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Agenda 2030 - 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, Appunti di Storia

Agenda 2030 - percorso di approfondimento L’Agenda 2030 con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), esprime un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo mondiale, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 21/10/2020

mariangela-calicchio
mariangela-calicchio 🇮🇹

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Scarica Agenda 2030 - 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity!  L’Agenda 2030 con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), esprime un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo mondiale, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale.  In questo modo viene definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo.  MA QUALI SONO QUESTI NUOVI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE ENTRO IL 2030? SONO 17 E SI ARTICOLANO IN: 1.PORRE FINE ALLA POVERTÀ IN TUTTE LE SUE FORME. 2.AZZERARE LA FAME, REALIZZARE LA SICUREZZA ALIMENTARE, MIGLIORARE LA NUTRIZIONE E PROMUOVERE L’AGRICOLTURA SOSTENIBILE  Il mio percorso comincerà col discutere del problema della povertà nel mondo e, in particolare, dei senzatetto (in lingua inglese). Durante la guerra fredda, la pace e l’equilibrio non sono stati garantiti dall’accordo fra gli Stati ma si diffuse il terrore di un conflitto nucleare che avrebbe causato la distruzione del mondo intero. In effetti, si sono verificati in quel periodo, dal 1947 al 1991, devastanti conflitti in Africa, Asia e America Latina, e a livello mondiale si viveva nel terrore dello scoppio di un conflitto nucleare. (Libro)  Una bambina di nove anni scalza, nuda, spogliata persino della pelle. Kim Phuc appare così nella fotografia che per molti è stata in grado di porre fine alla guerra del Vietnam molto più velocemente di qualsiasi negoziato, bomba o presidente. Sono passati 43 anni da quello scatto realizzato l’8 giugno 1972 dal fotoreporter premio Pulitzer dell’Associated Press, Nick Ut, che a quel tempo aveva solo 21 anni.  Oggi Phuc ne ha 54 e per la maggior parte della sua vita ha cercato di scappare da quella foto. Ha cercato di dimenticare un momento disumano. Ma fuggire da qualcosa che ti porti addosso ogni giorno, da un dramma che ti è rimasto attacco alla pelle, però, è impossibile. Così Phuc ha smesso di allontanarsi da quell’immagine e ha deciso di portarla con sé in giro per il mondo, di lavorare per la pace raccontando la brutalità della guerra. Oggi è ambasciatrice dell’Unesco. Nel 1980 veniva pubblicato il Rapporto delle Nazioni Unite che introduceva una nuova prospettiva nella lettura della situazione geopolitica, quella della divisione tra il Nord e il Sud del pianeta. Non più, quindi, raggruppamenti ideologici, ma la constatazione della frattura che la Storia aveva creato tra i Paesi “centrali” o “industrializzati” (situati nel Nord del mondo) e tutti gli altri (in genere ex colonie impoverite, situate nel Sud del mondo). Nel dibattito sullo sviluppo, compariva così il concetto di interconnessione e di interdipendenza: ricchi e poveri sono collegati tra loro, anzi “dipendono” reciprocamente. Risalgono agli anni ’80 le prime lotte globali, a partire da temi come la pace, la tutela dei diritti umani, il debito estero dei Paesi poveri e la questione ambientale. Nel 1992 a Rio di Janeiro si tiene il primo “vertice della Terra” con il quale si afferma il concetto di “sostenibilità” dello sviluppo e si traccia il primo piano d’azione per combattere il cambiamento climatico. L’Unione Sovietica non c’è più e il mondo si apre velocemente agli scambi commerciali, abbattendo dazi, vincoli e tasse, ma anche diritti consolidati. Non solo merci che dalle periferie viaggiano verso i Paesi industrializzati, ma anche fabbriche che traslocano verso le stesse periferie per sfruttare la manodopera a prezzi irrisori. La nuova visione del mondo parla di una sola potenza al comando, gli Stati Uniti; e di Paesi Brics, cioè i giganti del Terzo Mondo finalmente emersi: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. Uomo del mio tempo Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero, gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno quando il fratello disse all'altro fratello: "Andiamo ai campi". E quell'eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.  La poesia “Uomo del mio tempo” si apre con una denuncia del poeta nei confronti dell’uomo contemporaneo, la cui condotta è simile a quella dell’uomo primitivo, non civilizzato: l’umanità persevera nelle azioni di violenza e di guerra, servendosi del progresso, dell’evoluzione della tecnologia e della scienza per seminare morte e distruzione. L’uomo contemporaneo è responsabile dei bombardamenti aerei, le cui ali segnano l’ora della morte. L’eco di sangue, che richiama l’episodio dell’uccisione di Abele ad opera di Caino, è giunta fino ai nostri giorni; Quasimodo, quindi, rivolgendosi alle nuove generazioni, li esorta a dimenticare gli atroci insegnamenti delle persone che le hanno precedute lanciando una maledizione: le tombe degli antenati che hanno seminato morte devono affondare nella cenere, mentre gli avvoltoi e il vento devono coprire il loro cuore.  La sua formazione si è sviluppata nell’ambito della rivista fiorentina “Solaria” e del gusto ermetico. I temi fondamentali di Quasimodo sono concentrati nel ricordo dell’infanzia e della terra siciliana, ripensate nostalgicamente come un’età di innocenza e un regno di purezza per sempre perduti. Il bisogno di scoprire nella propria pena la sofferenza di tutti ha spinto il poeta, durante e dopo la guerra, a partecipare con impegno al dramma dell’umanità offesa nei più elementari ed alti valori civili, per contribuire alla fondazione di una civiltà più libera e consapevole della dignità umana che deve essere rispettata e difesa sopra ogni cosa. Quasimodo resta nella sostanza sempre fedele ad una concezione della poesia come punto di vista superiore e privilegiato, seppure dapprima in senso mitico ed estetico e poi in senso morale e civile. In questa prima fase, la lirica si esprime come un canto individuale, il risultato dei ricordi della propria terra, la Sicilia. Dopo il 1943, e a partire dalla raccolta Giorno dopo giorno (1947), si ha la seconda fase della poetica di Quasimodo.
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