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01 Sociologia della Cultura - Wendy Griswold, Sintesi del corso di Sociologia Dei Processi Culturali

Riassunto tratto dal libro “Sociologia della cultura” di Wendy Griswold. Esame di "Sociologia dei processi culturali" - Sapienza, Roma Capitolo 01

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 21/07/2017

Shady92
Shady92 🇮🇹

4.5

(74)

46 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica 01 Sociologia della Cultura - Wendy Griswold e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! SOCIOLOGIA DELLA CULTURA Riassunto tratto dal libro “Sociologia della cultura” (Wendy Griswold) Oggi i sociologi sono affascinati dalla cultura, ma non è stato sempre così. Nei primi anni ottanta, al centro dell’interesse sociologico erano le conseguenze materiali e le spiegazioni strutturali dei fenomeni sociali (il reddito, l’istruzione, i cambiamenti demografici); la cultura e le spiegazioni culturali erano marginali. I tempi sono cambiati. La disciplina cerca oggi di comprendere come la struttura sociale e la cultura di influenzino reciprocamente. Tutti vogliono parlare di simboli, discorsi, significato e pratiche culturali, ma guide sistematiche a discussioni di questo genere sono rare. Si sente il bisogno di sintetiche introduzioni alla sociologia della cultura che aiutino: 1. A esplorare il concetto di cultura e la natura dei suoi legami con il mondo sociale; 2. A sviluppare la comprensione di questioni apparentemente strutturali come la povertà o l’etnicità applicando a esse l’analisi culturale; 3. Ad ampliare gli orizzonti culturali e sociali cosicché le persone possano operare efficacemente nell’economia mondiale e nella cultura internazionale del XXI secolo. Sociologia della cultura = branca della sociologia che osserva i fenomeni culturali – comprese le storie, le credenze, i media, le opere d’arte, le pratiche religiose, le mode, i rituali, il sapere specialistico e il senso comune – da una prospettiva sociologica. Attenzione alle relazioni sociali (tra individui, organizzazioni, istituzioni), agli attori, ai contesti. Prospettiva aperta, inclusiva, transdisciplinare. Prospettiva globale e transnazionale. Viene fatto uso nel libro del modello del diamante culturale per analizzare i rapporti tra quattro elementi: - gli oggetti culturali (simboli, credenze, valori e pratiche); - i creatori culturali, comprese le organizzazioni e i sistemi che producono e distribuiscono oggetti culturali; - i ricevitori culturali cioè le persone che fanno esperienza della cultura e degli oggetti culturali; - il mondo sociale, il contesto cioè in cui la cultura viene creata ed è esperita (sperimentata). La cultura e il diamante culturale La cultura, per quanto difficile da definire, è qualcosa che è importante comprendere. L’ignoranza o l’incomprensione culturale, sembra, possono portare a esiti alquanto indesiderabili: perdere un affare, tensione interraziale, o un’incapacità a partecipare a momenti divertenti o trascendenti dell’esperienza umana. Cos’è dunque questo concetto chiamato cultura che può applicarsi ad una tale varietà di situazioni? Perché le nozioni di cultura alimentano passioni tanto intense da spingere regolarmente numerose persone a uccidere e a morire per i propri simboli, le proprie credenze, le proprie culture? E come possiamo ottenere una migliore comprensione dei rapporti tra il concetto di cultura e il mondo sociale? Richard Peterson, 1979 Ha osservato che quando i sociologi parlano di cultura, essi solitamente intendono una di queste quattro cose: 1. Norme: sono il modo il cui la gente si comporta in una data società; 2. Valori: sono ciò a cui essi tengono; 3. Credenze: sono il modo in cui essi pensano che il mondo funzioni; 4. Simboli espressivi: sono rappresentazioni, spesso delle stesse norme sociali, dei valori e delle credenze. Ciò che conta ora è che anche gli specialisti come i sociologi e altri accademici usano la parola cultura per indicare un’ampia gamma di idee e oggetti. Le prospettive accademiche sulla cultura possono essere raccolte in due scuole di pensiero. Prima di iniziare, tuttavia, bisogna chiarire che non esiste una cosa come la cultura o la società nel mondo reale. Parlare di cultura da una parte e di società dall’altra significa fare una distinzione analitica tra due diversi aspetti dell’esperienza umana. Secondo un modo per concepire questa distinzione la cultura designa l’aspetto espressivo dell’esperienza umana, mentre la società indica l’aspetto relazionale (e spesso pratico). Ora possiamo analizzare le due scuole di pensiero più influenti sulla relazione tra cultura e società. 