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Alessandro Barbero, Carlo Magno, Appunti di Storia Medievale

Riassunto accurato e preciso nel minimo dettaglio di un libro utile e di lettura agevole

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 25/01/2021

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Scarica Alessandro Barbero, Carlo Magno e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! CARLO MAGNO - BARBERO 1. LA MEMORIA DEI FRANCHI Carlo fu imperatore solo per gli ultimi 14 anni della sua vita. Lo precedono 32 anni da re dei Franchi. Il titolo di imperatore non cancellava inoltre affatto quello di re dei Franchi, che aveva ottenuto con la morte del padre nel 768. Ma chi erano i Franchi? Poco più di 200.000 al loro arrivo in Francia, compresi donne e bambini. Si stabiliscono sostanzialmente nella parte settentrionale del Pese, lungo il corso del Reno, della Mosa e della Mosella. Immediata mescolanza con la popolazione galloromana, che impone ai conquistatori, specialmente scendendo verso Sud, i suoi usi e il suo dialetto. Unificato brevemente sotto Clodoveo, il regno Franco fu per molto poco tale. Fra le sue varie anime il regno d'Austrasia era quello d'impronta più fortemente germanica. --> i 4 regni (Austrasia, Neustria, Aquitania e Borgogna) venivano sporadicamente runiti da qualche capace re merovingio (dal leggendario re Meroveo) per tornare sistematicamente a dividersi alla sua morte. --> il potere effettico, soprattutto in Neustria e Austrasia, passa nelle mani dei maestri di palazzo. --> Nel 668, Pipino di Heristal, maestro di palazzo di Austrasia, riesce ad imporre la sua autorità anche sulla Neustria. Pur rimanendo separati, i due regni possiedono un unico maestro di palazzo. --> 714 gli succede Carlo, detto il Martello (piccolo marte). Fortifica il potere dei maestri di palazzo grazie anche ad una serie di efficaci campagne militari. Prima di tutte l grande vittoria contro gli arabi a Poitiers (732) 741: gli succedono i figli Carlomanno e Pipino il Breve. Alla morte di Carlomanno, Pipino depone Childerico III e rivendica a sé il titolo di Re --> 751 Poco dopo la morte di Carlo il Martello nascita di Carlo Magno, figlio di Pipino e della moglie Bertrada. Il nome Carlo gli viene conferito in onore del nonno appena defunto. Non è possibile chiarire con certezza la sua data di nascita --> grande difficoltà da parte dei contemporanei a misurare lo scorrere stesso del tempo e a tenerne traccia. La data per cui si propende maggiormente è quella del 2 aprile 742. Nessuno all'epoca aveva precisa consapevolezza della propria età, la si indicava con approssimazioni e cifre tonde. Il compleanno non era particolare ricorrenza. A scandire il tempo della vita erano l'anno agricolo e quello liturgico, del resto nessuno teneva gran conto. --> i contemporanei di Carlo pensavano che i Franchi discendessero direttamente dai troiani. La leggenda viene messa per iscritto in una cronaca del 660 ma girava e continuava a farlo come leggenda popolare. --> si pensavano pertanto consanguinei dei romani. La leggenda porta in sé la profonda verità della fin da subito forte integrazione tra barbari e romani. Celebre la stele funebre di un legionario morto in Pannonia nel III secolo con questa iscrizione: Francus ego cives, miles romanus in armis. --> legame con la romanità rinsaldato dalla fede cristiana. Battesimo di Clodoveo nel Nataled el 496 --> la conversione comporta immediata collaborazione con le strutture fiscali e amministrative dell'impero. I Franchi si dotano di un'amministrazione superiore rispetto agli altri regni romano- barbarici. --> Papa Stefano II, comunica a Pipino, nel 756, di considerare i Franchi popolo eletto. Fondamentale il prologo della Lex Salica. I Franchi si consideravano addirittura superiori ari romani. --> a palazzo si sviluppa anche una mitologia relativa alla stessa dinastia dei pipinidi. Mito di Arnolfo che ritrova il suo anello in un pesce come simbolo di assoluzione dai suoi peccati. --> la dinastia dei pipinidi era destinata per volontà del cielo a regnare sui Franchi Prima di prendere il potere, Pipino chiede a Papa Zaccaria se sia bene che ad essere re sia uno privo di qualsiasi potere effettivo. La risposta del Papa legittima Pipino ad assumere su di sé la corona del regno (751) --> 754, papa Stefano, in cambio della promessa di protezione dai longobardi, si reca personalmente in Francia a ungere nuovamente Pipino e i suoi due figli. Grande importanza dell'evento all'epoca. --> nell'occasione atto di amicitia che istituiva tra Papa e Franchi una perpetua alleanza. Conferisce a Pipino il titolo di patrizio dei romani. Incoraggiamento a difendere Roma. L'introduzione de rituale d'unzione è d'importanza fondamentale. Fino ad allora i re Franchi salivano al trono per acclamazione. 768: morte di Pipino --> divisione del regno tra Carlo e Carlomanno, in due grandi blocchi. --> situazione fortemente instabile. È grazie soprattutto all'intervento della madre che i due fratelli rimangono in pace. --> morte di Carlomanno nel 771 --> agendo rapidamente si fa incoronare unico Re dei Franchi e annette i due regni. I figli di Carlomanno se ne vanno esuli in Italia. 772: Carlo è già in armi nel Nord del Reno, contro i Sassoni. La guerra si conclude velocemente ma focolai di rivolta, anche massicci, continueranno lungo tutto il corso della sua vita. --> nel frattempo insorge il problema dei longobardi. 1. LA GUERRA CONTRO I LONGOBARDI Dopo le due calate di Pipino (754 e 756) contro Astolfo, buoni rapporti con i Longobardi da parte di entrambi i suoi figli. Significativo che i figli di Carlomanno cerchino asilo proprio in Italia. --> Matrimonio tra Carlo e la figlia di Desiderio (Ermengarda è nome datole da Manzoni) 771-772: si susseguono tre eventi, è incerto l'ordine preciso. Desiderio incoraggia la vedova di Carlomanno a rivendicare il trono dei figli, Carlo rifiuta la sterile Ermengarda, Adriano I, da poco eletto pontefice, chiede aiuto a Carlo contro i Longobardi. Nonostante Carlo sia restio ad iniziare la guerra, l'aumento delle pressioni del Papa lo rende inevitabile. Carlo riunisce l'esercito nella città di Ginevra. Da cui era agevolmente possibile accedere alla penisola sia dalla Val di Susa sia dal valico del San Bernardo. --> spiazzando le aspettative di Desiderio, Carlo colpisce da entrambi i passi --> manovra a tenaglia che gli sarà peculiare lungo tutte le sue campagne militari. --> a differenza del padre Pipino non si contenta di aver fatto rifugiare Desiderio in Pavia. Emerge la visione imperialistica di Carlo. --> assedia la città per un anno (773-774) e si insedia infine sul trono Longobardo, facendo chiudere Desiderio in