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The Importance of Ethical Finance, High school final essays of Economics

The basics of finance and the emergence of ethical finance. It covers the history of banking, the function of banks, and the different types of financial markets. It also explores the principles of ethical finance and the motivations for choosing it over traditional finance. an example of a virtuous alternative finance institution, the Banca Etica, and discusses the concept of microcredit. useful for students studying finance, economics, or business, as well as those interested in ethical investing.

Typology: High school final essays

2019/2020

Available from 09/12/2022

appuntiliceo-e-criminologia
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Download The Importance of Ethical Finance and more High school final essays Economics in PDF only on Docsity! IL PESO DEGLI INVESTIMENTI ETICI Perché è necessario documentarsi sulle proprie scelte finanziarie Lavoro di maturità - Liceo Cantonale di Mendrisio Giulia Cianflone Mottola 4D Docenti responsabili: Alberto Azzi, Ivano Fosanelli INDICE Introduzione Metodologia 1. ABC della finanza: un primo approccio 1.1 La nascita delle banche: i primi embrioni 1.2 Come funziona una banca 2. La finanza etica 2.1 Dalle origini all’evoluzione 2.2 Il Manifesto della Finanza Etica 3. I cittadini e la finanza 3.1 Perché è necessario interessarsi alla finanza 3.2 Trasformare la finanza in strumento sociale: la Tobin Tax 4. Un esempio virtuoso di finanza alternativa: la Banca Etica 4.1 I principi chiave 4.1.1 Trasparenza 4.1.2 Centralità della persona: fiducia e solidarietà 4.1.3 Partecipazione 4.1.4 Efficacia ed efficienza 5. Motivazioni per cui scegliere la finanza etica 5.1 Le principali differenze tra la finanza tradizionale e quella etica 5.1.1 Due diverse tipologie di economia applicata: di mercato o civile 5.1.2 La mancata coerenza da parte delle banche sistemiche 5.1.3 Le attività speculative 5.2 Motivazioni etiche: il rifiuto di investimenti nocivi per la società 5.2.1 La finanza come strumento nelle mani della criminalità 5.2.2 Finanziare guerre: il settore degli armamenti 5.2.3 Chi investe nelle armi nucleari 5.3 Motivazioni sociali: il microcredito 5.3.1 Una prima introduzione: la povertà nel Mondo 5.3.2 Il microcredito come strumento contro l’esclusione finanziaria 5.3.3 Le origini storiche 5.3.4 Muhammad Yunus e la Grameen Bank 5.3.5 I punti fondamentali del microcredito 2 1. ABC DELLA FINANZA: UN PRIMO APPROCCIO Per finanza s’intende la scienza atta ad esaminare e approfondire processi e scelte di investimento e finanziamento. Queste attività si differenziano tra loro sotto un punto fondamentale. L’investimento denota un’azione volta ad incrementare il capitale di una determinata azienda, al fine di migliorarne le risorse che verranno poi utilizzate all’interno del ciclo produttivo. Chi finanzia presta invece una somma di denaro che altri soggetti utilizzeranno per i propri scopi e dovranno restituire ad una scadenza vincolata e con un tasso d’interesse. Uno dei compiti della finanza è valutare gli investimenti ed i relativi rischi che essi potrebbero comportare, analizzando ogni cessione di denaro sotto un profilo economico e di strategia aziendale. La finanza si occupa anche di mercati finanziari, ovvero di compravendite virtuali di strumenti finanziari. Ogni mercato finanziario ha un nome differente, in base a quale prodotto viene venduto e acquistato. La Borsa è il mercato finanziario dei titoli azionari, Forex quello delle valute e Bond quello delle emissioni obbligazionarie. Il punto di partenza per comprendere la finanza etica ed il suo ruolo nell’economia è proprio il settore finanziario e le sue regole, che non solo governano i mercati virtuali, ma condizionano pesantemente il ciclo economico globale. 1.1 La nascita delle banche: i primi embrioni Le prime forme di scambio di denaro nascono durante le prime crociate, nelle botteghe degli orafi. Essi avevano infatti il compito di custodire il denaro dei templari che partivano per la guerra. Durante questi anni si crearono le “lettere di cambio”, ovvero attestati che certificavano il possesso di una data somma da parte di un cittadino, senza che egli dovesse avere il denaro con sé. Con il passare del tempo questi banchi di mercanti e orafi iniziarono a prestare il denaro depositato ad altri soggetti, accorgendosi che i risparmi che custodivano non venivano utilizzati interamente dai loro possessori e che quindi potevano essere reinseriti nel circuito economico. I tassi di interesse erano molto elevati, quindi il rischio di insolvenza da parte dei richiedenti prestito era sempre molto alto. Nella storia ci fu quindi un passaggio dai banchi tesi al commercio, ovvero alla vendita di oro e metalli preziosi, a banchi di credito. Questo passaggio avvenne soprattutto durante il Rinascimento e andò a concentrarsi nella città italiana di Firenze, in cui la borghesia mercantile e gli artigiani si arricchirono molto grazie all’istituzione di vere e proprie banche. 5 1.2 Come funziona una banca Come si evince dallo schema precedente, la funzione principale di una banca è quella di raccogliere il risparmio dei clienti ed erogare prestiti ad altri soggetti che necessitano. Il soggetto che deposita il proprio denaro ha diritto a ricevere un tasso d’interesse da parte dell’istituto di credito. Il tasso d’interesse potrebbe essere visto come un semplice prezzo, dal momento che il soggetto rinuncia temporaneamente ad una parte del proprio denaro in cambio di una remunerazione. I tassi d’interessi variano a discrezione dell’istituto di credito e soprattutto subiscono oscillazioni dovute alle decisioni delle banche centrali, che influenzano i tassi a dipendenza delle politiche finanziarie attuate. I soggetti che invece richiedono un credito alla banca e che quindi necessitano di una somma più o meno ingente di denaro, devono versare all’istituto di credito un tasso d’interesse mensile, per poter usufruire di quel denaro. Ogni debito concesso dalla banca ha una data di scadenza ed un interesse mensile. Ogni mese il soggetto dovrà quindi versare una determinata somma di denaro alla banca, corrispondente al tasso d’interesse sull’importo iniziale, mentre al termine della data prevista per l’estinzione del debito dovrà restituire per intero la somma ricevuta. Gli interessi pagati dalla banca al depositante sono necessariamente inferiori rispetto a quelli richiesti ai debitori. Questa differenza costituisce un notevole incremento dell’utile registrato dall’istituto di credito Anche le banche funzionano come normali imprese, quindi presentano utili deducibili dalla differenza tra ricavi e costi totali. I ricavi della banca sono costituiti principalmente dai tassi d’interesse attivi, dunque da quelli ricevuti in cambio di prestiti a terzi, dalle spese di commissione e dai guadagni in borsa. I costi totali vengono invece costituiti da normali spese utili al mantenimento dell’azienda, come stipendi, manutenzione, affitti e macchinari, e dagli interessi passivi, ovvero quelli che la banca deve versare ai clienti risparmiatori. Il funzionamento di un istituto di credito è fondamentale per comprendere il suo potere decisionale su importanti tematiche a livello economico. La funzione propria di intermediario rende la banca un potente strumento attraverso il quale redistribuire una enorme mole di capitali verso settori disparati. Il denaro del cittadino viene dunque totalmente asservito alle decisioni e agli interessi della stessa banca, che decide come e in quali attività reinvestire le somme di denaro appartenenti agli individui. Proprio questa prerogativa rende indispensabile comprendere 6 Deposita il proprio denaro Eroga la somma richiesta Soggetto che possiede del risparmio BANCA Soggetto che richiede un prestito Interessi Interessi come funziona davvero il sistema finanziario mondiale, per cogliere ogni sfumatura di quest’attività sempre più opaca e distaccata dalla vita quotidiana. 1. LA FINANZA ETICA Dopo l’istituzione delle prime filiali bancarie tradizionali, si assiste allo sviluppo di un ramo alternativo, sempre appartenente all’attività finanziaria: la finanza etica. Una prima definizione In principio è fondamentale fornire una descrizione, con conseguente spiegazione, del termine “finanza etica”. Una prima definizione potrebbe essere che la finanza etica è “l’allocazione di capitali finalizzata al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni1”. Da questa prima enunciazione si può intendere come la finanza etica punti all’economia reale, nello specifico al miglioramento della vita della popolazione, e non unicamente alla massimizzazione del profitto, obiettivo principale dell’opposta finanza tradizionale. La finanza eticamente orientata mira non solo a tecniche di investimento redditizie, ma anche ad obiettivi socio-ambientali, a differenza delle banche sistemiche. Il raggiungimento di scopi a livello di profitti non è quindi sufficiente per valutare l’operato delle banche etiche, dal momento che quest’ultime non guardano ad esso come unico fattore degno di attenzione. Nella finanza etica entrano in gioco soggetti differenti rispetto a quelli che operano all’interno della finanza tradizionale. Essi infatti sono spinti durante l’intero operato da presupposti legati all’attenzione per la vita comunitaria e per l’ecosistema. Il risparmiatore che decide di investire il proprio denaro all’interno di una filiera bancaria alternativa non punta quindi unicamente al profitto a breve termine o alla mera speculazione, ma all’avvio di attività socialmente utili ed a progetti sostenibili. Gli investitori non desiderano solo conoscere la somma che frutterà dai loro risparmi, ma anche gli effetti che questo denaro ha avuto nel momento in cui è stato inserito nel circuito economico. Spesso si suppone che la finanza etica sostituisca banalmente gli obiettivi economici con quelli sociali e ambientali. Anziché considerare la banca etica come un istituto di carità, si dovrebbe percepire la differenza che intercorre con una banca tradizionale. In una banca etica non si tralasciano infatti le componenti economiche ed i benefici che il risparmiatore si aspetta di ottenere, semplicemente ad esse si uniscono quelle sociali e ambientali. 