Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Agenda 2030 17 obiettivi sullo sviluppo sostenibile, Schemi e mappe concettuali di Geografia

L'Agenda 2030 tratta di 17 obiettivi pensati per lo sviluppo sostenibile

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 16/03/2023

benedetta-alletto-1
benedetta-alletto-1 🇮🇹

5

(1)

2 documenti

1 / 22

Toggle sidebar

Anteprima parziale del testo

Scarica Agenda 2030 17 obiettivi sullo sviluppo sostenibile e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Geografia solo su Docsity! L’AGENDA PER LO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE Walter Vitali, direttore esecutivo Gruppo di lavoro ASviS goal 11 L’informazione statistica ufficiale a supporto delle politiche di sviluppo sostenibile (SDGs) Forum PA - 24 maggio 2017, ore 14.30 INDICE L’Agenda urbana europea p. 3. La New urban Agenda di Quito e l’Agenda Onu 2030 p. 4. L’Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile p. 5. Il territorio urbano p. 8. 10 esempi di SDGs urbani p. 12. Riferimenti bibliografici p. 13. 2. L’AGENDA PER LO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE Il 21 marzo è stata presentata la proposta di Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’ambiente. Nel Rapporto di ASviS 2016 si propone «una Strategia per lo sviluppo urbano sostenibile sulla quale sia incardinata l’Agenda urbana [ASviS 2016]. Insieme al Rapporto per lo sviluppo equo e sostenibile 2016 Istat ha presentato una prima lista di 95 indicatori per gli SDGs [Istat 2016]. Su queste basi è possibile elaborare un’Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile che unifichi Agenda urbana e dimensione urbana degli SDGs. Il gruppo di lavoro di ASviS sul goal 11 relativo alle città, con Urban@it e Anci, ha elaborato la proposta basata sui 12 temi indicati nell’Agenda urbana per l’Ue del Patto di Amsterdam e che incrocia tutti i goal (1. Occupazione ed economia locale; 2. Povertà e ineguaglianza; 3. Politiche abitative e rigenerazione urbana; 4. Migranti; 5. Suolo e processi naturali; 6. Economia circolare; 7. Cambiamento climatico; 8. Energia; 9. Mobilità; 10. Qualità dell’aria; 11. Transizione digitale; 12. Appalti; 13. Salute e benessere; 14. Cultura, istruzione e ricerca; 15. Uguaglianza di genere; 16. Istituzioni; 17. Finanza; 18. Cooperazione allo sviluppo urbano. 5. L’AGENDA PER LO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE (2)   Per ciascuno dei 18 temi essa si articola in: Obiettivi internazionali; La situazione dell’Italia; Obiettivi nazionali e azioni necessarie. Gli obiettivi nazionali sono quantificati, riferiti normalmente il 2030 e scelti in modo da essere comprensibili per i cittadini.  Le azioni necessarie costituiscono la griglia dell’Agenda urbana che dovrà essere ulteriormente sviluppata, anche con l’indicazione delle risorse pubbliche e private utili al raggiungimento degli obiettivi.  E’ essenziale realizzare un sistema di monitoraggio e di comunicazione pubblica, con un preciso riferimento al territorio urbano, che indichi di anno in anno i risultati conseguiti e la distanza dagli obiettivi.  E’ uno strumento utile: a) per i cittadini, che sono portati a comprendere meglio l’utilità degli obiettivi di sviluppo sostenibile e ad adottare cambiamenti nei propri stili di vita; b) per i Sindaci, che sono legittimati nella propria azione di governo da precisi obiettivi da conseguire, compresa la richiesta al Governo delle politiche necessarie per raggiungerli; c) al Governo e agli altri attori (economici, sociali, associativi, culturali e di ricerca, ecc.) che, facendo perno e investendo sulle città, creano migliori condizioni per attuare la Strategia nazionale. 