un monastero. --> Carlo non abolisce il regno ma si prende la corona. Viene nominato Rex Langobardorum Carlo aveva di fronte a sé un'immagine dicotomica. Da un lato popolo di razziatori descritto dai racconti, dall'altro intrattenevano numerosi rapporti commerciali con i cari regni d'occidente e con Bisanzio. Dopo l'eliminazione di Tassilone, ultimo duca etnico di origine Bavara, restio a sottomettersi, nonostante gli accordi, all'autorità dell'imperatore, l'unico fronte a rimanere aperto è quello contro gli Avari. Alcuino afferma che già nel 789 Carlo stava progettando la guerra contro gli Avari. --> l'inizio della guerra viene rimandato dall'arrivo di 2 ambasciatori del Khagan. Carlo propone l'oro, come condizione, una modifica dei confini tra i due regni. Carlo chiedeva lo spostamento del confine oltre il fiume Enns. Condizione inaccettabile agli avari, per la loro stessa sopravvivenza. --> non resta altra scelta che la guerra. --> 791 inizio delle ostilità Grande abilità della cavalleria avara a fingere la fuga e a riavvicinarsi di sorpresa all'avversario. In vista della fama militare avara è quindi probabile la grande preparazione di Carlo per lo scontro. --> prima di entrare in campo nemico, i sacerdoti impongono all'esercito tre giorni di digiuno e di preghiera. --> appare sin da subito chiaro che gli avari rifiutano il combattimento e fanno terra bruciata dei loro territori, arretrando presso zone fortificate. --> indebolito dalla fame di uomini e cavalli, l'esercito di Carlo è costretto a ritornare in patria senza aver combattuto nessuna vera e propria battaglia. 791-793:passa il suo tempo in Baviera e per due anni si dedica alla costruzione di infrastrutture che avrebbero facilitato la prossima invasione. --> l'irrompere di nuove rivolte in Sassonia costringe Carlo a rinunciare all'impresa. --> dopo l'ingresso di Carlo in pannonia crisi dell'autorità del khagan. --> varie tribù riconquistano indipendenza e iniziano a condurre una politica indipendente. --> uno di questi capi manda nel 795 ambasciatori a Carlo affermando di volersi sottomettere all'autorità dell'imperatore e convertirsi al cristianesimo. --> scoppiano numerose rivolte all'interno del canato. Pipino, re d'Italia, interviene conquistando il ring, capitale-accampamento avara lungo le rive del Danubio. --> grande rinvenimento di ricchezze nel corso dei saccheggi. Gli avari possedevano immense quantità d'oro. Parte di quell'oro venne utilizzato per ornare il palazzo di Aquisgrana. --> nel 796 si inizia a pianificare la conversione della popolazione avara. Numerose rivolte della popolazione fino a quando Carlo, nell'802, non prende personalmente in mano la situazione con la volontà di risolverla definitivamente. --> dalle terre della Pannonia vengono riportati numerosi schiavi. --> sterminio di larga parte della popolazione secondo le testimonianze di Eginardo. Profondo odio dei Franchi nei confronti degli Avari. • LA RINASCITA DELL'IMPERO A partire dal 785, tra Roma ed Aquisgrana, costruzione di un grande complesso di palazzi. La storia dell'alleanza tra Roma e Franchi è profondamente intrecciata con la storia del conflitto tra Papato e Bisanzio. L'imperatore bizantino si era sempre più mostrato incapace di difendere i suoi territori italici dalla pressione longobarda. --> in queste circostanze il Papa aveva iniziato a comportarsi come legittimo rappresentante della popolazione italica. Papa Giovanni VII (706) progetta addirittura la costruzione di un palazzo imperiale sul colle Palatino, chiaro simbolo di potere. Il progetto non viene portato a termine ma da allora i Papi iniziano a considerarsi padroni di Roma e a rifiutare anche l'accesso ai delegati di Bisanzio. --> crisi iconoclasta acuisce lo scontro. 726: Leone III Isaurico decide di avviare la distruzione delle immagini sacre. --> reazione dei fedeli --> conflitto tra iconoclasti e iconoduli. Gli imperatori avviarono persecuzioni contro questi ultimi. Il regno di Leone III e di suo figlio Costantino V rappresentano la parte più dura dello scontro iconoclasta e, contemporaneamente, dell'abbandono dei territori italici nelle mani dei longobardi. A partire dalla richiesta di Gregorio III a Carlo Martello nel 739, il papato cessa di fare affidamento per la sua protezione all'imperatore di Bisanzio. Gregorio III è l'ultimo papa a notificare all'imperatore la propria elezione e a richiederne conferma. Ungendo Pipino re dei franchi, papa Stefano II, aveva inoltre sfidato l'autorità dell'imperatore, unico fino ad allora a poter innalzare ad altro quello che rimaneva un plebeo. Con Carlo Magno sul trono, Papa Adriano I inizia a contare gli anni dall'inizio del suo pontificato e non dalla salita al trono dell'imperatore bizantino e a rimuovere il suo volto sostituendolo con il proprio dalle monete. --> attorno a quest'epoca probabile composizione della Donazione di Costantino. --> il papato riconosceva a Carlo una funzione paragonabile a quella che finora aveva ricoperto l'imperatore. Non era tuttavia affatto ineluttabile che la politica di Adriano I sarebbe sfociata nell'incoronazione di Carlo. È solo con la sua morte nel 795 e con l'ascesa al soglio di Leone III, figura ambigua e politicamente più debole, che avviene il precipitare della situazione. Prete cresciuto all'interno della cancelleria del Laterano, salito al soglio invia le chiavi di San Pietro e lo stendardo della città a Carlo. Riconoscenza fino ad allora tributata ai soli imperatori. E inizia a contare gli anni partendo dall'inizio del regno di Carlo in Italia. --> 797 anno della crisi definitiva tra papato e impero bizantino. L'imperatrice Irene spodesta il figlio Costantino VI e assume da sola il comando. Il Papa rifiuta l'idea di una donna al trono imperiale. --> inizia a maturare l'idea di incoronare Carlo imperatore. Ambiguità della posizione di Leone III, da un lato servilismo nei confronti del re franco, dall'alto volontà di essere colui in grado di donare la dignità imperiale. Anche dalla prospettiva di Carlo impegno per favorire l'evento e grande attenzione ai rapporti con Costantinopoli. Inizialmente buoni rapporti. Costantino VI aveva proposto per suo figlio la mano di una delle figlie di Carlo. Nel 787, quando gli emissari di Carlo giungono a prendere la principessa, Carlo rifiuta di consegnarla. --> il cambiamento di prospettiva era stato dettato dal tentativo bizantino di causare in Italia, con la complicità di Adelchi, una sommossa contro l'occupazione franca. --> da allora grande tensione lungo il confine tra i territori. 787: con il secondo Concilio di Nicea, l'imperatrice Irene condanna l'eresia iconoclasta, annullando gli atti dei suoi predecessori. Concilio ben visto anche dalla cristianità d'Occidente, vi aveva partecipato papa Adriano. Carlo lo vede però con un certo malumore. --> dispiacere che una tale questione teologica fosse stata risolta senza il suo parere e senza nemmeno convocare i vescovi franchi. Contro il parere di Adriano, Carlo respinge le tesi di Nicea e da ordine ad uno dei suoi consiglieri di confutarle. --> Libri Carolini --> nel 794 viene convocato un nuovo concilio, presieduto personalmente da Carlo, a Francoforte dove l'iconoclastia viene nuovamente condannata e si afferma la non validità del concilio precedente perché presieduto da una donna, cosa contraria all'insegnamento di San Paolo. Gli imperatori bizantini avevano inoltre promosso una idolatria malsana nei loro confronti, che ricordava l'atteggiamento degli imperatori pagani, non di quelli cristiani. --> Carlo afferma la sua autorità indipendentemente da quella bizantina e il suo ruolo preponderante come guida della cristianità d'Occidente. 798: notizia del colpo di stato di Irene contro il figlio --> il rispetto per l'impero bizantino scende al minimo in Occidente. Il regno di Carlo inizia ad assumere sempre più velocemente caratteristiche imperiali. Alcuino, nelle sue lettere, inizia a parlare chiaramente della necessità di un impero dei cristiani e gli intellettuali alla corte di Aquisgrana iniziano a favorire la metafora tra Carlo e il Davide biblico. Nelle sue lettere Alcuino si rivolge a Carlo chiamandolo Re Davide. La cancelleria di Aquisgrana inizia a d introdurre nei documenti ufficiali una simbologia imperiale, come il monogramma e la bolla. La stessa città di Aquisgrana, nei progetti di Carlo, sarebbe dovuta entrare in concorrenza con Roma e Costantinopoli --> progetto architettonico affidato a Odone di Metz e a Paolo Diacono. 799: --> scoppia a Roma una rivoluzione contro Leone III, capeggiata da due alti funzionari della curia romana, nipoti di Adriano I Si propongono di togliergli gli occhi e tagliarli la lingua, così da impedire la prosecuzione del suo operato. Il Papa riesce a fuggire e con la mediazione del duca di Spoleto riesce a raggiungere Carlo a Paderborn. Carlo ascolta sia la posizione di Leone III che quella dei funzionari romani e sentito il parere teologico di Alcuino decide di ergersi a giudice del conflitto. --> nonostante tutto la risoluzione si svolge a favore del Papa 23 novembre 800 --> Carlo si reca a Roma e Leone III gli va incontro fuori dalle mura della città. Grande cambiamento del cerimoniale rispetto a quando era stato accolto da Papa Adriano all'interno di San Pietro nel 774 1 dicembre: Carlo apre il concilio che avrebbe dovuto decidere circa le accuse rivolte al Papa. Mossa semplicemente politica dall'esito scontato. L'assemblea afferma che nessuno poteva giudicare il pontefice e si limita a chiedergli un giuramento di innocenza sui vangeli. 25 dicembre 800 --> Leone III, dopo la ratifica della decisione data dal consiglio, incorona Carlo imperatore Eginardo rivela nella sua biografia uno scontento di Carlo per l'incoronazione. È più probabile che l'imperatore temesse le circostanze cerimoniali e politiche che l'accompagnavano. Il papa rivendica la sua supremazia sul potere imperiale, incoronandolo. Ad istruirlo più precisamente nel latino fu probabilmente il Longobardo Pietro da Pisa. Parlava probabilmente con la pronuncia morbida italica, piuttosto che con quella dura settentrionale. La giornata del re era scandita dalle pratiche liturgiche, che frequentava assiduamente e con costanza, a partire dall'alba e prima ancora di vestirsi completamente. Le varie descrizioni disponibili affermano che amasse la semplicità nel vestire. Vestiva alla maniera franca. Non è affatto detto che questo corrisponda necessariamente a realtà. La notte dormiva male, si svegliava a più riprese e non riuscendo a dormire si metteva spesso a lavorare. Mangiava solitamente da solo o in compagnia dei figli e delle figlie. Si mangiava seduti a tavola seduti su scranni. La carne o il pane venivano tagliati con il coltello, la zuppa bevuta con il cucchiaio, per il resto si usavano le mani. Dedicava molto tempo all'equitazione e alla caccia. Aveva inoltre ereditato il gusto romano per i bagni e in particolar modo per i bagni caldi. Era un buon nuotatore e frequentava spesso le terme. Amava circondarsi di poeti, letterati e capi militari con cui trascorreva piacevolmente del tempo. Il suo carattere era probabilmente quello di un uomo bonario e violento, capace di godersi i piaceri della vita. Possedeva spiccato senso pratico, una certa tendenza a chiudersi a volte in solitudine e ad avere scatti di brutalità. Amava moltissimo parlare in pubblico. Grande attitudine a stare allo scherzo. I suoi consiglieri più fidati gli si rivolgevano con grande libertà di parola. Il matrimonio era per Carlo, secondo la tradizione germanica, più un atto legale che un qualcosa di sacro. Praticava il ripudio con grande disinvoltura e si risposava frequentemente. Accanto al matrimonio ufficiale, la tradizione germanica contemplava anche un matrimonio privato (Friedelehe)(d'amore), anche se spesso solo tra un uomo più potente e una donna di umile estrazione. Ai tempi la Chiesa non aveva ancora una posizione univoca nei confronti del matrimonio, nonostante i presupposti della sua sacralità iniziavano ad essere teorizzati e a circolare. Il matrimonio non era comunque ancora considerato un sacramento. Quando Carlo nacque sua madre Bertrada era legata a Pipino solo con la Friedelehe, solo negli anni successivi sarebbe diventata moglie ufficiale. Il primo legame Carlo lo ebbe con una Fiedelfrau di nome Imiltrude. Dopo la nascita del figlio Pipino decide di sposare pubblicamente Imiltrude. Per opportunità politiche, sotto suggerimento della madre Bertrada decide di sposare l'anonima figlia di Re Desiderio. Dopo averla ripudiata si sposò con Ildegarda, che gli diede 4 maschi e 5 femmine. Morì nel 783, a venticinque anni ed era sposata da 12. il primo maschio venne chiamato Carlo, il secondo Carlomanno, il terzo Ludovico e il quarto, morto nei primi giorni, Lotario. 781: il figlio chiamato Carlomanno viene ribattezzato dal papa con il nome di Pipino. Volontà di Carlo si assicurarsi un Pipino che fosse nato all'interno di un matrimonio ufficialmente riconosciuto dalla chiesa (cambiamento della sensibilità dell'imperatore rispetto al problema). All'altro figlio viene chiesta la rinuncia ai suoi diritti ereditari. Da allora quel Carlomanno inizia ad essere considerato come il primogenito. 783: morte di Ildegarda. Carlo aveva allora 40 anni. Sposa la giovanissima Fastrada, che in 11 anni gli avrebbe dato altre due femmine. Fastrada muore nel 794, durante il Concilio di Francoforte. Dopo Fastrada si risposa con Liutgarda, che muore nell'800 poco orima dell'incoronazione. Da allora non si risposò e ebbe solo concubine. Il re pareva essere profondamente legato alla sua prole, in termini affettivi pare più alle femmine che ai maschi. Pianse con forza alla morte dei suoi figli. Gli ultimi anni della sua vita furono allietati dalla presenza delle figlie. Carlo non permise a nessuna di sposarsi, queste ebbero comunque rapporti quasi ufficiali all'interno della corte. Il figlio Ludovico aveva un carattere profondamente diverso da quello del padre. 1. IL GOVERNO DELL'IMPERO E LE ISTITUZIONI Il maggior soggetto politico del regno Franco era chiaramente il re. Egli rappresentava la massima autorità al suo interno. Questo potere assoluto non aveva in nulla il volto della tirannide. Si trattava di una regalità salvifica sull'esempio dei re d'Israele. Il Concilio di Francoforte affermava la natura di rex et sacerdos di Carlo. --> vocazione ad essere re della cristianità. Vincolo di religione connaturato alla sua autorità. --> il re dei Franchi era ufficialmente mediatore tra cielo e terra. --> il tempo de Franchi era un tempo ciclico, in cui il passare era scandito dalla strutturazione di un'esistenza collettiva attorno alla figura del re. L'assemblea di primavera era il raduno degli uomini liberi che approvava le decisioni del re e ascoltava i suoi ammonimenti. A differenza di un re assoluto, il re Franco non doveva tenere conto solo di Dio ma anche del suo popolo. --> per eliminare questa tradizione favorendola con la legittimazione divina svuotamento progressivo, da parte di Carlo, del potere politico dell'assemblea. L'assemblea annuale era il luogo in cui da tempo si esprimeva la concordia del popolo franco con il suo re. Le ordinanze del re, scritte nei mesi precedenti, ricevevano validità solo in questa sede. Da molto tempo il raduno era infatti diventato sede di discussione politica, di cui si registravano le deliberazioni e i pareri. Sotto il regno di Carlo iniziano a riunirsi solo i grandi magnati laici ed ecclesiastici. Tuttavia perdurano l'idea che siano lì a rappresentare l'intero popolo franco, come compare nella dicitura dei documenti dell'epoca. Altra novità introdotta da Carlo era lo sdoppiamento dell'assemblea, spesso in autunno ne veniva infatti riunita una seconda. Nonostante il ruolo dell'assemblea fosse pressappoco simbolico il re non poteva introdurre nuove leggi senza sottoporle alla sua approvazione. 803 --> aggiunta alle leggi tradizionali che miravano ad un armonizzamento giuridico dell'impero. --> Carlo chiede ai suoi messi di sottoporre la loro approvazione al popolo --> emerge chiaramente il fondamento consensuale del potere sovrano. Particolarmente importante era inoltre la pratica del giuramento di fedeltà. Dopo l'episodio di tradimento del duca Tassilone di Baviera, Carlo decide di imporre a tutti gli uomini liberi del regno un giuramento di fedeltà. Dopo il processo di Tassilone, inoltre, i missi dominici vengono inviati nel regno con il compito di sottoporre a tutti i sudditi il seguente giuramento Io, Tale, prometto nei confronti nei confronti del mio signore il re Carlo e dei suoi figli che gli sono fedele e lo sarò per tutta la mia vita senza inganno o cattive intenzioni. In momenti di particolare pericolo venivano inoltre organizzate preghiere pubbliche per il re. Dopo il tradimento del figlio Pipino il Gobbo, Carlo riorganizza il giuramento di tutti i sudditi provvedendo anche a tenerne traccia. --> giuramento di fedeltà del 793. È uno degli atti più impressionanti dell'amministrazione carolingia. Sotto il controllo dei missi ogni conte doveva organizzare il giuramento di tutti gli abitanti della sua contea. --> il giuramento di fedeltà di tutti i sudditi venne rinnovato nell'802 dopo l'incoronazione imperiale. --> grande aumento simbolico dell'autorità dell'imperatore sui suoi sudditi. Potere completamente diverso da quello dei sovrani precedenti. --> ultimo giuramento effettuato nell'811 Il regno franco non aveva una capitale. Il re si spostava continuamente e convocava le assemblee in prossimità dei luoghi in cui avrebbe dovuto condurre la campagna militare. È solo a partire dal 794 che Carlo inizia a risiedere stabilmente ad Aquisgrana. La nuova sede viene scelta per l'attrazione che le acque termali esercitavano su Carlo. Anche Aquisgrana fu però sede di residenza favorita e non assurse mai a Capitale di un impero. Strumento indispensabile per l'amministrazione del regno era il palatium --> complesso di collaboratori che seguiva il sovrano in ogni suo spostamento. Facevano parte del palatium anche i cappellani che celebravano le varie cerimonie religiose. A capo della cappella si trovava l'arcicappellano, che era anche la massima autorità religiosa del regno. Fra i chierici il protonotaro aveva il compito di redigere i diplomi e forse anche capitolari e corrispondenza. Visto il numero esiguo di documenti annui prodotti non era tuttavia la cancelleria il mezzo di fondamentale gestione dell'impero. --> estensione a tutto l'impero amministrazione e legislazione del regno franco. --> diffusione di metodi di governo locale. Il territorio era diviso in meno di un centinaio di provincie, in capo alle quali veniva collocato un delegato dell'imperatore, il conte. Carlo non divise affatto il suo impero in contee, ma potenziò semplicemente un sistema di deleghe già presente. Dopo la rivolta del 776 i conti franchi iniziarono ad essere inseriti anche in Italia. Il termine giuridico per indicare la provincia era quello di pagus. All'interno della provincia, il conte era a tutti gli effetti rappresentante del sovrano. --> riscuoteva le entrate, manteneva l'ordine pubblico e amministrava la giustizia --> i conti avevano diritto a trattenere un terzo di tutte le ammende. Lungo i confini, per affiancare i conti, a capo di territori troppo ridotti per fronteggiare eventuali invasioni, vennero creati dei comandi militari unificati, chiamati limes. --> il nome di marchese, chiamato per indicare i comandanti di questi territori, entrerà in circolazione solo sotto il regno di Ludovico il Pio. Ogni conte era tenuto a riunire periodicamente un'assemblea pubblica, detta mallus in cui ascoltava le cause che gli venivano presentate, con una giuria di abitanti del luogo. Gli abitanti che dovevano far parte della giuria erano tenuti a pagare le spese per recarsi al luogo prescelto e mantenervisi. Per questo Carlo stabilì che ogni conte avrebbe dovuto tenerne solo tre all'anno e che nessuno sarebbe stato costretto ad assistervi se non avesse avuto una causa in questione. Esistevano anche figure inferiori che giudicavano in circoscrizioni più ridotte, gli iuniores del conte. --> Carlo stabilì che ogni causa in cui fosse in gioco la libertà e la proprietà di un uomo dovesse essere giudicata davanti ad un conte. --> alla giustizia locale si aggiungeva inoltre la giustizia personale del sovrano, amministrata all'interno del palatium. Alcuni casi erano personalmente di sua responsabilità. Dovevano essergli inviati i preti accusati di omosessualità, i preti con concubine e chi marchiava il loro cane con il marchio della muta imperiale. --> il palazzo regio funzionava anche come supremo tribunale d'appello per tutto il regno. --> nei processi più importanti il re non giudicava da solo, ma coadiuvato da un consiglio di fedeli radunato per l'occasione. --> all'intero dei tribunali era fondamentale il ricorso alla prova scritta. Chi si ritrovava ad affrontare un processo in cui sapeva d'aver torto si affrettava a far sparire i documenti che lo incriminavano. --> la relativa scarsità di documenti scritti faceva si che molto frequente fosse la convocazione di testimoni. Non era però il giudice a chiamarli, né vi era l'obbligo a testimoniare. Ognuna delle parti in causa aveva il diritto di rimandare il momento del giudizio, tramite il pagamento di una cauzione, e di portare prove o testimoni a supporto della sua posizione. --> una vera e propria convocazione dei testimoni da parte della corte avveniva solo nella inquisitio per testes, pratica di origine Longobarda fatta propria dall'imperatore. In questo caso un missus dominucus inviato ad indagare su un delitto irrisolto aveva il potere di convocare preso di sé testimoni per informarsi sugli avvenimenti. I testimoni erano scelti dal giudice fra i più conosciuti e rispettati della zona. In mancanza di prove scritte e di testimoni, l'accusato poteva discolparsi prestando un giuramento speciale. Non era necessario il giuramento del solo accusato, ma serviva che si presentassero altre persone disposte a giurare con lui. La legge stabiliva il numero di giuramenti necessari a seconda del capo d'accusa. Un uomo accusato di aver sottratto un gregge di pecore doveva giurare portando con sé 72 persone. --> solo di fronte ad accuse gravissime con contraddittorietà di testimonianze l'accusato era invitato a discolparsi tramite l'ordalia (giudizio divino) La forma più frequente prevedeva che l'accusato immergesse la mano in una pentola d'acqua bollente o camminasse scalzo su vomeri ardenti. Veniva discolpato se la scottatura guariva in un tempo stabilito. Il giudizio divino poteva esercitarsi anche attraverso la forma di confronto tra accusato e accusatore. Si andava allora a duello, che non era però letale perché sostenuto solo con scudo e bastone. Altra pratica preferita dall'imperatore al duello, perché meno violenta, era il giudizio della croce. I candidati venivano messi di fronte ad una croce e invitati ad assumere la stessa posizione con le braccia. Chi cedeva per primo era accusato. Il giudizio di Dio poteva intervenire anche in cause patrimoniali quando non erano disponibili prove sufficienti. --> la giustizia pubblica era luogo di risoluzione delle varie controversie. Si spiega così come il furto fosse un crimine maggiormente punito dell'omicidio. Uno dei più grandi problemi relativi all'amministrazione della giustizia era la scarsa preparazione e la faziosità dei conti. Alla corte di Carlo, in particolar modo per pressione di Alcuino, si inizia a pensare ad una riforma della giustizia per sradicare la corruzione. 789 --> Admonitio generalis --> si fa divieto ai giudici di accettare regali. Il principale strumento nelle mani dell'imperatore erano i missi domici. --> altro punto di intervento era l'elevazione della competenza dei giudici e il miglioramento del personale giudiziario. Uno dei punti fondamentali della riforma fu la sostituzione di giurati occasionali con giurati professionisti. -->altro avviso che spesso veniva inviato ai conti era di giudicare secondo la legge scritta e non secondo il loro arbitrio --> per questo era richiesto l'impiego di libri che contenessero le leggi. Non uno ma molti perché ogni uomo aveva diritto ad essere giudicato secondo la legge del suo popolo. --> le lacune delle leggi nazionali, spesso troppo imprecise, andavano supplite con l'intervento dei capitolari imperiali. --> si avvia al contempo un processo di armonizzazione delle leggi nazionali in modo da evitare disparità troppo evidenti al loro interno. --> In seguito alla morte dell'imperatore, il deterioramento della giustizia pubblica è accompagnato dal peggioramento delle condizioni di vita contadine e di tutti gli uomini liberi. 1. UN PROGETTO INTELLETTUALE Fra i motivi che destavano stupore della personalità di Carlo rientra la sua estrema curiosità intellettuale. Aveva addirittura cercato di imparare un po' di greco, ma preferiva non parlarlo. Anche in età adulta cercò da ogni parte del regno intellettuali capaci di fornirgli un'adeguata istruzione. Perfezionò la sua istruzione sotto Pietro Lombardo. Studiò invece dialettica, retorica, aritmetica e astronomia con Alcuino. Si impegnò per comporre una grammatica della lingua franca, temendo per la sua scomparsa. Carlo non sapeva scrivere. Cercò di imparare solo in tarda età senza grandi successi. Attorno a sé raccoglie un grande numero di intellettuali, provenienti da ogni parte d'Europa. --> Alcuino inizia a far circolare il nome di Accademia Palatina. --> il più importante di questi era proprio Alcuino da York. La sua specialità era proprio l'insegnamento. Carlo chiedeva spesso il suo suggerimento per delicatissime questioni politiche, come la conversione dei Sassoni, degli Avari e sull'opportunità della sua incoronazione imperiale. --> è molto probabile che abbia avuto un ruolo preponderante nella stesura di alcuni fra i documenti più importanti del regno di Carlo, tra cui l'Admonitio generalis e l'Epistola de litteris colendis Ottenne come ricompensa il controllo di 5 monasteri e numerosissimi possedimenti, tanti da renderlo uno fra gli uomini più ricchi dell'epoca. All'interno del gruppo di letterati a corte nascevano anche rivalità, come quella tra Teodulfo ed Alcuino. Fra gli intellettuali di seconda generazione, cresciuti a palazzo, si ricorda Eginardo, autore della famoda Vita Karoli. La biografia venne scritta alcuni anni dopo la morte dell'imperatore, quando ormai il suo ricordo iniziava a sbiadire. Fu scritta probabilmente nella parte finale del regno di Ludovico il Pio in cui le vestigia della crisi iniziavano a palesarsi all'orizzonte. Il programma di riforme intrapreso da Carlo nel campo intellettuale, la cosiddetta Rinascita carolingia, ha un orientamento prevalentemente religioso. --> gli ideali di fondo erano di migliorare l'educazione del clero e correggerne i costumi. Essendo il cristianesimo una religione del Libro era di fondamentale importanza che il testo sacro fosse corretto. Per la stessa ragione era fondamentale che i preti conoscessero correttamente la lingua in cui venivano predicati i testi sacri. 