1 Perrini, F.; Tencati, A., 2008, Corporate Social Responsibility – Un nuovo approccio strategico alla gestione d’impresa, Milano: Egea, (pdf non più disponibile in rete) 7 “l’economia e la finanza eticamente orientate si pongono domande e cercano risposte sulle conseguenze delle azioni economiche. Quali conseguenze comporta un’attività produttiva o finanziaria per la vita delle persone, per il bene comune, per l’ambiente naturale?”7 Pubblicato dalla Federazione Finanza Etica nel 1998, fu il primo documento ufficiale che andava a determinare in modo preciso le caratteristiche che dovevano appartenere forzatamente agli istituti di credito eticamente orientati. Fu un primo passo, molto importante, verso una politica molto restrittiva, che andava a considerare come istituti di credito etici solamente quelle banche che rispettavano interamente i criteri presentati nel Manifesto, senza eccezioni. Questo perché spesso, sulla scia di ondate di buonismo, le banche sistemiche cercavano di entrare a far parte di quel gruppo di banche orientate verso un nuovo modo di operare, volte alla cooperazione e al rispetto dell’ambiente. Esse però creavano solamente piccole sezioni dedicate a fondi etici, continuando ad operare per la maggior parte in settori nocivi per la società e per l’ambiente. Il Manifesto vuole dimostrare che non basta offrire ai propri clienti un portafoglio di titoli considerati etici, ma l’intero istituto di credito deve orientarsi verso un modo alternativo di fare banca, modificando radicalmente i settori in cui esso opera e le attività che si prefigge di finanziare. All’interno del Manifesto si possono trovare sette punti, nei quali vengono esplicitate le caratteristiche di una banca etica. In seguito, viene riportato per intero il documento, che contiene punti fondamentali e difficilmente tralasciabili, che spiegano in sintesi il valore intrinseco della finanza alternativa. La finanza eticamente orientata: 1. Ritiene che il credito, in tutte le sue forme, sia un diritto umano. Non discrimina tra i destinatari degli impieghi sulla base del sesso, dell'etnia o della religione, e neanche sulla base del patrimonio, curando perciò i diritti dei poveri e degli emarginati. Finanzia quindi attività di promozione umana, sociale e ambientale, valutando i progetti col duplice criterio della vitalità economica e dell'utilità sociale. Le garanzie sui crediti sono un'altra forma con cui i partner si assumono la responsabilità dei progetti finanziati. La finanza etica valuta altrettanto valide, al pari delle garanzie di tipo patrimoniale, quelle forme di garanzia personali, di categoria o di comunità che consentono l'accesso al credito anche alle fasce più deboli della popolazione. 2. Considera l'efficienza una componente della responsabilità etica. Non è una forma di beneficienza: è un'attività economicamente vitale che intende essere socialmente utile. L'assunzione di responsabilità, sia nel mettere a disposizione il proprio risparmio sia nel farne un uso che consenta di conservarne il valore, è il fondamento di una partnership tra soggetti con pari dignità 3. Non ritiene legittimo l'arricchimento basato sul solo possesso e scambio di denaro. Il tasso di interesse, in questo contesto, è una misura di efficienza nell'utilizzo del risparmio, una misura dell'impegno a salvaguardare le risorse messe a disposizione dai risparmiatori e a farle fruttare in progetti vitali. Di conseguenza il tasso di interesse, 7 Manifesto della Finanza Etica, 1998, Associazione finanza etica (mono pagina) 10 il rendimento del risparmio, è diverso da zero ma deve essere mantenuto il più basso possibile, sulla base delle valutazioni sia economiche che sociali ed etiche. 4. È trasparente. L'intermediario finanziario etico ha il dovere di trattare con riservatezza le informazioni sui risparmiatori di cui entra in possesso nel corso della sua attività, tuttavia il rapporto trasparente con il cliente impone la nominatività dei risparmi. I depositanti hanno il diritto di conoscere i processi di funzionamento dell'istituzione finanziaria e le sue decisioni di impiego e di investimento. Sarà cura dell'intermediario eticamente orientato mettere a disposizione gli opportuni canali informativi per garantire la trasparenza sulla sua attività. 5. Prevede la partecipazione alle scelte importanti dell'impresa non solo da parte dei soci ma anche dei risparmiatori. Le forme possono comprendere sia meccanismi diretti di indicazione delle preferenze nella destinazione dei fondi, sia meccanismi democratici di partecipazione alle decisioni. La finanza etica in questo modo si fa promotrice di democrazia economica. 6. Ha come criteri di riferimento per gli impieghi la responsabilità sociale e ambientale. Individua i campi di impiego, ed eventualmente alcuni campi preferenziali, introducendo nell'istruttoria economica criteri di riferimento basati sulla promozione dello sviluppo umano e sulla responsabilità sociale e ambientale. Esclude per principio rapporti finanziari con quelle attività economiche che ostacolano lo sviluppo umano e contribuiscono a violare i diritti fondamentali della persona, come la produzione e il commercio di armi, le produzioni gravemente lesive della salute e dell'ambiente, le attività che si fondano sullo sfruttamento dei minori o sulla repressione delle libertà civili. 7. Richiede un'adesione globale e coerente da parte del gestore che ne orienta tutta l'attività. Qualora invece l'attività di finanza etica fosse soltanto parziale, è necessario spiegare, in modo trasparente, le ragioni della limitazione adottata. In ogni caso l'intermediario si dichiara disposto ad essere 'monitorato' da istituzioni di garanzia dei risparmiatori. Qualsiasi istituto di credito etico deve quindi seguire alla lettera quelle che vengono definite come linee guida di questo prototipo di finanza alternativa. 3. I CITTADINI E LA FINANZA Spesso tra i cittadini e la finanza vi è una distanza che pare infinita, un distacco incolmabile e, soprattutto, un’opacità di fondo che rende ogni cosa confusa e controversa. 11 Questo estraniamento completo della finanza dall’interesse collettivo avviene per tre motivazioni principali. La prima è che le attività finanziarie vengono considerate meccanismi troppo complessi e incomprensibili per le persone comuni, che non sono a conoscenza della maggior parte delle informazioni possedute dalle banche tradizionali. Questa mancanza di conoscenza porta il cittadino a distaccarsi dagli affari interni all’istituto di credito. Un secondo motivo è la totale impassibilità con la quale l’individuo medio guarda agli affari legati alla finanza. Il problema che intercorre tra cittadini e attività finanziarie non è quindi unicamente di ordine informativo, quindi legato alla mancanza di conoscenze tecniche sulle operazioni del settore, ma si tratta anche di un’indifferenza intrinseca. Questo atteggiamento rappresenta il vero nodo che separa in modo irreversibile gli individui dagli affari finanziari. Il distacco non è quindi unicamente colmabile da una maggiore regolamentazione della finanza, che tuttavia andrebbe a rendere il sistema meno opaco e misterioso, ma sarebbe necessaria una vera svolta da parte dei cittadini. Esistono infatti vari quotidiani che espongono alcuni dei grandi scandali che hanno segnato la finanza negli ultimi anni, ma nonostante ciò in pochi sembrano interessarsi davvero alle notizie che vengono esposte. La maggioranza si limita quindi a depositare i propri soldi in banca, senza chiedersi come e dove essi verranno impiegati, in quale settore, in quale Paese e soprattutto se essi porteranno o meno conseguenze positive. Nel libro “non con i miei soldi8”, Ugo Biggeri, il presidente di Banca Etica, appella “responsabilità morale indiretta” quella del cliente verso l’impiego dei propri risparmi e le conseguenze che essi porteranno nell’economia. La finanza viene inoltre paragonata al legislativo, dal momento che anch’essa svolge un’azione governativa sulle vite di tutti. Un ultimo motivo per cui il cittadino medio tende a mostrarsi disinteressato verso le attività finanziarie è l’idea secondo la quale i risparmi appartenenti al singolo sono considerati innocui, quindi incapaci di condizionare in alcun modo l’economia. Nonostante il denaro depositato da un singolo individuo o da una famiglia potrebbero non rappresentare somme ingenti, il loro ammontare raggiunge una cifra inaspettata, capace di influenzare pesantemente l’economia globale. Solo in Italia, il totale del risparmio appartenente ai cittadini nell’anno 2017 raggiunse circa 4.300 miliardi di euro9, che vennero sia investiti in titoli, fondi e altre attività finanziarie, sia depositate in conti correnti (pressoché 1.300 miliardi, un terzo del totale). In conclusione, spesso si tende quindi ad immaginare la banca come puro deposito di risparmi, mentre in realtà il denaro che rimane realmente all’interno dell’istituto bancario è il minimo necessario per garantire l’erogazione contanti. Il risparmio restante viene infatti reinvestito dall’istituto di credito. Proprio questo compito rende la banca uno strumento che permette di guidare e governare l’economia, di decidere quali progetti mandare avanti o quali aziende finanziare. 3.1 Perché è necessario interessarsi alla finanza È bene precisare che qualsiasi somma depositata in banca da un cittadino verrà poi impiegata per finanziare attività di diversa natura, sempre se il soggetto non decida di 8 AA. VV., 2016, Non con i miei soldi, Milano: Altraeconomia 9 Voce: Ufficio Stampa Unimpresa 12 capitali che la finanza è in grado di generare e dislocare ogni giorno, basta osservare due dati fondamentali11. Il primo, i capitali generati dall’economia reale mondiale, ovvero dalla compravendita diretta di prodotti e servizi, che raggiunge i venti mila miliardi di dollari annui, ed il secondo, i profitti generati all’interno del mercato finanziario mondiale facendo affidamento solo alla compravendita di valute, che corrisponde a cinque mila miliardi ogni giorno. Da questi semplici dati si può evincere come la finanza trasferisca capitali di lunga superiori a quelli generati invece dall’economia reale, oltre che a farlo in un tempo esiguo. Dato che l’attività finanziaria è per antonomasia un settore opaco dove vige una privacy totale, in molti si sono opposti all’introduzione di una tassa che andrebbe non solo a prelevare ingenti capitali agli speculatori, ma anche ad introdurre un sistema fondato sulla trasparenza finanziaria. La prima proposta: la Tobin Tax La prima proposta indirizzata all’introduzione di una tassa sulla finanza giunse nel 1972 e fu ideata dall’economista James Tobin. Egli chiamò Tobin Tax l’imposta che intendeva applicare a tutte le transazioni finanziarie che avvenivano nel mercato delle valute. La tassa era tesa a prelevare lo 0,5% da ogni scambio valutario che avveniva nel mercato finanziario, andando quindi a penalizzare tutte le speculazioni che avvenivano all’interno di questo settore e che portavano a frequenti e inutili fluttuazioni sui tassi di cambio. La tassa penalizzava quindi unicamente gli individui che effettuavano un numero elevato di transazioni in brevi lassi di tempo e operavano quindi unicamente a fini speculativi. Le conseguenze positive della tassazione Tassando la finanza si otterrebbero alcune conseguenze inevitabilmente positive per la società12. La prima è che, tassando le transazioni, si metterebbe fine alla completa oscurità nella quale avvengono ogni secondo centinaia di scambi di titoli e di speculazioni sulle valute. Il sistema diverrebbe più trasparente, dal momento che sarebbe necessario tracciare gli spostamenti di denaro per poterli tassare. Questa conseguenza non è assolutamente positiva per i vari attori che operano all’interno del mercato finanziario, che perderebbero la totale libertà della quale finora hanno disposto. Inoltre, diminuirebbero le attività speculative, quindi le transazioni a breve termine, e le banche cederebbero uno spazio maggiore ad altre attività bancarie meno tassate, quali microcredito e investimenti nell’economia reale. Come ultimo aspetto vi è il fatto che le imposte prelevate dagli Stati poterebbero ad un aumento delle entrate fiscali, permettendo a questi ultimi di incrementare i soldi investibili nella spesa pubblica. Il denaro detratto potrebbe essere impiegato in progetti tesi al 11 Fonte digitale: video Youtube “Una piccola tassa sulla finanza. Una grande risorsa per i più poveri e il pianeta”, ZeroZeroCinque 12 Le informazioni sono state tratte dal sito ZeroZeroCinque.it (campagna italiana per la promozione della Tassa sulle Transazioni Finanziarie) 15 miglioramento del sistema di welfare o utilizzati in piani di lavoro dediti allo sviluppo di energie rinnovabili. Nonostante questa proposta avrebbe portato a queste importanti conquiste, la Tobin Tax non è mai stata applicata al mercato finanziario, date le forti opposizioni da parte degli attori che operano all’interno del settore e che considerano la tassa non solo un’appropriazione indebita di denaro da parte dello Stato, ma anche una violazione della privacy. La campagna ZeroZeroCinque La Campagna ZeroZeroCinque13 è un’iniziativa italiana promossa nel 2010 alla quale sono aderite oltre 60 organizzazioni con sede nella penisola, tra le quali associazioni cattoliche, ambientaliste e diverse ONG. L’organizzazione ha proposto la messa in vigore di una Tassa sulle Transazioni Finanziarie, appellata la TTF e chiaramente ispirata alla madre Tobin Tax, con alcune differenze. Mentre la Tobin Tax è applicabile unicamente alle transazioni che riguardano la compravendita di valute, la TTF allarga il proprio raggio di azione e comprende molte più operazioni finanziarie. Inoltre, la TTF preleva una minor percentuale sulle transazioni, richiedendo un valore che oscilla tra lo 0,01% e un massimo dello 0,5%, mentre la Tobin Tax si manteneva fissa a 0,5%. Le caratteristiche della TTF La TTF è volta soprattutto allo scoraggiamento di attività speculative, dal momento che, attraverso una minima tassa sulle transazioni, diminuirebbero quelle ad alta frequenza e mosse solo da investitori che puntano allo scambio continuo di titoli e valute al fine di speculare sul loro andamento in borsa. I soggetti che invece si aspettano ricavi di medio o lungo termine non risentiranno minimamente della tassa, dal momento che essa si mantiene ad una percentuale molto bassa. Gli investimenti non speculativi non verrebbero quindi in alcun modo scoraggiati da questo nuovo sistema. La tassa colpirebbe dunque il così detto “casinò finanziario”. Nel sito inoltre viene ricordato come questa tassa è limitata alle attività finanziarie ed esclude invece tutte quelle operazioni bancarie come prestiti, prelievi e bonifici. I benefici della Tassa L’American Institute for Economic Research14 afferma che, stimando una diminuzione delle attività finanziarie pari al 65%, conseguente all’introduzione della Tassa sulle Transazioni, applicando su scala mondiale una TTF pari allo 0,05% si otterrebbero entrate fiscali dai 500 ai 1000 miliardi annui. Questo significa che, a livello globale, molti Stati beneficerebbero di un budget molto elevato per far fronte alle spese pubbliche più urgenti, quali ad esempio l’incremento di sistemi di welfare e il saldo dei debiti pubblici imponenti. I benefici apportati dalla TTF sarebbero chiari e visibili anche in Italia, dove si registrerebbe un aumento degli introiti statali che oscilla tra i 3 ed i 6 miliardi di euro annui. L’applicazione della Tassa 13 Nel sito ufficiale della campagna si possono trovare tutte le informazioni inerenti alla TTF e riportate all’interno del capitolo. 14 Si tratta di un istituto statunitense che si occupa di ricerca economica. 16 la Tassa è stata approvata dalla Commissione Europea il 6 gennaio 2016, senza però mai entrare in vigore. Attraverso un contatore automatico generato da alcune associazioni che si battono per l’introduzione di questa imposta si possono osservare i miliardi di euro che l’Europa sta perdendo a causa della mancata immissione di questa misura finanziaria. Nell’immagine a lato si può osservare la mole di capitali persi dall’Unione Europea durante gli anni di mancata introduzione della tassa (a partire quindi dal 6 dicembre 2016) Fonte: schermata realizzata il 31 ottobre 2019 4. UN ESEMPIO VIRTUOSO DI FINANZA ALTERNATIVA: LA BANCA ETICA La prima sede venne istituita a Padova nel 1999, dopo che l’Assemblea verso la Finanza Etica, un’associazione istituita da un gruppo di individui con lo scopo di aprire una filiera 17 Nella prima immagine è presente la ricerca attuabile sul portale online di Banca Etica20. Nella seconda immagine viene invece riportata la cartina che mostra gli investimenti avvenuti nelle zone intorno a Venezia Nel 2013 viene modificato e migliorato il sito, aggiungendo ai documenti già presenti, quale statuto e Codice Etico, anche i bilanci dell’anno corrente e anche degli anni passati, per favorire la trasparenza portata avanti come cavallo di battaglia dalla Banca. Così facendo, ogni soggetto interessato all’istituto di credito poteva ottenere informazioni sui conti dell’organizzazione, sull’organizzazione amministrativa e su molti altri aspetti legati al funzionamento interno della banca. La richiesta di una trasparenza da parte dei clienti La trasparenza che offre la banca è però richiesta anche ai singoli individui che scelgono di investire in questa organizzazione i propri risparmi. Ciascun cliente, al momento dell’apertura di un conto presso Banca Etica, è tenuto a sottoscrivere un contratto, la “dichiarazione sulla provenienza del denaro”, nel quale afferma di non aver ottenuto la somma da attività che andrebbero contro allo statuto della banca. Questo processo non è perseguibile per legge, ma rappresenta solamente una relazione di fiducia che dovrebbe intercorrere tra la filiale bancaria e i propri clienti. 4.1.2 Centralità della persona: fiducia e solidarietà La fiducia come motore essenziale La banca etica è pienamente fiduciosa nei propri clienti, i quali possono ottenere prestiti ai medesimi tassi di interesse. Questa parità non veniva effettuata nelle altre banche, nelle quali si registrava un notevole aumento degli interessi richiesti a clienti del sud Italia e ad aziende No Profit. Banca etica volle appianare da subito queste divergenze, chiedendo la stessa somma a qualsiasi azienda, privata o non, di qualsiasi area, a patto che essa rispettasse i valori che costituiscono la base della banca. Nonostante in molti pensassero che questo sistema non potesse funzionare, perché alcuni soggetti sono più a rischio nel saldare il proprio debito, 20 Entrambe le fonti iconografiche sono state estrapolate da un fermo immagine dal portale online di Banca Etica 20 Banca Etica ha registrato un tasso di crediti deteriorati, ovvero non saldati, inferiore a quello del sistema bancario tradizionale21. Il sostegno al cliente: un uso consapevole del denaro Salviato afferma che, nella maggior parte dei casi, sono i clienti ad informare e ad allarmare la banca non appena si rendono conto che qualcosa non va. La banca ha così il tempo di mutare le condizioni generali del credito, per esempio posticipandone la scadenza, cercando di evitare il fallimento dell’associazione. In questo modo vi è un sistema di sostegno consistente tra Banca e cliente, il quale si sente assicurato da eventuali problemi nell’ammortamento del debito. 4.1.3 Partecipazione La Banca etica nasce proprio come strumento con il quale i cittadini possono decidere autonomamente in quali settori investire, quindi quali realtà e progetti vogliono realmente finanziare. Il potere decisionale del risparmiatore Ogni cliente che deposita i propri soldi nella Banca Etica può decidere in quale settore investire il proprio denaro, scegliendo tra i quattro presentati nel loro sito web. Essi sono cooperazione internazionale, cooperazione sociale, ambiente e associazionismi (ovvero cultura e società civile). Le campagne informative Un soggetto che ha assunto sempre più importanza all’interno del sistema di Banca Etica è il “cantastorie”, come lo definisce Salviato. Questa figura, scelta tra i soci dell’istituto di credito, è incaricata di raccontare la storia e i fini della banca negli eventi pubblici. I “cantastorie” hanno il compito di presenziare agli incontri organizzati dalla banca, al posto di direttori e membri dello staff, che non sempre possono essere presenti. Essi devono essere sempre aggiornati sugli avvenimenti e soprattutto devono raccontare la stessa versione dei fatti. 4.1.4 Efficacia ed efficienza Inizialmente le persone reputavano la Banca Etica un’associazione benefica che garantiva aiuti finanziari anche alle iniziative più utopiche e talvolta irrealizzabili, che estendeva crediti particolarmente esigui e che non facesse in alcun modo parte dell’economia globale. A mano a mano che il capitale sociale veniva incrementato i clienti iniziavano a richiedere maggior efficienza, nel modello delle banche tradizionali, anche alla banca etica. Dimostrare di poter essere nello stesso tempo sia etici sia professionali era uno dei principali obiettivi del fondatore della banca, Fabio Salviato, come si evince dal libro da lui redatto, “Ho sognato una banca”. La banca etica si distingue dalle banche sistemiche anche per la sua semplicità. Essa offre infatti pochi servizi essenziali e strettamente necessari come poter aprire un conto 21 Questo tema verrà approfondito all’interno del capitolo 5.5.2 21 nel quale depositare i propri risparmi, richiedere piccoli prestiti, ottenere una carta di credito e poter prelevare denaro agli sportelli. I criteri di finanziamento Per ottenere un prestito, il progetto o l’azienda deve soddisfare una serie di criteri che non concernono solo l’ambito economico. Viene svolta infatti anche un’analisi socio- ambientale, che comprende circa quaranta aspetti legati unicamente alla sfera socio- ambientale e che non prevede alcuna analisi sotto il profilo economico. Se il progetto non raggiunge una valutazione positiva, la Banca non procede nemmeno con la valutazione finanziaria e la proposta viene scartata a prescindere dalla sua rilevanza economica. Sono i Valutatori Sociali, una commissione composta da soggetti che possono essere sia volontari sia soci della banca, ad occuparsi dell’analisi socio-ambientale del progetto. All’interno del portale online si possono trovare le attività che vengono escluse a priori e quelle che invece vengono accettate dall’istituto di credito, sempre solamente sotto il profilo di rilevanza socio-ambientale. I progetti finanziabili sono soprattutto quelli concernenti sistemi di welfare, ristrutturazioni ecologiche, sistemi di miglioramento della situazione ambientale, produzione e commercio di materie prime biologiche e attività culturali. Quelle attività che invece vengono escluse dall’accesso al credito sono soprattutto legate agli armamenti, allo sfruttamento del lavoro, agli allevamenti e all’agricoltura intensivi, al gioco d’azzardo ed a qualsiasi tipologia di rapporto con regimi dittatoriali o razzisti. Queste linee guida permettono a Banca Etica di non rischiare una contraddizione tra le proprie linee guida ed il proprio operato, per mantenere sempre centrale la fiducia che il cliente deve poter riporre nel proprio istituto di credito. 22 Anche le materie prime agricole sono soggette ad un controllo da parte dei mercati finanziari. Un aumento del prezzo dei prodotti agricoli può derivare infatti da molti fattori, come ad esempio una diminuzione della produzione, un aumento della domanda, cattivi raccolti, un aumento di materie prime destinate ai biocombustibili anziché al consumo o da restrizioni poste all’esportazione di questi prodotti nei maggiori Paesi produttori. A queste molteplici cause se ne aggiunge un’altra, legata alle attività finanziarie: la speculazione sulle materie prime. I prodotti agricoli non vengono unicamente acquistati e venduti direttamente, attraverso uno scambio tra produttore e acquirente, ma essi sono anche soggetti ad un acquisto futuro. I soggetti economici possono infatti stipulare un contratto di vendita futuro, nel quale si fissano le quantità ed il prezzo dei prodotti agricoli che saranno poi scambiati. In questo modo si dovrebbe proteggere il contadino, il quale non rischierebbe di perdere ingenti somme di denaro a causa di un raccolto poco proficuo. Questi contratti futuri vengono appunto detti “futures” e sono quotati in Borsa. Un ruolo importante è rivestito da quei soggetti che si interpongono tra il produttore e l’acquirente. Questi intermediari si propongono di coprire le eventuali perdite causate da una forte diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli, guadagnando invece il margine derivante da un forte aumento del valore di queste materie prime. Quando viene infatti registrato un guadagno molto elevato al contadino spetta una parte di profitto, mentre della restante se ne appropria l’intermediario. Questi contratti futuri sono quindi acquistati dagli intermediari, che si propongono di venderli, cercando di ottenere un profitto sempre maggiore. Scambiando in borsa i futures, gli speculatori sono in grado di far aumentare o diminuire il prezzo di un determinato prodotto su una scala temporale molto ristretta. Se infatti l’offerta di contratti futuri su un determinato bene diminuisce perché gli intermediari non vendono il future, il prezzo di quel prodotto aumenterà a dismisura. Attraverso la proliferazione di questi intermediari è avvenuta una vera e propria finanziarizzazione delle materie prime agricole, delle quali prezzi non dipendono più dalla domanda e dall’offerta dei consumatori, ma solamente dalle fluttuazioni in borsa causate dal continuo scambio di questi contratti futuri. Anche un mercato legato completamente alle persone è stato quindi allontanato dall’economia reale e reso un semplice strumento usato dagli speculatori per guadagnare in borsa. 5.2 MOTIVAZIONI ETICHE: IL RIFIUTO DI INVESTIMENTI NOCIVI PER LA SOCIETÁ “la finanza Etica esclude per principio rapporti finanziari con quelle attività economiche che ostacolano lo sviluppo umano e contribuiscono a violare i diritti fondamentali della persona24 ” 24 Tutte le citazioni poste all’inizio dei sotto capitoli sono state estrapolate dal Manifesto della Finanza Etica 25 5.2.1 La finanza come strumento nelle mani della criminalità La finanza spesso è un dispositivo utilizzato dalle attività illegali per ripulire i soldi provenienti da attività illecite. Infatti, è molto semplice ripulire il denaro, in modo da renderlo nuovamente utilizzabili e da cancellare completamente la sua storia. Ci sono tre motivazioni, riportate dal libro “Il valore dei soldi”25, per le quali la finanza diventa uno strumento importante per le attività criminali. La prima è il fatto che sia molto facile spostare i capitali da una parte all’altra del globo, senza un dispendio eccessivo di denaro e con una grande velocità. La finanza permette di reinvestire i soldi derivanti da infrazioni in attività lecite, allo scopo di ripulire le somme ottenute grazie alla criminalità. Un secondo motivo è la privacy che ogni esercizio bancario richiede al suo compimento, atta a proteggere il cliente da interferenze esterne. Questa privacy vigente all’interno del sistema bancario è terreno fertile per le attività illecite, che riescono in questo modo a spostare capitali enormi senza essere osservati. Un terzo aspetto è il fatto che, all’interno del mercato finanziario, si possano fare guadagni enormi, investendo in attività e speculando in borsa. Il denaro in circolazione all’interno del mercato globale della finanza tocca cifre enormi, che permettono a chi dispone di ingenti capitali di arricchirsi velocemente e in modo anonimo. 5.2.2 Finanziare guerre: il settore degli armamenti L’unico business che non risente della crisi: gli armamenti Uno degli atipici settori che non risente delle crisi che hanno attraversato l’economia mondiale negli ultimi anni è proprio quello delle armi. Questo perché le guerre non vengono mai interrotte ed in ogni momento, persino durante periodi che appaiono essere silenziosi e senza particolari conflitti, si starà sempre svolgendo una qualsivoglia guerra da qualche parte del Mondo. Guerre che non vedono solo opporsi due Nazioni e che quindi causano un impatto mediatico molto forte e vengono percepite da tutti, ma anche conflitti tra popolazioni, tra diverse etnie e gruppi religiosi. Guerre che si svolgono nel silenzio più totale da parte dei media occidentali, ma conosciute dall’industria che si occupa della produzione e del commercio di armi. Per rendere più chiaro il peso di questo settore è necessario soffermarsi sulle banche dati emesse annualmente dalla SIPRI, l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, un’organizzazione fondata nel 1966 per commemorare i 150 anni di pace ininterrotta della Svezia. Dai documenti inerenti al 2018 si osserva come, solamente durante l’annata presa in analisi, siano stati stanziati 1.739 miliardi di dollari a favore dell’industria bellica. Il dato che preoccupa maggiormente è che le spese militari sono cresciute dell’86% rispetto a quelle relative al 1988, l’anno dopo la Seconda guerra mondiale durante il quale si era rilevato il dato meno elevato in assoluto. Il peso dell’industria bellica sull’economia mondiale è pari al 2,3% del suo PIL, dato che potrebbe confondere e trarre in inganno data la percentuale molto esigua. Osservando 25 Capitolo “Finanza e legalità”, pp.62-65 26 attentamente i numeri assoluti però, ci si rende conto di come il 2,3% possa rappresentare una spesa smisurata per i cittadini. Ogni individuo contribuisce in media con 230 dollari26 al mantenimento di arsenali. Per quanto concerne invece le zone predilette dal mercato degli armamenti, al primo posto si colloca il Medio Oriente, che da solo assorbe il 32% delle importazioni di armi a livello globale. Importazioni che sono aumentate del 103% tra 2013 e 2017 e che vedono in testa, come maggiori Paesi importatori di armamenti, India e Arabia Saudita27. Chi permette la guerra in Yemen: lo scandalo della Rheinmetall Il conflitto in corso in Yemen che lo vede opposto ad una coalizione di Stati, ovvero Emirati Arabi, Egitto, Kuwait, Qatar, Bahrain, con a capo l’Arabia Saudita. Il conflitto ha inizio nel 2015 ed ha prodotto, sino al 2018, 88,8 miliardi di dollari di perdite economiche per lo Yemen28. Come ogni conflitto armato, esso non risparmia nemmeno i bambini, che sono stati tra le principali vittime. Si calcola che, dal 2016 al 2018, oltre 140 mila bambini abbiano perso la vita durante il conflitto. Una percentuale molto elevata, sul totale di 233 mila morti tra la popolazione. Nonostante la guerra stia generando gravi conseguenze a livello economico, ma soprattutto a livello sociale, i media non focalizzano la propria attenzione su questo conflitto, lasciando che si svolga nel completo silenzio da parte dei Paesi occidentali. Nonostante la “voglia” di rimanere esclusi da questo avvenimento, la responsabilità è europea e, in specifico, ricade sulla Rheinmetall, maggiore produttrice di armamenti su suolo tedesco. L’azienda, solo nel 2016, contava 23 mila dipendenti29 e aveva registrato un fatturato di oltre 5,6 miliardi di dollari, diventando un colosso mondiale nel settore. La sua implicazione è data dal fatto che le armi incriminate vengono prodotte dall’azienda italiana RMW, con sede in Sardegna, la quale appartiene per intero alla filiera produttiva tedesca. Sono quindi partite dal territorio italiano le armi che hanno reso possibile una guerra disumana, durante la quale il governo saudita ha sterminato una grande fetta della popolazione yemenita, senza attuare nessuna discriminazione tra militari e civili. Da quanto si evince dagli studi eseguiti da Rete Disarmo30, l’azienda RMW avrebbe ottenuto un fatturato di oltre 108 milioni di euro dalla vendita di bombe MK80 al governo saudita. Il Black Planet Award: un riconoscimento di insostenibilità Durante l’anno 2018, l’azienda tedesca è stata al centro delle notizie per essersi aggiudicata il famigerato Black Planet Award31. Il premio, coniato dalla Ethecon Foundation32, viene consegnato alle aziende che, durante l’anno corrente, hanno conseguito i 26 SIPRI, 2018 27 Un’arma su tre venduta al Medio Oriente, “Il Manifesto”, 12 marzo 2018 28 Tramonto E., Yemen: la guerra che uccide donne e bambini e annienta decenni di progresso, “Valori”, 13 maggio 2019 29 Isonio E., Armi in Yemen e carri in Turchia: accuse contro Rheinmetall, “Valori”, 8 maggio 2018 30 Si tratta di una rete italiana che si occupa di armi leggere. 