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Tesina dirotto di contare, Exams of English

Emancipazione femminile Tesina esame di maturità incentrato sui diritti delle donne

Typology: Exams

2018/2019

Uploaded on 04/11/2019

giulia-biribo
giulia-biribo 🇮🇹

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Download Tesina dirotto di contare and more Exams English in PDF only on Docsity! IL DIRITTO DI CONTARE Il DIRITTO DI CONTARE tratta la vera storia della vita di tre donne di colore che lavorano alla NASA. La protagonista è Katherine Jhonson, matematica e fisica americana che ha contribuito a diverse missioni nello spazio ed il film, come il libro, sono stati realizzati per rendere più popolare la vita di questa donna che spicca tra le più importanti figure della NASA, tanto che quest’ultima conserva ancora diversi suoi contributi scientifici. Questo film è la resa perfetta di come la donna ha dovuto sempre sacrificarsi per avere un minimo di riconoscenza all’interno della società e, ancora di più. all’interno di un ufficio prevalentemente riempito da figure maschili che tendevano ad isolare e”discriminare” la donna ed il suo operato. Allo stesso tempo la rappresentazione cinematografica in questione ci permettere di comprendere quanto gli sforzi fatti da ogni singola donna, che si è imposta per avere riconosciuti i suoi diritti, alla fine abbiano dato i suoi frutti. FISICA MATEMATICA Maria Gaetana Agnesi nasce a Milano il 16 maggio 1718. Si forma in un ambiente facoltoso, infatti la sua opera matematica “Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana” (1748), dove è presente la versiera, nasce dallo studio di diversi manuali e dal contatto con altri matematici italiani. Come indica nel titolo, la sua opera ha un fine divulgativo e didattico, in linea con il movimento del cattolicesimo illuminato di cui faceva parte. La Agnesi è riconosciuta come una delle più grandi matematiche di tutti i tempi, fu la prima donna autrice di un’opera matematica e la prima ad ottenere una cattedra di matematica all’università. Le“Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana” sono frutto del più importante dei suoi studi sull’analisi delle quantità finite e sull’analisi infinitesimale. All’interno di quest’opera si trova la versiera di Agnesi della quale l’equazione fu già studiata da Pierre de Fermat nel 1666 e da Guido Grandi nel 1703. La versiera è caratterizzata da una forma a campana, in geometria è una curva del piano costruibile attraverso procedimenti geometrici elementari ed esprimibile attraverso una funzione razionale. COSTRUZIONE immagini perfettamente nitide della struttura del DNA tra cui la diventata Photograph 51, diventata “un’icona”. La foto è ottenuta tramite l’esposizione di circa 100 ore di una singola fibra DNA posta a 15 millimetri dalla fonte di raggi X in una stanza con spazio ridotto ad umidità controllata. La foto 51 mostra una caratteristica distribuzione spaziale che è compatibile solo con una struttura a doppia elica e date le sue conoscenze, la Franklin era convinta che fosse quella la struttura. Nonostante ciò volle continuare a scattare fotografie migliori per averne la piena certezza poiché quello era un primo approccio induttivo, per arrivare dall’osservazione alla regola generale. Nel 1953 Whatson e Crick vennero a conoscenza di questa fotografia tramite Wilkins e, vedendola, capirono che era la prova mancante al modellino che avevano costruito e nel 1953 usci la loro pubblicazione sulla struttura. Rosalind Franklin mori nel 1958 a causa, probabilmente, dell’eccessiva esposizione ai raggi X e per questo non le fu mai riconosciuto il merito del contributo importantissimo che diede alla scoperta della struttura del DNA. La donna fin dal 1500 è stata definita secondo due soli ruoli che la vedevano o come “madre buona” o come “amante perversa”, infatti la donna per natura è sempre stata legata a due concetti fondamentali per l’uomo: la famiglia e la sessualità. Nella famiglia a struttura patriarcale e dalle ferree leggi in cui il desiderio amoroso non ha posto, la donna esiste solo come produttrice di figli e di lavoro come Verga nei malavoglia scrive “una piccina che badava a tessere, salare le acciughe e far figliuoli, da buona massaia”1, conseguentemente alla donna non spetta quasi nessuna decisione se non quella di gestire la propria casa, è altrettanto 1 Verga , descrizione di Maruzzza, primo capitolo “Promessi Sposi” evidente però