Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Didattica: Storia, Concetti Fondamentali e Sviluppi - Prof. Ciarcianelli, Prove d'esame di Didattica Pedagogica

Una panoramica storica della didattica, esplorando i suoi concetti fondamentali, le sue evoluzioni e le sue trasformazioni nei secoli. Viene analizzata la morfologia epistemologica della didattica, i suoi oggetti, i suoi linguaggi, le sue metodologie e i suoi principi. Vengono inoltre illustrati i pensieri pedagogici di importanti filosofi e educatori come san tommaso, locke, rousseau, pestalozzi, fröbel, spencer, marx e engels. Il documento conclude con una discussione sul pregiudizio culturale nei riguardi dell'educazione speciale e sulle teorie e l'approccio pedagogico del periodo storico.

Tipologia: Prove d'esame

2023/2024

In vendita dal 19/05/2024

Panieri-Verificati-PR
Panieri-Verificati-PR 🇮🇹

4.5

(277)

780 documenti

1 / 28

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Didattica: Storia, Concetti Fondamentali e Sviluppi - Prof. Ciarcianelli e più Prove d'esame in PDF di Didattica Pedagogica solo su Docsity! Lez. 1 64. Cosa si intende per didattica? Fornire una definizione e descrivere le sue implicazioni/relazioni con la pedagogia Per didattica si intende quell’insieme di saperi che rendono possibile l’educazione attraverso processi d’ istruzione. Come “Scienza e arte dell’insegnamento”, come tale rientra a pieno titolo nella pedagogia come scienza e arte dell’educazione, costituendone una sezione o branca specifica. La didattica, pertanto, è questo: un dominio culturale che si propone di elaborare la trasmissione della cultura, del pensare strutturato. pertanto, è questo: un dominio culturale che si propone di elaborare la trasmissione della cultura, del pensare strutturato. 65. Perché l'educazione, viene ad essere intesa come un processo? L’educazione viene definita come un processo perché ha un evoluzione ampia e continua a mutarsi negli anni per questo motivo processo= sviluppo ,è in continuo sviluppo. 66. Quale fu il pensiero di Pestalozzi? Per pestalozzi l’insegnamento deve essere graduale e seguire il metodo naturale: il bambino deve essere portato a sviluppare tutte le sue facoltà in modo armonico. Leggere e scrivere sono i principali obiettivi dell’insegnamento. L’ambiente educativo ideale è quello familiare. 67. Cosa si intende per dislessia? Per dislessia si intende quel disturbo neurologico caratterizzato dall’incapacità di leggere e comprendere un intero scritto pur comprendendo ogni singola parola 68. Quali sono gli elementi della didattica? Descriverli e analizzare un sistema didattico Un sistema didattico comprende soggetti e oggetti; i soggetti sono gli uomini in formazione e quelli che professionalmente aiutano gli altri a formarsi. Gli oggetti riassumono testi, contenuti disciplinari, saperi, linguaggi, persino concettualizzazioni e nozioni. Ogni teorizzazione didattica prevede di fornire risposte al duplice interrogativo del “che cosa si insegna” e “che cosa si apprende”. Il metodo non è identificabile con le tecniche: “il metodo si ripropone nella sua classicità come insieme di ragioni che legittimano l’intervento didattico ed educativo, e aprono la via che conduce al successo i processi di insegnamento-apprendimento. Collocandoci intenzionalmente in un sistema complesso in cui saper pensare e saper porre relazioni è fondamentale, che interpretiamo la didattica: – come un complesso di saperi teorico-pratici; – scienza contemporaneamente autonoma e strettamente correlata rispetto alla pedagogia; – dotata di una forte marcatura progettuale, metodologica, valutativa, la cui consapevolezza critica, assunta quale guida dell’agire educativo trasforma in azione, la riflessione sui processi educativi e culturali, per ritornare ad essa in un processo di circolarità ricorsiva. Lez.2 24. Descrivere il rapporto tra pedagogia e didattica, di cosa si tratta e cosa le lega? È un rapporto in continua ri-costruzione, con scambi reciproci strettissimi pur con continue rivendicazioni di autonomia scientifica e di delimitazioni di campo, tra loro e con le altre scienze dell’educazione. la pedagogia riguarda i fini, i perché dell'educazione, mentre la didattica ha come suo campo d’indagine lo studio dell'interpretazione e la progettazione dell'insegnamento per ottimizzarne i processi, per ottenere risultati sempre migliori quantitativamente e qualitativamente. 25. Cos'è il "metodo didattico" e quali sono i principali metodi che vengono utilizzati nell'ambito della pedagogia e della didattica? viene considerato quello sul quale si costituisce l’attività dell’insegnante. Si tratta di un insieme di regole, consciamente ordinate, che dirigono una attività didattica in classe. Numerosi sono i metodi, se si considera che sin dai tempi più remoti qualcuno ha cercato di insegnare qualcosa a qualcun altro. Tra i numerosi metodi sono da rilevare, nel campo della scienza, il metodo deduttivo e induttivo. Il primo, il metodo deduttivo è quello classico legato al procedimento che passa dal generale al particolare, da una premessa a una conclusione. Il metodo deduttivo, tipico della filosofia scolastica, venne chiamato anche "a priori", ideale, soggettivo, sintetico. Il metodo induttivo, che prevalse nella prima metà del secolo XVII ed è considerato Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 PANIERI VERIFICATI ECAMPUS PAOLO ROSSI 2024 tipico della scienza (Bacone, Galilei), fu definito "a posteriori", sperimentale, analitico. Ma vediamo l’impiego di questi metodi a scuola. Tra i metodi per l’insegnamento della lettura: il metodo alfabetico, o metodo fonico, perché inizia l’apprendimento dalla conoscenza dei suoni e delle lettere dell’alfabeto o il metodo sillabico, in quanto ritiene che la prima struttura conoscitiva sia la sillaba, non la vocale o la consonante, separate; o il metodo proposizionale: come dice il nome, l’apprendimento partiva dalla conoscenza mnemonica di una proposizione che conteneva tutte le possibili composizioni dei suoni. Oggi il metodo globale, è quello più in uso: si parte dalla parola, legata alla figura che l’allievo conosce, e si apprende a leggere "globalmente", per l’appunto, per parole, unendo il suono al segno e al significato; quindi non più per suoni o segni che non hanno alcun significato e servono solo per esercizio ideofonico. Lez.3 04. L'insegnamento è autoapprendimento anche per l'insegnante: per quale motivo? L’insegnamento è autoapprendimento anche per l’insegnante, sia perché richiede da parte di questo un continuo aggiornamento teoretico, al fine di innovare i suoi metodi, sia perché egli apprende dalla situazione scolare stessa. Pertanto, la capacità di insegnare non è soltanto questione di formazione iniziale, ma anche di formazione continua, che si realizza anche attraverso l’esperienza scolastica quotidiana. Posto infatti, in situazioni sempre nuove per il variare dei discenti, delle situazioni scolastiche ed extrascolastiche, l’insegnante è sollecitato dalla situazione stessa a mettere in atto procedimenti sempre diversi, a modificare il suo comportamento. 05. Quali sono le tre componenti fondamentali della situazione scolare e come interagiscono? Lo studente spieghi di cosa si tratta Tre sono le componenti fondamentali della situazione scolare: l’insegnante, l’alunno, la scuola come istituzione ed organizzazione Lez.4 10. Perchè la didattica è divenuta una disciplina autonoma? Qual'è la sua funzione? La didattica può essere concretamente considerata una scienza autonoma che già esiste per assolvere al compito di far interagire il soggetto che apprende (secondo le diverse dimensioni dello sviluppo) con gli oggetti dell’apprendimento (i sistemi simbolicoculturali), realizzandosi in un primo tempo come osservazione, analisi e preparazione dei dati di fatto riguardanti prassi educative e didattiche generalizzabili e categorizzabili. Tale modellizzazione dell’esperienza va, poi, strutturata in un sistema di ipotesi su cui si possano esercitare due logiche simultaneamente: quella induttiva (dalla pratica alla teoria) che parte dai fatti educativi (esperienze, prodotti, processi, azioni) per far sintesi a posteriori, e quella deduttiva (dalla teoria alla pratica) che, attraverso l’argomentazione (analisi, concettualizzazione, interpretazione, teorizzazione), riferisce criticamente con sintesi a priori sui medesimi fatti. Come scienza della formazione la didattica dispone di una propria morfologia epistemologica caratterizzate da: a) i contenuti, vale a dire i saperi che, in senso generale, riguardano organizzazione e curricolo, mentre in senso disciplinare, i processi d’insegnamento/apprendimento disciplinari e gli strumenti culturali, b) i linguaggi, i mediatori della cultura, i codici disciplinari e transdisciplinari c) la logica ermeneutica, una precisa modalità interpretativa costruita sul triangolo prassi-teoriaprassi, d) la logica euristica, i processi della ricerca sperimentale, di quella clinica e della ricerca-azione e) il principio euristico, dimensione dinamico-creativa fondata sulla dialettica di quelle antinomie che riguardano la formazione come educazione- istruzione, scuola-ambiente, classe-gruppo e così via, f) il paradigma di legittimazione, quel congegno di validazione che mette alla prova l’identità della didattica come scienza della comunicazione educativa, facendo dichiarare, fin dall’inizio della situazione problematica di partenza, le condizioni e le prospettive della propria azione, il senso. 11. Quando in Italia, la didattica è diventata una disciplina pedagogica, e perchè? Lo studente spieghi e argomenti questo concetto La didattica è divenuta una scienza pedagogica in Italia tra il XIX e il XX secolo durante il periodo idealista della prima metà del novecento , quando secondo giovanni gentile non ci doveva essere una formalizzazione preventiva e il sapere didattico si stemperava in quello ideologico. Lez. 5 09. Cosa intende Schon con l’espressione “professionista riflessivo”? Lo studente spieghi di cosa si tratta Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 Lez. 14 06. Documentare l’azione didattica da origine a diverse combinazioni differenti. Indicare quante sono e argomentarne almeno tre a scelta dello studente L’incrocio dei due criteri dà origine a nove combinazioni differenti, ciascuna espressione di una tipica forma di documentazione: 1.Piani: precede l’azione. Funzione regolativa, di guida all’azione stessa. 2.Criteri di qualità: documenta l’azione didattica nei suoi principi ispiratori. Svolgono una funzione di indirizzo. 