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20th Century Britain: Economic, Cultural and Social Change, Appunti di Cultura Inglese I

Riassunto tradotto dall'inglese all'italiano

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 28/07/2018

Utente sconosciuto
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Scarica 20th Century Britain: Economic, Cultural and Social Change e più Appunti in PDF di Cultura Inglese I solo su Docsity! 20TH CENTURY BRITAIN Immigrazione, multiculturalismo e razzismo. Sebbene l’immigrazione ha svolto un ruolo centrale nell’evoluzione della Gran Bretagna, soltanto negli ultimi decenni gli storici hanno cominciato a dedicarle attenzione. Dopo il 1945 sicuramente la Gran Bretagna è stata testimone di una serie di immigrazioni che hanno portato profonde conseguenze in tutti gli aspetti della vita britannica. Ma l’immigrazione nella gran Bretagna non è un nuovo fenomeno, infatti gli inglesi riconoscono di avere origini dai flussi migratori che fecero strada per le isole britanniche durante il 5 e 6 secolo. Durante il 19 secolo arrivò un afflusso di quasi un milione di irlandesi e diverse centinaia di migliaia di ebrei in fuga dalle persecuzioni dall’Europa orientale. Durante la fine degli anni 30 un nuovo gruppo di ebrei arrivò in Gran Bretagna, per scappare dalla Germania nazista. Lo scoppio della seconda guerra mondiale comportò la nascita di ulteriori flussi di rifugiati del continente, insieme alle Indie occidentali e agli asiatici che si unirono ai piccoli gruppi di queste comunità già presenti in Gran Bretagna. Gli afflussi del dopoguerra alterarono questa situazione, poiché dei migranti giunsero in gran numero in Gran Bretagna da tutta l’Europa e il mondo tra il 1945 e il 2000. Mentre gran parte degli insediamenti rimase negli agglomerati urbani, le comunità delle minoranze etniche si espansero nelle città e in parti del paese che aveva precedentemente subito delle piccole immigrazioni. Al contempo l’impatto dell’immigrazione sulla vita britannica è stato trasformativo: lo sviluppo del paese dopo la seconda guerra mondiale non può essere compreso senza tener conto dell’importanza dei migranti. Il multiculturalismo si è evoluto affianco all’esistenza del razzismo. Alcuni dei gruppi più sostanziali hanno una lunga tradizione storiografica, in particolare le comunità Ebree e Irlandesi. Soltanto negli ultimi due decenni gli storici hanno cominciato a esaminare l’immigrazione nel dopoguerra. Migrazione verso il dopoguerra in Gran Bretagna La scarsa attenzione rivolta all’immigrazione ci colpisce per il livello e la regolarità del movimento verso il paese dalla fine della seconda guerra mondiale. Questa migrazione verso il paese si divide in diversi periodi cronologici. Il primo di questi, consiste nei primi anni del dopoguerra, quando il governo britannico cercò di attirare gli immigrati dall’Europa al fine di contribuire con la ricostruzione. I flussi più grandi provenivano dall’Irlanda. Dal 1971 più di un milione di irlandesi vivevano in Gran Bretagna. Inoltre il governo attirò gli italiani. Il ministero del lavoro ulteriormente reclutò 91.151 sfollati alla fine degli anni 40. La politica d’immigrazione rimase selettiva poiché il governo mirava a tenere fuori gli ebrei europei durante questo periodo. Il governo presentò un’iniziale riluttanza per consentire l’immigrazione da queste destinazioni a causa del desiderio di mantenere la Gran Bretagna “bianca”. Ciononostante il British Nationality Act del 1948 consentiva alle persone di cittadinanza imperiale o del commonwealth di stabilirsi in Gran Bretagna. L’afflusso iniziale avvenne dalle Indie orientali, una parte del mondo che subì elevati livelli di disoccupazione. Ma dopo le Indie occidentali, il più importante fornitore di migranti consisteva nel sud Asia, con ciò si intendono l’india e il Pakistan. In effetti in questi casi, la migrazione si verificò in queste aree specifiche. Gran parte degli indiani che migrarono in Bretagna provenivano sia dal Punjab che dal Gujurat, mentre molti Pakistani venivano da Sylhet, che successivamente farebbe parte del Bangladesh. I migranti lasciarono di nuovo le regioni sottosviluppate spesso nella speranza di trovare lavoro, per accumulare capitale e poi ritornare a casa. Questa seconda fase di migrazione finì nel 1962 quando il governo conservativo di Harold Macmillan approvò il Commonwealth Immigrants Act del 1962 che limitò l’entrata dagli ex territori imperiali agli individui che ricevevano un voucher per lavorare nelle aree che necessitavano dei reclutamenti dall’estero. Comunque questa misura non impedì l’immigrazione dall’impero e dal commonwealth perché altri due flussi continuarono ad arrivare nel paese nel 1970. Una seconda ondata era costituita dai familiari di quegli uomini che si trasferirono in Gran Bretagna prima del 1962, soprattutto quelli dell’India, con un significativo aumento del numero delle comunità sud asiatiche nell’UK. In terzo luogo, il 1962 Act non impedì un’immigrazione di 155.000 persone di origine indiana che si erano stabiliti in precedenza nell’Africa dell’est ma avevano ancora i passaporti inglesi. Ma questo ultimo movimento cessò la successiva ostilità che emerse nella stampa popolare, alimentata dai discorsi di Enoch Powell e portando al passaggio del Commonwealth Immigrants Act del 1968 e l’Immigration Act del 1971, che ha fatto sì che gli unici a possedere il passaporto britannico potevano trasferirsi in Gran Bretagna, e consistevano in coloro che avevano almeno un genitore o un nonno nato, adottato o naturalizzato nell’UK, un’evidente esempio di discriminazione che impedì agli asiatici di trasferirsi nel paese. Il quarto e ultimo periodo della migrazione in Gran Bretagna copre i decenni dai primi anni 70 fino alla fine del secolo. Innanzitutto alcune famiglie continuarono a migrare, soprattutto i sud asiatici. Collegato a questo, alcune seconde generazioni degli immigranti sud asiatici scelsero dei mariti o mogli dalla loro terra di origine. Una serie di movimenti di rifugiati si fecero strada verso la Gran Bretagna dai primi anni 70. Gli anni 70 assistettero anche ad un’ondata di circa 10.000 greci, ciprioti che sfuggivano all’invasione turca del loro paese e circa 15.000 vietnamiti, perlopiù di etnia cinese. Alcuni esiliati dalla Yugoslavia, medio oriente e africa si trasferirono in Gran Bretagna, dove affrontarono la denigrazione come richiedenti asilo. Un terzo importante gruppo di immigrati verso la Gran Bretagna dagli anni 70, si componeva di cittadini dell’Unione Europea, che entravano nel paese sotto la clausola del trattato di Roma del 1957, (che consentiva la libera circolazione dei lavoratori). Uno dei più grandi gruppi era formato dai tedeschi, i cui numeri oltrepassarono i 200.000 negli anni 90. I decenni finali del ventesimo secolo, assistettero anche ad un incremento nel numero dei migranti clandestini in Gran Bretagna, soprattutto a Londra. Sopravvivendo nel lavoro, hanno svolto un ruolo vitale, specialmente nella capitale, svolgendo compiti che i britannici evitavano. Sono arrivati come migranti economici, rifugiati, clandestini e famiglie di persone già presenti nel paese. Multiculturalismo discriminazione e aumentare il multiculturalismo e l’integrazione. Le varie leggi sui rapporti razziali sono sorti in parallelo con il passaggio di una serie misure di controllo altamente selettive sull’immigrazione. Tuttavia i governi del dopoguerra hanno accolto favorevolmente i migranti dal commonwealth e dall’impero per un breve periodo, inoltre successivamente introdussero delle misure per tenerli lontano. Più recentemente un’intera serie di leggi sull’asilo e sull’immigrazione, sono entrati in azione per fare accordi con i rifugiati. Dall’altra parte gli europei avevano il diritto di entrare in Gran Bretagna. Un’ulteriore dimostrazione sul razzismo consiste in azioni della polizia, in particolare verso la gioventù nera. Nell’agosto 1948, seguendo un attacco razzista in un ostello per marinai di colore a Liverpool, la polizia arrestò 60 uomini neri e solamente 10 bianchi. Nonostante le raccomandazioni fatte dallo Scarman Report nel 1980, controllo discriminatorio continuò in Gran Bretagna nei decenni successivi. Un anglocentrismo mostrò l’ostilità verso gli immigranti dal commonwealth nell’umorismo della classe operaia, che si focalizzò in particolare sui pakistani e gli irlandesi. La più persistente ostilità verso i migranti probabilmente proveniva dalla stampa di destra sia a livello nazionale che locale, la quale durante il periodo del dopoguerra, ha dedicato attenzione a qualunque gruppo visto come principale minaccia. Pertanto, durante gli anni 50 l’attenzione si focalizzò particolarmente sui nuovi arrivati dai Caraibi e svolsero un ruolo nello scoppio delle rivolte razziali del notting hill e Nottingham del 9158. L’intenso interesse sull’immigrazione continuò e aiutò a creare un’atmosfera che portò al passaggio della legge sull’immigrazione del Commonwealth del 1962. Questa ostilità nei confronti dell’immigrazione continuò negli anni 60 e 70, raggiungendo una serie di picchi, compreso l’autunno del 1972. Durante gli anni 70 e 80 molta attenzione della stampa si incentrò sugli immigrati clandestini. Alla fine del secolo, l’interesse si rivolse verso i richiedenti asilo, disumanizzati in molte sezioni della stampa. Per questo non sorprende il fatto che gli immigranti hanno affrontato esperienze dirette di discriminazione dal 1945, soprattutto nell’alloggio e lavoro. Durante i primi anni del dopoguerra, non esisteva nessuna legislazione che potesse prevenire la discriminazione, perciò molte persone dalle origini caraibiche e asiatiche riscontrarono discriminazione diretta in entrambe i settori. Tuttavia il passaggio delle leggi sulle relazioni razziali del 1968 e 1976 non uscirono a evitare discriminazioni razziali in entrambe le aree. Una delle funzioni dell CRE è proprio quella di indagare sugli esempi di discriminazione razziale. Sotto il profilo dei modelli abitativi, il movimento avveniva spesso fuori dalle aree iniziali degli insediamenti, ma questo si è verificato qualche volta en masse, affinché le aree degli insediamenti dei disagiati qualche volta potessero spostarsi nelle periferie. Così come le sottili forme di discriminazione in alloggio e lavoro, molti migranti del dopoguerra nella Gran Bretagna hanno subito violenze razziali. Negli anni successivi dopo il 1945 le rivolte contro i migranti avvennero in alcuni luoghi. La maggior parte di questi disordini si concentrano sulle persone ordinarie dai Caraibi. Durante gli anni 70 e 80 i Pakistani e bengalesi diventarono le vittime degli attacchi perpetuati dai giovani bianchi delle classi lavorative, soprattutto nel lato est di Londra. In questa sezione sul razzismo infine dobbiamo tenere conto dei partiti di estrema destra, sono sempre esistiti in Gran Bretagna dalla fine del 19 secolo. Nei primi anni del dopoguerra il gruppo più grande era costituito da quello di Oswald Mosley’Union Movement, in parallelo con quello più piccolo, la League of Empire Loyalists, da cui emerge il Fronte Nazionale e il Partito Nazionale Britannico. Ma la sua scena venne rubata da Margaret Tatcher, che parlò di una Gran Bretagna sommersa dagli immigrati poco prima dell’elezione del 1979. Solo durante gli anni 90 il partito si riprese. Sebbene i gruppi estremisti non ebbero un successo elettorale nella seconda metà del ventesimo secolo e ottennero solo un posto nel seggio a Wapping nel 1993, loro influenzarono il dibattito sull’immigrazione.
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