27 armamenti nucleari. A livello mondiale sono state inoltre create molte organizzazioni che si battono a favore dell’abolizione del nucleare e degli arsenali posseduti da vari Paesi. Un progetto significativo è “Don’t Bank on the Bomb” una campagna ideata dalla organizzazione olandese di stampo pacifista Pax, e dalla ICAN39, ovvero la campagna mondiale per l’abolizione delle armi nucleari. La campagna ha pubblicato diversi documenti che analizzano a fondo il mercato globale di armamenti nucleari. Il ruolo delle banche: chi finanzia le armi di distruzione di massa Mediante il quinto rapporto emesso dalla campagna “Don’t Bank on The Bomb” e chiamato “Shorting our security – financing the companies that make nuclear weapons40”, vengono analizzate le banche finanziatrici della produzione di armi nucleari a livello mondiale. All’interno della lista dei maggiori finanziatori rientrano 325 banche, avendo tenuto in considerazione solamente quelle che posseggono come minimo lo 0,5% delle azioni o delle obbligazioni emesse da una o più aziende produttrici di armi nucleari. Nel sito viene spiegato perché gli istituti di credito coinvolti in finanziamenti minori dello 0.5% non siano stati aggiunti alla lista. Se si fossero tenuti in considerazione tutti gli istituti di credito che investono anche minime somme nelle armi nucleari si sarebbero dovute analizzare circa 3000 banche. Questo dato dovrebbe rendere ancora più chiaro come la finanza globale sia completamente disinteressata al rispetto per i diritti umani, che vengono ovviamente calpestati da quelle armi che portano unicamente distruzione di vasti territori e di vite umane. Il sito ha preferito concentrarsi sui maggiori finanziatori, che investono somme di denaro molto più ingenti. Nella lista dominano tre nazioni principali, quali gli Stati Uniti, maggiori finanziatori assoluti, la Gran Bretagna e l’India. Dal documento si nota come, tra l’anno 2017 e il 2019, siano stati stanziati oltre 748 miliardi di dollari a favore di questo tipo di settore. Il maggiore aumento di investimenti è avvenuto a favore dell’azienda Boeing, che ha registrato un aumento del 192%41 Italia e Svizzera a confronto Si possono trovare anche quattro banche sistemiche svizzere, quali UBS, Credit Suisse, Fisch Asset Management e Schweizerische Nationalbank. UBS ricopre il primo posto come maggiore finanziatore su suolo svizzero, con investimenti pari a 6.315 milioni di dollari nelle armi nucleari, seguita da Credit Suisse con 1.312 milioni di dollari, totale di molto inferiore alla precedente. Solo nel 2019 le quattro banche hanno totalizzato investimenti per 8983 milioni di dollari, con un incremento dell’87% rispetto alla somma rispettiva del 2018, pari a 4797 milioni di dollari. Le banche “armate” sono inoltre aumentate, passando da tre nel 2018 alle odierne quattro. Per quanto concerne invece le banche della penisola italiana, si trovano solo due banche investitrici, ovvero Unicredit, con 1.398 milioni di dollari “investiti”, e Intesa Sanpaolo con 567,7 milioni di dollari. In Italia si è registrato un calo negli investimenti pari al 5%, che ha 39 L’acronimo significa “International Campaign to Abolish Nuclear Weapon” 40 Cfr.: “Shorting our security – Financing the companies that make nuclear weapons”, Don’t Bank On the Bomb, 2019 41 Spadaro C., Armi nucleari: crescono gli investimenti, “Altraeconomia” 21 giugno 2019 30 visto le somme scendere da 2075 milioni di dollari nel 2018 a 1966 milioni nel 2019, seppur mantenendo il numero di banche attive nel settore a due. Per portare un breve confronto tra le due nazioni quindi, si può scorgere una grande differenza di importanza nel settore delle armi nucleari. In Svizzera esso è in grande crescita, come si può vedere dai dati riportati in precedenza, che vedono aumenti di volumi di denaro molto elevati in un lasso di tempo breve. In Italia il settore invece sembra essere in crisi, anche se le somme che gli vengono destinate sono ancora molto elevate. La Hall of fame: chi invece si rifiuta di investire nel nucleare La “Hall of Fame”, ovvero la lista di istituti bancari che si rifiutano di investire nei settori degli armamenti nucleari, prevede che le banche soddisfino alcuni criteri molto chiari, che vengono presentati interamente all’interno del sito. Le banche devono evitare di collaborare con aziende che intrattengono qualsiasi tipo di attività nucleare, anche per finanziare altri tipi di progetti. All’interno della Hall of Fame vengono presentati solamente 23 istituti finanziari, che, a confronto con le 325 banche riportate nella lista dei maggiori finanziatori di armi, sono in netto svantaggio numerico. Nel grafico42 in alto si possono notare, in percentuale, in quali Paesi si trovano i 23 istituti di credito che fanno parte della Hall of Fame. Si può notare un netto vantaggio registrato dai Paesi Bassi, che da soli posseggono il 50% delle banche classificate. Tra le banche promosse figura infine una sola italiana, la Banca Etica. 5.3MOTIVAZIONI SOCIALI: IL MICROCREDITO “la finanza etica ritiene che il credito, in tutte le sue forme, sia un diritto umano43” 5.3.1 Una prima introduzione: la povertà nel mondo44 Al fine di introdurre al meglio l’importanza sociale che la finanza etica ha sempre ricoperto durante il suo sviluppo, è necessario un breve excursus sulla situazione di povertà vigente nel Mondo al giorno d’oggi. Spesso si tende a sottovalutare il numero di persone costrette a vivere in condizioni degradanti, solamente perché durante la vita di tutti i giorni spesso non ne veniamo a contatto direttamente. Cosa significa “povero”? 42 Grafico realizzato tenendo conto dei dati pubblicati dal sito ufficiale della campagna “Dont Bank On the Bomb” 43 “Manifesto della finanza etica” (mono pagina) 44 “Capire la finanza: il microcredito”, Fondazione Finanza Etica, s.d. 31 ITALIA 5% AUSTRALIA 9%STATI UNITI 5% REGNO UNITO 5% PAESI BASSI 50% NORVEG IA 200% DANIMARCA 14% SVEZIA 5% La definizione ufficiale è “persona che non dispone a sufficienza di quanto è essenziale per vivere45,”, ma ciò non basta per comprendere realmente ciò che si cela dietro a questo termine. Secondo la Banca Mondiale, si può definire “povero” un soggetto che vive con meno di due dollari al giorno46. Con quella cifra irrisoria, bisogna immaginarsi che un soggetto debba procurarsi tutto ciò che necessita per la propria sussistenza, quindi alimenti, acqua, medicinali e infine un luogo in cui vivere. Alcuni dati significativi Osservando i database pubblicati dalla Banca Mondiale47 si osserva come, nel 201548 il 9,9% della popolazione mondiale venga considerata appartenente alla fascia povera. Nonostante la percentuale non sembri catastrofica, non bisogna farsi trarre in inganno e pensare che quindi esista solamente una piccola fetta della popolazione a vivere in condizioni di povertà estrema. In valori assoluti infatti, quel 9,9% corrisponde ad una cifra che raggiunge e supera i 727 milioni di individui49. Per rendere ancora meglio l’idea, questa cifra equivale a più di 85 volte la popolazione svizzera e 12 volte quella italiana50. La povertà è anche intorno a noi: i casi dell’Italia e della Svizzera Secondo i dati raccolti durante l’anno 2008 dall’Istat, in Italia oltre 5 milioni di individui, pari al 8,4% della popolazione della penisola, vivono sotto la soglia di povertà. Vengono considerate in condizioni di povertà assoluta quelle famiglie che hanno una spesa mensile inferiore rispetto a quella considerata come “spesa minima” necessaria al sostentamento della persona. All’interno del portale online di Istat viene specificato che questa soglia varia rispetto ad area geografica, dimensione delle famiglie ed età dei membri che la compongono. È presente una tabella particolarmente dettagliata che divide i soggetti in base a queste caratteristiche, indicando per ogni tipologia di nucleo familiare (che va dal soggetto singolo sino alle famiglie più numerose) la soglia di reddito minimo per condurre una vita dignitosa51. Prendendo in considerazione un solo individuo, il reddito minimo varia a seconda della zona di residenza, passando dagli 834,66 euro mensili necessari al Nord, fino ai 563,77 per i residenti del Sud Italia. Il divario tra le varie aree geografiche è netto, ma questo è dovuto unicamente al variare del costo della vita. Gli individui che versano invece in condizione di povertà relativa sono circa 9 milioni, pari al 15% del totale. Il reddito minimo che una famiglia dovrebbe possedere per non rientrare neanche in questa categoria è pari a 1.095 euro. Sommando le due categorie si raggiunge una quota di circa 14 milioni di soggetti che vivono in condizioni di indigenza più o meno consistente e che rappresentano il 23,4% degli italiani. Un italiano su 4 vive quindi una situazione economica segnata da grandi difficoltà e da forte incertezza lavorativa. 45 Voce: Treccani 46 Precisazione metodologica: rientrano nella categoria “poveri” tutti i soggetti che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno. 47 Sito ufficiale della Banca Mondiale: www.worldbank.org 48 Ultima consultazione del sito: 18 agosto 2019 49 Il calcolo è stato eseguito attraverso l’utilizzo del dato della popolazione mondiale (https://www.populationpyramid.net/it/mondo/2019/), ultima consultazione: 20 agosto 2019 50 I dati di entrambe le nazioni si riferiscono alla fine dell’anno 2018 (www.istat.it) 51 “La povertà in Italia”, Istat, 2018, p.12 32 tasso d’interesse. Secondo questa credenza infatti, l’usuraio speculava sul tempo necessario al cliente per restituire la somma pattuita e, dal momento che il tempo apparteneva a Dio, l’usuraio traeva vantaggi da ciò che non gli spettava di diritto. Il microcredito e le istituzioni che vennero plasmate per metterlo in pratica erano inizialmente orientati verso la lotta all’usura, che creava non solo problemi a livello religioso e morale, ma impoveriva sempre di più i soggetti già in gravi difficoltà economiche. Gli usurai non erano quindi solo un problema a livello religioso, ma anche a livello socioeconomico. Le prime forme di istituzioni dedite al microcredito furono proprio i Monti di Pietà, di cui si è parlato all’interno del capitolo riguardante la finanza etica. All’interno di questi istituti il credito veniva concesso in cambio di un cosiddetto “pegno”. Il cliente, per poter garantire il prestito, doveva presentare un bene il quale valore corrispondesse quantomeno ad un terzo in più della somma concessa dall’istituzione finanziaria. Il cliente aveva tempo solitamente un anno per poter saldare il debito. Trascorsa la scadenza, se il cliente non era riuscito a “saldare il debito”, il bene che egli aveva “lasciato” in pegno veniva venduto all’asta. A partire da questi primi embrioni si andarono poi a sviluppare diversi istituti di credito in tutta Europa, tesi a contrastare l’usura ed a permettere anche a soggetti economicamente deboli di poter usufruire di micro-prestiti con l’obiettivo di avviare o mantenere attività produttive. 