sociali, 12 Mezzo di comunicazione Il Mezzo di comunicazione, tuttavia, è importante non solo per l’aura che riesce a dare alla pubblicità ma anche, e soprattutto, per quelle che sono le sue caratteristiche tecniche e per la sua capacità di integrarsi con il contenuto creativo dell’annuncio (in maniera neutra, potenziandolo, oppure ostacolandolo). Ogni mezzo ha una sua specificità, diversa da tutti gli altri, ha una propria grammatica ed una propria sintassi, ha un modo particolare di attrarre l’attenzione, di articolare il discorso pubblicitario. Elementi che riguardano i mezzi di comunicazione che possono avere una loro incidenza sull’efficacia della pubblicità sono rappresentati, soprattutto, da alcune misure ovvie ma imprescindibili dell’Audience, in primis quante persone sono state esposte ad una data pubblicità e quante volte Obiettivi della pubblicità: Goodwill e Life Style A questo punto è quindi evidente come le variabili in gioco siano davvero tante e complesse. Pretendere quindi che una pubblicità di per sé riesca a vendere, o per converso a farci comprare, è un po’ troppo semplicistico. Scopo della pubblicità è piuttosto, secondo una visione più realistica, quello di stimolare una propensione al consumo o prima ancora un’intenzione all’acquisto. Per efficacia si intende quindi la capacità che ha una determinata pubblicità di creare goodwill (benevolenza)verso il prodotto, cioè evocare il desiderio, la convinzione che quel prodotto rappresenti la migliore delle soluzioni possibili. In una società come la nostra dove è stata da tempo superata la fase di soddisfazione dei bisogni primari e il consumo appare progressivamente trasformarsi in comunicazione: la pubblicità diventa sì un effetto, ma si trasforma al contempo nella causa dello stesso meccanismo. Gli individui, infatti, ricercano nei beni che acquistano, oltre all’utilità funzionale: un modo per esprimere uno status sociale al quale si appartiene o al quale si vorrebbe appartenere, ostentare cioè un prestigio sociale. un modo per esprimere una cultura moderna con la quale si è integrati o con la quale ci si vorrebbe integrare. Si parla in tal caso di consumo di cittadinanza., Gli oggetti rivestono un significato sociale perché comunicano i valori degli individui che li possiedono, il loro life style, forse addirittura la loro reale identità. Mezzi di manipolazione della pubblicità (ai fini di sé stessa) La pubblicità ha poco tempo per interagire, essa utilizza dunque dei mezzi criticabili per migliorare la propria efficacia, oltre al: 15 cliché,cioè preconcetti che permettono di far passare velocemente un idea (es: la donna in cucina, l'uomo al lavoro,ecc.. Appello alle pulsioni elementari , in quanto fa appello a sentimenti o istinti forti, saltando quella che è la riflessione ragionata. La pubblicità vede dunque un fiorire di offerte piene di pinup, o di maschi super palestrati. Manipolazione dell'inconscio , Circa un secolo fa Edward Bernays, pubblicitario, ammetteva nel suo libro "Propaganda": «coloro che hanno in mano questo meccanismo [...] costituiscono [...] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. [...] Sono loro che manovrano i fili...» Bernays non si riferiva soltanto alla propaganda politica, bensì anche alla pubblicità commerciale, i cui strumenti sono gli stessi: la sua campagna per la American Tobacco Company negli anni venti, per incitare le donne a fumare, consistette per esempio nell'associare visivamente in maniera costante la sigaretta e i diritti o la libertà della donna. Questa campagna fece aumentare le vendite a tal punto che la società Philip Morris riprese più tardi questa idea per gli uomini, e lanciò il famoso cowboy Marlboro. Efficacia della pubblicità Uno dei quesiti di fondo della pubblicità è il seguente: la pubblicità funziona? È bene, innanzitutto, stabilire cosa s'intende per pubblicità efficace, e quindi stabilire qual è lo scopo della pubblicità stessa. A titolo illustrativo è utile circoscrivere il ragionamento alla pubblicità commerciale classica. È innegabile che agli occhi di un'azienda una pubblicità efficace è quella che permette di raggiungere gli scopi di redditività, perciò lo scopo della pubblicità, è quello di vendere di più il proprio prodotto. Sebbene questa concezione sia legittima, non è corretta: per il semplice fatto che, tra la messa in circolazione di una réclame e il momento in cui un consumatore finalmente compra il prodotto 16 Nel 1947 Georges Bernanos affermava che i motori di scelta della pubblicità sono semplicemente i sette peccati capitali, per la ragione che è molto più facile appoggiarsi sui vizi dell'uomo che sui suoi bisogni. pubblicizzato, intercorrono talmente tante variabili che non ha senso collegare questi due punti con una semplice freccia. È pur vero che per una certa categoria di prodotti uno schema così semplice come quello stimolorisposta (vedi la pubblicità/compri il prodotto) può anche essere appropriato, ma i prodotti in questione sono quasi sempre beni di largo consumo impiegati per le esigenze quotidiane come l’acqua minerale la benzina o la carta igienica, che vengono acquistati quindi con una certa regolarità e che hanno delle alternative altrettanto valide. In ogni caso i messaggi della pubblicità per essere efficaci, generalmente, devono risultare: informativi,persuasivi e creativi. Gli abusi e la regolamentazione legata alla pubblicità Come ogni attività, la pubblicità è sottoposta ad una regolamentazione e ad una