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700 SECOLO- TRA ESPANSIONE E SVILUPPO ECONOMICO NELL'EUROPA DEL XVIII SECOLO, Dispense di Storia Economica

sintesi PARTE 4 libro: DALL'ESPANSIONE ALLO SVILUPPO

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 20/10/2020

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Scarica 700 SECOLO- TRA ESPANSIONE E SVILUPPO ECONOMICO NELL'EUROPA DEL XVIII SECOLO e più Dispense in PDF di Storia Economica solo su Docsity! 1. Storia economica p4: Europa del XVIII secolo. 1.1. Nuove prospettive. •Il XVIII secolo è identificato con i diversi eventi culturali e politici verificatisi: Illuminismo, Guerra Americana di Indipendenza, Rivoluzione Francese e la crisi dell’Ancien Régime. •L’Illuminismo fu un movimento sociale, politico, economico e filosofico che sosteneva la prevalenza della ragione sulla fede. Si vuole illuminare la mente dell’uomo, ottenebrata dall’ignoranza e dalla superstizione, attraverso la scienza e la ragione. •Guerra Americana di Indipendenza: le 13 colonie inglesi in America dichiararono indipendenza, aiutati dalla Spagna e Francia, perché erano molto sfruttate dall’Inghilterra. Giorno di indipendenza 4 luglio 1776 anche se la guerra proseguì fino al 1783. •Rivoluzione Francese: 1789-1799. •Durante il 700, l’Inghilterra pone le basi per la Rivoluzione industriale che sarà portata a termine nel XIX secolo. L’economista Rostow nel 1960 considerò la Rivoluzione Industriale inglese come la base empirica per un modello generale di sviluppo economico moderno, applicabile a tutte le economie di ogni luogo e tempo. Secondo Rostow, l’industrializzazione era il momento definitivo della trasformazione economica dal pre-moderno al moderno, e per sottolineare questa trasformazione usa la metafora aeronautica del decollo “Take-off” verso una crescita economica sostenuta. Il modello di sviluppo di Rostow procede per 5 stadi: la terza è quella di decollo, fase in cui la tecnologia e i macchinari fornivano alle società incrementi di produttività fino ad allora mai raggiunti. La fase del decollo era conseguenza di pre-condizioni per l’industrializzazione. Secondo questa interpretazione, la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE era la conseguenza di altre rivoluzioni: quella AGRICOLA, che con l’incremento della produttività agricola permise a molti contadini di dedicarsi ad altre attività e che con la messa a coltura del foraggio permetteva di ridurre il maggese; quella DEMOGRAFICA, che avrebbe incrementato l’offerta di manodopera e la domanda; quella dei TRASPORTI, che permise una maggiore mobilità e un’espansione del commercio; quella del CREDITO, che attraverso la creazione di istituzioni bancarie, avrebbe reso disponibili flussi di investimento per imprese commerciali e industriali; quella COMMERCIALE, che avrebbe generato nuova ricchezza, nuove attitudini imprenditoriali, nuovi modelli di domanda e consumo… •La teoria di Rostow sarà oggetto di molte critiche. Nel XX secolo i critici di tendenza marxista, non mettevano in discussione il concetto di una serie sequenziale di rivoluzioni economiche, istituzionali e sociali che caratterizzavano il capitalismo inglese, bensì nell’interpretazione della natura del capitalismo industriale. Per Rostow il capitalismo industriale era il prodotto di una impresa libera, capace di far leva sulla tecnologia. Secondo i critici invece, il capitalismo industriale era basato su un sistema di sfruttamento, in cui la ricchezza dei ricchi derivava dal lavoro e dalla espropriazione dei poveri. •Uno dei primi critici di Rostow è Gerschenkron il quale insisteva sul fatto che i modelli di sviluppo industriale moderno in ogni Paese erano stati molto differenti, e che tali differenze dovevano arrivare da una diversa allocazione temporale dello sviluppo. •In conclusione, una debolezza del modello di Rostow sta nella difficoltà di misurare o datare il momento preciso del decollo industriale nei diversi Paesi europei. Bensì il modello si adatta solo all’Inghilterra. 2.1. Sviluppo economico nel XVIII secolo. •Tema centrale del XVIII secolo è il declino dell’Ancien Régime: alle vecchie classi dominanti si sostituiscono quelle affluenti, il cui status è determinato dalla ricchezza. (Novità: lo STATUS non era più stabilito dal titolo nobiliare, bensì dalla ricchezza in possesso). La Rivoluzione Francese del 1789 costituì una rottura con il passato. •Gli scrittori che si appellavano ai principi dell’Illuminismo erano una minoranza ristretta. L’illuminismo era in parte erede della “Rivoluzione Scientifica” del secolo precedente, ma era anche segno del nuovo cosmopolitismo che mise in contatto i diversi Paesi grazie ai GRAND TOUR. Nobili e borghesi intraprendevano lunghi viaggi per visitare i più grandi centri di cultura. La capacità di viaggiare era un indicatore di nuove forme di ricchezza e inoltre era collegata a quella che si chiamerà “cultura consumistica”, le cui origini si possono far risalire proprio al XVIII secolo. Tale capacità aveva favorito una maggiore stabilità politica del continente europeo, che aveva reso possibili e più sicuri i viaggi. Questi viaggi erano fatti anche con il desiderio di esplorare e scoprire le differenti società europee. Il contatto con il mondo Orientale causò un’attrazione verso l’arte e il design orientale, ma incoraggiò anche il desiderio di una maggiore conoscenza dei più vecchi mondi europei. •Il XVIII secolo fu contraddistinto da una nuova fase di espansione coloniale: -con la decadenza dell’impero spagnolo in America, olandesi, inglesi e francesi premevano per stabilire la loro presenza commerciale in quest’area; - molti europei furono interessati a sfruttare le terre del sub-continente Indiano. Questa nuova fase di espansione coinvolse i paesi in lunghi conflitti: Francia, Spagna e Gran Bretagna in Atlantico e in India. Questi conflitti si attenuarono nella seconda metà del secolo, creando nuove possibilità per il commercio e per la produzione. •Nel passato si diede poca importanza alle “periferie”, ossia quelle regioni che non furono capaci di rispondere agli stimoli del cambiamento e modernizzazione. Nel 700 vi si dà più importanza, quasi al pari dei “centri” di trasformazione economica. •L’idea illuministica secondo cui la pubblica amministrazione si sarebbe dovuta basare sui principi della ragione trovò sbocco nelle pratiche amministrative degli Asburgo austriaci, con le riforme di Maria Teresa e Giuseppe II, poi dalla monarchia francese, dopo la nomina di Turgot. Anche la Dichiarazione di Indipendenza Americana si basava sulle idee razionali dell’Illuminismo europeo. Queste riforme stabilirono la premessa critica che il governo razionale era possibile solo quando la pubblica amministrazione possedeva una conoscenza accurata delle condizioni della società, dell’agricoltura, del commercio e dei produttori. Per ciò, i governi iniziarono a raccogliere e comparare dati ed informazioni, e in questo furono aiutati dalla matematica, che diede sviluppo alla disciplina della statistica. •Nasce l’economia politica grazie ad economisti classici come A. Smith. Smith afferma la che fonte di ogni ricchezza è il LAVORO. Per aumentare il profitto, senza ridurre i salari, Smith introduce il concetto di Divisione del lavoro. Con la divisione del lavoro: 5.1. Crescita del commercio. a) Commercio Interno Durante il XVIII vi è una continua espansione del commercio locale e intraregionale che favorisce un’espansione economica. Ciò si doveva in parte al fatto che un crescente numero di europei viveva nelle città, il che implicava che le aziende agricole dovevano soddisfare i bisogni di un numero crescente di individui non direttamente occupati nell’agricoltura. Tuttavia, la città rappresentava una importante opportunità per la commercializzazione dei prodotti agricoli. Molti governanti europei tentarono di promuovere il commercio interno migliorando le comunicazioni: solo in Gran Bretagna si sviluppò un sistema efficace per attrarre gli investimenti privati nella costruzione di strade grazie ai Turnpike trusts, associazioni fondate dai proprietari terrieri dietro concessione parlamentare per costruire strade pubbliche, con il recupero dei costi mediante il pedaggio sul traffico. Ma, prima dell’epoca delle ferrovie, le comunicazioni sono scarse, quindi la maggior parte dei circuiti commerciali europei restava localizzata con poca possibilità di espansione. Ebbero un ruolo importante in questa espansione, la navigazione costiera e il commercio marittimo a breve distanza. Queste attività costituirono il fondamento per la comparsa di numerosi piccoli porti che, specializzati nel commercio costiero locale, offrivano una base a gruppi di mercanti del posto, finanzieri e mediatori di noleggi marittimi. b) Commercio internazionale Sebbene il commercio marittimo su lunghe distanze costituì una percentuale del commercio minore di quello svolto dal naviglio costiero, ha attratto l’attenzione degli storici. Anche prima di Karl Marx si supponeva che i profitti ricavati dalle principali potenze europee mediante il commercio con il mondo non-europeo avessero dato un contributo essenziale al processo di accumulazione del capitale, che rese poi possibile l’espansione economica e l’industrializzazione. Ma, come notò Braudel, all’inizio del XVIII secolo, nessuna potenza europea aveva le risorse o la manodopera necessaria per monopolizzare i vasti territori del Nuovo Mondo. Come ha sostenuto R.T. Rapp, la competitività dei mercanti inglesi e olandesi nel commercio interazionale del XVII e XVIII secolo a una conseguenza della loro abilità nel superare i rivali commerciali nei mercati europei. Nel caso degli olandesi ciò era più o meno causato dalla loro Fluitship, che trasportava carichi più grossi più velocemente delle navi di qualsiasi altro concorrente commerciale. Nel 1700 Amsterdam era anche la città commerciale e il centro finanziario più importante del mondo, in quanto forniva collegamenti con l’Oriente, l’America e il Baltico. Il traffico commerciale olandese, britannico e francese del XVII e XVIII secolo era diverso da quello portoghese e spagnolo, che facevano affidamento sull’estrazione di materie prime e di metalli preziosi dalle colonie. Alla fine del XVII secolo i britannici e i francesi incominciavano a escludere gli olandesi nel commercio con il Nord America perché, entrambi i paesi, avevano adottato una legislazione monopolistica: l’Inghilterra gli Atti di Navigazione del 1651; la Francia le misure protezionistiche di Colbert. I principali centri manifatturieri olandesi non riuscirono ad adattarsi alla domanda interna del XVIII secolo di stoffe più leggere: i pesanti costi di investimento avevano causato problemi inflazionistici e diminuito la capacità del governo olandese di difendere gli interessi commerciali d’oltremare della Repubblica. Dopo il 1717 il commercio spagnolo con le colonie americane e caraibiche era controllato da Cadice, che aveva assunto il controllo amministrativo, precedentemente svolto da Siviglia. Durante il secolo, il commercio coloniale spagnolo continuò ad espandersi in volume, pur senza far nascere alcuna attività sussidiaria in Cadice o in Andalusia. Cadice si arricchì, ma quando con la guerra contro la Gran Bretagna la Spagna perse le sue colonie, la prosperità di Cadice scomparve. Pertanto, si può affermare che il commercio coloniale spagnolo non aveva dato impulso allo sviluppo o alla specializzazione agricola in Andalusia, né allo sviluppo di nuove industrie. La rivalità commerciale tra la Gran Bretagna e la Francia nel XVIII secolo si estese al sub- Continente Indiano, ma il suo punto focale era l’Atlantico e fu qui che combatterono le principali battaglie commerciali e politiche. Proprio come gli olandesi, i mercati inglesi si affidarono alle nuove merci e riuscirono a sviluppare efficienti reti che collegavano il nuovo commercio americano con i vecchi mercati europei. La struttura del commercio britannico d’oltremare era determinata dalla necessità di compensare la dipendenza della Gran Bretagna con i Paesi Baltici per le forniture di legname, di materiali per la costruzione navale e cereali. Per quando riguarda il commercio coloniale inglese, fu difficile costringere i coloni a continuare ad accettare regolamenti restrittivi volti ad impedir loro di sviluppare i propri manufatti. Sebbene questi risentimenti contribuirono alla ribellione dei coloni nel Nord America contro il governo britannico, dopo la Guerra di indipendenza 1776, il commercio tra Gran Bretagna e i suoi ex coloni americani crebbe ancor più velocemente: le piantagioni americane divennero importanti fornitrici di COTONE, fibra che sarà oggetto di lavorazione delle nuove industrie tessili meccanizzate della Gran Bretagna. Ritornando al discorso, di come questi paesi siano diventate le grandi potenze dei secoli successivi… Se consideriamo il caso inglese, non vi è alcuna prova che i profitti provenienti dal commercio internazionale fossero reinvestiti nelle imprese manifatturiere. Al contrario, sarebbero stati più probabilmente investiti nella terra o nella costruzione di case suntuose di città o ville di campagna. La ricchezza proveniente dal commercio aiutò a sviluppare nuovi consumi, nuovi gusti e nuove forme di ricreazione, nuove forme di abbigliamento…. Contribuì anche allo sviluppo di nuove istituzioni mercantili come la South Sea Company di John Law del 1720. Il commercio incoraggiò anche l’espansione di tradizionali industrie di beni di consumo, in particolare quella della fabbricazione della birra. 6.1. Le industrie e le manifatture. •PAESI BASSI MERIDIONALI (il Belgio) Gli storici sostengono che i Paesi Bassi Meridionali abbiano sperimentato una crescita sostenuta nel XVIII secolo. I Paesi Bassi Meridionali erano una regione ricca di risorse naturali, con una delle più avanzate economie agricole d’Europa, attraversata da reti di vie d’acqua navigabili che furono estese nel XVIII secolo da canali e da strade che le fornivano uno dei migliori sistemi di comunicazione d’Europa. Nel 700 si sfrutta notevolmente l’energia idraulica, nonostante sia stata inventata la macchina a vapore. I Paesi Bassi sfrutteranno la forza vapore nelle industrie minerarie solo nel 1800 per azionare i congegni di avvolgimento che portavano il carbone in superficie. La principale regione mineraria era il Borinage, ricca di ferro e carbone; le miniere del Borinage erano superficiali, ossia non bisognava andare in profondità per estrarre i minerali, ed è per questo che si ritarda nell’utilizzo della forza del vapore. Le piccole fornaci e industrie situate vicino ai fiumi Sambre e Mosa si spostano verso la città di Liegi e Charleroi, dove vi era un migliore accesso ai mercati locali ed extra locali. Le principali città, però, sono Bruxelles e Anversa: la prima era il principale centro amministrativo, finanziario e commerciale; la seconda era il principale porto dei Paesi Bassi. I Paesi Bassi erano dotati anche di importanti industrie tessili: in questo settore l’imprenditore inglese William Cockerill introdusse le macchine a vapore nel 1799. Durante il XVIII, nei Paesi Bassi non si avverte la pressione di rimpiazzare la forza lavoro umana con le macchine in quanto vi era abbondante offerta di manodopera a basso costo, adeguata a soddisfare le necessità sia dell’industria che dell’agricoltura e delle manifatture. Il costo della manodopera era 60-70% inferiore di quella inglese. •Le province olandesi non godevano delle stesse risorse naturali per l’industria e gran parte della terra recuperata dal mare mediante dighe e polders era utilizzata per l’agricoltura intensiva. Le campagne olandesi erano scarsamente popolate. Facendo affidamento sul mercato interno, i produttori lanieri di Leida sentivano poco l’urgenza di cambiare i loro metodi di produzione anche se la concorrenza dei francesi e britannici li spingeva fuori dai mercati stranieri. La grande industria dell’Olanda era quella delle costruzioni navali che aveva sede ad Amsterdam. •Durante il XVIII la produzione manifatturiera delle Fiandre si espanse notevolmente grazie al fenomeno “Proto-industrializzazione”, così denominato dallo storico Franklin Mendels nel 1970. In questo periodo vi è una distribuzione di alcune attività del processo produttivo, che richiedono uno scarso livello di specializzazione, nelle regioni agricole→ si parla di produzione domestica. Le famiglie contadine erano sempre state impegnate in una varietà di forme di produzione artigianale, sia per le proprie necessità, sia per soddisfare la domanda locale. Ora, con la proto- industrializzazione, tali attività artigianali erano organizzate che mercanti cittadini in vista di una produzione ricolta esclusivamente al mercato. Usando il lavoro rurale, che era meno costoso di quello cittadino, i mercanti potevano ridurre i costi di produzione e aumentare la concorrenza dei propri prodotti. Dal punto di vista delle famiglie contadine il lavoro manifatturiero era una fonte 7.1. Ruolo dello stato. •Il ruolo dello Stato nello sviluppo economico del XVIII secolo resta difficile da misurare, ma secondo una vasta generalizzazione, tutti gli Stati europei, Gran Bretagna inclusa, continuavano a seguire le politiche mercantiliste commerciali ed economiche elaborate nella seconda metà del XVII secolo. Il mercantilismo era basato sul presupposto che il volume del commercio era finito, e che ogni Stato avrebbe dovuto adottare misure protettive per assicurare che la propria quota commerciale non diminuisse, che le importazioni fossero mantenute al minimo e che le industrie interne fossero difese dalla concorrenza delle importazioni straniere. •I Navigation Act inglesi del XVII secolo escludevano i mercanti di tutti gli altri Paesi dal commerciare con le colonie inglesi del Nord America. I regolamenti commerciali introdotti in Francia da Colbert avevano una funzione analoga, mentre il commercio coloniale della Spagna era similmente soggetto a uno stretto controllo monopolistico condotto da Cadice. In Francia, le misure per allentare i controlli sul commercio interno dei cereali risalivano al 1754: proposta della scuola economica francese nota come “Fisiocrati”, che propugnavano all’interno del Paese una maggiore libertà di scambio come strumento per incoraggiare l’espansione della produzione agricola. Gli interventi rivolti alla liberalizzazione del commercio furono difficili di attuare in quanto ci si poneva il problema di come compensare le entrate pubbliche perse una volta tolti i dazi. Infatti, subito dopo la Rivoluzione Francese, nonostante l’Assemblea Costituente proclamasse nel 1791 la libertà di impresa e di commercio interno, la Francia adottò nuovamente politiche protezionistiche. → Convivenza tra liberalismo economico per il commercio interno con protezionismo per il commercio estero, fino al 1805. •In tutta l’Europa del XVIII secolo i costi del governo e della pubblica amministrazione incominciarono ad aumentare. Un importante fattore di questo aumento fu il costo del mantenimento ed equipaggiamento degli eserciti e delle marine militari. Ciò richiedeva sempre più entrate pubbliche. -In Francia ci furono una serie di tentativi volti a creare forme di autocrazia burocratica nel contesto delle monarchie dell’Ancien Regime ma furono infruttuosi. Questi tentativi noti “Assolutismo Illuminato”, volto a condividere il potere con nobiltà, chiesa e corporazioni privilegiate, erano spinti dal desiderio dei governanti di accrescere i limitati poteri delle monarchie dell’Ancien Regime e non da una visione generale dell’economia. Nonostante questo, gli imprenditori francesi ottennero patenti reali e privilegi, il cu scopo era quello di sostituire le importazioni adottando le nuove tecnologie britanniche. -Nei Paesi Bassi Meridionali e in Lombardia lo Stato promosse miglioramenti nell’agricoltura, in nuove industrie, nell’istruzione popolare e in una migliore amministrazione civile. -La Gran Bretagna fece diversi interventi militari e navali tra il 1715 e il 1727 per difendere i propri interessi commerciali. La guerra più costosa fu la Guerra dei Sette Anni (1756-63) tra Gran Bretagna e Francia per motivi economici: impedire alla Francia di congiungere la Louisiana e il Québec e formare un sistema coloniale che avrebbero rivaleggiato con quello britannico del Nord America. In realtà, Francia e GB hanno lottato per il controllo del commercio per molti anni, parlando di “Guerra dei Duecento Anni”, iniziata nel XVII secolo e conclusasi con la Battaglia di Waterloo nel 1815. La Gran Bretagna emerse come vincitrice perché era riuscito a convertirsi una “macchina da guerra” e grazie alla sua capacità di imporre tasse e ottenere prestiti senza cadere nelle crisi finanziare che sommersero i francesi. Questo fu possibile grazie alla fondazione della Banca d’Inghilterra nel 1694, che permise al Governo britannico di ottenere prestiti garantiti, ponendo così le basi per una stabilità finanziaria. La Banca non rispondeva al re, bensì al Parlamento → questo diede un senso di sicurezza in coloro che investivano nel debito pubblico inglese. Inoltre, mentre nel resto d’Europa le tasse erano date in appalto a gruppi di investitori privati, in Inghilterra erano le banche provinciali che imponevano tasse per la Corona. Tutti questi fattori permisero ai governi inglesi di far fronte a spese militari e navali che si sarebbero mostrate rovinose per i loro concorrenti. Il governo britannico riuscì a saldare in 20 anni gli enormi debiti contratti con la Guerra Americana di Indipendenza, mentre la Francia cadde in rovina e questa fu la causa degli eventi che condussero alla Rivoluzione del 1789. In tal modo, Londra rimpiazzò Amsterdam come principale centro internazionale di operazioni commerciali e finanziarie. 8.1 L’era napoleonica. •La Rivoluzione Francese e le guerre che seguirono, culminate nel tentativo di Napoleone di creare un impero continentale europeo che rivaleggiasse con l’impero britannico, portò l’Europa del XVIII secolo a una stretta finale in termini economici e politici. L’intervento britannico fu motivato dall’esigenza di assicurarsi che la costa belga non cadesse in mani nemiche a seguito dell’invasione francese nei Paesi Bassi. •La vittoria britannica privò Spagna e Francia delle loro colonie atlantiche e incoraggio Napoleone a creare un sistema coloniale europeo. Il progetto economico di Napoleone mirava ad escludere la Gran Bretagna dal commercio con gli Stati d’Europa continentale. La subordinazione delle economie dei Paesi satelliti alle necessità della economia francese. I trattati commerciali, imposti agli Stati satelliti della Francia erano studiati per garantire alle manifatture francesi forniture di materie prime e dare mercati alle manifatture francesi. Il progetto continentale si mostrò di impossibile realizzazione: incoraggiò una crescita massiccia del commercio di contrabbando per le merci inglesi, che raggiungevano le destinazioni europee via Italia, Spagna, Baltico, Paesi Bassi e i porti francesi. •Napoleone più volte rese più severe le condizioni del Blocco Continentale (Decreti di Berlino e Decreti del Trianon 1806 e 1810) ma senza risultati effettivi. Sebbene il sistema continentale si mostrasse impraticabile, l’episodio napoleonico ebbe importanti conseguenze sullo sviluppo economico dell’Europa: nei Paesi sotto il governo francese il feudalesimo fu abolito e lo Stato venne riorganizzato secondo i principi emersi dalla Rivoluzione Francese; le monarchie dell’Ancien Regime si ritirarono di fronte a nuove autocrazie amministrative; le terre della Corona e della Chiesa erano liquidate per finanziare la conversione e il consolidamento dei debiti delle precedenti monarchie. I nuovi Stati burocratici si assunsero la responsabilità per quanto riguarda l’istruzione, per promuovere la conoscenza su coltivazione e manifatture, per mantenere e costruire adeguate infrastrutture – strade, canali e progetti di bonifica del territorio. Nell’Italia Settentrionale, il periodo del dominio francese coincise con il periodo dell’espansione della produzione di bachi da seta e di seta grezza e filata. La spinta riformista fu avvertita anche in quei Stati che non erano sotto il governo francese. •Il Blocco continentale incoraggiò anche nuovi esperimenti per sostituire le importazioni: il privare i mercati europei delle forniture di stoffe di cotone incoraggiò la rapida espansione della filatura meccanizzata del cotone nei Paesi Bassi, ma mandò anche in rovina altri produttori cotonieri, soprattutto nella Renania e in Svizzera. Guadagni e perdite variano da un’area all’altra. •Dopo il 1815 (sconfitta di Waterloo) l’economia francese, privata dei suoi mercati nelle colonie d’oltremare, divenne più isolazionistica e chiusa nelle proprie frontiere. •L’Europa entrò nel secolo post-napoleonico come un mosaico economico di regioni più o meno sviluppate.
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