Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

aborto in italia, storia di una legge, Sintesi del corso di Storia Sociale

riassunto libro "aborto in italia. Storia di una legge" per l'esame di storia sociale con Alberto Ponsi

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 26/06/2018

valentina-colzi
valentina-colzi 🇮🇹

4.6

(14)

10 documenti

1 / 16

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica aborto in italia, storia di una legge e più Sintesi del corso in PDF di Storia Sociale solo su Docsity! Giambattista Scirè È un ricercatore di storia contemporanea presso il dipartimento ei studi storici e geografici dell’università degli studi di Firenze. Il suo interesse è specifico all’Italia del dopoguerra e al dibatto tra cattolici e laici della prima Repubblica ABORTO IN ITALIA storia di una legge 2011 ANTEFATTO Anni 50/60molti morti per aborto procurato. Il settimanale “noi donne” è il primo a denunciare questo fatto: 50 aborti ogni 100 gravidanze ma le stime non erano attendibili in questo periodo perché venivano dichiarati solo in casi di ricoveri urgenti. Problema degli aborti clandestini favorito dalla chiusura mentale della chiesa verso metodi anticoncettivi insieme alla legislatura italiana: art 553 del codice penale puniva chiunque incitasse pubblicamente a pratiche contro la procreazione con reclusione fino ad un anno; l’aborto era punito come delitto contro la vita e l’incolumità nazionale. Ancora vigente il codice Rocco, si trova nella sezione delitti contro l’integrità e sanità della stirpe. Visto come crimine contro la nazione come comunità etnica. La legislazione negli altri paesi all’interno dell’europa ▲ FR ’49 uscita del libro “il secondo sesso” di Simone Beuvaire scatena il dibattito sull’aborto. Nel ’71 molte donne celebri dichiarano di aver praticato l’aborto si pongono le basi per una concreta azione politica ▲ SVEZIA iniziato iter antiabrogazionista nel ’39 prevedendo la non perseguibilità in alcuni casi (malattia, deformità, debolezza della madre) con autorizzazione data da una commissione di medici ▲ POLONIA (’56), DANIMARCA (’39), FINLANDIA (’50) ▲ UK nel ’65 si avanzano le prime inchieste, nel ’67 si avanzano le prime proposte di deregolazione. Approvata una legge con 223 voti favorevoli e 29 contrari. È una svolta nella legislazione europea, previsto aborto in 4 casi: pericolo grave per vita o salute fisica e mentale della gestante, rischio malformazione del nascituro, se la gestante non ha compito 16 anni in caso di violenza sessuale. ▲ DE in un’inchiesta a fine anni ’60 il 70% delle donne si dichiara favorevole all’aborto. Nel ’71 si provvede a una legge Anche l’est europa inizia a mobilitarsi: l’unica eccezione è data dalla Romania perché stava attuando una legislazione a favore dell0incremento demografico. Fuori dall’Europa: ▲ GIAPPONE nel ’48 l’aborto viene completamente depenalizzato ▲ USA clima favorevole: avanzamento ricerche scientifiche e sviluppo della pillola anticoncezionale e presenza di vasti movimenti femminili. Già nel ’67 leggi di liberalizzazione dell’aborto sono state applicate in 14 stati 1971-72: AVVIO DEL DIBATTITO CULTURALE Avviato dai movimenti di emancipazione femminile soprattutto MdL (movimento di liberazione della donna che si ere federato con il partito radicale che già dagli anni ’70 aveva nel suo programma elettorale a liberalizzazione dell’aborto con l’obiettivo di ridurre quelli clandestini e rimozione della legge contro gli anticoncezionali. Prime mobilitazioni: • congresso di Roma 27 e 2 febbraio 1971 dove si rivendicava il diritto a una maternità libera, diritto di poter interrompere ogni gravidanza non desiderata per portare la donna alla parificazione dell’uomo nell’uso del proprio corpo e gestione della propria individuale emotività. • 22 maggio 1971: manifestazioni a Roma e Milano con prime raccolte firme per l’abolizione del reato di aborto. Matilde Maciocia, futura attivista del partito radicale, fu la prima donna italiana ad autodenunciarsi per aborto. Ma i movimenti femministi avevano idee diverse: ▲ MdL aborto come diritto civile della persona ▲ Rivolta femminile non completa abolizione, ma insistere nel sesso tra maternità e sessualità femminile In contemporanea alla raccolta firma un gruppo di socialisti Banfi, Caleffi, Fenoaltea (a senato) e Brizioli (alla camera) presenta la prima proposta di legge: manteneva il divieto di abprto tranne in alcuni casi: pericolo grave alla salute della madre, se vittima di violenza o incesto, se avesse partorito già 5 volte o dovesse compiere 45 anni. Non era previsto un tempo entro cui abortire. Scatena la reazione della Chiesa: condanna ufficiale di papa Paolo 6, posizione rigida si nota anche all’inaugurazione dell’anno accademico al corso di medicina dell’università cattolica dove viene ribadito il dovere di proteggere la vita. Posizione condivisa dal consiglio nazionale dell’associazione dei medici cattolici italiani. Nonostante ciò iniziavano ad emergere richieste di approfondimento della questione anche all’interno del mondo religioso, primi i protestanti a dichiarare che solo la donna, e non la chiesa o lo stato, ha il diritto di decidere sull’accettazione o meno del figlio. All’interno della questione dell’aborto si scatena un altro dibattito fondamentale: se il feto si possa considerare o meno umano Entrano timidamente nel dibattito anche i principali quotidiani italiani, fino ad allora non si erano espressi perché la questione era considerata un tabù: Corriere, Stampa e Unità erano timidamente favorevoli a una legislazione; l’Avanti e Panorama erano ben più favorevoli. Dall’altra parte la stampa cattolica faceva ben sentire la sua voce in difesa della vita, ed era proprio la chiesa a monopolizzare il dibattito nel corso del 71- 72. Il papa annuncia anche un’enciclica a tutela della maternità e della vita, dove considera l’aborto un atto disumano. Congresso 6 e 7 dicembre 71 viene proposto l’aborto come soluzione al sovraffollamento, ma se ne indicano anche aspetti negativi: Fanconi (pediatra) introduce la questione dell’aborto eugenetico ovvero non permettendo la nascita di un essere considerato “deforme” si finiva per aderire alla teoria hitleriana del diritto alla vita solo del più forte. 1973-1974: ENTRA IN SCENA LA POLITICA Prima proposta socialista di Loris Fontana (11/02/73) previsto in caso di rischio per vita o salute fisica/mentale della donna o malformazioni fisiche/mentali del bambino, si ammetteva l’obiezione di coscienza dei medici. (proposta appoggiata dal consiglio nazionale donne italiane e riviste come Panorama e il Regno). Il Pci rispetto agli altri partiti comunisti nelgi altri paesi che avevano combattutto per una deregolazione dell’aborto, tentò sempre di non sbilanciarsi troppo sulla questione perché aveva paura di compromettere l’accordo con la DC per due argomenti che in questo periodo avevano Calvino: critica fortemente chi associava all’aborto un ideale di vita edonistica e spensierata, poiché è una delle esperienze più difficili e angoscianti che possono capitare ad una donna a questo proposito, collegato alla difficoltà della scelta di abortire; in questo senso Oriana Fallaci: pubblica il libro “lettera a un bambino mai nato” dove ripercorre la psicologia di una madre incinta in difficile rapporto con la maternità fino all’aborto, dove viene mesa a confronto la sua decisione con varie figure: medico ostile, dottoressa complice, padre vigliacco, l’amica femminista, genitori e datore di lavoro. Filosofo Luigi Ferrajoli: visto dal punto di vista della morale con approccio neopositivista mette in luce da una parte il carattere non ragionevole di chi avversava l’aborto fondandosi sull’interesse dei feti, dall’altro la preferenza di una liberalizzazione dell’aborto come principio di libertà, accompagnato però da una maggiore educazione sessuale tesa alla maturazione della personalità e a una consapevolezza dell’atto procreativo. Luigi Anderlini: affermava che i cattolici avevano il pieno diritto di discutere la questione dal loro punto di vista religioso, ma a questo punto bisognava prima di tutto stabilire se fosse una questione da ancorare a principi teologico-religiosi o alla reale dinamica politico-sociologica della società italiana. Come la legge Fortuna non obbligava nessuno al divorzio, si trattava dunque di trovare un equilibrio tra le varie esigenze e trovare una regolamentazione che non implicasse la rottura del tessuto sociale. Si distinguono nel dibattito alcune importanti figure femminili: Adriana Zarri: sostiene una tesi che crea scandalo tra i benpensanti, considera il feto solo come “ipotesi di bambino” e della stessa opinione è Natalia Ginzburg Claudia Gilmozzi: sosteneva che se l’obiettivo era diminuire gli aborti clandestini, invece della liberalizzazione dell’aborto, il problema poteva essere risolto con una più efficacie politica di birth control e una seria educazione sessuale. Franca Falcucci: contestava il diritto all’uso del proprio corpo da parte delle donne e attaccava il neo-femminismo perché riconduceva la sessualità entro una pericolosa prospettiva di permissivismo. 18/2/1975 sentenza n 2 corte costituzionale: dichiarava l’articolo 596 del c.p parzialmente illegale: si introduceva il principio secondo il quale il diritto alla salute della madre tanto quanto l’aspettativa di una nuova vita, quindi entro certi limiti l’aborto terapeutico non doveva più essere punito dalla legge: non solo si difendeva il diritto alla vita della madre ma anche alla salute: si lasciava però un ampio vuoto legislativo che dava alla dialettica politica un ampio margine di discrezionalità. Subito si scatenano reazioni contrarie alla sentenza: Cei (conferenza episcopale italiana) la dichiara una sentenza inaccettabile ma era consapevole che si potesse attuare una qualche revisione della sentenza, ma in realtà non tutti erano contrari all’interno del vasto panorama cattolico, infatti il Cps riteneva che la scelta finale spettasse soltanto alla donna, ma erano comunque una corrente minoritaria. Dato il vuoto legislativo nel 75 vengono fatte 6 proposte di legge: al precedente progetto socialista si aggiungevano: 1. Proposta comunista (Seroni, Natta, Jotti e Spagnoli): difendeva la donna per motivi di carattere morale, sociale ed economico. Non era ammesso l’aborto dopo il 90° giorno di gravidanza salvo rischio di morte della donna. Le spese a carico dell’ente ospedaliero e enti mutualistici tenuti alla prestazione sanitaria. 2. Proposta socialdemocratica (Corti e Cariglia):in caso d grave rischio della salute della donna ammesso anche dopo 10 settimane, medico tenuto ad effettuarlo anche contro la propria coscienza, speso a carico dell’interessato nel caso il reddito superasse quello considerato dallo stato come reddito minimo di sussistenza, indicazione terapeutica estesa anche alla salute psichica. 3. Proposta repubblicana (Mammì, Agnelli e Del Pennino): inquadrato nel quadro più vasto della procreazione e della maternità consapevole: assistenza e consulenza gratuite, ammesso in caso di grave pericolo di vita, violenza carnale o incesto, senza superare la 10 settimana, riconosciuta la medico l’obiezione di coscienza. 4. Proposta liberale (Bozzi, Altissimo, Malagodi): prevedeva 3 tempi: fino al 90°giorno per necessità grave ed obiettiva; fino al 180° giorno grave pericolo per la donna; dal 180° giorno in poi bisognava fare tutto ciò che era possibile per salvare entrambi. Presente obiezione di coscienza e spese a carico dello stato. 5. Proposta democristiana (Piccoli e Scalfaro): pena da 7 a 12 anni per chi avesse costretto la donna e se se lo fosse procurato da sola. Per alcuni specifici casi vi erano riduzioni di pena da 2 a 4 anni. Alla base di ogni proposta comunque non vi era una completa liberalizzazione dell’aborto, nell’ipotesi della Dc era ancora considerato reato, per questo ricevettero molte critiche da parte dei radicali e dai movimenti femministi. Il pdC Aldo Moro dichiara la neutralità dell’esecutivo, la questione doveva rimanere fuori dagli accordi parlamentari e confinata nelle questioni di coscienza individuale. Elezioni del 75: clima del terrorismo delle brigate rosse, prime inchieste contro la dc accusata di clientelismo. Altissima partecipazione, la dc rimane primo partito ma il distacco del Pci si riduce al 2%. Nel frattempo, avvengono 2 convegni sull’aborto: 1. Intellettuali cattolici: La Valle sosteneva che comunque la legge dovesse prevedere dei casi in cui l’aborto dovesse essere non perseguibile (es: entro 12 settimane in caso di grave necessità) e che si dovesse potenziare i consultori. Alfredo Carlo Moro sostiene una depenalizzazione controllata. 