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Aggiungi un selfie a tavola. Il cibo nell'era dei food porn media, Sintesi del corso di Sociologia

Libro sulla sociologia alimentare di Luisa Stagi e Sebastiano Benasso

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 24/06/2021

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Scarica Aggiungi un selfie a tavola. Il cibo nell'era dei food porn media e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! AGGIUNGI UN SELFIE A TAVOLA – Il cibo nell’era dei food porn media INTRODUZIONE Il cibo è al centro di un continuo processo di ri-mediazione. La deriva estetizzante ha trasformato il discorso intorno a ciò che mangiamo e la rappresentazione delle pietanze in un linguaggio a sé stante che, dotato di una sua grammatica, significativo e riconoscibile, può essere utilizzato per esprimere molte altre cose. La pornografia alimentare si sviluppa in una società dove la dieta ha assunto un valore politico e nella quale il corpo magro indice di capacità di controllo, di buone abitudini di vita e quindi di buona cittadinanza. Il food porn, cioè la proliferazione dei discorsi intorno al cibo e la circolazione di immagini di alimenti proibiti, è una forma di carnevalesco, uno spazio di sospensione simbolica delle norme dietetiche in un contesto sociale in cui vige una morale rigidissima intorno ai confini corporei. La gastro-pornografia, tuttavia, è in grado non solo di appagare simbolicamente un desiderio represso, ma anche di veicolare significati politici, identitari e comunitari. Ecco allora che, in una società digitalizzata nella quale le pratiche alimentari e i dispositivi tecnologici hanno un valore centrale, prendono forma e significato i food porn media. È l'oggetto culturale cibo insieme al mezzo digitale a creare questa specifica meta-narrazione: senza dispositivi mobili con cui si fanno foto e video e senza le piattaforme social in cui i contenuti vengono messi in circolazione, non sarebbe possibile la costruzione di questo specifico discorso. Il cibo è oggi certamente una delle forme di comunicazione più efficaci. Negli ultimi cinque anni il fenomeno del food porn si è decisamente trasformato. Inizialmente inteso come pratica di condivisione delle immagini degli alimenti sui social media e successivamente utilizzato per riferirsi all’iperproduzione di discorsi sul cibo, il food porn ha progressivamente assunto le forme e le funzioni di un linguaggio. Come spesso accade, infatti, un fenomeno culturale produce effetti nell'ambiente in cui si diffonde, modificandolo e modificandosi anche grazie alla grammatica che esso stesso ha contribuito a costruire. Le ricette sono da sempre oggetto di scambio e comunicazione. Tra i primi libri stampati, non a caso, si annoverano proprio ricettari. Le ricette rivestono un ruolo importante nell’invenzione della tradizione che a sua volta è funzionale alla costruzione di sostegni identitari. Infatti, le ricette sono passate da una generazione all'altra e in questo passaggio si sono modificati i loro significati, le loro grammatiche e le loro funzioni. Il concetto di food porn appare per la prima volta intorno agli anni Sessanta quando Roland Barthes lo utilizza per spiegare la costruzione del desiderio e delle fantasie che il cibo patinato produce nei consumatori. A metà degli anni Ottanta la scrittrice Rosalind Coward utilizza il termine food porn per parlare dello spostamento del concetto di cibo come dono a quello di cibo come piacere estetico, sostenendo che in tale tipo di rappresentazione la scenografia collabora alla costruzione di un desiderio paragonabile a quello che la pornografia produce per la sessualità. Alle riviste si sono poi aggiunte le trasmissioni di cucina che, agli albori della televisione, hanno avuto la funzione di costruire e di rafforzare l'identità nazionale e diffondere l'idea del gusto e delle buone maniere. Con l'avvento di internet la comunicazione delle ricette ha poi trovato nuove forme di espressione di circolazione attraverso i food blog. L'attenzione delle e dei food blogger per la qualità delle immagini, il tipo di inquadratura, la cromaticità degli impiattamenti ha favorito il diffondersi della pratica di fotografare le pietanze e condividere le loro immagini sui social media, fino a favorire l’erotizzazione del cibo. L'oscenità. intesa come irrompere del privato nello spazio pubblico, del venire meno della distanza, implica che tutto diventi più visibile del visibile. La pornografia, perciò, si sviluppa