5.3.4 Muhammad Yunus e la Grameen Bank55 Muhammad Yunus era un docente universitario presso l’Accademia di Chittagong, in Bangladesh. Nel 1974 nel Paese iniziò una forte carestia che costrinse molti degli abitanti alla fame e alla povertà. All’interno del marasma economico che si era creato, Yunus non era più soddisfatto nell’insegnare semplicemente varie leggi economiche ai propri studenti, ma voleva usufruire delle proprie conoscenze per poter aiutare i bisognosi. Egli decise quindi di andare in visita al villaggio di Jobra, uno dei tanti sobborghi che attorniavano l’università nella quale Yunus insegnava, al fine di osservare la situazione di penuria economica che aveva colpito maggiormente le fasce più povere del Paese. Yunus osservò come per gli indigeni fosse molto difficile crearsi in modo autonomo un lavoro, per poter migliorare la propria situazione economica. Nel villaggio di Jobra, come in ogni altra parte del Bangladesh, vigeva l’usura più immorale e senza scrupoli, che costringeva chi usufruiva di un prestito a pagare interessi molto alti, spesso giornalieri e pari al 10% del debito richiesto. Questa morsa economica stringeva sempre più chi versava in gravi condizioni a livello economico, peggiorando ancora di più le circostanze. Yunus si rese conto di come la povertà che opprimeva il villaggio intero fosse una morsa dalla quale era impossibile sfuggire. Gli individui infatti non avrebbero mai trovato il denaro necessario per offrire ai propri figli una scolarizzazione che li avrebbe salvati dal circolo 55 Le informazioni riguardanti questo sotto capitolo sono state interamente estrapolate da: Yunus M., 2000, il banchiere dei poveri, Milano: Feltrinelli 35 vizioso di fame e miseria nella quale si trovavano. Senza una corretta istruzione, i bambini erano destinati da piccoli ad una vita identica, se non peggiore, a quella condotta dai genitori. “noi cresciamo circondati dai poveri, ma non ci domandiamo mai perché lo sono56” Yunus si pose questa domanda durante la sua lunga permanenza al villaggio. Egli voleva capire il meccanismo che si nascondeva dietro alla miseria che sembrava opprimere un numero sempre maggiore di persone. Yunus iniziò a dialogare con alcuni abitanti di Jobra. Incontrò una donna, Sofia, che lavorava il bambù per poi poterne ricavare degli sgabelli. Sufia comprava il bambù da un venditore, al quale poi rivendeva direttamente la merce finita. In questo modo, ella ripagava al venditore il valore della materia prima, ovvero il bambù, e la differenza era il suo guadagno giornaliero. Yunus osservò che, se la donna avesse avuto a disposizione un prestito, avrebbe potuto vendere sul mercato i propri prodotti, anziché aprire trattative commerciali con lo stesso finanziatore. Questo avrebbe inevitabilmente permesso a Sufia di aumentare il prezzo delle proprie merci, non essendo più in alcun modo legata alle condizioni dettate dall’individuo erogante il prestito necessario alla donna per acquistare la materia prima. Avendo a disposizione un prestito, Sufia avrebbe potuto lavorare in modo autonomo, acquistando materie prime e rivendendo i prodotti finiti sul libero mercato, ottenendo così un guadagno decisamente maggiore. Yunus decise di prestare lui stesso alcuni dollari alla popolazione locale, per cercare di aiutarli ad avviare una serie di piccole attività economiche. Il professore prestò un’esigua somma di denaro, corrispondente all’incirca a 27 dollari, a 42 abitanti del villaggio, sentendosi poi in imbarazzo nel far parte di uno Stato che non era in grado di aiutare quelle persone che necessitavano di cifre così irrisorie. Con quei pochi dollari intere famiglie avrebbero potuto risollevare la propria condizione economica, dando il via ad attività che avrebbero portato guadagni e conseguenti miglioramenti della qualità di vita all’interno del villaggio. Al termine della sua permanenza a Jobra, tutte le famiglie alle quali Yunus aveva elargito la somma di denaro erano state in grado di ripagare interamente la somma ricevuta, ottenendo anche un guadagno. Dopo quel prestito improvvisato, Yunus decise di esporre la problematica al direttore della banca locale, ottenendo un importante aiuto economico che gli permise di creare una banca vera e propria, che egli nominò “Grameen Bank” (in lingua bengali “Banca di Villaggio”). Oggi la Grameen Bank è attiva in molte delle zone più povere dell’India e continua ad elargire piccoli prestiti al fine di realizzare progetti e attività economiche fondamentali per la vita comunitaria. 56 Ivi, p.19 36 5.3.5 I punti fondamentali del microcredito “I programmi di microcredito investono sul valore della persona, sulle sue capacità e sulla sua utilità personale e mirano alla sua autonomizzazione economica e finanziaria.”57 La centralità dell’individuo Al fine di presentare nel miglior modo cosa s’intende per “centralità dell’individuo”, è utile iniziare come una prima definizione della parola “credito”. Essa trova la propria origine etimologica nella parola latina “crèdere”, che significa affidare, ovvero dare fiducia ad un altro su una questione in particolare. La relazione di fiducia che intercorre tra il cittadino e gli istituti bancari sembra però essere a senso unico. Infatti, il cittadino viene indotto a fare affidamento alle banche e al loro lavoro, mentre spesso gli istituti stessi non ripongono fiducia in molti dei richiedenti prestito. Gli unici clienti ai quali viene effettivamente dato credito sono quelli che già dispongono di sufficienti fondi per poter garantire la restituzione del prestito ricevuto. Si potrebbe quindi affermare che, a ricevere un aiuto economico, sono proprio i soggetti che disporrebbero già di fondi sufficienti o addirittura maggiori di quelli necessari al proprio sostentamento. Le banche, con i loro investimenti, erogano denaro a chi già ne possiede, non allargando minimamente la rete sociale nella quale va ad inserirsi l’attività creditizia. Questo accade perché ormai, nelle moderne istituzioni creditizie, la fiducia ha perso la sua centralità, annientata da altri fattori legati solo alla situazione economica del soggetto. Attraverso il distacco tra i due attori economici, il cliente e la banca, non viene persa solo la relazione di fiducia che dovrebbe intercorrere tra le due parti, ma anche la centralità della persona. Infatti, vengono osservate le liquidità ed i beni che il soggetto possiede, ma non vengono analizzati lo spirito di iniziativa, le idee e le capacità appartenenti al soggetto stesso. Il cittadino viene quindi reputato unicamente un deposito di denaro, da analizzare accuratamente, per valutare il rischio e il profitto che deriverà dalla concessione del credito. La finanza si distacca sempre di più dalla vita reale dei soggetti che vi operano, perdendo ogni senso di umanità posseduta alle origini. Esiste però uno spiraglio in mezzo a questo disfacimento delle relazioni interpersonali, ovvero un’attività bancaria che ha come primo obiettivo la fiducia che deve crearsi tra l’intermediario bancario e i propri clienti: il microcredito. Il distacco dalla beneficenza Spesso si tende a combinare le due realtà, senza però chiedersi fino a che punto esse siano collegate. Il microcredito nasce sottoforma di aiuto verso i bisognosi, verso chi non possedeva alcuna prospettiva economica e non avrebbe avuto possibilità di iniziare una propria attività senza prima ricevere un prestito. Da questa premessa è facile cadere nell’ errore di credere che allora, il credito erogato a soggetti “non bancabili”, “inaffidabili”, come spesso vengono definiti, sia solamente una forma di carità. Questo perché si crede che questi soggetti, una volta ottenuto il credito, non avranno mai la possibilità concreta di saldare il debito ricevuto. A questo punto si deve considerare una nuova opinione, già 57 Dal sito ufficiale della Fondazione Grameen Italia (www.grameenitalia.it) 37 idee del cliente, la propria attendibilità a livello lavorativo e professionale, le capacità e l’esperienza. Non è dunque del tutto esatto affermare che per ottenere un microcredito non sia richiesta nessuna tipologia di garanzia. Infatti, tale prestito è caratterizzato da richieste di garanzie a livello della persona stessa e del suo operato, mentre l’aspetto economico viene quasi del tutto trascurato. 5.4 MOTIVAZIONI AMBIENTALI: FINANZA ED ECOLOGIA Le risorse naturali presenti sul nostro Pianeta sono classificate come beni comuni, ovvero non-esclusivi (a nessuno può essere vietato il loro utilizzo) e che non implicano rivalità tra soggetti (ovvero che se un soggetto ne usufruisce non deve togliere la possibilità all’altro di fare lo stesso). Grazie al progresso tecnico avvenuto dal 1870 con la seconda Rivoluzione Industriale ci fu uno sviluppo nelle tecniche di produzione, dunque un generale miglioramento della qualità della vita a livello globale. Questo portò però inevitabilmente molte aziende a creare profitto abusando delle risorse naturali, che dovrebbero venir tutelate in quanto appartenenti a tutti. Il fatto che le aziende, in particolare facendo riferimento alle grandi multinazionali, traggano profitto da settori come l’estrazione di petrolio, la vendita di minerali e la speculazione sulle materie prime, dunque sfruttando risorse naturali, dovrebbe accendere un campanello d’allarme nella mente di ognuno. Dato che, per definizione, le risorse naturali dovrebbero appartenere a chiunque, perché le industrie di vario genere tendono alla privatizzazione di queste forze create dalla natura stessa? 40 Come riportato nel libro “Il valore dei soldi59” del presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri, vi sono alcune motivazioni che vengono strumentalizzate dalle aziende per poter sfruttare liberamente la natura. Una di queste è il fatto che ci si rifiuti di trovare limiti dello sfruttamento, presupponendo che le risorse siano illimitate e sempre disponibili. Non solo esistono risorse esauribili, le quali poi non potrebbero più rigenerarsi, ma anche quelle rinnovabili necessitano delle loro tempistiche. Si pensa che le risorse siano infinite, senza capire fino in fondo dove questo libero sfruttamento del pianeta Terra potrebbe davvero condurci. Un altro punto importante è il fatto che finanza e andamento delle condizioni atmosferiche viaggino completamente su una linea temporale differente. Le decisioni finanziarie variano in base a tempi molto ristretti, i titoli in borsa cambiano valore di ora in ora, vi sono crolli di valute in pochissimo tempo. Insomma, la finanza necessita di decisioni immediate, che possono avere influenze sul breve termine. I cambiamenti climatici invece avvengono nei decenni, se non nei secoli, quindi è difficile catalizzare attività che potrebbero dare frutti nell’immediato, per salvaguardare il pianeta da cambiamenti che potrebbero verificarsi anche tra centinaia di anni. È difficoltoso rendersi conto di quanto queste attività possano influenzare pesantemente l’equilibrio del nostro pianeta. Il fatto che gli eventi metereologici siano peggiorati, facendosi sempre maggiormente violenti e frequenti, non è sufficiente per far prendere coscienza del problema ambientale, che viene sempre visto come un problema troppo lontano per spendere tempo a trovare soluzioni nell’immediato. Inoltre, si ha questa idea di impossibilità nel fermare il progresso, nel ridimensionare la produzione mondiale, i commerci internazionali e i grandi flussi di denaro che circolano all’interno di esso. Sembra impossibile arrestare o anche solo diminuire questo flusso, perché troppo potente per essere fermato immediatamente. Spesso ci si dimentica che, dietro alle grandi macchine produttive e commerciali, che sfruttano le risorse comuni, ci sono proprio delle persone, che dovrebbero quindi prendere coscienza del fatto che il loro operato potrebbe distruggere per sempre il pianeta Terra. Mettendo al primo posto unicamente il desiderio di una vita sempre maggiormente agiata, che disponga di ogni tipologia di comodità possibile, si sta solamente aggravando ed accelerando il processo di distruzione del Pianeta. Un cambiamento è possibile Nonostante si fatichi a trovare un legame tra la finanza e il problema ambientale, esso esiste ed è oltretutto molto forte. Come già spiegato in precedenza infatti, la finanza trova voce in capitolo in ogni aspetto della nostra vita, incluso il Pianeta in cui viviamo. Nel mercato finanziario avvengono infatti flussi ingenti di capitali destinati a progetti che si muovono in contrasto rispetto all’ecosostenibilità e al rispetto dell’ambiente. Uno tra i tanti è l’investimento nel nucleare, nell’energia derivante dal petrolio e nell’agricoltura intensiva. Ognuno di questi settori è colpevole del peggioramento delle condizioni climatiche e della distruzione del nostro pianeta. Nonostante ciò, le banche sistemiche continuano imperterrite ad erogare consistenti finanziamenti alle aziende che operano in questi campi. All’interno di questo capitolo si vuole mostrare quanti danni potrebbero essere evitati se 59 Biggeri U., 2014, “Il valore dei soldi” Milano: San Paolo, p.51-53 41 solo la finanza mondiale iniziasse a valutare la qualità dei propri investimenti anche sotto aspetti legati alla sostenibilità ambientale e alla preservazione del pianeta Terra. 