2. A Roma: posizione rigida contro l’aborto eugenetico La Dc vuole evitare di andare al referendum e viene così istituita la commissione parlamentare ristretta per l’elaborazione della legge rivolta dei radicali: rischia di essere una legge truffa data dagli accordi tra Dc e Pci. Fontana (socialista) si dimette per tradimento dell’istituzione democratica del referendum, porta a un ripensamento della questione dell’aborto dei socialisti. Dc non voleva il referendum per paura di perderlo come quello sull’aborto. Fine anno si scatenano varie manifestazioni a favore dell’aborto mentre la chiesa continua a mantenere la sua posizione di chiusura contro forme di sessualità errate; viene critica dall’intellettuale cattolico Pasquale Colella: la chiesa non tiene conto dei risultati e degli sviluppi della scienza e della società, che richiedono un rinnovamento della riflessione teologica. 1976: LA VIA DELLA MEDIAZIONE: DALLA DEPENALIZZAZIONE ALLA REGOLAMENTAZIONE La posizione del Pci inizia a cambiare, durante la riunione della direzione comunista nel febbraio del 76 Berlinguer auspicava una soluzione concordataria tra tutte le forze democratiche senza contrapposizioni tra credenti e non rimandando al principio di laicità dello stato. Si dichiaravano favorevoli alla depenalizzazione, ma non alla liberalizzazione nell’ottica di favorire la lotta agli aborti clandestini, vedendo l’aborto non come atto di libertà della donna, ma come dolorosa necessità a cui poteva essere costretta. Non del tutto chiara era la posizione degli intellettuali cattolici: per esempio La Valle che criticava la chiusura della chiesa ma era contro la liberalizzazione a favore della protezione del nascituro ma sosteneva che comunque la donna non doveva essere lasciata da sola; secondo lui l soluzione era nella socializzazione del problema così da favorire reti di solidarietà sociale. Primo vero dibatti alla Camera 26/02/76: che però non porta sostanzialmente a un cambio di posizioni, la situazione rimane statica. Intanto la Dc tenta di riacquisire voti: viene approvata un emendamento che limita la liceità al caso di rischio di morte della donna e violenza carnale. Ciò crea tensioni in Parlamento: Partito socialista e repubblicano fortemente contrari vogliono richiedere un referendum, ma alla fine si sceglie le elezioni anticipate. Il Pci cercava intanto un accordo con la DC sulla proposta di La Valle, l’unica della Dc che lasciava l’ultima parola alla donna. Per quando riguarda il fronte del “no” dei cattolici, questo di divideva in 3 filoni, che comunque avevano in comune un forte critica alle azioni della Dc: era talmente forte che si era fatta strada l’ipotesi di un secondo partito cattolico, esperimento avviato nel 75 con la lega democratica. Nel frattempo, si aprì la strada di una collaborazione diretta tra cattolici e Pci: l’ipotesi di esponenti cattolici di candidarsi con il Pci suscitò forti critiche da parte della chiesa tanto che Paolo 6 minacciò di scomunicarli, ma alla fine per non lacerare ulteriormente il mondo cattolico si limitò a una condanna di riprovazione morale. Alle elezioni del 20 giugno 76 grazie a questa strategia il Pci ottenne il 34,4% così la Dc nonostante il suo 38,7% non fu più in grado di formare governi centristi per governare da sola (fronte moderato Dc-Pri-Pli-Psdi non superava il 47%). Fatti di Seveso: guasto a una fabbrica chimica che sprigiona una nube di diossina in un’area abitata da circa 100mila persone: questo crea gravi problemi di salute agli abitanti soprattutto alle gestanti ai primi mesi di gravidanza: pericolo di malformazioni del feto, il panico aumentato dal massiccio intervento della stampa fece sì che molte donne scelsero di abortire e per questo finirono sotto accusa tre medici di Milano. Per l’occasione fu presentata dalla Bonino una legge sull’aborto relativa ai casi specifici di intossicazione della nube di Seveso. Ciò provocò l’ira del fronte cattolico, il Vescovo di Narni e Terni però era convinto che per ottenere qualcosa si dovesse usare i mezzi degli stessi politici: apertura al dialogo, perciò scrisse una lettera al presidente della camera: un contatto tra Pci e chiesa a un così alto livello istituzionale non era mai avvenuto; la lettera invitava i politici a mettersi in contatto con i principali scienziati e medici per chiarire una volta per tutte se il feto potesse essere considerato umano o no. Intanto con i nuovi equilibri dati dalle nuove elezioni si era pronti per una discussione. Nuova proposta di legge nell’ottobre del 76 da parete della sinistra indipendente mirava a limitare l’aborto clandestino eliminando il riscorso alla legge punitiva, ma già all’interno dello stesso partito vi erano delle divergenze soprattutto sul tema della responsabilità esclusiva della donna. Per i radicali e la Dc le posizioni erano le stesse opposte di sempre. Il testo fu discusso senza successo a causa dei divari interni alla sinistra. Quindi mentre in Parlamento si era in attesa di un testo unificato, l’opinione pubblica iniziava ad interessarsi al dibattito: ciò che interessava di più erano però gli strani comportamenti dei partiti, soprattutto del Pci che prima aveva mantenuto una posizione di cautela e serietà per poi andare a sempre più adattandosi alla linea radicale e femminista. risposta del Pci: l’aborto a questo punto stava diventando uno stato di necessità ed era necessario agire subito, ma comunque non era visto né come dritto né come libertà. Cresce la richiesta di intervento sull’aborto da parte delle donne che iniziano a mobilitarsi anche al di fuori dei movimenti femministi. Il caso fu talmente dibattuto in questo periodo da diventare tema di una canzone del famoso cantautore Francesco Guccini (titolo: piccola storia ignobile). Nel frattempo, gli aborti clandestini continuavano ad essere una piaga della società italiana. 30 novembre: dibattito tra Mpv e radicali su chi spettasse la decisione finale scatenano varie manifestazioni Ne frattempo, la situazione a fine 1977 non era cambiata: la legge rimaneva bloccata in senato e si rimaneva in una situazione di stallo. 1978: UN ANNO CRUCIALI Parallelamente alla legge 194 si apre il dibattito sul concordato che risulta spinoso soprattutto su due questioni (matrimonio e insegnamento religioso a scuola). Intanto il disegno di legge bloccato al senato si ripresenta alla camera: giunto al vaglio della camera il teso unificato veniva approvato con 308 voti si e 275 no, il testo, che aveva subito poche modifiche viene passato al senato per l’approvazione definitiva. La chiesa tenta nuovamente di influenzare il voto dei parlamentari dichiarandosi contraria alla legge. 21 maggio 1978 viene approvata la legge n 194 “norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”: dove l’aborto non è più perseguibile, nel caso delle minorenni se i genitori non danno consenso si possono appellare al giudice tutelare, viene riconosciuto l’obiezione di coscienza. L’obiettivo della legge sancito dall’art 1 era comunque la garanzia del diritto alla procreazione cosciente e responsabile Emersero subito proteste e dibattiti rispetto all’attuazione della legge, in ogni caso sembrava voler confermare la linea di solidarietà nazionale intrapresa a seguito dell’uccisione di Aldo Moro. Una delle polemiche più accese si scatena sull’obiezione di coscienza: vista come una contraddizione visto che non riguardava solo l’intervento ma la legge creava contraddizioni e incomprensioni anche a livello magistrale. 1979: DIBATTITO SULL’ATTUAIZONE DELLA LEGGE Dibattito prevalente riguarda il rifiuto sistemico dei cattolici della legge: papa Giovanni Paolo II decide di festeggiare annualmente la giornata in difesa della vita come protesta alla legge. I politici si dichiarano preoccupati dalle costanti pressioni della chiesa, per esempio nelle scuole venivano fatte intere lezioni ai ragazzi contro l’aborto da parte di insegnanti di religione. Ciò che volevano i laici era che il papa si limitasse a discuterne dal punto di vista morale e non politico. 31 marzo 79: adunata davanti a San Pietro per udienza di comunione e liberazione con papa a cui parteciparono più di 8mila persone, ne approfitta il movimento ciellino per raccogliere le firma per un referendum di abrogazione della legge, contro era l’Acli poiché non poteva essere abrogata una legge a cui avevano preso parte anche i deputati cattolici, inoltre si rischia di creare un enorme vuoto legislativo. Come già detto non tutti i cattolici erano contro la legge anche se dichiaravano di essere più propensi a cercare soluzioni che prevenissero l’aborto invece di mettere la depenalizzazione al primo posto. Il patito comunista torna ad esprimersi sulla questione in occasione del 15 congresso del partito: Berlinguer vede la legge come promotrice di una giusta aspirazione alla maternità serena e libera, con un nuovo modello di corresponsabilità fra uomo e donna. Il p.s.i. promuove invece il diritto all’autodeterminazione della donna estendendo la questione dell’aborto anche ai 16enni, 5 dicembre 1979 la legge 194 viene sottoposta a un esame di legittimità. 1980: SI PREPARANO I REFERENDUM Emergono nuovi dati a livello europeo e nazionale che rianimano il dibattito: • Fr a 5 anni dalla legge il tasso di complicazioni dovute all’aborto diminuisce del 50%; • nell’ultimo decennio ben 30 paesi avevano introdotto una legislazione sull’aborto seppur con le dovute differenze • Paesi Bassi: nel 78 70mila interventi di cui 53mila di donne straniere • Rimanevano arretrati da questo punto di vista Belgio e Irlanda, ottenevano una legga anche Portogallo e Spagna • Oms ogni anno si effettuano 50milioni di aborti, 20mila sono clandestini. In Italia: dall’entrata in vigore della legge la clandestinità viene ridotta a nord ma non nelle altre regioni: questo è dovuto a problemi di funzionalità delle strutture. Nel frattempo, inizia a diffondersi anche la pratica di metodi contraccettivi Indagini sociologiche: in puglia su un campione di 939 donne: 17,5% si dichiara contraria all’aborto a prescindere (anche caso di morte della donna), 35,5% favorevole in goni caso, è stato poi rilevato che in chi aveva appoggiato il divorzio, solo il 7% si dichiarava contro l’aborto in ogni caso. Il sociologo Lorenzo Lenzi evidenziava l’importanza del processo di razionalizzazione dell’aborto post-intervento per aiutare la donna a superare il trauma soprattutto se è una credente. Così da aiutarle ad avere una piena coscienza della loro sessualità e a spingerle ad affrontare il controllo della propria fertilità. La chiesa rientra nel dibattito: • Monsignore Costanzo Micci (presidente della commissione per la famiglia al Cei) dichiara l’inutilità di un referendum abrogativo poiché è una legge nata dal basso e quindi voluta dal popolo che evidente temente si sente sempre meno cristiano. • Simonetta Robyoni critica fortemente la società e la politica a causa delle quali il corpo della donna diveniva uno strumentalizzato ad oggetto di battaglia invece di diventare simbolo della propria identità Un altro passo avanti: viene approvata la legge che elimina definitivamente i delitti di onore, nel mentre che il mondo cattolico era passato dalle parole ai fatti: si iniziava a raccogliere firme per referendum abrogativo. Papa fortemente criticato dai laici di non far rispettare le leggi dai cittadini incitandoli appunto a disobbedire a una legge approvata legittimamente. La diocesi romana decide di svolgere un’indagine preliminare: su un campione di 960 persone 88% fedelissimi alla chiesa: 46% dichiara l’aborto ammissibile, il 49,48% lo dichiara non ammissibile. I più favorevoli erano coppie giovani. Invece sui contraccettivi il 77% si dichiara favorevole. Nel novembre dell’80 si entra nel vivo della campagna referendaria: vengono proposti alla Corte Costituzionale 3 quesiti: primi due dell’Mvp 1. Definito “massimale” Divieto di aborto in ogni caso tranne per pericolo di morte della madre così da ritornare alla legislazione punitiva, che però avrebbe creato un vuoto legislativo, per questo formulano una seconda proposta: 2. Definito “minimale” Riduzione del diritto di aborto ammettendo solo quello terapeutico stabilito però da un medico, si azzerava così l’autodeterminazione della donna Proposta dei radicali: 1. Piena liberalizzazione dell’aborto Fortuna (socialista) evidenzia 2 grandi problematiche dell’attuale legge: a. Minorenni potevano abortire solo con consenso del padre o del giudice b. Esclusione della possibilità di abortire nelle case di cura private Molti furono gli interventi che denunciavano l’illegittimità delle proposte dell’Mpv (es Branca); Tamburano criticava il continuo immischiarsi della chiesa in questioni dello stato italiano. Si teneva così tanto alla difesa della legge da formare un comitato di forze laiche ( Pci, Psi, Psdi, Pli, sinistra indipendente e pdup esclusi i radicali) composto da sole donne per la rivendicazione di un nuovo protagonismo femminile e dare dimostrazione di una capacità di iniziativa unitaria che era stata messa più volte in discussione ricordando che i consultori familiari che meglio funzionavano erano proprio quelli gestiti dalle sinistre. Contro il referendum si pronunciò Gozzini: che riteneva errato tornare indietro a una legislazione di punizione nei confronti della donna, quando in realtà lo stato doveva fare il possibile per aiutarla. I favorevoli al referendum argomentavano la posizione in favore di una procreazione responsabile. 1981:LA RISPOSTA DELLA SOCIETA’ CIVILE La società italiana dei primi anni 80 è caratterizzata dalla fine della solidarietà nazionale data dalla crisi delle ideologie legata al complesso processo di secolarizzazione della società contemporanea e che aumenterà nel 89 con il crollo del muro di Berlino. Crisi dei due maggiori soggetti popolari: ▲ Pci: difficoltà di comprendere i processi di trasformazione della popolazione, il neo- capitalismo e l’entrata in scena del ceto medio ▲ Dc: sempre meno forte legame dei cittadini con la chiesa dato anche dalla forte impronta del clientelismo che viene alla luce In generale è proprio la società italiana ad essere fortemente cambiata: in generale durante il boom economico l’italia appariva materialmente più arricchita ma povera di identità collettiva e dopo vari fattori hanno inciso su questo: • Insicurezza della stabilità lavorativa, diminuzione dei diritti sul lavoro • Profonde disuguaglianze sociali e di reddito: 6 milioni di italiani in condizioni di povertà • Difficile condizione della donna • Crescita delle periferie con alti livelli di disoccupazione e emarginazione legati a crescente immigrazione e fenomeni di razzismo • Mutamento della famiglia: diminuzione n di figli fatti sempre in età più avanzata, aumento dell’autonomia dei membri, tenenza alla libera convivenza, aumento separazioni • Lavoro e carriera prendono precedenza sulla famiglia: procreazione subordina alla stabilità economica Nuova consapevolezza delle donne: per quanto riguarda i movimenti femministi si passa da una fase barricadiera e estremista a una più mediata con forte radicamento nella società per promuovere azioni concrete. Vengono creati centri di coordinamento per l’autodeterminazione della donna e questa nuova coscienza di sé emerge soprattutto con l’approvazione della legge La vittoria del “NO” è stata poi interpretata come una richiesta di maggiori sicurezze invece che come maturazione di una certa coscienza e promozione di diritti civili, perché se così fosse stato allora sarebbe stata abrogata anche la legge sull’ergastolo in nome del diritto di libertà dei cittadini, ma così non è stato. Questa maggiore sicurezza è frutto dei recenti anni di terrorismo che hanno sconvolto e segnato profondamente il paese. Mentre da un punto di vista più strettamente politico evidenza la crisi della Dc che si trova a subire un secondo duro colpo. Il processo di secolarizzazione è evidenziato dl fatto che aumenta il numero di cittadini che si dichiara credente ma che non si sente obbligato ad obbedire ai dettami della chiesa. EPILOGO Quadro sociologico sul funzionamento della legge dall’81 al 2006: difficile in questo periodo trattare il tema per la troppa vicinanza ai fatti, dopo la vittoria del referendum di fatto dell’aborto se ne è parlato poco confinandolo più che altro ad un fatto privato o comunque al rapporto donna-medico. Sul piano pratico dalla metà degli anni 80 il numero di consultori è stato aumentato, ciò che però rimane è il problema dei medici obiettori: soprattutto nella fase iniziale erano molti, e ciò portava a un forte rallentamento nell’applicazione della legge. A parte questo possiamo dire che in generale la legge 194 ha funzionato, ed è stato migliorato anche il sistema di rilevazione dei dati, per avere maggiori informazioni sul fenomeno e con minor margine di errore. Grazie a questo è stato possibile registrare un aumento del fenomeno dell’aborto nei primissimi anni dell’approvazione della legge, e poi una generale tendenza alla diminuzione del fenomeno sempre con le dovute differenze tra le regioni (quelle con il più alto tasso di aborto sono quelle settentrionali). Il calo degli aborti è stato registrato già a partire dal 1984 soprattutto dovuta alla grande diffusione dei metodi contraccettivi nelle donne con maggiori livelli di istruzione e un conseguente calo della fecondità. Da notare che rimane (anche se diminuito) il fenomeno dell’aborto clandestino Tra ieri e oggi, quadro degli ultimi anni 2007/2008: scenario diverso: ▲ livello politico: crollo dei grandi partiti del dopoguerra ▲ livello ideologico: secolarizzazione e crollo del comunismo ▲ culturalmente e socialmente: effetti della recente globalizzazione anche la questione dell’aborto ha acquistato nuove dimensioni e implicazioni a partire dalle innovazioni scientifiche: diagnosi prenatale, fecondazione artificiale, pillole che indicono all’aborto spontaneo. anni 90: si riapre la discussione segretario del Pds D’Alema e presidente del Mpv Casini propongono delle modifiche alla legge 194 per una più forte affermazione del diritto alla vita, affermando però di non voler tornare indietro a misure proibizionistiche, ma rafforzare le misure di prevenzione e tutela della maternità. Non mancarono le critiche sul fronte laico: accuse al Pds di volere scendere a patti con la chiesa La chiesa però iniziava ad aprire un dialogo, anche papa GP II sosteneva che comunque il cittadino potesse sostenere una legge volta a limitare i danni dell’aborto visto che per la donna non è una scelta facile, ma presa in condizioni drammatiche, e che un ritorno alla proibizione avrebbe aumentato il disagio della donna con un ritorno agli aborti clandestini. Non mancano di farsi sentire anche i cattolici conservatori che già dal 89 avevano presentato un disegno di legge a metà tra il dissuasivo e il punitivo che però non aveva trovato particolare appoggio se non quello della chiesa. In questo periodo in generale (a parte sporadici interventi di richiesta di miglioramento della legge alla luce di nuove scoperte scientifiche) il movimento laico era rimasto piuttosto indifferente dando al fronte cattolico la possibilità di riorganizzarsi. Nasce un nuovo movimento per la vita che racchiude i maggiori esponenti delle varie mobilitazioni cattoliche a fronte anche di nuove tematiche come l’eutanasia, ha un successo tale da riuscire a bloccare il referendum del 2005 proposto dai radicali sulla fecondazione medicalmente assistita, principalmente con la tattica dell’astensione, alla fine il 74,1% degli aventi diritto non andò a votare, colpa anche dei quesiti mal formulati e della difficoltà dell’argomento. da sottolineare però che non si trattava solo di ubbidienza alla chiesa, ma anche che molti cittadini preferiscono non esprimersi pubblicamente su questioni delicate e complesse come il diritto alla vita, in particolare dell’embrione. E aveva inciso anche la mancanza di un vero dibattito nella società civile come invece era avvenuto per l’aborto. 2008/2009: si riapre il dibattito sulla legge 194 da Giuliano Ferrara (conduttore della trasmissione otto e mezzo) che inizia un movimento a favore della vita dandogli un valore sociale più che religioso, sulla scia della moratoria dell’assemblea delle nazioni unite, ma un conto era essere contro l’aborto in paesi dove veniva imposto come strumento di controllo delle nascite, un conto era in paesi come l’Italia dove l’aborto non era imposto a nessuno ma permesso entro certe condizioni. Si riapre il dibattito con fazioni però sempre più frammentate e confuse: i laici credenti sembrano essersi diventati più clericali e i laici non credenti sempre più estremizzati, così in questo periodo di confusione generale il fronte laico si trova ad essere nettamente più diviso rispetto a prima. Molti puntano all’eliminazione dell’obiezione di coscienza, altri insistono sulla prevenzione, contestati da chi crede che oramai l’uso degli anticoncezionali non diminuisca in realtà la percentuale degli aborti come si credeva negli anni 70 Al di là delle unanimi dichiarazioni teoriche su una revisione migliorativa della legge 194 sembrava essere tornato di moda il dividersi in fazioni: una volta erano abortisti e anti-abortisti, ora sono pro e contro la legge 194. (quindi non per forza contro l’aborto, ma solo contro la legge così come formulata) Molte questioni rimangono aperte e incerte sul tema aborto, ma quello che risulta certo all’autore (al di là delle varie motivazioni dei vari fronti) è come un problema civile e morale così importante venga usato a ini strumentali politici e religiosi, e più in generale a scopi di divisione del paese già in preda a una crisi politica, economica e culturale di estrema gravità
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved