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Alberto Moravia: Il Romanzo e la Vita, Appunti di Letteratura

Alberto MoraviaLiteratura Italiana Moderna e Contemporanea

Alberto moravia, nato a roma nel 1907, sviluppò la passione per la scrittura durante la sua adolescenza, caratterizzata da una grave forma di tubercolosi e da lunghi periodi di isolamento. Moravia denuncia l'incapacità di volere e vivere autenticamente la realtà, simbolo della vacuità e dell'inutilità della borghesia degli anni trenta. Nel suo primo romanzo, 'gli indifferenti', moravia descrive la famiglia ardengo, simbolo della decadenza generale della società borghese. Moravia, attenzionato dal regime fascista, si allontana da roma e conosce elsa morante, dalla quale si sposa nel 1941. Moravia riprende tematiche come l'incomunicabilità, la solitudine, l'alienazione e la sessualità in opere come 'agostino' e 'la ciociara'. Moravia, amico di pier paolo pasolini, è uno dei pochi intellettuali ad affrontare i giovani nelle aule universitarie durante la ribellione giovanile.

Cosa imparerai

  • Come Moravia descrive la società borghese negli anni Trenta?
  • Come Moravia si occupa della ribellione giovanile nelle sue opere?
  • Che tematiche tratta Alberto Moravia nel suo primo romanzo 'Gli Indifferenti'?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 17/06/2019

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11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Alberto Moravia: Il Romanzo e la Vita e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Alberto Moravia Di origine ebraiche, Albero Pincherle Moravia nacque a Roma nel 1907. A causa di una grave forma di tubercolosi, fu costretto per tutta l’adolescenza a lunghi periodi di isolamento, durante i quali sviluppò la sua passione per la scrittura teatrale e narrativa. Il suo primo romanzo, quello che resta forse il suo capolavoro, è “Gli indifferenti”. Nel 1925 inizia la stesura di questo romanzo, pubblicato nel 1929, è un’opera che può essere definita “senza storia” perché quasi priva di agganci a un tempo definito, e in fondo più simile a una tragedia che non a un romanzo classico. La narrazione dura all’incirca 48 ore, e in questo arco di tempo l’autore riesce a rappresentarci in forma teatralizzata la vita di una famiglia borghese. È interamente ambientato in spazi chiusi, siano essi gli interni di una casa o di una città sotto la pioggia contemplata dai finestrini di un'automobile. Questa condizione di oppressione e di prigionia senza scampo che affligge anche gli spazi del romanzo è simbolo della vacuità e dell’inutilità della realtà e dell’incapacità dei protagonisti di appropriarsene e di modificarla. Moravia denuncia infatti, attraverso le pagine del suo romanzo d’esordio, l’incapacità di volere e di vivere autenticamente la realtà (l'indifferenza, appunto) propria della borghesia degli anni Trenta del Novecento, schiava dei valori del denaro e del sesso. L’apertura del romanzo può essere paragonato all’apertura di un sipario, infatti si apre con una stanza della casa degli Ardengo e sulla scena troviamo tutti protagonisti che discutono tra di loro. Simbolo della decadenza generale della società borghese è ne Gli indifferenti proprio questa famiglia composta dalla madre, Mariagrazia Ardengo, il suo amante, Leo Merumeci, e i due figli, Carla e Michele. Questi ultimi sono totalmente incapaci di reagire alla condizione di fallimento economico e morale in cui versa la famiglia, e non riescono ad opporsi all’amante della madre, Leo, interessato ad impossessarsi della casa degli Ardengo e a sostituire la vecchia amante con la figlia di lei, Carla, ben più giovane e piacente. Venuto a sapere della tresca, Michele, arriva a sparare Leo con una pistola scarica. Il gesto tragico diventa poi grottesco e diventa simbolo della cronica incapacità di Michele di volere davvero qualcosa, e di agire di conseguenza. Michele si accorge che non è capace di indignarsi e che di fatto la relazione tra i due non gli interessa. Deve assumere una maschera per nascondere la sua mancanza di indignazione e far finta di indignarsi. La stessa maschera che indosseranno concretamente Carla e Mariagrazia che si recano, nel finale, ad un ballo in maschera senza che la madre sia ancora a conoscenza del fidanzamento della figlia col suo uomo. Grande metafora della storia stessa. Quest’ultimo fatto viene rivelato al protagonista da Lisa, donna innamorata di Michele e disposta a tutto per farsi notare; lui invece la snobba continuamente con la solita glaciale indifferenza. Questo episodio permette anche di cogliere simbolicamente il presupposto di tutto il testo moraviano: la borghesia è ormai priva di valori e i giovani, tanto Michele quanto Carla, che alla fine sceglie di sposare Leo – si adattano perché indifferenti a tutto. Il sentimento che segna l’intero arco della narrazione è quello dell’indifferenza: la totale noncuranza dell’altrui persona. Negli anni successivi, il giovane scrittore continua a pubblicare abbondantemente anche sulle più importanti testate giornalistiche, successivamente si allontana da Roma. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, essendo così attenzionato dal regime fascista si allontana da Roma e vive un lungo periodo negli Stati Uniti. Nell’anno 1936 conosce Elsa Morante, (prima donna a cui viene conferito il premio Strega, che è uno dei premi letterari più prestigiosi) convivono per un paio di anni e nel 1941 si sposano in Chiesa. Questo matrimonio non durò moltissimo, nel 1962 divorziano e Moravia da lì a poco sposerà un’altra donna. Bisogna tener della diversa estrazione sociale di Elsa Morante rispetto a Moravia. Elsa Morante proveniva da una famiglia di piccoli lavoratori della piccola borghesia, è figlia naturale e la madre Irma è una maestra ebrea sposata regolarmente e che ebbe 4 figli da diversi uomini. Moravia riprende per molti versi quelle che erano state le tematiche di Svevo e Tozzi, come ad esempio quelle dell’incomunicabilità, della solitudine dell’uomo, dell’alienazione, della sessualità ecc. Dopo il matrimonio con Elsa Morante si dedica ad un altro capolavoro, il romanzo breve “Agostino” (1944). Agostino può essere considerato un romanzo di formazione che racconta il passaggio dall’età infantile alla turbolenta fase adolescenziale, attraverso la scoperta della sessualità come rito d’iniziazione. Infatti, racconta di un adolescente della buona borghesia che durante una vacanza in Versilia, viene iniziato dai ragazzi popolani alla vita concreta e al sesso. Agostino, il protagonista, è un giovane ragazzo tredicenne, di famiglia ricca, che è stato ovattato e protetto dalla madre sin dall’infanzia. Ma quando anche per lui vi è l'incontro (o forse sarebbe meglio dire lo scontro) con la sessualità, in modo poi cosi brusco, egli è disorientato e confuso, ma cerca subito di apprendere, anche grazie ai suoi giovani amici, il più possibile sull'argomento, anche se alla fine non è che ne capisca realmente tanto... Egli è fondamentalmente buono, ma proprio quando viene "iniziato" all’ambito sessuale comincia ad avere una sorta di complesso edipico nei confronti della madre, che mentre prima vedeva solo come genitrice e quasi amica, oggetto per lui di una sorta di venerazione, comincia ad essere da lui vista come una donna a tutti gli effetti. Gli amici da lui conosciuti durante l'estate sono invece tutti figli di marinai, e quindi per questo conducono una vita più libera e "rotta" ad ogni esperienza, ed è normale che prendano in giro un ragazzino tanto ovattato come Agostino, che dal canto suo è affascinato dal loro mondo, visto in ambito della trasgressione. Probabilmente Moravia si impersona in alcuni casi nella figura di Agostino soprattutto nella sua difficoltà di socializzare e rapportarsi con realtà a lui nuove, questo perché come sappiamo Moravia visse in solitudine un periodo della sua vita a causa della tubercolosi ossea. Un altro tema che interessa Moravia è l’omosessualità. Dopo “Agostino”, Moravia proporrà testi sempre più legati alla storia italiana del dopoguerra, soprattutto con “La ciociara” (1957) che ci rappresenta gli orrori della guerra vissuti sulla pelle di due donne, la madre Cesira e figlia Rosetta (nel film la madre interpretata da Sofia Loren) e di una famiglia nella quale vengono accolte in quel periodo. Gli eventi storici determinano un cambiamento nella vita delle due donne. L’occupazione di Roma da parte delle truppe naziste le spinge infatti a rifugiarsi nelle montagne della Ciociaria. In questo contesto storico che muta velocemente le due donne iniziano a rendersi conto del male e della cattiveria, entrando in contatto con un mondo che fino ad allora non avevano percepito. La narrativa moraviana ha sempre una matrice di forte realismo legato ad alcuni dati biografici della vita dell’autore. Un altro romanzo legato alla storia del dopoguerra è “La romana” (1947).
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