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Storia dell'Architettura: Gli ordini architettonici, La cupola e la decorazione., Thesis of Architecture

- Utilizzo e funzione degli ordini architettonici dall'architettura greca a Leon Battista Alberti. - La cupola. Struttura, materiali e forma. - La decorazione in architettura: funzione, significato e materiali.

Typology: Thesis

2020/2021

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Download Storia dell'Architettura: Gli ordini architettonici, La cupola e la decorazione. and more Thesis Architecture in PDF only on Docsity! ARST100.1 Storia dell’Architettura F.Santos Utilizzo e funzione degli ordini - dall’Architettura greca a Leon Battista Alberti Il tempio è la struttura architettonica che più caratterizza lo spirito greco, infatti esso era un luogo in cui si prediligeva la sosta di un Dio. Si può anche dire che un tempio è la casa del Dio, questi solitamente sono separati dalla terra degli uomini comuni grazie a un recinto ovvero il “tèmenos”, un confine che indicava che oltre quel punto ci saremmo trovati nel territorio di un Dio. In un tempo è molto importante notare che ci sono sempre tre elementi caratteristici al suo interno, chiamati: il naos, il pronaos e le colonne. Il naos era il luogo dove solitamente era custodita la statua del dio, il pronaos invece che sta davanti al naos è uno spazio porticato antistante alla cella stessa e infine le colonne.Gli ordini architettonici rappresentano la novità nell’arte attraverso le dimensioni di ogni elemento dell’edificio sono messe in rapporto tra di loro e con le dimensioni dell’edificio nel suo insieme. Un esempio molto semplice è quello delle colonne, su queste viene messa un’unità di misura, ovvero un modulo. Questo modulo dato dal diametro della base della colonna servirà per trovare l’altezza totale di essa, poiché è basato su un multiplo di questo modulo. Questo metodo è valido anche per tutti gli altri elementi presenti in un tempio. La progettazione dei templi si basa sulla simmetria così come anche il corpo umano, nessun tempio senza simmetria e proporzione avrebbe la possibilità di essere associato alle proporzioni del corpo umano. Gli ordini impiegati dai greci nelle loro costruzioni sono ben tre; l’ordine dorico, ionico e corinzio. Ognuno di essi presenta delle caratteristiche ben definite e formali. Questi riferimenti molto importanti possono essere trovati nel trattato di Vitruvio — De Architettura in cui Vitruvio descrive e codifica gli ordini. I tempi dorici come il Partenone non vanno a poggiare direttamente sul terreno ma bensì su un crepidoma, ovvero un basamento massiccio di pietra costituito da tre o più strati a gradini che hanno come funzione quella di sopraelevare l’edificio separando così l’abitazione degli dei dal terreno dell’uomo comune. L’ordine dorico tra i tre è il più antico ed esso voleva che nelle colonne ci fosse un rapporto proporzionale alto sei volte quello del diametro della sua base, così come l’uomo che ha la sua altezza sei volte più grande della dimensione del suo piede. Queste poggiano sulle stilobate, cioè dei piani orizzontali dove poggiano le colonne. Queste sono composte da due elementi; il fusto, un’elemento cilindrico che si sviluppa in verticale e il capitello presente tra il fusto e l’architrave. Il fusto 1 ARST100.1 Storia dell’Architettura F.Santos inizialmente veniva realizzato in legno di quercia per poi passare quasi subito all’utilizzo di grandi massi di pietra o marmo. Esso viene costruito grazie alla sovrapposizione a secco, cioè senza leganti di grandi massi ma fissati tra di loro con un perno centrale in bronzo. Questo metodo rende così la costruzione molto più economica e facile da eseguire. Il gusto della colonna dorica si restringe verso l’alto, il diametro della base è maggiore di quello presente sotto il capitello, questo poiché ha come funzione quella di correggere la percezione visiva. Oltre alla sua restrizione il fusto è composto anche da circa venti scalanature semicircolari che la circondano. Un dettaglio che trasmette compattezza e solidità alla colonna è che quando viene colpito dal sole secondo Vitruvio “rappresenta negli edifici la proporzione, la forza e l’eleganza del corpo umano.” Il capitello a sua volta è formato da due elementi: echino e abaco, sopra questi poggiano un’insieme di elementi decorativi che fanno parte della trabeazione. La