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Agotha Kristof - La trilogia della città di K. riassunto, Sintesi del corso di Letterature comparate

Riassunto dettagliato del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 20/09/2017

PaoV
PaoV 🇮🇹

4.1

(22)

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Scarica Agotha Kristof - La trilogia della città di K. riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Letterature comparate solo su Docsity! TRILOGIA DELLA CITTA’ DI K. – AGOTA KRISTOFF È un tipo di scrittura molto oscuro quello della Kristof. Il lettore deve cercare di districarsi in una selva che si fa piuttosto fitta tra la realtà e il sogno. Anche qua troviamo come ne La piccola Fadette (e in un certo senso anche nelle Meteore, con Méline) l’elemento della nonna-strega. I protagonisti del romanzo, i due gemelli, provengono da una grande città dell’Ungheria che potrebbe benissimo essere Budapest. La madre dà in affido i due bambini alla nonna, sua madre, con la quale non ha un ottimo rapporto. Infatti la vecchia (chiamata Strega dalla gente) si rivolge ai bambini dicendo “figli di cagna”. Nel terzo capitolo, quello più verosimile nel disegno della Kristoff, è una anziana contadina che si rivolge al nipote chiamandolo “figlio di cagna”, si passa dalla seconda persona plurale alla seconda persona singolare. Primo capitolo: Il grande quaderno I due bambini sono costretti a lavorare nel piccolo podere della nonna, altrimenti la strega non dà loro da mangiare. La vecchia ha un odore sgradevole e le stoviglie di casa sono incrostate, non si spoglia mai e parla poco, ad eccezione della sera in cui dopo aver bevuto comincia a parlare una lingua sconosciuta. A casa della nonna la sua stanza rimane sempre chiusa, l’altra è occupata da un ufficiale dell’esercito tedesco. Ben presto anche i due ragazzi cominciano a puzzare come la nonna, dato che nell’abitazione non esiste nessuna doccia. Pian piano si abituano alla fatica e, per non soffrire del ricordo delle parole dolci della madre e delle sue carezze, si inventano una sorta di terapia d’urto. Chiamano questa pratica “esercizio di irrobustimento del corpo”: si picchiano in continuazione, si battono per diventare più robusti, è una sorta di atteggiamento che di primo impatto può sembrare sado-masochistico, ma non provano piacere. Lo fanno per non provare più dolore (questo ricorda molto la logica del Fight-Club di Chuck Palahniuk). L’esercizio di irrobustimento dello spirito consiste invece nel chiamarsi “carogne, merdosi, figli di puttana”. Sembra di sentir parlare delle marionette diaboliche, si alienano dal mondo linguistico ordinario, c’è dell’inquietante nel modo in cui si comportano i gemelli. Per testare praticamente gli effetti positivi di questi esercizi, vanno per strada e si fanno insultare dalla gente. Secondo la madre i due bambini sono una sola unica persona. Il padre la trova una cosa preoccupante, strana: non si sa mai quello che pensano. Secondo lui vanno separati, è giusto che abbiano ciascuno la propria vita individuale. Quando li separano a scuola mettendoli in classi diverse entrambi provano una vertigine, si sentono asportare metà del corpo, perdono l’equilibrio e cadono a terra. L’autrice è chiaramente contro la degemellizzazione, considera la separazione un trauma. Torna come nelle meteore un’idea di sensualità molto fusionale ed incestuosa. Visione dell’infanzia come un paradiso a cui si contrappone l’inferno della separazione. È una coppia di gemelli che si muove come un solo unico soggetto, non esiste un movimento centrifugo. È una coppia gemellare strana, si tratta di un assoluto indifferenziato, non c’è ministro degli interni/ esteri. Il romanzo è grammaticalmente strano, quando i due parlano si riferiscono a se stessi dicendo “noi” sembra che parlino all’unisono, altro fatto che rende il romanzo un po’ inquietante. Se la Kristoff non è partita da un piano prestabilito mette in atto una macchina narrativa strabiliante. Con l’arrivo della guerra le scuole chiudono, i due hanno imparato a leggere, scrivere e contare. Dalla nonna decidono di proseguire i loro studi da soli. Siccome a casa di nonna non c’è né carta né matite decidono di procurarsele dal cartolibraio. L’uomo è stupito dal linguaggio dei due, anche un po’ spaventato e lascia che prendano l’occorrente senza pagare. Imparano a memoria intere pagine della Bibbia e correggono le loro storie con il dizionario del padre. Il tema deve avere come oggetto la realtà, deve avere aderenza a quello che vedono, sentono, fanno. Un giorno incontrano la figlia della vicina, Labbro-Leporino. La ragazza è strabica, ha il moccio al naso e agli angoli degli occhi ha delle croste giallastre, il corpo è ricoperto di pustole. La sorprendono mentre beve il latte dalle mammelle di una capra di nonna, si mostrano gentili con lei. Però Labbro-Leporino non vuole la loro compassione, vorrebbe che qualcuno le volesse bene. Siccome la madre di Labbro-Leporino fa finta di essere sorda e cieca allora anche loro si esercitano sulla cecità e la sordità: uno fa finta di non vedere e l’altro di non sentire, così si compensano a vicenda. Nella foresta trovano un disertore affamato che si nasconde dietro i cespugli, gli portano del cibo e una coperta senza pretendere ringraziamenti. Si esercitano così sul digiuno per non temere la fame, ma sono sfiniti. I due gemelli scoprono che la nonna porta i fiori sulla tomba del nonno, anche se le voci dicono che l’avesse avvelenato. Quando arriva l’inverno soffrono il freddo a causa delle scarpe consumate e i vestiti consunti. Scoprono che quando viene il postino la nonna ritira delle buste con del denaro con una lettera o un pacchetto. Spiano la nonna da un foro nel pavimento della soffitta e vedono che lettere le getta nel fuoco e il resto lo tiene per sé. Incastrano la nonna una sera che torna nella sua stanza e fanno finta di scoprire i guanti e i maglioni che la madre indirizza loro, rimproverando la vecchia per il suo egoismo. Vanno dal curato dopo aver assistito la madre di Labbro-Leporino che ha avuto una ricaduta nella malattia. Gli chiedono dei soldi e ricattano il parroco siccome dà loro solo poche monete. Dicono che avrebbero detto a tutti che si approfittava sessualmente di Labbro-Leporino. Il curato cede al ricatto e dà loro il denaro di cui la vicina ha bisogno. Un giorno arriva la fantesca della canonica a chiedere delle patate a casa della Strega. Nota subito la bellezza dei due gemelli un po’ celata dallo sporco. Decide di prenderli con sé per far loro un bagno e lavare i loro vestiti, ma in realtà li indurrà ad avere un rapporto sessuale con lei. L’attendente dell’ufficiale presto conosce la fantesca e comincia ad avere una relazione con la donna. Un giorno l’ufficiale vede una pratica degli esercizi di irrobustimento dei due gemelli e porge loro alcune domande tramite l’attendente. L’attendente li mette in guardia, si capisce che l’ufficiale è omosessuale ed evidentemente ha paura che possa indurli ad avere un rapporto con lui, in realtà desidera solo essere frustato. Ben presto l’ufficiale si affeziona ai due bambini e regala loro un dizionario con il quale potessero imparare il tedesco per capirsi senza intermediari. Una sera arriva un amico dell’ufficiale che si mostra geloso dei due gemelli e di un vecchio amore del compagno. I due gemelli cominciano ben presto ad esibirsi nelle taverne: uno canta e l’altro suona l’armonica, imparano a fare i giocolieri con la frutta, mele, noci albicocche. Inventano giochi di prestigio e si esercitano nelle acrobazie. Si esibiscono in tutte le osterie del paese, in tutte le cantine, si abituano all’alcol e al fumo, dappertutto ottengono un grande successo. Gli allarmi: Diventano sempre più frequenti le sirene d’allarme che annunciano i bombardamenti in qualsiasi momento del giorno e della notte, come nella Grande Città da cui sono venuti. La gente si rifugia nelle cantine ma loro no, continuano le loro occupazioni i due gemelli. Hanno notato che le persone che si trovano nella cantina di una casa bombardata sono sempre morte. Il gregge umano: I due gemelli erano alla canonica quando sentono alcune grida provenire dalla strada: sono gli ebrei