a partire dal contenuto cibo, che produce un certo tipo di grammatica, e a sua volta si amplifica con la circolazione attraverso alcune tipologie di media già caratterizzati da modalità comunicative pornografiche; questo è ciò che si intende per meta-narrazione. CAPITOLO 1 Il food porn è nato in una società in cui la maggior parte delle persone è costantemente a dieta, quindi, come sublimazione di un desiderio che non può essere appagato perché indotto da una società che da un lato spinge a consumare, ma dall’altro attribuisce valore morale al corpo magro; nasce in una società bulimica perché induce a desiderare il cibo e contemporaneamente a privarsene, lasciando al singolo l’onere di gestire a livello individuale tali spinte contraddittorie. Inoltre, il food porn è una pratica che parla di soggettività: mostrando ciò che si mangia si attesta ed esibisce la propria capacità di scelta nell’ambito della complessa e contraddittoria modernità alimentare. Negli anni 90 Baumann spiega la responsabilizzazione individuale, un tratto tipico della società dell’incertezza, usando il paradosso della dieta del consumo, libri di diete e ricette, consuma e sii magro. Inoltre, il cibo mostra anche un posizionamento politico; per esempio, scelte vegani e vegetariani testimoniano appartenenze e identità. La remediation è il modo in cui avviene l’integrazione tra nuovi e vecchi media, adattamento dei contenuti dei vecchi media al formato di quelli nuovi, McLuhan -> il nuovo ingloba e trasforma il precedente; da libri di ricette e diete, alle trasmissioni di cucina e makeover, ai discorsi sui media digitali producendo nuove grammatiche è un ampliamento della partecipazione. DA FOOD PORN A FOOD PORN MEDIA: vedi sotto. PERCHÉ negli ultimi anni i format di makeover television sono diminuiti, ovvero, quei prodotti mediatici finalizzati a mostrare a fare integrare la norma attraverso l’esempio delle giuste condotte alimentari? Mutamento sociale, passaggio tra diversi modelli di governamentalità. Per governamentalità si intende l’organizzazione di pratiche tecniche attraverso le quali viene modellata la condotta di individui e popolazioni. 1° fase – governamentalità Tutto ciò porta a un ulteriore enfatizzazione e colpevolizzazione della devianza e porta anche al carnevalesco, inteso come spazio di eccezione e sospensione momentanea della norma (e condotte abituali) che collabora a canalizzare il desiderio controllandolo e neutralizzando le pulsioni in modo conforme funzionale all’organismo sociale. Nel medioevo le norme alimentari avevano valore morale, nell’epoca contemporanea sono legate al concetto di buona cittadinanza. Sviluppatasi nel periodo dell’Illuminismo la scienza nutrizionale è utilizzata per monitorare i comportamenti umani. I principi della scienza nutrizionale sono parte dei fondamenti della prospettiva neoliberale: una popolazione ben nutrita contribuisce a una salute più produttiva e a un’assistenza sanitaria con costi sociali inferiori, inoltre, migliora la qualità della vita. Mangiar sano = una forma di controllo sociale esercitata da istituzioni. I soggetti devono rapportarsi con il cibo sulla base di giudizi morali dettati dalla scienza, infatti, anche la moralità delle persone appare sempre più correlata alle scelte alimentari: quelli che mangiano cibi malsani saranno giudicati meno morali di quelli che mangiano cibi sani. Il corpo sociale deve essere salvaguardato dai nemici interni, ovvero i soggetti che deviano dalle norme alimentari, ma anche dai soggetti esterni —> ETNICISMO contro globalizzazione, bisogno di ri-radicamento. Attraverso il cibo si costruisce il gusto che appartiene a noi e il disgusto che riserviamo agli altri: la norma alimentare agisce sulla coesione sociale. CHEAT DAYS: giorno libero dalle restrizioni di una dieta, funzionale al mantenimento della stessa, premio. Video online offrono ai creatori e al pubblico di celebrare le loro fantasie di fame godendosi i piaceri sensoriali del cibo proibito senza colpa vergogna. Nei video consumano grandi quantità di cibi ad alto contenuto di grassi e zuccheri, alimenti di solito vietati, descrivendo l’eccitazione. Nei video dicono che non si sentono in colpa. C’è un contrasto tra il consumo di cibo spazzatura e l’aspetto sano. OSCENO: mostrare ciò che prima non veniva mostrato rendendolo più visibile del visibile, la rottura del confine tra sfera pubblica e privata. GASTROMANIA: iper-produzione di discorsi mediali su e attraverso il cibo che caratterizza l’epoca contemporanea. DA