trabeazione è composta da tre elementi; l’architrave, la cornice e il fregio. L’architrave nell’architettura greca è l’elemento strutturale per eccellenza, ha come scopo quello di collegare orizzontalmente le colonne e serve a sostenere l’intera trabeazione e il tetto del tempio. Una struttura architravata è definita così solo quando due elementi verticali vengono sormontati da un elemento orizzontale. L’ordine ionico è il secondo degli ordini architettonici degli antichi, Vitruvio parlava della colonna dorica massiccia come la potenza del corpo maschile, mentre quella ionica in questo caso veniva paragonata all’eleganza e figura slanciata del corpo femminile. La colonna va a prendere un modulo pari a otto e nove volte quello del diametro. La novità oltre al rapporto dei moduli sta nel fatto che la colonna non poggia più sullo stilobate ma bensì su una base composta da tre elementi; toro superiore e inferiore che è una modanatura convessa di profilo semicircolare e la scozia, una modanatura concava semicircolare che rientra al contrario dei tori che fuoriescono. Il fusto è formato da più rocchi e più scalanature confronto al dorico, ma l’elemento che distingue di più di ogni altra cosa i due ordini è il capitello. Esso è composto da un echino dalle morbide volute. L’ordine dorico e l’ordine ionico si svilupparono in un periodo molto corto, dall’altra parte il corinzio si diffuse un secolo dopo, la sua base riprende quella ionica però ha come aggiunta anche un plinto come ulteriore rialzo, il fusto anche va a riprendere l’ordine ionico ovvero percorso sempre da 24 scalanature a spigolo smussato. La novità anche in questo caso è data dal capitello, composto di un 2 ARST100.1 Storia dell’Architettura F.Santos posizionate davanti all’arco ma agganciate alla base da piedistalli e dalla trabeazione sulla parte superiore. Cupola - Struttura, materiali e forma Il termine cupola, dal latino cupèlla, indica una struttura voltata realizzata attraverso la successione di una curva circostante ad un asse verticale. Inoltre a dipendenza del tipo di curvatura che sta alla base si possono dividere più tipologie di cupole; semisfera, semiellissoide o arco rialzato, acuto o parabolico. Questo sistema viene prodotto con materiali che abbiano la possibilità di sopportare grandi carichi oltre che il proprio peso e inoltre riuscire reggere alle intemperie come neve e vento. Le cupole quindi sono strutture realizzate molto spesso in pietra, cemento, mattoni o acciaio. La composizione della cupola è realizzata in modo che il peso verta sia sul centro che sulle meridiane di essa, realizzando quindi una struttura monolitica. Questo fa sì che entri in gioco un sistema di pressione e trazione che fa in modo che la cupola abbia degli spostamenti limitati che non provochino un crollo della struttura. Le cupole durante gli anni si sono evolute sempre di più, arrivando nei nostri tempi ad essere realizzate principalmente in cemento armato, irrigidendo la struttura direttamente nell’anello posto alla base. La cupola è un elemento ripreso in molte delle grandi opere di architettura del mondo, come ad esempio il Pantheon. Il Pantheon è la più grande cupola antica, realizzata a Roma dall’Imperatore Adriano nel 123 a.C. Questo edificio è realizzato da una struttura circolare legata a un portico con frontone sorretto da delle colonne corinzie. È suddiviso in tre diverse parti: la prima composta da 16 colonne corinzie in granito alte 12 metri e suddivise in tre file, una da otto e una da quattro, ovvero il pronao, la seconda, il corpo cilindrico, che è formato da un anello cementizio largo sette metri e alto sei metri; e infine la cupola. Il diametro di quest’ultima è uguale all’altezza del tempio, facendo si che all’interno ci possa stare una sfera. In quel periodo il popolo romano realizzò molte nuove scoperte nell’ambito dei materiali, come ad esempio la pozzolana, facendo quindi aprire gli orizzonti per la costruzione di edifici. La cupola del Pantheon venne realizzata in calcestruzzo, partendo da una pianta circolare alla base e sorretta da otto grandi 5 ARST100.1 Storia dell’Architettura F.Santos piloni in cui viene ripartito il peso di essa. Sebbene la forma a semisfera però la percezione della struttura è quella di un cono all’esterno, poiché viene realizzato un sistema di costruzione che va a modificarne lo spessore da 7 metri alla base fino a 60 centimetri. Alla base vennero quindi realizzate delle stanze e dei cassettoni modo da alleggerirne il peso oltre che fungere da decorazione. Le nicchie sono realizzate nei due lati opposti e a 45° del corpo cilindrico. Il peso della cupola viene distribuito attraverso degli archi di scarico incorporati nella muratura del tamburo cilindrico. È importante sapere anche che per evitare che la cupola collassasse per il suo stesso peso, vennero realizzati dai romani dei contrafforti molto spessi che impedivano in alcun modo di far si che la cupola si allargasse verso l’esterno, costruendo anche degli anelli in pietra che circondassero le mura della cupola. L’elemento più impressionante della cupola del Pantheon è sicuramente l’opera cementizia di cui è stata composta. L’opera cementizia, detta anche opus caementicium, è realizzata attraverso una miscela di caementa e malta. Questo elemento, la caementa, è realizzata attraverso del pietrame irregolare formato da pietre grezze e frammenti tra cui scaglie di tufo, pomice, travertino e molto altro ancora. Mentre la malta è formata da calce spenta e sabbia. Questa composizione veniva modificata in base al tipo di costruzioni, quindi in base alle necessità dell’ambiente circostante come costruzioni in zone umide, con la sostituzione della sabbia con pozzolana o nel caso di necessità nell’alleggerire il peso, come nel Pantheon, veniva cambiata la composizione della caementa. Infatti in questo caso gli strati erano composti da calcestruzzo e mattoni, combinazioni tra tufo e mattoni, tufo e travertino e infine lo strato più sottile composto da tufo e pomice. Inoltre questa grande cupola possiede anche un ovulo centrale posto alla cima della cupola, utilizzato come sistema di illuminazione e aerazione dell’edificio e in modo da evitare di gettare il calcestruzzo in un cassero orizzontale. Esso permette alla luce di illuminare completamente l’ingresso, visto che l’oculo permette un’entrata della luce a 60°. Un’altro aspetto interessante dell’oculo è il bordo realizzato in mattoni, utilizzati come chiave di volta per i meridiani della cupola. Successivamente l’edificio del Pantheon, con la sua grande cupola, venne superato dalla cupola del Duomo di Firenze realizzata da Filippo Brunelleschi. Questa cupola supera di gran lunga le dimensione di quella del Pantheon e viene 1300 anni dopo di essa, come copertura della crociera del Duomo di Firenze. La 6 ARST100.1 Storia dell’Architettura F.Santos base della cupola infatti si trova a ben 55 metri dal suolo con un’altezza di 34 metri, alla cima della cupola si trova una lanterna alta 21 metri e il tutto viene mantenuto su da un tamburo di 13 metri. L’elemento più affascinante di questa grande cupola è la sua struttura realizzata da un sistema di due cupole connesse tra di loro appoggiate entrambe al tamburo ottagonale della base. Queste due cupole si aiutano a vicenda, la prima quella interna è la più spessa delle due e aiuta a sostenere il peso della seconda, mentre quella esterna funge da protezione dalle intemperie per quella interna. Lo spessore della cupola interna varia da 210 centimetri alla base fino a un totale di 150 centimetri alla base, assottigliandosi sempre di più verso l’altezza. Mentre la cupola esterna molto più sottile della prima varia da un valore di 75 centimetri alla base fino a raggiungere i 38 centimetri alla cima. Entrambe le due cupole vengono rese praticabili attraverso un organizzazione di gallerie e scale. Anche qui è importante vedere come vengono messe in opera dei sistemi di meridiane e parallele, attraverso una struttura in pietra calcarea; vengono sfruttati i otto costoloni angolari di quattro metri lungo tutti i lati dell’ottagono alla base della cupola, più l’aiuto di altri sedici più piccoli costoloni di due metri e mezzo. Questi otto costoloni vengono ripresi dalla base ovvero il tamburo e vengono aiutati da delle parallele collegate alla struttura in modo da prevenire la rottura. Brunelleschi realizzò in aggiunta quattro tribune morte in grado di sostenere maggiormente il tamburo, inoltre alle tre semi cupole con un profilo ad arco a quinto acuto, realizzate per sopportare il peso distribuendo a terra le forze attraverso i contrafforti. “L’ottagono superiore funge da chiave di volta per le 24 nervature e sorregge la magnifica lanterna di marmo.” Come detto precedente nella sommità della cupola si trova una lanterna che ha una funzione molto importante per il mantenimento della struttura della cupola, infatti essa con il suo peso impedisce in qualsiasi modo che la cupola si possa aprire durante il passare degli anni. Questa lanterna sistema quindi il grande problema della realizzazione di una cupola ottagonale a sesto acuto, evitando la possibilità che possa scoppiare in qualsiasi punto del suo perimetro oltre che alla sommità. Una parte saliente della realizzazione della cupola del Duomo di Firenze è stato il viaggio di Brunelleschi a Roma per studiare l’antichità è la costruzione del Pantheon. È quindi importante studiare e notare le differenze e le somiglianze tra la cupola di Brunelleschi e la cupola del Pantheon, dove appunto Brunelleschi ne trae 7 ARST100.1 Storia dell’Architettura F.Santos I materiali che furono realizzati per la Santa Sofia erano completamente diversi da quelli del Pantheon, infatti era impossibile l’utilizzo del conglomerato cementizio poiché avrebbe portato ad un inevitabile crollo della struttura. Vennero quindi realizzati gli otto grandi pilastri con enormi massi in pietra, le mura in mattoni affondati in letti di malta attraversate da filari di pietra rendendo quindi le mura molto sottili. La differenza radicale tra queste mura e il conglomerato cementizio è che queste venivano realizzate con mattoni interi e non sbriciolati. Questa cupola inoltre avendo delle finestre ha come protagonista principale la luce interna, a differenza del Pantheon in cui unica luce entrava dall’oculo e dall’entrata principale. Decorazione in Architettura — Funzione, significato e materiale In architettura la decorazione racchiude un’insieme di ornamenti di oggetti e di elementi architettonici negli edifici. Questi ornamenti possono avere diverse caratteristiche che variano da un semplice ritmo di linea, di rilievo geometrico, figurativo, diversi tipi di materiali e colori. Le decorazioni furono importanti nell’architettura in molti tempi storici come ad esempio in Grecia, nel 450 a.C. In Grecia tra le varie decorazioni spiccarono subito all’occhio le Metope (dal greco, spazio tra le aperture) che sono delle lastre in pietra o marmo messe a chiusura degli spazi quadrangolari che nei primi templi arcaici venivano a crearsi fra le travi delle linee che appoggiando sul l’architrave avevano la funzione di sorreggere il tetto della struttura. La superficie delle Metope poteva essere sia liscia che arricchita da elementi decorativi come ad esempio delle composizioni vegetali, da scene figurative di episodi mitologici ad altorilievo. Il Partenone è una delle opere viste in classe che racchiude tutte queste caratteristiche però è anche possibile trovare delle strutture dove invece di essere elaborate in altorilievo venivano semplicemente dipinte. Questo punto era molto importante come aspetto dell’ordine dorico, il cromatismo per il timpano e le lastre metopali era spesso di colore azzurro per risaltare particolarmente la struttura oltre che dare una maggiore profondità ai complessi scultorei. La metopa è quindi passata a indicare esclusivamente lo spazio compreso tra due triglifi attraverso un 10 ARST100.1 Storia dell’Architettura F.Santos processo delle strutture in chiave monumentale e la trasformazione degli elementi strutturali in formali. Questi triglifi (dal greco tre scanalature) sono degli elementi del fregio, di forma rettangolare, disposti alternatamente alle metope. Essi andavano a sostituire le tavole di terracotta che originariamente avevano come funzione quella di proteggere la testa delle travi con lo scopo di impedire che attraverso le acque piovane queste non si imputridissero, le scalanature permettevamo così il defluire delle acque attraverso degli elementi. Il motivo decorativo dei triglifi è fatto da quattro profonde scalanature disposte verticalmente distanziate ugualmente una dall’altra, ma solo le due centrali sono un modello completo, mentre le due laterali rappresentano mezzo modulo formando così la terza scanalatura. La cornice infine sporge fuori sul fregio sottostante sempre con lo scopo di proteggere dalle acque piovane i bassi rilievi presenti nel fregio. Gli elementi descritti precedente possono essere inoltre collegati tra di loro attraverso dei precisi rapporti proporzionali, così che, conoscendo la sua esatta dimensione di solo uno fi essi, è possibile risalire alle dimensione regali di tutti gli altri. Secondo Vitruvio il modulo di riferimento è uguale al diametro del fusto della colonna all’imoscapo. Un’altro periodo storico importante è stato il periodo del gotico, in esso si inizia a sviluppare un’arte vetraria. Quest’arte inizia a svilupparsi grazie a un nuovo metodo strutturale in grado di togliere la massa dalla struttura e scaricarla a terra attraverso dei contrafforti, questo nuovo sistema mette a disposizione grandi aperture che verranno completate da queste grandi vetrate che accolgono una decorazione composta da piccolo frammento di vetro colorato uniti gli uni agli altri attraverso legature di piombo. Le vaste pareti circostanti nelle immense cattedrali gotiche, confronto per esempio a quelle romaniche che offrivano spazio sufficiente per la decorazione di affreschi, perfezionano la propria funzione ornamentale e la capacità di trasformare lo spazio degli edifici precedenti alquanto oscuri e opachi in meravigliosi templi di luce. Sotto l’aspetto teologico le vetrate rappresentano una specie di “affresco di luce” che poteva essere sia una luce diretta che una luce pura, colorata o sfumata. Uno dei primi e più significativi esempi di cattedrale che racchiude tutte queste caratteristiche è sicuramente la Cattedrale di Saint-Denis in Francia, composta da ben quattordici finestre capaci di illuminare la zona prebisteriale ma svolgendo al contempo la funzione di guida nel camino del fedele. Un’altra funzione di queste grandi vetrate era quella di irradiare di luce solare i mosaici presenti all’interno, 11 ARST100.1 Storia dell’Architettura F.Santos rendendoli più brillanti e luminosi e che a sua volta esprimevano una nuova arte figurativa ovvero un “affresco di luce” che univa due mondi, quello del disegno è quello dell’artigianato del vetro. Con lo sviluppo di questa arte vetraria, nel contesto gotico ci fu anche la necessità di una rapida crescita della professione dell’artigiano, questo doveva essere più competente e specializzato, capace di studiare nuove tecniche di decorazione come ad esempio il placcaggio, la grisaille e altri metodi di strutture compositive. Un altro esempio che risalta questa nuova rappresentazione attraverso la luce è quello della Saint-Chapelle a Parigi, realizzata circa nel 1248, in questa cattedrale gli elementi strutturali portanti e le mura sono ridotte al minimo possibile con lo scopo di esaltare così le vetrate e rendere la struttura leggera e vibrante di colore. Questa è una decorazione del tutto nuova così come lo sono le proporzioni, le altezze e le strutture, la struttura gotica deve ringraziare le novità del costolone perché altrimenti senza di esso questo nuovo metodo di decorazione non sarebbe realizzabile. Nel secolo XVI il Gotico raggiunge un estremo perciò il periodo successivo ovvero il Rinascimento Italiano troncherà completamente questa estremità e inizieranno una nuova architettura con un linguaggio architettonico ispirato al periodo classicista. Questo nuovo periodo, il Rinascimento, è un periodo che va dal Quattrocento al Cinquecento ed è tutto ambientato in Italia dove si andrà ad approfondire la stagione letteraria, artistica, filosofa e scientifica nazionale. Uno dei trattati fondamentali di questo periodo era quello di Vitruvio chiamato “De Architectura libri decem”, un trattato dedicato totalmente all’imperatore Augusto. Vitruvio suddivide questo trattato in una serie di dieci libri dove ognuno di essi va a sottolineare diversi capitoli svolti dall’architetto, alcuni esempi possono essere: Materiali e Tecniche edificatorie oppure Pavimenti, pareti intonaci, preparazioni dei colori e il loro impiego. Altre importanti trattato ripresi da Vitruvio sono quelli scritti da Leon Battista Alberti dove vengono trattate le tre categorie principali che soddisfano a pieno l’architettura ovvero: Firmitas (la stabilità e la solidità), Utilitas (la funzione) e infine Venustas (la bellezza). Nel nono libro dedicato al Venustas, Leon Battista Alberti va a toccare diversi aspetti fondamentali della bellezza in architettura, ponendo una distinzione tra ornamenti ed essa. In seguito ci spiega che esiste una bellezza essenziale e aggiuntiva, ovvero pulchritudo e ornamenta. Pulchritudo si indica un’organizzazione armoniosa delle parti, la disposizione generale in cui in un’opera non si può più aggiungere o togliere poiché tutte le parti 12
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