6. L’AGENDA PER LO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE (3)  Gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 rappresentano il necessario sviluppo della Strategia Europa 2020, ora sostituta dalle 10 priorità della Commissione Junker e sottoposta ad un lungo dibattito dall’esito incerto. Ad essi devono essere collegati i Programmi nazionali di riforma (Pnr) e gli altri strumenti economico – finanziari previsti dal Semestre europeo.  Intanto il Governo italiano può dare l’esempio, introducendo a fianco del Pnr 2017 in corso di presentazione uno strumento specifico con queste caratteristiche, per poi unificarlo nel Pnr del prossimo anno.  Nel quadro degli SDGs occorre integrare anche le norme sul Benessere equo e sostenibile (Bes), le quali prevedono che gli indicatori, selezionati da uno specifico Comitato, vengano allegati al Documento di economia e finanza (Def) e che entro il 15 febbraio di ogni anno il Ministro dell’Economia riferisca al Parlamento sul loro andamento.  I comuni e le città metropolitane che lo decidono possono autonomamente inquadrare i loro strumenti di programmazione nell’ambito degli obiettivi dell’Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile, adottandoli e sottoscrivendoli dopo un’adeguata consultazione sulla base della proposta ASviS – Urban@it e Anci e comunicandoli ai cittadini. 7. IL TERRITORIO URBANO (3)  Il grado di urbanizzazione definisce tre tipi di celle di 1 kmq: un centro urbano (urban centre) consiste in celle contigue con una densità di almeno 1.500 abitanti/kmq e una popolazione totale di almeno 50.000 abitanti; un raggruppamento urbano (urban cluster) consiste in celle contigue con una densità di almeno 300 abitanti/kmq e una popolazione totale di almeno 5.000 abitanti; le celle rurali (rural grid cells) sono quelle fuori dai raggruppamenti urbani.  Questi tre tipi di celle sono usate per classificare il territorio: le città (cities) hanno la maggioranza della loro popolazione che vive nelle celle definite come centri urbani; le città di minori dimensioni e i sobborghi (towns and suburbs) hanno la maggioranza della loro popolazione che vive nelle celle definite come raggruppamenti urbani ma che non sono città; le aree rurali (rural areas) hanno la maggioranza della loro popolazione che vive nelle celle definite come rurali. Le aree urbane (urban areas) sono le città più le città di minori dimensioni e i sobborghi (definizione accettata a livello europeo dal 2011).  In base ai nuovi dati l’Ue 28 ha una popolazione urbana del 72,1% e prima del 74% (85% a livello globale, mentre prima era stimata al 55%), l’Italia dell’81,1% e prima del 68% (al quinto posto, dopo Malta, Olanda, Gran Bretagna e Belgio). L’Africa è all’81% e l’Asia è all’89%. 10.  14. IL TERRITORIO URBANO (4)  Nel 2015 nell’Ue a 28 la popolazione delle città era il 40,4%, quella delle città di minori dimensioni e dei sobborghi il 31,7%. La popolazione delle aree urbane era il 72,1%, 366,978 milioni di abitanti sui 508,293 milioni complessivi.  L’Italia nello stesso anno risultava al 20° posto nell’Ue a 28 per popolazione nelle città, con il 33,8%, ma era al secondo posto dopo il Belgio per popolazione nelle città di minori dimensioni e nei sobborghi, il 47,3%.  E’ una prova ulteriore che il modello urbano italiano è diffuso sia nelle città medie che nelle nuove regioni urbane dei territori post-metropolitani.  Il totale della popolazione italiana che nel 2015 viveva nelle aree urbane era dunque l’81,1% della popolazione complessiva, 49,305 milioni su 60,796 milioni. L’Italia risultava così al quinto posto della Ue a 28 per concentrazione della popolazione nelle aree urbane, dopo Malta (99,8%), Olanda (85,3%), Gran Bretagna (85,1%) e Belgio (81,9%). La Germania era al 77,6%, la Spagna al 73,5% e la Francia al 65,3%.  Questi nuovi dati introducono una novità molto rilevante rispetto al recente passato, quando la popolazione urbana italiana era considerata solo il 68% di quella complessiva. 11. 1. OCCUPAZIONE Obiettivi internazionali:  Strategia Europa 2020: innalzare al 75% il tasso di occupazione 20-64 anni, Italia 67-69%. Nel 2015 era il 70,1%, - 0,2% rispetto al 2008. Posizione dell’Italia:  Nel 2015 era il 60,5%, ben al di sotto della media europea, senza differenze rilevanti per grado di urbanizzazione come nel resto dell’Ue a 28 (città 61,3%, città di minori dimensioni e sobborghi 60,5%). Obiettivi nazionali:  L’obiettivo per le aree urbane è raggiungere nel 2030 il traguardo che l’Europa si era posta per il 2020, cioè il conseguimento del tasso di occupazione del 75%. Azioni necessarie:  a) incentivi, anche di carattere fiscale, per le aziende che assumono giovani a tempo indeterminato; b) centri per l’impiego, formazione ricorrente e sostegno economico alle persone che perdono il posto di lavoro per permettere che ne trovino un altro; c) formazione professionale e alternanza scuola lavoro come in Germania; d) nuovi strumenti finanziari per le start-up e acceleratori d’impresa. 12. 4. SUOLO Obiettivi internazionali:  L’obiettivo europeo è l’azzeramento del consumo netto di suolo al 2050 (ridurre il consumo medio a 1,6 mq/ab l’anno al 2020) [Lavalle et al 2013] e l’Agenda Onu richiede lo sforzo di anticiparlo al 2030. Posizione dell’Italia:  La crescita della superficie artificiale in Italia è stata maggiore della media europea sia nel periodo 1990 – 2000 (Italia +6,4%, Ue 27 + 5,7%) che nel periodo 2000 - 2006 (Italia +3,3%, Ue 27 +3%). La velocità di consumo di suolo è stata di 3,5 mq/ab l’anno nel periodo 2008 – 2013 e di 2 mq/ab l’anno nel periodo 2013 – 2015. Obiettivi nazionali:  L’obiettivo per le aree urbane è di ridurre del 20% il proprio consumo netto di suolo al 2020 (da 2 a 1,6 mq/ab l’anno) per contribuire al conseguimento dell’obiettivo nazionale. Azioni necessarie:  a) approvazione sollecita con modifiche della legge ferma al Senato, differenziando gli oneri di edificazione tra suolo libero e suolo già compromesso; b) banca dati degli edifici e delle aree dismesse disponibili per il recupero e il riuso, prevista dal ddl; c) Piano di azione nazionale concordato con regioni ed enti locali per il conseguimento dell’obiettivo. 15. 5. VERDE Obiettivi internazionali:  La direttiva Ue Natura 2000 prevede la conservazione degli habitat naturali e il tema è compreso nel Mayors adapt per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Posizione dell’Italia:  2310 siti di importanza comunitaria censiti dalla Rete Natura 2000. Nei capoluoghi di provincia italiani nel 2014 il verde urbano rappresentava il 2,7% del territorio nel 2014 con una media di 31,1 mq ogni abitante e una crescita (+4,9% rispetto all’anno precedente) degli orti urbani. Obiettivi nazionali:  L’obiettivo per le aree urbane è di raggiungere i 50 mq di superficie media di verde urbano per abitante al 2030, 2/3 in più rispetto al 2014, portandola alla dotazione attualmente più elevata. Azioni necessarie:  a) riconoscimento del verde urbano nella sua totalità (pubblico, privato, urbano, periurbano) oltre la concezione di semplice standard urbanistico; b) pianificazione di nuove categorie di aree verdi adatte a fronteggiare il riscaldamento climatico; c) incentivo all’inserimento della componente vegetale nelle ristrutturazioni e nelle nuove edificazioni. 16. 6. ECONOMIA CIRCOLARE Obiettivi internazionali:  Il Piano d’azione europeo per l’economica circolare del 2015 prevede al 2030: a) il riutilizzo e il riciclaggio del 65% dei rifiuti; b) il riciclaggio del 75% dei rifiuti da imballaggio; c) la riduzione al massimo al 10% del collocamento dei rifiuti in discarica; d) incentivi alle produzioni ecocompatibili che evitano la produzione di rifiuti. Posizione dell’Italia:  Nel 2015 la raccolta differenziata dei rifiuti urbani si è attestata al 47,5% senza raggiungere l’obiettivo del 50% fissato dalla normativa europea per il 2009. Obiettivi nazionali:  L’obiettivo per le aree urbane è raggiungere gli obiettivi europei al 2030 (riciclaggio 65%, discarica max 10% dei rifiuti) aumentando la raccolta differenziata di circa il 50% rispetto al 2015. Azioni necessarie:  a) impegno prioritario nelle aree metropolitane (Napoli, Palermo, Roma, ecc.) dove il problema della gestione dei rifiuti non è risolto; b) Piano di azione nazionale sull’economia circolare per recuperare il ritardo accumulato; c) promozione della prevenzione dei rifiuti rafforzando le misure già previste nel Piano nazionale. 17. 9. ARIA Obiettivi internazionali:  Gli obiettivi europei vigenti per il particolato sottile (Pm 2,5) sono: 25 µ/mc al 1.1.2015; 20 µ/mc al 2020. Il limite massimo stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è di 10 µ/mc. Posizione dell’Italia:  Nel 2014 il 20,1% della popolazione urbana italiana era esposto a concentrazioni eccessive di polveri sottili (Pm 2,5 e Pm 10) al di sopra delle media nel 2013 del 15,9% nelle città dell’Ue 28. L’Italia nel 2013 aveva il più alto numero di morti premature correlate al Pm 2,5 (quasi 59.500 nel 2013) e agli altri inquinanti atmosferici come l’ozono e il biossido d’azoto.  Obiettivi nazionali:  L’obiettivo per le aree urbane al 2025 è il rispetto del limite massimo stabilito dall’Oms per il particolato sottile, più restrittivo di quello europeo. Azioni necessarie:  a) Piano di azione nazionale integrato trasporti, impianti di riscaldamento delle abitazioni, industria e infrastrutture verdi; b) concertazione interistituzionale con il Tavolo per la qualità dell’aria al ministero dell’Ambiente; c) rafforzamento dei sistemi di monitoraggio locale; d) interventi coordinati sull’hot spot della Pianura padana. 20. 10. ISTRUZIONE Obiettivi internazionali:  Strategia Europa 2020: meno del 10% nella fascia 18 – 24 anni di coloro che hanno abbandonato precocemente la scuola (11% nel 2015), Italia meno del 15 – 16%); 40% dei 30 – 34enni con un’istruzione universitaria (38,7% nel 2015), Italia 26 – 27%. Posizione dell’Italia:  Nel 2015 coloro che avevano abbandonato precocemente la scuola erano il 14,7% come nelle città (14,8%), mentre nelle città europee erano meno della media complessiva (9,8%). I 30 – 34enni con istruzione universitaria erano il 25,3% ultimo posto nell’Ue 28 (31,7% nelle città).  Obiettivi nazionali:  Gli obiettivi per le aree urbane sono raggiungere nel 2025 il traguardo che l’Europa si era posta per il 2020, cioè la riduzione dell’abbandono scolastico a meno del 10% nella fascia di età 18-24 anni e il 40% dei laureati nella fascia di età 30 – 34 anni. Azioni necessarie:  a) interventi precoci (tutoraggio e cooperazione con i genitori) per prevenire situazioni di abbandono scolastico; b) supporto alla cura, all’educazione della prima infanzia e all’inclusione dei contesti familiari a rischio; c) investimenti per nuovi campus universitari urbani e servizi per studenti. 21. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ASviS Rapporto 2016, L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Balducci, A., Processi di regionalizzazione urbana: ripensare la questione urbana, presentazione al convegno Oltre la metropoli, Roma, Università Roma Tre, 8 marzo 2017, http://www.urbanit.it/wp-content/uploads/2017/03/ripensare- la-questione-urbana.pdf Istat, Gli indicatori per gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, 2016. Istat, Forme, livelli e dinamiche dell’urbanizzazione in Italia, e-book, 2017. 22.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved