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Addio alle armi Ernest Hemingway, Dispense di Storia Economica

presentazione e analisi di Ernest Hemingway e del romanzo Addio alle armi

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 16/11/2022

elfia-lombardi
elfia-lombardi 🇮🇹

4.5

(4)

19 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Addio alle armi Ernest Hemingway e più Dispense in PDF di Storia Economica solo su Docsity! BIOGRAFIA Ernest Hemingway è nato il 21 Luglio del 1899 a Oak Park in un quartiere per bene di Chicago. Si è diplomato nel Giugno del 1917 ma non è andato all’università, iniziando invece a lavorare per il giornale del Kansas City Star. Seppur lavorando solo per qualche mese coglierà lo stile di scrittura del giornale che risulterà essere la base per la sua scrittura futura: frasi corte, primi paragrafi corti, lessico vivace. Gli Stati Uniti sono appena entrati in guerra e il giovane Ernest era volenteroso di iniziare a servire: avrebbe voluto iniziare a servire per il corpo dei Marines ma fu rifiutato per i suoi problemi di miopia. Si è arruolato nella National Guard of the United States in quell’autunno ma quando i rappresentanti della Croce Rossa italiana arrivarono a Kansas city con l’obiettivo di reclutare autisti di ambulanze, Hemingway falsifica il suo certificato di nascita per fare in modo di risultare un anno più vecchio, memorizza il tabellone per il controllo della vista e riesce ad entrarci, arrivando a Parigi nel Maggio del 1918 e poi in Italia nel mese successivo. La sua prima esperienza sul campo fu quella di soccorrere le vittime di un'esplosione di una fabbrica di munizioni vicino a Milano riportando l’esperienza sul giornale Kansas City Star e anche nella sua non fiction “Death in the afternoon”. Lascia Milano per recarsi a Schio il 9 Giugno, paese vicino al fronte italiano in Veneto nella zona del monte del Pasubio, Hemingway in questo momento risulterà frustrato per non essere stato posto sul fronte di azione. A Schio Ernest inizia a frequentare le varie taverne presenti sul posto insieme a soldati italiani e a sentire i dettagli più spaventosi di scene di guerra che successivamente riporterà nei suoi racconti. Leggerà moltissimo anche i giornali italiani una volta imparato la lingua, cosa che fece durante l’estate. A metà Giugno del 1918, l’esercito austriaco inizia la seconda battaglia del fiume Piave,chiamata anche la Battaglia del Solstizio: attaccano il monte Grappa e la zona lungo il fiume Piave. La battaglia risulterà ferocissima, tanto da dover chiamare un aiuto extra per la Croce Rossa, che si vede obbligata ad aggiungere altre truppe alle 38 già presenti sul posto. Attorno al 25 Giugno, Hemingway e altri autisti americani arrivano equipaggiati di ambulanze Fiat e alloggiano in una zona di guerra dove brulicano malattie come la malaria. Da questo momento, a causa del suo desiderio ardente di occupare un posto più attivo nel conflitto, iniziò a ricoprire un ulteriore ruolo: attraverso una bicicletta presa in prestito dai bersaglieri italiani, percorrerà le linee del fronte riportando notizie e oggetti di conforto ai soldati italiani come liquore e sigarette, i quali, ovviamente proveranno affetto nei suoi confronti. La scelta di ricoprire questo ruolo era comunque qualcosa di pericoloso perchè seppure il fuoco risultasse essere diminuito, c’erano comunque cecchini in quella zona e di fatti, riuscì a occupare il ruolo perché il suo predecessore nel compito era stato ucciso da una granata. Diventa subito amico con un ufficiale italiano: Edoardo Lanzetta e il prete Don Minozzi che gestivano la Casa del Soldato, una organizzazione ricreativa cattolica che garantiva la presenza di come docce, strumenti per la scrittura, lezioni di alfabetizzazione attività di questo tipo: risultano essere modelli per diversi personaggi nei suoi racconti futuri. Gli altri americani presenti sul posto ritorneranno a Schio ma Hemingway riuscirà a rimanere sul campo di azione, rimanendo purtroppo ferito il 7 Luglio. Il giorno prima di questo episodio, gli italiani avevano distrutto una testa di ponte austriaca, e l’esercito austriaco, di tutta risposta, aprì il fuoco con granate su obiettivi che precedentemente erano off-limits come campi base medici. La risposta italiana inizia a mezzanotte e lo scoppio di una bomba nemica colpisce il posto dove hemingway accampa: “Attraverso gli altri rumori udii un colpo di tosse, poi venne il suono, poi ci fu un lampo come quando lo sportello di un altoforno si spalanca, e un muggito che incominciò bianco e divenne rosso e via e via nella corrente dello spostamento d’aria. Cercai di respirare ma il respiro non volle venire e mi sentii scagliato fuori di me e fuori e fuori e sempre nel vento. Andai fuori veloce, tutto me stesso, e sapevo che ero morto e che era stato un errore pensare che ero morto. Poi galleggiai, e invece di procedere mi sentii scivolare indietro. Respirai ed ero indietro. Il terreno era sconvolto e davanti alla mia testa c’era un trave di legno schiantato. Nello stordimento udii qualcuno gridare, pensai che qualcuno strillasse.” Strillavano perchè lo scoppio staccherà la gamba ad un uomo vicino a lui, un altro compagno sarà colpito da schegge nel petto, Hemingway lo soccorre trasportandolo in spalla per 40 metri prima di cadere per essere stato colpito dal fuoco di una mitragliatrice alla coscia sinistra, si rialzerà e porterà l’uomo per altri 50 metri prima di essere colpito di nuovo e svenire. Rimase sotto shock per due ore prima di essere trasportato in una stazione di medicazione, dove i dottori gli rimuoveranno 227 pezzi di un Shrapnel, soprattutto nella zona della gamba. Viene poi portato in un ospedale temporaneo in una scuola elementare dove un prete lo battezza e gli dà l'estrema unzione, ma fortunatamente riesce a sopravvivere. Per le sue azioni di quel giorno, riesce a ottenere la medaglia d’argento al valore nella Croce Rossa italiana. Il 15 Luglio viene trasferito a Milano, dove giungerà il 17 per restare in convalescenza in un ospedale della Croce Rossa; le sue esperienze qui risultano centrali in Addio alle armi, il suo primo best seller che verrà pubblicato nel 1929. Il personaggio di Catherine Barkley fu ispirato dall’infermiera Agnes von Kurowsky, che si prende cura di Hemingway in questo periodo e per cui lui si innamorerà (lei aveva 26 anni e lui ne avrebbe compiuti 19). Avrà anche un nemico in amore, uno degli arditi feriti e in convalescenza come lui che getta le basi del personaggio del Tenente Rinaldi. Venne operato nuovamente in agosto rimanendo a Milano per eseguire un percorso di fisioterapia. In Ottobre tornerà a Schio, sperando di arruolarsi in azione nella battaglia di Vittorio Veneto, contraendo però la dissenteria per la quale sarà congedato di nuovo a Milano. Come molti altri avrà problemi a ritornare dentro la vita da civile, anche se lui fosse trattato da celebrità locale facendo anche molti discorsi nelle scuole e nei circoli intorno ad Oak Park. Sognava di sposare von Kurowsky ma nel Marzo del 1919, Agnes von Kurowsky gli scrisse una lettera dicendogli che lo avrebbe lasciato e per sposare un altro uomo (che comunque non farà mai): Hemingway ne fu devastato, anche se sposò Hadley Richardson due anni dopo. Nel 1921 Armando Diaz si recherà a Chicago e premia Hemingway con una Medaglia al Merito della Croce Rossa Italiana. La guerra e le sue esperienze tornano di frequente nei suoi scritti, spesso con descrizioni di cose vissute da altri e non da lui in prima persona come le avventure raccontate in Gorizia che lui descrisse anche se non ci fu mai stato, o la ritirata di Caporetto in Addio alle armi. La pioggia, al contrario, ha il grande e potente simbolo della tragedia: comincia fin da subito nel primo capitolo quando dice “ la pioggia permanente ha portato malattie come il colera” e che 7000 uomini sono già morti per questo. La pioggia inoltre distrugge la felicità di Henry quando dorme all'hotel con l’amata poichè si renderà conto che sarà di lì a poco arrestato. La pioggia cadrà anche durante la ritirata delle truppe il che simboleggia il fallimento di quest’azione. Durante la loro fuga dall’Italia alla Svizzera il tempo risulta essere molto ventoso e piovoso il che simboleggia che non sarebbe stato un viaggio poco difficile La pioggia nel racconto è la costante ombra di tragedia che presto colpirà gli innamorati. Hemingway riflette la suprema dominanza della morte nel racconto e di come si intrecci nei pensieri di tutti i personaggi. Catherine dirà ad henry: “Ho paura della morte perché, a volte, mi vedo morta dentro di lei”: pioggia come presagio di morte. E’ nella pioggia che Fredrick perderà sia il suo bimbo che sua moglie, e il libro finisce con l’immagine di Frederick che arranca verso il suo hotel, da solo, nella pioggia. - Montagne simboleggiano l’amore, la dignità, la salute, la felicità e la bella vita. Dall’altra parte, le pianure basse servono come simbolo di umiliazione, sofferenza, malattia, morte e distruzione. - La neve è simbolo di bellezza e affetto. La loro casa in Svizzera è una piccola casa immersa nella neve e dalle montagne, Catherine stessa diventa simbolo di casa, gioia, sicurezza e comfort. - L’autunno è simbolo di distruzione, l’inverno è simbolo di morte. - Il colera si riferisce sia a un malessere fisico che psichico. - I capelli di Catherine sono simbolo di isolamento e solitudine: durante le loro notti d’amore a Milano, Catherine lascia i suoi capelli sciolti cadere sul viso dell’amato: questa dolce descrizione fa ricordare Henry di essere chiuso all'interno di una tenda o dietro una cascata e si erge come un simbolo dell'isolamento della coppia dal mondo e serve come una sorta di coperta di sicurezza per Henry come si pensa al riparo dalle autorità italiane. - Formiche che si gettano nel fuoco morendo perché attratte da lui, parallelismo con i soldati che si gettano al fronte infatuati dalla guerra, senza pensare, privati delle loro vite. Hemingway usa questo passaggio per descrivere la futilità della guerra. Questo bruciare le formiche assume un significato simbolico. Hemingway usa questa analogia per proporre le sue credenze atee. Come le formiche stanno cadendo nel fuoco, Frederick "ricorda pensando al momento che era la fine del mondo e una splendida possibilità di essere un messia e sollevare il tronco fuori dal fuoco ", ma Henry non salverà le formiche morenti. In senso metaforico, Hemingway si chiede se esiste un Dio che ha il controllo su tutti quei personaggi del romanzo che sono circondati dalla morte. I 47 finali IL FINALE “NADA”: sicuramente il più cinico e nichilista di tutti, questo finale conduce il protagonista ad un’indifferenza cosmica, dove tutto è perduto e nulla sarà più come prima. In realtà il “niente” che troviamo nell’ultima strofa costituisce l’inizio dell’intera storia: dal trauma della morte scaturirà anni dopo il racconto del romanzo, che si suppone narrato in prima persona da Frederic. “Niente era svanito” proprio perché tutto è stato ripreso nel romanzo. IL FINALE RELIGIOSO: a dominare questo tipo di finale è l’immagine della notte, contrapposta alla luce dell’amore di dio, un dio in cui il protagonista non riesce mai a credere fino in fondo. Nell’ottica di questo finale l’intera storia andrebbe letta come un romanzo di formazione in cui Frederic alla fine arriva a comprendere la visione religiosa del cappellano, personaggio che assumerebbe così un’importanza fondamentale. FINALE DEL BAMBINO VIVO: se la fede poteva garantire al protagonista una seppur stentata consolazione, la sopravvivenza del figlio neonato non gli dà alcun sollievo nell’immediato. Inoltre, un finale del genere non avrebbe potuto funzionare, perché è ferma convinzione di Hemingway che una nascita non mitighi in alcun modo la morte, ma dovrebbe essere casomai costituire l’inizio di una nuova vita, quindi di una nuova storia. IL FINALE DEL FUNERALE: il rifiuto del “Finale del funerale” sembra dettato soprattutto da ragioni strutturali: in questi frammenti Hemingway fa largo uso della preterizione, quella figura retorica per cui si afferma di voler tacere qualcosa di cui invece si finisce per parlare ampiamente, col risultato di metterla in evidenza. Al momento di un lutto è inevitabile dover fare i conti con gli aspetti pratici del rito funebre e della sepoltura, ma le scelte obbligate della vita non corrispondono necessariamente a quelle che ha a disposizione l’autore del romanzo. IL FINALE DEL MATTINO DOPO: Hemingway si sofferma a lungo sull’idea di chiudere il romanzo con il risveglio di Frederic la mattina successiva, nel momento in cui, superato lo shock del giorno addietro, gli torna in mente con devastante disperazione la morte di Catherine. Il contrasto è tra il buio e la pioggia della notte precedente e la luce del sole che splende al mattino, in una primavera che per Federic è davvero la stagione più crudele, nonostante il sole illumini la stanza, è la luce artificiale della lampadina rimasta accesa sul comodino a innescare l’illuminazione del protagonista, che da allora in poi considera quel momento lo spartiacque della vita. I FONDAMENTI ORIGINARI DEL FINALE “SCRIBNER’S MAGAZINE”: per arrivare al finale pubblicato su “Scribner’s Magazine” Hemingway riporta in primo piano personaggi principali del romanzo, per tratteggiare con brevi ed essenziali pennellate quello che sarebbe stato il loro destino dopo le vicende narrate, così da offrire al lettore un’idea di completezza. I frammenti sono per lo più composti da una prima parte in cui il narratore accenna il futuro di Rinaldi, Bonello, Ettore, Piani e del cappellano, mentre nella seconda parte l’accento torna sul risveglio di Frederic la mattina successiva alla morte di Catherine. IL FINALE DI FITZGERALD: questo finale scaturisce dai consigli che Hemingway ha ricevuto dall’amico e collega, a cui aveva mandato il manoscritto per un parere. Secondo Fitzgerald in certi punti il romanzo è lento e ha bisogno di tagli, i personaggi sono troppo numerosi e alcuni addirittura non necessari. Secondo lui andrebbero tagliati punti come la permanenza in Svizzera o il giorno trascorso con Catherine alle corse. Loda invece la scena in cui l’infermiera, Miss Van Campen, scopre le bottiglie vuote nella stanza dell’ospedale, e la descrizione della rotta di Caporetto insieme alla mancata fucilazione. Alla fine suggerisce di concludere il romanzo con <quel paragrafo meraviglioso> che comincia con “il mondo ferisce tutti...”. FINALI MISCELLANEI: in un’ultima analisi esistono una serie di “finali miscellanei”, che riprendono in chiave leggermente diversa alcuni temi già sviluppati in precedenza. È interessante il paragone tra lo stato d’animo di Federic al risveglio mattutino dopo la morte di Catherine e la sensazione provata in precedenza quando è stato ferito: in entrambi i casi l’intorpidimento iniziale cede il posto a un dolore che aumenta a dismisura, per poi svanire nel tempo. Nell’ultimissimo finale del paragrafo 47 Frederic sembra valutare in modo esplicito l’idea del suicidio, per poi rifiutarla nella consapevolezza che poi, superata la crisi, non ci si pente mai di aver scelto la vita.
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