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Alberto Moravia: Il Romanzo Borghese e la Crisi Esistenziale, Appunti di Letteratura Italiana

Literatura Italiana Moderna e ContemporaneaCrisi esistenziale e sociale nella letteratura italianaAlberto Moravia e il romanzo borghese

Alberto moravia, nato in una ricca famiglia borghese, è considerato l'iniziatore del romanzo borghese in italia. Su di lui si distingue una produzione letteraria suddivisa in tre periodi: il primo caratterizzato dal realismo borghese, il secondo dal neorealismo e il terzo da un forte pessimismo. Moravia è noto per aver rappresentato la borghesia in crisi, priva di valori e vitalità, con personaggi estraniati e impotenti. La sua produzione migliore comprende i romanzi 'gli indifferenti', 'agostino' e 'la noia', e i racconti degli anni trenta. In questi testi, il denaro e il sesso sono concepiti come mezzi per possedere le persone, e l'intellettuale o l'adolescente sono personaggi estraniati e in crisi. Moravia non crede in una visione del mondo alternativa a quella degli eroi borghesi, e la struttura del romanzo coincide con il suo oggetto di rappresentazione.

Cosa imparerai

  • Come Moravia rappresenta la borghesia in crisi?
  • Che periodi distingue la produzione letteraria di Alberto Moravia?
  • Quali sono i tre romanzi migliori di Moravia e perché sono considerati tale?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 05/06/2022

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4.4

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Scarica Alberto Moravia: Il Romanzo Borghese e la Crisi Esistenziale e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Alberto Moravia Alberto Moravia è l’iniziatore del romanzo borghese. Egli riconduce alle forme del realismo e della lucidità razionale la crisi esistenziale e sociale della borghesia degli anni del fascismo e del dopoguerra. Alberto Moravia nacque nel 1907 da un’agiata famiglia borghese dedita a professioni intellettuali. Ammalato di tubercolosi ossea, visse da ragazzo l’esclusione determinata da tale condizione; e ciò favorì indubbiamente la sua vocazione di scrittore. Il suo primo romanzo, Gli indifferenti, ebbe un notevole tra il pubblico. Alternò poi il lavoro di romanziere a quello di giornalista, facendo l’inviato all’estero e scrivendo numerosi reportage. Nel 1941 sposò la scrittrice Elsa Morante. Negli anni Cinquanta fondò la rivista Nuovi Argomenti, alla cui redazione lavorò poi con Pasolini ed Enzo Siciliano. Morì nel 1990. La produzione di Moravia è suddivisibile in tre periodi: il primo va dal 1929 al 1945, e cioè da Gli indifferenti ad Agostino: è la fase del realismo borghese e della fusione di elementi realisti, esistenzialistici e anche surreali; il secondo periodo va dal 1947 al 1957: è la fase del Neorealismo e in essa appaiono personaggi popolari che rappresentano un’alterità positiva rispetto al mondo borghese; il terzo periodo va dal 1960 alla morte, ed è accentuato da un forte pessimismo: l’orizzonte torna ad essere quello di una borghesia in crisi, priva di valori e vitalità, mentre riemorgono tematiche esistenzialsitiche e psicoanalitiche, quali il tema dell’estraneità, della passività di fronte alla vita e dell’insensatezza di quest’ultima diventa dominante. La produzione migliore di Moravia consiste nei tre romanzi Gli indifferenti, Agostino, La noia, e in alcuni racconti degli anni Trenta, come Inverno di malato, perché presenta caratteristiche piuttosto evidenti: 1) nella realtà borghese contano solo il sesso e il denaro, concepiti come mezzi per possedere le persone (influenza di Freud e Marx); 2) l’intellettuale o l’adolescente che lo rappresenta sono personaggi estraniati, impotenti e in crisi, incapaci di uscire dalla classe in disfacimenti a cui appartengono; 3) il metodo di scrittura si ispira ad un realismo critico, che si snoda con nitore e freddezza classici, rivela un lucido razionalismo e si risolve, nei casi migliori, in impietoso sarcasmo antiborghese; 4) tale realismo critico è analitico e empirico: nasce da un moralismo che non si articola mai in una visione del mondo alternativa a quella degli eroi borghesi; 5) di qui la differenza del realismo di Moravia da quello di Verga e del suo classicismo da quello di Manzoni: Moravia non crede, come credeva invece Verga, di poter svelare la natura oggettiva delle cose attraverso un metodo scientifico; né ha fiducia – a differenza di Manzoni – in un’ideologia complessiva che spieghi la realtà e mostri le norme del comportamento umano; 6) la struttura del genere “romanzo” così come era stata teorizzata da Bontempelli (e cioè come costruzione fondata sull’intrigo, sull’intreccio, sulla trama, sull’inganno, sull’avventura appunto “romanzesca”) diventa per Moravia la forma omologa della vita borghese, quella che meglio la rispecchia: la struttura del romanzo coincide con il suo oggetto di rappresentazione, una borghesia che sa vivere solo di intrighi, inganni, tresche più o meno avventurose. In Gli indifferenti questi aspetti sono tutti presenti. Il romanzo descrive l’opacità, il grigiore, l’ “indifferenza”, ora apatica, ora cinica, di quattro personaggi borghesi: Leo, un affarista libertino e senza scrupoli, sprofondato in una vita ridotta a una serie di imbrogli economici ed erotici, in cui contano solo il sesso e il denaro; Michele, che, a differenza del rivale, è incapace di agire, è un velleitario indolente e distaccato dalla vita. A questa coppia se ne oppone un’altra femminile: quella di Mariagrazia, amante di Leo, donna vana, corrotta e gelosa, e della figlia Carla, che vive nella noia e nel disgusto delle abitudini. Con la constatazione che egli stava «dentro» la borghesia e non conosceva altri ambienti sociali, Moravia osserva che la scrittura degli Indifferenti non sarebbe altro che un «mezzo» per «rendersi consapevole di questa sua condizione». Gli indifferenti ebbe grande successo, contribuendo in modo decisivo al rilancio del genere romanzesco negli anni successivi. Nel racconto Inverno di malato, di sapore autobiografico, si parla di un ragazzo infermo, che si sente oppresso dagli altri ammalati (che gli rimproverano di essere figlio della ricca borghesia), dagli infermieri, dai medici. Finisce così per subire il fascino di uno degli oppressori, Brambilla, un popolano sicuro di sé, e vorrebbe perciò diventare suo amico e imitarne il comportamento. Diventare come Brambilla vorrebbe dire per lui diventare normale. Ma quando il ragazzo cerca di uniformarsi ai suoi consigli e di sedurre una coetanea, non fa che attirare su di sé la riprovazione dei medici, infermieri, ammalati e per pagare ancor più duramente il suo isolamento. La stessa tematica torna in Agostino. Il titolo corrisponde al nome del protagonista, un ragazzo che trascorre le vacanze estive in Versilia con la madre. Agostiono non è più un fanciullo né è ancora un adulto: è privo cioè di un’identità anagrafica, perché si sente diverso sia dai bambini, sia dai giovani; è privo inoltr di identità sociale, perché avverte il disagio di essere figlio di ricca borghesia, priogioniero dei suoi pregiudizi e delle sue convenzioni, ma non riesce neppure a integrarsi fra i ragazzi proletari e sottoproletari che conosce sulla spiaggia, affascinanti perché più vivi e spregiudicati di lui, ma anche troppo rozzi e volgari. Inoltre il romanzo presenta anche un’altra ragione d’interesse; i rapporti sociali ed erotici sono visti attraverso la prospettiva estraniata del protagonista, a volte con
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