come le sia lasciato pochissimo spazio d’azione. Se la donna è sempre stata vista come la protettrice del focolare domestico con Boudelaire questa idealizzazione romantica viene meno, infatti l’atteggiamento verso questa creatura è di curiosità per ciò che essa cela, ad esempio la forte carica erotica, ma anche paura per una creatura vista ora come il male, ora come altro, ora come elemento necessario e di completamento. Boudelaire nella sua raccolta “Fiori del male” arricchisce le sue poesie di molte immagini femminili, fuori dalle regole imposte alla società, prostitute, ballerine e fanciulle esotiche verso le quali il poeta prova attrazione pur sapendo la loro inaccessibilità sociale; come lui anche in Verga sono presenti figure femminili con le medesime caratteristiche, donne che sono consapevoli del loro corpo lo usano astutamente per irretire, perché del resto il vero nodo della questione è l’assimilizazione che è sempre stata fatta della donna con il suo corpo inteso come carne, forme voluttuose e quindi fonte di piacere. Verga, anche nella produzione successiva dei “Malavoglia”ci pone di fronte i due tipi di donna, Mena “la donna brava” e Lia colei che diventerà una prostituta. La vera svolta però avviene quando la donna non viene più solo assimilata al suo corpo ma ad una mente e ad un’anima. Basti pensare alla “Elena” del Piacere 2, donna che non solo sa di essere di essere attraente ma che mostra astuzia e puro calcolo. Quando, nella seconda metà dell’ottocento, le donne cominciano ad accedere sempre più massicciamente al mondo del lavoro, cominciano ad avere non solo un livello di cultura più alto, ma soprattutto una maggiore coscienza di un’indipendenza economica. Le donne, infatti, con la frantumazione della struttura patriarcale sono libere da quella schiavitù e possono anelare ad una, per quanto inferiore 2 D’annunzio, Elena muti de “il Piacere” rispetto all’uomo, stabilità economica e giuridica, questa ribellione sarà traumatica per l’uomo stesso in quanto vista come un attacco al sua virilità ed alla sua integrità, rispondendo quindi alle richieste femminili con un categorico NO basato sulla consapevolezza di una inferiorità naturale del gentil sesso. Così la figura femminile subisce ancora una volta uno sdoppiamento violento, ora viene vista come una ragazzetta verginale o come una serva amante o come una donna infermiera, tutte figure che servono a dare sicurezza al maschio e a farlo sentire dominante ma dall’altra cominciano a presentarsi donne il cui fascino proviene dalla loro sensualità aggressiva a cui spesso viene legata la distruzione dell’amante, quasi una nemica, basti pensare al mito di Salamè mitica principessa che tagliò la testa al marito. STORIA La vera e propria rivoluzione delle “Suffraggette” risale agli anni della fine dell’ottocento, ma una primitiva forma di rivoluzione ci perviene già dalla fine del ‘700 quando, in Francia, le assemblee degli Stati Generali presentarono una prima richiesta formale per il riconoscimento dei diritti delle donne; nello stesso periodo venne pubblicato, da parte di Olympe de Gouges, un libro sulla rivendicazione dei diritti delle donne iniziando ad organizzare gruppi di donne, la sua azione fu presto interrotta e nel 1793 venne ghigliottinata. Contemporaneamente a ciò che accadeva in Francia, anche in Inghilterra iniziarono ad essere pubblicati libri sui diritti delle donne ed a formarsi i primi circoli femminili che però non vennero mai presi sul serio, fino a quando nel 1835, tramite la legge comunale Corporations Act, venne accordato il diritto al voto anche se solo a livello locale. Successivamente, nel 1865, iniziò ad essere proposta l’idea del suffragio femminile in nelle sezioni “cose leggere e vaganti” e “l’amorosa spina”, ragazzette gioiose e ingenue che con la loro fanciullesca malizia e adolescenziale candore fanno sentire Saba il maschio sicuro di sé (DA GIIUNGERE VV. 11 E 15 DELLA POESIA SOVRUMANA DOLCEZZA). Di certo queste figurine non hanno nulla della maestosità che invece ha la donna intesa come “madre”. Lina, la moglie, si pone in mezzo a queste due categorizzazioni. Nella poesia “A mia moglie” la donna viene legata ad una serie di animali la cui maternità è proverbiale, come la gallinella o la mucca che con la loro mansuetudine infondono tranquillità e protezione in una idealizzazione che la innalza fino a divenire “Regina”, “Signora” e “uguale a nessun’altra donna”. Quest’aspetto di Lina viene