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appunti sulle defixiones, Summaries of Anthropology

defixiones, anno 2024, appunti presi, utili

Typology: Summaries

2022/2023

Uploaded on 06/28/2024

vanna1965
vanna1965 🇷🇴

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Download appunti sulle defixiones and more Summaries Anthropology in PDF only on Docsity! 17/11/2023 Lezione n°14 (Fa vedere la ricostruzione del teatro tempio di via Malta) Possiamo continuare a parlare delle nostre defixiones. Stiamo parlando di maledizioni: Per lo più quelle che sono state trovate sono realizzate in piombo. Chiaramente ci si è interrogati sull’uso di questo metallo e si sono date alcune risposte: Aspetti vantaggiosi: Essendo un metallo, ha una sua durabilità nel tempo (inoltre, proprio il piombo, resiste all’ossidazione, a differenza di molti altri metalli); costava relativamente poco; era facile da lavorare ed era anche facile scriverci sopra (bastava infatti una punta per tracciarci sopra dei segni). Secondo alcuni è possibile anche l’idea che ci possa essere una sorta di associazione tra le proprietà del piombo come metallo e certe idee dell’oltretomba (cioè: il piombo è un materiale freddo e pesante; quindi, anche l’oltretomba è visto come un luogo di pesantezza, di freddezza, eccetera.) . . Si conoscono defixiones fatte anche su altri tipi di materiale: I materiali si conoscono sia perché sono arrivati tra di noi, sia perché sono testimoniati dalle fonti letterarie. Materiali molto più deperibili rispetto al piombo, come il papiro e la cera. Materiali meno deperibili rispetto agli ultimi citati, come l’osso. In Sardegna, a Sant’Antioco, è stata trovata un’iscrizione che sembrerebbe avere alcuni elementi delle defixiones, scritta su osso. Quindi, non era evidentemente strettamente necessario l’uso del piombo (chissà quante ce n’erano scritte magari su cera o su papiro, che non sono arrivate a noi semplicemente perché il tempo le ha distrutte. Abbiamo detto che le defixiones si chiamano così perché sono trafitte; in effetti, una volta che il testo era stato realizzato, queste lamine spesso venivano ripiegate tra di loro e poi perforate con dei chiodi. Anche l’atto del perforare ha un senso magico, perché stai inchiodando appunto ciò che c’è scritto dentro e trascinando, in questa inchiodatura, anche la persona che stai colpendo e la divinità che stai legando con l’incantesimo, per farle fare quella determinata azione. Passiamo ora ad un grosso argomento: Chi faceva le defixiones? Come vedremo ci sono ipotesi che pensano alla presenza di professionisti della maledizione; però, in realtà, non era strettamente necessario. Uno volendo, se sapeva scrivere, poteva fare anche da se. Es: Si sceglieva la divinità che si voleva evocare (Ermes, Afrodite, etc...); si sceglieva una formula; si sceglieva una parte del corpo da colpire + tortura (opzionale); si inserivano i propri segni magici e poi il nome del nemico. Per ottenere i migliori risultati, le maledizioni dovevano essere fatte di notte. Tornado a noi, per fare le defixiones non era necessario essere professionisti: Bastava avere un pezzettino di piombo o un oggetto su cui scrivere; una punta per incidere il testo sopra e poi più o meno sapere cosa fare. Tenete presente che, nella maggior parte dei casi, soprattutto le defixiones più antiche avevano poco testo: di solito c’era il nome della persona che si voleva colpire e spesso il nome della divinità che si voleva invocare/evocare. Solo con il passare del tempo i testi nelle defixiones divennero più elaborati. Posti/luoghi dove deporre le defixiones: Sono dei luoghi generalmente liminali; cioè dei luoghi di contatto tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti (luoghi di passaggio):  Le tombe (soprattutto tombe di persone morte prematuramente, di cui si riteneva che evidentemente gli spiriti vagassero in giro per la terra senza pace).  I santuari di divinità ctonie, quindi di divinità legate alla terra o al mondo dei morti.  