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Alberto Moravia e la Romana, Appunti di Letteratura Italiana

sintetica descrizione della vita e della poetica di Alberto Moravia, con riferimento al romanzo "La romana"

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 01/12/2021

Elias.unibg
Elias.unibg 🇮🇹

4.7

(50)

39 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Alberto Moravia e la Romana e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ALBERTO MORAVIA - LA ROMANA (1947) Moravia era nato nel 1907 ed è morto nel 1990, appartiene a una generazione diversa rispetto agli altri scrittori perché agli inizi del 900 e che quindi in particolare ha attraversato il fascismo. La romana è un libro che parla degli anni del fascismo raccontando la storia di una prostituta anche perché vuole sottolineare, con una provocazione calcolata, che in un mondo di corruzione il personaggio di Adriana è portatore di una paradossale purezza morale e di una disponibilità verso gli altri, di un amore e perfino di una limpidezza paradosso di Adriana è che è una prostituta ed è migliore di quasi tutti quelli che ha intorno. Moravia usa La romana come strumento di denuncia di un mondo di corruzione Bi fascisti avevano inserito Moravia nelle liste degli antifascisti da colpire, e infatti ha cercato ogni tanto di andarsene. La vita Moravia è un narratore vero perché racconta delle storie, ne racconta tante e costruisce dei grandi intrecci. È uno scrittore che come è capitato di rado nella nostra tradizione ha una formazione non scolastica. Da giovane si ammala di tubercolosi ossea e quindi forma la sua cultura letteraria da solo, soprattutto leggendo tanta narrativa, anche francese e inglese. È un autore importantissimo che ha avuto un grande successo in tutto il mondo, anche grazie al suo legame col mondo del cinema. Infatti Moravia è stato anche sceneggiatore e vivendo a Roma ha potuto collaborare con tanti grandissimi registi tra cui Federico Fellini. Da giovane fu perseguitato dai fascisti e questo influì anche sul suo lavoro perché essendo sulla lista degli antifascisti non poteva più pubblicare nessun lavoro. Per questo sarà costretto a fuggire. Moravia è riconosciuto come un grandissimo autore e intellettuale ma siccome è anche uno scrittore molto vicino alla produzione di massa, la critica accademica l’ha sempre sminuito. Viene criticato il fatto che sia ripetitivo e che i suoi romanzi siano soltanto una brutta copia del suo capolavoro giovanile “Gli indifferenti” e anche in importanti testi di critica è riportato che Moravia scrive male. La stessa critica riceve Italo Svevo e anche il maestro di Moravia Luigi Pirandello viene criticato perché scrive male. Moravia ha sempre suscitato una certa diffidenza della critica. E l’ha suscitata perché è una figura atipica della narrativa italiana, cioè la figura di un narratore professionale che scrive tutti i giorni e con una scrittura che va contro i canoni estetici della letteratura italiana del periodo in cui lo stile era colto, ricercato e difficilmente comprensibile. Moravia comincia a scrivere negli anni ‘20 e adolescente pubblica nel 1929 un romanzo come Gli indifferenti che ancora oggi è un capolavoro della letteratura europea del ‘900 e la sua lingua non è una lingua scontata, la semplicità e la piattezza del suo linguaggio verrà poi considerata un'invenzione eccezionale. Per il suo linguaggio “Gli Indifferenti” era un romanzo d “avanguardia. Quindi il linguaggio di Moravia che ci sembra cosi facile è un linguaggio fortemente sperimentale. La produzione di Moravia è ampissima, solo i suoi romanzi più famosi sono tantissimi: Gli Indifferenti, Le ambizioni sbagliate, Il conformista, La Romana, La Ciociara, Racconti romani, Il disprezzo, L'amore coniugale, La tensione, Il narratore in Moravia Moravia sperimenta diversi narratori e passa 3 fasi: 1. Narratore esterno con focalizzazione interna: Per molti anni Moravia utilizza un narratore esterno con focalizzazione interna e possiamo citare 2 casi più importani - Gli indifferenti> il punto di vista si divide tra i 5 personaggi principali portando così la novità dello “shifting point of view”, struttura completamente nuova in cui il punto di vista si sposta tra i vari personaggi. Altra novità che porta è il punto di vista del cattivo, su cui di solito nessuno si soffermava. -“Agostino” (1944) > romanzo breve di formazione in cui il ragazzino protagonista impara come va il mondo. Siamo obbligati a seguire le sue percezioni limitate e la sua non comprensione che lentamente diventa maggiore comprensione. Con questo romanzo si chiude il lavoro di Moravia sul narratore esterno con la focalizzazione interna. 2. Narratore interno popolare: Intorno alla metà degli anni ‘40 Moravia comincia a sperimentare un'altra forma narrativa con un narratore interno e decide di raccontare non solo col punto di vista, ma addirittura con la voce dei popolani. Moravia vuole scendere al punto di vista del popolo e per questo si accosta a tanta letteratura e tanto cinema del neorealismo, vuole rappresentare il popolo dal punto di vista del popolo. A differenza di grande parte del neorealismo, Moravia si guarda bene dall’assumere una posizione di idealizzazione morale dei popolani che di solito venivano dipinti come poveri, belli e siccome erano oppressi erano per forza buoni questa mancanza di idealizzazione, la negazione del buonismo populista e la scelta di usare una protagonista che fa un mestiere basso come la prostituta, è una scelta forte e problematica che dà fastidio a molti. È una scelta provocatoria ma nonostante ciò il romanzo ha un enorme successo di pubblico. 3. Narratore interno intellettuale: Verso la fine degli anni ‘50 Moravia passa dai personaggi popolani ai personaggi intellettuali. In particolare nella Noia racconta di un amore, una grande storia d'amore, di un intellettuale, un pittore che non riesce a fare arte, è in una crisi dove Moravia discute il ruolo dell’intellettuale e le sue difficoltà nella società borghese. La scelta nella terza fase di ritornare al narratore intellettuale fa sì che Moravia si avvicina al romanzo saggio. Moravia vuole mettere in crisi la figura dell’intellettuale e mostrarne i deliri, i ragionamenti a vuoto, la incapacità di afferrare il reale > grande tema che ritroveremo nella Noia dove l’intellettuale è qualcuno che non riesce a stabilire un rapporto con la realtà. Un altro grande romanzo di quegli anni è La Ciociara (1957) con cui Moravia rappresenta un'altra storia di guerra, una storia durissima, la storia di una ragazza violentata dalle truppe alleate che risalivano dal sud la penisola italiana. È una denuncia di tutta la violenza portata dagli Alleati con la “liberazione”. Nel romanzo c'è anche il tema del denaro con cui la madre della Ciociare è ossessionata e che ha valore finché si può spendere ma quando arriva la guerra non ha più alcuna rilevanza. Perché pubblica prima La Romana? Nel periodo che passa lontano dai bombardamenti, Moravia scrive La Romana e La Ciociara contemporaneamente ma pubblica prima La Romana, nel 1947. Questo perché La Romana è una critica al mondo del fascismo, è un modo di mettere in scena una grande durezza, un universo di corruzione, di disumanità. Adriana è la critica del mondo del fascismo, mondo legato a valori falsi, dove trionfa la violenza del potere maschile Per questo la scelta di un narratore non solo popolano, ma donna. Il grande potere corruttivo del denaro verrà messo in luce in maniera molto provocatoria e molto originale, attraverso la figura di qualcuno che fa l'amore per denaro. Lei sarebbe il massimo della corruzione possibile ma paradossalmente diventa l’unica portatrice di valori positivi. La Romana è una critica alla società del fascismo che è una critica alla società borghese, una società di violenza, di violenza politica, di violenza esercitata anche proprio attraverso il denaro. Nonostante questo forte desiderio di denuncia ci sono pochissimi riferimenti espliciti e diretti al fascismo uno di questi a pag. 253, quando scopriamo che siamo nel periodo della guerra di Etiopia, intorno al 1935. Moravia si concentra molto sull'uso del narratore in prima persona perché vuole mostrare che la comprensione della realtà è graduale ed è soggettiva. Il narratore in terza persona secondo lui distorce la realtà, perché non ha limiti. Moralismo in Moravia La scelta di mettere in scena un narratore dalla prima all'ultima pagina ha a che fare con una volontà di teatralizzare il narratore che nel momento in cui compare fino alla fine è il narratore che si fa sentire. È proprio come una presenza scenica. La scelta di puntare su un personaggio cosi forte è anche legata alla convinzione di Moravia che i personaggi siano forma del giudizio morale. Paradossalmente Moravia è stato spesso accusato di immoralismo per la sua attenzione soprattutto alla sessualità, ma in realtà Moravia è un moralista, nel senso che adopera i suoi personaggi come strumento di un giudizio morale. La scelta di questa prostituta diventa una urgenza per Moravia: è una maniera di mettere in discussione una Italia violenta, corruttrice, priva di valore e orientata esclusivamente verso i valori del piacere sessuale, del denaro e in questo caso anche della violenza politica. gli intellettuali snobbavano la narrativa di genere perché considerata di serie B ma invece Moravia la sfrutta, dimostrandosi molto precoce e molto originale. Moravia quindi fa un lavoro veramente molto interessante dal punto di vista dell'impianto: la Romana è un libro lungo ma molto leggibile, anche perché c’è la capacità di fondere strutture complesse in un impianto estremamente comunicativo. All'inizio del romanzo Adriana fa una descrizione di sé stessa (la descrizione fisica è un tratto ottocentesco, Moravia è più conservatore): “A sedici anni ero una vera bellezza” ha bisogno di dirci com'era perché la rappresentazione del suo corpo e la sua bellezza sono fondamentali per tutto quello che seguirà. Lo stile del linguaggio Il linguaggio che usa Moravia è molto semplice, usa un italiano medio/standard: questa scelta sarà molto criticata perché il suo linguaggio viene considerato piatto e scontato ma in realtà non è così. Moravia fa un testo regolare e vicino allo standard, ma proprio questo appiattimento sullo standard è una caratteristica formale. La scelta della piattezza fa parte della poetica di Moravia che vuole farsi capire e leggere, ma è anche il suo modo di costruire una narratrice popolare, non sperimentando, ma dandole uno standard vicino all’oralità. Lo studioso Enrico Testa spiega che in realtà è difficilissimo scrivere in modo colto ma semplice, soprattutto per gli scrittori italiani abituati ad usare un linguaggio classico e retorico. Moravia utilizza la lingua andante, la “lingua buttata” e riesce a rivolgersi anche al pubblico di massa (la sua scrittura è rivoluzionaria). Nei romanzi di formazione del 900 i protagonisti sono nel pieno dell'adolescenza e si aggirano tra 13-16 anni. Adriana infatti all'inizio ha 16 anni: l'adolescente deve ancora formarsi pienamente, ha ancora una prospettiva infantile e ingenua della vita e il punto di svolta che poi cambia la visione del mondo è la scoperta della sessualità. La geometria della struttura si ritrova anche nella sintassi: pag.7 2 “le labbra belle, rosse e carnose” (3 aggettivi), “e se ridevo mostravo denti regolari e molto bianchi” (2). Moravia usa le simmetrie, ma le dissimula in un impianto che tende ad essere lineare, geometrico e chiaro prima ancora che letterario. La duplicità di Adriana Nel corso del romanzo Adriana cresce, si forma e passa dalla sua ingenuità iniziale ad una forte consapevolezza di ciò che le succede e di chi la circonda e vede ciò che non vedeva prima. Adriana è un personaggio all’inizio ingenuo ma che comunque rimarrà sempre dolce e tollerante in tutto il corso della storia. Solo nei confronti della madre e di Astarita mostrerà una duplicità: Rapporto con la madre: la madre spingerà Adriana a sfruttare la bellezza del suo corpo, costringendola a posare nuda per un pittore e poi a diventare modella. Adriana però continuerà a pensare che la mamma lo fa per il suo bene perché le vuole bene. Quando però Adriana prende coscienza di quello che le ha fatto sua madre, spingendola sulla strada per la prostituzione, la situazione si capovolge + Adriana diventa la capofamiglia ed è aggressiva nei confronti della madre a cui dà anche ordini. Adriana parla col primo pittore che la prende come modella: p. 12 “«La mamma», dissi, «mi vuol bene». «A me pare», osservò tranquillamente riprendendo a disegnare, «che voglia bene soprattutto al denaro». «No, questo non è vero», risposi con vivacità. «Vuol bene soprattutto a me...ma le dispiace che io sia nata povera e vorrebbe che io guadagnassi bene». E] il pittore le fa notare che sua madre non è il massimo ma Adriana la giustifica. All’inizio Adriana dirà spesso “la mamma mi vuole bene”. Quasi tutto il romanzo si svolge dalla prospettiva dell'io narrato che ogni tanto viene interrotta però dall’io narrante che sa di più e spiega che ha capito alcune cose. Dopo queste righe ecco il commento metanarrativo, con l’Adriana narrante che spiega perché ha raccontato quella vicenda: “ho voluto raccontare per esteso questo fatto del pittore prima di tutto perché da quel giorno incominciai a lavorare, sebbene in seguito abbia scelto un mestiere diverso; e poi perché la condotta tenuta dalla mamma in quell'occasione spiega molto bene il suo carattere e il genere di sentimenti che nutriva per me.” L'osservazione sulla madre fa notare il processo di consapevolezza di Adriana. Nelle frasi successive la presa di consapevolezza delle intenzioni della madre è ancora più forte perché la madre è molto più esplicita e le dice che dovrà passare a gente più altolocata dei pittori, che avrebbero potuto pagarla meglio: p.13 “«quella è gente piena di parole, ma soldi nulla...una bella ragazza come te deve sempre mettersi coi signori». «Quali signori io non conosco signori». Segue un pezzo in Adriana osserva il Luna Park ed è triste perché non ci può andare @ Adriana sa di non poter avere una vita normale a causa della madre e della povertà: tramite Adriana Moravia denuncia il fatto che non si possa vivere normalmente. Tematiche complesse Moravia in questa rappresentazione usa un topos letterario molto usato nella tradizione letteraria: io sono il solo infelice, mentre tutti sono felici. Moravia da un lato ci mostra una ragazzina adolescente e molto ingenua, ma da un altro lato mette in gioco delle strutture simboliche caratteristiche di tutta la storia letteraria > romanzo apparentemente semplice ma con strutture complesse. Disarmonia Moravia sottolinea costantemente la disarmonia del mondo (che si trova anche in Pirandello) e anche qui lo fa in diverse occasioni: -Disarmonia tra la bellezza di Adriana e i brutti vestiti che cuce sua madre per lei. -Disarmonia anche tra il lettore e i personaggi: Adriana è una prostituta a cui piace il suo mestiere e per noi è difficile immedesimarci con il suo personaggio. -La disarmonia della madre di Adriana che ingrassa: la sua deformità fisica corrisponde anche ad una deformità morale perché vive sulle spalle della figlia che ha spinto a prostituire. -Disarmonia tra la mente e il corpo di Adriana: ne determina l'incapacità di ballare (madre cerca di far diventare Adriana una ballerina per guadagnare di più ma il tentativo fallisce) Tutti i personaggi di Moravia sono un po' mondo non è equilibrato, è storto. ‘storti” e lui sottolinea continuamente la disarmonia per ricordare che il La geometria strutturale del romanzo è data anche da rapporti molto forti tra le cause e gli effetti: un evento ne determina un altro un esempio è il fallimento di Adriana come ballerina che la spinge ancora di più a prostituirsi: siccome non è riuscita ad avere successo come ballerina e come modella guadagna troppo poco, deve trovare altri modi di sfruttare la bellezza, che è la sua unica risorsa. Secondo capitolo Nel secondo capitolo appare Gino e qui troviamo ancora un'Adriana che non è consapevole di quello che sta succedendo nella sua vita. Pagina 