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2 giornata, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

decameron - decameron

Tipologia: Sintesi del corso

2011/2012

Caricato il 13/04/2012

nuvola.91
nuvola.91 🇮🇹

4.3

(7)

22 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica 2 giornata e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! 2 giornata In questa giornata si narrano le avventure di chi, colpito da molte avversità, sia riuscito a raggiungere un lieto fine. INTRODUZIONE Dopo essersi svegliata, la compagnia si diletta sul prato. Dopo il pranzo e qualche ballo, si siedono, e Filomena, regina della giornata, ordina a Neifile di incominciare. PRIMA NOVELLA (NEIFILE) Era da poco morto a Trivigi, sant’Arrigo dichiarato santo perché oltre che essere stato un pio uomo, alla sua morte tutte le campane suonarono contemporaneamente. Allora la gente meravigliata, portava nel luogo santo ove era tenuta la salma, sia storpi sia ciechi e altri poveri, affinché fossero miracolati dalla vicinanza del santo. In quel giorno arrivarono nella città tre mercanti fiorentini: Stecchi, Martellino e Marchese che, incuriositi dalla folla, vollero andare a vedere le spoglie del santo. Martellino trovò il modo per passare indisturbati e senza noie: lui si sarebbe finto uno storpio e i due compari l’avrebbero aiutato a reggersi. Arrivato vicino al corpo di Sant’Arrigo, Martellino per burlarsi delle persone che lo guardavano cominciò a fingersi miracolato, ritornando a poco a poco normale. Ma riconosciuto da un suo compaesano stava per essere linciato dalla folla, quando Marchese riuscì a portarlo via; e così tutti e tre fecero ritorno a casa. SECONDA NOVELLA (FILOSTRATO) Il mercante Rinaldo d’Asti sta cavalcando verso Verona, quando viene derubato da alcuni furfanti travestiti da onesti cavalieri. Rinaldo vagando dopo il calar del sole e rimasto con pochi indumenti addosso, disperava di trovare un rifugio per la notte quando, per fortuna, riesce a ripararsi sotto il portico di una casa che crede abbandonata, ma invece in questa vi era una bellissima vedova che aiuta il mercante a ristorarsi, gli fa fare un bagno e improvvisamente se ne innamora, da parte sua Rinaldo ricambia l’amore della donna e cosi passano la notte insieme. Il giorno dopo, vestito con buoni abiti, riparte ringraziando di tutto la donna e lungo la via incontra i tre briganti che lo avevano rapinato il giorno prima, catturati; perciò può riprendersi i suoi vestiti e i denari, e ritornarsene felicemente a casa. TERZA NOVELLA (PAMPINEA) Lamberto, Tedaldo e Agolante figli di un ricchissimo cavaliere, alla sua morte sperperano tutta l’eredità e, divenuti poveri, si decidono a lasciare Firenze e a partire per l’Inghilterra dove, prestando il denaro ad usura, riescono a guadagnare piu’ di quanto avevano perso.Ma, affidati i possedimenti inglesi ad un loro nipote di nome Alessandro, se ne tornarono a Firenze. Intanto a causa di una guerra le proprietà inglesi non rendono più, perciò i tre fratelli riperdono tutto e per i debiti sono incarcerati; anche Alessandro, ormai povero, sta per tornare in Italia quando incontra un abate inglese che gli si affeziona particolarmente. Una sera l’abate fatto venire Alessandro nel suo letto, comincia ad accarezzarlo ma Alessandro non capisce come può un uomo toccare un altro uomo; ma l’abate in verità altri non e’ che la figlia del re d’Inghilterra. Dopo una notte di passione, il giorno seguente giunti a Roma furono sposati dal Papa e così Alessandro divenne duca di Cornovaglia e poté liberare i tre zii, essendo oramai ricchissimo. QUARTA NOVELLA (LAURETTA) A Ravello, una cittadina sul golfo d’Amalfi, vi era un ricchissimo mercante chiamato: Landolfo Rufolo.Questi partì, un giorno, con una nave piena di mercanzie per Cipro; ma commerciando perse tutto e così decise di fare il corsaro.Guadagnò molto di più così che con la precedente attività. Ma un giorno, trovato dai genovesi in un’insenatura, fu derubato e fatto prigioniero; durante il viaggio, l’equipaggio colto alla sprovvista da una tempesta fu scaraventato in mare assieme alle merci rubate.Landolfo riuscì a raggiungere terra aggrappato ad una cassa. Una giovane donna vedutolo sul bagnasciuga, lo portò in casa e lo ristorò per alcuni giorni. Il mercante, dopo aver scoperto che la cassa conteneva moltissime pietre preziose, lasciata la donna partì per Ravello dove, non esercitò più come mercante ma visse di rendita fino all’ultimo. QUINTA NOVELLA (FIAMMETTA) C’era a Perugia un noto mercante di cavalli, Andreuccio, che un giorno partì per Napoli con una borsa di fiorini d’oro. La stessa sera, arrivato nei pressi di Napoli, mentre cenava in un’osteria, trasse fuori la borsa con i soldi che furono subito notati da due scaltre donne. La sera dopo, la più giovane di queste due, invitò Andreuccio a casa sua e, piangendo, gli disse che lei era sua sorella. Dopo aver convinto Andreuccio, lo costrinse a rimanere la sera e la notte a casa sua. Il povero commerciante cadde in una botola, che si trovava nel bagno, e la donna poté così rubargli la borsa; uscito fuori della casa ed avendo cominciato a capire l’inganno, bussò, inferocito, più volte alla sua porta ma, ovviamente, nessuno rispondeva. Perse le speranze, s’incamminò verso l’osteria e sulla strada incontrò due contadini che, ascoltata la storia, sembrava volessero aiutarlo; così lo condussero ad un pozzo per farlo lavare dal fetore che aveva addosso. Ma, una volta calato Andreuccio nel pozzo, scapparono impauriti da alcune persone che stavano arrivando al pozzo; lo sfortunato ragazzo, dopo aver risalito il pozzo, saltò fuori terrorizzando tutti e, corse via. Ma incontrò nuovamente i due astuti contadini che lo obbligarono a rubare un rubino che si trovava al dito di un cardinale sepolto recentemente nella chiesa del paese.Andreuccio trovato l’anello se l’infilo’ in tasca e diede il resto delle pietre, sotterrate con il cadavere, ai due loschi individui, che lo chiusero nella cripta assieme al morto. Il giorno dopo, un prete, incuriosito dal tombino aperto, si calò nell’ipogeo e così, Andreuccio pote’scappare dopo aver spaventato a morte il prete, e ritornare a Perugia con il rubino. SESTA NOVELLA (EMILIA) Poiché il re Manfredi fu costretto a partire per combattere Carlo, affidò il regno ad Arrighetto Capece, un nobile di Napoli, il quale, venuto a conoscenza della morte del re, non fidandosi della fedeltà dei Siciliani, decise di fuggire dall’isola con la moglie incinta Beritola Caracciola e il figlio Giuffredi, ma i Siciliani lo scoprirono e lo imprigionano insieme ad altri servitori del vecchio re. Tuttavia, la moglie riuscì a salvarsi a Lipari, dove partorì un altro maschio e lo chiamò Scacciato; da lì decisa a ritornare a Napoli dalla sua famiglia, la donna si imbarcò su una nave con i figli e una balia, ma sfortunatamente un forte vento li spinse a Ponza, dove decisero di rimanere finché non si fossero placate le acque. Sull’isola Madama Beritola passò il tempo a piangere il marito ma, non appena si allontanò dai suoi cari per questo, una galea di corsari genovesi rapì i suoi figli e la balia e rubò la loro barca. Mentre Madama Beritola continuava le ricerche dei suoi cari, trovò per caso una grotta in cui si erano riparati due caprioli e la madre e subito offrì loro il suo latte. Alcuni mesi più tardi, approdò sull’isola una nave pisana, sulla quale viaggiava Currado dei Malaspina. Durante una battuta di caccia, questo inseguì i due caprioli fino alla grotta dove trovò la donna che, gli raccontò ciò che le era accaduto. Allora Currado decise di imbarcarla con i caprioli sulla sua nave. I corsari intanto avevano portato i figli di Beritola e la balia a Genova, dove erano stati dati come bottino a Guasparin Doria. La balia, temendo per la vita dei bambini, gli ordinò di fingersi suoi figli e cambiò il nome del più grande in Giannotto da Procida affinché non fosse riconosciuto. Raggiunti i sedici anni, Giannotto iniziò ad imbarcarsi sulle galee del suo. Un giorno arrivò in Lunigiana e lì si mise al servizio di Currado Malaspina della cui figlia ben presto si innamorò; ma dopo lunghi mesi furono scoperti da Currado che, grazie alle preghiere di sua moglie, invece di ucciderli, li incarcerò. Mentre ciò accadeva, il re Pietro d’Aragona liberò la Siciliane, venutolo a sapere Giannotto, decise di rivelare la sua vera identità al carceriere, che subito raccontò tutto a Currado. Quest’ultimo, memore del racconto di Beritola, liberò il ragazzo e la figlia e permise loro di sposarsi. Dopo che Beritola ebbe riconosciuto il figlio, Currado mandò due ambasciatori a Genova e in Sicilia per aver notizie di Scacciato e di Arrighetto. Quando arrivò a Genova, l’ambasciatore rivelò la vera identità di Scacciato a Guasparin Doria, il quale, gli diede in moglie la figlia per scusarsi per averlo trattato come un servo. Riunitisi tutti da Currado per festeggiare i ritrovati parenti e le nozze dei due fratelli, arrivò durante il pasto, l’altro ambasciatore e raccontò che Arrighetto era vivo e che era stato liberato dai Siciliani una volta scacciato Carlo d’Angiò. Dopo i festeggiamenti, partirono tutti per Palermo dove, accolti da Arrighetto fecero una grande festa e vissero lì felici per anni. SETTIMA NOVELLA (PANFILO) Il sultano di Babilonia Beminedab, per ringraziare il re del Garbo di averlo soccorso durante una battaglia, decise di dargli in sposa la sua bellissima figlia Alatiel. Per questo, la imbarcò insieme ad altre damigelle su una nave che partiva da Alessandria. Erano quasi giunte a termine del loro viaggio, quando dei forti venti spinsero la nave fuori rotta tanto da farla arenare vicino Maiorca. Alatiel, la mattina seguente fu fortunatamente aiutata da Pericon da Visalgo che, subito s’innamorò della bella fanciulla e la portò nel suo palazzo dove la fece ubriacare. E così trascorse con la giovine una felice nottata. Anche il fratello di Pericon, Marato, s’innamorò della ragazza. Essendo approdata sull’isola una nave di due fratelli genovesi, si accordò con loro per rapirla, uccidere il fratello e poi fuggire con la ragazza. Così accadde. Anche i due fratelli però s’innamorarono di Alatiel e, gettato Marato in mare, cominciarono a litigare violentemente e così combatterono fino alla morte di uno dei due. Alatiel e il genovese sopravissuto giunsero così a Chiarenza dove presto si sparse la notizia della bellezza della ragazza, tanto che il principe dell’Acaia la rapì e la portò nel suo palazzo. Anche il duca d’Atene volle vederla e se ne innamorò. Il principe però, non disposto a lasciare al duca la ragazza, si accordò con un certo Cuiriaci per uccidere il principe e rapire Alatiel. Soltanto due giorni dopo la fuga del duca e della ragazza ad Atene, fu ritrovato il corpo del principe insieme a quello di Cuiriaci. Fu così che il fratello del principe organizzò un piccolo esercito e dichiarò guerra al duca. Allora quest’ultimo chiese aiuto all’Imperatore di Costantinopoli, che inviò oltre al suo esercito i suoi figli: Costanzio e Manovello. Anche Costanzio si innamorò di Alatiel e, lasciato il campo di battaglia, fuggì con la ragazza su una piccola nave a Chios dove rimasero fintantoché la ragazza si innamorò di Costanzio. Ma Osbech, re dei Turchi, rapì Alatiel per sposarla. Saputo questo, l’Imperatore di Costantinopoli chiese aiuto al re della Cappadocia che uccise Osbech in battaglia. Alora Antioco, essendo stato raccomandato dall’amico Osbech, di proteggere Alatiel, fuggì con questa e un suo amico a Rodi. Lì però Antioco si ammalò e in punto di morte chiese al giovane di proteggere la sua donna. Trasferitisi a Cipro, Alatiel riconobbe Antigono di Famagosta, servo del sultano di Babilonia suo padre. Si accordò con questo per tornare in patria da suo padre al quale disse che dopo il naufragio in Provenza, era stata soccorsa da quattro cavalieri che l’avevano portata in un monastero di benedettine dove era rimasta per molto tempo fingendo di esser figlia di un mercante di Cipro per paura di essere cacciata a causa della sua religione. Alla fine però era riuscita ad aggregarsi ad un gruppo di pellegrini diretti a Gerusalemme e avendo fatto scalo a Baffa aveva incontrato Antigono e con lui era ritornata a Babilonia. Il sultano, udite queste parole, accolse felicemente la figlia e la fece sposare con il principe del Garbo come d’accordo inizialmente; la prima notte di nozze , Alatiel gli fece credere di essere ancora vergine.
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