E poi tutti quegli elementi che in qualche modo collegano la superficie con le profondità della terra (pozzi, fontane, sorgenti…) Naturalmente in tutti questi casi le defixiones venivano nascoste, perché non dovevano essere trovate; soprattutto non dovevano essere trovate dalle autorità (si trattava di un traffico illegale) e dalla persona (ovviamente) che si voleva colpire. In qualche caso si potevano scegliere anche luoghi che erano ritenuti rilevanti alla riuscita dell’incantesimo. Esempi: Se si trattava di un incantesimo di tipo sportivo, allora era bene nascondere la defixio vicino ai luoghi in cui vi erano le gare; Se invece si trattava di una defixio di tipo amoroso, poteva essere utile lasciarla vicino alla casa della persona amata. Chiaramente queste defixiones erano nascoste; ma erano nascoste agli occhi degli uomini, non agli occhi degli dei. Tanto è vero che spesso venivano posti in questi luoghi liminali, proprio perché fossero ben visibili alle divinità. Il bersaglio poteva essere anche un animale, oltre che la persona (in ambito sportivo, pensiamo ai cavalli da gara). Il bersaglio, nelle maledizioni, era sempre ben individuato (non ci doveva essere possibilità di errore, perché la divinità doveva capire quale persona o quale animale dovesse colpire). Dato che si trattava di una pratica illegale, i testi erano sempre anonimi: non appariva il nome della persona che fa o che ha commissionato la maledizione. Come dicevo prima, le defixiones più antiche hanno dei testi semplici: tante volte semplicemente solo il nome della vittima e spesso, ma non sempre, quello della divinità a cui si chiede di agire. Questo comporta che verosimilmente (almeno in questi casi, ma probabilmente anche negli altri casi), quando si facevano queste cose, lo scrivere/il depositare la defixio doveva essere accompagnato anche da gesti e da formule pronunciate a voce. Dato che, man mano che si va avanti, le defixiones diventano più elaborate anche a livello testuale, possiamo dire che, in tempi più antichi, le persone non rimanevano zitte dopo aver scritto il nome della vittima e della divinità; probabilmente dicevano anche delle cose nel momento in cui invocavano la divinità. Tra le divinità invocate, quelle ctone e infere sono le più comuni; quindi divinità come Ecate, Plutone, Ade, Caronte, Persefone, le Furie, gli dei Mani ed Ermes (come tramite con il mondo dei morti/come messaggero). Un tipo particolare di defixiones sono quelle che vengono definite Prayers for Justice. Sono maledizioni che vengono rivolte contro ladri, contro calunniatori e contro persone che fanno delle maledizioni. Sono maledizioni contro le maledizioni. Sono stati trovati molti esempi di questo tipo di defixiones in una località in Inghilterra; l’odierna Bath, una località termale dell’attuale Inghilterra e che era una località termale anche in età romana (si chiamava Acquae Sulis). Evidentemente, in quella località termale, vi erano in giro diversi ladri. E infatti molte di queste tavolette si rivolgono contro quelli che magari rubano i vestiti o gli oggetti delle persone che andavano a farsi il bagno e che non ritrovavano le cose quando tornavano; quindi chi era stato danneggiato faceva queste tavolette contro questi ladri (che gli cadano le mani ad esempio). Poi ci sono le defixiones amatorie (anche se secondo me non sono delle vere e proprie defixiones), che di solito sono di due tipi: Il primo tipo è la defixio che viene fatta dalla persona innamorata di un’altra persona contro un rivale in amore (es: io sono A innamorato di B, però di B è innamorato anche C; quindi faccio fare una maledizione contro C). Generalmente i contenuti quali sono? Che C sia repellente agli occhi di B; oppure che se B e C arrivano al dunque C si dimostri totalmente inadeguato (cioè che faccia una figuraccia catastrofica e che quindi, a quel punto, B si rivolga verso di me che sono A). Quindi in questo caso sono delle maledizioni vere e proprie. Il secondo tipo di defixio è quella in cui l’incantesimo deve servire a far innamorare di me B. In questi casi, infatti, è molto facile che la defixio venga lasciata vicino a casa della persona che, magari, non sa di essere amata da me o a cui non gliene frega niente (quindi amore non corrisposto). Quindi noi, tramite l’incantesimo, vogliamo che la corrispondenza di amorosi sensi arrivi. Il terzo tipo di defixio (di cui in realtà abbiamo già parlato), sono quelle sportive o agonistiche, contro il gladiatore X, oppure contro i cavalli della squadra avversaria (questi sono comunissimi soprattutto in età tardo-antica, il momento di maggior gloria di passione sportiva verso questo tipo di spettacoli e dirò fino alla prima età bizantina). Il quarto tipo comprende le defixiones commerciali, tra rivali in commercio (es: Io sono padrone di una panetteria e vicino a me c’è un altro panettiere e vorrei che le vendite gli andassero male, affinché possano andare bene a me). Quindi sono praticamente queste le categorie principali di defixiones. E come vi dicevo, in Sardegna ne sono state trovate diverse. Chi fosse interessato può andare ad esempio su Accademia e cercare il testo “defixiones, maledizioni e pratiche magiche nella Sardegna e nella Corsica tardo-antica”. È un testo che penso sia leggibile e scaricabile senza problemi, in cui appunto vengono affrontati diversi temi, non solo riguardati le tabelle delle defixionese, ma relativi anche altre questioni; si parla, ad esempio, di uno stregone che, in epoca tardo-antica (forse ve lo avevo già accennato), era al soldo di un uomo politico di spicco, che fu anche governatore in Sardegna. Questo stregone (questo homo sardus) evocava le anime dei morti e poi, probabilmente, fu fatto ammazzare proprio dal suo complice, dopo alcuni anni di sodalizio. E poi si parla anche di queste figure (Le bizie), che noi sappiamo, da una fonte antica, essere delle leggendarie donne che vivevano in una determinata zona del mondo; donne che avrebbero avuto due pupille per ciascun occhio e che erano in grado di pietrificarti con lo sguardo. La fonte (di cui ora non ricordo il nome) viene, però, riportata nell’opera di uno scrittore latino tardo (Giulio Solino). Solino cita questa realtà / cita le bizie e dopo di che si trovano queste parole in latino: essunt etiam in Sardinia. Significato: che queste bizie ci sarebbero anche in Sardegna. Molti studiosi pensano però che tale affermazione sia un commento dello stesso Solino, fatto a proposito delle parole dello studioso antico; ma, evidentemente, in qualche modo, circolava la notizia che in Sardegna ci fossero, vicino a potenti stregoni, anche queste figure magiche / queste donne che con il loro sguardo ti poteva immobilizzare magicamente. Noi ora vediamo qualche esempio delle defixiones nella Sardegna: Questa è stata rinvenuta vicino a Orosei. È un’iscrizione mutila; però è stato possibile integrare qualcosa, riguardante soprattutto la parte iniziale (dove si chiede che una persona muoia; cioè che finisca agli inferi entro quest’anno). Abbiamo già parlato dell’Epigraphic Database Roma: è un repertorio di iscrizioni. Sappiamo che questa iscrizione è stata incisa su piombo (mostra il disegno). Questo genere di manufatti scritti, sono sempre molto difficili da analizzare. (Mostra un’altra iscrizione) = questa è un’altra che è stata trovata a Neapolis di Sardegna. Quindi stiamo parlando della città che sorgeva nella parte meridionale del golfo di Oristano (oggi nel territorio comunale di Guspini). Qui si invoca una divinità o una figura divina. Un mio allievo ha lavorato proprio su questa tavoletta ed il suo scopo è stato quello di capire perché questa figura divina, Marsia, venisse evocata. È arrivato alla conclusione che tale Marsia non fosse quello del mito greco, ma è un Marsia italico. Marsia del mito greco è quello che sfida Apollo e poi alla fine finisce male. Il testo di questa iscrizione (in latino): Si invoca il Marsia di Neapolis affinché il personaggio Decimo Ostilio Donato si è arrendesse (un pezzo di traduzione dalla frase in latino: per quanto tu risponda agli uomini); affinchè si arrendesse infelice, muto e sordo. Non sappiamo cosa avesse fatto, però questo era ciò che fondamentalmente si chiedeva per il signor Decimo Ostilio Donato. È curioso che mentre la persona scriveva si era dimenticato di inserire miserum, insieme a infelice, muto e sordo; lo aggiunse poi in piccolo. Papyri Graecae Magicae Sono corpus papiracie riscritti, provenienti dall’Egitto, scritti per lo più in greco; ma se ne trovano anche in lingua copta. All’interno si può trovare un po’ di tutto: Ci sono anche pagine e pagine di voces magicae (quindi sequenze di vocali, come stavamo dicendo). Però si trovano anche testi più ampi con incantesimi, inni, formule e ricette magiche, preghiere, riti. E questi papyri occupano un arco temporale ampissimo: si va dalla fine del IV secolo a.c (il più antico, noto, risale a un periodo vicinissimo alla morte di Alessandro Magno – quindi ancora prima dell’inizio dell’Egitto tolemaico) fino alla tarda antichità, nel V secolo d.c Vediamo un esempio: Non si capisce molto bene, ma si tratta di un incantesimo d’amore e serve per chiedere al dio Anubi di ottenere i favori da parte di una donna. In questi papyri magici che sono appunto molto eterogenei in quanto al contenuto, si trova infatti un quadro sincretico di idee e di concezioni religiose più svariate, soprattutto greche, egizie ed ebraiche; ma anche, in certi esemplari più tardi, cristiane. E poi ci sono influenze mesopotamiche, babilonesi e così via. In alcuni casi si trovano delle somiglianze formulari con i testi delle defixiones. Questi papyri graecae magicae, in qualche modo furono, furono gli antenati dei grimori medievali (dei manuali / dei repertori di incantesimi e di riti, che le persone potevano avere e sfruttare nella realizzazione, ad esempio, di una defixio). E questi, come è ovvio, sono solo una frazione dei testi magici che dovevano circolare nell’antichità; perché noi sappiamo che questi testi magici furono spesso oggetto di condanne e distruzione da parte dell’autorità pubblica. Noi sappiamo anche che nell’antichità (e questa sarebbe una ricerca interessante) capitava che ogni tanto qualche autorità decidesse di far bruciare dei libri /roghi di libri (non era raro). E non era raro che tra i libri bruciati vi fossero anche quelli aventi contenuto di questo tipo. Nel mondo romano è stato attestato parecchie volte. Per esempio, spesso si trattava di libri profetici. Alcune fonti dicono che in una tomba erano stati trovati dei libri risalenti all’epoca di Numa Pompilio. Questi libri, sempre secondo le fonti, erano poi stati esaminati da una commissione senatoria, che era giunta alla conclusione che la cosa migliore da fare fosse accendere un fuoco e buttarci questi libri dentro. Svetonio, parlandoci della vita di Augusto, dice che Augusto avesse nel corso della sua attività politica ordinato il rogo di cerri libri profetici (mentre stava depurando la raccolta di libri sibillini/di oracoli sibillini che erano stati ritrovati). I libri ritenuti spuri vennero appunto bruciati. I roghi di libri venivano fatti pure per quelle opere per cui si riteneva non dovessero assolutamente circolare; come certe opere storiche. Durante l’epoca di Tiberio le opere di certi storici, che avevano trattato in maniera troppo disinvolta le vicende soprattutto dell’età tardo-repubblicana, furono bandite, condannate e bruciate. Sempre grazie a Svetonio sappiamo anche che Claudio (quando non era ancora imperatore) da ragazzo si dilettava di scrivere di storia. Claudio ha scritto un sacco di opere; purtroppo non ci è rimasto praticamente niente. Aveva scritto ad esempio la storia di Cartagine. (Noi non sappiamo quasi niente della storia di Cartagine. Ecco perché nella nostra università ci sono le cattedre di archeologia fenicio-punica e non di storia fenicio-punica). Aveva scritto due opere di storia romana: una l’aveva iniziata dalla morte di Cesare e aveva quindi trattato tutto il periodo delle guerre civili in cui era stato protagonista Ottaviano. La mamma Antonia e la nonna Livia avevano consigliato a Claudio di scrivere di altro, perché altrimenti suo nonno si sarebbe potuto arrabbiare. Quindi Claudio iniziò a scrivere una storia romana, dalla vittoria di Azio in poi, con argomenti molto meno delicati. Tornando ai Papyri Graecae Magicae Anche questi hanno tutta una storia particolare; storie che potevano avvenire nei contatti tra l’Europa e l’Oriente, tra la fine del 700 e l’inizio dell’800 - storie un po’ avventurose; perché questi testi cominciano a comparire nel mercato antiquario, appunto nei primi decenni dell’800’. La storia diceva che un armeno, accreditato come un diplomatico in Egitto, comincia a tirarli fuori. Lui dice che non sa come ne sia entrato in possesso. Si tratta di vicende che oggi non sembrano più possibili. Quindi cominciano a comparire e sono stati oggetto di edizione critica. Cominciano a comparire in tutta Europa. I grandi musei d’Europa iniziano a comprarseli. Le edizioni sono iniziate negli anni 40 dell’800. L’edizione più recente in due volumi risale invece alla prima metà degli anni 70 del ventesimo secolo. Quindi tutto sommato è abbastanza recente. Cerchiamo ora di completare il nostro sguardo storico sul tema della religione La volta scorsa ci eravamo fermati all’età degli antonini. Pratiche ascetiche: anche in questo caso, appunto, vegetarianesimo, astenzione della carne, ostilità nei confronti del sacrificio animale. Sono tutte posizioni molto presenti; ecco perché, quando i primi imperatori, da Costantino in poi, bandiscono i sacrifici animali, non c’è una grande opposizione da parte dell’elite pagane; perché anche loro, impregnati di neo-platonismo, condividono questa avversione verso queste forme di sacrificio. Diverso sarà quando poi certe cose verranno impedite: quando i templi verranno chiusi; quando i fondi dei templi verranno sequestrati per essere dati alle chiese cristiane e così via. Quindi, sotto questo punto di vista, vi fu opposizione, anche se non efficace. In questo stesso periodo, intorno al II e III secolo, andava sviluppandosi anche il cristianesimo. Non tutte le comunità cristiane condividevano le stesse posizioni: c’erano molte comunità che avevano delle idee leggermente diverse su alcuni punti rispetto ad altre comunità. Però il fenomeno del cristianesimo si stava espandendo. Non siamo in grado di quantificare il numero dei cristiani in questo periodo – probabilmente erano una frazione molto minoritaria a livello della popolazione dell’impero – nel terzo secolo non saranno stati neanche il 3, 4 % della popolazione – e probabilmente non erano molti neanche quando Costantino fa la sua scelta di tolleranza – erano soprattutto nelle città – e soprattutto nelle città dell’oriente. Nelle campagne probabilmente non ce n’erano; e nelle campagna viveva la quasi popolazione dell’impero romano. Però il cristianesimo si stava organizzando; rispetto a tutte le altre forme religiose ha questo aspetto (è fortemente organizzato). In particolare, nel corso del secondo secolo, si era imposto nelle comunità cristiane il principio gerarchico, in base al quale le comunità erano, di fatto, sottoposte a un controllo quasi monarchico da parte dei vescovi. Infatti si parla proprio di episcopato monarchico. Certo, i vescovi venivano eletti dalla comunità; però poi comandavano. Nel secondo e poi soprattutto nel terzo si diffonde la pratica dei sinodi: cioè riunioni di vescovi, finalizzati a creare un consenso da un punto di vista dogmatico (cioè su alcuni temi della dottrina) e e organizzativo (cioè questioni su come la chiesa dovesse essere organizzata). In questo modo si arriva al progressivo avvicinamento tra le diverse comunità cristiane, anche se comunque non mancano alcune voci contrarie. A tal proposito, abbiamo visto figure come quella di Marcione, nelle scorse lezioni; cominciano ad esservi trattati contro gli eretici. Quindi le voci discordanti ci sono. In questo periodo (II-III secolo) va diffondendosi anche una letteratura cristiana, che affronta certe posizioni in maniera sempre più profonda e sempre più impregnata di categorie filosofiche. Chiaramente quindi, anche in questo, l’influenza della tradizione degli scontri tra le diverse scuole filosofiche, porterà anche ad una stagione di scontri interni alla Chiesa, in merito a deposizioni soprattutto dottrinali. Le dispute cristologiche saranno tipiche del IV, del V e dei secoli successivi (non ancora del III, ma stanno cuocendo nel III). Fra i personaggi che possiamo menzionare, in ordine cronologico: Clemente Alessandrino; Ippolito di Roma (morto in Sardegna, perché era stato damnatus dall’imperatore Massimino il Trace e muore in una miniera della Sardegna); Origene di Alessandria (che è stato, sicuramente, il teologo più importante del III secolo); Luciano di Antiochia (figura importantissima che, in qualche modo, può essere definito “l’incubatore dell’arianesimo”, perché Luciano fu maestro di Ario). Diversi di questi teologi iniziano ad affrontare le posizioni della dottrina cristiana utilizzando le categorie che derivavano dalla filosofia greca. E soprattutto dal neo-platonismo, dominante, all’epoca, come corrente culturale. Ovviamente in tutto questo “Mare magnum” c’erano anche gli gnostici, di solito nascosti. Molti gnostici erano esponenti in vista della Chiesa, che nella loro vita normali si proponevano come dei cristiani modello; però poi in realtà avevano la loro idea, secondo cui la vera conoscenza non era per il popolo ma solo per chi riusciva ad arrivarci. Il III secolo è anche il momento in cui iniziano dei provvedimenti anti-cristiani. Persecuzione Per i cristiani le persecuzioni nei confronti dei cristiani iniziano con Nerone. In realtà però quella di Nerone non può essere definita come una persecuzione, perché lui ha bisogno di trovare un colpevole per l’incendio di Roma e scarica la colpa sui cristiani, perché loro erano odiati per lo più dalla popolazione (quindi per lui erano i colpevoli principali). Però l’azione di Nerone si rivolge solo verso i cristiani che in quel momento erano a Roma; non viene, per quanto ne sappiamo, promulgato un provvedimento contro tutti i cristiani dell’impero romano. Quindi sono individuati come colpevoli perché hanno appiccato il fuoco a Roma, non perché sono cristiani. Probabilmente però, ad un certo punto, l’idea che il cristiano è un fuori legge, si diffonde. Noi questo lo possiamo cogliere dallo scambio di lettere tra Plinio il Giovane e Traiano. Plinio, che è stato nominato governatore della Bitinia da Traiano, scrive all’imperatore e sostanzialmente gli dice: «Caro imperatore, qui ci sono un sacco di questi cristiani. Ma cosa dobbiamo fare noi con questi cristiani?» E Traiano gli dice: «Guarda, sono un po’ una patata bollente questi cristiani / sono un problema; però tu fai così: se viene qualcuno e ti denuncia una persona, dicendoti che quella è cristiana, allora tu avvia le indagini e vedi se lui è cristiano. Se sacrifica ai nostri dei o se si pente rimandalo a casa e non andare oltre. Se poi persevera, allora lo dovrai punire. Però, innanzitutto non accettare denunce anonime (perché chi fa la denuncia deve metterci la sua faccia) e soprattutto, altrimenti, non andare a cercarli.». Quindi è difficile capire, innanzitutto, di che cosa fossero accusati i cristiani; perché noi non abbiamo traccia di un provvedimento legislativo che ci dica: “I cristiani erano colpevoli di questo e di quest’altro”. Le ipotesi sono che i cristiani non riconoscessero i culti pubblici dello stato e soprattutto la figura dell’imperatore e in questo si rendessero dunque colpevoli di maiestas. È probabile che fosse questa l’origine della loro colpa / del loro crimine; un crimine di alto tradimento. Però poi noi vediamo che per tutto il II secolo e per la prima metà del III secolo, ci sono alcuni casi dei cristiani che vengono colpiti; molto spesso si tratta di provvedimenti in cui i cristiani venivano presi localmente dalle autorità romane (come i governatori) e che spesso si muovono solo dopo che ci sono stati dei disordini (come scoppi di furia popolare contro i cristiani), e allora a quel punto le autorità intervengono contro i cristiani. Però non c’è traccia di provvedimenti che vengono dal centro del potere contro i cristiani. I primi provvedimenti li troviamo nella metà del III secolo. Quindi, se dobbiamo parlare di persecuzioni, le prime vere e proprie persecuzioni risalgono probabilmente al III secolo, perché sono delle cose organizzate e attuate in maniera più o meno sistematica, o per lo meno sistematica per quello che potevano essere le strutture dell’impero romano nella metà del III secolo. (Perché, comunque, l’impero romano non aveva la possibilità di andare a cercare persona per persona o le opposizioni religiose nei singoli). Però, appunto, queste azioni che l’impero attua nella metà del III secolo hanno delle ripercussioni nelle comunità cristiane; perché, posti davanti al pericolo, molti cristiani decidono di rimanere fedeli alla loro fede (i confessores – arrivando in qualche caso alla morte / i martiri appunto); moltissimi cristiani hanno paura (questo si può umanamente comprendere) e costituisco quel gruppo di persone che vengono poi definiti lapsi. Cosa succede dopo? Una volta che passa la buriana, nelle comunità ci sono degli scontri, tra quelli che sono rimasti fedeli e quelli che invece se la sono scampata. Gli scontri più documentati sono quelli delle comunità di Cartagine e di Roma. A Cartagine sappiamo che, in seguito all’episodio di Decio (che poi descriveremo meglio – non come provvedimento anti - cristiano, ma che dai cristiani fu visto come un provvedimento anti – cristiano), ci furono degli scontri furibondi all’interno della comunità. In gran parte i cristiani furono fatti rientrare per volontà del vescovo Cipriano che, fondamentalmente, dice: «Va beh, li riammettiamo dopo un periodo di penitenza». E infatti ci furono furibonde discussioni anche su questo. Ci si chiedeva: “Ma basta una penitenza per domare una cosa di questo tipo? Oppure no?”. Scontri ci furono pure a Roma. Probabilmente vi furono anche in altre comunità. Noi conosciamo quelli di Roma e di Cartagine grazie a degli scrittori. Lo stesso Cipriano scrive delle epistole e quindi sappiamo i problemi della sua comunità. A Roma ci sono altri scrittori. E quindi che cosa fosse successo negli altri posti non lo sappiamo. La crisi fu rinnovata in forma molto più grave dopo la fine della persecuzione di Diocleziano. Nel momento in cui ai cristiani è permesso praticare la loro fede, riemergono violentissimi contrasti, soprattutto in Occidente e in Africa in particolare, scoppia la così detta crisi donatista, che avrebbe insanguinato, perché erano scontri che finivano con ammazzamenti e saccheggi; acquisiscono poi anche una forma di rivolta / ribalza sociale. Nella maggior parte dei casi i lapsi erano persone che avevano molto da perdere, anche dal punto di vista materiale (erano quasi sempre i più ricchi della comunità); mentre, invece, i confessores spesso appartenevano alle frange più povere. Quindi c’erano anche problematiche sociali dietro questi scontri. L’impero prende posizione, ovviamente, a favore dei ricchi e dei potenti. In Oriente invece, in quello stesso periodo, tra la fine del III e i primi anni del IV secolo, oltre a opposizioni che riguardavano, probabilmente anche lì, i lapsi, si andava delineando la crisi susseguente alla predicazione di Ario. Ario ha vissuto a cavallo tra il III e IV secolo ed entrò in contrasto col vescovo di Alessandria (di nome Alessandro), per le sue posizioni sulla natura di Cristo. Ario, in linea di principio, sosteneva che Gesù fosse una figura che aveva una componente divina, ma che fosse stato creato dal padre nel seno della Vergine Maria e avesse iniziato a esistere a partire da un determinato momento; il padre invece esisteva da sempre, da prima dell’inizio dei tempi. Questo proponeva una posizione di subordinazione del figlio rispetto al padre e minava il dogma trinitario (che ancora dogma non era – lo sarebbe diventato dopo Nicea – dopo il concilio di Nicea – però era la posizione generalmente ritenuta valida dal grosso della grande Chieda). La controversia dogmatista si trascinò per quasi un secolo e mezzo; quella ariana ebbe conseguenze ancora più ampie: anche perché a un certo punto le popolazioni barbariche vengono convertite all’arianesimo e quando entrano, nel V secolo, nei territori dell’impero riportano l’arianesimo (in un impero che aveva già bandito l’arianesimo), creando delle controversie religiose che durano ben oltre il VI secolo.
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