789 --> Admonitio generalis --> la Chiesa era richiamata all'osservanza degli antichi canoni. Ad ogni prelato di ogni diocesi doveva essere assicurata una buona conoscenza della lingua latina. I vescovi erano incaricati di provvedere. --> lo stesso latino che veniva scritto alla corte di Carlo aveva recuperato tutta l'eleganza che i secoli precedenti avevano lasciato decadere. La necessità di una riforma della cultura aveva in realtà radici antiche. Essa era già presente all'attenzione sia del padre Pipino che dello zio Carlomanno. --> la riforma della Chiesa franca rappresentava una priorità assoluta nell'ottica della conquista del potere da parte dei maestri di palazzo. --> una riforma venne immediatamente avviata da Pipino e Carlomanno subito dopo la morte di Carlo Martello. Nei capitolari dei due fratelli si ribadisce continuamente la necessità di riportare in ogni città un vescovo, che monaci e monache non escano dai loro monasteri senza permesso, che i preti e i diaconi adulteri siano degradati, etc… --> gli stessi funzionari del regno venivano coinvolti nel tentativo di attuazione della riforma. --> inizia a formarsi quello che sarà l'atteggiamento dello stesso Carlo. Lungi dall'esercitare una semplice forma di controllo e protezione, quello dei re Franchi è un forte e feroce controllo delle strutture ecclesiastiche presenti nei loro territori. --> Carlo assume quindi la direzione di un processo già da tempo avviato dal padre. Pochi anni dopo la sua salita al trono tutte le sedi metropolitane aveva riguadagnato il loro vescovo. Con l'Admonitio generalis una serie di norme redatte personalmente da Papa Adriano sulla base della tradizione cattolica romana diventa la base per la correzione delle storture delle strutture ecclesiastiche. --> salto di qualità rispetto alla legislazione di suo padre e di suo zio. Nel prologo dell'Admonitio, Carlo si presenta come Giosuè, assegnandosi il compito di riportare il suo popolo sotto la corretta forma del culto. A partire dagli ultimi anni dell'VIII secolo, i vari vescovi stilano una serie di opuscoli con lo scopo di render noto al basso clero quali fossero i fondamenti della liturgia e come ci si dovesse comportare correttamente nella celebrazione dei sacramenti. Durante il regno di Carlo la chiesa Franca era annualmente chiamata in assemblea e il sovrano partecipava attivamente alle sue decisioni. Prima di Carlo era ottant'anni che la Chiesa non veniva riunita. --> verso la fine del regno di Carlo iniziano ad apparire indicazione chiare per cui ad armarsi e a partire dovevano essere solo gli uomini con i mezzi necessari a mantenersi in guerra. Gli altri non sono esentati, ma dovevano organizzarsi in modo da poter mantenere congiuntamente un combattente. --> coloro che possedevano benefici erano direttamente chiamati alle armi e con loro doveva inoltre accorrere tutta la clientela vassallatica. --> la diffusione di guerrieri vassalli, alcuni anche di origine servile, fa venir meno il rivolgersi agli uomini liberi nel momento della chiamata alle armi. --> l'impegno militare era richiesto anche alla Chiesa. Papa Adriano stesso intervenne direttamente per chiedere a Carlo di non obbligare i suoi vescovi ad imbracciare le armi. Agli ecclesiastici capitava molto raramente di partecipare però alle battaglie. Capi degli eserciti erano praticamente sempre dei laici. --> la gravosità degli obblighi militari comportava numerosi tentativi di fuggirli. --> ogni conte, secondo il regolamento, poteva esentare dal servizio militare non più di due vassalli, da lasciare a casa in protezione di sua moglie e del suo territorio. --> nel corso degli anni crescente problema di astensionismo. Popolazione stanca dal continuo richiamo alle armi. --> chi non partecipava era costretto a pagare un altissimo eribanno. Radunare l'esercito richiedeva moltissimo tempo. La convocazione alle armi veniva spedita mesi prima dell'inizio delle operazioni. L'obiettivo della campagna estiva veniva per questo probabilmente stabilito nell'assemblea autunnale. Le grandi dimensioni dell'esercito rendevano necessaria la sua divisione in più gruppi per poterli agevolmente dirigere. Il movimento a tenaglia, oltre che mossa strategica, era una vera e propria necessità logistica. L'esercito a piedi non riusciva a percorrere più di 15 chilometri in una giornata. I cavalieri potevano invece allontanarsi portando a cavallo provviste per circa 10 giorni, razziando i d'intorni, percorrendo anche una 40ina di chilometri al giorno. Il grosso dell'esercito era composto inoltre da buoi. Più che per i buoi che per i cavalli si era reso necessario spostare l'inizio della attività militari all'inizio della primavera. I cavalli potevano nutrirsi anche di cereali, i buoi avevano invece bisogno di foraggio fresco. La guerra di Carlo non si svolgeva praticamente mai in battaglie a campo aperto. La netta superiorità dell'esercito franco faceva sì che i suoi nemici si ritirassero frequentemente all'interno di fortezze. Non ci sono prove che per stroncare gli assedi venissero utilizzate catapulte o macchine d'assedio. Le prime notizie circa il loro utilizzo risalgono al regno di Ludovico il Pio. È probabile che queste venissero tuttavia costruite direttamente sul luogo. La maggior parte delle fortezze che i Franchi riuscirono ad espugnare erano costruite con legno e terra, da questo la grande facilità nel successo. Molto diverse le occasioni in cui ci si trovava a dover superare cinte murarie in pietra costruite, ad esempio, intorno a vecchie città romane. --> Pavia e Verona vennero infatti prese per fame. 1. UNA NUOVA ECONOMIA Secondo la tesi Pirenne l'Occidente era regredito ad una forma di economia chiusa, autosufficiente e di sostentamento, incapace di aprirsi al commercio con territori che gli fossero estranei. Grande diffusione anche in sede manualistica dell'equazione tra debolezza e chiusura dell'economia alto-medioevale. Nel 1981, Robert Foster ancora enfatizzava negativamente la realtà economica dell'impero carolingio. --> oggi prevale un'interpretazione decisamente più ottimistica. L'economia dell'epoca era chiaramente dominata dall'agricoltura. La maggior parte della popolazione era popolazione contadina e questa viveva effettivamente di autoconsumo. Le grandi aziende, organizzate secondo un sistema curtense, producono anche un considerevole sistema di eccedenze. --> queste eccedenze venivano scambiate. Nonostante fosse effettivamente tagliata fuori dagli sbocchi mediterranei, l'Europa ri-orienta i suoi consumi verso i territori settentrionali e occidentali. I mercanti del Nord offrono pesce, formaggio, tessuti e pellicce, schiavi e acquistano volentieri in cambio grano, vino, armi e vasellame. --> il predominio del sistema curtense non significa affatto lo sprofondare dell'Europa in profonda stagnazione ma anzi lo sviluppo di nuovi centri urbani, l'impegno del governo nella cura delle infrastrutture necessarie ai traffici e una riforma monetaria che garantisca la circolazione in tutto l'Occidente di una moneta unica e maneggevole (Giuseppe Petralia) A centro di tutto il sistema si trova quindi la villa padronale organizzata secondo il modello curtense. --> per motivi di gestione i grandi possedimenti erano organizzati in complessi aziendali chiamati nel latino del tempo villae o curtes. Un grande proprietario poteva possedere dalle decine alle centinaia di ville. La villa si distingueva dal modello antico per almeno due aspetti • Non era un'entità geografica compatta, ma riuniva per esigenze amministrative territori diversi (campi, pascoli, uliveti, boschi) fra loro non contigui. Sol le grandi ville, e molto spesso i possedimenti demaniali, tendevano ad incorporare tutto il territorio circostante, senza rinunciare tuttavia ad altri possedimenti sparsi. • La seconda differenza sostanziale riguarda invece la manodopera. Il padrone della villa non possedeva più schiavi a sufficienza per farla fruttare. --> solo meno della metà dei lavoranti a disposizione erano infatti schiavi. Il resto dell'azienda veniva quindi frazionato in poderi. Ogni podere veniva affidato ad una famiglia contadina che assumeva in cambio una serie di obblighi nei confronti del padrone. Ogni villa comprendeva quindi una parte di terra coltivata direttamente per il profitto del padrone e una parte divisa fra i concessionari. --> divisione tra pars dominica e pars massaricia. Il rapporto tra le due parti era estremamente variabile, anche se come tendenza dominante si può affermare che ai tempi di Carlo la pars massaricia fosse già superiore alla sua controparte. Questa situazione era frutto di una precisa politica che tendeva a trasformare gli schiavi in lavoratori autonomi. La legge, infatti, obbligava al padrone di consentire ai suoi schiavi di sposarsi e a rispettare il loto matrimonio. --> la religione, infine, incoraggiava la liberazione degli schiavi. Il termine manso indicava le terre gestite organicamente da una o più famiglie. Nella maggior parte dei casi il manso coincideva dunque con il podere Il manso era anche l'unità di misura utilizzata per quantificare le dimensioni di una villa. --> all'interno di una società scarsamente tecnologica, il lavoro contadino era profondamente soggetto a cambiamenti stagionali. Mantenere un ridotto numero di schiavi poteva risultare quasi conveniente, non dovendo sobbarcarsi le spese di mantenimento durante l'inverno. --> i contadini che si insediavano su un territorio erano inoltre tenuti a prestare una serie di giornate lavorative al padrone, le corvees --> spesso il lavoro gratuito veniva utilizzato per la stessa coltivazione della parte padronale. Nonostante le dimensioni estremamente variabili, le villae oscillavano tra i mille e i duemila ettari di media (anche se andavano da poche centinaia a più di 20.000) A Bene Vagiena, una delle più grandi villae d'Italia, veniva organizzato il lavoro di 3300 lavoranti. L'immagine della villa dalla produzione omnicomprensiva è oggi sfumata. --> spesso un padrone possedeva molte ville e sapeva specializzarne la produzione. --> la villa era sempre integrata all'interno di un circuito produttivo più ampio. Proprio per questo, più ville potevano essere messe sotto il controllo di un unico intendente (actor), sotto il quale operavano poi dei fattori dislocati nelle singole tenute (maiores) --> la specializzazione delle villae seguiva chiaramente anche le tendenze climatiche e geografiche del luogo. La cerealicoltura padronale (orzo e spelta, perché cereali a lunga conservazione) era finalizzata alla produzione di scorte, più che al consumo diretto. La produzione diretta favoriva invece segale e frumento. L'accumulo di cereali era fondamentale per il sostentamento della componente schiavile, per il supporto alle campagne militari e, infine, per il commercio. --> diversamente dal periodo romano, il centro fondamentale di scambio non era più la città. --> più importanti sono i porti di scambio sulla costa settentrionale, ma il loro pullulare è la conseguenza del crescere di un'economia essenzialmente rurale. Monasteri e abazie tenevano un computo abbastanza preciso delle loro attività. --> emerge un'impegno a massimizzare al massimo la produzione del monastero. Non in ottica capitalista ma per soddisfare le esigenze stesse della struttura (sfamare i poveri, ospitare il re, etc…) --> per procurarsi ciò che è necessario le abazie organizzano fitte reti di trasporti e di punti di interscambio per favorire l'approvvigionamento delle merci. --> utilizzare il denaro negli scambi non era ritenuto un mezzo affatto efficace. Era il surplus della produzione ad essere scambiato, in un sofisticato sistema di doni e contro-doni. Nella maggior parte dei casi in cui gli abati richiedono qualcosa non si fa mai menzione del pagamento. Questo avveniva sotto forma di risarcimento "gratuito", o sotto forma di donazione, al momento in cui l'altro monastero o centro ne faceva richiesta. --> nell'economia di Carlo Magno il denaro era un elemento sussidiario. --> il denaro era soprattutto utilizzato per sopravvivere ai tempi di crisi. Gli abati cercavano di accumularlo soprattutto vendendo olio e vino. --> il denaro era risorsa alternativa all'interno dell'economia dell'epoca. --> i pagamenti in moneta, sia commerciali che delle tasse, erano preferiti in denaro in caso di lunghe distanze da percorrere, in cui il suo trasporto era decisamente più agevole. --> la zona di più ala concentrazione di mercanti era quella del Mare del Nord. I Frisoni ne costituivano la maggior parte. Ogni persona che entrava in contatto con il re entrava con lui in un rapporto di fiducia clientelare, raccomandandosi personalmente al sovrano. Lo scambio di raccomandazioni e favori era particolarmente fitto anche a livello epistolare. --> Carlo volle istituire la pratica del vassallaggio. --> le milizie armate al servizio dei potenti dovevano prestare una forma di giuramento pubblica, in cui oltre che giurare fedeltà al conte giuravano anche fedeltà all'imperatore, con l'obbligo di combattere nel suo esercito ogni volta che questo sarebbe stato convocato. Tutti coloro che non rientravano all'interno di questo sistema di benefici e di raccomandazioni facevano parte della folta schiera degli asserviti. Contadini, uomini liberi o dipendenti, che lavoravano le terre non erano neanche sottoposti a giuramento, bastava quello dei loro padroni. Diverso era invece il discorso per quanto riguardava i lavoratori del fisco o della Chiesa. --> i fiscalini e gli ecclesiastici erano invece sottoposti a giuramento. Gli obblighi dei contadini nei confronti del padrone erano fissati dalla consuetudine e continuavano immutati tra padri e figli. Potevano invece variare significativamente da un territorio all'altro dell'impero. --> fra i contadini che lavoravano sotto padrone una componente importante era costituita dagli schiavi. Sul piano giuridico lo schiavo risultava una proprietà del padrone e poteva essere comprato o venduto, esattamente come nel mondo romano (questo non valeva per gli schiavi del fisco). La legge scoraggiava però la vendita separata di marito e moglie e impediva la vendita di schiavi cristiani al di fuori della cristianità. --> per sfuggire a queste limitazioni il commercio di schiavi finiva per concentrarsi su schiavi di guerra pagani. --> particolarmente importante il numero di schiavi Slavi --> sclavus --> schiavo --> la disponibilità di schiavi era inoltre ammessa dalla disponibilità della legge a vendere sé stessi in schiavitù per l'impossibilità di pagare i propri debiti. --> gli schiavi avevano il diritto di sposarsi e avevano spesso poderi come i normali contadini liberi. Potevano immagazzinare i surplus della loro produzione e anche trafficare in piccoli commerci al mercato. --> per influenza della religione venne inoltre abolito il diritto di vita e di morte che il padrone aveva sui suoi schiavi. --> più numerosi degli schiavi e non troppo diversi per condizione sociale erano i liberti. Gli schiavi liberati, pratica incoraggiata dalla religione, mantenevano forti obblighi nei confronti dei loro vecchi padroni. La legge stessa obbligava il mantenimento di un rapporto di servizio anche per il resto della vita. --> per questi motivi la condizione sociale del liberto era in realtà molto più simile a quella dello schiavo piuttosto che a quella dell'uomo libero. Tant'è vero che la parola servo iniziò ad essere utilizzata indistintamente per indicare schiavi e liberti. Diverso era il discorso per i liberi proprietari, gli uomini che con fatica pagavano le tasse e che componevano l'esercito dell'imperatore. Questi uomini erano talvolta costretti a vendersi come schiavi e ad entrare al servizio di un padrone --> La legislazione stessa cerca di scoraggiare questa pratica. Moltiplicazione all'interno dei capitolari di Carlo delle disposizioni per proteggere i poveri dai soprusi dei potenti. --> i poveri di condizione libera potevano esentarsi dalla partecipazione al placito di giustizia e convertire il pagamento di una multa con delle bastonate, evitando così il sequestro del bestiame che li avrebbe ridotti alla miseria. Schiacciati fra i due mondi dei raccomandati e degli asserviti i poveri liberi conducevano una vita sempre più precaria. 1. LA VECCHIAIA E LA MORTE Gli ultimi anni del regno di Carlo sono stati spesso presentati come un periodo di declino. Negli ultimi anni l'imperatore non mostrava affatto la stessa aggressività che aveva caratterizzato il resto del suo regno. 810 --> accoglie all'istante le offerte di pace del basileus Niceforo e dell'emiro di Cordova. L'imperatore stesso, in vecchiaia, si muoveva molto meno volentieri da Aquisgrana. Nonostante gli ascessi e le febbri continuò tuttavia ad andare a caccia fino a pochi mesi prima della morte. Le immagini di un Carlo decadente e separato dal mondo sono per la maggior parte dovute a biografi o commentatori del figlio Ludovico, probabilmente interessato a far brillare il suo regno rispetto agli ultimi anni di Carlo. Una delle minacce che Carlo si ritrovò a dover affrontare in tarda età fu quella dei pirati, che sempre più spesso aggredivano le coste dell'impero e rendevano poco sicuri i commerci. Il nemico più pericoloso erano però i Normanni, provenienti dalla Scandinavia. --> per resiste alla minaccia Carlo ordinò la costruzione di imbarcazioni da guerra nei porti, soprattutto in quelli delle coste settentrionali. --> particolarmente problematico fu anche il rapporto con i Danesi. --> in quegli stessi anni i pirati arabi iniziavano inoltre ad infestare il mediterraneo. 806 --> Divisio Regnorum --> Divisione del regno fra i suoi tre figli (Carlo, Pipino e Ludovico) Salvaguardando i diritti dei tre figli, il documento in questione cerca anche di salvaguardare la profonda eredità dell'impero carolingio. Il disegno della successione aveva iniziato a delinearsi già a partire dal 781, quando i suoi due figli più piccoli vennero già designati come re d'Italia (Pipino) e di Aquitania (Ludovico). Il fatto che al primogenito Carlo non fosse stato attribuito in regno non era affatto una dimostrazione di sfavore. Il suo nome continuava a risultare nelle litanie prima di quello dei due fratelli. --> era chiaro che il giovane Carlo era destinato ad ereditare il principale dei tre regni, il Regnum Francorum. --> la Divisio Regnorum non ufficializzò che una spartizione avvenuta già molto tempo prima. 810--> morte di Carlo 811--> morte di Pipino --> il progetto inziale crolla completamente. 813 --> riconosce il figlio Ludovico come erede, incoronandolo e associandolo immediatamente all'impero. Il regno d'Italia venne tuttavia preservato, assegnandolo a Bernardo, nipote di Pipino. --> rapporto a geometria variabile tra l'imperatore e i regni. --> l'usanza di incoronare l'imperatore quando il padre era ancora vivo era nata nell'impero d'Oriente e non vi sono dubbi che Carlo volesse imitarla. Dopo il riconoscimento del titolo imperiale nell'812 Carlo poteva finalmente spingere fino in fondo l'analogia tra i due imperi. Con il suo tesoro privato Carlo intendeva lasciare un testamento in piena regola, lasciando qualcosa ad ognuna delle sue figlie nonché ai figli nati al di fuori del matrimonio ufficiale. Il sopraggiungere della morte gli impedì tuttavia di completare il testamento. Nell'811 aveva però già firmato un atto pressoché equivalente. I suoi possedimenti venivano divisi in tre parti. Due parti divise ulteriormente in 21 lotti da assegnare ai 21 arcivescovi e da ridistribuire ulteriormente La terza parte, dopo la morte di Carlo, doveva essere divisa in quattro lotti. Una per i 21 metropoliti, una per i suoi figli e nipoti, una per i poveri e una per i servitori del palazzo. --> morì il 28 gennaio 814, alle nove del mattino, dopo aver ricevuto l'eucarestia
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