deontologia. Nessuna regolamentazione protegge ancora il consumatore dal martellamento di un singolo messaggio ripetuto parecchie dozzine di volte in una settimana. Eppure la ripetizione a questo ritmo di messaggi monotoni e uguali aprirebbe il diritto ad una querela per "assillamento", reato riconosciuto e sanzionato. Alcuni organi pubblici o privati si incaricano di fare rispettare le regole. Questo controllo si esercita sul contenuto (ad esempio non troppo sesso come nel caso della pubblicità erotica o non troppa violenza come nel caso della shockvertising) o sulla forma (distinzione chiara tra ciò che è espresso come puro messaggio pubblicità promozionale e il contenuto con sottintesi informativi, ludici o altro, come nel caso della pubblicità ingannevole). Possono ugualmente esistere regolamentazioni riguardanti certi mezzi di trasmissione di pubblicità (come ad esempio i poster pubblicitari stradali). Dalla constatazione che non tutti i messaggi sono: veritieri, onesti e corretti , però, è sorto il Codice di Autodisciplina a cura della CGIP (confederazione generale italiana della pubblicità), per evitare comunicazioni di tipo distorto e la cosiddetta pubblicità ingannevole. Un’altra direttiva del Parlamento europeo, ha consentito di introdurre anche in Italia, entro certi limiti, la pubblicità comparativa, che in passato era vietata. Questa consiste nella possibilità di poter fare delle comparazioni fra prodotti di imprese diverse (esempio: confronto fra le tariffe delle aziende telefoniche). Critica della pubblicità fine a se stessa Alcuni movimenti (raggruppati in Francia sotto il termine di Antipub) considerano la pubblicità nefasta di per sé, al di là delle critiche ai contenuti: La pubblicità distrarrebbe in senso “pascaliano”, cioè essa farebbe perdere di vista cose più importanti. Essa farebbe parte di un sistema economico vizioso, erigendo a norma sociale il consumo di beni inutili, perfino pericolosi. La pubblicità cercherebbe di manipolare lo spirito di chi la guarda o ascolta. Il disegnatore satirico Bernhard Willem Holtrop usa l'espressione "colonizzare il nostro cervello". Questo argomento è in particolar modo diretto contro le campagne di imposizione dei marchi, il cui 17 E’ stabilito che una casalinga di meno di cinquanta anni può tenere a mente solamente tre marche di detersivi. Per un produttore di detersivi è vitale far parte dei tre. possibilità di affermarsi nel mondo della pubblicità, lavorando per riviste come Vogue e Glamour. Morì a New York il 22 febbraio 1987, alle 5.45 del mattino, in seguito a un intervento chirurgico alla cistifellea. I funerali si svolsero a Pittsburgh, sua città natale, e a New York venne celebrata una messa commemorativa. La sua attività artistica conta tantissime opere, produceva in serie le sue opere con l'ausilio dell'impianto serigrafico. Le sue opere più famose sono diventate delle icone: Marilyn Monroe, Mao Zedong, Che Guevara e tante altre. La ripetizione era il suo metodo di successo: su grosse tele riproduceva moltissime volte la stessa immagine alterandone i colori (prevalentemente vivaci e forti). Prendendo immagini pubblicitarie di grandi marchi commerciali (famose le sue bottiglie di Coca Cola, le lattine di zuppa Campbell's, e i detersivi Brillo) o immagini d'impatto come incidenti stradali o sedie elettriche, riusciva a mettere a disagio il visitatore proprio per la ripetizione dell'immagine su vasta scala. La sua arte, che portava gli scaffali di un supermercato all'interno di un museo o di una mostra d'arte, era una provocazione nemmeno troppo velata: secondo uno dei più grandi esponenti della pop art l'arte doveva essere consumata come un qualsiasi altro prodotto commerciale. Ha spesso ribadito che i prodotti di massa rappresentano la democrazia sociale e come tali devono essere riconosciuti: anche il più povero può bere la stessa Coca Cola che beve il Presidente degli Stati Uniti o Marilyn Monroe. 20 Citazioni by Andy Warhol Alcuni critici hanno detto che sono il Nulla in Persona e questo non ha aiutato per niente il mio senso dell'esistenza. Poi mi sono reso conto che la stessa esistenza non è nulla e mi sono sentito meglio. Ignoro dove l'artificiale finisce e cominci il reale. Il modo per essere contro culturale e avere un successo commerciale di massa è dire e fare cose radicali in una forma conservatrice. Come ha fatto McLuhan: scrivere un libro per dire che i libri sono obsoleti. Io ho la malattia sociale. Devo andare fuori tutte le sere. Se sto a casa una notte comincio a parlare coi miei cani. Una volta sono stato a casa per una settimana e i miei cani hanno avuto un collasso nervoso. La pop art è un modo di amare le cose. Le masse vogliono apparire anticonformiste, così questo significa che l'anticonformismo deve essere prodotto per le masse. Quel che c'è di veramente grande in questo paese è che l'America ha dato il via al costume per cui il consumatore più ricco compra essenzialmente le stesse cose del più povero. Mentre guardi alla televisione la pubblicità della CocaCola, sai che anche il Presidente beve CocaCola, Liz Taylor beve CocaCola, e anche tu puoi berla. 21 Le opere d’arte nella pubblicità Che la pubblicità sia considerata un’arte, lo sappiamo, ma che l’arte flirti con lei è una novità. Forse stanchi dei soliti noti, i pubblicitari si sono rivolti a testimonial che per essere belli e trendy non hanno bisogno di restauri (se non sporadici!). Quindi al posto di famosi dello spettacolo, abbiamo visto il David di Michelangelo in jeans, la Venere di Milo con gli occhiali da sole, la Gioconda di Leonardo coi capelli ricci. Bisogna ammetterlo: le statue greche sono meglio dei calciatori e la Gioconda piace di certo più delle veline. Antico vs ipermoderno. Arte vs pubblicità .Sacro vs profano. Dimensioni parallele che trovano un incontro e si compenetrano in un mix di sottili alchimie. Sarà per l'alone di mistero che avvolge la sua storia ma Monna Lisa, la famosissima opera di Leonardo, resta il dipinto più "sfruttato" al mondo. Infatti, dalle improbabilissime caricature pittoriche, al cinema, alla pubblicità, la Gioconda è testimonial perfetta della "creatività" più sfrontata. L'ultimo caso viene dall'advertising. La prima immagine a sinistra è un soggetto stampa Pantene che, come potete vedere, è solo l'esempio più recente (e di sicuro neanche l'ultimo) in ordine di apparizione. Ecco altri due casi in cui si utilizza l’arte per fare pubblicità. Ho messo insieme questi due perché in entrambi il messaggio è simile: l’obesità è qualcosa di negativo. Per trasmettere questo messaggio si sono prese due immagini artistiche molto famose: “l’uomo di Leonardo” e il David di Michelangelo che a loro modo rappresentano due esempi di bellezza, due canoni di bellezza il primo molto di più del secondo, e sono stati resi grassi grazie ai soliti miracoli del fotoritocco. 22 mondiale, quando l’avvento dell’aria condizionata e la disponibilità di un’affidabile riserva idrica resero la vita del deserto sopportabile. Geografia Las Vegas sorge nello stato del Nevada nel deserto del Mojave. Di conseguenza, il paesaggio naturale è secco, roccioso, con vegetazione scarsa. La generale aridità del territorio circostante rende ancora più evidente l’abbondanza d’acqua utilizzata in città per scopi puramente decorativi, come alimentare il verde artificiale o riempire i laghi e le fontane che molti casinò hanno installato. Si tratta, forse, di uno spreco, ma il risultato di stupire il visitatore è sicuramente raggiunto. L’amministrazione comunale cerca, suggerendo la procedura nota come xeriscaping ("giardini" di pietrisco bianco, ciottoli e rocce abbinati a qualche pianta di aloe e cactus), di convincere gli abitanti a rinunciare al prato all'inglese ed a ricorrere, per il giardinaggio, a specie vegetali autoctone e, quindi, più parche nei consumi. Clima Il clima di Las Vegas non può che risentire dell'ambiente desertico in cui la città è costruita, con precipitazioni scarse ed alte temperature estive. Economia L'immagine della città è legata al gioco d'azzardo e ai divertimenti. Non bisogna però trascurare che Las Vegas è anche diventata una sede primaria per congressi e fiere, riuscendo così ad attirare un consistente turismo d'affari. Altro fattore essenziale è lo shopping. La continua presenza di turisti ha incrementato notevolmente il commercio al dettaglio, al punto che i centri commerciali sono ormai un polo attrattivo a sé stante. Identico discorso può essere fatto per i ristoranti. Come sede di contea e di un distretto giudiziario federale, Las Vegas è caratterizzata da un gran numero di avvocati ed addetti ai servizi legali in genere. Edifici, luoghi d'interesse turistico e spettacoli Tra gli edifici di Las Vegas si possono citare i casinò e gli alberghi, spesso inclusi in un unico complesso. Molti casinò sono collegati con ferrovie a monorotaia oppure con passaggi sotterranei. La periferia, formata da quartieri residenziali, si estende nel deserto. Molti pensionati provenienti da ogni parte degli Stati Uniti si sono trasferiti a Las Vegas. Molti casinò "storici" sono stati fondati da imprese collegate a varie organizzazioni criminali, come la mafia. Sicuramente personaggi legati alla criminalità organizzata, come Bugsy Siegel, hanno contribuito alla creazione della "capitale del gioco d'azzardo" e sono parte integrante della leggenda cittadina. Alcuni casinò Il Bellagio: aperto nel 1998, cerca di imitare l'atmosfera delle ville attorno al Lago di Como. Il lago artificiale 25 davanti all'albergo ogni mezz`ora presenta uno spettacolo di getti d'acqua danzanti al ritmo di musica. Il Bellagio ospita anche il celebre spettacolo "O" del Cirque du Soleil. Il Venetian Resort: Basato sul tema di Venezia, aperto nel maggio del 1999 sul luogo dove sorgeva il Sands, uno degli hotel e casinò più importanti della "vecchia Las Vegas". Il complesso ha al suo interno canali d'acqua che ricreano l'atmosfera e gondolieri che permettono ai visitatori di girare in gondola per l'immenso complesso, che all'esterno riproduce Piazza San Marco . Caesars Palace: Aperto nel 1966, è stato più volte ampliato. Attualmente si esibiscono: la cantanteattrice americana Cher col suo show "Cher at the Colosseum", il britannico Elton John col suo "The Red Piano" e Bette Midler. Come si intuisce dal nome è un casinò con ambientazione che si rifà all'epoca dell'Impero romano. L'Excalibur : Con aspetto di castello medioevale, aperto nel 1990. All'interno dell'edificio si può assistere ad uno show chiamato "Tournament of Kings" che riprende storie medievali e riproduce giostre e duelli. Per alcuni anni vicino all'ingresso era possibile vedere uno spettacolo in cui i protagonisti erano Merlino e un drago impegnati in un duello, ora questa attrazione non esiste più.All'interno della struttura esiste una cappella in cui è possibile sposarsi, e l'albergo offre anche la possibilità di celebrare un matrimonio in stile medievale. Il Luxor: A forma di piramide di vetro nero e acciaio alta 30 piani, con statue che imitano lo stile egizio del granito di Aswan ed una sfinge. Dal tramonto all'alba un fascio di luce dalla punta della piramide è puntato verso il cielo. L'atrio dell'albergo è il più grande atrio del mondo. 26 Il Mandalay Bay è un imponente gruppo di edifici con vetrate dorate che risalta in tutte le fotografie. Ha un casinò ed enormi piscine e fontane con giochi di luce ed acqua. Il tema principae sono i tropici. Il mandalaybay contiene un enorme acquario che si chiama Shark reef dove si possono vedere varie specie di pesci tropicali compresi enormi squali. Il New York, New York: con un facciata composita che integra miniature di edifici emblematici di New York ed una piccola Statua della Libertà, il tutto avviluppato dai binari di una montagna russa. All'interno ricrea scorci di una piccola porzione della città. Il Paris: Un grattacielo in bilico tra lo stile del romanticismo e del neoclassicismo francese, accompagnato da una Tour Eiffel ed un Arc de Triomphe in miniatura. Ricrea al suo interno una piccola parte della città di Parigi. Il Treasure Island: Aperto nel 1993, ha per tema l'Isola del Tesoro,ogni sera all`esterno c'e`uno spettacolo che riproduce una battaglia navale con un galeone dei pirati. 27 Il mito nell’arte Michelangelo Merisi (CARAVAGGIO) Narciso (15971599) Olio su tela, 112 x 92 cm Roma, Galleria nazionale d’arte antica Caravaggio non ritrae in modo diretto ed evidente il soggetto del quadro, ma il suo "Narciso" costituisce un esempio significativo di come l'arte possa rappresentare il rapporto tra la bellezza ideale e la complessità della realtà. In questa tela l'artista lombardo risolve il tema mitologico accentuandone la drammaticità, anziché risolverla in una composizione dall'equilibrio classico. Nulla è mostrato dell'ambiente che circonda il soggetto: Narciso emerge dall'ombra e ciò sottolinea drammaticamente lo stupore improvviso, la meraviglia ed il coinvolgimento che prova nel vedere un'immagine così bella, l’espressione anelante che si coglie dal suo profilo. La naturalezza della posa del fanciullo, inginocchiato, che si protende verso l’acqua, segue l’andamento verticale della tela. Caravaggio predilige le atmosfere magiche, sospese e sorprese, introspettive, sonda le infinite possibilità del rapporto luceombra e ne risulta un fascio di luce quasi surreale che investe le spalle e la schiena di Narciso evidenziando tutto lo splendore e l’eleganza degli abiti che contribuiscono alla sua bellezza. Salvador Dalì, Metamorfosi di Narciso(1937) olio su tela, cm 50x78, Londra, Tate Gallery La scelta iconografica del dipinto deriva dalle suggestioni artistiche ricevute durante il viaggio in Italia compiuto dall’artista nel 1936, così come le figure dei nudi sullo sfondo che evocano pose classiche e atteggiamenti formali tipici dell’arte rinascimentale e manierista. Il mito classico del giovane Narciso, che innamoratosi della propria immagine riflessa in uno specchio d’acqua e impossibilitato a possederla si trasforma nel fiore che porta il suo nome, offrì lo spunto all’artista per inscenare questa metamorfosi ovidiana in un’ambigua relazione tra illusione e realtà. La splendida figura accovacciata di Narciso, che giganteggia come una roccia sulla superficie lucida e riflettente del lago, si trasforma nel suo doppio che assume l’aspetto di una grande mano pietrificata che regge un uovo crepato da cui nasce il fiore narciso. Le fasi di trasformazione sono rese in una narrazione consecutiva da sinistra a destra, così anche i colori opachi e le forme dapprima trasparenti, evanescenti e quasi invisibili acquistano gradatamente una connotazione realistica e concreta, come un lento risveglio dopo un sogno visionario. 30 El Narcisismo de Lorca Biografía de Federico Garcìa Lorca Nació en Granada (España), en el seno de una familia de posición económica desahogada, el 5 de junio de 1898, y fue bautizado con el nombre de Federico del Sagrado Corazón de Jesús García Lorca. Como estudiante fue algo irregular. De niño fue puesto a la tutela del maestro Rodríguez Espinosa, en Almería. Inició bachillerato de vuelta a su provincia natal y abandonó la Facultad de Derecho de Granada para instalarse en la Residencia de Estudiantes de Madrid (1918–1928); pasado un tiempo regresó a la Universidad de Granada, donde se graduó como abogado, aunque nunca ejerció la profesión, puesto que su vocación era la literatura. La ubicación meridional de Granada, donde se encontraba viva la herencia mora, el folclore, el oriente y una geografía agreste, quedaron impresas en toda su obra poética, donde los romanceros y la épica se funden de manera perceptible. La España de García Lorca era la de la Edad de Plata, heredera de la Generación del 98, con una rica vida intelectual donde los nombres de Juan Ramón Jiménez, Antonio Machado, Manuel Machado, Ramón del ValleInclán imprimían el sello distintivo de una crítica contra la realidad de España. En esta época frecuentó activamente a los poetas de su generación que permanecen en España, sobre todo Buñuel y Dalí, a quien después le tributó Oda a Salvador Dalí. 31 En 1929 marchó a Nueva York. Para entonces se habían publicado, además de los antes mencionados, sus libros Canciones (1927) y el Primer romancero gitano (1928), siempre su obra poética más popular y más accesible. A García le molestaba mucho que el público lo viera como gitano. De su viaje y estancia en Nueva York surge el libro Poeta en Nueva York. En 1930 