Docsity
Docsity

Prepare for your exams
Prepare for your exams

Study with the several resources on Docsity


Earn points to download
Earn points to download

Earn points by helping other students or get them with a premium plan


Guidelines and tips
Guidelines and tips

Relazione omosessualita, Study notes of Clinical Psychology

Excursus omosessualita in ambito psicologico e del dsm iv

Typology: Study notes

2018/2019

Uploaded on 04/23/2019

unoduetrequattrocinquesei
unoduetrequattrocinquesei 🇩🇲

5

(1)

1 document

1 / 7

Toggle sidebar

Related documents


Partial preview of the text

Download Relazione omosessualita and more Study notes Clinical Psychology in PDF only on Docsity! Psicodinamica dell’Orientamento Sessuale Relazione d’esame OMOSESSUALITÀ ED OMOFOBIA Candidato Indirizzo E-Mail Alberto Sciutto. alberto.sciutto@edu.unito.it Matricola 737317 Data esame 08/02/2016 A. A. 2016/2017 L’OMOSESSUALITÀ Per un periodo molto lungo, l’omosessualità è stata considerata alla stregua di una malattia e, in quanto tale, sono stati ricercati metodi in grado di porvi rimedio (come le Terapie riparative dell’omosessualità, che sono nate con l’obiettivo di riportare a una condizione di “normalità” la devianza patologica degli omosessuali tramite l’utilizzo della psicoterapia;) oppure Charcot e Magnan (1882) che proponevano l’uso del bromuro, Schrenck Notzing (1892) l’ipnosi e la suggestione, Lombroso (1885) la cauterizzazione del clitoride, Westphal (1870) e Cantarano (1883) si proposero invece il contenimento in manicomio). Il 17 maggio 1990 è una data storica: 27 anni fa, infatti, l'Oms cancellò l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano". Oggi quella data viene ricordata celebrando la “giornata mondiale contro l’omofobia” denominata: Idaho (International Day Against Homophobia). Ma come è stata considerata l’omosessualità in ambito scientifico? Potremmo partire dalle Teorie Innatistiche che consideravano come causa dell’omosessualità difetti a carico del Sistema Nervoso Periferico, dell’embrione o del Sistema Nervoso Centrale. Pur essendo abbastanza rudimentali tali teorie hanno avuto il merito di aver sottolineato il carattere innato che sta alla base dell’omosessualità. Per ciò che concerne le prime teorie psicologiche, potremmo ricordare Westphal e il concetto di “inversione sessuale” (1870) con cui egli esprime la visione di un maschio omossessuale che è psicologicamente e fisicamente effeminato, e di una donna invece dai tratti virile che soffre addirittura da ipertrofia clitoridea. Per Freud alla base ci sarebbe una bisessualità, tipica di tutti gli esseri umani: quello che accade nel normale sviluppo-eterosessuale è che la parte omosessuale viene rimossa e sublimata in manifestazioni come l’amicizia e tutte quelle situazioni sociali che regolano le interazioni tra uomini. Freud si occupa sia dell’omosessualità femminile che di quella maschile e ne mette in luce due componenti, costituzionale e psichica: Nel caso dell’omosessualità maschile, Freud parla di inibizione dello sviluppo psicosessuale ovvero l’omosessuale non avrebbe un rifiuto totale della donna ma solo per la sua zona genitale che gli suscita angosce di castrazione. Infatti, cercando la relazione con un altro uomo, l’omosessuale cerca rassicurazioni sull’esistenza del pene per difendersi dalle fantasie di castrazione. Per l’omosessualità femminile, Freud considera soprattutto il fattore costituzionale che rende congenitamente più vulnerabili le donne, di fronte alla delusione paterna, per cui vi è una regressione al precedente complesso di mascolinità. In generale, Freud ha fatto delle ipotesi su quella che potrebbe essere l’eziologia dell’omosessualità ovvero: - Una scelta oggettuale narcisistica, per cui a causa dell’intensa identificazione con la madre e per preservare questa relazione, il bambino sceglie se stesso come oggetto d’amore e ricercherà giovani uomini simili a sé perché lo amino allo stesso modo in cui lo ha amato la madre. - Un complesso edipico negativo, per cui la ragazza desidera il padre e vuole avere un figlio da lui ma è delusa dalla gravidanza della madre. Per questa ragione, volta le spalle al padre, rinuncia alla propria femminilità e sceglie la madre come oggetto d’amore. contatto con la comunità omosessuale. Inoltre, un altro pregiudizio consiste nell’equiparare l’omosessualità ad un disturbo mentale; nonostante il fatto che dal 1973 le scienze mediche, psicologiche e psichiatriche non lo considerano più tale, questo pregiudizio sopravvive ancora nell’opinione comune. Il pregiudizio contribuisce alla creazione della cosiddetta omofobia interiorizzata, vale a dire l’accettazione passiva, conscia e inconscia, di tutti i sentimenti, atteggiamenti e pensieri negativi tipici della cultura omofobica. A tal proposito, uno studio condotto da Anna N. Charda, Catherine Finneranb, Patrick S. Sullivanb, and Rob Stephensonc del 2015 mostra come le esperienze di discriminazione omofobica siano associate ad un aumento di disturbi psicologici e ad un incremento della probabilità di pensare al suicidio; sono stati, così, esaminati due tipologie di omofobia, ossia l’omofobia interiorizzata e le discriminazioni omofobiche esterne e le loro associazioni con l’orientamento sessuale, le caratteristiche demografiche, relazioni e supporto sociale in un campione di uomini gay e bisessuali sessualmente attivi di età superiore ai 18 anni e residenti in Australia, Brasile, Canada, Sud Africa, Tailandia, Regno Unito e negli Stati Uniti, reclutati attraverso Facebook. Sono stati considerati due risultati: le esperienze di discriminazione omofobica riportate dai soggetti e i sentimenti relativi all’omofobia interiorizzata. Dai risultati è emerso che poche variabili erano significativamente associate con le esperienze di discriminazione omofobica esterna nei i vari paesi ma, in tutti i paesi, gli intervistati bisessuali riportano maggiori sentimenti di omofobia interiorizzata. Gli intervistati in Brasile e nel Regno Unito che prediligono un solo partner e intervistati in Australia, Brasile, Canada, Sud Africa, Tailandia e Stati Uniti con una rete sociale più vasta di gay/ bisessuali, hanno riportato livelli più bassi di omofobia interiorizzata. Si è riscontrato che l'età era una variabile significativamente associata con l'esperienza di discriminazione omofobica esterna: in Brasile e nel Regno Unito, all’aumentare dell’età, corrispondevano maggiori esperienze di discriminazione esterna mentre, in Sud Africa, con l’aumentare dell’età diminuivano le esperienze di discriminazione omofobiche esterne. Per quanto riguarda la variabile della dimensione sociale, una vasta rete di amici gay e bisessuali era associata ad una diminuzione delle esperienze di discriminazione omofobica esterna solo in Brasile. In tutti i paesi è stato riscontrato che i bisessuali, rispetto ai gay, avevano sentimenti di omofobia interiorizzata più alti probabilmente perché avevano un identità sessuale meno formata. I risultati suggeriscono, quindi, che le reti sociali contribuiscono a ridurre l’omofobia ma l'esatto meccanismo attraverso il quale le reti sociali riducono la sensazione di omofobia interiorizzata rimane poco chiaro e necessita di ulteriori ricerche. CONCLUSIONE Il presente lavoro ha permesso di evidenziare quanto l’omosessualità è lungi dall’essere accettata e spesso le persone omosessuali sono vittime di omofobia. Sebbene l’omofobia causi molte problematiche a livello psicologico, ci sono alcuni fattori che possono attenuare tali conseguenze, primo fra tutti le reti sociali che sostengono i gay e bisessuali: espandere tali reti, allora, potrebbe essere un percorso efficace per ridurre l'emarginazione globale delle minoranze sessuali. Il mio augurio è che, quindi, ci sia una maggiore tendenza all’apertura dei propri schemi mentali e una maggiore propensione a mettere da parte i propri pregiudizi in quanto il concetto di normalità è sempre un concetto relativo. BIBLIOGRAFIA Adams, H. E., Wright, L. W., Lohr, B. A. (1996). Is homophobia associated with homosexual arousal? In Journal of Abnormal Psychology, 105(3), pp. 440 Anna N. Charda, Catherine Finneranb, Patrick S. Sullivanb, and Rob Stephensonc “Experiences of homophobia among gay and bisexual men: results from a cross-sectional study in seven countries”2015 Herek, G. M. (2000a). The psychology of sexual prejudice. In Current Directions in Psychological Science, 9, pp. 19-22. Meier, B. P., Robinson, M. D., Gaither, G. A., & Heinert, N. J. (2006). A secret attraction or defensive loathing?: Homophobia, defense, and implicit cognition. In Journal of Research in Personality, 40, pp. 377-394. Shields, S. A., & Harriman, R. E. (1984). Fear of male homosexuality: Cardiac responses of low and high homonegative males. In Journal of Homosexuality, 10(1/2), pp. 53-67.
Docsity logo



Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved