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Appunti sulle Istituzioni di Sociologia: La Struttura Sociale, Sintesi del corso di Istituzioni Di Sociologia

Appunti trascritti sui concetti chiave della sociologia, con un focus sulla struttura sociale. Esploriamo ruoli, gerarchie sociali, norme, istituzioni e la stratificazione sociale. Scoprire come le nostre esistenze e scelte sono determinate dalla società e come le disparità di accesso a risorse, privilegi e opportunità sono riconducibili alla struttura sociale.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 03/01/2024

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Scarica Appunti sulle Istituzioni di Sociologia: La Struttura Sociale e più Sintesi del corso in PDF di Istituzioni Di Sociologia solo su Docsity! ISTITUZIONI DI SOCIOLOGIA: appunti trascritti La sociologia è lo studio scientifico dei fatti sociali, delle interazioni e dei fenomeni della società umana. Si domanda dunque gli effetti e le cause dei fenomeni sociali. E’ un modo di pensare il mondo, ci insegna che ciò che noi consideriamo naturale in realtà è plasmato da fattori storici e sociali. Le cose non sono come ci appaiono. L’ immaginazione sociologica è la capacità che deve avere il sociologo nello slegarsi dalla propria condizione personale per indagare in un contesto più vasto, i problemi personali sono sempre problemi sociali in realtà. Fu Wright Mills a coniare questo termine. Cos’ è la società? Nasce quando un gruppo di persone si stabilisce in un determinato territorio e condivide tratti culturali come lingua, valori e norme comportamentali. I modelli consolidati di relazioni tra individui, gruppi e istituzioni formano la struttura sociale. La sociologia si domanda il perché delle cose, elabora teorie partendo da interpretazioni astratte e utilizzando le situazioni empiriche (legate all’ esperienza). Tale ricerca empirica è fondamentale perché confronta sul campo le proprie teorie. Non possono mai restare a livello astratto. La sociologia è anche una scienza generalizzante perché elabora delle teorie che non si adattano ad un solo caso.E’ anche una scienza positiva che si contrappone alle discipline normative, non dice come si deve essere. Non è una scienza morale. Il sociologo non dà una sua valutazione, non deve dare giudizi di valore. La sociologia nasce con l’avvento della società moderna, dunque a seguito dei grandi cambiamenti dovuti alla rivoluzione industriale nei primi anni dell’ Ottocento. E’ figlia della modernizzazione e del bisogno di conoscenza di un’epoca di grandi tensioni sociali. Fu August Comte a coniare la parola “sociologia” attorno al 1840. Egli ambiva a creare una scienza che potesse spiegare “le leggi” del mondo sociale, credendo che ci fossero delle leggi universali che regolassero la società, in modo da accrescere un benessere generale. Chiaramente, poneva una prospettiva positivistica. L’idea era che il ricercatore, al pari dello scienziato delle discipline naturali, dovesse tenere le distanze ed essere oggettivo annullando la propria interferenza perché la scienza sociologica doveva essere neutra, imparziale. Nel tempo quest’ impostazione positivista è stata abbandonata nel momento in cui la sociologia implica una differenza fondamentale ovvero che il sociologo è parte della realtà circostante che studia, anche se ci si attiene alle regole del metodo scientifico si producono delle interferenze, Non c’è idea di una conoscenza oggettiva e di una realtà che esiste indipendentemente da noi, i metodi di ricerca risentono molto della nostra presenza e del modo in cui ci relazioniamo al soggetto della ricerca. Soluzione gerarchica, residuale, analitica o formale. PROBLEMA DI DEFINIRE I CONFINI DELLA SOCIOLOGIA Emile Durkhem pensava invece che i fatti sociali (ovvero tutte le istituzioni e le norme che orientano il comportamento umano e che vengono assimilate come un fatto naturale ex. sistema monetario) fossero in grado di plasmare scelte e comportamenti dell’individuo. Ad esempio Durkhem condusse degli studi sul suicidio, dimostrando che persino quello che viene considerato come un gesto estremamente personale in realtà è legato e influenzato da fatti sociali. Nel suo libro “La divisione del lavoro sociale (1893)” elaborò un’analisi sulla solidarietà sociale, ovvero ciò che tiene insieme la società. Secondo lui, le società tradizionali sono caratterizzate dalla solidarietà meccanica. Gli individui sono legati gli uni agli altri da esperienze comuni, perché anche le occupazioni lavorative sono simili tra loro. Con l’avvento dell’industrializzazione invece la crescente differenziazione sociale porta ad una solidarietà organica, i cittadini sono dipendenti gli uni dagli altri, perché ciascuno produce beni diversi e utili all’ altro. E dunque , la società diviene un “ Organismo Sociale” perché proprio come nel corpo umano, nessun organo può funzionare senza l’ altro. Marx ( 1818-1883) e Weber(1864-1920) vengono invece nominati come i sociologi del conflitto. Per Marx, il motore della società è il conflitto di classe. Weber invece credeva che i sociologi dovessero studiare l’agire sociale, ovvero le azioni soggettivamente significative compiute dall’ individuo in rapporto agli altri. (da parte sull’ interazione sociale) L’ agire sociale è un’azione soggettivamente significativa di un individuo nel suo rapporto con gli altri. SENSO: significato intenzionale attribuito al proprio comportamento. Ogni attore ne attribuisce uno al proprio comportamento orientato a quelli di altri. COMPORTAMENTO: è semplicemente uno stimolo a cui corrisponde una risposta non intenzionale AZIONE: comportamento divenuto azione perché di senso soggettivo. Attraverso le interazioni si attribuiscono significati alle proprie e altrui esperienze. Si costruisce socialmente la realtà. generale della natura della realtà sociale, della conoscibilità del mondo sociale, di come la realtà possa essere conosciuta. Il paradigma della struttura nasce nella tradizione della sociologia positivista francese (che da Comte attraverso Durkheim arriva fino all'antropologia di Lévi- Strauss, anche Marx). E’ il paradigma che sostiene che per studiare la società bisogna partire dalla società stessa. Ciascuno di noi nasce in un mondo preformato, dove traiamo abitudini e modi di pensare dell’ambiente in cui nasciamo. La nostra esistenza e le nostre scelte sono determinate da una struttura sociale recedente e dobbiamo partire dalla società e analizzare comportamenti degli individui riconducendoli a fatti sociali e non alla loro personalità. (esempio studio sul suicidio condotto da Durkheim) Il paradigma dell'azione nasce in Germania con Weber e Simmel. Sostiene che i fenomeni sociali devono essere intesi come il prodotto di un insieme di azioni individuali. Per comprendere i fenomeni sociali bisogna tener conto dell’intenzionalità degli attori (il significato che gli attori danno alle loro azioni). Nel paradigma dell’azione è importante il passaggio dal livello micro a quello macro. Sono importanti le nozioni non intenzionali per indicare il fatto che spesso azioni individuali producono effetti diversi dalle intenzioni degli attori. Le strutture sociali influenzano le azioni degli individui ma anche gli individui influenzano le strutture sociali. La microsociologia è lo studio del comportamento quotidiano nelle situazioni di interazione diretta. La macrosociologia è l’analisi delle grandi strutture sociali e dei processi di cambiamento di lungo periodo. L’interazione sociale si riferisce ai modi in cui le persone agiscono insieme, modificando o alterando il proprio comportamento in risposta alla presenza altrui La struttura sociale si riferisce ai modi in cui regole e norme della vita quotidiana diventano modelli durevoli che plasmano e regolano le interazioni sociali. La strutturazione è un processo biunivoco: le nostre attività strutturano il mondo sociale e il mondo sociale struttura le nostre attività. Secondo Buraway esistono diversi tipi di sociologia: la sociologia professionale è la discipilina scientifica radicata nelle università e che genera grandi programmi di ricerca, la sociologia pratica quella che persegue degli obiettivi dati dai committenti, la sociologia critica è “la coscienza della sociologia professionale”, la sociologia pubblica si rivolge ai movimenti sociali, ai gruppi culturali ecc. ed esprime la necessità do un maggiore impegno politico nell’ indirizzare la società verso il futuro. IL MUTAMENTO SOCIALE Cap.2 La società si trasforma in continuazione. La sociologia nasce come studio del comportamento sociale. Compito del sociologo è quello di stabilire quando e perché un cambiamento avviene, mostrando anche ciò che rimane stabile come pietra di paragone per misurare l’entità del cambiamento. Comte descrive questo tipo di analisi come studio della dinamica sociale ( i processi di trasformazione ) e della statica sociale ( le strutture che rimangono stabili). L’ ambiente fisico ad esempio può favorire o limitare lo sviluppo economico. Nell’ età moderna, ad esempio, con l’avvento del capitalismo c’è stato un cambiamento enorme proprio perché questo sistema economico differisce da tutti gli altri esistenti prima di lui. Anche lo sviluppo tecnologico è stato essenziale per contribuire a creare dei mezzi di comunicazione come la radio, la televisione e internet che poi hanno trasformato il modo di fare politica e addirittura il nostro rapporto col mondo. Anche la religione ha avuto un ruolo importante nel mobilitare le forze della trasformazione sociale. I sistemi di comunicazione sono fondamentali per essere veicoli della trasformazione sociale. Oggi invece entra in gioco il concetto di globalizzazione che se per alcuni è una sorta di progetto politico ed economico perseguito dalle élite del Nord globale allo scopo di incentivare a proprio vantaggio il commercio mondiale, per altri ( la destra )la globalizzazione minaccia le identità nazionali o invece (Per la sinistra) è un processo promosso dal capitalismo per sfruttare diverse aree del mondo e incentivare le disuguaglianze. Ciò che è un fatto è gli individui, i