regresó a España. En 1933 viajó a la Argentina de la Década Infame para promover la puesta en escena de algunas de sus obras por la compañía teatral de Lola Membrives. Entre este año y 1936 escribió La casa de Bernarda Alba y trabajaba ya en La destrucción de Sodoma cuando estalló la Guerra Civil española. Colombia y México, cuyos embajadores previeron que el poeta pudiera ser víctima de un atentado debido a su puesto de funcionario de la República, le ofrecieron el exilio, pero Lorca rechazó las ofertas y se dirigió a su casa en Granada para pasar el verano. Tras una denuncia anónima, el 16 de agosto de 1936 fue detenido en la casa de uno de sus amigos, el también poeta Luis Rosales, quien obtuvo la promesa de las autoridades nacionales de que sería puesto en libertad «si no existía denuncia en su contra». La orden de ejecución fue dada por el gobernador civil de Granada, José Valdés Guzmán, quien había ordenado al ex diputado de la CEDA Ramón Ruiz Alonso la detención del poeta. Las últimas investigaciones, como la de Manuel Titos Martínez, determinan que fue fusilado la madrugada del 18 de agosto de 1936, seguramente por cuestiones territoriales, ya que algunos caciques, muy conservadores, tenían rencor al padre de Lorca porque era un cacique progresista. 32 Pirandello nacque nel 1867 a Càvusu, luogo che al momento della sua nascita aveva cambiato la sua denominazione originaria in "Caos",oggi Agrigento, in una famiglia di agiata condizione borghese . L'infanzia di Pirandello non fu sempre serena ma, come lui stesso racconterà nel 1935, caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi genitori, in modo particolare con il padre. Questo lo stimolò ad affinare le sue capacità espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per cercare di corrispondervi al meglio. Dopo l'istruzione elementare impartitagli da maestri privati, andò a studiare in un istituto tecnico e poi al ginnasio. Qui si appassionò subito alla letteratura. Per un breve periodo, nel 1886, aiutò il padre nel commercio dello zolfo, e poté conoscere direttamente il mondo degli operai nelle miniere e quello dei facchini delle banchine del porto mercantile. Iniziò i suoi studi universitari a Palermo nel 1886, per recarsi in seguito a Roma, dove continuò i suoi studi di filologia romanza che poi dovette completare a Bonn, importante centro culturale di quei tempi. Si laureò nel 1891 con una tesi sulla parlata agrigentina "Voci e sviluppi di suoni nel dialetto di Girgenti" . Nel 1892 Pirandello si trasferì a Roma, qui conobbe Luigi Capuana che lo aiutò molto a farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e critici. Nel 1894, a Girgenti, Pirandello sposò Maria Antonietta Portulano, questo matrimonio probabilmente concordato soddisfaceva anche gli interessi economici della famiglia di Pirandello. Nonostante ciò tra i due coniugi nacque veramente l'amore e la passione. Nel 1895, a completare l'amore tra gli sposi, nacque il primo figlio: Stefano, a cui seguirono due anni dopo, Rosalia (1897) e nel 1899 Fausto. Nel 1903, un allagamento e una frana in una miniera di zolfo del padre li ridusse sul lastrico.Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella andava sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia. Solo diversi anni dopo, nel 1919, egli, ormai disperato, acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico. La malattia della moglie portò lo scrittore ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicanalisi di Sigmund Freud, lo studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei confronti della malattia mentale. Il suo primo grande successo fu merito del romanzo “Il fu Mattia Pascal”, pubblicato nel 1904 e subito tradotto in diverse lingue. La critica non dette subito al romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere di novità 35 del romanzo, come d'altronde di altre opere di Pirandello. Perché Pirandello arrivasse al successo riconosciuto si dovette aspettare il 1922, quando si dedicò totalmente al teatro. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico, dedicandosi soprattutto al teatro. Nel 1925 fondò la "Compagnia del teatro d'arte". Cominciò a viaggiare per il mondo: le sue commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway. Nel 1929 gli venne conferito il titolo di Accademico d'Italia. Nel giro di un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo, come testimonia il premio Nobel ricevuto nel 1934. Pirandello morì di polmonite. Vennero rispettate le sue volontà espresse nel testamento: "Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni, né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta". Per sua volontà il corpo fu cremato, per evitare postume consacrazioni cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri furono sparse per il "Caos" (la sua tenuta, nell'omonima contrada). Il pensiero L'umorismo Nel saggio "L'umorismo" Pirandello distingue il comico dall'umorismo. Il primo, definito come "avvertimento del contrario", nasce dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. L'umorismo, invece, nasce da una considerazione meno superficiale della situazione. Mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la situazione evidentemente contraria a quella che dovrebbe normalmente essere, l'umorismo nasce da una più ponderata riflessione che genera una sorta di compassione da cui si origina un sorriso di comprensione. Nell'umorismo c'è il senso di un comune sentimento della fragilità umana da cui nasce un compatimento per le debolezze altrui che sono anche le proprie. L'umorismo è meno spietato del comico che giudica in maniera immediata. «Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. “ «Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. ». La disgregazione dell'io L'analisi dell'identità condotta da Pirandello lo portò a formulare la teoria della disgregazione dell'io. Quando si arriva alla perdita dell'identità si entra nella follia, tema centrale in molte opere, Questo comportamento porterà presto all'isolamento da parte della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. « Il nostro spirito consiste di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale, ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di 36 vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre, costruire in noi stessi altre individualità, altri esseri con propria coscienza, con propria intelligenza, vivi e in atto. » Il contrasto tra la vita e la forma Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Egli mette in evidenza il contrasto esistente tra la fluidità inarrestabile della vita, che è diversa di momento in momento e che presenta contemporaneamente aspetti molteplici ed anche contraddittori, e l'esigenza di cristallizzare quel flusso continuo in immagini certe, stabili, alle quali ancorare la conoscenza che si ha, o meglio si crede di avere, di sé e degli altri. Il relativismo psicologico Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel rapporto interpersonale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha con se stessa. Gli uomini nascono liberi ma il Caso interviene nella loro vita precludendo ogni loro scelta: l'uomo nasce in una società precostituita dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso: solo per l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro, come accade al protagonista de “Il fu Mattia Pascal”. L'uomo dunque non può capire né gli altri né tanto meno sé stesso, poiché ognuno vive portando consapevolmente o, più spesso, inconsapevolmente una maschera dietro la quale si agita una moltitudine di personalità diverse e sconosciute. Queste riflessioni trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo “Uno, nessuno e centomila”: Uno (perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari); Centomila (perché l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci giudicano); Nessuno (perché, paradossalmente, se l'uomo ha 100.000 personalità invero non ne possiede nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo vero "io"). La reazioni al relativismo Reazione passiva L'uomo accetta la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gli altri tendono a identificarlo. Ha provato sommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere ma, incapace di ribellarsi o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova maschera, si rassegna. Vive nell'infelicità, con la coscienza della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che gli altri gli fanno vivere per come 37 Se tu mi vedi come uno jettatore per quanto io faccia non riuscirò a cambiare la tua opinione e dunque sarò come tu mi vuoi ma che almeno possa trarne un vantaggio. Il giudice D'Andrea, seriamente convinto che la jella non esista, vuole rendere giustizia al pover'uomo così ingiustamente messo al bando dalla società per una sciocca superstizione ed è quindi disposto a condannare il figlio del sindaco e un assessore, contro i quali s'è querelato per diffamazione Chiarchiaro a seguito degli scongiuri che quelli hanno pubblicamente e sfacciatamente fatti al suo passaggio. Ma il giudice viene a sapere dallo stesso querelante che questi è andato a fornire prove e testimonianze certe della sua capacità jettatoria agli stessi avvocati dei querelati. Dunque sarebbe lui che vuole essere condannato. Eppure Chiarchiaro ha diversi motivi per chiedere giustizia: a causa della cattiva fama costruita su di lui la sua famiglia s'è rinchiusa in casa, le sue belle figliole non trovano più nessuno che voglia sposarle, lui stesso ha perduto il lavoro e fa la fame. Ma proprio per questo il presunto jettatore vuole che non ci siano più dubbi sulle sue doti di autore di malefici: chi li teme dovrà pagare una piccola somma per evitarli e perché questo non appaia come un'estorsione egli pretende che il giudice gli dia, condannandolo, un attestato, una patente per esercitare legalmente la sua professione di jettatore. Come il giudice con la sua laurea può esercitare la sua professione così Chiarchiaro potrà scrivere sul suo biglietto da visita: "di professione jettatore" e così, apertamente, potrà far pagare una tassa antijella ai superstiziosi. Il giudice naturalmente si rifiuta, quando, proprio mentre Chiarchiaro pretende al alta voce la sua patente di jettatore, un colpo di vento fa cadere la gabbia dove, ormai morto per la caduta, cantava un cardellino unico ricordo della defunta cara mamma del giudice. I giudici del collegio giudicante hanno assistito muti e sbigottiti all'accaduto: pagano in silenzio il loro obolo a Chiarchiaro che lo accetta sghignazzando: da adesso potrà ufficialmente esercitare la sua professione. Reazione drammatica L'uomo vuole togliersi la maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a strapparsela ed allora se è così che lo vuole il mondo, egli allora sarà quello che gli altri credono di vedere in lui e non si fermerà nel mantenere questo suo atteggiamento sino alle ultime e drammatiche conseguenze. Si chiuderà in una solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio come accade ad esempio al protagonista di “Uno,nessuno,centomila”. Uno,nessuno, centomila Il protagonista di questa vicenda, Vitangelo Moscarda, è una persona ordinaria, che ha ereditato da giovane la banca del padre e vive di rendita affidando a due fidi collaboratori la gestione dell'impresa. Un giorno, tuttavia, in seguito alla rivelazione da parte della moglie di un suo difetto fisico (il naso leggermente storto), inizia a scoprire che 40 le persone intorno a lui hanno un'immagine della sua persona completamente diversa da quella che lui ha di sé. È la consapevolezza di essere presente nelle persone intorno a lui in centomila forme differenti che accende il desiderio di distruggere queste forme a lui estranee, con l'obiettivo di scoprire il vero sé. Inizia, quindi, ad agire con il fine di strappare queste immagini sbagliate di sé che sono nelle persone, iniziando con la moglie e il suo Gengè (il nomignolo con cui lo chiamava e cui ella affidava l'immagine del marito). La sua prima consapevolezza, dunque, ha come oggetto ciò che non è, e nel tentativo di distruggere queste errate convinzioni, apre la strada per la scoperta di ciò che è. La difficoltà, però, sta nel conoscere se stesso, la vera essenza di sé. Vitangelo Moscarda tenta di sorprenderla in un attimo in cui si affaccia sulla realtà, ma nel momento in cui si rende conto di ciò, la fa scomparire. Ne deriva l'impossibilità a conoscere l'io profondo, l'essenza stessa di sé. Il protagonista arriverà alla follia, che non è considerata in modo negativo, ma è considerata come un momento in cui, sospesi tutti i comportamenti prima automatici, la facoltà percettiva riesce ad allargarsi e vedere il mondo con "altri occhi", perché finalmente libera dalle regole consuete. L'opera finisce con la presentazione della "vera vita", finalmente libera dalle costrizioni, capace di rinascere in ogni attimo. Vitangelo Moscarda conclude che per uscire dalla prigione in cui la vita rinchiude, non basta cambiare nome, ma bisogna rifiutare ogni nome, inteso come la rappresentazione della forma di una cosa, la sua parte statica. Proprio perché la vita è una continua evoluzione, il nome rappresenta la morte. Dunque, l'unico modo per vivere in ogni istante è vivere attimo per attimo la vita, rinascendo continuamente in modo diverso. The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde INTRODUCTION Nowadays men become like a Dr Jekyll, with two opposite faces in the same man. This double is the portrayal of “good” and “evil” that can be compared, today on two personalities: one with fair behavior and good ideals and the other influenced by society. In the famous Stevenson’ s novel, Dr Jekyll, a virtuous and handsome man, falls in a deep interior confusion that brigs him to take a potion able to release his evil side, Mr. Hyde. 41 Today, this potion ca be the symbol of society and men can be compared to Dr. Jekyll. Up to this theory, developed by Stevenson, two parties can’t be divided, in fact the separation, that is a break of personality, in really appeared like a multiplication. That it change is only the strong power of a part on the other. On the other hand, nowadays we haven’t the possibility to choose in taking a potion, only strong ideals can defend and support us from an “ill society” that spoil our personality and is able to let grow our bad alter ego, our Mr. Hyde. The good side should overcome the bad side. It should not happen what took place in the story where Dr.Jekyll had to kill himself to eliminate the evil side. We ought not to let society influence negatively our ideals. PLOT Mr. Utterson is a London lawyer who is a friend of Dr. Jekyll. Jekyll gave up his regular practice to experiment with nontraditional medicine. Utterson is concerned because Jekyll has written a will that leaves all his money to his new partner Mr. Hyde. Utterson has heard bad things of Hyde and disliked him at first sight. The lawyer thinks his friend is being blackmailed. One day, the lawyer is asked to identify the body of a murdered man, Sir Danvers Carew, one of Utterson's clients. Hyde is suspected of the murder, but he has disappeared. Jekyll swears that he has not seen Hyde and has broken with him forever. The case remains unsolved and Jekyll becomes more sociable than he had been. Suddenly, though, he locks himself into his laboratory, yelling to the servants through the door, directing them to gather chemicals for him. The servants recognize a change in his voice and think that 42 restaurants et s'habille avec élégance et raffinement. C’est à cette époque que Baudelaire écrit les premiers poèmes des Fleurs du Mal. Il se lie avec JEANNE DUVAL, la Vénus noire, mais leurs amours seront tumultueux et souvent douloureux. Plus tard, il fera la connaissance de MARIE DAUBRUN , puis d'APOLLINE SABATIER. Ainsi, la vie affective de Baudelaire sera essentiellement partagée entre ces trois femmes, différentes mais complémentaires : Jeanne, la sensuelle, Marie, la sage et la tendre, Apolline, la sainte qu'il vénère. Baudelaire devient critique d'art, il s'intéresse à la politique au moment de la révolution de 1848 et il écrit des articles dans un journal républicain, mais ses propos sont jugés trop excessifs par le directeur et il est vite congédié. Il recommence à écrire, en 1857 il publie la première édition des Fleurs du Mal. Très vite son recueil est retiré de la vente et Baudelaire est condamné en correctionnelle pour immoralité. Il est contraint à une amende et doit retirer de son recueil les six pièces condamnées ( " Lesbos" ; " Femmes damnées"; " Le Léthé" ; " A celle qui est trop gaie" ; " Les bijoux" ; " Les métamorphoses du vampire" ). En 1864 il publie , dans le Figaro, des poèmes en prose sous le titre Spleen de Paris. Accablé des dettes, il quitte Paris pour se réfugier en Belgique. Miné par l'alcool, la drogue, la maladie, Baudelaire vit d'autant plus mal son exil volontaire que son oeuvre ne connaît pas un vif succès. Il vit misérablement et oublié de tous ; seule la concierge du petit immeuble qu'il habite lui prodigue soin et attention. A la suite d'une chute, Baudelaire devienne aphasique et hémiplégique. Il est ramené à Paris où il meurt le 31 août 1867. Les thèmes dominantes de ses ouvres sont : Les paradis perdus, l’inspiration provoque la même joie que prouve l'enfant en découvrant les formes et les couleurs ; L'exotisme: sentiment qu'il éprouve après avoir fait son voyage aux Indes, où tout est calme et volupté. Le spleen: forme exaspérée du mal du siècle, le spleen traduit le malheur qui tourmente Baudelaire au court de toute sa vie. Il s'agit d'un état presque pathologique caractérisé par un dégoût de la vie. L'idéal: malgré son désespoir le poète aspire à la beauté et l'art est le meilleur chemin pour atteindre l'idéal: échapper au spleen à travers des instants d'oubli. La ville: on peut dire que Baudelaire est un poète moderne car contrairement à tous les autres poètes, il choisit la ville comme décore privilégié de ses poèmes. Sa poésie rompt avec l'inspiration pastorale et paysagiste pour découvrir l'atmosphère urbaine. Homme des foules et de la solitude dans la foule, Baudelaire décrit la ville, qui rend ses êtres seuls, et c'est de cette solitude que nait le spleen. 45 la recherche d'une évasion spatiotemporelle, Baudelaire aspire à un monde plus vivable et il pense que l'âme sur cette terre est en exile. Pour s'évader il trouve différents moyens: a) évasion par les senses: le corps est un point de départ pour aller ailleurs. Les sons, les parfums, les odeurs constituent des correspondances entre un monde en bas et un monde en haut. b) évasion à travers les paradis artificielles: vin, opium, tabac. Ces moyens permettent d'avoir des visions, de récupérer des aspects de la vie intérieure. Baudelaire a souvente l'impression du "déjavu": "J'ai plus de souvenirs que si j'avait mille ans" c) évasion par la mort: le dernier poème des Fleurs est "Le voyage". Tous les voyages sur la terre mènent à la déception et la recherche de l'audelà devient essentielle. Spleen de Paris Si le titre "Spleen de Paris" fut souvent évoqué par Baudelaire, force est de constater que le thème du malêtre du poète n'est pas le thème dominant du recueil, Baudelaire parle aussi du malêtre des autres et, par ailleurs, cet état n'est pas spécifiquement parisien. Contrairement aux Fleurs du Mal, il y a une diversité thématique dans le recueil en prose et le moi du poète n'est plus le seul motif d'inspiration : Baudelaire se livre certes à une forme d'introspection, mais il tourne aussi son regard vers les autres et il devient le chantre des pauvres, des artistes en général, de l'homme qui a du mal à trouver sa place dans la société. S'évader du quotidien et de ses soucis, de la ville et de ses tourments, de la compagnie des autres, est un motif récurrent dans le recueil et souvent, c'est le besoin d'évasion qui préside à l'écriture, l'écriture étant d'une part un moyen de s'enfermer dans un monde sans limites et sans frontières et d'autre part un moyen de transfigurer la réalité. Comme dans les Fleurs du mal, l'évasion devient un remède au spleen de l'auteur et Baudelaire use de tous les moyens qui peuvent l'aider à s'affranchir du réel. L' ivresse, c'est cet état second qui caractérise l'homme sous l'emprise de l'alcool. On sait que Baudelaire usait (et abusait) du vin et d’autres liqueurs. Dans le recueil en prose, un seul poème fait allusion à l'alcool et à ses vertus thérapeutiques pour soigner les blessures du temps : il s'agit du poème XXXIII, Enivrez vous (cidessous). Mais il convient de prendre le verbe dans son sens élargi et métaphorique : ce que propose Baudelaire, c'est de dépasser la réalité qui nous environne en nous "plongeant" dans un autre univers par le moyen d'un excipient quelconque : 46 " Enivrezvous sans cesse ! De vin, de poésie, de vertu, à votre guise". Ce n'est donc pas tant l'éloge de l'alcool que la nécessité de s'évader de l'esclavage du temps qui préside à ce poème. XXXIII ENIVREZVOUS Il faut être toujours ivre. Tout est là : c’est l’unique question. Pour ne pas sentir l’horrible fardeau du Temps qui brise vos épaules et vous penche vers la terre, il faut vous enivrer sans trêve. Mais de quoi ? De vin, de poésie ou de vertu, à votre guise. Mais enivrezvous. Et si quelquefois, sur les marches d’un palais, sur l’herbe verte d’un fossé, dans la solitude morne de votre chambre, vous vous réveillez, l’ivresse déjà diminuée ou disparue, demandez au vent, à la vague, à l’étoile, à l’oiseau, à l’horloge, à tout ce qui fuit, à tout ce qui gémit, à tout ce qui roule, à tout ce qui chante, à tout ce qui parle, demandez quelle heure il est ; et le vent, la vague, l’étoile, l’oiseau, l’horloge, vous répondront : « Il est l’heure de s’enivrer ! Pour n’être pas les esclaves martyrisés du Temps, enivrezvous ; enivrezvous sans cesse ! De vin, de poésie ou de vertu, à votre guise. » 47