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2. STORIA DELL'ARTE MODERNA, seconda parte (secondo Quattrocento, Cinquecento), Schemi e mappe concettuali di Storia dell'Arte Moderna

Slide schematiche pensate per facilitare la preparazione. Il contenuto include la seconda parte del Quattrocento il primo Cinquecento (Leonardo, Michelangelo, Sanzio). Di ogni periodo c'è l'inquadramento storico-sociale. Di ogni artista una-due slide di con cenni biografici e stilistici, poi le opere più rilevanti in ordine cronologico. BIBLIOGRAFIA:"il Cricco di Teodoro, edizione gialla", "Arte nel Tempo" di De Vecchi-Cerchiari e occasionalmente "Storia dell'Arte italiana" di Bertelli.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

In vendita dal 09/11/2019

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Scarica 2. STORIA DELL'ARTE MODERNA, seconda parte (secondo Quattrocento, Cinquecento) e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! STORIA DELL’ARTE MODERNA LA SECONDA METÀ DEL QUATTROCENTO E IL PRIMO CINQUECENTO IL RINASCIMENTO L’età laurenziana • Tra fine del 400 e inizio 500 la situazione artistica fiorentina appare meno fertile di altre zone ma in realtà sono in gestazione fatti di enorme portata per il secolo successivo. Per comprendere i cambiamenti del gusto artistico tra la Firenze del primo umanesimo e quella di fine 400 è utile il confronto Maddalene di Donatello e Desiderio da Settignano: la prima atroce la seconda più composta. • GLI IDEALI NEOPLATONICI Il pensiero neoplatonico, diffuso dall’Accademia dei Carreggi, incentivava i cambiamenti in atto a firenze. Si esalta l’uomo come artefice del proprio destino, il neoplatonismo si eleva a tentativo di unificare cristianesimo e classicismo. Si immaginava il mondo organizzato in sfere concentrice ai cui estremi c’erano Dio e La Materia. L’uomo, capace di scegliere se elevarsi a Dio, discendere al rango degli animali o mantenere equidistanza. In questa scelta la bellezza e l’amore guidano l’uomo. • LA COMMITTENZA DI LORENZO Lorenzo assicurò un posto centrale a Firenze e un periodo di pace. Incisiva la sua scelta in campo artistico privilegiando opere pubbliche e diffondendo la cultura fiorentina letteraria e figurativa. Interessato agli ideali neoplatonici fu esperto del mondo classico e amava circondarsi di intellettuali e artisti. L’uso dei temi mitologici è un linguaggio laurenziano, come pure le citazioni classiche. • L’Apollo e Marsia del Perugino sono ad esempio un’ermetica celebrazione di Lorenzo e del suo amore per bellezza e poesia. La penetrazione degli ideali neoplatonici favorita da Lorenzo si riscontra anche nella scelta di personaggi come anziani, per la saggezza, fanciulle: bellezza perfetta, e alludono alla felice età realizzata da Lorenzo. IL RINASCIMENTO Lombardia • La Lombardia si affaccia alla cultura rinascimentale soltanto nella seconda metà del Quattrocento, con l’avvento degli Sforza alla Signoria di Milano. • Francesco Sforza, al servizio di Filippo Maria Visconti, ne sposa la figlia e alla morte del duca, ne diventa il successore, firmandosi Francesco Sforza Visconti, dando così una continuità alla famiglia. • In campo artistico Francesco Sforza si dimostra aperto agli stimoli provenienti dalle regioni dell’Italia centrale, ma non rinuncia al linguaggio sontuoso che aveva dominato alla corte dei Visconti. • La cultura umanistica aveva già fatto una prima apparizione in Lombardia, con l’introduzione da parte del cardinale Branda Castiglioni dei princìpi e delle riforme dell’arte fiorentina nella sua città natale, Castiglione Olona. • Il rinnovamento artistico avviene in termini di convergenza di linguaggi: le esperienze toscane o padane si innestano all’interno della tradizione figurativa lombarda, senza rinunciare al ricco repertorio decorativo e iconografico, che ne fa uno degli ultimi ambiti di resistenza della cultura tardogotica nella penisola. • Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano tra il 1466 e il 1476, prosegue le scelte del padre Francesco, oscillanti tra tradizione e apertura alle innovazioni. Il nuovo Signore appare più attento alla promozione di una coerente e innovativa politica culturale. Galeazzo Maria Sforza, tuttavia, rafforzando il legame con Firenze e con altre città già toccate dal rinnovamento culturale, negli anni Settanta del Quattrocento favorisce una maggiore apertura al linguaggio rinascimentale. • Con Ludovico Moro, invece, reggente dal 1480, Milano vive il suo periodo culturalmente più felice, con il soggiorno alla corte ducale di letterati, musicisti e artisti, tra cui Donato Bramante e Leonardo da Vinci. ANDREA DEL VERROCCHIO 1435-1488 *** • Andrea di Michele di Francesco di Cione nasce a Firenze nel 1435 • Inizia come orafo: forse nella bottega di Desiderio da Settignano o forse in quella di Antonio Rosselino • Nel 1465 è a Venezia, nella città lagunare tornerà più volte. Proprio qui morirà nel 1488 • FONDAMENTALE nella storia dell’arte fu la bottega che mise in piedi a Firenze. In essa dava lo stesso risalto al più comune prodotto artigianale come alla più fine delle opere d’Arti • Tra i suoi allievi: Botticelli, Perugino e Leonardo da Vinci, massimi artisti del loro tempo • Vasari ne loda l’incredibile ecletticismo: il Verrocchio è maestro di oreficeria, scultura, pittura ma anche (a detta del Vasari) di musica… • Nella pittura lo stile del Verrocchio è assai realistico ed espressivo e, talvolta, ricco di pathos • Il monumento funebre riprese la tipologia dell'arcosolio rinascimentale usato da Bernardo Rossellino nel Monumento a Leonardo Bruni • Il sepolcro, invece di essere addossato a una parete, si trova al di sotto di un arco che apre un'intercapedine tra i due vani, i quali erano entrambi sotto il patronato dei Medici. • Il sarcofago è in porfido e poggia su uno zoccolo. È decorato da zampe leonine e girali bronzei, mentre il motivo del medaglione centrale, in serpentino verde, venne ispirato dal tabernacolo di Santa Maria a Peretola e dalla tomba di Benozzo Federighi di Luca della Robbia. • Lo zoccolo poggia su tartarughe vere, ispirate all'Ercole e Anteo di Antonio del Pollaiolo, mentre la grata bronzea, fingente una corda intrecciata, venne probabilmente ripresa dalla tomba di Neri Capponi in Santo Spirito, del Rossellino. • La decorazione non presenta figure umane scolpite, ma è basata sulla rarità preziosa dei materiali e sull'impeccabile esecuzione. La novità del monumento sta soprattutto nell'originale collocazione in un ambiente di passaggio, con la grata che scherma il trapasso tra pieni e vuoti, facendo vibrare la luce sulle sue maglie. TOMBA DI GIOVANNI E PIERO DE MEDICI Realizzata nel 1469-1472 ANDREA DEL VERROCCHIO • Il gruppo raffigura il momento in cui San Tommaso, non credendo alla risurrezione del Cristo, infila un dito nella piaga della