però offuscato da altri elementi del suo carattere che la rappresentano non più come amorevole madre ma come una donna sensuale e istintiva verso la quale Saba prova un eros e allo stesso tempo odio, infatti al vv.38(CITARE) Saba scrive come la sua Lina assomigli “a una lunga cagna, che sempre tanta dolcezza ha negli occhi e nel cuore” e al vv.39 (CITARE) la paragona alla rondine che torna in primavera ma in autunno riparte. Lina si è vista spesso assimilare alla figura della madre e ha tentato di liberar arsi da questo archetipo attraverso un confitto diretto con il marito Umberto per tentare di riconquistarsi quella sua naturale femminilità. Anche la figura materna in Saba mostra dei caratteri di novità, infatti ora ha perso sicuramente quel suo aspetto di materno angelo che custodisce la casa e con essa gli uomini che ci sono dentro, infatti è lei la casa del trauma infantile di Saba, è lei con i suoi “occhi dolorosi e mesti”3 a rimproverare Saba ed a farlo sentire inadeguato, è lei la nemica del poeta e con la quale egli si riconcilierà solo dopo la morte nella poesia “preghiera a mia madre”, di conseguenza la madre sembra 3 Dalla poesia “preghiera a mia madre” assumere per Saba i caratteri propri della figura paterna per l’inetto che tanto spazio ha avuto nella letteratura del ‘900. Questa frantumazione del modello della “brava madre” sarà ancora più evidente in Virginia Woolf. INGLESE Virginia Woolf writes "A Room for One's Own," which was first published on October 24 1929, and is based on two conferences held in two colleges at Cambridge University in 1928. This essay deals with questions that Virginia Woolf argues that there have been more man than woman writers in the world; in fact it opens with Virginia Woolf reflecting on women and literature, asking that she had been there during two conferences held in two female colleges. Woolf was convinced that artistic creation was closely related to the life of the artist. According to the writer, creative processing from what the author does and how he feels when he does it. Starting from this, Woolf wondered why there were less man writers than woman writers in history; From here he takes the poet and playwright William Shakespeare as a model, and analyzes the family, social and cultural context in which he would find himself living in an imaginary sister that Woolf calls Judith born with the same talent as his brother, who It is, however, suppressed by the society in which women were man's property and could not afford to make money, but only to care for their children. This hypothetical Shakespeare sister is exasperated by the society in which she is forced to live and decides to commit suicide. With this work, Virginia Woolf intends to claim a place in culture for the female genre, since, being the English society predominantly patriarchal at that time, women did not have a place in the cultural world. It is typical of Virginia Woolf to conceal various nuances within a work, since the most interesting end of "A room for one's own" is to destroy the patriarchal structure within the literary and social sphere. The scenario in which Woolf decides to set his essay-novel, or university, is not random; Since it is precisely from the main place of the exclusion of women who decides to dismantle the language of patriarchal structure, it will say from the beginning, in the work, that the lesson will not be like that of good academic professors. It will give us an opinion and this is revolutionary as it assumes a discussion, a doubt and a reflection. Another point that brings her closer to the female audience is anonymity as it is a sign of confidentiality, in fact she will take on an identity and assume that of a woman with the capital D, the one who has lived silently for centuries. Woolf also points out that the lack of culture and social life have made the invisible woman in history. The most historically acknowledged merit of the work is an attempt to reorder the writers' story, in fact tells Jane Austen and the Brontë sisters, the latter being criticized for letting the anger towards society invade their works; Anger is another element that Woolf deals with, saying that it is due to the inability of women to free themselves from the judgments of men. In the end the title comes from the conception that the woman's Woolf needs to have money and a room for her to write. COCNLUSIONE
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