5.4.1 L’Accordo di Parigi: verso una finanza sostenibile Alla fine dell’anno 2015, 195 Stati hanno firmato il cosiddetto “Accordo di Parigi”, definito dalla stessa Commissione Europea un “piano d’azione globale teso a rimettere il mondo sulla buona strada”. Esso mira al mantenimento del riscaldamento globale ad una temperatura inferiore ai 2 gradi centigradi. Gli Stati, al fine di migliorare continuamente gli obiettivi posti nell’accordo, hanno deciso di ritrovarsi ogni 5 anni, per poter aggiornare le proprie documentazioni sulla base del miglioramento delle conoscenze scientifiche. Nonostante gli obiettivi siano poco flessibili, i governi hanno deciso di fornire un aiuto concreto ai Paesi in via di sviluppo, che chiaramente faranno molta più fatica a ridurre le proprie emissioni di CO2 in poco tempo, non disponendo di tecnologie avanzate pari ai paesi sviluppati. L’Europa si sta quindi mobilitando a favore di una lotta al cambiamento climatico, ormai riconosciuto non più come una favola raccontata da scienziati catastrofisti, ma come realtà imminente e futuro certo. Al fine di poter raggiungere gli obiettivi posti nell’accordo entro il 2030, la commissione europea ha creato inoltre una strategia che consente di utilizzare la finanza sostenibile come strumento per fermare il logoramento del pianeta Terra60. La commissione Europea ha affidato ad un gruppo di esperti di finanza sostenibile il compito di creare una lista di raccomandazioni destinate alla finanza globale ed ai suoi attori principali, al fine di rendere possibile il cambiamento verso un’economia più rispettosa dell’ambiente. Tra i molti obiettivi prefissati, vi è anche la richiesta di una maggiore trasparenza da parte degli intermediari bancari verso i propri clienti, in termini di sostenibilità o meno dei titoli o delle aziende nelle quali essi decidono di investire il proprio denaro. Il cliente deve quindi essere a conoscenza del settore e del progetto che sta andando a finanziare. Il maggiore obiettivo della Commissione è quello di reindirizzare i risparmi dei privati verso investimenti rispettosi dell’ambiente e delle sue tempistiche. 5.4.2 Finanziare la distruzione del Pianeta “Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, cacciato l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno che non si può mangiare il denaro61” 5.4.2.1 Il settore energetico: le fonti fossili 60 “Finanza sostenibile: il piano d’azione della Commissione per un’economia più verde e pulita”, Commissione Europea, 8 marzo 2018 61 Osborne R., 1972, “Who is the Chairman of This Meeting”, Neewin Publishing Company: s.l (citazione attribuita in modo impreciso ai Nativi americani) 42 difendere. Questo equilibrio fragile delle foreste torbiere viene sempre più spesso distrutto dalle multinazionali che radono al suolo la loro vegetazione, per fare posto alle piantagioni. Secondo il rapporto “Final Countdown65”, elaborato da Greenpeace, solamente nel 2015 sono stati distrutti oltre 1300 chilometri quadrati di foreste, portando 193 specie animali ad una condizione di pericolo di estinzione definitiva. Oltre all’aspetto legato all’ambiente e alla distruzione di habitat necessari alla vita e allo sviluppo di molte specie rare, vi è anche l’aspetto legato alle morti premature dovute ai molteplici incendi causati dalle multinazionali. Secondo uno studio condotto dall’Università di Harward e della Columbia infatti, nella fascia sudorientale asiatica si sono registrate 100 mila morti premature dovute ai gas serra sprigionati dalle foreste che bruciano66. Inoltre, le multinazionali spesso minacciano i contadini che possiedono piccoli terreni, per obbligarli a vendere e per poter poi piantare palme da olio e aumentare la superficie delle loro piantagioni. Come afferma Greenpeace nel rapporto, non è utile boicottare l’olio di palma, dal momento che le multinazionali si andrebbero a concentrare su altre colture, anche più distruttive e dannose per l’ambiente. La soluzione sarebbe quella di fare pressioni su multinazionali e istituti finanziari che si occupano della produzione e del finanziamento di questa realtà. L’implicazione delle banche: la HSBC Bank Dal rapporto “Dirty Bankers67”, un documento pubblicato da Greenpeace sul quale si baserà l’intero sotto capitolo, emerge che la banca inglese HSBC è la maggiore finanziatrice delle aziende produttrici dell’olio di palma, quindi della deforestazione che avviene soprattutto in Malesia ed in Indonesia. HSBC è un’importante banca inglese, già implicata in altri scandali, come quelli già esposti all’interno dei capitoli precedenti, come riciclaggio di denaro derivante da fonti criminali e finanziamenti devoluti al nucleare. Nel 2016 la banca venne classificata come la banca europea maggiormente influente, per mole di capitali, mentre raggiunse il decimo posto su scala globale. Dunque, essa ha un forte potere sulle dinamiche economiche e commerciali dell’interno Pianeta, data la mole di investimenti che essa concede ogni anno. Nonostante lo stesso istituto di credito abbia affermato di evitare di fornire servizi fiscali ad aziende coinvolte nella distruzione di foreste, essa risulta invece molto coinvolta nel settore. Dal 2012 infatti risulta che la banca abbia erogato finanziamenti per 16,3 miliardi di dollari ad aziende che producono o commerciano olio di palma. 65 “Final Countdown”, Greenpeace, 2018 66 Borghi M., “La vera storia dell’olio di palma”, Greenpeace, 18 novembre 2018 67 Cfr: “Dirty Bankers”, Greenpeace, 2017 45 Come emerge da un altro rapporto68 pubblicato dalla FOE, la banca nl 2010 aveva concesso prestiti alle aziende che si occupavano della produzione di olio di palma insostenibile pari a 107 milioni di dollari, mentre non possedeva alcuna partecipazione azionaria. 5.4.3 Un’alternativa è possibile: gli investimenti ecosostenibili Le fonti rinnovabili Per “energia rinnovabile” si intende quel tipo di energia derivante da risorse rinnovabili, ovvero che vengono “naturalmente reintegrate in una scala temporale umana69”. Ciò significa che non debbano occorrere milioni di anni per poter di nuovo usufruire di queste fonti energetiche, ma la loro rigenerazione deve essere proporzionata alla vita dell’uomo. Secondo il rapporto sulle Energie Alternative70, prodotto dal Parlamento Europeo, le fonti definite rinnovabili sono “il vento, il sole, l’idroelettrico, la biomassa, i biocarburanti e la geotermica”. Questa energia permetterebbe all’uomo di svilupparsi in modo sostenibile, quindi di mantenere o migliorare le proprie condizioni di vita senza danneggiare in modo irreversibile l’ecosistema. Per analizzare a fondo queste fonti alternative di energie è opportuno osservare i rapporti prodotti negli anni dalla REN21, una rete formata da attori differenti tra loro (organizzazioni, università, aziende e Stati), che si occupa di produrre materiale informativo per quanto concerne il cambiamento climatico e le energie rinnovabili. All’interno dei rapporti, disponibili gratuitamente all’interno del portale online dell’associazione, vengono analizzati costi, benefici e altre caratteristiche riguardanti fonti alternative a quelle legate al fossile. Uno sviluppo sostenibile Secondo il rapporto “Renewables global status report71” l’80% dell’energia mondiale prodotta viene utilizzata in attività di riscaldamento o raffreddamento di strutture e nei trasporti. Questi settori necessitano dunque di veloci modifiche, dal momento che essi rappresentano un’elevata percentuale sul totale di energia utilizzata. Tra 2008 e 2018 è stato registrato un aumento medio annuo nell’utilizzo delle energie rinnovabili pari al 5,4%, dato da importanti cambiamenti riguardanti questa tipologia di energia, come ad esempio una diminuzione significativa dei costi di produzione e un aumento di investimenti e istallazioni. La porzione di energia rinnovabile su quella totale utilizzata raggiunge il 26% nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, il 3% nei trasporti e circa un quarto nell’elettricità. 68 “Commodity crimes”, Friends of the earth, 2013 69 Voce: Esigea 70 “Energie rinnovabili”, Parlamento Europeo, 2019 71 “Renewables global status report”, REN21, 2018 46 Il settore dei trasporti appare dunque molto arretrato, nonostante esso sia responsabile di un terzo del dispendio energetico totale. La Svezia si assesta la primo posto per porzione di energia rinnovabile nel settore del riscaldamento, che raggiunge una quota pari a quasi il 70% del totale. Una transizione verso un nuovo modello di approvvigionamento energetico “creerebbe” inoltre una mole significativa di posti di lavoro, come si evince dal medesimo rapporto presentato in precedenza. Considerando i settori dell’energia solare, di quella idrica, eolica, geotermica e della bioenergia si otterrebbero 11 milioni di posti di lavoro. La maggior parte è data dall’energia solare, che da sola apporterebbe circa 4,5 milioni di occupazioni aggiuntive. Immagine tratta dal rapporto REN21 (2019) Posti di lavoro creati dalla transizione a fonti energetiche alternative al fossile 5.4.3.1 L’iniziativa per i mutui verdi72 L’Energy Efficient Mortgage (EEM), ovvero l’iniziativa per i mutui efficienti a livello ambientale, è un progetto ideato da due associazioni che si occupano di ambiente73. Il progetto si prefigge di creare un unico “sistema” di concessione di mutui volti ad aumentare l’efficienza energetica degli edifici. Questa proposta vuole incentivare dunque famiglie, Stati e imprese ad apportare modifiche importanti al proprio edificio, qualsiasi esso sia, al fine di renderlo maggiormente performante in tema di ecosostenibilità. Secondo l’Accordo di Parigi saranno necessarie spese per 100 miliardi di dollari annui, solamente nel campo dell’edilizia, da parte dell’Europa, per poter raggiungere, nel lasso di tempo deciso, tutti gli obiettivi prefissati. Attraverso questa rete avverrà non solo una concessione di mutui favorevoli per i clienti, con tassi d’interesse minori, ma anche una valutazione precedente, con criteri di inclusione o di esclusione molto precisi. Per ricevere un finanziamento “green” l’abitazione, da acquistare o da ristrutturare, deve soddisfare alcuni importanti requisiti. Primo tra questi, la transazione che porta ad ottenere una abitazione nuova deve portare come minimo al 30% di consumi in meno. La valutazione si otterrà secondo l’EPC, ovvero l’indice di performance energetica, che consiste in una scala che associa alle lettere dalla A alla G una data efficienza energetica74. 72 Per l’intero capitolo è stato preso in considerazione il sito ufficiale del progetto 73 Si tratta della EMF (European Mortgage Federation) e della ECBC (European Covered Bond Council) 74 Le abitazioni che presentano un EPC di valore A saranno dunque maggiormente performanti rispetto a quelli associati alle lettere successive. 47 Per quanto concerne invece le tasse sul sacco, dal 2000 a Contarina vige il principio “chi inquina paga”. Infatti, per calcolare la tariffa da applicare al trasporto dei rifiuti prodotti dal cittadino, si tiene conto unicamente della quantità di rifiuti secchi non riciclabili contenuti nel sacchetto dell’immondizia. Dal sito emerge che l’85% dei rifiuti raccolti dall’azienda sono totalmente riciclabili, quindi trasformabili in altri oggetti oppure utilizzabili per l’agricoltura o la produzione di energia. Per questo l’azienda non richiede alcun pagamento su questa tipologia di scarti al cittadino, dal momento che essi sono impiegabili in altre attività produttive. Durante il 2018 la percentuale di rifiuti riciclabili si è affermata come anticipato ad un ottimo 85%, raggiungendo 57kg di rifiuti secchi non riciclabili annui per ogni abitante del raggio d’azione di Contarina. Il Centro mobile del riuso Il progetto è nato in collaborazione con altre associazioni che operano a livello locale, interessate all’assistenza a persone in difficoltà economiche. gli oggetti depositati nei Centri di Riuso, come capi d’abbigliamento, calzature, elettrodomestici e libri, vengono poi raccolti da queste aziende e consegnati a soggetti che ne necessitano. In questo modo avviene una doppia conseguenza positiva per la comunità: chi desidera eliminare dalla propria abitazione oggetti considerati privi di qualsiasi funzione possono portarli gratuitamente al centro, mentre chi non dispone di denaro a sufficienza per poterne acquistare di nuovi può appoggiarsi alle Associazioni che si occupa della redistribuzione degli “oggetti”. L’idea che si trova dietro a questo progetto è la stessa che si è già ritrovato nei principi della finanza etica: la relazione mutualistica tra due soggetti che si scambiano denaro o beni, porta ad una maggiore coesione sociale ed a benefici per entrambe le parti in causa. Anche in questo caso non si può parlare di mera beneficienza, perché sarebbe riduttivo verso un meccanismo che produce effetti positivi non solo per chi riceve gli oggetti, ma anche per chi se ne “sbarazza”. La campagna “Tenga il resto” Secondo uno studio condotto dalla FAO nel 201178, nel Mondo vengono annualmente sprecate oltre 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Di questo totale, l’80% poteva essere ancora utilizzato. Questo denota sicuramente una mancata. Nel rapporto vengono distinte due tipologie differenti di perdite di cibo di spreco: le food losses, ovvero quelle che avvengono all’inizio del processo produttivo (durante i processi agricoli come la semina e la raccolta) e le food waste, ovvero la distruzione di risorse alimentari durante la trasformazione industriale, il loro commercio e il conseguente consumo. In Europa si registra un dispendio di alimenti pari a 180kg pro-capite, dove più del 40% è classificato come food waste appartenente all’economia domestica. L’Italia presenta un 78 “Global food losses and food waste”, FAO, 2011 50 valore pro-capite di 149kg di alimenti sprecati in un anno, attestandosi quindi lievemente sotto la media dei Paesi Europei. Data la mancata capacità a livello globale di utilizzare in modo proficuo le risorse alimentari presenti si comprende il desiderio di Contarina di aderire ad una campagna contro lo spreco alimentare, “Tenga il Resto”, elaborata dalla CiAl e dalla FIPE- Confcommercio. I ristoranti che hanno deciso di iscriversi alla campagna sono stati provvisti da Contarina di vaschette di alluminio, nelle quali poter riporre gli avanzi rimasti nei piatti al termine dei pasti. Il cliente che decide quindi di non terminare la propria pietanza può quindi richiedere di poter ottenere l’apposita vaschetta79 portare con sè il cibo restante, per poterlo poi consumare a posteriori, evitando gli sprechi. Anche la scelta di fabbricare le vasche in alluminio è indotta dal totale rispetto dell’ambiente, dal momento che l’alluminio è un materiale riciclabile totalmente e all’infinito. All’interno del portale online di Contarina è presente un documento nel quale sono stati inseriti i locali che hanno deciso di aderire al progetto80 e che per ora sono cinquantatré. i rifiuti sono una ricchezza Contarina punta ad una visione dei rifiuti del tutto differente da quella ordinaria, guardando agli avanzi, sia alimentaria sia materiali, come ad una fonte di ricchezza, dunque riutilizzandoli quasi completamente e dando loro una nuova vita. Questo viene certificato dagli interessanti progetti presentati in precedenza, attraverso i quali viene ridotta la mole di oggetti e scarti alimentari gettata nella spazzatura senza una motivazione convincente, dunque solo perché “inutili” dal punto di vista di chi se ne disfa. Contarina opera nell’osservazione del principio dell’economia circolare81, che mira alla diminuzione drastica degli sprechi, favoreggiando il riutilizzo e il riciclo degli oggetti che sembrano destinati ad essere scartati. Si punta dunque a ridare vita agli scarti, spesso evitabili, prodotti sia dalle famiglie sia dalle imprese. 79 Nella foto accanto, le vaschette prodotto da Contarina (Fonte: sito ufficiale di Contarina) 80 Cfr: “Tenga il resto: lista dei locali aderenti all’iniziativa”, Contarina Spa, s.d. 81 Osservabile nell’immagine sopra (Fonte: sito ufficiale di Contarina) 51 Il ruolo della Banca Etica Il ruolo ricoperto dall’istituzione creditizia italiana è stato rilevante per questa azienda locale ed ha reso possibile la nascita e lo sviluppo di questa realtà che ha permesso, negli anni, un grande miglioramento nel sistema di raccolta di rifiuti nella zona controllata. Come afferma Laura Tonon, fu la Banca Etica che, nel 2015, contattò direttamente l’ufficio di Contarina, per richiedere una collaborazione. La cooperazione fu accettata dall’azienda ed il primo finanziamento fu erogato nel 2015 e consisteva in 200 mila euro. In seguito, meno di sei mesi dopo, la Banca Etica ha concesso un ulteriore prestito, questa volta molto ingente, di 4,5 milioni di euro all’azienda, perché essa potesse migliorare ulteriormente i propri impianti. La collaboratrice dichiara che, dopo aver ottenuto un incontro conoscitivo con la banca, l’azienda si fosse trovata in completo accordo con le linee guida ed i principi sui quali si basava l’attività dell’istituto creditizio. Per quanto concerne invece l’operato di Banca Etica, Laura Tonon afferma di aver riscontrato non solo un’elevata professionalità da parte della banca, ma anche una cordialità che distingueva i suoi collaboratori finanziari rispetto a quelli di altri istituti creditizi. Banca Etica dimostra dunque anche concretamente di unire ad efficienza e competenza una grande attenzione verso i rapporti personali tra i soggetti, caratteristica che dovrebbe appartenere ad ogni istituto di credito. 52 Anche per quanto riguarda i passivi, ovvero le risorse raccolte dalla banca, le due categorie presentano un’importante differenza. La percentuale di depositi ricevuti da clienti è pari al 73,6% rispetto al totale dei passivi nelle banche etiche, che quindi trovano il maggiore finanziamento proprio nei risparmi delle famiglie e delle imprese. Per quanto riguarda le banche sistemiche invece, esse ottengono capitali dal risparmio dei clienti solo per il 44,0% dei propri passivi, mentre la percentuale restante trova origine nell’emissione di titoli o nel deposito ricevuto da altri istituti di credito. La differenza nell’investimento degli attivi e nell’origine dei passivi delle diverse banche ci fa capire quanto esse siano vicine o meno alla vita reale, all’economia locale e, in generale, alla realtà in cui vivono le persone. Le banche etiche trovano sostegno e finanziamento nei risparmi, seppur a volte esigui, delle persone fisiche e giuridiche89 e, a loro volta, affidano questi risparmi all’economia reale, reinvestendoli spesso a livello locale. Questa funzione di mediatrice tra risparmiatori e consumatori rende la banca un importante strumento per combattere le fasi di recessione, per iniettare denaro nel circuito economico e fermare il ristagno della produzione. Investire meno denaro in borsa rende inoltre la banca meno soggetta alle crisi temporanee che avvengono all’interno dei mercati finanziari, all’interno dei quali possono avvenire enormi variazioni di prezzi nel giro di pochi minuti. 5.5.2 Meno crediti deteriorati Vengono detti “non performing Loans” (NPL) i crediti portatori di un elevato rischio di mancata insolvenza da parte del cliente. Vi sono due motivazioni secondo le quali un cliente potrebbe non essere in grado di estinguere il proprio debito. La prima potrebbe essere una crisi economica avvenuta in un particolare settore o Stato, che mette in difficoltà i richiedenti prestito, che potrebbero faticare nel restituire la somma ricevuta. La seconda motivazione potrebbe essere una mancata valutazione del cliente da parte della banca che ha concesso il prestito. L’istituto di credito, non considerando correttamente o addirittura sopravvalutando le possibilità economiche dell’acquirente, potrebbe andare incontro ad un rischio molto alto. Dal momento che il primo punto in particolare cita le crisi economiche che toccano interi settori o Paesi interi, è opportuno osservare solo i dati delle banche etiche e sistemiche appartenenti al territorio italiano. Esse sono infatti state attraversate dalle medesime crisi, negli stessi momenti, e possono dunque fornire una buona valutazione sulla percentuale di crediti deteriorati registrati. La Banca Etica presenta un NPL, ovvero la percentuale che si ottiene dal rapporto tra crediti concessi e crediti deteriorati, pari al 7%, mentre per quanto riguarda la media tra le banche sistemiche italiane osservate si raggiunge una percentuale del 13,5%. 89 In campo finanziario per “persone giuridiche” s’intendono le associazioni, le aziende o altri enti formati da una moltitudine di soggetti. Per “persone fisiche” s’intendono invece le famiglie ed i soggetti singoli. 55 56
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