1. «Quanto di meglio è stato pensato e conosciuto» Nell’uso comune il termine Cultura è spesso riferito alle belle arti e allo spettacolo, o alla letteratura seria. La cultura in questa accezione viene chiamata a volte Cultura alta e implica uno status sociale elevato. Nel diciannovesimo secolo molti intellettuali europei affermarono l’esistenza di un’opposizione tra Cultura e Società (o Civiltà). Il termine Civiltà indicava i progressi tecnologici della Rivoluzione industriale e le trasformazioni sociali che accompagnavano l’industrializzazione. Opporre Cultura a Civiltà significava protestare contro il pensiero illuminista, contro la credenza che il progresso fosse necessariamente benefico, contro gli aspetti deteriori dell’industrializzazione. Se Civiltà significava abitazioni sudicie, fabbriche che sprigionavano fumo nell’aria e persone trattate come pezzi di ricambio, allora molti uomini e molte donne di pensiero non ne volevano sapere. Essi vedevano la Cultura come il suo polo positivo e come la salvezza degli esseri ultra-civilizzati. Nasce spontanea una domanda: come possiamo credere nel valore straordinario e salvifico della cultura senza cadere in un accentuato etnocentrismo, nella devozione alla cultura dell’Europa occidentale vista come il vertice dell’esperienza umana? Matthew Arnold, 1822-88 Rispose alla domanda formulando una Teoria Universale del Valore culturale. Enfatizzando il potenziale di influenza della cultura sul mondo sociale, egli criticò duramente l’Inghilterra vittoriana per il suo stupido materialismo, per il suo culto delle macchine e della libertà a prescindere dai fini a cui potevano essere indirizzati. Egli temeva che il risultato potesse essere un idiota filisteismo (Gretto attaccamento alla tradizione) da classe media, o un’anarchia sociale prodotta da lavoratori sovversivi. Non ci poteva essere alcun aiuto da parte degli aristocratici “troppo impegnati” per darsi da fare nella difesa della cultura. Così la cultura soltanto poteva salvare la società moderna da un simile destino. In cosa consisteva questa via di salvezza dell’umanità? La cultura asseriva Arnold, era uno studio della perfezione. Poteva rendere la civiltà più umana restituendo “dolcezza e luce” sinonimo rispettivamente di bellezza e saggezza. [ Jonathan Swift, Parabola sui ragni e le api = Tutti pensano che i ragni siano molto industriosi, ma di fatto essi lavorano solo per se stessi e per soddisfare il proprio bisogno di nutrirsi. “Tutto quel fare tele serve solo a catturare le loro cene”. Invece le dell’impatto che la cultura ha sull’ordine sociale, ma non del fenomeno culturale stesso; • Parte dal presupposto di uno stretto legame tra cultura e società. In alcune scuole di pensiero una tende a determinare l’altra, mentre altre sottolineano l’adattamento reciproco che si realizza tra cultura e struttura sociale; • Enfatizza la persistenza, la durata della cultura, piuttosto che la sua fragilità. La cultura è vista più come un’attività che come qualcosa che richiede di essere conservata in un archivio. La cultura non è ciò che giace nel museo o nella biblioteca, al contrario essa consiste nei modi in cui i frequentatori dei musei (e tutti gli altri) vivono la loro vita. • Assume che la cultura può essere studiata empiricamente come ogni altra cosa. Entrambi i punti di vista presentano vantaggi. Allora, perché non cercare di capire la cultura studiandola da entrambe le direzioni? Abbiamo visto diverse definizioni di cultura, dalla più restrittiva (l’arte, “il meglio di ciò che è stato pensato e conosciuto”) alla più ampia (la totalità dei prodotti materiali e non materiali dell’umanità). Abbiamo anche visto che la parola e il concetto assumono molte forme e che pertanto ogni discussione della cultura deve cominciare con una definizione. Questa è perciò la definizione con cui lavoreremo: la cultura si riferisce al lato espressivo della vita umana – comportamenti, oggetti, e idee che possono essere visti come esprimenti, o rappresentanti qualcos’altro. Questa definizione vale sia per la cultura implicita sia per quella esplicita. Così, noi possiamo parlare di una comunità nei termini della sua cultura, oppure possiamo parlare di una comunità nei termini della sua struttura sociale. La cultura di una comunità influenza la sua struttura sociale e viceversa; dunque, le due cose sono interrelate e sono state separate solo a fini analitici. Per conoscere la comunità, il sociologo le deve comprendere entrambe. Abbiamo tuttavia bisogno di andare oltre una semplice definizione di cultura e indicare come distinguerla dalla struttura sociale. Abbiamo bisogno di un modo per concettualizzare come gli individui in un contesto sociale creino significati. Abbiamo bisogno di uno schema concettuale e di strumenti concettuali. Uno di questi strumenti è l’idea di Oggetto culturale. Un oggetto culturale può definirsi un significato condiviso incorporato in una forma. In altre parole, è un’espressione significativa che è udibile, o visibile, o tangibile, o che può essere articolata. Inoltre, racconta una storia, e quella storia può essere cantata, recitata, scolpita, pubblicata o dipinta sul corpo. Gli esempi sono molti: un proverbio, un sonetto di Shakespeare. Tutti possono essere oggetti culturali. Ognuna racconta una storia. Si noti che lo status di oggetto culturale è il risultato di una decisione analitica che noi compiamo in quanto osservatori; non è qualcosa di intrinseco all’oggetto stesso. Cercando di capire le connessioni tra una società e la sua cultura, sembra sensato iniziare l’analisi con un esame ravvicinato di oggetti culturali, quelle parti più piccole del più ampio sistema di parti interrelate. Seguendo la guida degli studi umanistici: la cultura sta in un mondo a parte. Questa pratica sembra utile anche per esaminare gli oggetti culturali nella nostra più ampia definizione sociologica. Cominciamo col prestare attenzione privilegiata all’oggetto culturale stesso. Consideriamo il caso familiare del pane (pag. 28-29) Il pane è chiaramente un oggetto culturale. Gli oggetti culturali sono parti di un più vasto sistema culturale che potremmo analizzare. Come si compongono tra loro le miriadi di parti di questo sistema? Per cogliere il più vasto quadro della cultura nella società abbiamo bisogno di un altro strumento analitico. Gli oggetti culturali sono prodotti da esseri umani. Un particolare oggetto può avere un singolo creatore, come l’autore di un romanzo, o più creatori, come tutte le persone elencate nei titoli di coda di un film. Naturalmente, altre persone oltre ai loro creatori fanno esperienza di oggetti culturali. Se un poeta recita le sue odi nella foresta senza che nessuno senta o registri, sono oggetti culturali potenziali ma non reali. È solo quando questi oggetti diventano pubblici, quando passano nel circuito del discorso umano, che essi entrano a far parte della cultura e diventano oggetti culturali. Pertanto, tutti gli oggetti culturali devono avere gente che li riceva, li ascolti, li legga, li comprenda, li pensi, li pubblichi, partecipi ad essi, li ricordi. Possiamo chiamare queste persone Ricevitori culturali, attivi produttori di significato. Sia gli oggetti culturali sia la gente che li crea e li riceve non operano nel vuoto, ma sono ancorati ad un determinato contesto. Possiamo chiamare quest’ultimo Mondo sociale, espressione con cui intendiamo i modelli e i bisogni economici, politici, sociali e culturali che caratterizzano un particolare punto nel tempo. Abbiamo identificato quattro elementi: i creatori, gli oggetti culturali, i ricevitori e il mondo sociale. Ora proveremo a sistemare questi quattro elementi in una struttura a forma di diamante e poi a tracciare una linea che connette ciascun elemento ad ogni altro. Si crea così quello che chiamiamo un Diamante culturale. Esso ha quattro punti e sei legami o connessioni. Il diamante culturale è uno strumento euristico inteso a favorire una più piena comprensione della relazioni di qualsiasi oggetto culturale col mondo sociale. Esso non dice quale debba essere la relazione tra i vari punti, ma solo che li esiste una relazione. James Carey Studioso dei media, ha fatto l’importante osservazione che la comunicazione va concepita non tanto come la trasmissione di un messaggio da un punto A a un punto B, ma come un rituale che avvicina le persone in amicizia e comunanza. Analogamente, il diamante rappresenta i prodotti culturali e sociali della relazione tra i punti e non semplicemente un rimbalzare analitico da un punto all’altro. Pertanto, una comprensione completa di un dato oggetto culturale richiederebbe la comprensione di tutti e quattro i punti e delle sei connessioni. Solo quando questi punti e queste connessioni saranno stati investigati potremo confidare di aver capito la relazione che esiste tra il pane e la società in cui esso è prodotto e viene mangiato. Nei termini di Carey, arriviamo a concepire il pane non come la trasmissione di un cibo ma come un rituale che può unire e a volte dividere le persone. Una volta che abbiamo capito i punti e i legami specifici del diamante, possiamo dire di avere una comprensione sociologica di quell’oggetto culturale. E ancora, una volta che abbiamo un’opinione sul modo in cui l’oggetto culturale di adatta al suo contesto, siamo anche sulla buona strada per capire la cultura nel suo insieme.
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