gruppi e le nazioni sono oggi sempre più interdipendenti come parti di un’unica comunità globale. Ma a cosa ha portato la globalizzazione? - Consapevolezza di una responsabilità sociale globale che non si ferma ai confini nazionali. Le catastrofi che affliggono i popoli non sono più disgrazie inevitabili ma legittimi campi di intervento da parte della “comunità globale”. - Presunta erosione delle identità nazionali - Catene globali delle merci reti mondiali di processi produttivi - Cooperazione degli stati nazione - Gloocalizzazione Individualismo riflessivo ovvero la possibilità di potersi costruire una propria identità e la possibilità di poter in parte scegliere la propria vita. - Possibilità di muoversi nello spazio - Non scompare la dimensione locale ma si ha un processo parallelo di regionalizzazione ovvero lo sviluppo tende a concentrarsi in certe zone piuttosto che in altre e le imprese (e le persone) che una volta erano ‘radicate’ nelle economie e nelle società locali, ora sono ‘ancorate’ a queste - Globals cities: poche grandi città, centri nevralgici della globalizzazione - La dimensione culturale e il processo di disembedding ovvero interazioni a distanza - La globalizzazione dei rischi e il problema di una governance globale: ovvero pandemia, cambiamento climatico, guerre, migrazioni, criminalità organizzata, tranisizione energetica. - Creolizzazzione cullture ibride - Ci sono difatti tre visioni della globalizzazione: - Iperglobalisti: glob. Porterà ad un mondo senza confini in cui le forze di mercato sono più potenti dei governi nazionali. Per gli iperglobalisti i sociologi dovrebbero emanciparsi dal concetto di società, tradizionalmente connesso agli stati- nazione e orientarsi ad uno studio delle reti globali e dei flussi transnazionali. - Scettici: per loro la globalizzazione contemporanea differisce dal passato solo per l’ intensità dei rapporti tra stati. Sarebbe per loro più appropriato parlare di internazionalizzazione, perché l’economia mondiale non è realmente globalizzata in quanto il grosso degli scambi commerciali si svolge all’ interno di tre aree regionali ( Europa, Nord America, Giappone/Asia) e non in un vero contesto globale - Trasformazionalisti: la globalizzazione è un processo dinamico e aperto, soggetto a influenze, modificazioni e flussi multidirezionali (Posizione intermedia) - Disembedding: Giddens parla del paradosso della società: la società è fatta di interazioni dirette fra persone, ma la società che è cresciuta non è più accessibile alle persone tramite l’ interazione diretta. elevato di altri, a seconda della loro collocazione in quella stessa gerarchia. Le gerarchie sociali sorgono e si mantengono in qualunque situazione in cui un gruppo sia in grado di usare il possesso di una qualche risorsa o di un certo attributo come base per la rivendicazione di vantaggi speciali rispetto agli altri. Disparità di accesso a risorse, privilegi e opportunità sono riconducibili a un complesso intreccio di variabili o posizioni (classe sociale, livello di istruzione, età, genere, etnia, sessualità, abilità/disabilità, provenienza geografica, ecc.) gruppi subordinati All’ interno della struttura sociale vi sono delle disparità nell’ accesso alle risorse, ai privilegi, alle opportunità che sono riconducibili al concetto di disuguaglianza. Lo studio della disuguaglianza è l’analisi delle differenze nelle dotazioni possedute da individui e famiglie. Regole e norme sociali funzionano come modelli capaci di influenzare e regolare le interazioni sociali. Le norme sociali sono delle regole formali (polizia) o informali (sguardo di disapprovazione) che noi facciamo nostre e ci dicono cosa è socialmente appropriato o non appropriato in un determinato contesto. Si presentano come dei vincoli per gli individui in quanto prescrivono e indicano come comportarsi. Chi si scosta da una norma è soggetto a sanzioni o allontanamento (devianza). L’ anomia è l’assenza di norme. La socializzazione è il processo senza fine di interiorizzazione delle norme che ci porta a comportarci in modo appropriato nella società e che vengono interiorizzate al punto di apparire “naturali” Le istituzioni sociali Nelle scienze sociali per istituzioni si intendono i modelli di comportamento che in una data società sono dotati di cogenza normativa, vale a dire sistemi di regole: tutti i modelli di comportamento, non solo quelli che si manifestano in apparati e organizzazioni. (es. linguaggio, fidanzamento). Alcune istituzioni sono universali culturali, istituzioni che tutte le società contemplano. Levi- Strauss individuava un universale culturale nell’istituzione del tabù dell’incesto, istituzione che vieta rapporti sessuali fra consanguinei promuovendo la creazione di legami stabili al di fuori della cerchia familiare. Le istituzioni differiscono per la funzione che svolgono ma alcune istituzioni svolgono più funzioni. Le istituzioni differiscono per il loro grado di istituzionalizzazione, per la loro durata. Stratificazione sociale è sinonimo di disuguaglianza, le risorse materiali e simboliche in una società sono distribuite in modo tale da avvantaggiare qualcuno e penalizzare qualcun altro. Presuppone una gerarchia di posizioni sociali in cui le opportunità di vita sono differenziate e la società è posta secondo una serie di strati ordinati gerarchicamente. Da questo concetto le opportunità individuali dipendono sempre dalla posizione relativa della categoria di appartenenza. (essere bianchi o neri, uomo o donna, ricchi o poveri ecc.) Da questo concetti uno strato può essere pensato come un insieme di individui che godono della stessa quantità di risorse o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere. Tutte le società umane fin ora esistite sono state stratificate, è un elemento contrastante e ricorrente, chiaramente i meccanismi di riproduzione variano nel tempo e nello spazio e nelle società primitive dedite alla caccia e alla raccolta la disuguaglianza era relativamente bassa senza presupposti discriminatori perché erano poche le risorse da ripartire. Con l’avvento della proprietà privata e dell’industrializzazione le situazioni sono cambiate, vi sono infatti storicamente 4 tipi di stratificazione. SCHIAVITù: forma estrema di disuguaglianza in cui alcuni individui sono letteralmente proprietà di altri. LE CASTE: sono gruppi sociali chiusi in cui la posizione sociale dell’individuo è ascritta ovvero segnata dalla nascita e valida per tutta la vita. La purezza della casta viene spesso preservata con l’endogamia ovvero l’obbligo di contrarre matrimonio all’ interno del gruppo sociale di appartenenza. CETI: questo sistema ha caratterizzato il feudalesimo europeo. Erano gruppi sociali con diritti e doveri diversi (es. aristocrazia, nobiltà) nella quale però venivano tollerati matrimoni misti e un certo grado di mobilità. LE CLASSI: vasti gruppi di individui che condividono lo stesso tipo di risorse economiche con possibilità di ascesa o discesa durante la propria vita. La differenza tra caste si fonda prevalentemente su controllo e possesso di risorse materiali e comporta l’esistenza di rapporti interpersonali impersonali (salario) - Due principali prospettive teoriche: I teorici del conflitto credono che le disuguaglianze esistano in una situazione di conflitto continuo perché i gruppi sociali che sono predominanti le usano per giustificare lo status quo, quindi la stratificazione sociale non svolge una funzione indispensabile ma è uno strumento di perpetuazione del potere di un gruppo di individui rispetto ad un gruppo subalterno. Ad esempio per Marx ciò che designava la disparità tra individui era il possesso dei mezzi di produzione da parte di una piccola parte di individui. I sostenitori delle teorie funzionaliste come Davis e Moore (1945) credevano che le disuguaglianze fossero necessarie al buon funzionamento della società (esigenza della società di collocare e motivare gli individui nella struttura sociale): secondo una diversa importanza delle mansioni, le più rilevanti richiedono maggiori capacità e le persone dotate di quelle capacità sono poche. Weber aveva elaborato una teoria della stratificazione a più dimensioni. Secondo lui le fonti delle disuguaglianze e i principi fondamentali di aggregazione degli individui vanno ricercati in tre diverse sfere della società: l’economia, la cultura e la politica. Economia: gli individui si uniscono sulla base di interessi materiali comuni, formando classi sociali. Cultura: gli individui si uniscono seguendo comuni interessi ideali e dando origine a ceti. Politica: gli individui si associano in partiti o in gruppi di potere per il controllo dell’apparato di dominio Nello schema di Goldthorpe si cerca di stabilire il carattere relazionale della struttura di classe contemporanea tramite l’ analisi di più fattori: vi è la situazione di mercato, che concerne il livello retributivo, le prospettive di carriera, caratteristica del posto e la situazione di lavoro che riguarda il grado di autonomia e di potere sul posto di lavoro. Tale modello, involve 7 categorie “classe di servizio”, “ classe intermedia” e “ classe operaia”. TEORIA DELLO SQUILIBRIO DI STATUS di Lenski (1954) : In ogni società vi è una pluralità di gerarchie ( reddito, potere, istruzione, prestigio) e ciascun individuo occupa una posizione in ognuna di queste gerarchie. Equilibrio di status: quando una persona si trova in ranghi equivalenti nelle diverse gerarchie. Squilibrio di status: quando un individuo non si trova allo stesso livello in tutte le gerarchie o quando la differenza nelle posizioni occupate è in contrasto con le aspettative della società (nobile impoverito- discordanza rispetto alle aspettative sociali) Pierre Bourdieu analizza la collocazione di classe sociale: la stratificazione non si basa solo sulla base economica ma agli stili di vita, le influenze culturali, i modelli di Un effetto «paracadute»: la mobilità verso il basso viene attenuata da una sorta di assicurazione invisibile che non fa cadere la retribuzione al livello di coloro che hanno competenze simili (Italia, Spagna). POVERTA’ E MERITO Povertà: non esiste una definizione unica e condivisa, bensì una pluralità di definizioni e di approcci. Definire la povertà è sempre un atto di valutazione che implica un giudizio. In un senso comune viene usato per indicare una scarsità di risorse. Come definire il fenomeno? Come analizzarlo empiricamente? La povertà diventa oggetto di studio sistematico verso fine ‘800 quando iniziano ad emergere le prime conseguenze negative in Inghiltera dovute alla riv. Industriale sulle famiglie di operai. La povertà è una costruzione sociale. Ci sono diverse definizioni: Assoluta: si basa sul concetto di un livello minimo di sussistenza e di vita accettabile al di sotto del quale si è poveri. Essere impossibilitati ad accedere a quei beni e servizi essenziali. Relativa: deprivazione relativa, avere meno degli altri. La povertà viene analizzata in base al contesto e al tenore di vita medio di una popolazione. Townsend diceva che individui, famiglie o gruppi possono dirsi in povertà quando risultano carenti nella media… 1. Connette il tema della povertà alla questione più grande delle disuguaglianze sociali. 2. Sottolinea che i bisogni sono socialmente e culturalmente determinati e non possono essere limitati a quelli relativi alla semplice sussitenza. 3. Definisce la povertà come una distribuzione disuguale delle risorse come un fenomeno sociale, superando quella concezione individualistica che riconduce la condizione di povertà a disgrazie, deficit e incapacità personali dei doveri. La povertà è una costruzione sociale e il modo in cui noi vediamo questo fenomeno e lo determiniamo ha una fortissima influenza. Subcultura delle povertà= idea che vi è una minore capacità di impegno nei poveri, e che la responsabilità della loro povertà è il risultato di un’incapacità dell’ individuo. Falso mito di una cultura della dipendenza dall’ assistenza e concezione attualissima che la gente si “divanizzi” e che la povertà è una scelta. Un individuo può definirsi povero in base al proprio: - Gruppo di riferimento - Dimensione relazionale e risorse di rete In sociologia il concetto di carriera si usa in modo diverso che dal modo comune. In sociologia usiamo il concetto per indicare una qualche traiettoria di esistenza. Processo, struttura dinamica, andamento e relazioni di amicizia che ho avuto nel tempo. Concezione statica o concezione dinamica della povertà. IL MERITO Il termine meritocrazia nasce alla fine degli anni 50’ all’ interno di una discussione tra alcuni socialisti come un esito distopico di una visione di sistema d’ istruzione del sistema inglese. Quello che venne individuato da Michael Young tramite un romanzo “ the rise of meritocracy “ fu un ragionamento su quello che secondo lui è il merito e come lo si misura. Quella che oggi sembra essere “meritocrazia” come visione utopica nasce invece come visione distopica. Fra quelli che vengono definiti come i passaggi verso la modernità l’accesso alle cariche sociali ha modalità acquisitive. La parola meritocrazia assume una valenza utopica negli scritti di Bell “ The coming of post-industrial society” dove lui delineò l’ ascendere di una nuova società a seguito della crisi della società industriale. Nel capitalismo post- fordista questa visione ebbe moltissima presa. Non esiste una definizione di meritocrazia, si basa sull’ idea che ci dovrebbe essere una mobilità sociale e quindi un passaggio continuo nelle posizioni della società tramite il proprio merito e che tutti sono responsabili di lavorare duramente per attivare il loro talento venendo poi adeguamente ricompensati. L’ idea di merito nasce già da Aristotele, e il dibattito sul merito va avanti per moltissime epoche. Nella meritocrazia si sogna una società utopica: - Post- classe - Post- genere - Ecc. Akitons però pone la problematica è che: l’idea che ci sia una società basata sul merito però non tiene conto del background personale perché non tutti partono dalla stessa pedana. Le problematiche che non vengono considerate sono anche: - La sfortuna - Competitivismo - Qual è la finestra temporale che noi prendiamo in considerazione per raggiungere l’obiettivo dato dal merito (il tempo) Quando si premia il merito, cos’è che si vuole premiare? L’ impegno o la qualità? La necessità del riconoscimento del merito implica la presenza di un entità che possa premiare e delle partiche di accertamento del merito. Il nesso tra ricompensa e punizione. INTERAZIONE SOCIALE La natura dell’immagine del sé e dell’interazione sociale sono strettamente connessi secondo Goffman. E’ il campo della microsociologia a occuparsene tramite un’ attenzione ai processi mediante i quali gli individui interagendo attribuiscono significati alle proprie e altrui esperienze, sviluppano capacità interpretative e di simbolizzazione, definendo le situazioni in cui si trovano, presentano se stessi, e in questo modo contribuiscono alla costruzione sociale della realtà. Concetti di base del linguaggio sociologico: Azione sociale Interazione sociale Ruolo e status Identità o sé sociale È un insieme di persone che interagiscono con continuità secondo schemi relativamente stabili o modelli strutturati (aspettative di ruolo) che si definiscono membri del gruppo e sono definite come tali da altri. ( Merton ). Il gruppo sociale è percepito come tale anche dall’ esterno (dagli altri) e sono accumunati da una caratteristica comune, si sentono di appartenere ad un “ noi”. Si distingue da un aggregato che si trova nello stesso luogo nello stesso momento in modo casuale. Una categoria sociale è invece un gruppo di individui classificati insieme per una caratteristica comune. Noi sappiamo cosa aspettarci dagli altri, in una certa misura è sempre reciprocamente prevedibile e atteso. Ognuno occupa un ruolo che è un insieme di comportamenti che tipicamente noi ci aspettiamo da una persona per il fatto di occupare un certo status. Ciascuno ha una pluralità di ruoli. Ci sono ruoli diffusi ma anche ruoli specifici, ci sono ruoli acquisiti (essere studente univ) o ascritti (essere figlio) . Ci sono gruppi primari o secondari, gruppi differenti per dimensioni e confini, formali e informali, strumentali (si formano per seguire insieme un obiettivo ex. Squadra di calcio). La diade è un gruppo di 2 persone che necessita un’interazione intensa e partecipata, se uno dei due si tira indietro la diade crolla. Le triadi producono un tipo di rapporto specifico, in cui spesso 2 elementi si uniscono di più oppure un membro diventa l’ago della bilancia per eventuali alleanze ecc. Merton proponeva il concetto di gruppo di riferimento in cui più l’individuo è integrato più svolge un ruolo. Costituiscono dei termini di confronto (positivo o negativo) Se il gruppo di riferimento è positivo spesso vi è l’ambizione di farne parte, il candidato all’ appartenenza è colui che predispone le caratteristiche per far parte del gruppo. Il gruppo può anche essere visto però come qualcosa di negativo e quindi si può avere il non interesse di entrare a farne parte. Privazione relativa ha a che fare con le proprie aspettative, se il gruppo di riferimento dispone di risorse migliori rispetto alle nostre questo può provocare una percezione di inadeguatezza nel candidato. Delle volte ci sono delle barriere di accesso, gli stessi gruppi possono erigere barriere (non necessariamente istituzionali) o essere aperti. Nelle scienze sociali il social network è una rete con cui l’individuo è in contatto. È’ un insieme di persone cui l’individuo trattiene dei rapporti. La rete sociale costituisce una risorsa ma anche un limite per le azioni. Le caratteristiche dei legami: intensità, durata, frequenza, contenuti. Questi legami sono dati dal - range è una misura del numero di persone che un individuo raggiunge tramite la sua rete - la densità è data dal rapporto tra le relazioni realmente esistenti tra un certo numero di individui e l’insieme delle relazioni possibili se ciascuno di essi fosse in contatto diretto con tutti gli altri. Granovetter pubblicò un saggio chiamato “La forza dei legami deboli-1973”. Granovetter studiò il campo del lavoro e scoprì che la possibilità di avere un “lavoro migliore “era data dalla disponibilità di legami deboli. Un legame forte è un legame che è dato dalla combinazione di tempo, di intensità emozionale, intimità reciproca ecc. In questo caso i legami più deboli sono più efficaci (conoscenze occasionali) nella diffusione delle info su opportunità di mobilità occupazionale. I legami deboli sono dei “ponti “perché sono in grado di fornirci delle informazioni nuove. Capitale sociale = Risorsa per l’ azione E’ l’ammontare di risorse (materiali e simboliche) a cui l’individuo può accedere tra- mite le sue appartenenze e relazioni sociali x conseguire i propri scopi. Egli ne può usufruire in quanto è inserito in reti sociali ma, al tempo stesso, nella misura in cui ha le capacità di mobilitarle e attivarle per i suoi scopi. Capitale e reti sociali sono concetti strettamente legati, ma analiticamente distinti. Il primo è incorporato nelle relazioni, dalle quali non può prescindere, ma con le quali non può essere identificato. Il concetto di capitale sociale come insieme di risorse materiali e simboliche a cui si può avere accesso tramite le proprie interazioni sociali. Sono le risorse che un individuo può acquisire e mobilitare per mezzo dei suoi contatti personali diretti e indiretti. Il potenziale di azione che gli individui hanno in base alle loro strutture di relazioni o reti sociali. patrimonio di risorse relazionali di cui si può disporre attraverso i propri legami per raggiungere i propri scopi. Risorsa individuale ma anche collettiva. Ha natura di bene pubblico perché …, es ( mafia dispone di cptl sociale). Ad esempio la fiducia è una risorsa di bene sociale ed una forma di capitale sociale. La fiducia apre il tema della cooperazione. E’ un aspettativa di esperienze con valenza positiva per l’ attore ma maturata in condizioni di incertezza. E’ una scommessa rischiosa, più profonda della speranza. Come si genera la fiducia? Come si diffonde? Come può venir meno? Di quale fiducia si parla…fiducia in se stessi, negli altri o interpersonale o fiducia istituzionale? Cos’è la struttura sociale? È la rete dei rapporti di interdipendenza che esistono tra un determinato insieme di posizioni sociali, classi, gruppi, istituzioni. Viviamo in società complesse dove ognuno occupa una posizione diversa, c’ è da interrogarsi in che modo sono collocate queste posizioni dell’ossatura della società. In che modo le nostre possibilià di vita sono influenzato da ruoli, status e gerarchie sociali? È possibile considerare la struttura da un punto di vista sistemico, come un insieme oggettivo di relazioni tra determinate posizioni sociali (ruoli, istituzioni, classi, settori o parti della società), a prescindere dall'identità dei soggetti che di fatto occupano tali posizioni e in esse si avvicendano. All’ interno della struttura sociale vi sono delle disparità nell’ accesso alle risorse, ai privilegi, alle opportunità che sono riconducibili al concetto di DISUGUAGLIANZA. Lo studio della disuguaglianza è l’analisi delle differenze nelle dotazioni possedute da individui e famiglie. Il concetto di struttura sociale si riferisce al fatto che le attività umane non sono casuali, ma strutturate socialmente e storicamente e che vi sono regolarità nei nostri comportamenti e nelle relazioni che intratteniamo La strutturazione è un processo biunivoco: le nostre attività strutturano il mondo sociale e il mondo sociale struttura le nostre attività. Possiamo anche dire che la struttura sociale si riferisce a regole e norme sociali che funzionano come modelli capaci di influenzare e regolare le interazioni sociali.Le norme sociali sono delle regole formali o informali che noi facciamo nostre e ci dicono cosa è socialmente appropriato o non appropriato in un determinato contesto. Nel caso queste norme venissero infrante si potrebbero avere delle sanzioni. Le istituzioni sociali sono un apparato preposto allo svolgimento di funzioni e compiti che hanno a che fare con l’interesse pubblico. Sono un insieme di norme e modelli di comportamenti. Differiscono per la funzione che svolgono, il loro grado di istituzionalizzazione e per la loro durata Ford adottò i suoi sistemi progettando la prima fabbrica con la catena di montaggio mobile, il fordismo diventò quindi un sistema di produzione di massa per mercati di massa. Non costumizzano , sono mercati interni, sono rigidi, sistemo a basso affidamento dove gli operai sono sottoposti ad un controllo sistematico. Negli anni 70 questo sistema cominciò ad entrare in crisi, entrambi questi sistemi sono inoltre a basso affidamento cioè i lavoratori sono strettamente sorvegliati e dotati di scarsa autonomia. Oggi esiste il toyotismo in Giappone ed è una differente forma di capitalismo, caratterizzato da una produzione just in time e di “autoattivazione” applicato alle macchine, agli operai e alla linea produttiva. Elasticità del processo organizzativo e produttivo. Marx vedeva il capitalismo come distruttivo perché fondato su sfruttamento, Durkehim era convinto che la specializzazione economica svolgesse una funzione di integrazione sociale. Più la società si è strutturata più si è assistiti ad un processo di differenziazione strutturale dei mestieri. Produzioni flessibili produzione post-fordista progettata dalla manifattura assistita del computer. Ci sono due tipi di economia: - Economia sostanziale: insieme delle attività orientate alla produzione, alla distribuzione e al consumo di beni e servizi necessari per la sussistenza dell’uomo (indipendentemente dal quadro formale entro cui tale attività è inserita. - Economia formale: insieme di attività regolate dal mercato e che producono un reddito. L’ economia formale funziona in modo che i processi di produzione e di scambio di beni e servizi regolati dal mercato realizzati tipicamente da imprese di produzione e commerciali orientate al profitto, agiscono sottomesse alle regole del diritto commerciale, fiscale, del lavoro e in generale nel quadro di leggi e disposizioni che regolano l’azione economica. L’ economia informale tutti quei processi di produzione e scambio che si sottraggono per uno o più aspetti ai caratteri distintivi indicati sopra (economia domestica, attività di volontariato, mercati paralleli o illeciti, l’intervento diretto dello stato). O non c’è retribuzione o se c’è è irregolare (lavoro in nero). È economia informale tutte quelle attività per cui corrisponde una professione ma non si viene pagati o è illecito. Il mercato nella società capitalistica è il principio di regolazione dell’economia. La nostra società si basa sulla compravendita di beni e servizi a fronte di prezzi in denaro. I mercati sono fenomeni sociali, influenzati dalle relazioni sociali e dai rapporti di potere. (Granovatter) Sono sempre intersecati e interdipendenti nella società. Il mercato è un’ istituzione sociale. l mercato del lavoro è un mercato regolato: c’è l’intervento dello Stato per riequilibrare i rapporti di forza tra imprese e lavoratori (diritto del lavoro). C’è rappresentanza degli interessi e contrattazione delle norme e delle prassi che regolano le prestazioni lavorative e le retribuzioni (il ruolo del sindacato, le politiche per il lavoro). Come stanno insieme le economie nella società? (Karl Polanyi): Come stanno insieme economia e società? 1. Reciprocità = è uno scambio di beni o servizi, ottengo qualcosa che poi restituirò e si distingue in generalizzata se non fissa limiti di tempo e non richiede che ciò che è stato dato abbia lo stesso valore economico di quanto è stato dato ( esempio in famiglia) o bilanciata se lo scambio prevede una restituzione equivalente in valore con tempi definiti, quella negativa si rivolge contro presunti nemici in cui le relazioni sono culturalmente prescritte in una determinata cerchia che sono il contrario e la negazione della reciprocità. 2. Redistribuzione= è uno schema di integrazione dell’economia della società che comprende un trasferimento di risorse di produzione, lavoro, beni di sussistenza a un centro ed una successiva ripartizione di risorse tra i beni fra i membri della società (esempio le tasse). Riguarda le strutture sociali complesse, è parte di un rapporto politico ed è combinato con altre forme di integrazione quali il mercato. 3. Scambio di mercato Economia della conoscenza: si riferisce a un’economia in cui l’innovazione e la crescita economica sono sostenute dalle idee, dalle informazioni e dalle forme di conoscenza. In un’economia della conoscenza la maggior parte della forza lavoro e impegnata non nella produzione e distribuzione di beni materiali, ma in attività di progettazione, sviluppo, messa a punto tecnologica, commercializzazione, vendita e assistenza. La gig economy è un modello economico basato sul lavoro occasionale e temporanea, su contratti a chiamata e i lavori sono liberi di accettare e rifiutare l’ incari IL LAVORO Consiste nello svolgimento di compiti o servizi che richiedono uno sforzo (fisico o mentale) e ha a che fare con l’obiettivo di produrre beni o servizi destinati a soddisfare i bisogni umani. Il lavoro è la base dell’economia intesa come insieme delle attività concernenti la produzione e la distribuzione di beni e servizi. Il lavoro può essere: - retribuito= prestazione di lavoro regolarmente retribuita con un salario o uno stipendio - non retribuito = economia informale (es. economia domestica) Il lavoro cambia da economia sostanziale o formale. Anche il lavoro è soggetto alle regole del mercato (formale). Sono i sociologi a studiare come il lavoro retribuito : - Garantisca sicurezza del reddito - Acquisisca competenze e capacità - Diversifica l’esperienza e consente l’accesso ad ambiti di vita diversi da quello domestico - Struttura il tempo e scandisce il ritmo delle attività quotidiane - Aumenta i contatti sociali - Identità sociale lavoro come fonte di autostima e status sociale Il lavoro rappresenta il principale fattore di identità sociale, il più importante canale di socializzazione, la prevalente fonte di reddito -diretta (retribuzioni) e differita (pensioni)- ma anche il riferimento essenziale per l’accesso al welfare. Non esiste un unico mercato del lavoro, la domanda e l’offerta di lavoro si incontrano sul mercato, vi è un dualismo (ve ne è uno più tutelato, con maggiori protezioni sociali ed uno secondario molto meno regolato e più frammentato) e una segmentazione. Nel mercato del lavoro la costruzione sociale e culturale è fondamentale. Anche lo “scambio” è sui generis, infatti come dice Reyneri il lavoratore non cede pienamente al datore di lavoro il controllo sul suo lavoro. Ci sono delle condizioni particolari, si tratta di un mercato regolato dove è importante un intervento dello Stato per riequilibrare i rapporti di forza tra imprese e lavoratori (diritto del lavoro). La rappresentanza degli interessi e contrattazione delle norme e delle prassi che regolano le prestazioni lavorative e le retribuzioni (es. il sindacato, le politiche ecc.) Lavoro = ogni attività che produce reddito, diretta a trasformare risorse materiali per produrre beni e servizi necessari alla sussistenza dell’uomo. Occupazione = indica il lavoro remunerato svolto in un dato momento o periodo da una persona Popolazione attiva= insieme delle persone che hanno un’occupazione o che ne ricercano attivamente una (disoccupati) Popolazione non attiva= chi non si offre sul mercato Disoccupazione= insieme delle persone che cercano attivamente una occupazione ma non riescono a trovarla Professione= indica il tipo di attività normalmente svolta per ricavare un reddito, indipendentemente dal fatto di essere occupati o disoccupati Professionalità= maggiore o minore contenuto di esperienza, specializzazione o capacità necessarie per un determinato compito Lavoratori indipendenti= liberi professionisti, agricoltori, piccoli commercianti, coltivatori… Lavoratori dipendenti= operai, impiegati, dirigenti Terziario = settore dei servizi ( …..vedi slides) Tasso di attività= rapporto tra la popolazione attiva e la corrispondente popol. Di riferimento Cosa incide sul tasso di attività? - ( vedi slides) Il mercato del lavoro comprende:
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