crocifissione • Il suo corpo appare esposto notevolmente fuori dalla nicchia originale, poggia tuttavia solidamente sul piede destro. • Il Cristo occupa da solo il vano del grande tabernacolo ed è posizionato con la ferita in linea con l'asse di simmetria dell'architettura. Con la mano sinistra scosta un lembo della veste, mentre la destra si leva alta benedicendo sul capo di Tommaso. • Le due sculture non sono a tutto tondo ma cave posteriormente. Il chiaroscuro compie il miracolo di dare quasi il movimento ai due corpi. INCREDULITÀ DI SAN TOMMASO gruppo scultoreo in bronzo realizzato tra il 1467–1483, oggi al Museo di Orsanmichele ANDREA DEL VERROCCHIO • La Dama col Mazzolino fu un'opera innovativa nel panorama italiano dell'epoca, per il taglio della figura all'altezza dell'ombelico e per la presenza delle mani, che sono atteggiate con estrema naturalezza nel gesto della donna di stringere un mazzolino di fiori a sé. • Tali elementi si riscontrano solo nella pittura nordica coeva. L'opera è lavorata su tutti i lati, il che fa pensare a una fruizione originaria a tutto tondo, con una particolare attenzione riservata alla gestualità delle mani, di grande impatto comunicativo. • Non si conosce l'identità della donna ritratta né le circostanze della committenza. Forse si tratta di Lucrezia Donati, amante platonica di Lorenzo De Medici • evoca quasi magicamente nel marmo morbidi e delicatissimi effetti di avvolgimento atmosferico DAMA COL MAZZOLINO Scultura in marmo realizzata verso il 1475, oggi costudita al Museo del Bargello ANDREA DEL VERROCCHIO BATTESIMO DI CRISTO Olio su tempera databile tra il 1475-78, oggi agli Uffizi ANDREA DEL VERROCCHIO con LEONARDO DA VINCI? • L'opera è impostata su una composizione triangolare, con al vertice la ciotola nella mano di san Giovanni Battista e come base la linea che collega il piede sinistro del Battista a quello dell'angelo inginocchiato; • in essa è inscritta e funge da centro visivo la figura del Cristo stante, che dà alla scena anche un movimento rotatorio, accentuato dalla posizione di tre quarti dell'angelo sulla sinistra che volge le spalle all'osservatore e il cui sguardo inoltre guida lo spettatore verso il Cristo. • L'intervento di Leonardo sul corpo di Cristo si riconosce bene in alcuni dettagli minuziosamente naturalistici, come i morbidi peli del pube, molto diversi ad esempio dal lucido e spigoloso perizoma rosso rigato. La mano di Leonardo intervenne anche nelle acque del fiume in primo piano • Ma è soprattutto il paesaggio “sfumato” a ricordarci lo stile di Leonardo • In alto le mani di Dio Padre, di scarsa fattura, inviano la Colomba dello Spirito Santo circondata da raggi divini. Vi sono due uccelli rappresentati: una colomba bianca e un uccello rapace nero, uno à un animale pacifico e l'altro rappresenta l'eresia. • I santi sono rappresentati allineati sul primo piano. Il primo era patrono del Portogallo, Giacomo era omonimo del cardinale e Eustachio alludeva al suo titolo. • Il paesaggio retrostante è visto a volo d'uccello e ricorda la pittura fiamminga coeva. Il santo centrale, Giacomo, è leggermente avanzato e colto mentre si mette con la mano al petto guarda a destra, verso la tomba del cardinale. • Energica è la linea del complesso panneggio di velluto. I santi laterali sono da alcuni attribuiti alla mano di Piero, in particolare Eustachio, privo della drammaticità data dalla linea tipica di Antonio. • La varietà e ricercatezza dei dettagli ha il culmine nelle vesti intessute di gioielli o nello straordinario cappello di san Giacomo con la conchiglia del pellegrino I SANTI VINCENZO, GIACOMO E EUSTACCHIO Olio su tavola dipinto intorno al 1466-1467 circa, oggi agli Uffizi di Firenze ANTONIO DEL POLLAIOLO CROCE DI SAN GIOVANNI scolpita in lamina d'argento, cesellata e smaltata tra il 1457 e il 1459 circa. Oggi al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze • L'opera mostra l'episodio tratto dalle Metamorfosi di Ovidio in cui Apollo insegue la ninfa Dafne, ma essa si trasforma in un albero di alloro per sfuggirgli. L'istante rappresentato è proprio quello della trasformazione • La figura di Apollo è caratterizzata da un certo dinamismo e da una puntuale resa anatomica, con una linea di contorno tesa ed elastica nelle gambe che delinea lo scatto muscolare. • Dafne invece è per nella metà inferiore dinamica e in quella superiore estremamente statica, come a voler sottolineare la trasformazione in atto in un oggetto immobile quale un albero. La sua espressione è serena e non tradisce alcun sentimento. • La scena si svolge sullo sfondo di un ampio paesaggio fluviale, che sfuma dolcemente in lontananza per via dell'effetto della foschia, sfruttando la tecnica della prospettiva aerea. Anticamente i colori dell'opera dovevano essere più brillanti APOLLO E DAFNE Olio su tavola realizzato tra 1470-1480 insieme a Piero, oggi alla National Gallery di Londra ANTONIO DEL POLLAIOLO • IL MITO: Anteo, gigante figlio di Poseidone e di Gea, possedeva una straordinaria forza concessagli dalla madre, dea della terra, al solo contatto con questo elemento. • La statuetta mostra il momento in cui Eracle, astutamente, solleva l’avversario da terra privandolo così della sua straordinaria forza. L’eroe greco cinge a se Anteo stringendolo con enorme vigore. Questi si dimena ed emana un grido preannunciatore della sua imminente sconfitta. • Il Pollaiolo concepisce la lotta dei due inarcando i corpi su direzioni opposti. La forte gestualità trasmette il senso di movimento drammatico. • La straordinaria resa anatomica dei dettagli, come i muscoli e i tendini in tensione per lo sforzo, e l’uso di linee nette che quasi "scarnificano" il modello, generano un senso di energia esplosiva • La base, a forma di prisma triangolare, poggia su tartarughe, un motivo che ebbe fortuna e venne ripreso anche nel secolo successivo. ERACLE E ANTEO Statuetta in bronzo realizzata nel 1475 circa, oggi conservata al Museo del Bargello ANTONIO DEL POLLAIOLO SANDRO BOTTICELLI 1445 - 1492 *** • Sandro Filipepi nasce a Firenze nel 1445, quarto figlio del noto conciatore di pellami Alessandro Filipepi. Sin da piccolo incomincia a frequentare la bottega di Filippo Lippi, poi del Verrocchio con il giovane Leonardo • All’età di 25 anni riesce ad aprire una bottega d’arte tutta sua, Già fin dai primi anni di lavoro le sue committenze sono importanti. • Il Botticelli entra nelle grazie di tutta la famiglia de’Medici per il suo spirito aperto, indagatore, curioso e soprattutto per la sua intelligenza fine e sempre viva. Nel 1478 realizza la Primavera, sempre su committenza della famiglia de’ Medici • Nel 1481 Botticelli si reca nei cantieri della fabbrica romana di San Pietro per affrescare nella Cappella Sistina • È questo il periodo in cui Sandro Botticelli inizia a semplificare il suo modo di dipingere, a scarnare la sua pittura, ad eliminare i brani della decorazione e i dettagli degli insegnamenti fiamminghi. • Sandro Botticelli morirà povero, solo e gravemente malato, nel 1510, dopo un periodo di completa infermità a Firenze, sua città natale. SANDRO BOTTICELLI stile *** • La formazione artistica di Sandro Botticelli rimase fondamentalmente una costante nel corso di tutta la sua carriera artistica. ➢ Da Filippo Lippi l’eleganza e il gusto per la linea di tratto, dal Pollaiolo la vitalità energica ed espressiva. Dal verrocchio infine, gli effetti luministici solenni e monumentali • Dalla sintesi di questi motivi e dalle continue ricerche, il Botticelli riuscì a trarre un linguaggio artistico caratterizzato da: ✓ figure dotate di eleganza malinconica fuori dal tempo ✓ linee eleganti e ondulate, che descrivono forme aggraziate e morbide ✓ capacità di maggiore risalto alla figura umana senza sminuire l’ambiente circostante. ✓ preferenza per le tinte brillanti, come il blu oltremare • Tuttavia nelle ultime fasi della sua carriera artistica si l’influenza forse dalla rivoluzione del Savonarola, il cui rigore acetico contribuì non poco ad una crisi mistica ➢ I personaggi si fanno più introspettivi, prevale il tema religioso, il contesto si fa quasi irreale e c’è la volontaria ripresa di arcaismi, come le progressioni gerarchiche e il fondo oro. • La Fortezza è raffigurata come una giovane donna che indossa un’armatura sopra la veste leggiadra e impugna lo scettro del comando. Nonostante gli attributi militareschi, la Virtù allude alla forza e alla perseveranza nel perseguire il bene. E’ una delle quattro Virtù cardinali, ovvero le principali virtù umane. • La tavola è l’unica dipinta da Botticelli in un ciclo pittorico dedicato alle Virtù commissionato a Piero del Pollaiolo nel 1469 e destinato alla sala dell’Udienza nel Tribunale di Mercanzia • il colore e il plasticismo del Lippi si fanno più solidi e monumentali sull’esempio del Verrocchio ma si animano di una tensione lineare appresa da Pollaiolo • Nell’elegante e decorato trono, notiamo l’uso di colori più scuri che fanno emergere per contrasto la figura principale: l'effetto è che essa non sembra nemmeno seduta ma giustapposta in primo piano LA FORTEZZA Tempera su tavola, realizzata nel 1470 ed oggi conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze SANDRO BOTTICELLI • L’opera ha un significato religioso: la bellezza e l’amore, identificati con Venere, avvicinano l’uomo a Dio, ma sono anche i principi che reggono l’universo. (composizione simile al battesimo di Cristo) • Zefiro, sul quale si aggrappa Cloris, soffia dolcemente una brezza. Questa spinge Venere, appena nata su di una conchiglia, verso le coste di Cipro dove la attende con una veste spiegata al vento proprio Flora. • La bidimensionalità e schematicità del paesaggio (onde, costa, alberi) sposta l’attenzione sulle figure, prive di peso. Venere incarna la bellezza ideale della poesia: il braccio sinistro è più lungo… LA NASCITA DI VENERE Tempera su tavola dipinta nel 1485 circa, oggi agli Uffizi SANDRO BOTTICELLI • rivolta contro Mosè da parte di Core, Dathan e Abiram. I tre capi delle famiglie ebree non volevano riconoscere l’autorità di Mosè, organizzarono quindi una rivolta. • Nel dipinto si vede Mosè a destra con la tunica verde e alle sue spalle Giosuè che si scontra con i ribelli con i mano le pietre. In secondo piano l’Arco di Costantino, ed alcuni resti di a basilica, in basso Core, Dathan e Abiram. • A sinistra Mosè alza il bastone del comando, la terra si apre inghiottendo i Leviti. Due uomini assistono alla scena come spettatori, il primo vestito di nero guarda verso il pubblico. • in alto a sinistra Cristo incontra il demonio, sotto le sembianze di un eremita, che lo invita a tramutare in pane le pietre; al centro Cristo e il demonio sono sulla sommità del frontone di un tempio, ispirato all’Ospedale di Santo Spirito in Saxia, e il demonio sfida Gesù a gettarsi nel vuoto e ad essere salvato dai suoi angeli; infine, a destra, Cristo fa precipitare il demonio nudo da una rupe dopo il suo rifiuto di dominare il mondo. • In primo piano si svolge un rito sacrificale, interpretato come quello offerto dal lebbroso dopo essere stato risanato da Cristo e in cui il sommo sacerdote simboleggia Mosè, che passa la Legge, e il giovane si identifica con Cristo, che sarà lui stesso sacrificato per redimere l’umanità intera. AFFRESCHI DELLA CAPPELLA SISTINA Realizzati nel 1481-1482, PUNIZIONE DEI RIBELLI E TENTAZIONI DI CRISTO SANDRO BOTTICELLI • Incoronata dagli angeli, la Vergine è raffigurata seduta in trono, in atto di scrivere su un libro il cantico “Magnificat anima mea Dominum” (La mia anima magnifica il Signore), da cui deriva il titolo con cui quest’opera è nota. • Gesù Bambino sfiora una melagrana, i cui chicchi rossi richiamavano il sangue versato da Gesù per la salvezza dell’umanità. • La scena si svolge davanti a una finestra che si apre su un chiaro e sereno paesaggio campestre; in alto, la cornice in pietra serena crea una barriera divisoria fra il regno celeste e il mondo terreno. • Il tema sacro assume comunque connotazioni mondane nell’eleganza dell’acconciatura di Maria e degli angeli, questi ultimi privi di ali come in vari altri dipinti di Botticelli. la Vergine indossa veli trasparenti, mentre le capigliature e le vesti degli angeli rimandano alla moda giovanile delle famiglie agiate del tempo. • è un esperimento ottico perché le figure appaiono come riflesse in uno specchio convesso MADONNA DEL MAGNIFICAT Tempera su tavola, realizzata nel 1483, oggi alla Galleria degli Uffizi di Firenze SANDRO BOTTICELLI • Gesù Bambino, deposto nella mangiatoia, è guardato dal bue e l'asino • Maria Vergine s'inginocchia in adorazione davanti a suo figlio neonato, grandeggia secondo proporzioni "gerarchiche«. San Giuseppe, accovacciato, dorme vicino a Gesù; • Pastori e Magi sono venuti a visitare il Bambino appena nato. Sono guidati da angeli • Gli angeli in cielo cantano inni di lode, recando cartigli e serti d'ulivo da cui pendono le corone, nel mentre altri tre angeli, inginocchiati sul tetto sorreggono un libro aperto; • Tre angeli sulla terra (in primo piano), proclamano la pace, abbracciando con gioia i tre uomini virtuosi, mentre in basso, Sette piccoli demoni, fuggono sconfitti • Lo stile, segnato dall’adesione alla politica di Savonarola, è ricco di arcaismi: fondo oro, cartigli, proporzioni gerarchiche, bidimensionalità NATIVITÀ MISTICA Tempera su tela realizzata nel 1501, oggi alla National Gallery di Londra SANDRO BOTTICELLI DOMENICO GHIRLANDAIO 1448 – 1494 * • Fu uno dei più apprezzati artisti del Rinascimento fiorentino, formatosi anzitutto come orafo presso il padre, poi come pittore e mosaicista presso la bottega di Alessio Baldovinetti, con un probabile successivo avvicinamento alla bottega del Verrocchio. • Come artista indipendente, lavorò anzitutto presso la Pieve di Cercina. Ghirlandaio ottenne la celebre commissione per la decorazione della Cappella di Santa Fina. Nel 1475 Ghirlandaio si trasferì a Roma, dove lavorò alla Biblioteca Vaticana • Nel 1481 tornò a Roma, insieme a molti altri artisti fiorentini della cerchia medicea, per la decorazione della Cappella Sistina. Tornò quindi a Firenze dove ottenne altri incarichi, dove morì a soli quarantacinque anni, l'11 gennaio 1494. Eccellente nel chiaroscuro e nella prospettiva, effetti illusori, lo stile del Ghirlandaio è caratterizzato da descrizione dettagliata dei particolari, figure aggraziate, colori accesi, composizioni affollate ma armoniose. • L’autore pone la scena entro un’immaginaria loggia che illusoriamente rompe la parete di fondo del cenacolo. • Siamo nel momento in cui Gesù annuncia il compiersi del tradimento. La drammaticità che si coglie nelle espressioni degli undici apostoli seduti al fianco del Cristo, viene stemperata dalla serenità dell’aranceto che si intravede. (gli aranci e i cedri richiamano gli aromi e la bellezza del Paradiso perduto, la palma prefigura il martirio e il cipresso la morte, il pavone simbolo di risurrezione) • Al di là del tavolo, adibito con vivande riportate dettagliatamente, è posto Giuda. ULTIMA CENA Affresco dipinto nel 1480 al Museo del Cenacolo di Ognissanti, Firenze GHIRLANDAIO PERUGINO 1445-1523 ** • Pietro di Cristoforo Vannucci nasce a Città della Pieve nel 1445. In Umbria affronta le prime esperienze artistiche, poi si trasferisce a Firenze dove (insieme a Leonardo) frequenta la bottega del Verrocchio. • Dal 1472 è un pittore indipendente. La sua fama è talmente alta che verrà mandato a Roma per dipingere la Sistina. Viene considerato il miglior artista del suo tempo, è ricercato al punto da aprire una seconda bottega a Perugia nel 1501 • Tuttavia, incapace di rinnovarsi, gli ultimi anni della sua vita sono caratterizzati da un lento declino, dovuto soprattutto all’affermarsi di geni superiori quali Leonardo e Michelangelo, ma anzitutto Raffaello, suo allievo. • Muore a Fontignano nel 1523, gli ultimi anni li trascorre in «ritiro artistico» in Umbria • Il suo stile è caratterizzato da grazia e da una grande purezza formale, il colore è chiaro e luminoso, le composizioni spaziali sono equilibrate. Il paesaggio si ispira alle armoniose quinte naturali dell’Umbria e della Toscana rese con la prospettiva aerea. • È una delle prime opere note dell’artista resosi indipendente da solo un anno. • L’episodio è quello di San Bernardino che fa risorgere un bambino nato morto, forse da donna sterile miracolosamente. • L’influsso di Piero della Francesca è evidente nella ripresa dello schema della flagellazione: la scena principale è posta in secondo piano entro una loggia, a destra delle figure dialogano • Altro rimando sta nei colori tenui e nella forte luminosità. • L’architettura pura ed armoniosa è tuttavia la vera padrona della scena, ed è chiaramente ispirata alla scuola urbanistica di Urbino. (città ideale) MIRACOLO DEL BAMBINO NATO MORTO Tempera su tavola realizzata nel 1473, oggi alla Galleria Nazionale di Perugia PERUGINO • La tavola è ricordata da Vasari come una delle prime opere che Pietro dipinse a Perugia • I Magi, riccamente abbigliati, occupano con il loro seguito la sinistra della composizione; alla destra invece è la capanna con la Sacra Famiglia. Lo schema è ancora tardogotico • Un bue e un asino si mostrano placidi dietro uno steccato che chiude la scena in primo piano, oltre il quale si apre un paesaggio fluviale che rimanda a quelli leonardeschi. L’albero che si staglia in secondo piano è un rimando a Piero della Francesca • Autoritratto: è identificabile nell’uomo a sinistra con copricapo rosso e abito nero che volge lo sguardo verso l’osservatore. ADORAZIONE DEI MAGI Olio su tavola realizzata nel 1475 circa, oggi alla Galleria Nazionale dell’Umbria PERUGINO • Perugino inventa una nuova aggraziata maniera di rappresentare la Madonna con Bambino. Tipologia che avrà successo, sarà ripresa da molti, ma che indica anche la ripetitività stagnante dell’artista. • Maria è vestita con un mantello blu che aprendosi lascia intravedere la veste rossa bordata di nero. • Il volto, dolce e sfumato, è totalmente assorto verso il figlio divino. Perfettamente ovale, tradisce un senso di dolce tristezza, forse preludio del destino che attende a Gesù. I capelli sono raccolti. • Cristo è rappresentato come un bambino paffutello dal movimento agile ma lentamente dolce. • Lo sfondo sfuma nell’azzurro del cielo seguendo i principi della prospettiva aerea MADONNA CON IL BAMBINO Olio su tavola, realizzata tra 1498 e 1500, oggi alla National Gallery of Art di Washington PERUGINO • Ai volti dolci, sfumati e pregni di bellezza ideale, qui il Perugino preferisce la verità fisiognomica • Si tratta di uno dei ritratti più importanti dell’Arte Rinascimentale, ispirato alla pittura fiamminga, mostra novità che saranno poi sviluppate da Raffaello • L’uomo, l’intagliatore di pietre dure Francesco delle Opere, è un seguace di Savonarola, così indica il cartiglio mostrato (inizio di una celebre orazione del frate). • Il volto è riportato fedelmente: i capelli vaporosi, la bocca irregolare, la verruca sullo zigomo, la piega alla radice del naso… • Davanti a sé ha un muretto, sul quale poggia entrambe la mani, una distesa, l’altra reggente un cartiglio. • Fa da sfondo il tipico dolce paesaggio collinare sfumato atmosfericamente su di un cielo bianco e blu. L’espediente dona freschezza e profondità all’opera. RITRATTO DI FRANCESCO DELLE OPERE Olio su tavola realizzato nel 1494, oggi alla Galleria degli Uffizi PERUGINO • L’opera è divisa in due parti. La fascia inferiore, resa in prospettiva e resa profonda dal paesaggio sfumato vede affollarsi il gruppo di seguaci di Cristo. • Al centro, entro un quadrilatero composto da San Pietro, Paolo (ai fianchi frontali) e altri due apostoli (uno di spalle, l’altro di ¾), vi è la Madonna. Essa, in preghiera osserva in alto. • Cristo giganteggia nella sua fascia del dipinto. È trasportato in cielo entro una mandorla contornata da putti. Ai suoi lati, in basso, due angeli simmetrici indicano in alto, mentre in alto troviamo altri 4 graziosi angeli musicanti. • La fascia superiore, ultraterrena, è priva di prospettiva. Il senso dell’opera era completata dalla cimasa, oggi smembrata, raffigurante il Padre Eterno nell’alto dei cieli… ASCENSIONE DI CRISTO, polittico di S. Pietro Tavola dipinta tra 1496 e 1500 per San Pietro a Perugia, oggi smembrato al Museo dei Belle Arti di Lione PERUGINO LUCA SIGNORELLI 1445-1523 * • Luca Signorelli nasce nel 1445 a Cortona, frequenta Urbino dove il Vasari lo indica come allievo di Piero della Francesca, da cui apprende la prospettiva. Ma è influenzato anche dall’arte di Verrocchio e Pollaiolo • Nel 1482 è annoverato tra i grandi affreschisti mandati da Firenze a Roma per dipingere la Sistina. Attivo tra Umbria, Toscana e Marche, l’artista muore nella nativa Cortona nel 1523 CAPPELLA DI SAN BRIZIO A ORVIETO • Nel 1499 è chiamato a decorare le pareti della Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto, incarico che assolve con rapidità entro il 1503 • Ubicata a conclusione della navata destra, in precedenza era stata affrescata dall’Angelico, al cui stile (per contratto) si adegua. • Affreschi: predicazione dell’anticristo, resurrezione delle carni, tormenti dei dannati… • Notevole è l’uso della prospettiva, sia nelle architetture che nelle carni • Colore e luce vengono sfruttati al massimo per evidenziare la masse dei corpi, la cui conoscenza anatomica è perfetta in ogni loro posa CAPPELLA DI SAN BRIZIO SIGNORELLI ANTONELLO DA MESSINA 1430-1479 ** • Antonio de Antonio nasce a Messina attorno al 1430. Abbiamo scarse notizie sulla sua vita. • Inizia ad operare introno al 1450, dal 1475 al 76 lo troviamo attivo nella lagunare Venezia. • Successivamente torna nella città natale, dove morì nel 1479. • Ad Antonello da Messina si deve l’avvio del rinnovamento artistico nel sud Italia • Lo stile artistico di Antonello è il perfetto incrocio tra l’arte fiamminga e quella toscana. I primi basavano la rappresentazione della realtà sull’osservazione minuziosa della realtà, quasi maniacale. I secondi la intendevano con lo studio dell’anatomia e della prospettiva, secondo uno studio quasi scientifico. Antonello fa proprie entrambe le esperienze • A detta del Vasari, fu tra i primi pittori italiani a sperimentare i colori ad olio, tecnica fiamminga che permetteva notevoli risultati espressivi • L’opera è la perfetta sintesi dello stile di Antonello. • La scena si svolge entro un immaginario ambiente gotico abilmente reso in prospettiva al di là di un arco. • Notabile sono le piastrelle, il disegno messo in prospettiva, in prossimità delle finestre finali si perde nel bianco causato dal riflesso della luce. • Dall’oscurità avanza un leone, simbolo del santo. • San Girolamo è rappresentato tutto assorto nel suo studio, un ambiente – quasi una scena teatrale – ricavata all’interno dell’edifico. • Notevoli sono i dettagli: le scarpe tolte prima delle scalette, il galero posto sulla panca, il gattino che dorme e i vari oggetti sulla libreria • Al di qua dell’arco, un pavone e in direzione opposta una pernice. Il primo uccello simbolo dell’eternità, insieme al secondo ritenuto capace di riconoscere la voce della madre tra le tante, alludono all’impresa che sta compiendo il santo: TRADURRE LA BIBBIA IN LATINO SAN GEROLAMO NELLO STUDIO Olio su tavola, realizzata nel 1475 oggi alla National Gallery di Londra ANTONELLO DA MESSINA • La figura del santo, seminuda, possiede la stessa monumentalità della piazza retrostante abilmente affollata da personaggi e resa in prospettiva. • Il senso di monumentalità deriva dal punto di fuga abbassato sul polpaccio. • L’opera, grazie al restauro recente, mostra troni vivaci. È proprio a partire dal periodo veneziano che Antonello tocca l’apice della sua potenzialità espressiva. • Il santo è legato ad un fusto d’albero. La spalla destra è avanzata, la gamba portante, sinistra è solidamente e verticalmente poggiata • Il corpo del santo è perfettamente armonico, levigato. La faccia dolcemente ovale, è inclinata e non lascia intravedere segni dolore, nonostante le frecce scalfiscono ormai il corpo, i cui muscoli non sono contratti dal dolore: come se Sebastiano fosse in estasi. SAN SEBASTIANO Olio su tavola, dipinto intorno al 1478 ed oggi conservato a Dresda ANTONELLO DA MESSINA • La scelta compositiva è ridotta all’essenziale: solo il busto della Madonna che emerge da dietro un tavolino sul quale è poggiato un libro. • Il motivo è l’armonia di due triangoli: il primo, esterno, è dato dalla forma del mantello, il secondo, interno, è l’apertura del mantello che incornicia il volto della Madonna. • Da questa apertura appare un volto bellissimo, tranquillo e quasi sorridente. Il suo sguardo e la mano destra protesa in avanti creano uno spazio virtuale che sembra quasi fuoriuscire dal quadro. • La scelta della posizione del volto, come lo sfondo completamente nero, rimandano inevitabilmente alla pittura fiamminga. ANNUNCIATA Olio su tavola, realizzato nel 1475 oggi alla Galleria Nazionale di Sicilia a Palermo ANTONELLO DA MESSINA • Forte è la monumentalità della scena data dalla prospettiva con linea dell’orizzonte pota in basso verso sinistra. Ciò permette una veduta virtuosa (arco, botti) corretta geometricamente ma non del tutto naturale • San Giacomo si sta dirigendo al martirio, quando sulla via, incontra uno scriba che risana e da cui ottiene la conversione. La scena è rappresentata a sinistra. • Proprio ai piedi dell’arco, sul punto di fuga, vi è una figura di cavaliere che a colpo d’occhio si riconosce come citazione al San Giorgio di Donatello ANDATA DI SAN GIACOMO AL MARTIRIO Affresco realizzato nel 1453 nella Cappella Ovetari, oggi in parte distrutto MANTEGNA • La scena si svolge in un ambiente semidesertico. Cristo medita sul suo imminente destino davanti all’apparizione di angeli, chiara ispirazione classica, con i segni della passione. È posto su una dura roccia modellata scenograficamente • La solitudine di Cristo è accentuata dal suo dare le spalle, ma soprattutto dai discepoli che dormono pietrificati, quasi confondendosi con l’ambiente. In lontananza Giuda si avvicina. • Gerusalemme, immaginata come un mix di Venezia e Roma. La presenza di mezzelune crescenti, rimandando alla conquista islamica, e quindi ci permettono di datare l’opera. Le mura appaiono restaurate: una colta citazione biblica dove queste vengono continuamente distrutte e sistemate. • Mentre il corvo nero è simbolo di morte, le lepri e i bianchi uccelli sul fiume sono simbolo di vita e risurrezione ORAZIONE NELL’ORTO Tempera su tavola realizzata nel 1453-1454, oggi alla National Gallery di Londra MANTEGNA • Il soggetto è una sacra conversazione. La grande novità è proprio la prospettiva, utilizzata unificando la cornice lignea e la scena raffigurata nella tavola. • Le colonne a rilievo della cornice sono il primo piano del pilastro che continua in prospettiva nella tavola. È proprio l’equilibrio visivo tra queste colonne e la scena retrostante a creare l’illusione ottica di uno spazio reale oltre le colonne. • Mantegna affolla la scena di molti personaggi e figure. Al centro vi è la Madonna con il Bambino in braccio, attorniati da una decina di putti. Nei due spazi laterali troviamo invece otto santi (quattro per lato), a formare un approssimativo semicerchio. • In realtà la reale protagonista della costruzione spaziale rimane sempre l’architettura, qui rappresentata con una tale ricchezza di particolari (il fregio continuo sulla trabeazione, i medaglioni posti sulle facce dei pilastri) da rivelare la profonda conoscenza dell’arte classica, ma anche della scultura di Donatello, che Mantegna possedeva. • L’opera segna la maturità artistica di Mantegna PALA DI SAN ZENO Realizzata nel 1457-59 MANTEGNA • Ispirandosi alle fonti antiche ed alle rare raffigurazioni su sarcofagi e rilievi vari, Mantegna ricreò la processione trionfale, che in origine doveva apparire, tramite apposite cornici, come un'unica lunga scena che veniva vista come attraverso un loggiato. • Le scene sono raffigurate con un punto di vista leggermente ribassato. Il punto di fuga si trova al centro di alcune tele, mentre in altre si trova sul lato destro o quello sinistro; non mancano casi in cui poi esso sembra abbassarsi, fino quasi a nascondere i piedi in primo piano. • Dal punto di vista strettamente pittorico, le tele risultano unificate da un'incessante ricerca di una coerenza atmosferica, all'insegna di un'armonia generale del ciclo. Il risultato è un'eroica esaltazione di un mondo perduto, con una solennità non minore di quella della Camera degli Sposi, ma più mossa, avvincente ed attuale TRIONFI DI CESARE 9 tempere su tela, realizzata nel 1485-1505 MANTEGNA • Nella ricerca pittorica di Mantegna la ricerca dello scorcio è andata sempre più raffinandosi con il passare degli anni. • Rappresentare in questo modo il Cristo, in altri tempi poteva essere considerato quasi blasfemo. invece non sacrifica affatto il sentimento religioso, ma anzi sembra esaltarlo, fa si che il corpo del Cristo occupi quasi per intero il campo del quadro. • Rimane appena un triangolo in cui compaiono uno piccolo scorcio dei volti della Madonna e di san Giovanni. • La posizione del Cristo, proprio per il suo taglio originale, esalta inoltre il senso del realismo dell’immagine, così che egli ci appaia non come una convenzionale figura ereditata dalla tradizione, ma come un uomo reale in carne ed ossa. Mai come ora, il Cristo è raffigurato in una dimensione più umana che divina. COMPIANTO SUL CRISTO MORTO Realizzata nel 1469-1472 MANTEGNA COSMÈ TURA 1430-1495 ** • Cosimo di Domenico di Bonaventura, decoratore, disegnatore, affrescatore, pittore italiana, nasce a Ferrara probabilmente nel 1433 e fu il fondatore della scuola ferrarese della quale fu uno dei rappresentanti di spicco. • Figlio di un calzolaio, non si hanno notizie sul suo apprendistato, che Vasari collegava al misterioso artista Galasso Ferrarese, figura quasi mitica che era legata da amicizia a Piero della Francesca. • Le notizie della vita di Cosme Tura sono poche e con ampi vuoti, ma sembra che già nel 1451-52 fosse in attività. Nel 1456 Cosmè torna a Ferrara, dopo essere stato a Padova nella bottega dello Squarcione. • Le sue opere rivelano il senso per la costruzione spaziale geometrica, lo spirito monumentale e l'uso di una luce tersa e nitida mutuata da Piero della Francesca. Da Donatello apprese l'uso della prospettiva lineare, nelle linee forti e nella capacità di dare umana espressività alle figure. Nell'uso del colore il pittore si ispirò alla Pittura Fiamminga. • Il pittore muore a Ferrara nel 1495, lasciando moltissimi opere oltre le moltissime andate perdute. • Nel 1472 il ricco mercante bolognese Griffoni commissionò A francesco del Cossa l'esecuzione di un monumentale polittico. Alla su realizzazione collaborò anche Ercole de Roberti. L'opera fu smembrata nel XVIII secolo e dispersa in vari musei. • Il trittico centrale con San Vincenzo Ferrer tra i santi Pietro e Giovanni Battista era sovrastato da un tondo con la Crocifissione e affiancato da due piccoli tondi con l'Annunciazione e da due riquadri con i Santi Floriano e Lucia. • De Roberti realizzò i santini nei pilastri laterali, la predella con Miracoli di san Vincenzo e forse i piccoli tondi. Il trittico centrale è concepito in modo che paesaggio e architetture siano soggetti a una visione unitaria. • La composizione è dominata dalla figura severa del santo domenicano Vincenzo Ferrer, sul cui volto è posto il punto di fuga, secondo un razionale impianto di matrice pierfrancescana, mentre al di sopra, in uno stile che richiama la tradizione tardogotica, è rappresentato da Cristo in mandorla fra una schiera di angeli con gli strumenti della Passione. POLITTICO GRIFFONI Realizzata nel 1469-1472 ERCOLE DE ROBERTI NICCOLO’ DELL’ARCA 1406 – 1492 ** • Noto anche come Niccolò d'Antonio d'Apulia (o Niccolò da Bari), si presume che l’artista di origini meridionali • Stabilitosi Bologna verso il 1460, dove muore nel 1494 • Il suo capolavoro, il Compianto sul Cristo morto, è un'opera con sette figure a grandezza naturale in terracotta con tracce di policromia. • Straordinaria è la drammaticità di alcune di queste figure, che non ha pari nella cultura italiana dell'epoca COMPIANTO SU CRISTO Realizzata nel 1469-1472 IL CINQUECENTO Il Cinquecento fu il secolo in cui molti Stati italiani persero la libertà, trasformando la penisola nello scacchiere di Francia, Spagna e Impero. ▪ Nel 1494 Carlo VIII conquista Napoli, viene poi costretto alla ritirata da Ferdinando II e Massimiliano d’Asburgo. Ma i Francesi mettono le mani su Milano, e sulla base di un’alleanza con Ferdinando, si appropriano del nord, mentre agli spagnoli lasciano il sud. ▪ Giulio II invano, con una lega, prova a sottrarre Milano a Francesco I. La Francia però si trova ora schiacciata dall’impero dinastico formatosi nel 1519 nella persona di Carlo V. Nell’ambito della guerra, Roma nel 1527 subì un tragico sacco, il primo dal 410 d.C., le guerre tra Spagna e Francia termineranno soltanto nel 1559: con la pace di Cateau- Chambrésis, l’Italia entra totalmente in ottica Spagnola. Il vero terremoto del secolo avviene nel 1517, quando Lutero, seguendo l’esigenza di rinnovamento, dà origine allo scisma Luterano. La ferma condanna di Leone X appoggiata da Carlo V, darà il via all’insurrezione della Germania settentrionale, conclusa solo nel 1555 con la Pace di Augusta. La vera riposta Cattolica sarà però la Controriforma, programmata dal 1545 al 1563 durante il Concilio di Trento. • La scena si svolge in un interno classicheggiante come rivela il pilastro ornato. • La figura del Cristo è trattata in maniera estremamente realistica. • L’anatomia è quella di un perfetto corpo classicheggiante, dal quale però emergono chiaramente le vene e la tensione dei muscoli. Con molto realismo, la corda stringe il braccio affondando la presa nelle carni. • I capelli del Cristo, come la barba, sono inanellati, il volto è reso sofferente anche grazie agli espressivi occhi azzurro chiari • Al di là della finestra si scorge un paesaggio con un lago che termina verso montagne simili alle Alpi CRISTO ALLA COLONNA Tempera su tavola realizzata nel 1490, oggi alla Pinacoteca di Brera a Milano BRAMANTE • L’edificio, di piccole dimensioni, riprende la tipologia della thòlos antica. • Il corpo cilindrico è scavato da archetti a conchiglia intervallati da paraste, e culmina con una cupola • Intorno, a reggere una balconata con balaustra, si snoda un peristilio circolare formato da 16 colonne tuscaniche. • L’intero edifico è soprelevato da tre gradini rispetto al suolo. TEMPIETTO DI SAN PIETRO IN MONTORIO Commissionato nel 1502, Roma BRAMANTE GIOVANNI BELLINI 1435-1516 *** • Nasce a Venezia intorno al 1435. Suo padre era stato allievo di Gentile da Fabriano, Giovanni si forma inizialmente nella sua bottega. • La svolta avviene nel 1453 quando Mantegna sposa la sorella di Giovanni. L’incontro influenzerà definitivamente l’esperienza dell’artista che si aprirà alle novità del tempo: la luminosità di Piero della Francesca, la prospettiva fiorentina e le tinte morbide ad olio di Antonello da Messina (operante a Venezia). • Giovanni Bellini diviene quindi l’innovatore della pittura veneziana. La città lagunare era infatti rimasta entro una bolla tardogotica. • La sua fama si estende in tutt’Europa, di lui parlerà positivamente anche Dürer. Nel 1483 è nominato pittore ufficiale della Repubblica Veneziana. L’artista muore nel 1516. • La sua è una pittura in cui il colore e la luce creano un effetto di spazialità nuovo, senza far ricorso alle architetture in prospettiva né alle sfumature leonardesche. Semplicemente i piani si staccano tra loro perché hanno un diverso grado di luminosità. Figure chiare su sfondi scuri o viceversa. Da questa svolta stilistica dell’arte di Giovanni Bellini ha inizio la grande pittura veneziana, una pittura fatta di colore e di luce, che verrà poi proseguita da Giorgione e da Tiziano. • È la tavola più indicativa su questo soggetto tra quelle realizzate dal Bellini. • La Madonna, ammantata da un velo azzurro (colore freddo, la allontana), tiene a sé con entrambe le mani, sulla gamba sinistra, il figlio Gesù (capelli biondi, incarnato COLORI CALDI, lo avvicinano). • A separali dallo spettatore è un muretto sul quale è appoggiata una pera. Nella parte a noi visibile è attaccato un cartiglio recante la firma dell’artista. • Le figure si stagliano contro un drappo verde marezzata, oltre al quale si apre un paesaggio arioso che ricorda le dolci colline venete. Sopra, un cielo primaverile con una nube. MADONNA COL BAMBINO DELL’ACCADEMIA DI CARRARA Olio su tavola, 1488 ca. GIOVANNI BELLINI • Giovanni ambienta la sacra conversazione entro uno spazio illusoriamente concepito grazie alla prospettiva che prosegue la cornice, un portico a tre campate. • LA CAMPATA CENTRALE, è coperta a botte e termina con un abside (catino mosaicato d’oro, semi cilindro con drappo rosso di damasco = TRADIZIONE VENEZIANA). Al centro, su di una base ottagonale, siede la Vergine sulla cui gamba si erge il Bambino. Ai loro piedi, due putti suonano. • LE CAMPATE LATERALI, sono coperte da copertura piana, alle estremità fanno intravedere un paesaggio e lo spazio è reso saturo dalla presenza dei santi: A SINISTRA San Nicola di Bari e San Pietro, A DESTRA San Marco e San Benedetto, l’unico che guarda all’esterno. Sono i protettori della famiglia Pesaro. MADONNA COL BAMBINO E I SANTI Olio e tempera su tavola, consegnata nel 1488 su commissione della famiglia Pesaro, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia GIOVANNI BELLINI • Il quadro ritrae il doge Loredan in abiti da cerimonia su sfondo azzurro, con il consueto parapetto marmoreo recante un cartiglio con la firma. • Sul suo capo figura il cosiddetto "corno", copricapo tipico dei dogi, sopra la camaura dotata di lacci. Indossa un abito chiuso in broccato bianco e oro, col motivo della melagrana (tipica di chi governa, poiché simboleggiava l'unità degli individui), con collo alto e grossi bottoni d’oro. • La lezione di Antonello da Messina è qui messa a frutto nel sottile realismo, dettagli minuziosi come le rughe della fronte. Il personaggio è atteggiato di tre quarti, secondo la maniera fiamminga anziché di profilo • La dignità del personaggio e della sua carica è data dalla fissità e il solenne distacco, dato dal mancato contatto visivo con lo spettatore. RITRATTO DEL DOGE LEONARDO LOREDAN Olio e tempera su tavola, realizzato nel 1501 per l’elezione ed oggi alla National Gallery di Londra GIOVANNI BELLINI LEONARDO DA VINCI 1451-1496 *** • Leonardo da Vinci nasce nel 1452 da una famiglia di notai poco fuori da Firenze. • Dal 1469 frequenta la bottega del Verrocchio, dove si forma fino a divenire pittore autonomo nel 1472 • Negli anni Ottanta si trasferisce nella Milano di Ludovico il Moro, dalla quale fugge a seguito dell’invasione francese • Dopo brevi soggiorni a Venezia e Mantova, torna a Firenze. Nel 1502 lo troviamo in Romagna al seguito di Cesare Borgia • Con l’elezione di Leone X de Medici, si trasferisce a Roma. Chiamato da Francesco I, nel 1517 lascia l’Italia per la Francia, dove muore nel 1519. • Artista di notevole fama sia in vita che in morte, quando venne innalzato a mito, Leonardo, per Vasari, per primo, operò uno stile superiore e di cesura rispetto alla sua e precedente generazione artistica. • L’arte di Leonardo si basa su di un’incessante operazione di studi, tutti annotati nei migliaia di scritti utilizzati. La caratteristica principale è lo sfumato, la ricerca dei moti dell’animo umano e le perfette anatomie studiate dal vero. Leonardo fu anche un grande paesaggista grazie ai suoi stessi studi • La scena è ambientata entro un giardinetto, dove si è da poco posato Gabriele. L’arcangelo è proteso vero la Vergine, che – seppur con volto sereno – solleva una mano in segno di stupore. • A prima vista abbiamo degli errori, il cipresso che si confonde con il muro, il braccio destro troppo lungo e le gambe troppo poco alte. In realtà sono correzioni ottiche, la visione era prevista in tralice • Il prato è ricco di varie specie di fiori ed erbe studiate dal vivo, il leggio della vergine ricorda i motivi Quattrocenteschi • Al di là del muretto e di una fila di alberi, si perde nello sfumato atmosferico un complesso e profondo scorcio vedutistico ANNUNCIAZIONE Olio su tavola dipinto tra 1472 – 1475, oggi alla Galleria degli Uffizi LEONARDO DA VINCI • L’opera mostra concretamente la nuova concezione artistica di Leonardo. • La scena stravolge i canoni: si svolge all’esterno ma la capanna è totalmente eliminata, se ne vede solo parte della copertura in alto a destra • In primo piano, un vortice di figure attornia la Vergine Maria mostrante il Bambino. In primo piano, prostrati a terra, i tre magi. • Tutt’attorno le figure, a preludio del Cenacolo, mostrano vivi sentimenti: meraviglia, incanto e stupore vengono enfatizzati e fanno parte della composizione. • In secondo piano, nella lontananza simbolicamente accentuata dalle rovine messe in prospettiva, una zuffa di cavalieri simboleggia il mondo pagano, estraneo alla buona novella. • L’opera, realizzata per i monaci di San Donato, fu lasciata incompiuta dalla partenza per Milano di Leonardo ADORAZIONE DEI MAGI Tempera e olio su tavola, realizzato tra 1481-1482, oggi alla Galleria degli Uffizi LEONARDO DA VINCI • Dentro ad una stanza con volta a cassettoni, si compie l’ultima cena. Leonardo stravolge il tipo iconografico ponendo tutti i personaggi dalla stessa parte del tavolo. • Cambia anche il momento, che è quello successivo al «qualcuno mi tradirà» e non più l’eucarestia. Leonardo quindi mette in scena un atto umano, quello del tradimento di un amico • A gruppi di tre, vorticosamente gli apostoli come un’onda si ritirano lasciando Cristo solo, nella sua maestosa calma. • Ognuno è caratterizzato da un diverso moto d’animo, espresso abilmente da gesti ed espressioni. C’è chi è inorridito, chi è sorpreso, chi ha paura, chi accusa e chi chiede di sé. Giuda stringe il sacchetto dei soldi e protrae una mano al piatto. CENACOLO Tempera e olio su intonaco, realizzato tra 1495 e 1497, oggi a Milano LEONARDO DA VINCI • La figura del Santo emerge gradualmente e delicatamente dalla totale ombra che lo circonda. A definirne le forme è una fioca luce che viene da in alto • Il corpo del santo ruota verso destra, al contrario il volto, quasi ambiguo, vero sinistra. • Una mano è portata delicatamente al petto e regge una croce, mentre l’altra indica verso l’alto prefigurando la venuta di Cristo SAN GIOVANNI Olio su tavola, realizzato nel 1508-1509, oggi al Louvre LEONARDO DA VINCI • L'opera raffigura le tre generazioni della famiglia di Cristo: Sant'Anna, sua figlia Maria e Gesù bambino. Anna tiene Maria sulle ginocchia, quasi fondendosi l'un l'altra; Maria sta per afferrare il Bambino sporgendosi verso destra, mentre egli gioca con un agnello, prefigurazione della sua futura Passione. • La composizione è modellata secondo una forma piramidale • La luce è soffusa e la cromia sapientemente modulata, con effetti atmosferici che legano le monumentali figure in primo piano con l'ampio paesaggio dall'orizzonte altissimo sullo sfondo SANT’ANNA, LA MADONNA E IL BAMBINO Olio su tavola realizzato tra 1510-1513, oggi al Louvre LEONARDO DA VINCI • Sono due delle prime opere note dell’artista, che Michelangelo realizza per la corte dei Medici. • La prima, è una sperimentazione dello stiacciato donatelliano. Maria è rappresentata seduta su di un cubo, forte è la muscolarità del Cristo. • Oltre, una scalinata, alla cima della quale tre putti movimentando la scena giocano. • La centauromachia è chiaramente ispirata ai bassorilievi dei sarcofagi romani. La scena è movimentata da un vortice di corpi dalle perfette forme anatomiche che s’aggrovigliano l’un l’altro MADONNA DELLA SCALA E BATTAGLIA DEI CENTAURI Realizzata nel 1469-1472 MICHELANGELO LA PIETÀ VATICANA Marmo di Carrara, realizzato tra 1497-1499 MICHELANGELO • Commissionata da Jean Bilheres, tema della “Pietà” molto diffuso nell’Europa centro-settentrionale ma poco in Italia • Colpisce il fatto che Michelangelo rappresenti Maria giovane. Una prima motivazione sta nella verginità ed eterna purezza dell’Immacolata. Altra interpretazione: Maria simbolo della Chiesa. • La vergine, sospesa in un’istante di imperturbabile dolcezza, avvolta in una ricca e voluminosa veste, tiene in grembo il corpo esamine del Cristo. • Cristo è reso con un dettaglio anatomico straordinario, forse studio dei cadaveri. La testa è rovesciata all’indietro, Il braccio lasciato cadere fa intendere chiaramente la morte della carne ed è divenuto uno schema tipico dell’arte. • La qualità tecnica è straordinaria: Michelangelo non si avvale di trapano, ma solo di scalpello. • Nella fascia sul petto della Vergine: FIRMA DI MICHELANGELO • L'opera rivela una padronanza assoluta dell'anatomia, dei mezzi tecnici, dei valori di composizione, armonia ed equilibrio classici, ma anche di sorprendente capacità inventiva. Una libertà immaginativa potente, sostenuta comunque da una solida conoscenza dell'antichità. • Il gruppo raffigura Bacco, ebbro e barcollante, affiancato da un satiro bambino che ride maliziosamente e morde l'uva di nascosto. • il Bacco, nell'accostarsi alla statuaria antica, risente particolarmente di certi tratti della scultura ellenistica. • Mentre Bacco incede col corpo carnoso e morbido proteso in avanti e sbilanciato, quasi inseguendo la coppa di vino che innalza a portata dello sguardo dilatato, il satiretto si torce in un ardito contrapposto che fa ruotare la metà superiore della figura di ben oltre novanta gradi rispetto alle gambe caprine. • Da qui deriva l'effetto dinamico: il senso di oscillazione, di instabilità, che suggerisce la camminata e il movimento tipici delle persone ubriache. BACCO Realizzata nel 1497 MICHELANGELO • Commissionata nel 1505, Michelangelo aveva progettato una tomba grandiosa a quattro facce. In realtà il progetto, previsto per la basilica vaticana, venne ridimensionato e spostato a San Pietro in Vincoli. • Diviso in due registri, al centro del superiore, scandito da lesene, campeggia la figura del defunto Papa Giulio II intento a rialzarsi. È circondato da un profeta e da una sabina. Lo sovrasta, entro una nicchia, la Madonna. • A dominare il registro inferiore è il possente Mosè. Le proporzioni appaiono allungate: era prevista la visione dal basso. • Imponente, la figura si torce proprio in direzione dell’originale fonte di luce. TOMBA DI GIULIO II Realizzata nel 1533-1544 MICHELANGELO VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA Realizzata nel 1469-1472 MICHELANGELO • Inizialmente l’incarico fu rifiutato da Michelangelo, poi accettò e terminò tutto completamente da solo. • Michelangelo suddivide la volta con membrature architettoniche rese in prospettiva. • Sulle lunette e nelle vele sono rappresentate le quaranta generazioni precedenti a Cristo così come indicate da Matteo • Nei pennacchi angolari i quattro eventi miracolosi che garantirono la salvezza di Israele: Giuditta e Oloferne, Davide e Golia, il Serpente di Bronzo e la Punizione di Amon. • Sopra questi si avvicendano le figure di Profeti e Sibille che preannunciarono Cristo. • Al centro, entro 9 riquadri, 6 di quali incorniciati da ignudi, le scene dalla creazione fino a Noè, la cui ebbrezza conclude il ciclo. • I colori sono accesi e cangianti, accostati tra loro con originalità offriranno lo spunto per i manieristi • I corpi rispecchiano l’ideale bellezza di Michelangelo: muscolosi, proporzionati e rappresentati in pose ardite. VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA Realizzata tra 1508 e 1512 MICHELANGELO
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