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11. L’Italia degli anni Ottanta, Sintesi del corso di Storia

 Il gioco dei partiti;  I governi;  Il craxismo; MAFIA E ANTIMAFIA;

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 29/06/2021

NadiaKarestova
NadiaKarestova 🇮🇹

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Scarica 11. L’Italia degli anni Ottanta e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! 1 11. L’Italia degli anni Ottanta  Il gioco dei partiti. In Italia, i partiti politici che transitarono il guado degli anni Settanta furono sostanzialmente gli stessi di dieci anni prima. Tutti i presidenti del Consiglio, dal 1945 al 1981, furono democristiani. Il partito democristiano si era fortemente stabilizzato come forza politica dominante. In mani democristiane erano le leve del potere economico, attraverso i funzionari delle imprese statali, l’Iri, l’Enel, che erano state parte integrante del miracolo economico. Il potere democristiano aveva radici profonde nella società, attraverso reti di ogni tipo che comprendevano le amministrazioni locali, le organizzazioni delle opere pubbliche, e così via. Era un sistema che si reggeva sul rapporto clientelare con gruppi, ceti, interessi locali e settoriali. Ed era un sistema che aveva permesso al Paese di tenere il passo dello sviluppo degli altri Paesi europei, pur con costi più alti, in particolare quello del crescere sproporzionato del debito pubblico.  I governi. Per un lungo periodo, tra il 1948 e il 1960, la Dc aveva governato in coalizioni con partiti minori di centro e di destra (repubblicani, liberali), fino al tentativo- fallito- di Tambroni, nel 1960, di portare i neofascisti del Msi nell’area di governo. Ne era seguito il centro-sinistra, e negli anni Settanta il tentativo di governare attraverso governi di unità nazionale appoggiati dal Pci. Ma esisteva un terzo partito, il cui ruolo sarebbe divenuto fondamentale nei primi anni Ottanta, il Partito socialista, guidato dal 1976 da Bettino Craxi.  Il craxismo La gestione Craxi aveva nei primi anni staccato il Psi dalla sua dipendenza dal Pci, gli aveva dato un ruolo autonomo, lo aveva schierato a favore delle trattative con le Brigate Rosse durante il caso Moro, ma non era riuscita a fargli superare la soglia elettorale del 10% nelle elezioni del 1979. Tra il 1979 e il 1981, Craxi compì una vera e propria svolta e spostò il partito su posizioni decisamente socialdemocratiche, entrando nel governo democristiano, prima in quello Cossiga, poi in quello Forlani. 2 Nel 1983 Craxi, divenuto Presidente del Consiglio, concordò con la Cisl un rallentamento del meccanismo della scala mobile. La Cgil reagì duramente con una serie di lotte sindacali, mentre il Pci promosse un referendum abrogatorio della legge sulla scala mobile. Alla elezioni del 1983, il Psi, con l’11% dei voti, era ormai divenuto l’ago della bilancia politica italiana. Dal 1983 al 1987 Craxi fu così presidente del Consiglio in governi democristiani e socialisti. Furono anni in cui l’Italia uscì dalla crisi economica dell’inizio del decennio e conobbe una sorta di «nuovo miracolo economico». Nel 1986, l’Italia divenne, superando la Gran Bretagna, il quinto Paese industrializzato del mondo, un fenomeno questo che allargò il consenso intorno al governo socialista. Le elezioni del 1987, tenute dopo lo scioglimento anticipato delle Camere, diedero ai socialisti un’importante vittoria elettorale, ma non consentirono un nuovo governo Craxi. Nel 1989, dopo vari tentativi democristiani di governo, si formava un nuovo patto tra socialisti e democristiani, o per essere più esatti tra Craxi, Andreotti e Forlani, segretario della Dc: Andreotti divenne presidente del Consiglio fino al 1992. Gli ultimi anni del decennio avevano visto indebolirsi sostanzialmente l’economia italiana. L’avvicinarsi dell’entrata in vigore dell’unità europea rendeva il risanamento delle finanze pubbliche sempre più urgente. La gestione economica degli anni Ottanta si stava rivelando, almeno dal punto di vista delle finanze pubbliche, un vero fallimento. La seconda metà degli anni Ottanta segnò, invece, un primo importante risultato nei confronti della lotta alla malavita organizzata. In questi anni l’enorme sviluppo del fenomeno mafioso, trattandosi spesso di un’aperta sfida alle istituzioni dello Stato, con l’uccisione, nel 1982, del segretario regionale del Pci Pio La Torre, autore di un progetto di legge contro la mafia che introduceva per la prima volta il reato di «associazione per delinquere di stampo mafioso», e subito dopo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, trovò una prima risposta forte nella istruzione del maxiprocesso contro la mafia del 1986. Sul piano sociale, gli anni del craxismo sono spesso identificati con il disamore per la cosa pubblica, la caduta di fiducia nell’azione collettiva e l’affermarsi dell’individualismo. Ma la politica non sparì del tutto: nacquero e si moltiplicarono forme di impegno civile volontario.
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