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Notes about the course of contemporary architecture by Gabriele Neri, Study notes of Contemporary Architecture

The concept of modernity in architecture, which emerged after the second industrial revolution. It explores the artistic experiences of the cubist and De Stjil movements, and highlights the works of Piet Mondrian, Theo van Doesburg, Gerrit Rietveld, and Rob van't Hoff. The document also delves into the life and works of Le Corbusier, one of the most important architects of the 20th century, and his ideas on the importance of industry in architecture. It discusses his architectural innovations, such as the use of reinforced concrete frames, pilotis, ramps, and ribbon windows. The document also mentions some of his notable works, including Villa Schwob and Atelier Ozenfant.

Typology: Study notes

2021/2022

Available from 03/07/2023

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anita_amato 🇨🇭

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Download Notes about the course of contemporary architecture by Gabriele Neri and more Study notes Contemporary Architecture in PDF only on Docsity! ARCHITETTURA CONTEMPORANEA Lezione 1 – la modernità Con il termine modernità in architettura di intende il periodo storico, dalla seconda rivoluzione industriale in poi, in cui si assiste al progresso dell’industria e delle tecnologie, elemento che influenza tutti gli ambiti della società La modernità si instaura intorno agli anni ’20 del ‘900, un periodo storico in cui dal punto di vista artistico si vivono le esperienze cubiste e De Stjil, movimento nato in olanda da un gruppo di artisti di vario genere tra cui spiccano PIET MONDRIAN, THEO VAN DOESBURG E GERRIT RIETVELD che unendo le loro esperienze iniziano ad applicare lo stile in modo tridimensionale creando volumi in cui si alterano vuoti, pieni, asimmetrie ed equilibri dinamici. Opere ed edifici simbolo della ricerca attuata da questo movimento sono - L’opera di Mondrian conosciuta con il titolo di Composizione con rosso blu e giallo - La sedia rosso/blu di Rietveld che è uno dei primi tentativi di rendere tridimensionale la sperimentazione pittorica - La Villa a Huis ter Heide progettata da Rob van’t Hoff e costituisce una delle prime sperimentazioni architettoniche. La sua architettura è composta solamente da una serie di semplici rettangoli in cemento armato con pochi elementi decorativi, una sottile divisione tra pieni e vuoti e una forte influenza derivante dalle architetture americane di Frank Lloyd Wright - La Casa Schroder, progettata da Rietveld nella periferia di Utrecht. È un edificio composto da piani intersecati che sembrano quasi sospesi nello spazio, piani che si estendono orizzontalmente, e piani uniti tra loro andando a creare sottili volumi. È un progetto che può sembrare confusionario ma che viene unito tramite sottili relazioni tra gli elementi create grazie agli esili profili delle finestre o con le ringhiere dei balconi. Gli stessi temi di unione e leggerezza sono ripresi anche all’interno creando una visione totale della casa come una vera e propria opera d’arte Tra le personalità maggiori del periodo possiamo individuare LE CORBUSIER, uno degli architetti più importanti del ‘900 grazie alla sua capacità di operare in tanti livelli differenti come il design, l’urbanistica e l’editoria durante un periodo di forti cambiamenti socio-politici che ritroviamo costantemente nelle sue opere. Nasce in Svizzera dove inizia a lavorare come incisore nell’industria degli orologi gli che permette fin da subito di mostrare il suo grande talento artistico che viene notato dal suo maestro, il quale gli consiglia di dedicarsi all’architettura. Per ampliare le sue conoscenze intraprende un viaggio per l’Europa dove si sofferma a studiare innumerevoli monumenti ed architetture classiche come il Partenone. Parte fondamentale della sua formazione e di quello che sarà il suo pensiero architettonico è anche il fatto che comprende l’importanza dell’industria iniziando a vederla come una delle forze su cui l’architettura può appoggiarsi e fare affidamento. La sua architettura cambierà forma dal 1917, anno in cui si stabilisce a Parigi città in cui - fonda la rivista “l’esprit nouveau” con Ozenfant, mezzo con cui cerca di spargere le proprie idee sulla società, l’architettura, l’estetica e l’arte mettendo sempre in chiaro la sua convinzione dell’importanza dell’industria - Dà vita al movimento del “purismo” insieme ad altri artisti che vivevano Parigi. Era un movimento che tendeva a creare opere che proponessero una versione astratta di ciò che li circondava combinando frammenti figurativi e spaziali rifacendosi un po’ al cubismo, movimento con cui Le Corbusier era venuto a contatto durante la sua permanenza a Parigi - Riunisce le sue maggiori idee nel libro “verso una architettura” con cui tenta di proporre un metodo per avvicinarsi il più possibile ad un’architettura sempre più moderna. Nel libro spiega anche come la via verso l’architettura moderna passi da altre discipline come l’ingegneria e l’industria, cosa messa in chiaro fin dalla copertina in cui inserisce la foto di un ponte di una nave (elemento prettamente ingegneristico) Tra le sue convinzioni architettoniche sicuramente forte è la critica verso quel linguaggio architettonico del passato in cui tutto viene arricchito da decorazioni inutili mentre, strutturalmente, nelle sue architetture, sfrutta molto elementi che gli permettono di creare nuove forme e idee come - Il sistema a telaio in cemento armato che gli permette di costruire architetture leggere ed industriali che non richiedano l’uso dei mattoni, materiale lento e pesante - I pilotis, piccoli pilastrini che gli permettono di giocare e fare ciò che vuole nelle piante e nelle facciate - Le rampe al posto delle scale, elemento che crea una percezione dinamica e differente dell’architettura da parte di chi la vive in quanto la salita lenta della rampa è come se premettesse di fare delle lente passeggiate all’interno degli edifici - La finestra a nastro ossia una finestra orizzontale di vetro ininterrotto che permette di vedere l’esterno senza interruzioni cambiando completamente la percezione visiva dello spazio Tra le sue prime architetture spiccano - La sua prima opera, la Villa per Louis Fallet, a La Chaux-de-Fonds, un piccolo paesino svizzero. Questo progetto è particolare in quanto contiene ancora forti influenze da parte dell’architettura tipica della regione e del gusto decorativo art nouveau che caratterizzava il periodo - la Villa Schwob, una struttura in cemento armato con uno spazio centrale a doppia altezza con gallerie in affaccio, un tetto piano e finestre a doppia vetratura. È un progetto in cui è ancora presente qualche elemento classico e influenze palladiane prese dai suoi studi durante i suoi viaggi in Europa Diverse sono le sue opere in cui indubbiamente è possibile trovare la sua idea di modernità. Tra queste possiamo nominare - L’atelier Ozenfant, un edificio pensato come un piccolo capannone industriale illuminato grazie ai tipici lucernari presenti nelle fabbriche e grazie alle immense vetrate realizzate grazie alla costruzione dell’edificio come se fosse uno scheletro in cemento armato. Il pensare l’architettura come se fosse a raggi x ha permesso a Le Corbusier di aprire ampie pareti vetrate che aprono lo spazio a quelli elementi di purezza come la luce e l’aria. È un’architettura quasi eterea e concettuale in quanto possiamo immaginarla come una grande scatola a cui sono state tagliate le pareti - La Villa Stein, un progetto con grandi rimandi alla modernità e all’industria in cui nulla è casuale, nemmeno le foto scattate al suo compimento in cui l’edificio viene paragonato ad una moderna macchina del tempo - La Villa La Roche-Jeanneret in cui lo spazio sembra essere stato diviso con un senso cubista - La maison Citrohan, progetto con un nome già fortemente riferito all’industria dell’automobile da cui Le Corbusier era molto affascinato (si ispira al marchio Citroen). È un prototipo di architettura composta da una scatola bianca su pilastri con tetto piatto, finestre planari e un soggiorno a doppia altezza mentre sul retro erano poste tutte le zone di servizio, la cucina, il bagno e le camere. Tutto in questo progetto era stato studiato con misure standard e industriali - La maison La Roche-Jeanneret, una villetta bifamiliare pensata per unire i differenti bisogni di una coppia di giovani appena sposata e uno scapolo collezionista d’arte. Il progetto, quindi, si sviluppa su un terreno oblungo tramite una pianta ad L che avrebbe ospitato la casa della coppia → Negli edifici residenziali si dà importanza anche ad elementi come la cucina che inizia ad essere vista quasi come una fabbrica in quanto possiamo trovare ambienti per lo stoccaggio e ambienti per la composizione dei cibi proprio come in un’industria → tra i progetti interessanti su questo tema possiamo nominare il progetto della Cucina di Francoforte di MARGARETE SCHUTTE progettata seguendo delle precise nozioni di ergonomia, in modo da donare anche maggiore comodità, e pensata per diventare un modello standardizzato quasi come un pezzo di design industriale. Proprio come in un pezzo industriale si studiano anche i colori e i materiali migliori per il progetto e in relazione alle funzioni delle varie componenti della cucina. Il progetto è ricco di dettagli studiati per migliorare la qualità di lavoro di chi usufruirà dello spazio come piani da lavoro che possono creare una catena di montaggio, la loro posizione davanti alla finestra o una lampada spostabile tramite dei binari in modo da poter avere la luce nel punto in cui serve Sempre seguendo queste idee progettuali nacquero numerosi complessi residenziali simili. Tra questi i maggiori esempi sono - Il Narkomfin di Mosca, progetto nato in un clima post-rivoluzionario in cui la società tentava di cambiare anche tramite l’architettura che a sua volta adeguò i nuovi elementi europei come i pilotis e la razionalizzazione ad una società in pieno cambiamento. Caratteristico di questo progetto è il fatto che molte aree tipicamente private vennero rese pubbliche. Si ha quindi, per esempio, la cucina, la mensa e degli asili comuni che aiutavano le donne a trovare una propria dipendenza ma sviluppavano anche il senso di collettività della nuova comunità russa - L’unité d’habitation di LE CORBUSIER si instaura proprio come una piccola città che poteva ospitare 1800 persone divise su 12 piani in cui erano presenti 23 tipologie differenti di appartamenti. Nell’ottica dell’architetto con questo progetto avrebbe gettato la base per un nuovo contesto urbanistico che avrebbe aiutato le città ad avere maggiori spazi verdi grazie all’unione di appartamenti in un unico grande edificio. Per quanto riguarda gli elementi costruttivi, invece, si può notare un’applicazione dei 5 punti fondamentali dell’architettura in modo evoluto e associato all’utilizzo di nuove tecnologie come il cemento armato. L’interno è organizzato con un corridoio centrale che porta ai vari appartamenti in duplex posti quasi in una rastrelliera studiata per accogliere cellule abitative quasi prefabbricate. Rimane molto forte la ricerca di metodi costruttivi per migliorare la vita degli abitanti per cui inserisce, per esempio, un filtro esterno che grazie al clima mediterraneo aiuta a mitigare le temperature interne. Anche in questo edifico rimane l’idea di collettività permessa dagli spazi comuni, posti sul tetto giardino, e la via commerciale, posta a metà del complesso, in cui gli abitanti potevano usufruire di servizi come parrucchiere, panettiere e altri servizi base. L’unité d’habitation e la celebrazione del mito mediterraneo di Le Corbusier e rappresenta il culmine di una lunghissima ricerca da parte dell’architetto partita da un’attenta analisi dei nuclei familiari - Il Robin Hood Gardens di Londra, costruito nel 1970 su progetto di ALISON e PETER SMITHSON è un alto esempio di tentativo di creare una tipologia di abitare moderna che mantenesse, però, i contatti con la città tradizionale. Nascono così due edifici separati con al centro un’area verde che rimandava a degli impianti tipici della città inglese. In questo progetto, però, importante è anche l’utilizzo di moduli prefabbricati in cemento armato e il fatto che il corridoio viene posto sui lati andando a formare una specie di ballatoio che aveva lo scopo di riprendere le strade in modo da donare agli abitanti un luogo dove incontrarsi come era solito fare nelle vie cittadine - La nagakin capsule tower in Giappone, edificio costruito intorno ad un nucleo centrale a cui sono attaccate delle capsule prefabbricate studiate per sfruttare al massimo lo spazio in quanto l’impalcatura centrale funge da struttura fissa a cui, in teoria, si posson staccare ed attaccare le capsule secondo le necessità - L’habitat 67, progetto nato dalla tesi di laurea dell’architetto MASHA SAFIDE e costruito in occasione dell’expo del 1967 organizzata a Montreal. Il complesso è basato su un incastro di elementi prefabbricati in cemento armato che uniti tra loro danno vita ad un edificio vario composto da modelli molto simili In questi edifici veniva studiato tutto, dai colori che potevano influenzare la psicologia degli abitanti alle altezze nelle varie aree - È di questo periodo il ramplan di ADOLF LOOS in cui aveva analizzato come non fosse necessario avere le altezze sempre uguali ma si potesse sfruttare al meglio lo spazio tenendo la zona giorno a tutta altezza ma sfruttando la zona notte scegliendo un’altezza ridotta In Italia la sperimentazione sui modelli residenziali si sviluppa principalmente nel secondo dopoguerra aiutata anche da alcune leggi come il piano “ina casa! Che prevedeva la costruzione di grandi quartieri abitativi differenti a seconda del luogo geografico in cui erano posti. Tra questi quartieri possiamo nominare - Il quartiere tiburtino di Roma progettato seguendo i modelli europei già esistenti differenziandosi, però, per la scelta di costruire le residenze sfruttando tecniche costruttive semplici con tecnologie e materiali non estremamente moderne, cosa completamente in contrasto con la tendenza europea di creare strutture a metà tra architettura, ingegneria e urbanistica - Il complesso residenziale del Corviale, nella periferia di Roma progettato da Mario Fiorentino che scelse di condensare le unità abitative in una lunghissima stecca che rende un vero e proprio quartiere inserendo al suo interno i servizi base per la vita quotidiana - Le Vele di Scampia costruite tra il 1962 e il 1972, seguendo un progetto che prevedeva 7 palazzi orientati secondo l’asse eliotermica e caratterizzati da grandi complessità tipologiche dovute all’idea di creare due corpi paralleli con al centro un corpo cavo in cui si sviluppano i ballatoi e le scale che dai corridoi centrali portano ai vari appartamenti. Questo progetto è però esempio anche del fallimento e della degradazione a cui possono arrivare questi complessi soprattutto se vengono a mancare i servizi e i collegamenti con la città come è accaduto a Scampia. → In questo progetto fa molto anche il contesto economico in quanto, un progetto simile come quello di Marina baie des anges in Costa Azzurra ha avuto un epilogo totalmente differente soprattutto grazie al contesto di ricchezza in cui è nato Nel tempo alcuni architetti si resero conto anche che per questi progetti molto importante è la partecipazione degli abitanti stessi nel processo progettuale. Esempio di ciò piò essere GIANCARLO DE CARLO che cercò il coinvolgimento dei futuri condomini in modo da inserire nella progettazione diverse possibilità che potessero portare a soluzioni innovative e stimolanti Negli ultimi 25 anni si è verificato un ritorno alla ricerca di strategie di costruzione di edifici residenziali cercando di adattarli ad una società differente. Alcuni esempi sono - Il silodam dello studio WOZOCO, progetto nato intorno alla creazione di appartamenti differenti per tutte le tipologie di famiglie per poi unire tutti i modelli in un grande edificio in cui ogni nucleo rimane comunque diviso grazie all’utilizzo di vari colori → Interessante dello stesso studio è anche l’edificio per anziani - L’edificio di Bordeaux dello STUDIO LOCATION E VASSAL nato a seguito di una ricerca di una soluzione per tutti quei complessi residenziali di inizio secolo che dovevano essere trasformati in modo da sfruttare le preesistenze ma offrire spazi nuovi ed aggiornati agli abitanti. Questo viene fatto anche con dei semplici gesti come l’inserimento di uno spazio anteriore alla facciata originale in modo da creare degli spazi per la socializzazione ma anche per aiutare con il risparmio energetico Lezione 3 – tecnica ed estetica Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 iniziò a crescere l’apprezzamento per l’ingegneria vista anche come elemento che poteva risollevare l’architettura che stava attraversando un momento di crisi Uno dei simboli di questo apprezzamento diventa PIER LUIGI NERVI, ingegnere che si forma in cantiere anche come architetto oltre che come imprenditore edile, cosa che lo porterà ad essere in prima fila sia nella progettazione che nella realizzazione delle sue opere in cui insegnerà ai suoi operai alcune tecniche costruttive da lui create e brevettate Nervi vedeva l’architettura come un qualcosa che dovesse essere stabile, economica e durevole, qualcosa che si può creare solo se si riesce a fondere un’anima poetica con delle conoscenze tecniche Tra i materiali che contraddistinguono i suoi lavori c’è sicuramente in cemento armato che inizia ad utilizzare fin dai suoi primi progetti, inizialmente coprendolo come nel Cinema-teatro Augusteo di Napoli dove sceglie di decorare la facciata con paraste e stucchi per richiamare al passato e coprire il cemento, o nello Stadio Berta di Firenze, dove per la prima volta sceglie di utilizzare il cemento armato libero nella realizzazione delle tribune e della copertura appoggiata su 15 mensole portanti a sezione curva Trovandosi a lavorare in un periodo di ristrettezza di materiali come l’acciaio e il ferro riesce a mettere in gioco le sue conoscenze ingegneristiche che stimolano una serie di ricerche e sperimenti sui materiali e sulle costruzioni che realizza durante la costruzione di un’opera enorme come una serie di aviorimesse a Orvieto per cui deve cercare un metodo che gli permette di coprire luci giganti utilizzando il minor numero di pilastri in modo da far circolare con facilità gli aerei - Per la prima aviorimessa studia una struttura con solamente 3 pilastri su un lato contrastati da una rete fitta di pilastri sui lati mancanti mentre per la copertura idea un sistema costruttivo basato sulla colatura del cemento in opera su un telaio di ferro, metodo con cui si crea un unico pezzo monolitico - Nella seconda serie di aviorimesse riesce a liberarsi della rete fitta di pilastri tenendone solamente 3 su ogni lato riducendo così i costi e la quantità di materiali necessaria. Per la copertura, invece, sfrutta la prefabbricazione creando una serie di pezzi realizzati a terra da incastrare uno con l’altro La sua ricerca sulle tecniche e sui materiali è però vastissima e per un periodo si concentra sullo sviluppo del ferrocemento, un materiale realizzato spalmando con la cazzuola uno strato di cemento su una maglia in acciaio - Il primo progetto in cui sperimenta questa tecnica è un magazzino alla Magliana, a Roma, dove si rende conto di uno dei limiti del materiale ossia la sua fragilità che cerca di risolvere ricorrendo al principio della resistenza secondo cui piegare i pannelli aiuta a creare strutture più solide - Mette molto alla prova questo materiale nella realizzazione del palazzo delle esposizioni di Torino dove, in soli 10 mesi, deve costruire una copertura per una luce di 95 metri totali. Per la costruzione sceglie, quindi, di utilizzare il ferrocemento creando una serie di 13 pezzi prefabbricati che uniti andavano a creare dei grandi archi Tra le tecniche da lui inventate e brevettate importante è sicuramente il metodo Nervi, un modello sperimentato per la prima volta nella costruzione del palazzetto dello sport di Roma costruito in occasione delle olimpiadi del 1960. La struttura portante è composta da una serie di cavalletti inclinati gettati in opera posti a sorreggere una cupola di 60m di diametro realizzata unendo una serie di pezzi costruiti a terra tramite la ripetizione costante di tavelloni romboidali, triangolari e allungati. Per costruire i tavelloni - Una scuola di Amsterdam degli architetti BERNARD BIJVOET e JAN DUIKER che realizzarono un edificio con ossatura in cemento armato e una copertura di vetro → Essendo il vetro simbolo di sanità e benessere iniziò ad avere grande uso anche nelle costruzioni scolastiche e nei sanatori - L’edificio del Bauhaus di Dessau pensato come una grande fabbrica e costruita con piante molto libere e un uso intensivo del vetro con i curtain wall che andavano anche ad aumentare la luce negli spazi di lavoro permettendo massima efficienza e benessere Legato al concetto di benessere e sanità del vetro si provarono ad effettuare anche alcuni studi cercando la veridicità della teoria. Ciò successe a Stoccarda dove vennero costruiti dei palazzi seguendo tutte le regole principali dell’architettura di Le Corbusier e utilizzando il vetro in larga scala. In uno di questi appartamenti, poi, andò a vivere un’assistente del medico della città in modo da poter svolgere dei test su queste architetture per poter accertare la salubrità degli edifici. La trasparenza del vetro è stata anche associata a significati politici o letterari come - Nella Casa del Fascio di GIUSEPPE TERRAGNI, un parallelepipedo che viene scavato in modo geometrico per far spazio a delle aperture coperte dal vetro che vanno a simboleggiare una completa permeabilità tra l’interno (il partito) e l’esterno (la popolazione che ci viveva intorno). Il vetro, inoltre, riflettendo il paesaggio circostante del centro storico aumenta ancora di più questo desiderio di unione e relazione tra l’esterno e le preesistenze con l’interno e la potenza di questo edificio. → Concetto accentuato molto e interpretato DAN GRAHAM, artista contemporaneo che installò davanti all’edificio una piccola “casa” con pareti in vetro distorcenti e riflettenti in modo da sottolineare la potenza di questo materiale di collegare interno ed esterno ma anche della sua capacità di distorcere e modificare le visioni di esso - Nel progetto mai realizzato di PIETRO LINGERI e GIUSEPPE TERRAGNI che volevano realizzare un monumento dedicato a Dante nei Fori imperiali di Roma in cui la parte del paradiso sarebbe stata composta da colonne e una copertura in vetro - Nel processo di Norimberga in cui i processati venivano inseriti per sicurezza in alcune cabine di vetro che accentuavano maggiormente la divisione tra il mondo circostante e loro trasformando questo materiale in qualcosa di divisivo Uno degli architetti più celebri del ‘900 che sperimentò molto con il vetro fu MIES VAN DER ROHE che lo scelse per la realizzazione di progetti come - La Fansworth house, edificio in mezzo all’America rurale, posto prescelto dalla cliente per avere un rifugio per il weekend lontano dalla città. L’architetto realizza una struttura quasi completamente in vetro riducendo la struttura e i rivestimenti al minimo. L’edificio in pianta si compone di un corpo centrale, 8 pilastri e un rivestimento in vetro posti su un basamento collegato ad un podio più basso che porta dal bosco verso l’interno della casa ma funziona anche come elemento per salvare l’abitazione dalle esondazioni del vicino fiume. Anche qua, come in molti alti progetti dell’architetto, abbiamo tramite il podio e la piattaforma un movimento ascensionale verso la vera e propria abitazione - Il padiglione espositivo tedesco per l’expo di Barcellona che puntava a rappresentare un modello di abitazione e di architettura lontana dalla visione d’insieme legata ad un punto di vista centrale. Infatti, il progetto punta a promuovere un movimento ed una visione quasi cinematografica dell’architettura grazie ai vari elementi compositivi come la breve scalinata d’accesso che porta ad un basamento in travertino creando un andamento ascensionale. Con gli spazi, inoltre, Van Der Rohe cercò anche di creare un’opposizione di movimento creata dal corridoio esterno che porta ad una vasca d’acqua bloccando il movimento e permettendo di raggiungere solamente gli spazi di servizio o gli spazi centrali. Come elemento costruttivi possiamo individuare solamente alcuni setti che celano una griglia di pilastri cruciformi cromati, elementi che portano ad avere un unico spazio fluido e definito solamente da fondali che lasciano comunque una spazialità che sfoga verso l’esterno. Qui il vetro è solo uno degli elementi che declina gli spazi aiutando ad avere una visione verso le vasche d’acqua esterne - Il grattacielo nella Fiedrichstrasse, un edificio per uffici progettato per un concorso del 1921 in cui presenta un edifico totalmente in vetro con una pianta ad alveare ripetuta per 20 piani e chiusa da pareti in triplice strato di cristallo sorrette da una struttura in acciaio. Era quasi un tentativo di spogliare una struttura lasciando solamente il telaio essenziale per avvolgerlo, successivamente, con dei curtain wall - Il Seagram Building di New York, un grattacielo in cui riprendendo la ricerca fatta per il padiglione espositivo crea una metodologia per la composizione della struttura architettonica su cui basa tutti gli elementi costruttivi e da cui prende spunto per stimolare una costruzione vicina alle tecnologie americane della prefabbricazione. Sceglie di arretrare il palazzo rispetto alla linea della strada creando una piazza antistante mentre dona alla facciata un aspetto industriale nascondendo nel cemento le travi in acciaio ma creando comunque dei curtain wall intervallati da alcune travi a doppio T in modo da richiamare la struttura che era stata nascosta per seguire le regole di prevenzione incendi - La nuova galleria nazionale di Berlino creata ponendo sopra un podio una grande scatola vetrata con solamente dei piccoli pilastri posti all’esterno in modo da reggere la copertura dell’edificio. L’interno è caratterizzato da una parte superiore vuota ed una parte inferiore, a cui si accede con due blocchi di scale, dove è presente la vera e propria galleria che rimane, però, aperta verso l’esterno grazie ad un’apertura realizzata anche per far entrare la luce. in tutta l’architettura possiamo trovare rimandi classici come la reinterpretazione di una colonna classica senza base, con capitello minimo e diametro che si restringe verso l’alto o nella scansione orizzontale data da elementi industriali che ricorda, però, la scansione di metope e triglifi Riguardo al tema della casa di vetro possiamo nominare anche altri esempi come - La glass house di PHILIP JOHNSON costruita negli stessi anni in cui lavorava Van Der Rohe e fa parte di un progetto costituito da alcuni padiglioni dispersi in un grande parco tra cui spicca questa architettura che richiama molto l’esempio della Fansworth house. Questa struttura è caratterizzata da 8 pilastri interni, un ingresso centrale e le parti private raccolte in un cilindro che compone un forte volume individuabile anche dall’esterno dell’edificio. Il rapporto con l’esterno, invece, viene interrotto da un corrimano posto lungo il perimetro all’altezza di circa 1m → Interessante è il forte contrasto che si va a creare con un secondo edificio costruito davanti a questo padiglione in vetro in quanto sceglie per questo il mattone andando a comporre uno spazio completamente opposto - La casa de vidro di LINA BO BARDI, una scatola sospesa su esili pilotis che la lanciano sul paesaggio circostante. In generale, nell’edificio possiamo individuare una forte contrapposizione tra due zone, una più chiusa e solida dove si concentrano le zone di servizio e una più libera ed aperta dove regna l’utilizzo del vetro. Nel progetto abbiamo anche una contrapposizione tra tradizionale e moderno per l’utilizzo di materiali ma anche per l’inserimento di opere rinascimentali sulle pareti della parte vetrata che rimangono in costante dialogo con gli altri numerosi inserti artistici presenti nella casa come i mosaici del pavimento o quelli realizzati da De Chirico sulle scale a chiocciola, un collegamento verticale che crea un ingresso secondario all’abitazione - La Casa Kandinsky progettata da Grophius, abitazione in cui si scelse di realizzare molte pareti in vetro, cosa controproducente in quanto andò ad eliminare la privacy degli spazi interni rendendo poco confortevole la vita al suo interno - La Crystal House di GEORGE FREDERICK KECK, progettata guardando alla standardizzazione e alla produzione industriale. La struttura è articolata su 3 livelli ed è composta da un reticolo esterno di metallo prefabbricato su cui sono state poste 4 lastre di vetro, anch’esse di dimensioni standard, per creare le pareti. Nell’idea dell’architetto questo progetto poteva diventare il prototipo di un’abitazione riproponibile anche 10.000 volte con un prezzo molto moderato - La casa privata di Charles Eames, composta seguendo una sensibilità irregolare ed unendo parti standard che creavano una struttura quasi “ready made” giocata sulle travature reticolari e sui riflessi e le trasparenze del vetro Dopo la guerra mondiale il vetro raggiunse anche l’America grazie alla riconversione delle industrie belliche entrando a far parte dei materiali dell’architettura insieme ai modelli prefabbricati (vedi esempi di Mies Van Der Rohe in America) Il tema dell’applicazione del vetro nel tempo è riuscito a coinvolgere anche parti del mondo come l’estremo oriente dove, anche grazie all’arrivo di Bruno Taut e della sua esperienza in Giappone, molti architetti hanno provato a inserire nei loro progetti questo materiale come, per esempio - La water/glass house di KENGO KUMA, edificio che ospita alcune residenze ed un club privato ma si caratterizza per la presenza di un padiglione interamente vetrato che si appoggia su un filo d’acqua smaterializzandosi e creando quasi una continuità con l’antistante oceano. La struttura si inserisce nel terzo piano ed è composta da una passerella e da una sala a pianta ellissoidale. Per precisione, l’architetto scelse di utilizzare una versione più ricercata del vetro, ossia il cristallo in forma di lastre - La Crystal brick house, progettata dall’ATELIER TEKUTO a Tokyo, un’interpretazione dell’involucro vetrato tramite mattoncini di vetrocemento che fanno penetrare la luce all’interno permettendo di farla riflettere sul pavimento lucido in modo da moltiplicare la texture creata dalla facciata e rimandare alla sensazione data dai cristalli, grande passione del committente - La Maison Hermes, realizzata dal RENZO PIANO BUILDING WORKSHOP, palazzo realizzato con facciate composte con mattonelle di vetrocemento più grandi delle tradizionali che donano all’interno quasi la sensazione di essere in un acquario Al giorno d’oggi il tema del vetro continua ad essere molto presente, soprattutto in progetti come quelli dello studio SANAA di cui spiccano i progetti del - XXI Century Museum of Art in Giappone, un Progetto basato sul vetro e sulle sue varie funzioni cercando di sfruttarle al meglio creando un paesaggio architettonico di vetro che sovrapponendosi crea una visione all’interno quasi annebbiata che viene accentuata dai soffitti e pavimenti quasi riflettenti. L’architettura è ridotta al minimo, abbiamo solo degli esili pilotis e le vetrate sono quasi prive di cornice. - Glass pavillion di Toledo in cui il tema del vetro viene portato all’estremo giocando con una serie di bolle sovrapposte che creano un’architettura nebbiosa, un paradosso per un materiale che dovrebbe garantire trasparenza Lezione 5 – Milano Milano è una città in continuo cambiamento, negli ultimi 20 anni ha sicuramente visto la nascita di nuovi punti di riferimento come la Fondazione Prada, l’edificio Bocconi, la Fondazione Feltrinelli e City Life, tutti progetti che sono andati ad aggiungersi ad una forte stratificazione di stili ed approcci architettonici. Da un punto di vista storico, per comprendere al meglio la città, bisogna partire dal 1861, anno dell’unità d’Italia in cui si inizia a respirare una voglia di essere sempre più europei anche nell’urbanistica della città. completamente moderna. L’edificio è l’evoluzione di un rettangolo che ospita al centro le scale e un corridoio per poi affusolarsi verso le estremità. Dal punto di vista strutturale, invece, vengono scelti come elementi portanti dei setti trasversali rispetto all’edificio che vanno a rastremarsi verso l’alto e delle fondamenta pesantissime in modo da riuscire a lasciare lo spazio interno il più libero possibile. L’edificio, infine, è chiuso da un tetto che sembra quasi fluttuare grazie al sistema di tenuta a sbalzo verso l’interno. È un’architettura ricca di elementi ingegneristici e prefabbricati che ritroviamo anche in facciata o sulle coperture dell’ultimo piano e del vicino auditorium che presentano delle nervature in vista - L’edificio in Corso Europa di VICO MAGISTRETTI, uno degli esempi più grandi di industrializzazione adattata all’architettura in quanto questo edificio è caratterizzato da una grande facciata prefabbricata in alluminio chiusa da curtain wall scelti quasi per funzioni tipologiche e rappresentative. L’architetto deve però creare una facciata composta da un modulo geometrico già presente sul mercato pensando, però, ad una divisione che permetta di poter appoggiare dei mobili anche sulle pareti di facciata. Progetta, quindi, un modulo tripartito in verticale composto da una fascia trasparente centrale a tutt’altezza e due fasce cieche ai lati che vengono però aperte nella parte superiore con un serramento a ghigliottina e un’anta a ventola. Nell’impaginato totale della facciata questo schema a T asimmetrica viene allineato tenendo su un’unica linea le fasce trasparenti che, insieme ai pilastri in cemento della struttura portante, creano un forte dinamismo. L’edificio è chiuso da una pensilina di cristallo al piano terra e un cornicione ad ala inclinata alla sommità Nei progetti che nascono a Milano inizia ad essere posta una grande attenzione anche alle preesistenze e alla tradizione edilizia del luogo come avviene con - La torre Velasca del GRUPPO BBPR costruita per ospitare uffici nella parte bassa e appartamenti in quella alta e caratterizzata da una forma a fungo dovuta alla dimensione maggiore degli ultimi piani che vengono sorretti da elementi strutturali che richiamano gli archi rampanti del vicino Duomo. Altri elementi creati per dialogare con l’ambiente circostante sono le finestre poste in modo irregolare per richiamare la successione di pieni e vuoti del reticolato della città. È un progetto in cui spicca molto forte l’idea di Ernesto Nathan Rogers, uno dei quattro architetti del gruppo che era convinto della necessità di richiamare sempre le preesistenze e il contesto nelle nuove progettazioni che dovevano cercare il dialogo con esse - La ristrutturazione dell’ospedale maggiore, edificio progettato per volere del duca Francesco Sforza dal Filarete per raggruppare tutti i piccoli ospedali della città, che una volta dismesso venne scelto per diventare la nuova sede dell’università Statale. L’edificio era composto da un grande cortile affiancato da due grandi crociere che definivano 4 cortili. È un edificio che presenta una scansione di elementi di periodi differenti che vanno dal ‘400 al secondo dopoguerra, periodo in cui la struttura venne devastata e successivamente restaurata. Il progetto di ricostruzione, inizialmente, prevedeva parti nuove che richiamavano preesistenze del ‘600 e dell’800, cosa che creò una sovrapposizione di stili disordinata e a tratti caotica. Una delle personalità che lavora alla ristrutturazione è LILIANA GRASSI che con il suo contributo arriva a recuperare una grande ala della parte ottocentesca in modo nuovo e contemporaneo. Lei lavorò mantenendo l’impianto originario aggiungendo elementi nuovi come grandi vetrate quasi di design e scalinate a doppia trave a ginocchio tipici degli anni ’50. Il cortile centrale, invece, venne ricostruito per anastilosi dopo un lavoro di catalogazione in modo da donare a questo spazio la sua forma originale. È un edificio in cui la storia e la modernità iniziano a dialogare e vivere insieme - La Chase Manhattan Bank dei BBPR che si ritrovarono a costruire vicino all’abside di San Fedele, un’opera del ‘500. Realizzano così un edificio moderno con una struttura in acciaio e un curtain wall prefabbricato, elementi studiati però con una scansione, una gerarchia, un alternarsi di pieni e vuoti e la forma curva che tenta di dialogare con la forte preesistenza vicina - L’edificio in via San Gregorio di VICO MAGISTRETTI che si ritrova a dover costruire accanto ad uno degli ultimi pezzi del Lazzaretto, un’architettura della fine del ‘400 caratterizzata da materiali come mattoni e cotto. Ai primi due piani dell’edificio è posto un cinematografo che occupa tutto lo spazio del lotto mentre nei restanti quattro piani sono presenti 10 appartamenti organizzati a 3 nei primi piani e a 2 negli ultimi piani. La facciata sulla strada è scandita principalmente dai primi quattro livelli, dal momento che gli ultimi due sono leggermente arretrati, ed è divisa in 5 campate di ampiezza variabile che rompono la simmetria dell’edificio. Al piano terra è presente un portico con colonne bocciardate che creano anche uno stacco rispetto al resto dell’edificio. La facciata è studiata quasi graficamente tramite una ricerca di ritmo orizzontale con le finestre che, successivamente, vanno a scandire anche il ritmo verticale per via dell’alternarsi di aperture a tutta altezza larghe 90cm con aperture minori simili a feritoie. Tutte le aperture, infine, sono messe a sistema dai davanzali chiari che vanno a contrastare con il rivestimento rosso scuro dell’edificio pensato per richiamare il colore del vicino Lazzaretto. - L’edificio in Corso Italia di LUIGI MORETTI è invece un esempio di architettura che stupisce ma che richiama con difficoltà le preesistenze. È un complesso polifunzionale composto da due edifici residenziali, una sorta di edificio a nave incagliata perpendicolarmente e un ultimo edificio pensato per uffici e spazi commerciali. È molto vicino agli edifici circostanti caratterizzati da elementi rinascimentali ma Moretti sceglie di utilizzare forme astratte poste a 90° rispetto all’asse stradale che vengono intagliate da un lato solamente da piccole feritoie e finestre alte e dall’alto aperte da grandi vetrate Gli anni ’50 sono un periodo in cui l’architettura collabora strettamente anche con altre arti come il design o le arti figurative arrivando ad avere esempi in cui gli elementi decorativi vengono prodotti da artisti come LUCIO FONTANA che con la sua arte va a donare carattere ad un’architettura spesso impaginata ed astratta Molto importante per la crescita di Milano, infine, fu anche la sperimentazione verso il tema del condominio che si sviluppò tramite numerose ricerche che puntavano a creare una tipologia abitativa dedicata alla media borghesia cittadina. Tra queste sperimentazioni spiccano - La casa Rustici di GIUSEPPE TERRAGNI e PIETRO LINGERI che realizzano su Corso Sempione un condominio che va a rompere la continuità della cortina stradale creando due corpi perpendicolari alla strada in modo da creare una corte centrale più tranquilla e dotare gli appartamenti di una maggiore esposizione solare. Quasi per mascherare questa loro decisione, però, aggiungono delle strutture simili a passerelle aeree che collegano i due blocchi ad ogni piano - Tutti i progetti di ASNAGO E VENDER che puntavano a concentrare i loro sforzi nell’impaginazione quasi grafica delle facciate che venivano costruite seguendo delle linee ben precise sfruttando anche gli infissi a filo in modo da creare quasi facciate bidimensionali animate da lievi asimmetrie ed altri elementi studiati nei minimi dettagli Lezione 7 – un altro mondo Nella seconda metà del ‘900 sono molti i paesi che cercano un’emancipazione dai loro paesi coloniali tramite l’architettura che può aiutare a donare una nuova immagine a paesi come l’India che si erano trovati per molto tempo a subire un duro colonialismo da parte dei paesi europei. Si diffonde l’idea di costruire città da zero, tema che inizia ad interessare urbanisti di tutto il mondo che riceveranno anche loro commissioni creando delle situazioni quasi contraddittorie - Uno degli architetti ed urbanisti che riceverà la commissione di una nuova città è LE CORBUSIER che si ritrova a progettare la nuova capitale del Punjab che cerca di ideare seguendo schemi razionali e la sua personale dottrina urbanistica unendo i modelli della città giardino e della città divisa per funzioni tramite uno zoning preciso che poneva i quartieri commerciali al centro e successivamente i quartieri di uffici, politici e abitativi Chandigarh si compone con diverse tipologie di edifici di cui molti progettati direttamente da Le Corbusier che tentò di adattare alle necessità del luogo esempi e tecniche costruttive che aveva già sperimentato in Europa. Alcuni esempi di suoi edifici costruiti per la città possono essere - L’alta corte, una superstruttura in cemento armato composta da una copertura posta a protezione dei diversi blocchi in cui sono poste le attività dell’edificio. L’ingresso ad esso è evidenziato con 3 grandi setti trasversali colorati che aprono un passaggio verso l’interno. Per la sua realizzazione sono state unite tecniche europee, come il cemento armato gettato in opera, con tecniche locali, come la costruzione in pietra, elemento tipico di un’architettura europea che prova a stabilizzarsi in un contesto differente rielaborando le sue lezioni per declinarle ai bisogni locali - Il palazzo del governatore, un progetto mai realizzato che però prevedeva un volume scavato composto da setti e profondità che aiutavano a creare delle zone d’ombra per ripararsi dal caldo e aumentavano la circolazione dell’aria all’interno dell’edificio. A culminare l’edificio doveva essere presente un parasole a mezzaluna per incorporare un’immagine tradizionale di autorità (verrà poi utilizzato nella copertura della sala dell’assemblea e modificato come copertura del portico nell’edificio del parlamento) - Il parlamento, edificio a pianta quasi quadrata in cui non è presente una vera divisione tra interno ed esterno, l’unica divisione è creata da un sistema di facciata spesso ed articolato che permette di creare un filtro climatico tra interno ed esterno. Questo filtro è creato dall’avancorpo completamente staccato dall’edificio principale che serve da riparo ma anche come punto d’incontro per chi avrebbe vissuto l’edificio ed è sorretto da setti trasversali traforati per creare una circolazione dell’aria per permettere un raffrescamento all’edificio. L’edificio principale, invece, si sviluppa intorno alla centrale sala dell’assemblea custodita in una simbolica torre circolare, ed è caratterizzato dalla presenza di un telaio di pilastrini altissimi che creano quasi una sala ipostila. La circolazione verticale è permessa grazie ad un sistema di rampe in modo da limitare al massimo la meccanica degli ascensori. È un progetto in cui anche il minimo dettaglio è stato progettato, Le Corbusier pensa anche all’orientamento della luce del sole anche per donare all’architettura valori simbolici e monumentali - Il segretariato, progetto caratterizzato da una trama che allude all’ordine della prefabbricazione che se osservato da vicino mostra quasi un grosso ricamo che dialoga con un sistema culturale ed estetico tradizionale indiano. Osservando la facciata sicuramente spicca l’avancorpo che custodisce le rampe che permettevano di raggiungere tutti i piani anche con eventuali carretti e animali In India Le Corbusier sviluppa anche il tema a lui caro dell’abitazione modificandolo e rendendolo conforme all’ambiente come fa con il progetto della Villa Shodan ad Ahmedabad, città abbastanza ricca in cui sono molte le famiglie che iniziano a desiderare delle grandi case. È un edificio che si compone con la scarnificazione di un solido che viene bucato e tagliato in modo da trasformarlo e creare spazi per far muovere l’aria raffrescando gli spazi. Tutto è studiato quasi in 3d e sempre in relazione con il clima e con la natura circostante che rimane libera di entrare ed uscire dall’edificio - È un progetto molto simile all’edificio dell’associazione Millowners, altra scala di progetto in cui ritroviamo, però, concetti comuni come il tema del cemento armato o la facciata creata pensando alla circolazione dell’aria esterno si trova a stretto contatto con un triangolo che a sua volta dialoga con il lucernario circolare e il solaio decorato con delle aperture triangolari che creano una trama geometrica precisa Nei suoi progetti tutto parte dalla creazione di uno spazio e alla relazione di esso con l’architettura, le sue dimensioni e ciò che accadrà all’interno di esso in quanto tutti dovranno sentirsi a loro agio per cui c’è la necessità di creare un rapporto tra lo spazio e il confort che può donare. Inoltre, ogni spazio deve essere caratterizzato da un rapporto tra forma e funzione che nasce principalmente da uno studio della pianta come elemento generativo, razionale e bidimensionale da cui sarà poi possibile avere uno sviluppo tridimensionale. Di questo processo progettuale abbiamo alcuni esempi come - La bathouse, un edificio costruito per ospitare gli spogliatoi di un centro balneare e progettato partendo da un ordine di forme ben definite come un cerchio centrale circondato da forme quadrate che ospitano gli spogliatoi e creano una precisione netta nella pianta - La Clever house, una residenza in cui troviamo una serie di spazi divisi in spazi serventi e spazi serviti posti intorno ad un elemento centrale - La Francis and Marty Adler house, altro esempio di abitazione composta da elementi molto geometrici posti seguendo una logica compositiva molto netta e chiara. Va però sottolineata una differenza rispetto agli altri esempi in quanto questo è l’unico progetto in cui non abbiamo una simmetria ma la pianta si compone in modo asimmetrico La sua carriera, poi, inizia ad essere costellata di progetti per grandi complessi ed edifici in cui però rimane fedele ai suoi principi compositivi e ideali di base. tra questi progetti possiamo citare - I laboratori di ricerca medica per l’università della Pennsylvania, progetto in cui riprende alcuni concetti e visioni dell’architettura europea riportandole nella sua visione contemporanea degli anni ’50. Realizza così un complesso di torri, vagamente simili a quelle medioevali italiane e di San Giminiano e a quelle che caratterizzavano i vicini edifici del campus in stile neo-tudor, iscrivendole in un rettangolo di cui studia geometricamente le proporzioni. Ogni torre presenta una pianta quadrata in cui si concentrano gli spazi serviti staccati dagli spazi serventi che vengono posti in vicini spazi rettangolari creando una pianta interessante idealmente ma scomoda per i ricercatori che vivranno i laboratori. Per via di una mancanza di flessibilità degli spazi - Il centro di ricerca per la Jonas Salk in California, progetto che si instaura in un luogo ricco di bellezza naturale con cui riesce a sviluppare un forte rapporto. È un progetto in cui Khan cerca di inserire il più possibile il concetto di monumentalità e lo fa sfruttando le forme ordinate degli edifici, la divisione di essi in due blocchi paralleli e lo spazio centrale a metà tra una grande strada e una piazza. Nella pianta del complesso troviamo un ingresso che porta agli spazi dei laboratori ma anche allo spazio centrale su cui affacciano anche i singoli edifici grazie a dei muri inclinati con la funzione di proteggere dal sole ma anche di aprire la vista verso l’oceano. Come nella maggior parte dei progetti dell’architetto è presente una separazione tra spazi serventi e spazi serviti, non solo in pianta ma anche in sezione dove troviamo una successione di spazi e piani tecnici che ospitano tutti gli impianti dell’edificio, e un ulteriore divisione tra gli spazi di laboratorio comuni e gli studi privati dei ricercatori che affacciano verso l’esterno. In questo progetto la geometria è stata curata anche nei minimi dettagli come nella disposizione delle casseforme per il cemento gettato in opera - Il Kimbell art museum, edificio composto da un modulo di un rettangolo allungato che viene ripetuto in pianta secondo una logica compositiva molto chiara. La copertura, invece, si compone di un sistema di volte spezzate al centro in modo da poter donare luce alle stanze interne del museo che diventa indiretta grazie a un sistema di acciaio riflettente. Questo è un progetto in cui l’architetto gioca molto con la luce e il suo riflesso come avviene all’esterno tramite delle vasche d’acqua → È uno dei progetti in cui l’architetto si servì maggiormente dell’aiuto del suo ingegnere August Komentant che riuscì a creare sistemi costruttivi all’avanguardia in modo da permettere la realizzazione dei progetti di Khan. In questo museo, per esempio, dovette risolvere il problema della rottura della volta proprio nel concio di chiave per cui riuscì a realizzare la copertura tramite la trasformazione delle volte in volte cicloide divise su due travi ciascuna su cui appoggiano il peso - La Exeter library, una composizione architettonica di forme geometriche in cui tutti i piani si affacciano all’interno su un grande atrio decorato con aperture circolari. In pianta, invece, notiamo una forma a quadrato con angoli smussati che ospita gli spazi serviti mentre agi angoli sono raccolti gli spazi serventi. Qua il riferimento all’antichità lo crea tramite l’utilizzo del mattone che ricorda la Roma antica, materiale che abbina a degli inserti di legno - L’assemblea nazionale di Dacca, in Bangladesh, edificio caratterizzato complessivamente da una forte monumentalità che si configura, comunque, come adatta per un luogo che doveva rappresentare la massima istituzione di un paese. La pianta dell’edificio presenta, invece, un’aggregazione di volumi semplici e razionali che uniti compongono una composizione radiale. Il rapporto tra forme e volumi, qui, è molto accentuato anche dalla luce che arriva dall’alto e dall’utilizzo di un materiale come il calcestruzzo - L’indian institute of management, un progetto di una quasi città dedicata interamente all’università. È un esempio di micro-urbanistica in cui riesce comunque a sfruttare le sue idee come l’utilizzo delle forme geometriche che applica per creare edifici poco tecnologici o estetici pensati però per durare e per proteggere chi li abita dal clima rigido tipico del luogo di costruzione - Il palazzo dei congressi nei giardini dell’Accademia di Venezia, edificio pensato come un ponte sospeso coperto da 5 cupole che richiamano la vicina San Marco, permettono di concentrare le fondamenta in pochissimi punti e creano degli spazi liberi che l’architetto sceglie di utilizzare ponendo al centro una grossa “amaca” Nella carriera di Khan possiamo trovare anche esempi di progetti su scala maggiore come il progetto urbanistico per un piano per il centro di Philadelphia dove si ispira alle città murate del passato per creare un centro della città senza auto che venivano condensate in enormi cilindri che diventavano così gli spazi serventi di un grande spazio servito come il centro della città Lezione 9 – l’architettura dell’Africa Sub-Sahariana In Africa in ‘900 viene caratterizzato principalmente dal colonialismo che porta la creazione di 8 grandi zone di divisione del continente, creazione di tecnologie europee come le linee ferroviarie e nascita di alcune città come avamposti dei coloni che costruiscono o ampliano gli insediamenti tenendo delle forti divisioni anche fisiche tra le popolazioni locali e le zone dedicate ai colonizzatori L’architettura si configura come uno degli elementi che risente fortemente di un’influenza europea e di architetti che arrivano nel continente e cercano di creare sperimentazioni ai tropici però troppo simili alle esperienze che stavano vivendo in Europa - Questa tendenza nell’architettura si distruggerà solo quando i popoli africani riusciranno ad acquisire una maggior autonomia, cosa che verrà trasferita anche nel linguaggio architettonico che si amplierà grazie alla nascita delle prime scuole di architettura nel continente e grazie agli architetti che si formano all’estero ma che poi tornano in patria Le prime architetture africane sono piccole, nulla di eccezionale, ma riescono a rispecchiare esattamente i bisogni del continente come l’educazione e le infrastrutture che crescono con la costruzione di piccole scuole e stazioni Con l’istituzione nel 1977 del premio per le architetture non occidentali “Aga Khan” inizia ad essere creata anche una narrazione di un’architettura lontana dai dibattiti principali che mostra numerose tipologie di costruzioni che non vengono seguite negli altri continenti In Africa gli edifici vengono costruiti principalmente con materiali locali e forme meno rigide e rette molto decorate con mosaici ed altri metodi che richiamano differenti culture Un’ulteriore spinta all’architettura arriva dopo la seconda metà degli anni ’90 con la caduta degli 8 blocchi che apre la visione verso esempi di una disciplina molto fiorente che inizia ad essere conosciuta anche fuori dal continente fino ad essere premiata a manifestazioni come la Biennale di Venezia Rimane molto importante, però, comprendere come fosse ancora presente la necessità di rimanere fedeli alle tecniche costruttive locali in quanto, non potendo usufruire di un’industrializzazione fiorente, ogni tecnica moderna ed industriale che si voleva mettere in atto comportava la necessità di richiedere container con mezzi di costruzione provenienti dall’Europa - Si comprende come in un continente come l’Africa sia necessario sviluppare una sperimentazione direttamente sul luogo e che vada sviluppata in parallelo con la crescita demografica del continente in modo da creare un futuro che guarda allo sviluppo lavorando con diverse discipline che possano aiutare al meglio l’architettura a comprendere i contesti in cui si sviluppa L’architettur a di Nervi in Afr ica Guardano all’architettura africana rimane comunque molto caratteristico il fatto che sono molto presenti esempi di edifici progettati negli anni ’30 e ’40 da figure come PIER LUIGI NERVI che, dopo un periodo in America, era diventato simbolo del made in Italy desiderato e voluto in tutto il mondo Fu molto fiorente l’attività di Nervi in questo continente dove progetta molti edifici ma ne costruisce altrettanti come - Il Good hope center di Cape Town, edificio nato in un momento di sviluppo della città e pensato per essere una struttura per ospitare numerose esposizioni ma anche per essere il palazzetto di riferimento dell’hockey. Si instaura in un’area ricca di preesistenze, vecchie infrastrutture ferroviarie, un nuovo viadotto e un vecchio quartiere noto come district six che vedeva in quel lotto lo spazio per il mercato della popolazione ma che venne raso al suolo per via del suo carattere multietnico. Il progetto si compone principalmente di un grande quadrato 80x80m coperto da una volta a crociera in cemento armato composta da archi bloccati a terra da grandi plinti e coperta da centinaia di pezzi realizzati con il metodo Nervi. Dal punto di vista storico è un edificio ricco di avvenimenti in quanto viene inizialmente aperto a tutti senza distinzioni di razze, mentre successivamente è stato trasformato in uno studio cinematografico e, più recentemente, in covid center - Il culture center di Tripoli, grande edificio mai realizzato che doveva essere ricco di elementi tipici nerviani declinati, però, in chiave contestuale per adattarli alla cultura locale. Infatti, il progetto prevedeva due minareti caratterizzati dalla forte presenza di nervature nerviane che dovevano entrare in risonanza con i motivi ornamentali della tradizione araba - Il monastero per le suore candiolesi benedettine in Tanzania composto da un gruppo di alloggi esagonali, posti a formare due corti, e una piccola chiesa. Di questo progetto è caratteristica la scala minuta e la costruzione senza prefabbricazione ma solamente con l’utilizzo di materiali e tecnologie locali Nella produzione di Nervi in Africa un paese fondamentale è sicuramente la Costa d’Avorio dove il presidente stava cercando di promuovere l’indipendenza anche tramite l’architettura e riuscì a portare e far lavorare molto Nervi e il suo studio che crearono esempi di architettura come - Nella colonia Montecatini di Cervia progettata con elementi razionalisti che spiccano su tutto come un’alta torre con una rampa di scale esterna che si instaura nella visione d’insieme del luogo spiccando prepotentemente sull’orizzonte - Nella colonia FIAT di Marina di Massa che viene caratterizzata da una torre centrale circolare molto simile alla colonia FIAT di Sauze d’Oulx Nel tempo abbiamo avuto anche esempi di colonie differenti e molto attente alle necessità dei bambini. Alcuni esempi possono essere le colonie Olivetti di - Marina di Massa, progettata da ANNIBALE FIOCCHI e pensata con spazi limitati rispetto alle colonie fasciste in modo da avere un rapporto commisurato tra le strutture e gli individui che le vivono. Inoltre, l’edificio è circondato da un ampio cortile esterno - Brusson, progettata da LEONARDO FIORI e CLAUDIO CONTE. È un esempio di architettura che dialoga con diverse prospettive come la costruzione in montagna, le idee del tempo sul tema della colonia e l’evoluzione della pedagogia. Viene quindi progettato un edificio diviso in 5 “casette” e una sala riunioni, tutti spazi irregolari che richiamavano esempi di architettura organica scandinava. Le unità residenziali presentavano al piano terra uno spazio giorno, separato in altezza in due diverse aree in modo da evitare spazi sovrabbondanti, e uno spazio notte al piano superiore. Tutti gli spazi della colonia sono divisi in modo libero e asimmetrico come il volume esterno della facciata che viene alleggerito da sbalzi ed elementi prefabbricati sfruttati per una costruzione veloce La sperimentazione sugli spazi educativi fu molto forte anche nella progettazione di asili e scuole per l’infanzia di cui alcuni esempi possono essere - L’asilo Sant’Elia di Como progettato da GIUSEPPE TERRAGNI. È un edificio fortemente influenzato dalle idee montessoriane e dal desiderio dell’architetto di creare una casa per una grande famiglia che avesse un rapporto molto studiato con il circostante paesaggio urbano. La struttura presenta, quindi, una corte centrale chiusa da due ali che vanno a schermare il paesaggio cittadino aprendo la vista sulle vicine montagne. All’interno gli spazi risultano ampi ma non sproporzionati ai bambini per cui viene pensato tutto, anche gli arredi realizzati in tubolare metallico in modo da essere leggeri - L’allestimento in V Triennale di tre aule differenti su progetto di AMBROGIO ANNONI e UMBERTO COMOLLI i quali tentarono di proporre modelli con grandi novità negli spazi e nelle attrezzature cercando di liberarsi di schemi obsoleti anche grazie all’uso del colore e di materiali nuovi come il linoleum per i pavimenti - La nursery nel borgo Olivetti progettata da FIGINI E POLLINI e caratterizzata da un cortile anteriore che rimane comunque protetto rispetto alla strada e da alcuni cortili interni, elementi che permisero alla struttura di essere una delle prime a seguire anche la riforma degli edifici scolastici circondati di natura e verde - L’asilo all’Unità Galleana di Piacenza in cui GIUSEPPE VACCARO, cercando di risolvere la relazione tra interno ed esterno, progettò un muro circolare di altezza crescente che a partire dall’ingresso incornicia l’edificio accompagnando anche i bambini verso l’interno - L’istituto Marchiondi Spagliardi di Milano pensato per casi di infanzia complicata o bambini orfani che necessitavano di essere accolti in spazi tranquilli e sicuri. È un progetto che doveva sostituire l’istituto originale caratterizzato da alti muri di recinzione e camerate enormi da 50 posti. Si cerca quindi di creare nuovi spazi che dovevano costituire una piccola città autonoma ricca di spazi per un programma educativo moderno a misura di ragazzo. Un’attenta divisone venne effettuata anche nelle camerate dove si tentò di sfruttare le divisioni in altezza per dividere i letti dai servizi e le aree con i mobili per gli effetti personali La sperimentazione sugli spazi educativi è un tema ancora molto attuale di cui abbiamo numerosi esempi che seguono anche approcci nuovi come il Reggio Children, un modello educativo basato sul coinvolgimento di tutti (anche dei genitori) nella crescita dei bambini partendo comunque da un elemento imprescindibile come lo spazio architettonico anche per via della richiesta di aree nuove come quella dell’atelier. Esempio di questo approccio lo possiamo trovare nella scuola di Guastalla progettata da MARIO CUCCINELLA che ha ideato una struttura amichevole, ispirata alle forme dell’interno di una balena, e caratterizzata da spazi trasparenti, flessibili e comunicanti come richiesto dal metodo del Reggio Children Legato a questo mondo risulta importante anche la visione pedagogica del design nella creazione di arredamenti per le scuole. Esempi di sperimentazione in questo campo possono essere quelli di - MARCO ZANUSO e il progetto delle children’s chairs realizzate in plastica leggera in modo da poter essere spostate dai bambini, essere molto resistenti e soprattutto poter essere utilizzate anche come gioco impilandole grazie alla forma donatagli - ENZO MARI e i progetti per diversi giochi per l’infanzia come il gioco dei 16 animali pensato per promuovere un’educazione libera tramite il gioco degli incastri Lezione 11 – utopie e distopie La storia dell’architettura è piena di progetti utopici ed onirici che spesso possono arrivare anche all’esatto opposto creando delle distopie e delle tendenze ad effetti negativi di essi Nella storia delle utopie architettoniche frequentemente possiamo trovare il gruppo degli ARCHIGRAM, giovani architetti inglesi che proposero alcuni progetti basati su avvenimenti e riferimenti molto presenti nella società degli anni ’60 come i mass media, i network, il pop, la corsa verso lo spazio e il potere dell’immagine, tutti elementi che richiamavano una visione moderna del mondo. il gruppo desiderava creare un’architettura che si allontanava dalla disciplina in sé per ampliarsi verso altre materie come l’ingegneria aerospaziale, la comunicazione e il fumetto. Per presentare i loro progetti avevano creato un magazine dove sfruttando tecniche come collage con forme parole ed oggetti descrivevano le loro idee cercando di catturare un nuovo immaginario tecnologico e moderno come spicca in progetti come - La walking city, una città costruita con enormi elementi che funzionavano come delle gambe in modo da poter muovere le varie strutture. Era un concetto utopico ideato per tutte quelle persone che si trovano a doversi trasferire spesso ma che puntava anche a cercare di ampliare le visioni architettoniche ed urbanistiche - La plug-in city, un progetto che unisce megastrutture, infrastrutture, scala pubblica e scala privata in un'unica struttura ideata come una grande rete in cui ci si può inserire in qualsiasi momento e in qualsiasi posizione rimasta libera - Il cushicle, un progetto che puntava a risolvere il tema dell’abitare tramite una bolla di plastica gonfiabile al bisogno. È un esempio di casa minima affrontato con le tecnologie che disponevano negli anni ‘60 - L’instant city, un’impalcatura a cui poter attaccare coperture, palchi e lampioni per creare e animare in poche ore uno spazio vuoto con una vera e propria città L’ispirazione maggiore degli Archigram derivava dai lavori di BUCKMINSTER FULLER ideati nella prima metà del secolo e tra cui spiccano - La 4D lightful tower, una sorta di albero residenziale idealmente costruito con l’aiuto di alcuni dirigibili che avrebbero lanciato delle bombe per creare i buchi per le fondamenta e, successivamente, avrebbero portato le torri da porre nei buchi nel terreno. Nella sua visione di questo progetto risultavano importanti anche elementi come la velocità di costruzione, i costi e il peso dell’edificio - La Dymaxion house, una casa completamente costruibile in un’officina per poi essere successivamente montata direttamente in loco sollevata da terra con un elemento centrale. È il progetto in cui Fuller utilizza maggiormente la prefabbricazione vista come il mezzo ideale per raggiungere lo scopo di costruzione - La New York pneumatic dome, una grande cupola pensata per proteggere la città dall’inquinamento e da potenziali pericoli per la città come delle bombe Nello stesso periodo degli Archigram spicca anche il collettivo dei COOP HIMMELBLAU, un gruppo che si concentra sulla creazione di istallazioni che puntavano a sottolineare una visione dell’architettura ormai antiquata In quest’aria di provocazione uno dei pochi esempi che si riesce a costruire è il padiglione tedesco per l’expo di Montreal del 1967 progettato da FREI OTTO che andò ad opporsi alla visione classica e monumentale dell’architettura degli anni precedenti creando un esempio di architettura effimera con un grande rapporto tra spazio e figura umana. Il padiglione è un grande tendone sostenuto da elementi di metallo a cui è appeso un tetto flessibile che crea uno spazio monumentale. Tutta la struttura era stata studiata tramite modelli ma anche con le bolle di sapone Altro esempio di luogo non convenzionale costruito in questo periodo può essere il Fun Palace progettato da CEDRIC PRICE, un’idea di edificio polifunzionale costituito da un grande spazio libero e flessibile al suo interno in modo da poter essere riempito in modo differente in base ai bisogni del momento e dei cittadini che lo vivono. Altro dettaglio del progetto è che esteticamente l’architetto scelse di lasciare in vista tutte le strutture e le parti tecniche dell’edificio - Confrontandolo con un’architettura più vicina a noi possiamo quasi dire che sia una prima versione del Centre Pompidou di Parigi progettato negli anni ’70 da RENZO PIANO (*) e RICHARD ROGERS. È un edificio polifunzionale composto da una struttura leggera ridotta all’osso in modo da donare risalto non tanto all’architettura in sé ma quanto agli spazi interni e agli eventi che devono ospitare. Studiando la sezione si comprende come la struttura sia fondamentalmente un’impalcatura creata per reggere le varie piattaforme dei piani tramite un modulo ripetuto, composto da una colonna, un tirante e una trave, tutto montato in modo meccanico ed industriale con attenzione anche nei giunti. Rimane in vista tutto, anche gli impianti che vengono addirittura colorati in modo da essere distinti maggiormente nella massa della struttura Gli anni ’60 sono pieni di collettivi di architetti, oltre a quelli già citati ci sono anche i SUPERSTUDIO e gli ARCHI ZOOM, collettivi di neolaureati ed artisti che organizzarono una mostra intitolata Super architettura in cui esposero le loro idee di consumismo e cultura del pop spiegando come fossero importanti anche per la loro disciplina Del collettivo Superstudio è interessante anche il progetto del monumento continuo, un ideale nastro ininterrotto che continua per tutto il mondo fermandosi solo in rari casi per racchiudere delle architetture e poi continuare con il suo percorso. È un progetto utopico ma molto critico in quanto mette in luce le parti negative di un progresso che potrebbe arrivare ad un estremo simile autodistruggendosi e trasformandosi in regresso (*) RENZO PIANO è un architetto italiano che si approccia al mondo delle costruzioni fin da bambino grazie alla famiglia di costruttori edili e la sua infanzia a stretto contatto con il mondo dell’industria navale di Genova. La sua idea di architettura sarà sviluppata con una costante ammirazione del passato da cui, - La sede della BMW di Monaco dove tutto è curvo e non è presente nemmeno una linea retta o un angolo a 90° Esempio recente di questa tipologia di architettura può essere il Museo ebraico di Berlino progettato da DANIEL LIBESKIND. È un’architettura che diventa narrazione e racconto della storia di un popolo in Germania tramite un linguaggio che riesce ad essere fortemente espressivo. L’edificio si sviluppa seguendo una forma creata dalla lacerazione di una stella di David, gesto che ritroviamo anche nelle facciate tramite dei tagli quasi a caso nelle pareti esterne. All’interno c’è il tentativo di creare degli spazi scenografici e potenti che non seguono le regole dell’ingegneria ma, al contrario, chiedono alla disciplina aiuto a realizzarli. Caratteristico è il fatto che grazie alla complessità delle piante l’architetto riesce a creare 3 percorsi differenti ma tutti caratterizzati da una metafora complessa grazie alla luce, lo spazio e la smaterializzazione di esso Spicca come personalità del periodo anche FRANK GEHRY che influenzato molto dal clima artistico e culturale della California arriva a realizzare progetti come - La Gehry house di Santa Monica, una villetta tipicamente americana che ricopre con un altro edificio che cambia completamente geometrie e materiali con l’utilizzo di lamiera e vetro che permettono all’architetto di sviluppare una nuova sperimentazione basata sui materiali ma anche sulle forme - La Spiller house in California, costituita da piani non ortogonali e volumi inclinati realizzati con materiali come telai a perno e fogli di lamiera ondulati maneggiati in maniera quasi casuale per mettere in mostra il processo di assemblaggio - Il Guggenheim museum di Bilbao, uno dei maggiori esempi di architettura decostruita del XX secolo, edificio emblematico del rapporto tra forma e funzione. Gehry si ritrova a costruire in una città post-industriale e sceglie di sperimentare un’architettura nuova che necessita di alte tecnologie e software nuovi per l’epoca, non solo architettonici ma anche destinati all’aeronautica che portano l’architetto a progettare una struttura sottostante da ricoprire in un secondo momento con le lastre che sceglie come copertura Per quanto riguarda il panorama italiano, spicca la personalità di ALDO ROSSI, architetto, designer e accademico nato a Milano. È il primo italiano a vincere il Pritzker e la sua notorietà è dovuta soprattutto ai suoi studi sulle forme essenziali da utilizzare in architettura e urbanistica e la sua ricerca della matrice tipologica da utilizzare nei progetti. Si ispira alle forme primarie della memoria collettiva per creare un suo linguaggio personale che caratterizzerà tutti i suoi progetti. Con il suo libro l’architettura della città cambia profondamente il dibattito architettonico spingendolo a ragionare sulla visione di forme che permangono nel tempo modificandosi solo ai bisogni delle varie epoche mantenendo intatta la loro identità formale. Durante la sua carriera da insegnante universitario otterrà anche una cattedra al politecnico di Zurigo con cui influenzerà una nuova generazione di architetti tra cui Jaques Herzog e Pierre De Meuron. Tra i suoi progetti troviamo - Il teatro Paganini e la piazza della Pilotta di Parma in cui si pone il tema del monumento realizzando che l’architettura diventa tale solo se prima riesce a diventare spazio - Riqualificazione della piazza del municipio di Segrate con il monumento ai partigiani, uno dei suoi primi progetti realizzati. L’opera è basata su elementi linguistici semplici che si intersecano con la memoria che si divide in memoria storica e memoria personale che diventa un elemento fondamentale nella sua progettazione legandosi sempre con la vita di chi vivrà i monumenti e avendo la città come sfondo - Il monumento a Sandro Pertini a Milano, un cubo aperto su un lato che ospita una scalinata alla cui cima è posto uno spiraglio all’altezza degli occhi. Il monumento viene anche caratterizzato da una fontana triangolare sul lato opposto della scalinata - Il complesso residenziale di San Rocco a Monza, pensato con l’obbiettivo di creare una forma chiara nel disordine delle aree industriali di Milano - Il complesso di Monte Amiata, Milano, in cui realizza un complesso residenziale severo e senza ornamenti con una ripetizione di finestre ed aperture identiche occupa tutta la facciata mentre al piano terra è presente un portico aperto e formalmente astratto. La fase progettuale per questo edificio fu molto lunga in quanto cercava la forma essenziale per un edificio residenziale che quindi doveva rimanere ben collegato alla città e alla società circostante - La scuola elementare Orrù di Fagnano Olona, progettata pensando ad una piccola città che si raggruppa attorno ad una piazza centrale al cui centro sorge una biblioteca cilindrica. In tutti i suoi progetti per le scuole punta a dare un’aria quasi da giocattolo grazie ad elementi come i colori pastello utilizzati per il tetto e i prospetti - Caratteristico è il complesso di Schulzestrasse a Berlino, una serie di facciate prese da momenti differenti della storia dell’architettura che unisce in un’unica successione inserendosi in una città che stava attraversando un momento storico particolare dopo la Seconda guerra mondiale in cui non sapeva più se guardare alla storia o dimenticarla - Nel cimitero di San Cataldo a Modena riesce finalmente a trovare la perfetta unione tra forma e memoria, riesce a fondere idee e concetti del cimitero precedente e di cimiteri ebraici storici. Rossi concepisce un’architettura che fa quasi da tramite tra la città dei vivi e quella dei morti. Dialoga con il tema della rovina e del cantiere, è quasi un’essenza di frammento che continua a mutare nel tempo, è un progetto non concluso che avanza con il tempo e la necessità di espansione. È costantemente pervaso da una vena sentimentale e malinconica - La conica e la cupola, caffettiere di design realizzati per Alessi che fondamentalmente si costituiscono prendendo forme architettoniche che vengono scalate per renderle adatte alla scala dell’oggettistica → Tutta la sua sperimentazione nel design sarà legata a forme architettoniche scalate come avvenne, per esempio, con momento, l’orologio da polso/da muro
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