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Machiavelli presenta in questo capitolo i comportamenti che deve avere il principe., Summaries of Italian

Questo passo è il XV capitolo dell’opera del PRINCIPE, un trattato storico politico di Niccolo Macchiavelli nato a Firenze nel 1469 da una famiglia Borghese.Il testo vuole essere un insegnamento ai sovrani e ai potenti sul modo migliore di gestire e mantenere il potere in uno Stato. Un insegnamento frutto della sua esperienza politica e delle sue conoscenze. Questo insegnamento prescinde totalmente da qualunque scrupolo morale e religioso. Perciò si può affermare che il Trattato getta le basi della teoria politica moderna. L’autore venne presto accusato di immoralità e di cinismo politico, “il cosiddetto machiavellismo”.

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Download Machiavelli presenta in questo capitolo i comportamenti che deve avere il principe. and more Summaries Italian in PDF only on Docsity! MACCHIAVELLI DE PRINCIPATIBUS 1469- 1527 Questo passo è il XV capitolo dell’opera del PRINCIPE, un trattato storico politico di Niccolo Macchiavelli nato a Firenze nel 1469 da una famiglia Borghese. Egli scrisse quest’opera dopo che nel periodo in cui i Medici erano tornati al potere nel 1511,ponendo fine alla repubblica fiorentina. Questi infatti furono gli anni più difficili della sua carriera in quanto egli fu accusato di aver partecipato a una congiura anti-medicea per poi essere mandato in esilio. Egli si ritirò a San Casciano e fu proprio in questi anni, tra il 1513 e il 1514, che scrisse il Principe, de Principatibus in latino. Tuttavia l’opera apparve soltanto postuma nel 1532. Quest’ultimo è un trattato politico che Macchiavelli scrisse per due motivi:principalmente perché era convinto che servisse una guida forte al potere per unificare l’italia sia dal punto di vista politico che da quello economico, e in secondo luogo lo scrisse per avvicinarsi ai Medici e porsi come loro consigliere politico. Originariamente doveva essere dedicato a Giuliano de Medici, figlio di Lorenzo detto il Magnifico, che però morì nel 1516. Allora l’autore decise di dedicarlo a Lorenzo, nipote del Magnifico a cui fu indirizzata anche una lettera dedicatoria. Il Principe rientra nel genere del trattato politico in prosa è suddiviso in 26 capitoli strutturati secondo uno schema preciso. Infatti dopo il capitolo proemiale che preannuncia la materia, l’autore fino al capitolo XI tratta la natura del potere principesco e i diversi tipi di principato. Dopodichè dal capitolo XII-XIV, affronta il problema delle milizie mercenarie e delle milizie proprie. Poi dal XV al XXIII tratta dei comportamenti e delle virtù che si addicono ad un principe, ossia dell’analisi della condotta dell’uomo di governo. Infine negli utili capitoli XXIV-XXVI esamina la situazione italiana e il decisivo problema della fortuna e del suo potere sulla vita degli uomini. Il testo vuole essere un insegnamento ai sovrani e ai potenti sul modo migliore di gestire e mantenere il potere in uno Stato. Un insegnamento frutto della sua esperienza politica e delle sue conoscenze. Questo insegnamento prescinde totalmente da qualunque scrupolo morale e religioso. Perciò si può affermare che il Trattato getta le basi della teoria politica moderna. L’autore venne presto accusato di immoralità e di cinismo politico, “il cosiddetto machiavellismo”. Il genere l Principe lo si può collegare a una pecisa tradizione, quella inerente alla trattatistica politica.Già nel medioevo si erano diffusi trattati cosiddetti specula principis,intesi a tracciare il modello di principe e le virtù che questo doveva possedere, questa produzione si intensificò soltanto nel 400 con l’avvento delle signorie e dei principati,e se da un lato macchiavelli si riallaccia a questa tradizione,dall’altro la rovesia radicalemnte.Se i vecchi trattati erano mirati a fornire un immagine ideale ed esemplare del regnante,M. proclama di voler guardare alla verità effettuale della cosa.Egli Non parla quindi di virtù morali ed etiche che il principe dovrebbe possedere ma di quei mezzi che sono utlili al principe per conservare il potere.  Però=perciò  Tamen=anche  Solum=soltanto  Massime=soprattutto  Securtà: sicurezza nel mantenere il potere  Mantenere: l’attitudine del principe a conservare il potere  Ruinare: il contrario di mantenere  Uso interessante del lessico:fiorentino parlato Punto di vista stilistico dell’opera: è sintetico, chiaro e diretto,poichè vincolato dai ragionamenti logici. Pertanto ha un andamento dilemmatico ed è ricco di paragoni e similitudini,con moltissimi riferimenti al tempo in cui vive ma anche all’età classica. Egli si distacca dallo stile aulico rinascimentale per avvicinarsi ad una scrittura asciutta e diretta. E’ una scrittura che permette al lettore di focalizzarsi solo sul suo discorso. La verità effettuale (capitolo XV) Resta ora a vedere quali debbano essere e’ modi e governi di uno principe con sudditi o con gli amici. E perché io so che molti di questo hanno scritto, dubito, scrivendone ancora io, non essere tenuto prosuntuoso, partendomi massime, nel disputare questa materia, dagli ordini degli altri. Ma sendo l’intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla imaginazione di essa.1 E molti si sono imaginati republiche e principati che non si sono mai visti né conosciuti essere in vero; perché egli è tanto discosto da come si vive a come si doverrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si doverrebbe fare impara piuttosto la ruina che la perservazione sua: perché uno uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene rovini infra tanti che non sono buoni. Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono, e usarlo e non l’usare secondo la necessità. Lasciando, adunque, indrieto le cose circa uno principe imaginate, e discorrendo quelle che sono vere, dico che tutti gli uomini, quando se ne parla, e massime e’ principi, per essere posti più alti, sono notati di alcune di queste qualità che arrecano loro o biasimo o laude. E questo è che alcuno è tenuto liberale, alcuno misero (usando uno termine toscano, perché avaro in nostra lingua è ancora colui che per rapina desidera di avere, misero chiamiamo noi quello che si astiene troppo di usare il suo); alcuno è tenuto donatore, alcuno rapace; alcuno crudele, alcuno pietoso; l’uno fedifrago, l’altro fedele; l’uno effeminato e pusillanime, l’altro feroce e animoso; l’uno umano, l’altro superbo; l’uno lascivo, l’altro casto; l’uno intero, l’altro astuto; l’uno duro, l’altro facile; l’uno grave l’altro leggieri, l’uno religioso l’altro incredulo, e simili. E io so che ciascuno confesserà che sarebbe laudabilissima cosa in uno principe trovarsi di tutte le soprascritte qualità, quelle che sono tenute buone; ma perché le non si possono avere né interamente osservare, per le condizioni umane che non lo consentono, gli è necessario essere tanto prudente che sappia fuggire l’infamia di quelli vizii che li torrebbano2 lo stato, e da quelli che non gnene tolgano, guardarsi, se egli è possibile; ma, non possendo, vi si può con meno respetto lasciare andare. Et etiam (inoltre) non si curi di incorrere nella infamia di quelli vizii sanza quali e’ possa difficilmente salvare lo stato; perché, se si considerrà bene tutto, si troverrà qualche cosa che parrà virtù, e, seguendola, sarebbe la ruina sua; e qualcuna altra che parrà vizio, e, seguendola, ne riesce la securtà e il bene essere suo. 1 Ma essendo il mio intento quello di scrivere cose utili a chi legge, mi è sembrato meglio parlare di cose reali che non di immaginazioni. 2 Che potrebbero togliergli.
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