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Pugacev in "La figlia del capitano" e "La storia della rivolta di Pugacev" di Puskin, Sbobinature di Letteratura Russa

La figura ambigua di pugacev in due opere di puskin: "la figlia del capitano" e "la storia della rivolta di pugacev". Il personaggio non è completamente negativo, ma presenta elementi di simpatia e di crudeltà. La percezione di puskin verso la rivolta e la figura di pugacev, le differenze tra le due opere e la caratterizzazione del mondo nobiliare e contadino in questi testi.

Tipologia: Sbobinature

2021/2022

Caricato il 17/05/2022

alessio-canova
alessio-canova 🇮🇹

2.5

(2)

23 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Pugacev in "La figlia del capitano" e "La storia della rivolta di Pugacev" di Puskin e più Sbobinature in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! LETTERATURA RUSSA 9 Andremo ad analizzare, almeno in parte “la figlia del capitano” di Puskin. Il personaggio di Pugacev non è presentato in termini completamente negativi, è una figura ambivalente, proprio questa ambivalenza può sorprenderci, se pensiamo che Puskin era di estrazione sociale nobiliare, quindi apparteneva a uno schieramento opposto rispetto a Pugacev e il suo codice morale lo induceva a criticare Pugacev, in realtà questo non accade nel “la figlia del capitano”, le modalità con cui Puskin costruisce questa figura ci sorprendono. Il libro è scritto in prima persona dal protagonista, un ufficiale, attraverso i suoi occhi veniamo a conoscere la vicenda e vediamo Pugacev, mediata attraverso la percezione di Grinev che fa parte della classe nobiliare, ci sono molti elementi di simpatia che si creano tra questi due personaggi. “la figlia del capitano” è una delle ultime opere di Puskin, risale al 1836 ma in realtà non è il primo testo che Puskin dedica alla rivolta di Pugacev, due anni prima, nel 1834 aveva scritto un testo di altro carattere “la storia della rivolta di Pugacev”, in questo caso è un testo storico, una ricostruzione storica di questa vicenda che era scoppiata tra il 73 e il 74 per varie cause. Puskin scrive questo testo dopo aver consultato molti documenti presenti negli archivi di stato, si reca anche nei territori in cui era scoppiata la rivolta e conduce una serie di interviste e colloqui con le persone che avevano vissuto questi avvenimenti e che erano ancora vive. Queste conversazioni che ha con i sopravvissuti sono interessanti, fanno capire l’ottica delle persone che si erano affidate a Pugacev e che avevano partecipato a questa rivolta. Pugacev si spaccia per il defunta imperatore Pietro III, buona parte di coloro che appoggiavano erano convinti della veridicità di questa teoria. Il primo testo è diverso dalla figlia del capitano, totale ricostruzione storica, ma è differente anche per quanto riguarda la concezione di Puskin riguardante la rivolta e la figura di Pugacev, nella storia della rivolta di Pugacev, egli è condannato sempre e comunque, non c’è spazio per l’umanità di Pugacev, si sottolinea la terribile crudeltà di Pugacev e di tutto l’esercito rivoltoso, sottolinea di come ogni volta che occupavano qualche forte, subito impiccavano tutti quanti, semplicemente perché dell’esercito opposto, insiste molto sulla crudeltà, sull’impostura di Pugacev, mentre l’esercito russo non viene mai condannato esplicitamente, non si mette in luce la crudeltà anche dell’esercito russo, nella “storia della rivolta” l’elemento della crudeltà fa parte solo dello schieramento die rivoltosi. I russi non escono benissimo perché Puskin li definisce come impreparati, fanno un errore strategico dopo l’altro, non sanno fronteggiare una rivolta popolare e un esercito non addestrato. La rivolta scoppia sulle rive del fiume Jaik, che Caterina ribattezzerà “Ural”, la storia del 34 è un vero e proprio resoconto, inizia descrivendo la regione dove si situa ala rivolta e racconta la storia delle popolazioni cosacche che si erano stanziate in questi territori, racconto anche dei chirghisi e baschiri. Più avanti, quando racconta le varie fasi della rivolta, procede in modo molto preciso. Ci sono date precise che vengono sempre specificate, questo nella figlia del capitano non avviene, c’è un altro modo di raccontare il medesimo avvenimento. Tornando alla figlia del capitano notiamo che è un genere difficile da definire, anche se Puskin spesso lo definiva romanzo storico, con i nostri canoni non possiamo definirlo romanzo, il termine che possiamo utilizzare è “Povest” termine presente da tempo in ambito russo, nel ‘600 identificava un testo in prosa che ha al centro un racconto in genere inventato e man mano cambia leggermente di significato e indica un testo sempre in prosa, con un intreccio all’interno, ma di una lunghezza intermedia, in italiano lo possiamo definire racconto lungo o romanzo breve, in questo caso c’è la componente ulteriore storica, ci sono personaggi inventati ma anche personaggi realmente esistiti, ha le caratteristica di assumere la definizione storica. Diciamo che per quanto riguarda la lunghezza è una povest di carattere storico. I personaggi principali sono il protagonista, Grinev, un giovane che può essere considerato il prototipo del giovane russo dell’epoca, vedremo comunque che ha un comportamento anomalo per gli standard dell’epoca. Poi abbiamo la figlia del capitano, Masha, la giovane di cui il protagonista su innamora, Savelic, il servo di Grinev, oltre chiaramente a Pugacev e Caterina II, abbiamo un antagonista, Svabrin, un rivale di Grinev, un nobile, giovane ufficiale che da il servizio militare nella stessa fortezza di Grinev, anche lui innamorato di Masha, ma già respinto e geloso di Grinev, i due si sfidano a duello, topos importante che troviamo in questo libro, era una pratica proibita, infatti vediamo che lo fanno di nascosto. Chiaramente poi ci sono i familiari di Masha e Grinev. Passiamo a vedere l’analisi che Lotman fa di questo testo (moodle), egli è stato un importante studioso, uno dei fondatori della scuola semiotica di Mosca, la semiotica è lo studio dei segni, un segno nell’ambito della semiotica è un’immagine mentale che ciascuno soggetto pensante, si crea nel momento in cui interpreta la realtà circostante, i segni sono legati a un processo interpretativo che ognuno di noi compie, ogni volta che noi interpretiamo la realtà che ci circonda lo facciamo in base alle conoscenze che abbiamo, in base alla nostra cultura di appartenenza e alla nostra formazione, è una interpretazione mediata, ciò vuol dire che non è univoca, uno stesso oggetto può essere un segno per una cultura ma per altri può non esserlo o essere differente. Per noi il nero è il colore del lutto, per le culture orientali lo è il bianco. I saggi di Lotamn prendono spunto da questa interpretazione, la tesi principale di questo studioso è che tutta “la figlia del capitano” si crea sulla contrapposizione tra mondo nobiliare e mondo contadino, essi sono distinti, hanno valori e linguaggi diversi. Il mondo nobiliare ha due caratteristiche principali, la prima è essere fuori dal mondo, in una dimensione quasi onirica, posso legata alla realtà delle cose, una estraneità dal reale, lo si nota nel primo capitolo quando Grinev ripercorre la propria giovinezza, mette questa esistenza vuota in evidenza, trattando anche ironicamente il precettore francese, ubriacone e farfallone, l’impiego di precettori stranieri che avevano un livello di istruzione basso era frequente. Grinev non studia nemmeno, questo precettore non gli insegna nulla, trascorre questa giovinezza frivola, i suoi genitori non si ricordano neanche più quale sia la sua età. Grinev sarà sorpreso viaggiando da una bufera di neve, viaggia assieme al vettorino e al servo, entrambi appartenenti all’altro mondo, grinev non se ne rende conto, anzi gli sembra che non ci sia alcun tipo di pericolo, non riconosce segni basilari, e non da retta ai due. Chi appartiene all’altro mondo sa interpretare correttamente la realtà e il ondo quotidiano, Grinev no, tutto il mondo nobiliare è caratterizzato in questi termini. La seconda caratteristica importante del mondo nobiliare è il fatto che è un mondo caratterizzato da un forte senso dell’onore e del dovere, lo si vede già in apertura con ciò che è scritto nell’epigrafe che si legge, vediamo che ogni capitolo si apre con una epigrafe tratta da proverbi o canzoni popolari o da altre opere, questa epigrafe può essere una chiave di lettura del capitolo. Questo fatto è spesso rimarcato, lo vediamo anche quando il padre saluta il figlio partente dicendo “tieni da conto l’abito finché è nuovo e l’onore fin da giovane”. Questa componente sarà in tutto il testo e nei comportamenti di Grinev, nel capitolo 7 si racconta di quando Pugacev con l’esercito, occupa la fortezza di Grinev, si racconta anche il trattamento riservato dall’esercito ribelle. Grinev racconta di come i superiori, pur di non tradire il proprio onore e il giuramento a Caterina II, vanno incontro alla morte, a loro sarebbe bastato giurare fedeltà, anche in maniera non sincera a Pugacev, per rimanere in vita, ma entrambi rifiutano di farlo e scelgono la morte. A questo codice positivo si contrappone il comportamento spregevole di Svabrin, subito dopo che Grinev racconta della morte dei due si accorge anche che nella folla dei cosacchi c’è anche Svabrin, che tradisce questo senso dell’onore e nel momento in cui l’esercito entra, cambia schieramento, passando dalla parte cosacca e rimarca questa sua nuova appartenenza cambiando la pettinatura e il modo di vestire. Lo stesso lo troviamo più avanti in uno dei colloqui tra Pugacev e Grinev, il primo chiede che gli presti fedeltà, il secondo si
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