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1500 -1600 Contesto storico, Appunti di Storia

1500 -1600 Contesto storico 1500 -1600 Contesto storico 1500 -1600 Contesto storico 1500 -1600 Contesto storico 1500 -1600 Contesto storico

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 06/01/2022

IntelliNotes
IntelliNotes 🇮🇹

4.4

(24)

149 documenti

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Scarica 1500 -1600 Contesto storico e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! 11 CAPITOLO SINTESI 11.1 ® Loscenario politico europeo all'inizio del Seicento Alla morte di Enrico IV la monarchia francese si trovò in una situazione di estrema fragilità: l'erede Luigi XIII aveva solo 9 anni e la reggente Maria de' Medici dover- tte affrontare l'opposizione della grande i sstile all'ascesa della nuova “nobiltà di toga”. La regina trovò un valido alleato nel cardinale Rich . Obiet- tivo della sua politica fu quello di rista regia secondo un preciso disegno assolutistico, nel qua- le la monarchia era considerata come unica fonte del diritto e del potere. In questa prospettiva Richelicu represse sia l'insurrezione degli ugonotti sia le rivolte dei contadini. In politica estera puntò a riportare la Francia a un ruolo di prestigio. Il regno di Spagna, pur essendo ancora potente, si tro- vava ancora nella difficilissima situazione finanziaria lasciata in eredità da Fi e Filippo IV coni il duca di Lerma e quello di Olivares, pe politica che si rivelò disastrosa, costellata di fallimenti politici, sociali, economici e territori, Le serre Province Unite olandesi, fondate nel 1581, ave- vano consolidato la propria autonomia sulla base di un'organizzazione statale repubblicana, guidata da un capo amministrativo e da un capo militare. | tentativi della potente famiglia d'Orange di far diventare lo sta- tolderato una carica ereditaria di tipo monarchico scate- narono però ben presto un dissidio politico con i repub- blicani; a questo si aggiunse una controversia fra due correnti del calvinismo, una (arminiana) più tollerante e una {gomarista) più intransigente, Il conflitto si con- «luse con la sconfitta degli arminiani; tuttavia nei terri- tori olandesi si ristabili rapidamente un clima di tolle- ranza religiosa, che si accompagnò a una stagione di grande fioritura culturale od economica. I regno di Svezia conobbe sotto Gustavo Adolfo una ra- pida ascesa politica, rafforzando il proprio dominio sul Baltico ai danni della Russia e della Polonia. Il re proce- dette a una riorganizzazione dello Stato e favori le attività economiche legate allo sfruttamento delle risorse minera- rie presenti nel paese. Ma la vera forza svedese stava nella potenza dell'esercito, grazic all'introduzione di importan- ti innovazioni tecniche, oltre che nella forte coesione che il sovrano seppe creare intorno alla causa luterana. 11.2 @ La guerra dei Trent'anni In Europa le continue tensioni tra cattolici e protestan- ti crearono i presupposti per un lungo conflitto passato sotto il nome di guerra dei Trenv'anni (1618-1648). La causa scatenante fu il rentativo del re di Boemia Ferdi- nando II d'Asburgo di imporre il cattolicesimo in un paese dove sì era largamente diffuso il protestantesimo. Dopo una prima fase combattuta in Boemia (1618- 1621), la guerra si allargò a tutta la Germania. | principi redeschi, divisi in un'Unione protestante e in una Lega cattalica, poterono contare sul sostegno di altre potenze, chesi scontrarono su fronti secondari ma strategici. Con l'occupazione della Sassonia, Ferdinando (eletto impera- rore nel 1619) si inimicò anche la vicina Danimarca. Que- sta seconda fase della guerra (1625-1629) si concluse con la sconfitta danese. Ferdinando approfittò di questo sue- cesso per rafforzare il suo potere sui principi, attirandosi però l'ostilità della Svezia di Gustavo Adolfo. Si aprì così una terza fase della guerra (1629-1635) loro alkeari furono riperutamente barruri dagl alla monte di Gustavo Adolfo î principi protestanti rede- schi decisero di stipulare una pace con quelli cattolici. A quel punto, però, intervenne Richelieu, che attaccò sia l'impero che la Spagna. Questa quarta fase (1635-1645) si concluse quando il nuovo imperatore Ferdinando III avviò le trattative di pace; solo la Spagna avrebbe conti- nuato a combattere fino al 1659. La pace di Westfalia (1648) mise fine al progetto asbur= gico di un'egemonia cattolica sull'Europa e ridimen- sionò del tutto la potenza spagnola. A uscime indebo- lita fu anche la Germania, vessata dai lunghi anni di devastazioni e sempre più frammentata politicamente. A rafforzarsi furono invece la Svezia e la Francia, men- tre le PI e Unite e la Confederazione svizzera ot- ‘onoscimento della loro indipendenza. La pace garantì inoltre la libertà di culto in forma privata stabili per la prima volta il principio della separazione fra politica e religione e il rispetto della sovranità dei singoli stati. 11.3 @ Glistati italiani tra emarginazione e decadenza Dopo Cateau-Cambrésis (1559) gli stati italiani pore- rono godere di un periodo di relativa pace militare e religiosa e anche l'economia fu abbastanza florida, s0- prattutto nel Centro-Nord. Tuttavia, a causa dello spo- stamento dei traffici maritimi dal Mediterraneo al Nord Europa eall'Adantico e alla concorrenza di nuo- ve potenze economiche, in questo periodo gran parte della penisola si avviò verso una generale decadenza. Un altro grave problema (soprattutto al Sud) era la pe- sante tassazione imposta dalla Corona spagnola, che gravava sui ceti popolari, tanto che a Napoli nel 1647 il malcontento sfociò in una rivolta capeggiata dal pe- scivendolo Masaniello. Dopo le guerre d'Italia i duchi di Savoia rientrarono in possesso dei loro domini, Ma con il fallimento della loro politica di espansione verso il Monferrato, il ducato di- venne sempre più soggetto alla Francia. Lo Stato della Chiesa, pur rafforzatosi territorialmente, soffrì di una notevole debolezza politica dovuta al nepotismo e alle ingenti spese militari sostenute. La repubblica di Venezia, l'unico Stato italiano ad aver conservato la propria î ndenza, vide la propria po- tenza commerciale e politica notevolmente ridimensio- nata, Perduta l'ultima colonia di Creta, caduta in mano turca nel 1669, e minacciata dagli Asburgo, si avviava verso un progressivo declino. 11.1 Lareggenzo di Maria de Medici La convocazione degli Stati ‘generali L'assemblea degli Stati generali era costituita dai rappresentanti della sio nobiltà delclero.e dela borghesia ei | Creato una nuova “nobiltà Lo scenario politico europeo all'inizio del Seicento LE DATE FONDAMENTALI » 1598-1621. Regno di Filippo Ill in Spagna » 1609-1621. “Tregua dei dodici anni” fra Spagna e Province Unite » 1611-1632. Regno di Gustavo Adolfo in Svezia » 1621-1665 | Regno di Filippo [Vin Spagna » 1624-1642. Il cardinale Richelieu primo ministro in Francia La Francia di Richelieu La morte di Enrico IV, pugnalato da un fanatico cattolico nel 1610 [> 9.5), aveva lasciato la Francia in preda all'incertezza sul suo futuro politico. L’erede al trono Luigi XIII (1610-1643) aveva solo nove anni e la regina madre, la fiorentina Maria de” Medici (1575-1642) — fervente cattolica che Enrico IV aveva sposato in seconde nozze nel 1600 —, non aveva l'appoggio della grande nobiltà, pronta a cogliere l'occasione per accrescere il proprio potere. Maria era malvista perché circondata da consiglieri italiani e per il suo orientamento Rilospagnolo, che nel 1615 l'avrebbe portata a concludere uniallcanza matrimoniale con la Spagna, sposando due suoi figli i figli di Filippo 1IL Maria doveva fronteggiare anche la minoranza ugonotta, che temeva di perdere i pri- vilegi conquistati con l'ediero di Nantes (1598), ovvero la libertà di culto, il diritto di accedere alle cariche pubbliche c il controllo di alcune piazzeforti. La monarchia francese si trovava pertanto în una situazione di estrema fragilità quando nel 1614 alcuni nobili di alto rango, fra cui alcuni parenti del re, costrinsero la regina a convocare gli Stati generali, con l'espli 10 di minare l'autorità della Corona. L'obiettivo principale a cui mirava la “nobiltà di spada” — di origine feudale — era l'aboli = sistema, perfezionato negli ultimi anni da Enrico IV, aveva favorito l'ascesa di individui nuovi, di estrazione “borghese”, che avevano toga” strettamente legata alla monar- eracomocata cal repervaticamme e chia. Ma gli Stati generali non furono in grado di prendere alcuna decisioni più importani in particolare in materia finanziaria Un nuovo protagonista politico: Richelieu Favorite: fiqura tip delle monar= decisione risolutiva, e non sarebbero stati riconvocati prima del 1789, poco prima della rivoluzione francese. Nel corso degli Stati generali l'operato della regina e del suo favorito, il fiorentino Concino Concini (1575-1617), era stato difeso vigorosamente da ArmandeJcan du Plessis, vescovo di Lugon e duca di Richelieu (1595-1642). Distintosi così agli occhi della reggente, egli fu subito nominato membro del Consiglio reale e segretario di Staro. L'anno seguente, Luigi XIII, ormai maggiorenne, fece assassinare Concini ed esautorò la madre. Ma a questo punto la scena fu oceupara da Richelieu, che si conquistò la fiducia del sovrano e, che secentescne A porte gato | cardinale (1622) quindi capo del Consiglio di Stato (1624), dominò secolo, niat.isovranieuropeimizia» la politica francese per i diciotto anni che seguirono, fino alla sua tono a circondari di una cerchia morte l» doc Ti a age nice, | Obiettivo della politica di Richelieu fu quello di ristabilire l'autorità nobiltà. ai quali garantirono prote- della Corona contro le forze centrifughe che minacciavano la zione eaffdarono importanti respon: — monarchia: dalle renitenze dei protestanti, ai sussulti della nobiltà, sabilità di governo. alle rivolte popolari. 425 Latase svedese In questo scenar (1629-1635) danese, cominciò a cercare llcanze con e potenze suropec e con gli tori lire di Svezia Gustavo Adolfo, messo apprensione dalla sconfitta contro la presenza degli Asburgo sul Baltico. Dopo che le truppe mercenarie guidate da Tilly ebbero devastato la città di Magdeburgo, ex vescovado secolaizzato, trai più ricchi centri protestanti, allo scopo di imporvi l'editto di restituzione, gli elettori di Brandeburgo e di Sassonia si convinsero a prendere le armi insieme al re svedese. Nel settembre 1631, graziealle nuove brillanti tecniche adottare dalle sue mil Adolfo annientò l'eserciro imperiale Breitenfeld, in Sassonia. Dopo questa disfatta cla successiva morte in battaglia di Till al fronte cattolico non imase aero che afidare a Wallenstein il reclutamento ci comando delle truppe impe- Seguirono mesi i manovre e di battaglie che comportarono ulteriori devastazioni terribili stragi perl popolazioni civili, finché gli ec intrarono nel novembre 1632 nelle vicinanze di Lipsia, sul campo di Liitzen, dove Gustavo Adolfo venne ucciso in combattimento. La battaglia fu comunque vinta dagli svedesi, che non sì ritirarono malgrado la morte del loro sovrano. e, Gustavo Tra now fronte cattolico poté comunque approfitare della sicuazione di momentanea debo- contittie asi _lezza della Svezia per riorganizzarsi. Da diverso tempo alla corte imperiale circolava la Uintervento _ Agli occhi di Richeli getta Francia _ciavano ora di schiacciare la Francia. Il cardi (1635-1645) precarie. voce che Wallenstein stesse accordandosi sottobanco con il ne in particolare con l'elettore di Sassonia e con gli esuli boemi, che forse speravano ancora di scacciare il sovrano asburgico. eccessivo potere del generale e la diffidenza che ormai lo circondava indussero l'im- peratore a dar l'ordine di eliminarlo: Wallenstcin fu assassinato il 25 febbraio 1634. Gliimperiali otcennero poi rinforzi dalla Spagna e inflissero a Nédlingen (6 settembre 1634) una decisiva sconfitta agli svedesi cai loro alleati. Tramontava cosà il vago sogno di un'Europa protestante sorto la tuta della Svezia. 1 principi tedeschi trovarono il modo, nel 1635, di concludere la pace di Praga, accor- dandosi con cattolici per sospendere leditt di restituzione. Sebbene restassero aperti molti problemi, come la restaurazione dell'Eletore Palatino, la guerra civile teclesca stava finalmente giungendo al termine. la risoluzione di Praga aveva rafforzato li Asburgo, che minae- le, che fino a allora aveva finanziato gli avversari di Austria è Spagna solo nei fronti marginali della guerra, decise perciò di intervenire direttamente, 1 francesi miravano alla conquista di alcunî territori strategici, tra cui alcune postazioni sul Reno, l'Alsaia, l'Artos, Pinerolo in Piemonte eil Rossiglione al confine con la Spagna. A tl finesillearono con la Svezia, con l'Olanda e in seguito anche con ducati di Savoia, Parma e Mantova. Gli Asburgo subirono dunque arracchi da più lati: nelle Fiandre spagnole, in Germania mer Lombardia, nei Grigioni. La Spagna di Olivares inizialmente riusci a reggere colpo, invadendo anzi la Franca dalle Fiandre (1636); tuttavia, con il passare del empo, lo sforzo richiesto dalla Corona spagnola ai suoi sudditi divenne insostenibile, soprattutto dopo il 1640, in seguito alle insurrezioni scoppiare in Catalogna e in Portogallo, abilmente fomentare da Richelieu. tatosefinate La Francia, che nei vent'anni precedenti non si era dissanguata perla guerra quanto le di dela guerra _ altre potenze, fi Svezia. Francia, Svizzera e Previnee Unite Nsignificato della pace di Mesttatia in condizione di raggiungere gradualmente Dopo la scomparsa di Richelieu, nel 1642, fu il cardinale ivaliano Giulio Mazarino (1602- 1661), che gli era subentrato nel ruolo di primo ministro dopo esserne stato a lungo fidaro collaboratore, a infliggere alla Spagna una sere di pesanti sconfitte, fra cui quella di Rocche causò ledimisini di lare (1643). a gucia fa e paci isachbe prolungata ino al 1659, ma già nel 1645, con Praga sotto assedio svedese la Baviera invasa dai francesi a sua part le eratcati di pace. alcuna traccia delloro fulgido passato, Dato questo stato di cose, nonostante le rivalità che persistevano anche all'interno dei due fronti, i principi tedeschi giunsero ad accor- darsi. Tra i cattolici, Massimiliano di Baviera oetenne l'Alto Palatinato ci titolo di elettore, mentre il Palatinato renano fu restituito ai discendenti di Federico V, che nel 1654 recuperarono anche la dignità elettorale. In questo modo i principi elettori diventavano otto, con una più solida maggioranza cattolica. La Corona sarebbe Nel fronte protestante e visioni riguardavano soprat- cento el calvinismo, Le questioni religiose e di percinenza territoriale ‘su base confessionale vennero alla fine regolate fissando il 1624 come “data di decor- renza”: le minoranze religiose I cui culo fose stato preesistente a quell’anno sarebbero state rispettate; come pure sarebbero rimasti protestanti i territori secolarizzati fino a quella dara. La Germania uscì dal congresso di pace frammentata in circa 350 sti, ognuno dei quali con poteri sovrani. Una volt risolti i problemi redeschi, si passò alle richiese della Svezia e della che non avevano ancora deposto le armi. La Svezia ottenne un'indennità di 30 milioni di valleri calcuni errtori nella Germania del Nord, tra cui la Pomerania occidentale con i porti di Stalsunda e Wismar, La Francia, grazie all'acquisizione dei vescovadi di Metz, Toul e Verdun, poté rafforzare i propri confini con l'impero. Il congresso curopeo risultò importante anche per il definitivo riconoscimento della Confederazione svizzera e soprattuto, del denza della repubblica delle Province Unite, che nel gennaio 1648 siglò un accordo separato con la Spagna. nia, Complessivamente trattati di Westfali costituirono un evento epocale, in quanto si conclusero con la stipulazione di un accordo globale tra i rappresentanti stati cristiani d'Europa, a eccezione di Polonia, Russia e Inghilterra, che non vi presero parte, Dopo tanti anni di guerra, i governanti cattolii e quelli protestanti riuscirono a trovare un compromesso su questioni molto concrete. Da un laro la firma della pace mise fine al progetto asburgico di un'egemonia dinastica e cattolica sull'Europa; dall'altro, comportò un allargamento del principio crins regio, eius religio ai principi di fede calvinista e al contempo una sua attenuazione, che consci sudditi di seguire privatamente una religione diversa da quella del loro sovrano. In Europasi apriva una nuova stagione, all'insegna de pluralismo confessionale e della separazione tra politica e religione. I diplomatici impegnati in Westfalia ritennero infatti che l'unica via d'uscita dalla guerra dovesse essere cercata sul terreno della poli- rica e non della teologia; proprio per questo morivo non ammisero la presenza degli inviati del papa. Si chiudeva così il ingo ciclo di guerre di religione dell'Età moderna, fondando una nuovo imperatore Ferdinando IL (1637-1657) aveva avviato per La pace di Westfalia nel segno del pluralismo confessionale ta situazione Avviati sin dal dicembre 1644, nelle due cittadine di Minster e Osnabriick in tedescae - Westfali (1629-1635) Fase svede scende in campo i e Gustavo idolo e crea una vasta conlizio n antischurgic: sconfigge Wa tenstein a Bretenfid ea Lutzen, 23 maggio 1618 ‘A causa dell politica di restau- | conil sostegno della Lega cattolica Fr. azione del cattolicesimo da |. dinando Il invade Basso Palatinato: i ponte degli Asburgo capiprote- || bell protestantsonoscontinella bat: Santi i Praga defenestrno Ve | taglia del Montagna Bianca; la Spagna ‘appresentanti dell'imperatore. |_muoveguer conto le Province Unite i negoziati fra l'impero e i suoi avversari si conclusero dopo laboriose trattative il 24 ottobre 1648 con la firma di diversi trattati {> doc. 21 che complessi- vamente presero il nome di pace di Westfalia. Da risolvere c'erano anzitutto i pro- blemi della Germania, pri i gli abitanti erano stati ridotti lla fame. ‘guerra la popolazione tedesca si era praticamente dimezzata, pas- sando da 21 a 13 milioni. I terreni coltivati eramo stati abbandonati, le attività mani- fatturiere non esistevano quasi più, e nemmeno le città anseariche conservavano più (1618-1621) Fase boemo: palatina: (1625-1629) Fase danese ire Cristiano IV inteviene in Germania ma viene sconto dalle truppe imperi qidate da Walensiein, d (1655-1648) Fase fancese: interviene Richelieu, occupando Nell cittagine di Monster e Tazona renana i irene: li sbugo-—. Osnabrick inestala icone sono accerchiati e non hanno più ludonoinegezitidi pace. risorse per combattere. 115 da centro aperiteria Spagnola Al Centro-Nord solo. poche reatà politiche, come Venezia e lcuca= tO gi Savoia, riescono a sottrarsi all'influenza LoStatO dei Presidirap: presenta uno snodo Importante per le ‘nuova stabilicà politica europea, I trattati imposero inoltre il principio secondo cui ogni Statoè libero e sovrano hai diro di essere rispettato nella sua unità territoriale «indipendenza. Questa norma determinò una svolta nelle relazioni fra gli stati europei, fondare da allora in avanti sull'azione della diplomazia, che nel corso dei secoli avrebbe dato vita al moderno “diritto internazione Gli stati italiani tra emarginazione e decadenza LE DITE TONDAMENTALI > 1606-1608. Guerra dellintercetto a Venezia > 1614-1631. Guerre del Monferrato È 1647 Sommossa guidata da Masaniello a Napoli Sotto l'egemonia della Spagna Nella prima metà del Cinquecento l'Italia aveva costivuito la posta in gioco, oltre che il terreno di battaglia, nella contesa ingaggiata tra la Francia egli stati retti dagli Asburgo “l'impero e la Spagna) per l'egemonia europea. Meno dî un secolo dopo, le vicende Getter delt'egemonia spagnola della guerra dei Trencanni ei rataci di Westflia resero evidente come la penisola -e l'area mediterranea nel suo complesso = avessero perso la loro antica importanza. Il trattato di Carcau-Cambrési, nel 1559, aveva sancito la supremazia spagnola sulla penisola: la Sicilia la Sardegna, respagnolo aveva anche creato un stiche per cui si trovava a controllare una costellazione di staterelli minori formalmente autonomi: i ducato di Parma e Piacenza (governato dai Farnese), quello di Mantova (retto dai Gonzaga), i territori estensi (Ferrara, fino al 1598, € Modena) erano infarti governati da famiglie imparentate o comunque fedeli der del sovrano spagnolo. Anche il granducato mediceo che nel Cinquecento — a con il suo artefice Cosimo I, quindi con Ferdinando I (granduca dal 187 al 1600) aveva bilaiarol'infienz cpagnola rame ble police marrimonile coni regnanti francesi, nel corso del Seicento finì sempre più nell'orbita di Madrid. L'egemonia incontrastata della Spagna comportò per l'Ialia un periodo di relativa pace care, soprattutto se confrontato con il secolo precedente, I teritori italiani non supremazia a le potenze cuopee, la guerra dei del ig 2a essuna guerra imescn la presenza del papato 0 € incontrastato successo della Controriforma. no ai primi decenni del Seicento, in alcuni stati della penisola continuarono co- munque a manifestarsi iniziative di particolar rilievo tanto nel campo delle scienze quanto nella letteratura e nell'arte >cap. 151, Almeno sino ai primi anni del XVII secolo, anche l'economia riuscì a mantenersi solida: le manifatture di tessuti di lana e di sera prosperavano nelle città del Centro-Nord, mentre importanti opere di bonifica, come quelle ineraprese in Lombardia e in Toscana, avevano aperto alla coltivazione ittero Alla pesante flessione subita dai traffici commerciali e dlle attività manifaurire, gli Staten Masaniello, capitano del popolo Tommaso Anello, detto Masaniello, nacque nel 1620 im uno ei ici che si trovano intorno a piazza del Me {o descrivono come un iele, che ingioventi era sato più volte in carcere a causa dll pro: teste contro Proprio grazie l suo temperamento e all sua attitudine al venne scelto. Masino, inebrato dl successo o forse ine lenato cai uoi nemici aci andare a ecces ste stravagani i una settimana, fu abbandonato ci suc stes ‘5 seguaei e poi assassinato. uomini d'affari più fcoltosi reagirono orientandosi verso investimenti più sicuri come l'acquisto i cariche pubbliche e di possedimenti terrieri. Un po' dovunque prese il via tun processo di rifeudalizzazione, che consistete in un incremento della proprietà e delle rendite signorili a scapito dei contadini (piccoli e anche medi proprietari). L'aumento delle rendi signorili basava non su migliori rendimenti dei terreni 0 innovazioni agri cole, ma su un maggior sfruttamento del lavoro e l'applicazione di oneri dî tipo feudale. Una parziale eccezione a questa tendenza si registr in alcune localit della pianura Padana, dove si cominciarono a introdurre alcune innovazioni tecniche nella coltivazione nell’ levamento. Anche l'acquisto dlle cariche pubbliche — che comportò un indebolimento delle strutture statali rispondeva è questo atteggiamento scarsamente dinamico, quando ‘accentuò così i divario dellIalia dalla Francia, dall'Inghilerra e dai Un alto grave problema perle regioni sottoposte alla Corona spagnola fù la pesante tassazione imposta per coprire le incessanti spese militari della monarchia ib i territori del Milanese vennero parzialmente risparmiati, dara la loro posi gica: lc autorità spagnole non volevano esasperar le comunità local, per cui qualsiasi aumento delle tasse c ogni misura di aratere eccezionale venivano di norma concor- dai preventivamente con i governanti delle singole città. Nel vicereame di Nap invece, il carico Fiscale imposto da Madrid era schiacciante, tale da rendere le condizioni dii vita della gente sempre più insostenibili. Oltre alle imposte straordinarie, Madrid faceva ricorso anche ad altri cs d i ottenuti smembrando antichi feudi di grandi dimensioni. Questa incessante spoliazione delle risorse locali avrebbe contribuito, soprattutto nella se. conda metà del XVII secolo, lla progressiva stagnazione economica dei territori îta- liani che si trovavano sorto il dominio spagnolo. Itala il crescente disagio sociale finì per sfociare in agitazioni e tumulti popolari. | primi si verificarono nel ducato di Milano, intorno al 1630, ma l'apice torno alla metà dl secolo a Napoli G cgn0 spagnolo, Napoli contava ne! Scicento cinca 300.000 abita ii gran par dalle campagne per approfittare delle esenzioni concesse alla capi gi rcatoa Napol. Le fonti dell'epoca il govermo del iceré spagnolo. ‘comando all'inzio della rivolta come capitano del popolo. Ma ue, ino a quando, dopo poco più @ rico ul Preto ato vio 1647 ca Gpol, "2 ico gs rio] secolo dei genovesi” atto alcune aree prima impraticabili. La finanza italiana continuava a essere protagonista sulla scena mondiale, in virtù del legame con la Corona spagnola; tuttavia tale rapporto si rivelò essere un'arma a doppio taglio. Dalla metà del Cinquecento ai primi due decenni del Seicento Genova giunse a dete- nere una posizione finanziaria egemone in Furopa. Anche se non direttamente soggetta al dominio spagnolo, la cità ligure si alleò in modo così stretto con Madrid da sos tuirsi ai grandi banchieri tedeschi che avevano fiancheggiato gli Asburgo nella prima su cui riversare capitali da loro accumuli, era stato giocoforza pu sullacivicà finanziaria. Dal 1579, i genovesi divennero i gnola, controllando i flusso di merali preziosi che dalle colonie giungeva alla Spagna. Ottennero così la gestione economica della guerra delle Fiandrc, realizzando enormi guadagni. A lungo, riuscirono a evitare il tracollo în occasione delle varie crisi che “<olpirono la Corona iberica ra la metà del Cinquecento e l'inizio del Scicento, ma alla fine anchiessi dovettero soccombere, nel 1627, dopo l'ennesima bancarotta di Madrid Dalla seconda metà del Seicento, la repubblica genovese, duramente provata anche dalla pestilenza del 1656, segui la via di un lento declino. In quanto direttamente o indirettamente legata alla Spagna e dunque alle sue gravi difficoltà, gran parte dell'Italia subì a stessa sorte. Ad aggravare la crisi si aggiunse il definitivo spostamento dei traffici ma al Mediterraneo al Nord Europa eall’At- antico, nonché l'emergere di nuove potenze commerciali come l'Inghilterra, l'Olanda x la Francia [> 152). D'altronde; la concorrenza straniera non si limitava ai traffici internazionali, masi estese rapidamente anche l settore manifatturiero ca quello dei servizi bancari. tale esottrasi ai tanti gravami che angariavano i ceti rurali. Ma di fronte alla minaccia della orta francese, che dalle forcezze occupate sulla costa toscana insidiava l'egemonia spagnola nelle acque del Tirreno, il viceré, Rodrigo Ponce de Léon, duca di Arcos, introdusse una tassa sulla frutta e sulla verdura (1647) che, colpendo dei generi mentari di largo consumo, suscitò l'indignazione degli stati più umili della popola- zione napoletana. 117 luglio 1647 il popolo insorse, sotto la guida di un pescivendolo, Tornmaso Aniello detto Masaniello (1620-1647). Nominato “capitano generale” del popolo, Masaniello intavolò trattative con il viceré non solo perché venisse revocata la gabella sulla frutta ma per ottenere il riconoscimento di un vecchio privilegio concesso da Carlo V nel 1517, che prevedeva una più equa ripartizione delle tasse fra le classi social. Finì così per farsi molti nemici e per alicnarsi anche l'appoggio dell'ala più moderata, che rire- eva eccessive le sue richieste e non approvava e violenze e gli arresti eseguiti di suoi Rimasto in poco tempo isolato, i 16 luglio venne farto assassinare dal viceré [> doc. 31. La rivolta tuttavia proseguì con alla testa un armaiolo, Gennaro Annese, divenendo da allora più violenta e senza alcuna tregua. Per scdara la otra spagnola al largo bornbardò Napoli; un'assemblea popolare allora proclamò la repubblica, invocò la protezione della Francia. a ribellione assunse così connotati spiccatamente politici. Alla fine del 1647 vennero pubblicati i bandi di governo della “Real Repubblica Napoletana" e a Napoli giunse Enrico Il di Guisa, duca di Lorena e discendente di un ramo degli Angioini, che venne nominato dal popolo “duca” dlla repubblica. tarepressione A questo punto i baroni, che confidavano nel governo di Madrid per mantenere i propri poreri e benefici feudali, s'impegnarono in una feroce repressione, facilitata dai contrastisori tai repubblicani eil Guisa. La ribellione venne soffocata definitivamente nell'aprile 1648; Enrico di Guisa fu portato prigioniero a Madrid; Annesc fu giustiziato due mesi dopo. Nel frattempo però i tumulti si erano diffusi motivazioni analoghe a quelle che avevano provocato l'insurrezione dei Nel 1647 gli episodi più significativi si verificarono a Palermo. Anche in questo caso l'aristocrazia, legata nei suoi interessi a Madrid, si era dimostrata dl tutto indifferente di fronte alle vessazioni che affiggevano i ceci popolari e aveva farto perciò causa comune coni governo spagnolo. Di nuovo, la rivolta popolare fu soffocata nel sangue. Gli stati italiani pendenti Savoia, Roma e Venezia attraversata durante le guerre dalia Savoia (1553-1580), che aveva con- Lomo le ruppe spagnole è imperiali lla vittoria di San Quintino (1557). È così che i Savoia porerono rientrare in possesso dc loro domini e cominciare a ricostruzione dello Stavo (la cui capitale fu fissata a Torino nel 1563). Emanuele Fliberto poté avviare, non ava a essre strerto ea Francia e Spagna, anche un'espansione territoriale. Tragli obiettivi principali erano i marchesati del Monferrato, divenuto dominio dei Gonzaga di Mantova nel 1536, e di Saluzzo, rimasto sotto il controllo francese. La conquista di Saluzzo si concretizzò in seguito al trattato di Lione, nel 1601, durante il lungo regno del figlio di Emanuele Filiberto, Carlo Emanuele I (1580-1630), protagonista di numerose sortite militari e diplomatiche, che li tirarono addosso di volta in volta la reazione francese 0 quella spagnola. Il Monferrato costò invece uno scontro secolare. HI ducato sabaudo ra uscito rnsaldato dopo lac ll'abi N 0 conflitto per il Monferrato scoppi Ja crisi dinastica nella fami- ceimonerto gita Gonaaga. Carlo Emanuele ere lora di ar valere dei dirti acqui per ia di tinttuenza La presenza francese a dell monarchia dei Savoia per lungo tempo. francese nie Vir L'espansione Nel primo Seicento, lo Stato della Chiesa fu ' ato tto della Chiesa parentela, ma la Spagna reagì e dopo due anni di combattimenti (1614-1615) lo eine dir Una min ci dina ipa pia nel 1627; Quei vl to alla successione si trovò Charles Gonzaga-Nevers, membro di un ramo Faces dll emilia. Il inno di una nuova presenza francese nei serio ian spinse gli spagnoli ad accordarsi in segreto con Carlo Emanuele per spartirsi il Mon- ferraro, Ma i cardinale Richelieu, domata la rivolta ugonorta in patria (1628) [>1 1, decise di difendere i diritti del Nevers e invase il ducato di Savoia. Anche Mantova venne sottoposta a un brutale saccheggio, mentre una violenta epidemia dî peste colpiva. la Lombardia e buona parte del Nord ltalia. Il conflict si concluse ere anni dopo con la pace dî Cherasco {1631), firmata dal nuovo duca Vittorio Amedeo I (1630-1637) Con questo trattato Mantova e gran parte del Monferrato passarono ai Gonzaga-Ne- vers. Mantova peraltro parî un gravissimo contraccolpo dalla guerra: subi due assedi e finì saccheggiata, oltre essere investita — insieme al suo cerritorio — dalla peste. Da parte loro, i Savoia annettevano alcuni lembi del marchesato ma dovettero cedere alla Francia Pinerolo, fortezza di grande importanza srateica. inerolo avrebbe continuato a costituire una spina nel fianco influenza della monarchia francese si faceva che per via matrimoniale: Vittorio Amedeo l aveva sposato lasorela di Luigi XIII ela corte si era così spaccata tra una fazione filofrancesee una filospagnola. La morte improvvisa itorio Amedeo (1637) api parcii sfociò ben presto in una guerra civile che si prolungò per alcuni decenni a tutto vantaggio della Francia, che giocava dietro le quinte: Richelicu prima e Mazarino poi furono abili nell'alimentare le rivalità rai rami concorrenti di casa Savoia. La situazione del ducato si sarebbe stabilizzata solo con l'ascesa al trono di Vittorio Amedeo Il (1684-1730). 0 Stato italiano ad aumentare con- siderevolmente i propri possedimenti fino a inglobare la Romagna c buona parte dell'Italia centrale, Toscana esclusa. Grazie all'acquisizione del ducato di Ferrara nel Venezia e taguerra dellinterdetto Venezia spinta a ‘margini Co, rca, MET baluardo Candia faceva parte dei ornii venezini sin da ll Secolo. Net 1669. dopo ven: ti ani di querra che erano costati alla città lagunare ingenti perdite in uomini è te all'ennesimo assalto, il doge Francesco Morosini decise di accettare la resa. ottenendo in cambio indenne dall'isola per le sue truppe e per chiunque ifos se Voluto sottrare dl domi © vci cnr Cons del Vaticano si dovrà attendere sino al 1978, con la nomina del polacco Giovanni Paolo ILL La pace di Westfalia (1648), infine, rappresentò uno spartiacque fondamen- cale: proprio negli anni in cui lo Stato della Chicsa aveva raggiunto la massima espan- ‘sione ti riale all'interno della isola italiana, la fine della guerra dei Trent'anni ne sancì l'emarginazione nella politica internazionale. All’inizio del Seicento, oltre allo Stato pontificio, Venezia era l'unico Stato avere ancora un ruolo di rilievo sulla scena internazionale. La repubblica ra anche l'unico Stato della penisola a esercitare nei suoi territori una giurisdizione Nel 1606 il Consiglio dei Dicci fece arrestare due preti per reati comuni ci fatto aprì ale con lo Stato pontificio: papa Paolo V reagì lanciando sulla città linterdetto, una scomunica collettiva che privava i citadini della possibilità di ricevere i sacramenti. A difesa della repubblica delle sue prerogative prese la penna Paolo Sarpi, un frate di elevata statura morale e intelletuale, autore anni dopo di una celebre Storia del concilio tidentino (1619) in cuisi sarebbe espresso in termini critici di Trento che aveva dilatato i poteri del pontefice. Il governo veneziano mon esitò espellere dal suo terrtorioi gesuiti, teatini ci cappucci fedeli al papa, e giunse quasi creare una propria Chiesa di Stato sul modello gallicano francese. Paolo V chiese perciò aiuto alla Spagna; a loro volta Olanda e Inghilterra promisero di venire in soccorso della Serenissima. Fu solo grazie alla mediazione del re di Francia Enrico IV che il dissidio venne ricomposto (1608); i due preti arrestati furono affidati l'ambasciatore francese, che li riconsegnò a Roma; contemporanca- mente gli ordini religiosi, fata eccezione peri gesuiti, vennero riammessi a Venezia; ma la repubblica m età ceelesiastiche e contro le trasgressio rembri del clero. La questione dellinterderto segnò l'ulima grande stagione di protagonismo veneziano sulla scena curopea. Lo spostamento del baricentro degli scambi commerciali dal Mediterranco all’Arlantico nel XVII secolo sottrasse a Venezia il suo ruolo di prota- ams 1598 e dei ducati di Pesaro e Urbino nel 1631, giunsea comprendere la costa adriatica illa foce del Po ad Ancona. Inoltre, con i pontificati di Piolo V (1605-1621), Urbano VII (1623-1644) e Innocenzo X (1644-1655), consolidò la sua egemonia culturale e giurisdizionale nel resto d'Italia. Ai precetti della Caria romana era infatti vincolata la gran massa dei fedeli: inoltre, grazicall'eargizione dei benefici ecclesiastici —sitratasse di un semplice canonicato, di una commenda abbaziale o di un vescovado —il papato poteva contare su una estesa rete di relazioni con i governanti dî tutta la penisola. Lo Stato della Chiesa era tuttavia affitto da una forte arretratezza economica. Dopo le opere di bonifica avvenute nel Cinquecento non c'era stato più messun ammodernamento nel settore agricolo, che continuava a essere basato sulla cercalcoltura; l'altra atività prevalente era la pastorizia, mentre le iniziative commerciali c imprenditoriali erano pressoché assenti. A ciò si aggiungevano la carenza di sicurezza nei territori interni, affitti dal brigantaggio, e l'altissimo numero di poveri e vagabondi nella capitale, a cui si tentò di porre rimedio con la creazione di ospedali cd enti di assistenza [>.13.1. vapotenza Lo Stato pontificio aveva una natura particolare, dal momento che coincideva con universate Ja Chiesa di Roma. Se da un lato questa identità costituiva il suo punto di forza in a Stato italiano La guerra contro ‘gliuscocehi Stretta fra gl Asburgoe gli La guerra di Candia (1645-1669) Due vecchi spossati sede internazionale, peraltri aspetti rappresentava un fattore dî debolezza. In luogo per l'estensione esorbitante della sua azione: istituzione universalistc papato era costretto a intervenire su tutti gli scenari, impegnando cospicue risorse soprattutto quando si trattava di imprese militari contro i curchi 0 per a difesa della fede cattolica. Inoltre, al suo vertice c'era un sovrano, il papa, che non poteva tra- mandare la propria carica, né controllare agevolmente la successione. Tradizional- mente, si craalffermata una prassi di nepotismo, per cui ciscun papa favoriva membri della propria famiglia attribuendo loro le cariche principali, a scapito di una politica di efficienza amministrativa c istituzionale. Infine l'elezione al soglio pontificio era ormai una questione che si egolava tra alcune famiglie dlla grande aristocrazia italiana. L'ultimo pontefice non italiano era morto nel 1523, e per rivederne un'altro alla guida debolendone l'economia e così anche il ruolo politico pa: Sul continente, Venezia si avvicinò sia alla Francia che alla Spagna, senza però sbilan- ciarsi con nessuna delle due potenze. La Serenissima era d'altronde impegnata a cenere a bada l'espansione dell'impero ottomano, che l'aveva costretta via via a ripiegare dalle sue basi sul Mediterraneo orientale e che approfittava di ogni incidente diplo- matico per minacciare i possedimenti veneziani. Dopo la definitiva perdita di Cipro (1573), Venezia si era rassegnata a non dar più battaglia i curchi per garantirsi almeno. la sopravvivenza dî quel che restava dei suoi territori nel Levante. All'inizio del Seicento la Serenissima doverte fronteggiare anche la minaccia degli uscocchi, una minoranza cristiana dei Balcani che, dopo la conquista ottomana, aveva trovato rifugio sulle coste dalmate, posta sotto il controllo dell'arciduca d'Austria e futuro imperatore Ferdinando Il d'Asbu Proterti da Vienna, in quanto difensori dell frontiera austro-turca, gl uscocchi prati cavano în realtà a pirateria nell'Adriatico colpendo in particolare e navi dei mercanti veneziani. Nel 1615 la Serenissima mosse loro guerra (la cosiddetta guerra di Gradisca), ottenendo l'aiuto militare delle Province Unite e dell'Inghilterra; l'arciduca Ferdinando a sua volta sî alleò con la Spagna, appena uscîta dalla prima guerra del Monferrato. Dinanzi al rischio che questo conflitto, fino ad allora marginale, divenisse di portata uropea, nel 1617 i veneziani optarono per un accordo con Ferdinando, in bas al quale iratiuscocchi vennero esiliati o giustiziati; Vienna stabili inoltre un presidio permanente nella cità dalmata di Zengg. durante le prime fasi della guerra dei Trenc'arni, Venezia fu l'unica ea le potenze cattoliche a riconoscere la candidatura del protestante Federico Valla Corona Boemia, c anche in seguito, per sfuggire alla minaccia sempre incombente di Vienna, a variealleanze antiasburgiche. Da quel momento, la repubblica cercò di mantenersi neutrale, anche perché a partire dal 1644 le sue energie furono assorbite da una nuova contesa armata nelle acque dell'Egeo Una Motta turca attaccò infatti l'isola di Candia (odierna Creta), ultima grande fortezza veneziana e punta avanzata della Cristianità nel Mediterraneo orientale. A. causa dei conflitti in corso sul continente, nessuna delle potenze cattoliche poté venire in soccorso della Serenissima almeno fino al 1659, termine della guerra tra Francia e Spagna. Dopo una tenace resistenza che logorò le finanze veneziane, Candia dovette arrendersi ai turchi nel 1669 e la Serenissima subì così un altro duro colpo sia sul versante politico che sul piano economico. La guerra aveva avuto infatti costi materiali e umani esorbitanti (l conflitto aveva lasciato sul campo più di 100.000 vittime), La Serenissima poté recuperare terreno a partire dal 1683, quando sî costituì la santa per respingere l'avanzata ottomana culminata con l'assedio di Vienna {> 123}. Venezia era riuscita progressivamente a espugnare vare fortezze sulle coste N uistare il Peloponneso nel 1690 (è durante questo scontro che una bombarda veneziana fece saltare in aria il Partenone, ne deposito di polveri dagli ottomani). ioni territoriali furono sancite dalla pace di Carlowitz (1699), che tuttavia i, che da fronteggiavano nell'Adriatico e nel Mediterraneo orientale, ormai non ave- nezzi per competere con gli Asburgo, veri vincitori dell'ultimo decennio di conflitti. La repubblica avrebbe ceduto tutte le conquiste venc'annî dopo, con il trattato di Passarowitz (1718), allorché, dopo secoli, i controllo dll'Adri ò all'Auseria.
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