deportati. Duecento o trecento avanzano scortati dai soldati. La fantesca fa cenno di allungare un pezzo di pane a uno di loro per poi ritrarre la mano subito dopo. Considera molto disponibile, che purtroppo a causa della sua omosessualità vive nel terrore di essere scoperto dal Partito. A questo punto il lettore si domanda: è mai esistito il fratello? Sebbene lo si sia seguito per le precedenti 137 pagine, anche noi ne dubitiamo. È solo un fratello immaginario, creato dalla mente malata e ferita di Lucas. Pensiamo, allora, che quello che si diceva ne “Il grande quaderno” fossero solo le fantasie malate di un bambino dall’animo ferito. Lucas è diventato grande e vive con una ragazza, Yasmine, e il figlio di lei, Mathias. La ragazza è rimasta incinta dopo aver avuto una relazione amorosa con il proprio padre, che si era risposato una volta morta la moglie con la zia della ragazza. La donna ha denunciato l’incesto e ora il padre si trova in carcere, la zia ha sbattuto fuori di casa Yasmine. Inizialmente la donna vive come un’ombra in casa di Lucas, per non farsi notare dalle persone del paese che parlano di lei. Il bambino cresce con una malformazione, è zoppo, ma Lucas insiste nel volergli far superare i suoi limiti. Alleva il bambino come fosse il suo, lo ama come non è mai stato amato in vita sua. Un giorno Lucas si reca alla biblioteca del paese e fa la conoscenza di una donna di nome Clara, che non aveva mai visto nessuno finora prendere in prestito qualche libro. Ha l’incarico di fare la cernita delle opere ed eliminare quelle che sono all’indice. Lucas desidererebbe leggerne qualcuno ma la donna replica che non è possibile, rischierebbe l’arresto o peggio. Lucas nota una somiglianza tra la donna e sua madre, solo leggermente più invecchiata. Inizialmente Clara si sente perseguitata dall’insistenza di Lucas che l’accompagna a casa e la osserva da lontano nella sua casetta in via della Stazione. Un giorno scopre che la donna ha un amante. La donna è in cura da quando le è morto il marito e le medicine hanno un effetto disastroso sulla sua memoria. Lucas confessa di conoscere lo stesso dolore a causa della partenza di un fratello con cui era un tutt’uno. Spiega che la loro separazione era una sorta di prova perché imparassero a vivere separatamente. l’immaginario della Kristoff non può staccarsi da “il tema” della separazione, abbandono, dell’eden infantile. Una divinità malvagia, sadica, ci caccia da questo posto. Le bombe simboleggiano lo strumento della separazione: corpo in frammenti: autopercezione di noi prima di organizzare la percezione del nostro corpo da capo a piedi. È la forza disgregatrice che fa il corpo a brandelli. Intanto Lucas trascura Yasmine e il bambino ne risente di riflesso. Lucas una sera chiede di poter dormire a casa di Peter per avere un alibi su quello che vuol fare la notte stessa. Sorprende nella notte l’amante di Clara, che riconosce essere un medico dell’ospedale che ha visitato Mathias e lo minaccia di ucciderlo se fosse tornato nuovamente a casa della donna. Gli da un colpo alla testa e l’uomo cade esanime a terra. In commissariato la questione è risolta da Peter che conferma l’alibi: l’uomo deciderà sotto minaccia rinnovata da parte di Lucas di lasciare la città. Un giorno Yasmine lascia Lucas e il figlio, proprio come la madre di Lucas aveva lasciato i gemelli. Mathias elabora la differenza infantile tra la morte e la partenza: chi è partito può tornare. A poco a poco arriva ad elaborare il concetto di morte, sostenendo che il morto è un partito che non torna. Il bambino vuole andare a scuola come gli altri ma, a causa della sua menomazione e della sua intelligenza superiore alla media, è vittima di bullismo. Lucas soffre per questo e desidera che il bambino prosegua gli studi provatamente con lui. Per evitare che i quaderni suoi e del fratello vengano letti da Mathias, li porta da Peter precisando che i quaderni sono destinati a Claus e a lui solo. Peter lo informa che Victor ha intenzione di vendere casa e libreria per raggiungere la sorella in città, così Lucas decide di comprare tutto a Victor. Victor gli racconta di come fosse convinto che ogni essere umano sia nato per scrivere un libro. Un libro geniale o mediocre, non importa, ma colui che non scriverà niente è un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla terra senza lasciare traccia. La sua idea è che non potrebbe mai scrivere un libro in quella casa, dice di dover partire per andare dalla sorella che l’avrebbe aiutato a liberarsi dell’alcolismo e del tabagismo. Rappresenta una volontà di scrivere molto particolare, è un modello ideale dell’IO. Vuole confermarsi probabilmente alla immagine inconscia che il suo io si va a formare pensandosi come scrittore, vuole avvicinarvisi in modo narcisistico. Utilizza la scrittura come rammendo di una ferita, di una lacerazione. È come se i personaggi della Kristof fossero emotivamente anestetizzati, soffrono di una sorta di psicopatia comune e a tratti simile. Sembrano privi di sensibilità. Ci sono una serie di incubi che disturbano il sonno del bambino: quello della tigre che gli strappa il braccio, la ricerca vana di Yasmine, l’albero nero del giardino che lo strangola. Così Lucas distrugge l’albero, poi viene assalito dalla nausea e vomita. L’insonne di cui gli parlava Victor dice che quella notte Mathias era uscito di casa, vanno alla panchina davanti all’orfanotrofio che un tempo era casa sua e quella della moglie. Racconta di come avesse voluto mantenere una propria identità durante l’occupazione sovietica e di come le avessero sparato al capo, al petto e al ventre. Scopre inoltre che la donna presso cui ha abitato l’uomo dopo la morte della moglie era la madre della fantesca del curato. Fa la conoscenza di Judith, la direttrice dell’orfanotrofio e spiega al vecchio insonne di come quel luogo non gli sia affatto sconosciuto ma di come gli ricordi la sua infanzia. Arriva il giorno in cui Peter annuncia di essere in pericolo: il Partito al quale lui appartiene lo è a causa di una controrivoluzione. Intellettuali, studenti, operai e parte dell’esercito sono in fermento, praticamente ogni strato della popolazione tranne il ceto a cui lui appartiene. Clara prende parte a questi fermenti, lascia un biglietto con scritto “Parto per vendicare Thomas”. Le bandiere russe scompaiono dagli edifici e il paese è occupato da un esercito di carri armati, la città è bloccata. Ha vinto la rivoluzione. Ci sono altri arresti, esecuzioni, sparizioni ed espatri poi di nuovo la quiete. Peter torna dopo aver dato le dimissioni al Partito. Victor ha strangolato intanto la sorella in una crisi di delirium tremens, ora si trova in manicomio. Peter racconta di come “carta e matita” siano le uniche cose di cui dice di aver bisogno. Non ha abbandonato l’impresa. Dal manoscritto di Victor si evince la sequenza dei fatti e del delitto. Peter torna poco dopo nella città natale per assistere al processo: Victor viene condannato a morte, non ha dimostrato alcun pentimento, nessun rimorso. La libreria diventa una sala di lettura per bambini, ma Mathias non si mischia mai a loro. Confessa al padre adottivo di essere a disagio a causa di una donna che lo segue anche a scuola: trattasi della zia di Yasmine. Dalla donna Lucas apprende che il padre del bambino è stato ammazzato in prigione per ciò che aveva fatto alla propria figlia, anche se ufficialmente era passato come un suicidio. La poetica della Kristof è vicina all’incesto anche a livello inconscio. Ci mostra i personaggi “giusti” i “benpensanti” come i peggiori in realtà. In questo punto è come se volesse far passare i compagni di cella del padre di Yasmine come delle persone crudeli, l’hanno ucciso “solo” per l’incesto accompagnato da gravidanza. Il padre di Yasmine non è semplicemente riuscito a resistere all’invito della figlia e ha infranto il tabù dell’incesto. Un giorno una ragazza entra nella libreria: è Agnès, la bambina del grande quaderno che all’epoca aveva solo sei anni. A Mathias la ragazzina piace molto, ridono e le prepara le crepes. In primavera un bambino biondo dagli occhi azzurri intento alla lettura attira l’attenzione di Lucas, gli ricorda il fratello perduto. Ciò suscita la gelosia di Mathias che desidera che il padre adottivo non ami nessuno oltre a lui. Ma il giorno dopo vedendo Agnès la invita di nuovo a mangiare le crepes e siccome lei declina l’invito dicendo di dover occuparsi di suo fratello, Mathias le propone di portarlo con sé. Fatalmente si tratta proprio del bambino biondo, di nome Samuel. Mathias è furioso, tuttavia mangiano insieme le crepes e Lucas riaccompagna la ragazza a casa. Mentre Lucas è fuori, il bambino si uccide, impiccandosi accanto agli scheletri della madre e della sorella di Lucas. Quando scopre il cadavere Lucas rimane sotto shock. I due gemelli scrivevano la loro storia sul grande quaderno. Lucas continua. Le frontiere si riaprono, dopo decenni torna Claus, il gemello scomparso. Vive in albergo, viene scambiato per Lucas da Peter, che ora gestisce la libreria. Claus era convinto che tornando in libreria, siccome la casa di nonna non esisteva più, avrebbe trovato l’uomo grasso e pallido di quando era piccolo. Peter N. confessa a Claus di non sapere dove si trovi Lucas, che è scomparso all’età di trent’anni, probabilmente lasciando sia la città che il Paese. Ma è convinto ancora una volta di avere davanti a sé Lucas, che finge di essere Claus. Tuttavia Peter consegna i cinque grandi quaderni di scuola a Claus. Peter racconta di come un cadavere fosse stato trovato vicino a casa della nonna di Lucas, a causa degli scavi per la costruzione del campo sportivo. Era il cadavere di Yasmine: Lucas aveva così lasciato il paese per evitare possibili conseguenze penali, ma il cadavere non era mai stato identificato, rendendo così inutile la partenza di Lucas. Alla sua partenza Lucas aveva lasciato un biglietto in cui dichiarava di lasciare la casa e la libreria a Peter N. a patto che lasciasse i luoghi esattamente nello stato in cui si trovavano fino al suo possibile ritorno o al ritorno di Claus T., suo fratello. Nella casa sopra la libreria ora abita anche Clara, creduta morta da tutti quando era solo stata internata. Scambia Claus per Thomas, è completamente priva di senno. Claus desidera vedere la tomba della nonna, lo porta al cimitero e pianta l’ombrello in un punto preciso pieno di erbacce, senza alcuna croce. Tornano a casa e scostando la tenda in una stanzetta mostra a Claus i tre scheletri: quello della madre dei gemelli, del fratellastro e di Mathias. Lucas ne aveva dissotterrato le ossa due anni dopo il funerale. Verbale redatto dalle autorità della città di K. : Claus T. finisce in prigione per debiti nella città di K. Le autorità domandano all’ambasciata di D. il suo rimpatrio. Secondo questo verbale Claus avrebbe alloggiato esclusivamente all’interno dell’hotel della città, recandosi spesso alla libreria gestita da una certa signora B. Claus avrebbe domandato alla signora B. di affittargli due stanze sopra la libreria, mensilmente. Siccome la cifra offerta è molto elevata la signora B. cede l’appartamento a Claus, che chiede per tre volte la proroga del visto. La quarta proroga è stata invece rifiutata. Claus T. non ha tenuto alcun conto del rifiuto, scoperto dagli agenti con i documenti non in regola e senza denaro, indebitato di due mesi d’affitto con la signora B. e malnutrito. All’interrogatorio Claus T. sostiene di essere nato nel paese della città di K., di aver trascorso l’infanzia presso la nonna nella stessa città ed esprime il desiderio di voler rimanere fino al ritorno del fratello Lucas T. Ma il suddetto Lucas T. non compare in alcun registro della città di K. Claus T., neanche. Secondo le autorità che esaminano il manoscritto in possesso di Claus, esso sarebbe un tentativo di dimostrare l’esistenza del fratello Lucas, che ne avrebbe scritto la parte rilevante e Claus solo le ultime pagine. Tuttavia la calligrafia rivela un’unica mano dall’inizio alla fine e i fogli di carta non presentano alcun segno di invecchiamento. Il testo risulta scritto da una stessa persona, integralmente, in un lasso di tempo che potrebbe risalire al massimo fino a sei mesi prima: il tempo di permanenza di Claus nella città di K. Il contenuto viene considerato di invenzione di Claus, perché né fatti né personaggi descritti sono mai esistiti nella città, fatta eccezione per la presunta nonna di Claus, di cui hanno ritrovato traccia: si tratta di Maria Z. deceduta trentacinque anni prima senza eredi. È possibile che durante la guerra le siano stati affidati in custodia uno o più bambini. padre, non ha diciotto anni ma quindici, non si chiama Claus. Scopriamo quindi che il narratore reale di questa storia è Lucas. Peter N. è l’uomo che gli consegna la sua nuova carta di identità: deve imparare la lingua e frequentare una scuola con altri studenti. Allo studentato dichiara di voler diventare scrittore a Peter. Gli confessa di aver scritto diversi quaderni già nell’infanzia a casa di Nonna che contengono delle menzogne, o meglio delle storie che non sono vere, ma che potrebbero esserlo. Claus (Lucas) torna al presente. Viene visitato da un medico poi torna all’ambasciata della Capitale dove un uomo gli fornisce l’informazione che un altro uomo di nome Klaus T. abita nella Capitale. Ma si chiama come lui, con l’unica differenza della lettera iniziale del nome: dice che non può trattarsi di suo fratello. Tuttavia gli fornisce l’indirizzo e il numero di telefono perché potrebbe essere imparentato con la sua famiglia. È uno dei poeti più illustri del paese che si firma con lo pseudonimo di Klaus Lucas. Uno poeta, l’altro è un prosatore zoppo (tipico degli erranti). Tutto sembra tornare: il centrifugo è Lucas, il wandrer; centripeto è Klaus, che è statico e sta presso la madre, anche è un centripetismo meno grave di quello di Paul. Ha fama di misantropo. Quando arriva all’abitazione della sua infanzia, affiorano i ricordi ma decide di telefonare prima di fare visita. Si addormenta. Sogna di entrare nella casa della sua infanzia e di essere rimproverato dai genitori per essersene andato, sua madre e suo padre sono ancora vivi e lo incolpano di aver svegliato il fratello gemello Klaus. Il padre lo butta fuori casa e sbatte la testa contro un gradino, sanguina e rimane coricato nella neve. Quando si risveglia dall’incubo, Lucas si fa portare una bottiglia di vino del cameriere e poi fa il numero di telefono del fratello. Parte seconda: Ora la narrazione assume il punto di vista di Klaus, che da quanto abbiamo appreso abita nella Capitale ed è un illustre scrittore ungherese. Quando squilla il telefono risponde senza dire il proprio nome. Dall’altra parte è Lucas T. che dice di cercare suo fratello Klaus T. Klaus dice che suo fratello è morto da tempo, Lucas smentisce. Klaus però ostenta una freddezza innaturale dal momento in cui entrambi sanno qual è la verità, è questione di istinto. Klaus sapeva che si trattava del fratello gemello ancor prima di alzare il ricevitore. L’indomani Lucas sarebbe andato a casa sua, alle otto e mezzo di sera. Klaus si prende cura della mamma molto anziana, ha perso il senno da quando è avvenuto l’incidente di Lucas. Pensa che per lei sia troppo impegnativo, in quello stato, vedere il figlio perduto da così tanti anni. Decide di nasconderle la visita. Non vuole sconvolgimenti nelle loro abitudini e nella loro vita, né lui né la mamma sopporterebbero forse un ritorno al passato. Avrebbe detto alla madre che si trattava di un giornalista e a Lucas che si trattava di Antonia, la madre della moglie. Arriva l’ora della visita. Klaus dice che i suoi genitori sono morti, tiene il fratello a debita distanza e si ostina a trattarlo come uno sconosciuto. Chiede i documenti e si fa forza del fatto che si chiami praticamente come lui, Claus, e che abbia tre anni in più, cosa impossibile visto che dovrebbero essere gemelli. Nonostante le spiegazioni non ne vuole sapere. Lucas consegna il manoscritto a Klaus. Lucas chiede spiegazioni riguardo la cicatrice vicino alla colonna vertebrale che ha da quando è piccolo ma Klaus finge di non saperne nulla (o l’ha forse rimosso?) e dice che il fratello è morto di poliomielite quando lui aveva solo quattro o cinque anni. Lucas spiega che era quello che avevano voluto far credere, in realtà era stato colpito da una pallottola in età infantile e rimasto disabile per quell’incidente appena prima che scoppiasse la guerra. Klaus alza le spalle, Lucas chiede di vedere la tomba ma Klaus dice che non è possibile. Dice che è sepolto con la mamma, il papà non è mai tornato dalla guerra. Il bambino sarebbe morto con la mamma nella città di S. in un bombardamento avvenuto sul Centro di cura. Klaus però recita fino in fondo la sua parte: sostiene di essersi sposato con la figlia maggiore della sua famiglia adottiva, Sarah, con la quale ha avuto due figli, un maschio e una femmina e due nipoti maschi gemelli di nome Klaus e Lucas. Siccome con le parole nega la gemellarità allora ciò che non viene detto non esiste. Dice che passano le vacanze nella città di K. in una casa vicino alla libreria nella piazza Principale, ereditata dai genitori di Sarah. Coincidenza strana per Lucas. DAS DING: La cosa che ci permette di dare un senso a tutta la trilogia. Qui veniamo a conoscenza del trauma alla base della separazione dei due gemelli: “noi non dimentichiamo ma di niente”, soprattutto Lucas, il gemello che in questa vicenda ci ha rimesso la salute e gli affetti. Quando Lucas parte amareggiato, Klaus scivola sugli scalini battendo la fronte contro uno spigolo di pietra. Torna in casa e legge il manoscritto del fratello. Ora è Klaus che descrive il passato, la loro infanzia in cui la madre cantava tutto il giorno mentre il padre certe volte fischiettava tagliando la legna per la stufa e i bambini sentivano la macchina per scrivere su cui batteva di sera e anche a tarda notte. È un rumore ripetitivo e rassicurante che ricorda quello del telaio delle Pierres Sonnantes delle Meteore. Il padre dei gemelli ha una relazione con un’altra donna di nome Antonia. La madre, accecata dalla rabbia e dalla gelosia, impugna la rivoltella da ufficiale del marito e spara alcuni colpi. Il marito è a terra, ma anche Lucas viene colpito da un proiettile di rimbalzo, proprio accanto alla spina dorsale, motivo per il quale rimarrà menomato. All’ospedale arriva Antonia e prende con sé Klaus, l’unico rimasto illeso dall’incidente. Poco tempo dopo la donna partorisce il figlio concepito con il padre di Klaus: è una bambina a cui dà il nome Sarah. Quando Antonia deve riprendere a lavorare torna molto tardi, lavora in un locale notturno balla e canta, la mattina è talmente stanca che non riesce a prendersi cura di Sarah. È Klaus a doverlo fare. Antonia spiega a Klaus come sono andate le cose, lui la incolpa delle sue disgrazie. Quando va a visitare la mamma all’ospedale psichiatrico la sua psiche rimane profondamente ferita nel constatare che la madre non fa altro che chiedere di Lucas e sembra non importarle della sua sorte. Presto Antonia si sposta nella città di K. presso i genitori ma Klaus non si rassegna. Cercano il fratello nella città di S. ma i bombardamenti hanno distrutto l’edificio di recupero in cui era collocato. Intanto Klaus cresce e si innamora di Sarah, lo zio Andreas gli insegna a giocare agli scacchi. Dalla casa dei nonni si Sarah una sera vede dalla finestra un bambino che probabilmente è proprio il giovane Lucas. Quando Antonia torna a riprenderli si ritrasferiscono nella Capitale. Klaus si rende conto che la madre è tornata a casa e che non ha più l’aspetto terribile di un tempo. Decide di tornare a casa con lei. L’amore di Klaus per Sarah è un amore impossibile: proprio l’amore impossibile di cui incolpa Antonia, l’amore per suo padre che ha distrutto la sua famiglia. Klaus diventa tipografo, dimentica Sarah, lavora per una grande tipografia. Ritorna al presente la narrazione di Klaus, sta leggendo il manoscritto di Lucas. Apprende che Lucas si è dato alla morte, buttandosi sotto un treno mentre stava per rimpatriarsi nel suo paese. La lettera lasciata a Klaus riporta il desiderio di essere sepolto vicino ai genitori. Nega fino all’ultimo il legame di parentela con Lucas, ma dà il permesso di seppellirlo accanto al padre. Pensa che morta mamma non rimarrà più alcuna ragione per vivere e saranno di nuovo tutti e quattro insieme nella stessa sepoltura.
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