3.Prototipi: seguono l’azione. Resoconto strutturato. Funzione regolativa. 4.Teorie: documentazione che precede l’azione. Strumento di formalizzazione dell’azione, di generalizzazione della prassi. 5.Categorie di analisi: documentazione che accompagna l’azione. Ha lo scopo di fornire strumenti di comprensione dell’esperienza. 6.Tipologie didattiche: documentazione che segue l’azione. Intende riconoscerne i tratti salienti. 7.Simulazioni: ricostruzione dell’esperienza, reso particolare dalla modalità della simulazione. 8.Protocolli osservativi: documentazione che accompagna l’azione. In corso di svolgimento. Ha lo scopo di restituire la ricchezza di ciò che accade. 9.Diari di bordo: segue l’azione. Documentazione a caldo. 07. Quali sono i criteri regolativi che qualificano un’innovazione efficace? I criteri regolativi che qualificano un’innovazione efficace: 1. Contrattualità: i soggetti coinvolti nel piano di miglioramento devono operare all’interno di un mandato chiaro e articolato che definisca responsabilità, modi e tempi di lavoro. 2. Gradualità: un’azione di miglioramento può essere pensata solo in termini di progressiva estensione e intensificazione, a partire dai livelli di maturazione acquisiti. 3. Condivisione: in coerenza con l’intero processo auto valutativo anche la definizione delle azioni di miglioramento deve essere assunta consapevolmente dai soggetti che dovranno metterla in pratica. 4. Negoziazione: occorre valorizzare e rispettare la pluralità delle posizioni e delle opinioni, entro un processo dialogico di costruzione comune di significati e decisioni. 5. Supporto: un processo innovativo richiede sempre di essere guidato e sostenuto da chi se ne fa promotore, attraverso azioni tangibili e intangibili. 6. Praticità: la declinazione operativa del piano di sviluppo deve consentire una chiara identificazione delle azioni da compiere e delle attività da sviluppare, non limitarsi a generici indirizzi strategici. Lez.15 04. Nella didattica la dimensione relazione ha un valore significativo, per quale motivo? Spiegare il concetto e le caratteristiche della dimensione relazionale La qualità della relazione allievo-docente sta nel grado di flessibilità con cui il docente gestisce il rapporto asimmetrico con gli allievi. Il docente deve essere capace a esercitare l’arte dell’incoraggiamento nei confronti dei propri allievi, ovvero una dinamica promozionale alla crescita e allo sviluppo nell’autonomia dello studente il docente deve possedere una competenza di base: l’ascolto attivo, che consiste nel mettersi a disposizione dell’allievo da parte del docente, valorizzarlo come interlocutore, sforzandosi di capirne il punto d i vista. Il docente deve essere in grado di cogliere la globalità della dinamica comunicativa che sta alla base del messaggio: per esempio un bambino che si rifiuta di lavorare in gruppo perché disturbato dalla dinamica relazionale con i compagni potrà anche esprimersi semplicemente con il silenzio. 05. Cosa intende Damiano quando parla di “Mediazione didattica”? una regolazione della distanza tra i contenuti culturali da trasmettere e i soggetti in apprendimento, tra la struttura logica dei contenuti e la struttura psicologica dei soggetti in apprendimento. Questa mediazione deve comportare una forma di metaforizzazione della realtà, una Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 metaforizzazione attraverso la quale la realtà di cui si parla (es. bosco) viene sostituita con dei simulati allo scopo di fa cilitare l’apprendimento. Lez.16 04. Quali sono i fattori che definiscono il contesto formativo? fattori che definiscono il contesto formativo, in relazione allo svolgimento dell’azione didattica: - lo spazio, come contenitore fisico e materiale entro cui si realizza l’insegnamento. - Il tempo, la suddivisione della giornata, la distribuzione del lavoro didattico, l’alternanza delle diverse attività, l’organizzazione dell’orario settimanale. - Le regole, come insieme di norme implicite ed esplicite che regolamentano la vita della classe e lo svolgimento dell’azione didattica. - Gli attori, come insieme dei soggetti coinvolti nella relazione didattica. - I canali comunicativi, come medium attraverso cui avviene la relazione didattica. L’uso del codice orale, la sua integrazione con il codice scritto e con il codice visivo. Lez.17 08. Con il termine "didattica" cosa si intendeva nel passato e cosa si intende attualmente? La didattica dell’apprendimento ha avuto uno sviluppo notevole nel XX secolo. L’attivismo pedagogico, di cui fu maggiore esponente John Dewey, propone una didattica basata sull’identificazione degli interessi degli allievi, sulla promozione di attività spontanee da tradursi in esperienze finalizzate (progetti). Attualmente invece riguarda dunque l’organizzazione dell’insegnamento (strategie, tecn iche, strumenti), che ha luogo soprattutto, ma non solo, nella scuola come luogo privilegiato di trasmissione culturale. L’esigenza di tecniche di insegnamento-apprendimento è infatti intrinseca al concetto stesso di educazione inteso come processo culturale, storicamente e socialmente condizionato, specifico ed esclusivo dell’uomo. Per questo motivo non si può considerare la didattica semplicemente come una teoria dell’istruzione ma, più in generale, come il sistema delle tecniche impiegate nel rapporto educativo per promuovere l’acquisizione di specifiche e particolari abilità. Lez.18 03. Nell'antica Roma Quintiliano è stato una figura molto importante per l'educazione dei Romani, come aveva organizzato la formazione, cosa prevedeva? secondo Quintiliano, la corretta formazione dell’oratore prevedeva lo studio della lingua, della letteratura, della filosofia e delle scienze. L'educazione romana trasmise al mondo occidentale la lingua latina, l’ingegneria, il diritto, l’amministrazione e l’organizzazione del governo. 04. Nella storia dell'educazione antica, come erano organizzate l'educazione dell'antica Grecia e dell'antica Roma? L'educazione romana trasmise al mondo occidentale la lingua latina, l’ingegneria, il diritto, l’amministrazione e l’organizzazione del governo. I principali sistemi educativi del mondo occidentale si basarono sulla tradizione ebraico-cristiana. Una tradizione parallela derivò dai sistemi educativi dell’antica Grecia, dove Socrate, Platone, Aristotele e Isocrate esercitarono un’influenza preminente; lo scopo dei greci era la preparazione intellettuale dei giovani per il comando dello stato e della società. Lez. 19 03. Quali sono gli aspetti fondamentali del modello educativo scolastico? Lo studente li descriva Il carattere specifico del modello educativo scolastico è la sua formalità, che viene data da cinque aspetti principali. In primo luogo, la scuola si propone dichiaratamente di trasmettere secondo un programma preciso quei saperi considerati legittimi e validi dal contesto socioculturale in cui essa si colloca. In secondo luogo, attraverso procedure formalizzate seleziona insegnanti, strutture, materiali e mezzi idonei alla realizzazione del programma stabilito. In terzo luogo, individua ed esplicita obiettivi di apprendimento standardizzati per vari livelli di competenza, e si fa garante del raggiungimento dei diversi livelli da parte degli studenti tramite una certificazione ufficiale, che corrisponde a diversi titoli di studio. In quarto luogo, consente ai propri utenti l'accesso ai diversi livelli scolastici previo superamento dei livelli precedenti. Infine, è dotata di un sistema di regole dichiarate per la gestione dei diversi aspetti che consentono il suo funzionamento. 04. Il più importante teorico dell’educazione del XVIII secolo fu Jean-Jacques Rousseau, il cui pensiero e la cui influenza si diffusero in tutta Europa. Quali erano le sue teorie? Rousseau sostenne che il bambino non doveva essere considerato un adulto in miniatura e che la sua personalità andava invece assecondata nei differenti stadi della crescita. Tra i metodi educativi che egli suggerì si ricordano l’apprendimento della lettura in un’età più avanzata e lo studio della natura e della Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 società attraverso l’osservazione diretta. Le sue proposte innovative erano, tuttavia, riservate ai maschi: le femmine dovevano continuare a ricevere un’educazione di tipo tradizionale. I contributi di Rousseau rimasero tuttavia in gran parte teorici Lez.20 02. Descrivere come era l'educazione nella Grecia arcaica e nella polis Ripercorrendo le tappe evolutive della cultura greca, a partire dalla civiltà ionica per arrivare alle polis, le prime figure rilevanti che incontriamo, già a partire dal XV-XIII secolo a.C. Sono gli scribi, che si occupavano dell'amministrazione dello stato ed erano de facto gli unici depositari delle conoscenze collegate alla scrittura e al calcolo. In questo periodo i modelli di vita della gente comune erano legati alla pastorizia e all'agricoltura, e la società era organizzata su modelli patriarcali. L'educazione si svolgeva dunque all'intern o della famiglia: i padri trasmettevano le loro conoscenze pratiche (a livello di produzione di beni o di operazioni lavorative) ai figli, mentre le madri si occupavano dell'educazione delle figlie, più legata alla gestione della casa e all'allevamento dei figli. L'educazione veniva dunque trasmessa secondo modelli comportamentali fissi nel tempo e i genitori assumevano anche il ruolo di insegnanti. La parte dell'educazione che riguardava l'apprendimento sociale e non lavorativo era invece affidata a occasioni di incontro comunitario, quali i banchetti o le solennità religiose, che ponendosi come uniche occasioni di incontro e comunicazione diventavano spunto per scambi e confronti. L'ideale pedagogico espresso d a questa modalità di trasmissione delle conoscenze era basato sul “dover essere”, implicito nell'ordine sociale in cui i bambin i crescevano e che li modellava a immagine dei modi di vita consolidati e quasi consacrati dal gruppo di appartenenza. A partire dall'XI secolo a.C., con l'introduzione di nuovi procedimenti per la lavorazione del ferro che la rendevano più vel oce ed economica, cominciarono a diffondersi oggetti di ferro a buon mercato. Questa ebbe delle conseguenze nel mondo dell'agricoltura e dell'artigianato, in quanto sia i contadini che gli artigiani poterono diventare proprietari degli attrezzi con cui lavoravano . Si ebbe così un aumento della produzione, e questo portò all'introduzione di un nuovo stile di vita, basato