28 E “mi voleva bene, ma era un po' il bene che certe massaie vogliono alla gallina che fa le uova“ E Adriana fa un paragone metarattivo, si sente la voce dell’Adriana cresciuta e consapevole. “Ero veramente infaticabile, sottomessa e paziente", “animo privo di invidia, di rancore e di gelosia" > c'è una sequenza simmetrica di 3 aggettivi, caratteristica di tutto il romanzo. La frequenza con cui compaiono queste simmetrie segnalano una struttura molto logica e trasparente. Dialog] ma hanno anche una caratteristica particolare introdotta da Moravia in cui i narratori del romanzo commentano il modo di esprimersi (tono, atteggiamento). Es. pagina 30 “Aveva veramente una voce manierata che talvolta, per sottolineare qualche parola si abbassava come se avesse parlato a sé stesso, o confidato un segreto”. In questo capitolo si notano i dialoghi con Gino. | dialoghi del romanzo sono molto ampi (stile ottocentesco) Gino: Il primo amore di Adriana, sin dalle sue prime battute si capisce che è un bugiardo > visione di Moravia per cui la vita sociale è una menzogna. La prima cosa che Gino dice ad Adriana è una menzogna: mente sul suo lavoro e le dice di essere un commerciante ma in realtà fa l'autista. Adriana riesce a cogliere questa prima bugia ma non coglie la bugia più grande, che distruggerà il suo desiderio di una vita semplice: Gino è già sposato e quindi non può darle la vita normale che le aveva promesso. Con Gino un'escalation di “prime volte” in cui è evidente la struttura causa- effetto e che sfocia nel primo rapporto sessuale di Adriana. Quando Adriana bacia per la prima volta Gino si accorge che non è capace di controllare il proprio corpo + baciare Gino le viene spontaneo + ha una crisi di volontà. Ancora troviamo un elemento di disarmonia > la volontà non riesce a controllare il corpo. Adriana amava l'amore, più che una singola persona. Era innocente e aveva delle aspirazioni, dei desideri e cercava qualcuno che fosse l'incarnazione di quei desideri> Gino se ne accorge e sfrutta la situazione > intelligenza psicologica di Gino. Pag. 36: “Così quel giorno scoprii che c'erano al mondo anche altre gioie all'infuori di quella di godere una vita tranquilla insieme alla famiglia, ma non pensai che queste gioie per me dovevano escludere quelle più normali a cui avevo sin ad ora aspirato”. Con la prima esperienza sessuale Adriana scopre che le piace fare l’amore ma si rende anche conto che non può conciliare sesso e la vita familiare che sognava: questa cosa si percepisce dai metacommenti di Adriana. Attraverso la scoperta del mondo del piacere Adriana diventa sempre più consapevole della propria esclusione dal mondo normale e diventerà sempre più consapevole di quella che poi per lei è una vocazione. Così Moravia fonde natura e contesto: ad Adriana piace fare l'amore ma se Gino l'avesse sposata e Astarita non l'avesse violentata, non sarebbe diventata una prostituta > la natura è influenzata dal contesto. La vocazione di Adriana emerge a poco a poco ma contrasta con il suo desiderio di avere una vita normale, con una famiglia, dei figli. Quando Adriana e Gino fanno l’amore per la prima volta lo fanno nella stanza della ricca padrona di Gino dove Adriana si specchia: si sente a disagio perché i suoi vestiti sono poveri e in disarmonia e comincia a pensare che non potrà mai essere felice se non avrà una casa e una vita come quella. Gino la spoglia e Adriana pensa: “Nuda, pensavo, sarei stata altrettanto bella, se non più bella della padrona di Gino e di tutte le altre donne ricche del mondo. D'altronde erano mesi che il mio corpo aspettava quel momento e io sentivo mio malgrado fremere d'impazienza e di voglia repressa come una bestia affamata e legata alla quale finalmente dopo un lungo digiuno vengono tolti i lacci e offerto il cibo”. Qua emerge la bestialità di Adriana e anche il suo desiderio di liberarsi dalla disarmonia perché la nudità le dà l'impressione l'illusione di abbattere la differenza sociale. Dopo la prima volta, Adriana e Gino continuano a fare sesso e Adriana si rende con che in realtà a lei interessava solo fare l'amore e non importava con chi: “L'amore mi piaceva infinitamente e forse amavo più l'amore che Gino stesso, sentendomi portata a farlo, non soltanto dal sentimento che provavo per Gino, ma anche dal piacere che ne ritraevo. Certamente non pensavo che lo stesso piacere avrei potuto riceverlo anche da un altro uomo che Gino, ma mi rendevo conto in una maniera oscura che la destrezza e la passione che mettevo in quelle carezze non si spiegavano soltanto con il nostro amore, ma avevano un carattere autonomo”. Dopo la prima volta c'è una scena molto forte in cui la madre di Adriana la porta in farmacia per farle ammettere di aver fatto sesso Pl Moravia usa un linguaggio forte (la madre dà ad Adriana della troia). La madre accetta a modo suo che Adriana stia assieme a Gino ma continua ad insistere sull'importanza del denaro + la questione del denaro è strettamente legata ad Astarita. Astarita: Personaggio importante che porta nuovi sviluppi narrativi e tematici: - Astarita sarà la prima persona che paga Adriana per fare l'amore - Adriana scopre che le piace ricevere soldi per fare sesso + avvio verso la prostituzione. - Astarita spinge Adriana verso l'illegalità: il capo della polizia è un corruttore - Astarita rappresenta il fascismo in tutti i suoi aspetti negativi ì denuncia di Moravia. - Inserisce nel romanzo di formazione il genere poliziesco. C'è un'opposizione tra Mino e Astarita, entrambi legati alla politica che, con le loro attività politiche, porteranno sviluppi nella trama. Adriana conosce Astarita grazie alla sua amica Gisella: Gisella la tradisce e organizza una gita in campagna per far sì che Astarita possa avere Adriana, fanno ubriacare Adriana ed Astarita la violenta + Adriana è circondata solo da persone inaffidabili. Sonzogno: picchia Adriana prima di avere un rapporto con lei perché teme che lui non la voglia (e picchiarla sicuramente è la soluzione G ENI O) ma alla fine per paura lei si concederà. Adriana alla fine sopporta anche lui, perché la sua violenza deriva dal non essere accettato e Adriana segue la sua vocazione di consolazione. Il rapporto sessuale con Sonzogno è orrendo ma anche intenso perché la sua bestialità risveglia la parte animalesca di Adriana (unica cosa che hanno in comune). Adriana diventa ladra: ruba un portacipria d’oro a casa della padrona di Gino e verrà accusata una cameriera al posto suo e poi chiede ad Astarita di scagionarla perché si sente in colpa e il portacipria finirà ad un gioielliere ricettatore che verrà ucciso da Sonzogno. Moravia mostra che Adriana non è solo vittima ma causa anche lei effetti drammatici. Nella seconda parte Adriana parla ancora di Mino, che ha cercato di amare, poi di sua madre che se ne va a vivere da un'altra parte (a causa della piega criminale che ha preso Adriana). Quando si concede a Mino, che è di classe sociale più alta lo fa in modo molto servile ed arriva ad auto umiliarsi. Adriana obbedisce ai rapporti di potere che ha subito e continua a subire Bi anche Mino è una figura riprovevole. Nonostante la sua gentilezza, anche Mino sarà violento nei confronti di Adriana e durante il rapporto sessuale la graffierà e morderà. Figure maschili In tutti e 4 i casi Moravia si impegna a rappresentare il primo rapporto fra Adriana e loro in modo molto carnale perché quel primo rapporto provoca degli effetti e va rappresentato perché ha un forte significato narrativo. Tutti compiono violenze nei confronti di Adriana E giudizio morale di Moravia che vuole denunciare una violenza maschile generalizzata E universo maschile corrotto dal potere. Mino Studente di legge fa scelte politiche motivate. Non è capace di comunicare e fa fatica a stabilire un contatto, lo cerca anche e arriverà a dare ad Adriana dei soldi che lei non vuole perché lei lo ama. Mino non è fedele a sé stesso e quindi recita una parte. Pag. 338-339: Mino mostra il fatto che in qualsiasi contesto è troppo lucido, non riesce ad abbandonarsi ai sentimenti perchè è un intellettuale ed è troppo cerebrale, pronto sempre ad avvolgere qualsiasi moto dell'animo in un ragionamento + Moravia vuole dirci che quando si pensa troppo si fa fatica a provare sentimenti e a stabilire rapporti con gli altri. Se Adriana percepisce l'insensatezza del mondo, la stessa insensatezza è percepita e dichiarata da Mino in maniera più radicale> Moravia segnala il problema dell’intellettuale ad agganciare la realtà. Mino non riesce a stare in contatto con la realtà: per questo fa del male ad Adriana perché pensa che il dolore possa far percepire le cose come vive. Mino ha difficoltà a rapportarsi anche con il desiderio e fatica ad integrarsi con il suo stesso desiderio della donna. Mino pensa che la sessualità sia un mezzo per appagare le masse > si avvicina alle idee di desublimazione repressiva (=sfogare i propri desideri per far sentire le persone soddisfatte e quindi buone, senza pretese). Mino è incapace di vivere e si contrappone a Sonzogno che è violento ma anche capace di vivere e amare. Mino ha un posizione controversa: vista la sua posizione sociale agiata e il suo schieramento politico dovrebbe essere il primo ad agire ma invece è proprio quello che ha più difficoltà ad agire. Mino è molto negativo - disprezza tutti: -Popolo: non riesce a superare la sua mentalità borghese e non è fedele al suo ideale politico antifascista. -Famiglia: odia la sua famiglia e tutti gli ideali che gli hanno insegnato 2) demistificazione degli ideali della famiglia Moravia fa un'affermazione forte perché in quegli anni la famiglia aveva una grossa importanza sociale Bi si contrappone con Adriana che invece voleva solo una famiglia. Mino viene incarcerato e interrogato da Astarita: gli confessa tutto perché sono della stessa classe sociale così Mino diventa un traditore (l’unica volta che Mino dice la verità e non recita, la dice al posto sbagliato nel momento sbagliato e alla persona sbagliata). Sonzogno Personaggio simile ad un animale predatore, autentico e spontaneo, Gino lo definisce “forte come una tigre” e avrà modo di provarlo sulla sua pelle (Gino viene pestato da Sonzogno). Sonzogno introduce nella narrazione il tema della violenza ancora più assurda perché è subita da Adriana, così buona. Nel rapporto tra Sonzogno ed Adriana viene sottolineata una vicinanza oscura e viscerale, un legame profondo e terrificante tra animalità violenta ed animalità amorosa. Adriana si sottomette anche con Sonzogno per paura, mentre con Mino lo fa per amore. Dopo il sesso, Sonzogno racconta ad Adriana di come ha ucciso il gioielliere perché voleva dargli una cifra troppo bassa per l'oggetto che voleva vendergli, così Sonzogno decide di ricompensarla con quell'oggetto che è il portacipria che Adriana aveva rubato a casa della padrona di Mino (dopo che Adriana restituisce l'oggetto a Gino lui lo dà a Sonzogno per venderlo perché lui è incapace > il cerchio si chiude e il portacipria ritorna ad Adriana, che si rende conto che la vita è una sequenza di cause-effetto e teme che l'omicidio sia anche colpa sua). Adriana sente inoltre che il suo legame con Sonzogno è più profondo di quello con Mino, che pur ama, per l'oscura somiglianza ed affinità tra i loro istinti animali; questa relazione viscerale sfocia in maniera quasi burlesca nella proposta di matrimonio di Sonzogno a Adriana (pag. 410) > È paradossale come il personaggio più brutale, violento e meno indicato per il ruolo di marito e padre sia invece l'unico ad offrire alla ragazza l'opportunità di avere una famiglia (è una caricatura di Moravia verso l'istituzione familiare, una critica ad un mondo). La proposta di matrimonio coincide con l'arresto e il tradimento di Gino. Adriana fugge da Sonzogno, si scopre incinta (=immagine positiva ma anche ambigua perché non si sa chi sa il padre: Adriana pensa sia Sonzogno ma è una narratrice inaffidabile quindi non lo sapremo mai). Verso la fine del romanzo entra in scena di nuovo Astarita e Moravia accelera la narrazione e usa la regola dell'unità di tempo-spazio-azione, cioè concentra in uno spazio e tempo molto limitato tutti o quasi i personaggi rilevanti. Astarita va a casa di Adriana per discutere di Mino e lì incontra Sonzogno. Astarita non si lascia intimidire e lo schiaffeggia, così Sonzogno segue Astarita fino a casa sua e lo uccide buttandolo giù dalle scale. Sonzogno scappa sui tetti e viene fucilato. Mino si suicida a causa dei sensi di colpa e della sua incapacità di vivere ma fa un gesto d'amore per Adriana, lasciandole dei soldi per il suo bambino. | protagonisti maschili alla fine muoiono tutti: rappresenta la violenza di cui i maschi sono portatori che si rovescia contro di loro e li uccide. Queste morti violente contrastano ancora di più con il significato di vita che porta Adriana. Dopo tutti questi eventi drammatici, il finale è ingenuo, banale. Moravia lo fa di proposito per imporre un finale positivo: la vita continua, Adriana e il bambino sono portatori di positività, vita e futuro e che lei, con la sua amorevolezza, dolcezza ed ingenuità è una madre ideale sotto tanti punti di vista. Trama generale Il romanzo si svolge ai tempi dell’Italia fascista, ma la politica resta in sottofondo. La protagonista e voce narrante è Adriana, una ragazza ventenne, popolana ma di grande bellezza, che vive sola con la madre, una donna arida e disincantata, che aspira più al successo economico della figlia che alla sua vera felicità. La madre non crede nel matrimonio e, per far sì che la bellezza della ragazza dia buoni frutti, la invita a posare nuda per alcuni pittori di basso profilo, sperando che questo la porti a una scalata sociale, mentre entra così in contatto con un mondo mediocre ed ipocrita. Adriana, pur accontentando la madre, ha altri sogni: vorrebbe sposarsi e vivere in tranquillità in una villetta, nulla di più. Ad alimentare questi desideri è Gino, un autista mal visto dalla madre di Adriana proprio per il suo lavoro. La protagonista scopre con Gino l’amore, sia sentimentale sia carnale, ma il personaggio si rivela ben presto un ipocrita essendosi finto celibe. La delusione amorosa e la frequentazione di Gisella, che la invita a farsi mantenere (come fa lei) da uomini ricchi e facoltosi, portano Adriana su una cattiva strada: la ragazza incontra uomini in cambio di denaro nella sua stanza, oltre a dedicarsi a qualche piccolo furto. Entra poi in scena Astarita, un funzionario fascista che prima seduce, con la complicità della corrotta Gisella, Adriana e poi ne fa la propria accompagnatrice, svelandole la verità sulla situazione matrimoniale di Gino. Il triangolo amoroso, proprio per l’ingenua “bontà” che caratterizza Adriana e, al tempo stesso, per la sua progressiva assuefazione al mondo in cui vive, prosegue: la protagonista, avviatasi sulla strada della prostituzione e riallacciati i rapporti con Gino, compie un furto nella casa dei padroni dell'amante, su sua istigazione. La restituzione della refurtiva (che aveva portato all'incriminazione di una cameriera innocente) diventa per Gino l'occasione di far soldi con il ricettattore Sonzogno, che di lì a poco, eliminato Gino, diventa il nuovo e violento amante della donna. Nel mentre, entra in scena Mino, un giovane studente di Legge di idee antifasciste, che rappresenta il prototipo moraviano dell’intellettuale, dopo il Michele Ardengo de Gli indifferenti. Adriana, incinta di Sonzogno, ricercato dalla polizia e dallo stesso Astarita, fa credere a Mino (cui si affeziona, e di cui rispetta gli ideali, benché questi sembrino sempre irreali ed improduttivi) che il nascituro sia suo. Incarcerato per motivi politici, Mino svela però i nomi dei compagni cospiratori; Adriana, su intercessione di Astarita, lo fa rilasciare, ma il rimorso spinge il giovane al suicidio. Sonzogno, in fuga, uccide Astarita ma poi cade in uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine: Adriana, rimasta sola in attesa del figlio che Mino, in una lettera, ha legalmente riconosciuto, può forse sperare in un futuro migliore, con l’aiuto della famiglia di Mino.
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