FOOD PORN A FOOD PORN MEDIA: si parla di cibo che ha un radicamento culturale, politico identitario, ma tale comunicazione è possibile tramite digitali: senza la tecnologia che consente di produrre e mettere in circolazione i contenuti, non sarebbe possibile la costruzione di quel discorso. Aumenta la possibilità di ricerca di informazioni su cibo e alimentazione; si consente agli utenti di documentare le proprie pratiche alimentari, consigliare i posti migliori in cui mangiare e condividere immagini e commenti sulle proprie esperienze culinarie. I media digitali raggiungono un pubblico più ampio rispetto ai vecchi media. Ri-mediazione —> più: riviste e inserti sul cibo, programmi TV, Radio, studenti negli istituti tecnici alberghieri, nuove università sul cibo. È nata una nuova figura, gli esperti del cibo o FOODIE (diversi dai GOURMET: un tempo gli unici detentori di codici del gusto, i soli legittimati a parlare di cibo) —> condividono le loro esperienze culinarie, intrattenimento e svago. I food media hanno rafforzato l’alleanza tra TURISMO e GASTRONOMIA: il cibo è uno dei principali richiami per la scelta del luogo di destinazione —> nasce il GASTRO-NOMADE: turista che basa le sue vacanze sul cibo, diffonde le sue esperienze sui social media. Si sviluppa la pratica della VALUTAZIONE DELLE ESPERIENZE CULINARIE: piattaforma TripAdvisor mostra l’autenticità. AUTENTICO = legato al concetto di tipico (tradizione e identità) e genuino (semplice, credibile, trasparente). La gastromania ha avuto un grande impatto sulla ristorazione nonché sofferta turistica delle città. ➔ GENTRIFICAZIONE: cibo e ristoranti giocano un ruolo centrale; ripensamento di alcune zone delle città al fine di attirare i turisti alla ricerca dell’autenticità. Promuovere l’autenticità significa incidere sul fenomeno del GASTRONAZIONALISMO: utilizzo simbolico del cibo per lavorare sulla difesa dell’identità nazionale. È una forma di etnicismo ed è una delle conseguenze della globalizzazione e del diffondersi della percezione del rischio. Durante il lockdown il cibo rappresentato la più forte preoccupazione e la più efficace rassicurazione e tutto ciò è avvenuto grazie all’utilizzo dei food porn media. Il cibo ha subito un processo di mediatizzazione con i food porn media e ciò ha evidenziato la vocazione all’osceno che contraddistingue i media digitali e caratterizza il fenomeno dei mukbang. CAPITOLO 2 Esempio di carnevalesco: MUKBANG = video su YouTube, o siti, di persone che mangiano da sole grandi quantità di cibo, masticando e risucchiando rumorosamente. Il BROADCAST JOCKER/MUKBANGER: mostra una serie di piatti che divora davanti a spettatori che interagiscono con lui attraverso la chat. Tale pratica nasce 10 anni fa in Corea del sud per risolvere la solitudine dei pasti, per poi evolversi e diventare una messa in scena di abbuffate. Nasce in una cultura che tradizionalmente si fonda sulla condivisione dei pasti; se un individuo mangia da solo è un certo di stigma. Tuttavia, con l’aumento di persone single e giovani soli in casa il mukbang nasce come un’alternativa al mangiare da soli, è un surrogato della convivialità. È una relazione reciprocamente vantaggiosa poiché gli spettatori ottengono un appagamento simbolico mentre il mukbanger guadagna attenzioni, soldi e denaro. Il mukbanger si rivolge agli spettatori spiegando il cibo, facendo domande sulle preferenze; gli spettatori usano la chat per influenzare dirigere le sue azioni alimentari. Tutti loro si muniscono di microfoni speciali che amplificano i suoni prodotti dalla masticazione e dall’apertura di imballaggi per alimenti. Successivamente si è incontrato con l’ASMR (Autonomus Sensory Meridian Response) VEDI POI. È una forma di carnevalesco perché è uno spazio di eccezione dalle abituali norme dietetiche, delle regole di civilizzazione e in generale di tutte le condotte alimentari considerate normali —> crescono GASTROPORNOGRAFIA e VOYERISMO ALIMENTARE all’aumentare della moralità alimentare e con l’emergere dell’estetica visiva pornografica. - La repressione del godimento/gastropornografia cresce ad amplificarsi della morale delle condotte alimentari. - L’estetica visiva gastropornografica: inquadrature vicine, dettagli, bocche, lunghe descrizioni del gusto e degli odori —> vicinanza, intimità. È perciò nel FRAME nel quale sono inseriti a rendere pornografici lo sguardo e le immagini: inquadratura ravvicinate, prospettive, dettagli. Il frame modifica lo sguardo, rende pornografica l’immagine. Il frame è la cornice. Food porn media = una METACOMUNICAZIONE Che rende significativo il discorso pornografico sul e del cibo. GASTROPORNOGRAFIA: annullamento della distanza tra spettatore e soggetto dello sguardo e aumenta nei vari livelli di ri-mediazione perché tutto appare più vicino in quanto prodotto da attori comuni. Come la pornografia anche il mukbang può essere letto come ETEROTOPIA: gli spazi di eterotopia e carnevalesco possono essere funzionali al mantenimento dell’ordine poiché offrono uno svago circostanziato e chiuso, e le persone che vi partecipano lo fanno solo in tempi e modi limitati. ➔ Il mukbang è una forma di canalizzazione delle pulsioni che risulta funzionale al mantenimento dei modelli di consumo. È la messa in scena della decostruzione delle norme alimentari, la messa in scena dell’abbuffata bulimica dove l’inversione tra ribalta e retroscena assume il carattere di osceno. Il mukbang sospende le norme convenzionali e di civilizzazione (forchetta, piatto, cottura cibo, mangiare a bocca chiusa silenziosamente) che regolano le condotte alimentari conviviali —> oscenità. Sono regole che ci vengono impartite sin dalla più tenera età, così come ciò che è buono e giusto da mangiare. L’idea di edibilità degli elementi è una delle basi su cui si fonda la socializzazione primaria e l’incorporazione culturale. La cultura entra nel nostro corpo attraverso la socializzazione, addestrandolo a reagire in modo conforme alla norma alimentare, a non commettere azioni considerate devianti rispetto alle aspettative sociali e non mangiare alimenti considerati non appropriati culturalmente. I video rompono tutte le regole sulle condotte alimentari appreso durante la socializzazione: rumore, masticazione, risucchi, … È una pratica privata e segreta, le persone si sentono imbarazzati. Per molti si tratta di un’attività ricreativa rilassante (per chi soffre di misofonia, odio verso il suono, sono molto fastidiosi); per altri aiuta a combattere la fame e collabora il senso di scarsità; per altri ancora è un modo per accedere a cibi sconosciuti proibiti (allergie, precetti religiosi, …). Successivamente si è incontrato con l’ASMR (Autonomus Sensory Meridian Response) centrato sul rumore amplificato della masticazione. L’ASMR sono le risposte fisiche ad un’attività piacevole rilassante che porta a un piacere mentale che si manifesta come un formicolio del cuoio capelluto o della parte inferiore del collo, stati di euforia e relax. La percezione del gusto è influenzata dal rumore che fanno gli alimenti (croccantezza = qualità). In molti video si masticano cibi non edili (favo delle api, saponi, …). Un’altra rottura tra culture e derivano dalla mediazione tra possibilità ambientali locali e contaminazioni reciproche. TRADIZIONE INVENTATA (Cit. Hobsbawm e Ranger): insieme di pratiche, in genere regolate da norme apertamente o tacitamente accettate, E dotate di una natura rituale simbolica, che si propongono di inculcare determinati valori e norme di comportamento ripetitive nelle quali automaticamente implicita la continuità con il passato. Scopre caratteristica delle tradizioni, comprese quelle inventate, è l’immutabilità —> cibo tradizionale = cibi, ricette e prodotti che sopravvivono attraverso la riproduzione culturale e la socializzazione. Non tutti hanno il potere di valutare l’aderenza alla tradizione in quanto indicatore di autenticità. I due autori si interessano in particolare alle tradizioni inventate a partire dalla rivoluzione industriale, identificando tre tipologie: 1. Le tradizioni funzionali a salutare simboleggiare la coesione sociale l’appartenenza comunitaria. 2. Le tradizioni finalizzate a legittimare istituzioni, status e rapporti di potere. 3. Le tradizioni che, attraverso la socializzazione, intervengono nel rinforzare e trasmettere credenze e valori. Parlare di cucina tradizionale italiana è uno strumento potente in termini di definizione dell’identità collettive, “nazionalismo quotidiano”, identità nazionale. Dopo l’unità d’Italia fu Artusi a creare il primo RICETTARIO che definisce un canone della cucina nazionale attraverso una selezione minuziosa di preparazioni provenienti da località distribuite su buona parte della penisola. È il primo tentativo di ricomposizione del panorama variegato delle cucine locali; Artusi supera i dialetti e mira alla condivisione su scala nazionale con l’interesse su un tema comune come il cibo. Entra nelle case di moltissime famiglie italiane contribuendo all’identificazione collettiva e all’omogenizzazione culturale e linguistica. Secondo lui gli alimenti, come i dialetti, esprimono un gusto e lo scambio tra le regioni appare la chiave per accedere a una coscienza nazionale. TRADIZIONALE: Ricetta o prodotto locale, cibi che non ho particolari amido si sono sempre preparati e consumati in un determinato modo. Il cibo tradizionale è una delle componenti fondamentali di un sapere popolare che affonda le proprie radici nella storia. I CANONI delle ricette tradizionali si definiscono come regole spontaneamente accessibili in certe aree comunità, mantenendo allo stesso tempo caratteri di volatilità e normatività implicita che proteggono dallo sguardo inesperto di chi non appartiene a quel contesto sociale. La riuscita di un piatto e la sua adeguatezza in termini di autenticità e rispetto della tradizione è un risultato in equilibrio tra conoscenze, competenze, esperienze, senso della misura (ingredienti pesati ad occhio) ed elementi di contesto (“ci vuole l’acqua di qui”) difficilmente afferrabile da chi non eredita i giusti codici —> valori identitari del cibo tradizionale. Allora, quello che viene generalmente inquadrato come tradizionale, deve passare attraverso un processo di PATRIMONIZZAZIONE —> L’autenticità del cibo rispetto la tradizione locale viene valutata dalle persone alle quali si attribuisce competenza in materia (nel contesto italiano esponenti noti della cucina da osteria, madri e nonne). Tali cibi, però, non sono ancora formalizzati in termini di corretto, autentico, tradizionale e così via. Inoltre, bisogna circoscrivere formalmente i confini di un’aria all’interno della quale determinati cibi Tali cibi, però, non sono ancora formalizzati in termini di corretto, autentico, tradizionale e così via. Inoltre, bisogna circoscrivere formalmente i confini di un’aria all’interno della quale determinate preparazioni assumono carattere di autenticità. Non si tratta però solo di geografia, ma del… TERRIOR: geografia + clima + tipologie di terreno + sapere + pratica alimentare sviluppata in quell’area —> il legame indissolubile tra un prodotto e il suo terrior stabilisce l’impossibilità di preparare adeguatamente il prodotto al di fuori del suo contesto regionale. Spesso il turismo si basa proprio sulle specialità alimentari. Tuttavia, occorrono strumenti di certificazione che regolino e formalizzino il legame cibo- territorio (IGP, DOC, DOP, DOCG, STG, pag. 86); questo perché se la sicurezza alimentare non è sicura si crea una forma di panico morale, il GASTRO-PANICO: cibi a rischio per quanto riguarda la dimensione igienico-sanitaria e l’adeguatezza di strumenti e procedure, ma anche a rischio per quanto riguarda la contaminazione culturale, il mercato globale e la contraffazione. Perciò, la notorietà e la diffusione di alcuni prodotti vengono rappresentate come forze da contrastare attraverso la localizzazione e la restrizione del gruppo di attori ai quali si riconosce autorità e competenza, per prevenire la dispersione di un patrimonio che altrimenti si dissolverebbe in una miriade di reinterpretazioni e nuove versioni: sicurezza e necessità di protezione. Tuttavia, un’operazione come quella dell’inclusione della dieta mediterranea nel patrimonio immateriale UNESCO su proposta di Grecia, Italia, Marocco e Spagna nel 2010, porta a una generalizzazione e alla costruzione di prototipi di cucina nazionale, trascurando le variabilità interne. I conflitti riguardanti la ricetta della giusta pasta la carbonara hanno portato al primo carbonara day il 6 aprile 2017. Tutto nacque dallo scandalo, carbonara gate, quando nel 2016 un sito francese a pubblicato un video tutorial della preparazione della carbonara nello stile one-pot-pasta. Una sola pentola per preparare pasta e condimento: spaghetti, pancetta, cipolla, panna, tuorlo d’uovo crudo e prezzemolo. Ciò allarmò i puristi della ricetta che lo consideravano un affronto deliberato il patrimonio della cucina italiana. In risposta al torto subito si è verificata un iper-produzione di immagini online della corretta carbonara, quasi voler ripristinare uno standard visuale delle rappresentazioni della ricetta come forma di sua ulteriore protezione. Sotto il video sono stati scritti molti commenti: discorso gastronazionalista, gastro-panico, standard del piatto. La carbonara viene considerata un piatto della tradizione, trascurando il fatto che le sue origini sono effettivamente incerte (sembrerebbe che la carbonara sia una variazione della più diffusa pasta cacio e pepe, arricchito dalle uova liofilizzate e del bacon della razione K dei soldati americani presenti sul territorio italiano nel dopoguerra), e proprio per questo il tono dei commenti viene giustificato. La questione si fa politica quando si inizia a parlare di appropriazione indebita, vilipendio danno della cultura italiana e furto. Attraverso i commenti si cerca un colpevole, ovvero la cultura francese, e poi si cerca di svilire la cultura francese evidenziando la superiorità di quella italiana: mangiano lumache, non usano il bidet, … Quando la questione arriva fino ad altri media, come stampe internazionali (New Yorker, il Parisien), un tweet italiano auspicava la richiesta di scuse ufficiali da parte dell’allora presidente del consiglio, Matteo Renzi, ribadendo la necessità di un intervento politico formale in riparazione delle conseguenze di uno scontro di culture alimentari di tale risonanza (non accadde). Il carbonara day è quindi una forma di restaurazione simbolica e celebrazione dei canoni dell’autentica carbonara. Da notare è che la tolleranza verso le rivisitazioni della ricetta è molto più ampia quando queste vengono proposte dall’interno dei confini nazionali, mentre le variazioni prodotte all’estero vengono inquadrate come contaminazioni e devianze inaccettabili. Ci sono varie trasmissioni (Little Big Italy) riguardanti la cucina italiana all’estero e la ricerca di autenticità come forma di resistenza all’omologazione dei gusti e inciampi nelle interpretazioni dei piatti simbolo delle cucine regionali non di appartenenza. Se i piatti tradiscono le aspettative comportano espressioni di disgusto e disapprovazione. Le telecamere zoom sulle bocche, sui piatti svuotati, portando lo spettatore dentro l’intimità della scena e svelando, oscenamente, l’iper-realismo del convivio. Oltre al cibo si valutano l’italianità dell’arredamento del locale, la traduzione linguistica del menu in italiano, il grado di cottura della pasta (confine tra al dente e scotto), stile di accoglienza (giusta misura tra professionalità informalitá, simpatia bonaria tipicamente attribuita al buon oste italiano) —> sanzionate deviazioni canoni autenticità, un valore morale che non tiene conto del fatto che ristoranti sono imprese commerciali orientate a massimizzare i profitti e si devono interfacciare con le preferenze della clientela. CAPITOLO 4 - Cartellone nel 2019 al Pride a Genova: “contro natura è solo il pesto con le noci”, preparazione più rappresentativa della cucina genovese. Per via dei genovesi la sostituzione dei pinoli con le noci nella ricetta del pesto e così tanto in adeguata da venderla innaturale. Fa notare come il panico morale a proposito dell’omosessualità sia altrettanto il razionale di quello espresso dai protezionisti del pesto tradizionale. - Giorgia meloni, presidente del partito sovranista fratelli d’Italia: prepara piatti tipici della cucina campana. Enfatizza la superiorità dei prodotti locali , utilizzandoli al posto di quelli importati; utilizza mozzarelle fatte con il buon latte italiano enfatizzando la superiorità sul latte in polvere; utilizzo il basilico introducendo l’argomento della coltivazione autonoma (pag.106/107) —> GASTRONAZIONALISMO. Immagini che rimandano a contesti diversi ed espressioni distanze politiche contrastanti; tuttavia, entrambe utilizzano il cibo per sottolineare i significati di natura politico identitario, richiamando la dimensione del cibo tradizionale. Incorporando riferimenti al cibo il messaggio politico è più universale e comprensibile anche dalle persone meno competenti o interessate al dibattito espresso nelle sue forme classiche. Il cibo intrecciato ai discorsi della politica, infatti, rafforza la percezione delle identità collettive e l’appartenenza. CAPITOLO 5 Il lockdown rappresenta uno stato di eccezione, l’isolamento sociale; Per compensare il bisogno di socialità sono state utilizzate varie strategie, come cantare insieme sui balconi e fare dirette sui social. Tuttavia, in Italia, uno degli strumenti ricorrenti nelle interazioni su social media è stato il cibo: cene, aperitivi, moltissime foto di pane fatto in casa, … Un cibo, considerato disgustoso perché degli altri, inizialmente è stato considerato la possibile origine della diffusione del virus; questo ha smosso paure antiche e recenti (a partire dalla società del rischio nata con il fenomeno della mucca pazza). Il cibo, però, è anche simbolo di ricostruzione comunitarie con azioni di solidarietà (raccolta e distribuzione di generi alimentari per chi si trova sotto la soglia di sussistenza, cesti alimentari con la scritta “chi può metta, chi non può prenda” —> risposta sociale rispetto alle spinte individualistiche). La centralità del cibo nella cultura italiana è stata dimostrata anche dalla corsa all’approvvigionamento nei supermercati (foto scaffali vuoti che rimarranno nell’immaginario collettivo); in altri paesi sono stati acquistati molti prodotti per l’igiene, in Italia beni alimentari (tra i più presi lievito e farina —> ciò sottolinea la priorità dei beni da acquistare a seconda della cultura). PERCHÉ?: tempo per cucinare, impastare era rasserenante, il profumo del pane mi faceva stare meglio, erano invogliati dalle foto su Internet, non l’avevano mai fatto e quindi volevano provare, era un rito che alleviava le ansie e dava un senso e un ritmo alla giornata. Condividere il pane con qualcuno significa esserne compagno, vicino è amico, perché il pane e la base dell’alimentazione, che fondamento della società (COMPAGNO Cit. Treccani: “Chi si trova insieme con altri in particolari circostanze o per un lungo periodo della vita, o esercita la medesima attività, o vive nello stesso ambiente”. Deriva da cum panis = “insieme con” e “pane”). Inoltre, il pane ha una lunga storia ed è spesso stato legato a significati religiosi e sociali. Nell’area del Mediterraneo il pane ha sempre svolto un ruolo prioritario all’interno delle relazioni sociali e nelle celebrazioni religiose di molti popoli; la sua produzione, preparazione e consumo sono accompagnati da gesti, preghiere, formule e riti di propiziazione ringraziamento. Il pane è stato per secoli alla base dell’alimentazione, ma anche elemento cardine di coesione delle culture mediterranee. È uno dei cibi più ricchi di significati, funzioni e valenze culturali; rappresenta il riscatto dalla fame, ma anche la possibilità di dominare la natura. Il suo simbolismo si riferisce alla sessualità e alla fecondità umana, ma anche alla fertilità della terra, alla vita, alla morte, alla salute e al benessere delle persone e degli animali. I primi cristiani attribuivano un potere sacro al pane consacrato, lo utilizzavano per guarire i malati invalidi e lo portavano intorno al collo come un talismano per proteggersi dalle calamità naturali. Attraverso la panificazione casalinga durante la pandemia si è costruito un senso di quotidianità e la sua condivisione attraverso le foto postate sui social media ha contribuito alla riorganizzazione simbolica della società mediatica, ma ha anche rappresentato qualcosa di sacro cui appellarsi per scongiurare il pericolo e contrastare l’angoscia. Insieme alle foto dei piatti è cresciuta anche la preoccupazione per l’ingrassamento. Infatti, le conseguenze della sospensione della norma alimentare sui corpi sono vissuti con disagio e preoccupazione continua. Parallelamente, durante il lockdown si è sviluppato il fenomeno degli allenamenti in casa, in parte legata al bisogno di muoversi; nonostante tutto, il senso di responsabilità rispetto al dovere morale del corpo magro era sempre presente. La visione di video tutorial di attività sportive nel periodo lockdown ha avuto una crescita esponenziale. La quarantena ha innescato in molti adolescenti una sorta di ossessione per la forma fisica. Le foto delle statue ingrassate, come quella del David, sono state definite GRASSOFOBICHE, in quanto ironizzavano sui corpi sovrappeso. Durante il lockdown sono aumentati i disturbi del comportamento alimentare, soprattutto per ciò che concerne le abbuffate e i comportamenti di esercizio compensatorio. Cause: stress, isolamento, modificazione delle abitudini alimentari, indisponibilità di certi alimenti, cambiamento della routine quotidiane e familiari, grande tensione emotiva. Per non mangiare da soli si sono sperimentate nuove forme di integrazione a tavola: aperitivi e cene con amici e parenti lontani attraverso un appuntamento sulle piattaforme digitali. C’era il bisogno di ricreare socialità e condivisione. In molti hanno provato imbarazzo che hanno rinunciato dopo qualche tentativo, altri hanno continuato solo con i parenti più stretti provando meno imbarazzo. I comportamenti alimentari e sociali sono intrecciati in modo significativo: attraverso il cibo e il consumo gli individui si relazionano reciprocamente e stabiliscono rapporti. Il non condividere lo stesso cibo è il primo elemento spiazzante, toglie complicità all’azione. ENDOPTICON e BANOPTICON, basate sull’interiorizzazione del controllo sociale e sulla profilazione e stigmatizzazione dei soggetti individuati come devianti, producono una comunità altamente morale in cui processi di costruzione di soggetti nemici del bene comune giocano un ruolo fondamentale. La comunità morale si rafforza respingendo il pericolo esterno che intacca la purezza del corpo sociale, ma anche enfatizzando i processi di stigmatizzazione della devianza interna che minacciano l’integrazione morale. La paura e l’angoscia per il cibo che mangiano le persone appartenenti ad altre culture è uno degli elementi su cui si fonda la distinzione. Una separazione fondata sulle differenze di abitudini alimentari e funzionali alla produzione di forme di razzismo. Attraverso la socializzazione alimentare impariamo che cosa è buono che cosa è disgustoso; in generale durante il processo di socializzazione la cultura diventa natura: il nostro corpo impara reagire fisicamente a stimoli culturali. Infatti, davanti a certi stimoli si produrranno reazioni corporee che noi spesso chiamiamo istinti ma che realtà non sono risposte fisiche all’incorporazione culturale. È un processo così potente da rendere praticamente impossibile, per una persona che ha subito una certa SOCIALIZZAZIONE CULTURALE, mangiare un cibo considerato disgustoso per la propria cultura, poiché la sensazione di disgusto, nausea e blocco allo stomaco è più forte di qualsiasi pulsione alla sopravvivenza: piuttosto che mangiare un certo alimento possiamo arrivare alla morte. In alcune culture certi alimenti sono stati evitati perché scarsi nell’ambiente o per precetti religiosi. Il gusto e il disgusto sono perciò frutto della socializzazione alimentare basato su consuetudini diventate norme che limitano le nostre scelte, ma lo stesso tempo le semplificano emancipandoci dall’onere che tali scelte implicano. Le scelte alimentari sono una delle fonti più importanti di angoscia e paura: paura che ogni cibo sia potenzialmente pericoloso / spinta a variare e sperimentare elementi nuovi diversi —> tensione dinamica fra ostinazione e curiosità. CUCINARE significa simbolicamente sottomettere la natura trasformata in cultura: la cottura va a stabilire che cosa è cibo e come questo debba essere preparato e consumato definendo l’identità culturale delle varie società umane. DILEMMA DELL’ONNIVORO - PRIMA: ignoranza del consumatore circa le modalità di produzione del cibo e sulla sospensione di giudizio, esito della socializzazione alimentare. - DOPO: la società del rischio si apre proprio a partire da un disastro alimentare come la mucca pazza, fenomeno che ha eroso le basi della fiducia sociale perché le persone hanno introiettato l’idea dell’impossibilità di controllare i confini corporei. il legame tra insicurezza alimenti è perciò molto forte e alla base della percezione dell’incalcolabilità degli esiti delle proprie azioni, tratto tipico della società del rischio. È impossibile conoscere realmente i fatti —> caratteristica del regime di post verità. La RIFLESSIVITÀ, ovvero la capacità del singolo di reagire al rischio potendo contare su informazioni certe attraverso l’ausilio del sapere esperto, È una risorsa importante ma varia a seconda della propria posizione sociale. Essendoci una sovrabbondanza di informazioni contrastanti e non vagliate con accuratezza si sente la necessità di attivare strategie difensive e di individuare un nemico riconoscibile. —> PANICO MORALE, Cit. Cohen: Stato di attivazione emotiva che genera atteggiamenti aggressivi o di rifiuto nei confronti di uno specifico gruppo o di persone considerate una minaccia per i valori della società. I mass-media hanno un ruolo determinante nella creazione e nella diffusione del panico morale in quanto rientrano le notizie in una certa direzione amplificando la paura. Il panico morale genera una narrazione ostile nei confronti dell’altro portando alla contrapposizione di un noi all’oro e alla creazione di folk devils, ovvero, nemici pubblici appropriati che si nascondono tra la gente comune, capo espiatorio. Il nemico pubblico è il soggetto verso il quale le pubbliche paura si orientano e può essere un singolo individuo o un gruppo di persone considerate dei media come OUTSIDER o DEVIANTI, accusati di essere la causa dei problemi sociali. Il panico morale si sviluppa con le seguenti caratteristiche: - PREOCCUPAZIONE: ci deve essere la convinzione che il comportamento del gruppo o dell’attività ritenuta pericolosa possa avere un effetto negativo sulla società.
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