anche sull'importanza di nuovi strumenti di comunicazione quali la scrittura. Le altre persone dovevano dunque basare la loro educazione sulla trasmissione orale di conoscenze, modalità educative e regole comportamentali. In questo periodo furono coniate le prime monete. La diffusione della moneta come base degli scambi comportò un aumento dell'importanza del ruolo di cambiavalute, banchieri, contabili. Queste nuove figure professionali ebbero bisogno di una modalità di scrittura che fosse più immediata di quella cuneiforme e questo portò all'introduzione della scrittura alfabetica, basata sull'impiego dell'alfabeto fonetico (dove a ogni suono della lingua corrisponde un segno grafico che lo rappresenta). Questa modalità decisamente più accessibile di rappresentazione scritta della conoscenza fu alla base della democratizzazione della conoscenza. L'introduzione della moneta e l'incremento del commercio che si svilupparono di pari passo con l'avvento dell'età del ferro portarono alla nascita spontanea di luoghi f issi di ritrovo e compravendita delle merci. Nacquero così i mercati, attorno ai quali iniziò a concentrarsi la vita sociale e produttiva portando alla nascita di aggregazioni urbane sempre più forti: le polis. La situazione si riflesse con una forte crisi sulle classi aristocratiche e sui proprietari terrieri, che dovettero assistere impotenti a una netta diminuzione delle loro entrate data dalla crescente autonomia dei loro fittavoli e un sempre più massiccio trasferimento di nuclei rurali dalle campagne ai nascenti agglomerati urbani. Questa situazione di crisi causò un periodo di riflessione nei ceti aristocratici, che, a live llo culturale ed educativo, trovò espressione nelle opere dei “poeti eroici” i quali, criticando i “molli tempi moderni” e la decadenza dei giovani dal punto di vista morale e fisico, proponevano indirettamente una meditazione sui valori propri della nobiltà e trasmettevano un'idea dell'educazione come affinamento di doti innate, proprie delle classi elevate e pertanto estranee e irraggiungibili dagli appartenenti ad altri ceti. Lez.21 13. Come era organizzata l'educazione secondo i sofisti e Socrate? Atene fu anche la città che diede origine ai sofisti, che potremmo definire come i primi insegnanti professionisti. Dopo la riforma di Solone, come si è visto, l'ideale aristocratico della kalokagathía (l'ideale del bello e del buono), viene messo in crisi da una progressiva apertura sociale ed educativa nei confronti della borghesia media, che si stava progressivamente arricchendo. Diventa quindi necessario per i giovani aristocratici non soltanto curare la prestanza fisica, ma anche l'abilità dialettica, necessaria per la difesa di quei privilegi che fino ad allora erano invece dati per scontati. Da parte loro i “nuovi ricchi”, non potendo vantare doti spirituali date dalla famiglia di provenienza o da tradizione culturale, cercavano di compensare con l'educazione che potevano “acquistare” a quanto non era loro concesso per diritto di sangue. Alla posizione aristocratica che proclama l'ereditarietà dei valori umani, che non potevano essere appresi con l'apporto di metodologie didattiche, (si contrappone così la possibilità di acquisire quegli stessi valori facendo uso di strumenti intellettuali e comportamentali), sostenuta dalla nuova visione pedagogica, e che trova la sua prima espressione proprio nei sofisti. Lez.22 08. Ai tempi di Platone, come veniva organizzata ed impartita l'educazione ai fanciulli? Platone associava l'idea di un'anima immortale e dotata di una sapienza innata che le proviene in parte dalle conoscenze acquisite in vite precedenti, e dall'altra da intuizioni razionali della verità che portano a concepire la conoscenza in sé come “ricordo” della verità ideale scaturito dall'osservazione delle Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 competenze cartografiche e nautiche, e via di seguito. Tali iter formativi non erano però facilmente accessibili a giovani che non avevano alle spalle famiglie che avessero fatto fortuna. Solo le famiglie più ricche, infatti, potevano permettersi di fare accedere i propri figli a questo tipo di istruzione, soprattutto perché, oltre a essere piuttosto limitato l'accesso ai tirocini delle diverse arti, era anche estremamente costoso. Lez. 29 05. Illustrare il pensiero pedagogico di San Tommaso Per tommaso ogni forma di apprendimento, anche quello teologico, deve passare attraverso la percezione dell'esistente; la conoscenza è possibile solo grazie alla mediazione sensoriale che garantisce l'astrazione delle immagini universali riscontrabili dietro le forme particolari dell'essere e la loro elaborazione e ordinazione nel pensieroL'educazione per Tommaso ha lo scopo di disciplinare le naturalin tendenze comportamentali dell'uomo, confermando le buone disposizioni e eliminando progressivamente le cattive che, coltivate o anche lasciate a se stesse porterebbero all'insorgere dei vizi.. Ciò che non varia rispetto al passato nella posizione pedagogica propugnata da san Tommaso è l'importanza riservata alla ricerca della verità che sta dentro di noi nel cammino formativo. L'insegnante, per quanto la sua influenza e la sua importanza didattico-pedagogica siano notevolmente rivalutate da san Tommaso sulla scia della sua accresciuta fiducia nelle possibilità dell'intelletto umano – rispetto alle posizioni, per esempio, di Agostino – continua a essere un aiuto esterno il cui contributo è limitato a guidare un cammino che lo studente è chiamato a percorrere comunque in autonomia. Dio non è più visto come l'unico maestro, Tommaso considera anche l'importanza e il ruolo educativo della realtà esterna, ma nonostante l'accresciuta importanza attribuita a fattori educativi esterni (gli insegnanti, l'ambiente, le esperienze...), la ricerca della verità guidata da Dio resta sempre la strada maestra della formazione. Lez. 30 04. Nel corso dell'Umanesimo, qual'è stata la figura più importante in campo pedagogico, a livello europeo? Individuare l'autore e illustrarne il suo pensiero una delle più importanti figure dell'umanesimo europeo è Erasmo da Rotterdam Le sue esperienze cosmopolite (visse e lavorò in Inghilterra, in Francia e in Italia) furono espressione concreta, in un'epoca di accesi nazionalismi e guerre religiose, dell'aspirazione alla creazione di una cultura universale tramite la sintesi delle lettere classiche e di un rinnovato cristianesimo. Dal punto di vista degli ideali educativi, Erasmo ritiene, come tutti gli umanisti, che le lettere classiche siano lo strumento più valido nella formazione dell'uomo, ma nelle sue opere smaschera e mette in guardia dagli atteggiamenti più accademici, aridi e pedanti di un approccio ai classici puramente linguistico e grammaticale, tipici di un umanesimo ormai in declino. l'educazione etico-religiosa auspicata da Erasmo non è proiettata su un piano di pura individualità e interiorità, ma è volta a una dimensione sociale e deve mirare, in ultimo, alla creazione di una comune civiltà europea attraverso l'universalità di una lingua (il latino) e di un'etica (cristiana). Lez. 31 03. Quali sono gli argomenti principali che vengono trattati nell'opera De Magistra di Agostino? I temi trattati sono due, strettamente connessi tra loro: •il rapporto tra i segni e i significati (un tema tipico di quella che oggi chiamiamo filosofia del linguaggio) •la natura dell'apprendere e dell'insegnare, e più esattamente chi può insegnare, chi è il maestro, e se si può apprendere da un altro (un tema chiaramente pedagogico). I due temi sono solo apparentemente diversi. Il maestro vero è soltanto quello interiore (Cristo/Logos in noi), la verità non può essere appresa dal mondo esterno, fatto di parole e di segni che rimandano sempre ad altre parole e ad altri segni, ma deve essere appresa dal mondo interiore. E questo richiede un approccio diverso rispetto all'universo dei segni che utilizziamo quando entriamo in relazione con altri uomini e con le cose. I temi del De Magistro sono quindi sì temi appartenenti alla filosofia del linguaggio e alla pedagogia, ma sullo sfondo la questione è quella tipicamente platonica e neoplatonica: qual è la vera natura dell'anima, come essa possa partecipare della verità che, in sé, non appartiene affatto al mondo in cui viviamo. Lez.32 02. Quale è stato il contributo culturale e pedagogico di Carlo Magno. Delineare il contesto storico e il suo apporto alla pedagogia. Carlo Magno fu un fervente patrocinatore delle arti, della letteratura e della cultura in generale. Ad Aquisgrana fondò la Schola palatina, che presto divenne un importantissimo centro culturale, modello per altre scuole che negli anni successivi sarebbero sorte all'interno di monasteri e cattedrali. Chiamò alla Schola studiosi di tutta Europa, fra i quali i monaco Alcuino di York che dal 781 ne divenne il rettore, lo storiografo Paolo Diacono, il teologo Paolino e il già citato Eginardo. Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 Lez.35 05. Quale fu in contributo culturale e pedagogico di Erasmo da Rotterdam. Delineare il contesto storico e il suo apporto alla pedagogia Erasmo da Rotterdam è sostenitore di una concezione della filosofia come conoscenza sapienzale di tipo religioso, la quale deve tradursi in pratica di vita con il ritorno a una religiosità originale e filologicamente fedele allo spirito del Vangelo. Per questo egli si fa assertore di una riforma religiosa in cui condanna la corruzione della Chiesa. Simili posizioni lo avvicinano a Lutero, ma la negazione sostanziale della libertà umana da parte di quest’ultimo e il sospetto da lui espresso verso la cultura umanistica conducono Erasmo da Rotterdam ad avversarlo con un’aspra polemica. Per Erasmo,infatti, la libertà umana presente nel messaggio dei classici è il fondamento stesso della riforma religiosa e cultura a un tempo con cui egli si propone di creare un’unità europea in grado di assicurare la pace, reale applicazione dello spirito umanistico e cristiano. L’educazione è per Erasmo da Rotterdam lo strumento principale per realizzare questo progetto collettivo, ma anche per raggiungere quella riforma spirituale in interiore homine, che egli avverte, come espressione del messaggio evangelico. Lez.37 03. Figura di notevole spessore intellettuale e umano, Martin Lutero esercitò un grande influsso sul pensiero esistenziale dei suoi contemporanei, e non solo. In cosa è stato così importante per la cultura e l'educazione europea? Il pensiero del monaco agostiniano Lutero, vissuto in Germania nel 1500, focalizza la sua importanza per la modernità che esso esprime. Nel 1517, con lastesura della sue 95 tesi, avviene la rottura definitiva con la chiesa cattolica romana, e si avvia la riforma protestante .Per Lutero, la salvezza avviene attraverso la fede, e la Bibbia è la sola fonte di verità. Proprio per questa ragione, attraverso la teologia protestante, si avvierà l'opera di alfabetizzazione popolare, delle donne e dei poveri. Importanti furono l'istituzione della Scuola elementare peri il popolo, dove si imparava ad adoperare una lettura intelligente delle Sacre Scritture, per non dipendere dall'interpretazione della chiesa, e la Scuola dei tre cicli, aperto alle ragazze, dove si esercitava un'istruzione elementare e la comprensione de latino. La parte d'Europa che aderì al pensiero di Lutero, Istituendo un rapporto diretto del fedele con Dio attraverso le Scritture, la riforma pone le premesse per una grandioso movimento di alfabetizzazione popolare,finalizzato a fornire a tutti i credenti, senza distinzioni di censo e di genere, gli strumenti per la salvezza dell’anima. L’impegno pedagogico della Riforma si esprime così nella traduzione della Bibbia nelle lingue volgari e nella loro capillare diffusione, resa ora possibile dalla stampa, nonché nell’apertura di scuole popolari accessibili anche alle donne. Lez. 38 04. Quale è stato il contributo pedagogico dell'empirismo? Nel pensiero pedagogico di questo periodo spiccano le figure di Locke, che applica la sua concezione empiristica allo studio dell'educazione morale e intellettuale e all'individuazione di un curriculum formativo; di Rousseau, con le sue riflessioni sull'educazione “naturale”; di Pestalozzi, che dalle sue esperienze concrete di educatore deriva idee nuove sulla didattica e l'interesse per l'educazione professionale; di Fröbel, che individuò l'importanza didattica del gioco; di Herbart, che stabilisce i primi statuti della pedagogia come scienza; di Lambruschini, che sviluppa la pedagogia del cattolicesimo liberale, e di Gabelli, esponente della pedagogia positivistica. John Lockeseguire da vicino i vivaci cambiamenti che avvennero in quegli anni sulla scena politica inglese e a maturare al contempo il suo pensiero filosofico, politico (che lo porterà a un arricchente viaggio-soggiorno in Olanda dal 1683 al 1689 e poi a un autorevole impiego nel Consiglio del Commercio e delle Piantagioni) e pedagogico. Locke sulla base delle sue posizioni filosofiche e anche politiche imposta la sua didattica della morale sulla disciplina e sulla logica della ragione. Come si è visto, per Locke la moralità non è innata, non parte da principi assoluti, ma è conquista della ragione, basata sull'esperienza che si confronta nel caso specifico con le opinioni pubbliche. Ma se è la ragione a permettere l'esistenza stessa di una morale, è ovvio che nelle prime fasi di crescita e formazione dei giovani, quando la mente è ancora debole e vacillante, molti dei compiti necessari per l'esistenza di un adeguato comportamento morale dovranno essere assunti dalla ragione dell'adulto formatore. Ma occorre sottolineare come questa importanza attribuita da Locke a una regolazione disciplinare da parte degli adulti non presume un potere assoluto attribuito al padre. Al contrario associa alla disciplina l'uso della logica della ragione.(educazione morale ) Anche nel caso della conoscenza il processo per la sua acquisizione parte dall'esperienza diretta, che può essere interna o esterna al soggetto, e che prosegue poi, tramite associazioni e astrazioni fino a giungere al raggiungimento di idee complesse o principi generali. Tale visione dell'apprendimento si pone in netto contrasto con la pedagogia umanistica molto più dogmatica, e contemporaneamente si avvicina a una visione dell'apprendere psicologicamente fondata.(educazione intellettuale). 05. Nel pensiero pedagogico illuminista, spicca la figura di Locke che applica la sua concezione empiristica allo studio dell 'educazione morale. Di cosa si tratta? Il compito dell'educazione intellettuale per Locke non si limita all'esercizio della riflessione, ma deve anche sforzarsi di evitare gli estremi della cultura enciclopedica o quello di un'eccessiva specializzazione, mirando invece a far acquisire all'alunno la capacità di gestire il proprio apprendere attraverso l'uso critico della ragione, che per l'autore si traduce nel riconoscimento della complessità di un problema, capacità di mettere in discussione le proprie opinioni confrontandole con quelle degli altri, disponibilità alla ricerca della verità senza darla per scontata come possesso della mente e quindi solo da “riscoprire”. Appare quindi fondamentale l'apertura mentale e una visione delle idee tesa alla loro problematizzazione, che spingerà a un uso più libero e Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 flessibile della ragione stessa; mentre il compito dell'educazione non è più quello di trasmettere con esattezza i contenuti di una determinata materia o disciplina ma quanto di favorire l'apertura della mente e sviluppare la libertà del pensiero. Lez.39 11. Quali furono i principali autori del pensiero pedagogico illuminista? I nomi piú importanti e originali dell’Illuminismo sono, però, Charles-Louis de Secondat barone di La Brède e di Montesquieu (1689-1755) e Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). Il pensiero dell’Illuminismo, con i suoi ideali di ragione e di libertà, uguaglianza e fraternità, portò alla rivoluzione francese (1789), con la proposta dei valori di liberté, egalité e fraternité. Il piú grande filosofo illuminista tedesco fu Immanuel Kant (1724-1804) che, nel 1784, scrisse un libretto in Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo, in cui cerca di dare una definizione dello spirito illuministico, affermando che l’Illuminismo è “l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità” (minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di altri); l’Illuminismo quindi sostenne l’importanza di servirsi della propria ragione per risolvere i problemi umani e del mondo, e volle porre ad analisi critico-razionale tutto il sapere, il ragionamento, le convinzioni, la fede, i dogmi e le superstizioni. Lez.40 22. Cosa intendeva Rousseau per "educazione dell'uomo secondo natura? Alla base della concezione pedagogica di Rousseau si ritrova la forte opposizione tra natura e cultura: allo stato di natura l'uomo vive in una condizione di uguaglianza e libertà, nella società e con la cultura si trova costretto tra imposizioni e disuguaglianza. Sulla base di queste premesse l'autore postula che l'educazione debba necessariamente essere naturale. Cosa egli intenda esattamente per “naturale” occorre chiarire. La natura per Rousseau consiste nell'insieme delle facoltà umane e intellettive proprie dello stato originario dell'uomo, facoltà, che come si è già ricordato, vengono sistematicamente corrotte nella società contemporanea da civiltà e cultura. Il carattere naturale dell'educazione implica dunque che essa non può derivare dai dettami della società, ma deve necessariamente fondarsi nell'uomo visto come essere autonomo. Anche il metodo utilizzato dagli insegnanti dovrà essere coerente con l'evoluzione naturale del soggetto, senza forzarla in alcun modo, e dovrà quindi essere strutturato sulla base dell'evoluzione psicologica dei fanciulli. Lez.41 02. Descrivere il pensiero educativo di Pestalozzi sull'educazione professionale Essenzialmente egli trae spunto dall'opera di Rousseau, arricchendola e personalizzandola con la sua forte rivalutazione dell'importanza del modello familiare nell'educazione, a garanzia di una educazione del giovane che sia autenticamente naturale, la distinzione di diversi piani del processo educativo (quali quello naturale, quello sociale, e quello spirituale), la passione vista come spinta verso una nazionalizzazione dell'educazione di base che vada a costituire un mezzo per il riscatto sociale dei poveri. Lez.42 02. Cosa intendeva Pestalozzi per "visione esteriore e interiore"? Fornire una definizione e poi spiegare di cosa si tratta Pestalozzi, per visione esteriore, intende ciò che serve allo sviluppo delle forze della testa e in particolare la formazione dei concetti nel bambino. Pestalozzi postula anche una visione interiore dove vivere nella visione interiore significa sentirsi elevato interiormente tramite la vita morale degli altri, comprendere il significato dei valori morali per la vita umana e vivere intuitivamente la responsabilità e il senso delle proprie azioni. Per Pestalozzi la moralità di una persona è conseguenza diretta dell’opportunità di essere giunti alla visione interiore della moralità già da bambino, che sia nei contatti interpersonali o nel “vivere” episodi attraverso l’ascolto di racconti. Lez. 43 02. Fröbel con il suo motto "l'infanzia come gioco" ha rivoluzionato il concetto di educazione. Lo studente descriva il pensiero dell'autore e soprattutto il suo metodo educativo Per Frobel l'educazione si divede in fasi, che interessano le età del bambino che cresce. Per lui, la più importante è l'infanzia che inizia dopo i primi mesi di vita, fase caratterizzata del gioco, elemento importante per il bambino, per Frobel infatti, esso è strumento attraverso il quale avviene la rappresentazione del suo interno in modo creativo e il concetto di unità, permettendo al bambino di far proprie le cose ,e di permettere a queste di entrare in lui. Il suo metodo educativo si basa fra l'unità fra Natura e Spirito. Il giardino d'infanzia è l'espressione di ciò, suddiviso in due ambienti, uno esterno e l'altro interno, permette al ambino di essere a contatto con la natura e di sperimentare la coltivazione delle piante in un'area di lavoro comune. Questo permette al bambino di determinare la sua identità personale e l'assunzione di responsabilità. Ciò non Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 Makarenko realizzò la propria attività pedagogica attuandola con ragazzi abbandonati o orfani traviati e a rischio di delinquenza. Per dare organicità al sistema pedagogico, intendiamo che Makarenko nel suo sistema pedagogico creò un modello educativo basato sulla teoria che riuniva tutti gli elementi, come scuola unica, laica e politecnica, che facevano parte della cultura sovietica. Egli decise di rompere con la pedagogia del passato borghese e come punto di riferimento si ricollegò al marxismo. Sia pedagogia che educazione erano al servizio della politica e dello stato. Per Makarenko l’educazione era il processo della socializzazione per questo motivo la riteneva importantissima. Egli da grande importanza anche alla tradizione, ritenuta punto di partenza per la costruzione stabilità e continuità del collettivo. Il lavoro produttivo è parte integrante dell’attività educativa, infatti erano previste alcune ore di studio e altre dedicate al lavoro in modo che i collettivi si autofinanziassero per il futuro inserimento nella società. Lez.53 07. La pedagogia del XX secolo ha avuto grandi trasformazioni e un profondo e radicale rinnovamento della scuola: di cosa si tratta? Il XX secolo, è stato caratterizzato da grandi trasformazioni che portarono ad un radicale rinnovamento delle scuole, dell’istruzione e delle teorie pedagogiche. La scuola venne aperta a tutti e le scuole nuove e attive, garantirono l’educazione fino a tutti gli anni Cinquanta. Il fulcro del cambiamento era quello di porre il bambino al centro del processo educativo, con i suoi bisogni, interessi, le sue capacità. Si partiva da una concezione di un sapere costruito in un ambiente specifico, non più fissato rigidamente, di fondamentale importanza era la psicologia del bambino riconoscendola differente da quella dell’adulto. Le “scuole nuove” richiamarono l’attenzione sull’infanzianfacendo in modo che i processi cognitivi si intrecciassero con l’operare. L’importanza di attività non solo intellettuali, ma anche di manipolazione, che rispettino la natura “globale” del fanciullo, furono affermate, anche dai rappresentanti della “scuola attiva” quali Dewey, Montessori, Decroly e Claparède. Lez.54 04. Delineare il pensiero pedagogico di Dewey e il suo cosiddetto "processo educativo". Per Dewey il processo educativo che porta alla democrazia si realizza solo tramite una comunicazione continua, tanto per chi trasmette quanto per chi riceve. L’educazione non è intesa come un processo formale ma un processo divallevamento, nutrimento, coltivazione ebcrescita, perché l’educazione, come la vita, è vista come un processo di sviluppo. Per Dewey, l’insegnante è tenuto a conoscere e considerare gli interessi del bambino affinché questi vengano posti in un rapporto attivo con l’ambiente. Questo implica da parte degli insegnanti di una ulteriore preparazione in discipline quali filosofia, biologia, sociologia, psicologia. L’educazione deve essere vista come una pratica continua che guida l’azione al miglioramento della società e deve incentrarsi su forme di attività pratica, utili per la cultura e la società. Lez.55 05. Descrivere il pensiero del pedagogista Alexander Sutherland Neill, in relazione alla pedagogia progressista Nel primo Novecento iniziano a fare la loro comparsa le pedagogie dello sviluppo spontaneo, basate su uno sviluppo libero del bambino che gli permetta di mettere in atto tutta la sua creatività e spontaneità. Neill, si accosta al pensiero di Rousseau affermando che la natura umana in sé è essenzialmente buona e tende al bene e all’equilibrio. Secondo Neill, il bambino è originariamente buono ma a confronto con i genitori o adulti ‘’ cattivi’’ che gli danno consigli, comandi divieti e punizioni, trasmettono in lui un forte senso di insicurezza e di dipendenza, causando reazioni aggressive. Secondo Neill questi sentimenti di inferiorità, paura, odio, spesso portano il bambino a provare intensi sensi di colpa che lo spingono a mascherare la vera personalità dietro una che sia più accettabile dai genitori. La via da seguire per evitare queste situazioni negative è situata sulla strada opposta a quella educativa tradizionale, ed è la via della libertà e dell'autoregolazione. Lez.56 05. Hessen traccia una strada pedagogica che conduce dall'anomia all'autonomia. Di cosa si tratta? Lo studente descriva l'argomento e il relativo pensiero dell'autore Hessen traccia una strada che possa conciliare la salvaguardia della spontaneità dello studente con la disciplina al fine di arrivare alla creazione spontanea di valori culturali. Egli distingue una prima fase educativa chiamata di anomia coincidente con la prima infanzia. In questa fase il bambino non è ancora in grado di comprendere delle norme morali e non può neanche adeguare il suo comportamento a esse. Hessen propone una strategia che scarta ogni forma di imposizione ma si appoggia alle forme di attività spontanee del bambino, come il gioco, per farlo arrivare a produrre una sua forma di organizzazione. Con l'ingresso nella scuola elementare il bambino entra nella fase denominate dell'eteronomia, periodo intermedio dove il bambino nonostante abbia sviluppato la capacità di comprendere il significato di una norma e la sua legittimità, e di comportarsi di conseguenza, non può essere lasciato solo e il lavoro sarà guidato sarà il docente. L'autonomia si conquista con un percorso progressivo, che l'insegnante dovrà predisporre ampliando gradualmente gli spazi dedicati alla creatività e al lavoro autonomo degli studenti. Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 Lez.57 04. Descrivere il pensiero pedagogico di O. Decroly in relazione al suo contesto storico e culturale Decroly era alla continua ricerca di una scuola nuova e da rinnovare e nella sua teoria educativa riconobbe come indispensabile l’apporto della psicologia sperimentale, della psicologia dell’età evolutiva e della pedagogia. Attraverso i suoi scritti Decroly propose un programma basato sui centri d’interesse, focalizzandosi su attività formative basate sugli aspetti e sui problemi dell’esperienza del bambino, così come emergono a partire dai suoi bisogni e conseguenti interessi. 05. Descrivere il pensiero pedagogico di E. Claparede in relazione al suo contesto storico e culturale Cleparede nell’arco della sua vita, insegnò psicologia sperimentale e si concentrò sulle applicazioni pedagogiche della psicologia. Secondo Cleparede era necessario conoscere i bambini prima di intraprendere un percorso di istruzione Azienda 06. Descrivere il rapporto tra l'empatia e il comportamento pro-sociale Per comprendere il legame con la motivazione all’aiuto è fondamentale distinguere tra empatia e simpatia. Secondo Eisenberg, l’empatia è uno stato affettivo che nasce dal timore di un altro stato emotivo o condizione, e questo è congruente con esso. La simpatia è invece una risposta emotiva derivante da un altro stato emotivo o condizione che non sia identico a quello dell’altro, ma è costituita da sentimenti di dolore o preoccupazione per il benessere altrui. L’elaborazione dell’empatia può trasformarsi in simpatia, disagio personale, o una combinazione di essi. Il comportamento pro-sociale è rapportato negativamente con il disagio personale mentre in modo positivo con la simpatia Lez.58 02. Melanie Klein apportò numerose e profonde modifiche alla terapia freudiana, contribuendo ad applicare la psicoanalisi all’educazione. Delineare il pensiero pedagogico dell'autrice Melanie Klein sostenne con forza la grande importanza della possibilità di applicare l’interpretazione psicoanalitica all’infanzia, approfondendo particolarmente gli aspetti fantastici e le produzioni immaginarie della vita infantile; per fare questo, ideò una metodologia basata sulla interpretazione del gioco (la “tecnica del gioco” corrisponde alle libere associazioni per l’analisi dell’adulto). Nel gioco il bambino esprime e manifesta spontaneamente tutta la sua vita inconscia. Attraverso di esso, l’Es scarica la propria tensione sulle cose, sugli oggetti, le persone, e si traduce in simboli, comportamenti e linguaggi interpretabili. Nel gioco si esprimono i desideri, le fantasie, le esperienze del bambino, perciò il rapporto terapeuta-bambino sarà mediato da materiale e attività ludico-creative: piccoli giocattoli, lavabo, bottigliette, bicchieri, cucchiai, giochi di ruolo (giocare al dottore e all’ammalato, a fare il genitore, ecc.), giochi con l’acqua, un elemento con un’alta simbologia inconscia, che richiama la condizione di pace, protezione, sicurezza e calore della vita intrauterina, e inoltre canto, disegno spontaneo, pittura. Quando il bambino gioca e finge di essere un adulto – specialmente se gioca separato e non visto dai genitori – è possibile cogliere la sua personalità, le sue ansie, le angosce, le invidie, i sensi di colpa, ed eventualmente le nascenti nevrosi e psicosi (per esempio può fantasticare, nel gioco o attraverso un disegno, di distruggere la mamma). Il gioco è agire, costruire, rompere, manipolare, imitare: è un linguaggio e, come tale, manifesta l’inconscio del bambino. La produzione immaginaria ha un aspetto cosciente e uno inconscio, che corrispondono ai contenuti manifesto e latente del sogno, e a significante e significato del linguaggio. Il compito della psicoanalisi infantile sarà, allora, quello di risalire dal contenuto cosciente a quello inconscio. Molti dei problemi che il bambino vive dipendono da un Super-io troppo esigente che, quindi, blocca le immagini arcaiche, le pulsioni inconsce del bambino. Melanie Klein si convinse che i contenuti fantastici (i “fantasmi”) compaiono già nel primo anno di vita, e cercò di studiare la formazione e la presenza dell’Io e degli aspetti pre-edipici fin dai primi mesi dell’esistenza dell’individuo. Secondo la psicoanalista, oltre l’Es, alla nascita esiste già un Io elementare, estremamente precoce,capace di provare angoscia, di mettere in atto meccanismi di difesa e stabilire primitivi rapporti con oggetti, sia nella realtà che nella fantasia, perciò viene presto a scontrarsi con le richieste del Super-Io. Le. 59 04. Freud, nel famoso caso del piccolo Hans, confrontò la pedagogia con le problematiche dell'infanzia. Descrivere il caso clinico del bambino e le conclusioni a cui arrivò l'autore Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 in questo studio clinico Freud, per la prima e unica volta, si confrontò con la pedagogia e le problematiche inerenti l’infanzia. Freud, in realtà, non analizzò mai direttamente dei bambini, ma applicò la psicoanalisi indirettamente al conflitto vissuto da Herbert Graf, descritto appunto come “il piccolo Hans”. Hans era affetto da una grave fobia per i cavalli, animali dai quali fino a poco prima era profondamente attratto. Aveva paura di essere morso dai cavalli e si rifiutava di uscire di casa. Il padre di Hans si rivolse a Freud, il quale vide il bambino una sola volta, ma ne seguì le angosce, le fantasie, le curiosità e i progressi, attraverso i resoconti del padre. È curioso notare che Freud rivide di nuovo Hans solamente quando questi era diventato dulto e non si ricordava piú del conflitto vissuto durante l’infanzia. Il bambino, in piena fase edipica, spostò i sentimenti negativi provati nei confronti del padre sull’animale. Ma questo trasferimento di affetti negativi si ritorse su se stesso sotto forma di fobia. Questo caso clinico costituì il preludio all’analisi infantile, ponendo al centro dell’attenzione i temi della castrazione e del complesso edipico, oltre che degli impulsi, delle curiosità sessuali dei bambini e delle loro identificazioni. Lez.60 06. Descrivere ed argomentare il tema dell'apprendimento secondo il pensiero di Piaget L'apprendimento umano consiste in un perpetuo meccanismo di adeguamento e Piaget sottolinea il fatto che ogni stato di squilibrio corrisponde sempre alla manifestazione di un bisogno. Attraverso questo meccanismo il raggio di azione dell'individuo diviene sempre più ampio e, se all'inizio i movimenti elementari permettono solamente il possesso degli oggetti vicini, considerati nel momento presente, successivamente la memoria e l'intelligenza rendono possibile un processo reversibile che permette di ricostruire mentalmente, all'indietro nel tempo, le trasformazioni avvenute e quindi di prevedere le trasformazioni possibili; in questo modo l'uomo diviene sempre più padrone degli avvenimenti nel tempo e nello spazio. 07. Secondo Piaget la struttura "mentale" si evolve di pari passo con l'evoluzione biologica, passando, attraverso quanti e quali stadi distinti? La struttura "mentale" si evolve di pari passo con l'evoluzione biologica, passando, a parte ogni sotto suddivisione, attraverso quattro stadi distinti: 1– Stadio dell'intelligenza senso-motoria 2– Stadio preoperazionale 3– Stadio delle operazioni intellettuali concrete 4– Stadio delle operazioni intellettuali formali Lez.61 04. La cultura pedagogica russa del XX secolo ha avuto un protagonista rivoluzionario, di chi si tratta? Individuare l'autore e spiegare il suo pensiero educativo La cultura pedagogica russa del XX secolo ha avuto, nella prima fase, un protagonista di nome Pavlov. Egli considerava i comportamenti come riflessi, cioè come risposte innate del sistema nervoso a determinati stimoli. Mediante degli esperimenti su dei cani, egli scoprì che certi riflessi potevano essere trasferiti, mediante associazione, dagli stimoli originari ad altri indotti artificialmente. In questo caso il riflesso si chiama "condizionato". Riportando questa prospettiva al comportamento umano, egli sostenne che l'apprendimento non sarebbe altro che un sistema di riflessi condizionati tra gli stimoli a scopo di adattamento. Lez.62 05. A quale autore si deve la "teoria delle intelligenze multiple"? Individuare l'autore e descrivere la sua teoria La teoria delle intelligenze multiple si deve a Howard Gardner. Egli formulò questa teoria partendo da studi eseguiti su bambini dotati da diverse capacità intellettive, riuscendo a desumere l’esistenza di differenti aspetti legati all’intelligenza. Secondo Gardner, i test usati per misurare l’intelligenza sono volti a rilevare soltanto due tipi di intelligenza: quella linguistica e quella logicomatematica, ma esistono in aggiunta altre cinque forme di intelligenza quali, musicale, spaziale, corporeo-cinestetica, personale, interpersonale. Lez.63 03. Come agisce l'empatia con i bambini? Quali meccanismo cognitivi implicano? Con il termine empatia si intende la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro, l’entrare in sintonia con l’altro. Nei bambini l’empatia viene sostituita dal contagio emotivo che consiste in Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 sono collegate ai bisogni e ne dipendono. Ci sono dei fattori che tendono a scatenarle, a portarle ad uno stato di perdita di controllo e di alterazione dello stato di equilibrio. Pinel distingue le passioni spasmodiche e quelle debilitanti e oppressive, come il rammarico, l’odio, il timore, la gelosia, l’invidia; tali passioni non degenerano in alienazione «se non quando si presentano ad un altissimo grado di intensità per mezzo di bruschi e violenti passaggi dall’una all’altra». Riconducendo la follia a un momento di diversa economia delle passioni, vengono lasciate dietro le spalle le nozioni di follia totale, di furore cieco, di impulso forzato e involontario, impermeabile all’azione terapeutica e al trattamento morale e viene affermata pertanto la curabilità e la guaribilità della maggior parte dei casi di follia. E’ in questo contesto che sorgono le Maison de traitement (come quella istituita nel 1802 da Esquirol a Parigi) – una sorta di anticipazione dei futuri manicomi – il cui scopo fondamentale è appunto quello di curare le malattie mentali. Lez.72 02. Nei primi decenni dell'Ottocento in Italia si iniziò un'educazione dei sordomuti, come era organizzata? Lo studente descriva le teorie e l'approccio pedagogico del periodo storico Nell’Europa a cavallo tra Sette e Ottocento, erano due i poli più progrediti nel campo dell’educazione dei sordomuti, e che tali poli costituivano un punto di riferimento imprescindibile per gli educatori delle varie nazioni. Si trattava di vere e proprie «scuole» con metodi, indirizzi e ordinamenti profondamente diversi. La scuola francese, che faceva capo all’abate Charles-Michel de l’Épée e all’Istituto per i sordomuti di Parigi (Institut National des Sourds-muets de Paris), da lui fondato nel 1771 ed eretto poi, per volontà sovrana, a istituzione pubblica nel 1778. La scuola tedesca, che aveva il suo promotore e principale animatore nell’insegnante laico Samuel Heinicke e il suo centro a Lipsia, dove l’Heinicke aveva dato vita, con la protezione e il sostegno finanziario del re di Sassonia, a una scuola pubblica gratuita per i sordomuti. L’elemento principale – sebbene non unico – di differenziazione tra le due esperienzenrisiedeva nel metodo d’insegnamento adottato con i sordomuti. Nell’Istituto dell’abate de l’Épée l’istruzione era impartita prevalentemente attraverso il metodo mimico o gestuale, che l’istitutore francese aveva modificato, trasformando i gesti naturali in un vero e proprio sistema regolato di comunicazione (gesti convenzionali o metodici). Integravano la mimica altri due metodi: la dattilologia, ossia l’alfabeto manuale («scrittura aerea», come la definiva il de l’Épée), e la scrittura, che rendeva possibile al sordomuto la comunicazione con quanti ignoravano la mimica e la dattilologia. Tutt’altro che ignoto all’abate de l’Épée, il metodo orale praticato a Lipsia era anche da questi utilizzato, sia pure in rari casi: in particolare con gli allievi migliori e già istruiti per mezzo della mimica. Ciò in quanto l’ecclesiastico francese lo riteneva poco adatto, per l’elevato grado di difficoltà che presentava, ai sordomuti di mediocre intelligenza; e, soprattutto, scarsamente funzionale, per le cure assidue e i tempi lunghi che richiedeva, ad un’istruzione di massa. Nella scuola dell’Heinicke, al contrario, era bandita la mimica e l’istruzione dei sordomuti si fondava esclusivamente sul linguaggio orale, ossia sul metodo che prevedeva l’insegnamento «della parola con la parola». A questo uso limitato e aggiuntivo del metodo orale si atterrano anche i discepoli e i numerosi seguaci italiani dell’abate de l’Épée. Le istituzioni per i sordomuti sorte in Italia nel primo cinquantennio del secolo XIX s’ispirarono essenzialmente al sistema francese e, tranne rari e isolati casi, adottarono il metodo mimico integrato dalla dattilologia e dalla scrittura. Lez.73 02. Come era organizzata l'educazione dei sordomuti in Italia nel XVII secolo? Il congresso internazionale di Milano degli educatori dei sordi (1880) sancì la predominanza del metodo orale nella didattica per i sordi. Nel congresso di Milano si ribadirono molti dei concetti espressi nel congresso di Parigi e tra le conclusioni si ricorda la prima: "Il congresso, considerando la non dubbia superiorità della parola sui gesti per restituire il sordomuto alla società e dargli una più perfetta conoscenza della lingua, dichiara: che il metodo orale deve essere preferito a quello della mimica per l'educazione ed istruzione dei sordomuti." Le problematiche sollevate in questo congresso sono numerose e nemmeno tutte risolte. 1 - Il riconoscimento dei diritti del sordomuto 2 - La scelta del tipo di scuola 3 - La preprarazione degli insegnanti 4 - La coeducazione dei sessi 5 - Gli studi statistici sulla diffusione del sordomutismo 6 - Gli studi medico-scientifici sulle cause della sordità infantile 7 - Gli studi finalizzati all'insegnamento delle pronuncia dei fonemi e delle parole 8 - Gli sudi sulla psicologia del bambino con minorazione uditiva 9 - L'avviamento professionale 10 - Il ruolo della famiglia 03. A cosa e a chi si riferisce il "metodo orale"? Delineare il contesto storico e gli aspetti pedagogici. Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 Alla vigilia dell’unificazione nazionale prende l’avvio il processo che, nell’arco di un ventennio, avrebbe portato anche in Italia al definitivo abbandono della mimica e degli altri metodi tradizionali ad essa collegati e all’adozione, come sistema d’insegnamento comune ed esclusivo, del metodo orale. Un’autentica rivoluzione non soltanto sotto il profilo metodologico e didattico, ma anche, in particolare, sul piano culturale e della mentalità. Un simile mutamento, pur realizzato con gradualità (dapprima con l’introduzione del cosiddetto metodo misto, e solo in seguito con principio, perplessità e resistenze, specie da parte diquegli istitutori e di quelle scuole che maggiormente si erano impegnati nel perfezionamento del tradizionale metodo mimico. Lez.74 04. L'applicazione del metodo "orale puro", cosa era? Descrivere il contesto politico ed educativo del periodo ed il metodo in oggetto Nel 1892, a distanza di oltre un decennio, la situazione non presentava mutamenti di rilievo, tanto che, nella relazione svolta al II Congresso nazionale dei maestri dei sordomuti, celebratosi a Genova nel 1892, Giulio Ferreri denunciava il parziale fallimento, almeno in Italia, della prospettiva formulata dodici anni prima a Milano di estendere il metodo orale-puro a tutti gli Istituti. Se era vero che ormai quasi più nessuno praticava in modo esclusivo il metodo gestuale, la dattilologia e la scrittura, era altrettanto vero che il metodo misto veniva ancora largamente utilizzato, nell’insegnamento scolastico, in buona parte degli Istituti della penisola. Specie negli Istituti più piccoli e periferici, che disponevano di pochi maestri, talora forniti di una preparazione pedagogica e didatticaraffazzonata, di fronte alla maggiore complessità di applicazione del metodo orale-puro, si preferiva infatti ricorrere al meno impegnativo connubio della mimica con la parola articolata. Lez.75 04. Quali sono i principi per una buona integrazione in un contesto di pedagogia speciale? La complessità della pedagogia speciale scaturisce dal fatto che si tratta di una scienza i cui contorni non sono definiti una volta per tutte, in quanto vengono rielaborati nella incessante ricerca di possibili soluzioni, in cui la potenziata capacità di interpretare le situazioni di deficit e di handicap rappresenta il principio basilare della prospettiva dell'integrazione. Saper leggere le diversità significa infatti individuare le possibilità e le risorse per ricondurle a comuni territori di appartenenza. La pedagogia speciale sipresenta come scienza di ricerca, per eccellenza scientifico-operativa, ove le conoscenze acquistano senso il valore poiché il loro significato è connesso alla logica dell'integrazione delle diversità. Lez.76 02. Quando si parla di azione sociale ed educativa per le persone con handicap, si parla anche di "un diritto per tutti". Cosa vuol dire? Lo studente spieghi il concetto Tutti i bambini e tutte le bambine hanno diritto ad un'educazione. Tutti gli individui, uomini e donne, hanno il diritto a una vita la più libera possibile. Tutti gli individui hanno dei diritti e dei doveri. Un individuo con ridotte capacità, dovute a un deficit, non perde nessuno dei suoi diritti e nessuno dei suoi doveri. Si può ragionare secondo due logiche: una risponde all'esigenza di avere un luogo dove accogliere e raccogliere tutti coloro che hanno un certo deficit. Facciamo un esempio: per chi nasce o diventa cieco, secondo questa logica, vi deve essere un luogo, un istituto, in cui vengono a trovarsi tutti coloro che sono ciechi. In questa logica chi ha dei bisogni particolari deve andare in un posto, quindi deve cambiare la sua casa, deve abbandonare la sua famiglia, non può più vivere nel suo contesto e deve raggiungere il luogo tecnicamente attrezzato per rispondere ai suoi bisogni. L'altra logica si muove invece per raggiungere, con le risposte adeguate, ogni individuo laddove vive, nel suo contesto familiare, scolastico, sociale, culturale. In questo caso non si tratta tanto di categorizzare, cioè far entrareun individuo in una categoria particolare, quanto di analizzare i suoi bisogni e cercare di rispondere a ciascuno di questi bisogni nel modo più adeguato e personalizzato. Questa seconda logica non fa ricorso a degli istituti ma fa ricorso a delle tecniche che devono integrarsi all'ambiente. Lez.77 02. Lo studente spieghi cosa si intende per "diversità" e per "integrazione", dal punto di vista educativo Parlare di diversità oggi, specialmente all’interno del contesti socio-educativi, implica la necessità di prendere in considerazione almeno due dimensioni che spesso sono intrecciate tra loro: la dimensione intersoggettiva e la dimensione culturale. La dimensione intersoggettiva si riferisce all’ambito della rete formale e informale di relazioni, dove entrano in comunicazione differenti corpi, sensibilità e bisogni, differenti intelligenze, deficit, handicap e talenti. Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 Il processo di integrazione è intrinsecamente intersoggettivo e presuppone che l'essere umano non sia completo in sé, non sia autosufficiente, ovvero non sia un sistema chiuso, ma si realizzi nel rapporto con gli altri. Pertanto il processo di integrazione non si riferisce al soggetto individuato come svantaggiato o diverso ma all’intera comunità. La buona integrazione è quella che permette di capire che non stiamo vivendo in presenza di una diversità ma come una realtà, e pertanto implica l’attivazione di una comunità nella direzione di una modifica del proprio status in favore del diverso. Lez.78 05. Lo studente descriva cos'è una diagnosi funzionale, come viene organizzata e compilata Per diagnosi funzionale si intende la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psico- fisico dell’alunno in situazione di handicap al momento in cui accede alla struttura sanitaria per conseguire gli interventi, essa è un atto sanitario medico legale che descrive analiticamente la compromissione funzionale dello stato psicofisico dell’alunno in situazione di handicap. Lez.79 02. Damiano identifica quattro tipi di "mediatori didattici", quali sono e quali caratteristiche hanno? -I mediatori attivi che fanno ricorso alla esperienza diretta. Un esempio di mediatore attivo è rappresentato dall’esperimento che si realizza in laboratorio. Il limite principale di questo mediatore è costituito dal fatto che esso richiede tempi lunghi di esecuzione, ma se si considerano i vantaggi che derivano dal contatto fisico con il reale, dalla densità emotiva che si viene a produrre, quello della lungaggine dei tempi diventa un limite del tutto irrisorio. - I mediatori iconici che si basano sulla rappresentazione del linguaggio grafico e spaziale (immagini, schematizzazione di concetti, fotografie, filmati, carte geografiche etc.). L’apprendimento mediante immagini si fonda sulle abilità percettive del soggetto. Nonostante siano presenti numerosequalità in termini di sollecitazione di interessi e di motivazione, il mediatore iconico non può essere considerato del tutto autosufficiente, ma richiede l’intervento del mediatore simbolico. Il linguaggio grafico spesso non riesce a riprodurre adeguatamente l’estensione di un concetto e sul piano mnestico, poi, è ingombrante e poco persistente. -I mediatori analogici cercano di rifarsi alle possibilità di apprendimento insite nel gioco e nella simulazione. Si tratta di attività ludiche di gruppo in cui i partecipanti ricreano particolari situazioni e interpretano personaggi. Il tasso di realismo conseguito con i giochi di ruolo è sicuramente maggiore di altre forme tradizionali di insegnamento ma bisogna stare attenti ad evitare il rischio di scambiare la simulazione con la realtà, creando l’illusione di aver fatto veramente esperienze dirette. - I mediatori simbolici sono quelli che si allontanano di più dalla realtà di riferimento e sono considerati i meno validi soprattutto dai sostenitori del principio dell’apprendimento diretto. La lezione frontale costituisce un esempio di mediatore simbolico. In termini di risultati di apprendimento è uno degli approcci meno efficaci soprattutto per la passività che induce presso chi ascolta. In termini di tempo è, invece, il più economico dei mediatori e questo rappresenta uno dei principali motivi per cui è preferito dalla gran parte dei docenti. 03. Per realizzare una buona integrazione è necessario lavorare sulla didattica, come? Analizzare metodi e tecniche. È necessario che essi creino le condizioni miglioriperché il gruppo che lavora con il compagno disabile possa dare risultati soddisfacenti. A fronte del generale consenso sull’efficacia dell’insegnamento mediato da pari, vi è una scarsa concordanza di opinioni rispetto alle basi teoriche (Slavin, 2007): l’approccio motivazionale sostiene che l’insegnamento mediato da pari fornisce agli alunni la motivazione ad aiutarsi reciprocamente aumentando così il loro rendimento. I teorici della coesione sociale ritengono che nei gruppi cooperativi gli studenti sono sollecitati nell’aiutarsi perché hanno più cura l’uno dell’altro (ossia più coesione sociale) e vogliono che gli altri abbiano risultati positivi. Gli approcci cognitivisti suggeriscono che le interazioni verbali e non verbali tra gli alunni migliorano le loro abilità di elaborazione mentale e di conseguenza le loro prestazioni. Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 Lez.85 03. Lo studente descriva cosa sono i Bisogni Educativi Speciali I Bisogni Educativi Speciali si dividono in tre grandi aree: • Disturbi evolutivi specifici tra i quali i DSA (dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia) e l’ADHD, deficit di attenzione e iperattività, certificati dal Servizio Sanitario Nazionale o da specialisti privati. La scuola che riceve la diagnosi scrive per ogni studente un Piano Didattico Personalizzato e non c’è la figura dell’insegnante di sostegno • Disabilità motorie e disabilità cognitive certificate dal Servizio Sanitario Nazionale, che indicano la necessità dell’insegnante di sostegno e di un Piano Educativo Individualizzato (PEI) • Disturbi legati a fattori socio-economici, linguistici, culturali come la non conoscenza della lingua e della cultura italiana e alcune difficoltà di tipo comportamentale e relazionale. Le difficoltà possono essere messe in luce dalla scuola, che osserva lo studente ed esprime le sue considerazioni, o possono essere segnalate dai servizi sociali. Non è previsto l’insegnante di sostegno e la scuola si occupa della redazione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP). Lez.86 08. Lo studente descriva le analogie e le differenze del PEI e del PDP - Piano Educativo Individualizzato - Piano Didattico Personalizzato Il P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) è il documento nel quale vengono descritti gli interventi integrati ed equilibrati tra loro, predisposti per l'alunno in situazione di handicap, per un determinato periodo di tempo, ai fini della realizzazione del diritto all'educazione e all'istruzione, di cui ai primi quattro commi dell'art.12 della Legge 104/92 (D.P.R. 24/02/1994 – art.5). Il Piano Didattico personalizzato non è un documento formale e burocratico ma, come appunto dice il termine “Piano” è uno strumento di programmazione del lavoro didattico, un punto di riferimento per le scelte dei docenti durante l’attività in classe. Non è un documento isolato: è un’articolazione del Piano di lavoro per la classe concordato nell’équipe dei docenti al quale si richiamano anche i Piani di lavoro di ciascun docente. I PDP sono redatti alla luce delle scelte operate dal Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI) e precisate nel Piano Annuale per l’Inclusività (PAI) d’Istituto, a sua volta parte integrante del Piano dell’Offerta Formativa (POF): tutta la scuola è quindi implicata nelle scelte per includere gli allievi con BES. Sia il Piano Didattico Personalizzato che il Piano Educativo Individualizzato hanno come scopo l’inclusione scolastica degli alunni con Bisogni Educativi Speciali e cioè quei bambini o ragazzi che presentano le seguenti caratteristiche: • Disabilità secondo la legge 104/92 • Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) secondo la legge 170 del 2010 • Deficit motorio, di linguaggio o non verbale • Deficit di attenzione e di iperattività (AD/HD) • Svantaggio sociale, culturale e linguistico. In particolare il PEI viene applicato in presenza di disabilità, mentre in tutti gli altri casi viene compilato il PDP. 2 – I soggetti responsabili della compilazione Il Piano Educativo Individualizzato è compilato sotto la diretta responsabilità della Scuola e dei Servizi socio-sanitari che hanno in carico il bambino/ragazzo. Il Piano Didattico Personalizzato è invece redatto dal collegio degli insegnanti sotto la responsabilità del dirigente scolastico. In entrambi casi tu, come genitore, puoi contribuire attivamente alla stesura del PEI o del PDP. A grandi linee questo documento contiene le strategie didattiche per lo studente, gli strumenti compensativi e dispensativi che gli vengono messi a disposizione e i criteri di verifica e giudizio. Il Piano Educativo Individualizzato è più articolato rispetto al PDP e contiene tutti gli interventi predisposti per quel particolare alunno. In particolare: • Dati anagrafici • Diagnosi funzionale • Progetto educativo • Progetti integrati • Interventi Lez. 87 06. Cosa sono i Disturbo da ADHD? Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Il deficit ADHD – Deficit dell’Attenzione e dell’Iperattività rientra ra i Bisogni Educativi Speciali. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. Lez.88 02. Descrivere la Sindrome di Down e i possibili interventi educativi Sindrome causata da un’anomalia cromosomica, che si manifesta con caratteristiche somatiche tipiche, accompagnate da ritardo mentale più o meno grave. L’anomalia cromosomica responsabile della sindrome è la trisomia 21, cioè la presenza di tre copie del cromosoma numero 21 anziché due; pertanto, nelle cellule dell’organismo di un soggetto Down si trovano 47 cromosomi invece dei normali 46.A tutt’oggi la sindrome di Down non è curabile; tuttavia, molte delle sue manifestazioni patologiche possono essere tenute sotto controllo, per cui l’aspettativa di vita dei soggetti che ne sono affetti è passata dai 9 anni del 1929 a oltre 50 anni negli anni Settanta. I bambini Down possono imparare, sia pure in misura che dipende dalla gravità della loro sintomatologia, a effettuare le attività svolte normalmente dagli altri bambini, come giocare, parlare, costruire, praticare sport, anche se ciò richiede tempi di apprendimento più lunghi. Per una buona comprensione dello sviluppo sociale a partire dai sei anni non bisogna dimenticare che, anche se non in modo omogeneo, il bambino con sindrome di Down si sviluppa più lentamente. In altre parole il bambino di sei anni presenta molti comportamenti e abilità tipiche non di tale età, ma di due o tre anni prima. E la differenza permane o si accentua con il passare dell'etàOgni buon intervento è anche preventivo in quanto può evitare un inadeguato sviluppo fisico e della personalità. Sono opportuni degli esempi. Attività fisico-motoria. Attività ludica. Attività cognitive intrisecamente motivate. Attività lavorative Attività sociali. Trattamenti. Ogni trattamento ha non solo un fine abilitativo, ma anche preventivo. Risultati a livello fisioterapico favoriscono l'attività fisico-motoria e ludica. Una buona logopedia migliora i rapporti sociali. Una buona abilitazione cognitiva mantiene vive le motivazioni a conoscere e a sentirsi competenti. Fra educazione, prevenzione e trattamento (o cura) non vi è quindi un rapporto lineare, ma di sistema, in quanto ogni attività educativa, di prevenzione o di trattamento è sostenuta dalle altre e a sua volta le sostiene in una interazione continua. Lez.89 04. Descrivere cosa sono i disturbi mentali I disturbi di personalità sono condizioni stabili nella vita dell’individuo, caratterizzate dalla presenza di aspetti di personalità rigidi e disadattativi al punto da compromettere l’adattamento alla vita quotidiana e le relazioni interpersonali. I principali disturbi di personalità sono quello paranoide (caratterizzato da estrema sfiducia e sospettosità), schizoide (il cui tratto prevalente è la chiusura nei rapporti sociali), schizotipico (caratterizzato da chiusura relazionale e dalla presenza di pensieri bizzarri), antisociale (il cui tratto distintivo è la presenza di comportamenti devianti dalle norme e dalle leggi sociali), borderline (disturbo in cui sono presenti marcate oscillazioni comportamentali e difficoltà nel controllo degli impulsi), istrionico (in cui prevalgono condotte e atteggiamenti di tipo teatrale, con una caratteristica esagerazione delle emozioni), narcisistico (caratterizzato dal continuo bisogno di approvazione e ammirazione da parte degli altri), evitante (in cui è prevalente un atteggiamento teso a evitare il mondo esterno e la paura di assumersi responsabilità), dipendente (in cui vi è una marcata difficoltà ad autonomizzarsi), ossessivo-compulsivo (caratterizzato da perfezionismo e meticolosità). Lez.90 03. Illustrare la sindrome autistica Autismo è il Termine con cui viene descritto un sintomo della schizofrenia o con cui si designa un particolare tipo di psicosi dell’infanzia (“disturbo autistico” o “autismo infantile precoce” o “autismo di Kanner”), caratterizzato da un grave disturbo psicopatologico della comunicazione e del comportamento. Il bambino autistico è incapace di usare il linguaggio in modo comprensibile o di elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente. Circa metà dei bambini autistici è priva della parola; quelli che parlano spesso si limitano a ripetere meccanicamente ciò che sentono. Il termine “autismo” descrive, in particolare, l’atteggiamento, comune a questi soggetti, ditotale isolamento dall’ambiente esterno e di chiusura in un mondo interiore. I soggetti autistici possono, inoltre, presentare disomogeneità dello sviluppo, fascino per gli oggetti meccanici, reazioni stereotipate nei confronti degli stimoli ambientali e resistenza a qualunque cambiamento esterno. Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480 Lez.91 03. Quali sono le qualità che deve possedere un buon docente per un'effettiva scuola inclusiva? La realizzazione di una buona prassi didattica inclusiva si sviluppa a partire da una concezione dei docenti in termini di “gruppo docente” in grado di porsi come una risorsa finalizzata al sostegno ed allo sviluppo di competenze di ciascun alunno. Seguendo questa direttiva la possibilità di mettere in atto buone prassi didattiche nasce e si sviluppa attraverso una concezione della professionalità del docente basata su alcuni elementi fondamentali che consentano ad ognuno di realizzare una scuola inclusiva e favorevole all’integrazione e che, al contempo, favorisce il superamento della concezione dell’apprendimento come trasmissione di nozioni. Lez.92 02. Cosa si intende per Apprendimento cooperativo? Quali sono le sue caratteristiche? Il Cooperative Learning o Apprendimento cooperativo, è definito come una metodologia didattica che sviluppa l’apprendimento del singolo attraverso una cooperazione attiva tra i compagni di classe. Il Cooperative Learning, tuttavia non coincide con la pratica di lavoro di gruppo, già adottata da molto tempo nella scuola italiana. Il Cooperative Learning, tuttavia non coincide con la pratica di lavoro di gruppo, già adottata da molto tempo nella scuola italiana. Nel lavoro di gruppo, infatti, al di là della situazione gruppale, ciascun allievo si preoccupa di imparare per se stessosenza sentirsi responsabile dell’apprendimento altrui, vi è un solo leader che di solito guida il gruppo, l’attenzione dei docenti è rivolta maggiormente ai livelli di apprendimento conseguiti e non alle relazioni instauratesi fra i membri del gruppo, e la valutazione stessa del lavoro che ricade sul gruppo disincentiva la partecipazione adeguata di alcuni membri. Vengono dunque a mancare quegli elementi di organizzazione strutturale che rappresentano le caratteristiche fondamentali proprie del Cooperative Learning quali l’interdipendenza positiva fra i membri del gruppo, la responsabilità della leadership condivisa fra tutti i suoi membri, l’instaurarsi di un’interrelazione positiva (o interazione costruttiva diretta), l’insegnamento diretto delle abilità sociali (in particolare quelle relazionali) necessarie ainstaurare dei rapporti di collaborazione all’interno del gruppo e la valutazione non solo individuale ma anche di gruppo. Il Cooperative Learning grazie alla sua peculiarità rappresenta unmetodo ed un modello didattico fondamentale per gli studenticon bisogni educativi speciali, infatti se da un punto di vista metodologico rafforza la motivazione degli studenti e si adatta maggiormente a coloro i quali hanno necessità particolari, da un punto di vista sociale migliora e rinforza le relazioni interpersonali fra studenti “diversamente abili” e “normali”. Lez.93 02. Come si costruisce un gruppo-classe per favorire l'integrazione? La costruzione di un clima umano positivo è un elemento fondamentale per favorire la formazione del gruppo classe in tutti i suoi membri di benessere psicologico e di un’identità positiva; inoltre questo consente al gruppo di raggiungere una coesione sempre maggiore, fino a maturare un senso di appartenenza alla classe che consente l’integrazione piena di tutti i suoi membri. La trasformazione di un gruppo di alunni in un gruppo classe è ilrisultato di un’attività didattica individualizzata e personalizzata che permetta all’alunno di fissarsi degli obiettivi da raggiungere di tipo personale e di potersi confrontare all’interno di questa personalizzazione degli obiettivi con i risultati ottenuti dagli altri; i gruppi-classe i cui insegnanti “spingono l’acceleratore” solo sulla dimensione dell’efficienza, rischiano di creare dinamiche personali e sociali che innescano circoli viziosi di insuccesso scolastico. La realizzazione del gruppo classe al contrario si realizza attraverso la dimensione dell’affettività/socialità, ovvero quegli aspetti della realtà interpersonale che riguardano l’attenzione alla persona, al suo trovarsi a proprio agio, al suo sentirsi accettata e valorizzata. La costruzione del gruppo classe passa dall’offerta da parte dell’insegnante di opportunità perl’instaurarsi di relazioni significative che permettano ad ognuno di introdursi nei rapporti interpersonali come persone autentiche con propri bisogni, aspettative, idee e interessi. Downloaded by sara micheletti (saramicheletti70@gmail.com) lOMoARcPSD|17932480
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved