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Alessandro Manzoni, vita ed opere., Dispense di Italiano

Sinstesi dettagliata di uno dei letterati più importanti della letteratura italiana, con un approfondimento sul problema della lingua avanzata da Bembo nel sedicesimo secolo.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 28/10/2023

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alessandro-santi-2 🇮🇹

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Scarica Alessandro Manzoni, vita ed opere. e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Alessandro Manzoni nasce a Milano nel 1785 dal conte Pietro e da Giulia Beccaria figlia di cesare Beccaria che aveva scritto “dei delitti delle pene”. Giulia Beccaria sposò Pietro Manzoni che era più grande di lei (di 26 anni). In pratica Giulia Beccaria si era innamorata inizialmente nel 1870 di Giovanni Verri, fratello minore di Alessandro e Pietro verri (accademia dei pugni). Si raccontava inoltre che Alessandro fosse il figlio nato da questa relazione di Giulia con Giovanni Verri. A causa delle finanze dissestate della famiglia pur amando Giovanni non le viene dato il consenso di sposarlo e quindi si ritrovò ad essere impegnata con Pietro Manzoni, gentiluomo ricco ma più grande di lei di 26 anni. Fu dunque un matrimonio combinato e riparatore delle condizioni economiche della famiglia di Giulia (matrimonio infelice) Si sposano il 20 ottobre del 1782, dando vita ad Alessandro il 7 marzo del 1785. * Dopo 10 anni Giulia si separa da Pietro. Questa storia familiare di Manzoni fu una vicenda che si consolidò nell’esperienza biografica di Alessandro. Giulia in realtà si disinteressò del figlio tanto che Alessandro fu messo in collegio nel 1801, presso i padri somaschi e barnabiti dove ricevette un’educazione molto formale e basata su un’impostazione religiosa. Uscì dal collegio a 16 anni che nel frattempo la madre era andata a Parigi dove frequentava i salotti culturali nel tempo. Lì conobbe Carlo Imbonati un intellettuale del tempo e dopo la morte del conte Pietro Manzoni lo sposò. Quando Alessandro usci dal collegio andò alla casa del padre, e iniziò ad assecondare le idee politiche che giravano in quegli anni, e cominciò ad interessarsi di letteratura. Nel 1805 raggiunse la madre a Parigi e Alessandro si innamora di lei (dato che non l’aveva mai visto). La madre gli diede la possibilità di stare a Parigi e frequentare ambienti all’avanguardia caratterizzati da una serie di innovazioni ideologiche, filosofiche e culturali. Alessandro attraversò quelle correnti culturali vivaci e all’avanguardia. Lui strinse un rapporto di amicizia con Fauriel un autore francese che divenne un punto di riferimento importante nell’ideologia e carriera di Manzoni. A Parigi conobbe Enrichetta Bloundel, che gli venne presentata dalla madre e su sollecitazione dalla madre sposa. Questa sarà la donna cardine della vita di Manzoni perché sarà il punto di riferimento come moglie. * Lei profondamente cattolica lo convertirà alla religione cristiana (lui era calvinista) Dopo pochi anni tornano in Italia e si consolida la conversione di Manzoni alla religione cristiana. - le cronache inoltre raccontano che in un’occasione di una parata militare, Manzoni perse di vista Enrichetta e disperato entrò in una chiesa pregando profondamente affinché la possa ritrovare e così accade. Questa conversione segna un passaggio importante nella sua vita personale e spirituale ma anche dal punto di vista della sua poesia. Infatti in questi anni tra il 1812-1815 compone gli “Inni sacri” che rappresentano l’orientamento romantico legato alla individuazione di elementi storici ma anche religiosi. * Manzoni interpreta il romanticismo sulla base dei valori religiosi e civili. In realtà il suo ritorno in Italia dopo Parigi lo vede appartato in un’esistenza dedita agli studi, famiglia (9 figli). Questi furono anni in cui venne considerato come uno dei più grandi esponenti della cultura del tempo. Gli anni 20 furono molto creativi per Manzoni, anni in cui nascono le Odi civili, la Pentecoste, le tragedie e inizia la stesura del romanzo promessi sposi. * Il fervore creativo si concluse intorno al 1827. La sua vocazione letteraria fu legata alla stesura e revisione del romanzo dei Promessi sposi, anche se attraversò diversi generi letterari mostrando un interesse per gli studi storici, filologici e linguistico. Quando venne pubblicato il romanzo Manzoni ricevette un ampio consenso da parte del pubblico e una condivisione da parte dell’ambiente intellettuale milanese. Nonostante il suo atteggiamento schivo e appartato viene riconosciuto come un grande scrittore e quando si costituii il regno di Italia nel 1860 fu nominato senatore. Negli anni della sua lunga vecchiaia fu venerato non solo come grande scrittore ma come maestro e guida intellettuale morale e politica. * Morì a Milano del 1873 all’età di 88 anni e gli furono tributati i funerali solenni. La produzione letteraria si divide in due parti: 1. Le opere prima della conversione 2. Le opere successive alla conversione L’aspetto sostanziale dell’ideologia manzoniana e legata al cambio di visione a partite con l’incontro co. la religione cristiana. Manzoni assorbe del romanticismo e dell’orientamento ideologico romantici una visione legata al valore della storia e al concetto del misticismo religioso. Inoltre un aspetto che Manzoni approfondì fu legato all’ideologia civile legata ad un momento storico particolare dell’Italia INTERESSANTE PER IL MEZZO: (ripreso nei promessi sposi) eventi che devono interessare il lettore a proseguire la narrazione. UTILE PER SCOPO: finalità concreta per il lettore (l’opera deve avere una contestualizzazione e finalità) Questi sono i punti nodali nel quale si muove la nuova ideologia di Manzoni. L’intellettuale deve evitare ogni finzione, artificio e l’arte non è più un esercizio ornamentale (gioco fine a sé stesso) ma deve seguire questi 3 elementi. - In questo senso Manzoni opera un cambiamento rivoluzionario Tra il 1812-1815 Manzoni scrive gli Inni sacri (esempio di poesia nuova). In quest’opera rifiuta tutto quello che era stato il patrimonio precedente e in particolare la materia mitologica, perché ritiene che quel repertorio classico sia morto senza alcun riferimento al vero. * Per questo rifiuta la poesia aristocratica * La sua poesia è prettamente popolare ovvero sentita dalla massa di persone. Anche il linguaggio deve abbandonare la solennità e il metro utilizzato ovvero l’endecasillabo classico (pomposo-artificioso -retorico)—>deve liberarsi dalle forme del classicismo abbassandosi ad un’esperienza prosastica (esperienza più diretta). La grande rivoluzione di Manzoni sta nella capacità di tradurre questo nella più grande opera letteraria dei Promessi Sposi (letta ancora oggi). * Noi leggiamo ancora Manzoni perché operò una straordinaria operazione rivoluzionaria ovvero la democratizzazione della letteratura (della quale prima non tutti potevano avvicinarsi ad essa (linguaggi aulici e con termini che il medio borghese non era interessato a leggere) ma solo una cerchia ristretta) * Manzoni vuole aprire la lettura ad un pubblico sempre più vasto Manzoni si pone il problema della lingua (recupera il concetto di Bembo nel 1500) capisce che la cultura e letteratura dovevano essere aperte a tutti. Dunque va a liberarsi fi quei particolarismi linguistici lombardi che potevano essere capiti solo da quell’ambiente * lui vuole che il suo romanzo sia fruibile a tutti * nonostante questo continuerà anche a scrivere poesie con artifici pomposi e complessi —>A Manzoni diamo il merito di aver spogliato l’aspetto letterario da quella solennità inutile che era stata tanto inseguita da autori e classicisti prima di lui per rendere la letteratura aperta ad un pubblico più vasto. - Nella poesia cerca di utilizzare metri agili, ovvero versi incalzanti che non solo possono essere ben ricordati, grazie a quel ritmo marziale. - La poesia restituisce il senso di fervore e ripudio, senza quella solennità pesante utilizzando quel metro che può essere ricordato. -A partire dal 1821 compone LODE CIVILE E PATRIOTTICA dal titolo “MARZO 1821” dedicata ai moti del 20 e del 21 davano speranza che l’esercito piemontese si riunisse agli insorti lombardi. -Scrisse il 5 MAGGIO ispirato alla morte di Napoleone -I CORI (che fanno parte delle tragedie) sono dei momenti in cui c’è una riflessione da parte dell’autore nella narrazione dell’evento tragico o GLI INNI SACRI: Rappresentano l’opera di passaggio tra la fase di prima della conversione e la fase successiva. Opera divisa in 5 sezioni e l’ultima non venne composta, progettata in 12 inni legati alle festività dell’anno liturgico, ma ne scrisse solo 4, pubblicati nel 1815 (La resurrezione, Il natale, La passione, Il nome di Maria). Il quinto inno, dal titolo "La Pentecoste" ebbe un'elaborazione più travagliata e fu completato nel 1822. La composizione di questi inni va ad attingere al patrimonio di scritture teologiche dei padri della chiesa e del vangelo. o LE TRAGEDIE: Manzoni attraversa diversi generi letterari: il romanzo, le odi civili e le tragedie. Rientrano nell'opera lirica e rappresentano un'importante innovazione perché Manzoni rompe con gli schemi precedenti e con la tradizione che voleva le tragedie, declinate secondo lo schema delle unità aristoteliche: luogo, tempo e spazio. Manzoni supera questa visione perché di fatto ritiene che la letteratura (suo cardine ideologico rappresentale) non dovesse rappresentare un mondo fittizio, dove le azioni non possono avvenire allo stesso tempo nello stesso luogo, tempo e spazio senza cambi di scena (per Manzoni è finzione) ma la tragedia deve rispondere al vero. Intende fare quello che farà poi con i Promessi Sposi, ovvero collocare le vicende delle tragedie in un preciso contesto storico, ricostruito con fedeltà. Manzoni espone questi suoi principi in una lettera a Chauvet nel 1820, in quanto egli gli fece notare di non aver osservato le unità aristoteliche. Nella lettera Manzoni dice di non voler inventare fatti, ma di voler interpretare e spiegare ciò che gli uomini hanno sentito, sofferto e voluto, in quanto la storia è piena di fatti drammatici e basta solamente raccontarli. - per questo i temi devono essere fedeli al vero storico. * Proprio perché Manzoni vuole rifarsi al vero storico, esclude i principi aristotelici. Per Manzoni la tragedia classicistica è falsa, in quanto vi sono forzature, artifici, e la falsità della tragedia ha degli effetti deleteri sugli uomini in quanto rappresenta un paradigma non conforme (non vero). * Obbedendo alla coscienza morale si deve arrivare ad una letteratura utile ed è preoccupato all'influenza che il teatro può esercitare. Tra il 1816 ed il 1820 Manzoni scrive "Il Conte di Carmagnola", opera che parla di un capitano di ventura del 1400 al servizio del Duca di Milano. Questo Conte raggiunse diversi successi e vittorie e sposò la figlia del Duca di Milano. Successivamente passa al servizio di Venezia e, nella battaglia di Maclodio, in cui vince i Milanesi. il Conte viene accusato dai Veneziani di avere un atteggiamento di favore nei confronti dei prigionieri Milanesi, suoi ex compagni, condannandolo a morte. il nucleo centrale di questa tragedia è che la storia umana è connotata dal trionfo del male, a cui si oppongono degli uomini giusti che però sono inevitabilmente sconfitti (visione manzoniana della storia). ALDELCHI 1822 :è un'opera contestualizzata nell'ottavo secolo durante la dominazione Longobarda. per scrivere questa tragedia Manzoni si era documentato. la tragedia si incentra su quattro personaggi: Desiderio, padre di Ermengarda, ripudiata dal marito Carlo Magno e Desiderio vuole vendicarsi del ripudio. un altro personaggio è Adelchi, figlio di Desiderio e fratello di Ermengarda, che sogna la gloria attraverso nobili imprese. Ermengarda muore devastata dal dolore, ancora innamorata del marito, a causa del ripudio. Carlo Magno che in realtà fa quest'azione, che potrebbe sembrare riprovevole, ma lo fa per una ragione di stato. È importante sottolineare che, nelle tragedie di Manzoni, un ruolo fondamentale ha il coro, il quale è un cantuccio dove l'autore può parlare in prima persona e può esprimere la propria visione rispetto ai fatti. rispondere a delle esigenze di democratizzazione (come nello scegliere protagonisti umili/storie verosimili) - scelte chiare che portano la lettura del romanzo a più gente possibile. Manzoni fa un’operazione di apertura verso la lingua Fiorentina e riteneva che la lingua della prima edizione fosse troppo ancorata alla lingua lombarda e per questo fa l’operazione di sciacquare i panni in Arno a Firenze, per frequentare e sentire la lingua fiorentina delle persone, che gli serviva per adattare il suo stile ad un pubblico sempre più vasto. Fece quest’operazione di revisione linguistica, che grazie al quale ancora oggi si legge l’opera di Manzoni del 1840 * Promessi sposi è un’opera che si proponeva di diventare un’opera di portata nazionale. Il problema della lingua e cultura in Italia nasce con Pietro Bembo ma si porta avanti fino al 1900 quando all’indomani dell’unità di Italia il re savoiardo si trovo a dover seguire una condizione culturale grammatica (analfabetismo) e mise in piedi programmi e progetti didattici finalizzati a rendere la lingua unitaria (frammentata in tante realtà linguistiche locali, che mancava di una coesione). La forza di propulsione nel 900 fu l’arrivo dei mezzi di comunicazione che consentirono che ci fosse una tendenza a formalizzare la lingua ,facendola diventare unitaria (primi programmi televisivi). Manzoni riteneva che la lingua letteraria non fosse adeguata, perché era artificiosa ardua e lontana dal codice della lingua viva. L’operazione di Manzoni di estendere la lingua ad un pubblico vasto tramite caratteristiche mai banali e svilite, aveva l’obiettivo di rappresentare uno strumento che poteva essere percepito dalle persone. * Il romanzo gli consente di accedere ad una nuova possibilità (innovazione di Manzoni) . Nella sua revisione linguistica orienta verso il TOSCANO, ma approdò alla soluzione fiorentina dopo un viaggio a Firenze nel 1827 e si rende conto che quella lingua cercata nei libri e studiata la trovò viva e agile e reale. * A Firenze visse una situazione popolare registrando modi di dire, frasi che utilizzò nella revisione del romanzo. Del fiorentino apprese i vocaboli e costrutti, e il romanzo rappresenta un esempio di lingua viva agile e non appesantita dal peso retorico. Le Odi (Marzo 1821; 5 Maggio) Marzo 1981 è un’oda, che viene definita ode civile; Le odi civili sono uno degli aspetti che Manzoni utilizzò per l’espressione del suo romanticismo, uno dei temi romantici declinati da Manzoni fu proprio quello riguardante l’impegno civile. Lui scrive queste due odi che vogliono in qualche modo interpretare questo spirito romantico. Þ L’ode Marzo 1821 Quest’ode fu composta per l’appunto nel marzo del 1821 quando i patrioti lombardi speravano che Carlo Alberto (di origine piemontese), Re Savoiardo, venisse in appoggio ai patrioti lombardi, con il suo esercito, per cacciare/sbaragliare i dominatori austriaci. Quest’ode in realtà è un’ode che rimanda ad un evento che non avvenne mai, perché gli eventi storici non si verificarono, ma quest’ode è ricca di suggestioni e una forte immaginazione da parte del poeta che immagina che i piemontesi si trovino sul punto di oltrepassare/varcare il Ticino. L’ode fu pubblicata soltanto nel 1848 perché in quell’anno, nel 1821, addirittura alcuni studiosi ritengono che Manzoni abbia distrutto il manoscritto per evitare di essere perseguitato dagli austriaci e quindi la repressione che poi sfociò nei moti del 1821; e fu pubblicata dunque successivamente anche con l’aggiunta dell’ultima strofa nel 1848. L’ode è dedicata a Theodor Korner, un poeta tedesco morto in battaglia combattendo contro Napoleone, Manzoni gli fece questa dedica perché riteneva che anche i popoli tedeschi avevano lottato contro l’oppressione straniera e per questo non potevano opprimere a loro volta gli italiani. Il senso della dedica viene chiarito all’interno dell’ottava strofa. Questa poesia ha molto poco di lirico, rappresenta una modalità di poesia di carattere descrittivo. Nella lettura dei versi si avverte un ritmo incalzante, un ritmo che viene definito marziale, cioè con una cadenza molto intensa fra i vari versi e le varie strofe che non ha nulla di quell’armonia, di quell’equilibrio melodioso che si può ritrovare in Foscolo, che ci esprime la sua identità lirica attraverso un sottofondo musicale; Dunque mentre in Foscolo abbiamo un lirismo profondo, immaginifico (quell’idea di immagine descritta da Foscolo si trasforma un’immagine nitida che lo stesso lettore può vedere in una prospettiva ad esempio del sonetto “Alla Sera”) mentre il ritmo incalzante di Manzoni tiene il lettore non in una prospettiva di musicalità, non ancora il lettore all’idea di poesia. Nella lettura dell’ode non c’è respiro, non c’è un respiro lirico, un’armonia sublimante anzi sembra una evocazione cronachista degli eventi, ma soprattutto è monotono, questo ritmo non è evocativo, si sente questa tensione ritmica molto intensa. Da questa poesia emerge sicuramente un inno, uno stimolo che era tutto in quella vena patriottica che serpeggiava nell’epoca di Manzoni (siamo in pieno Risorgimento, in pieno dei moti rivendicativi del risorgimento); e a Milano che era un centro fervidissimo contro la dominazione austriaca, c’era questo inteso dibattito che Manzoni vivevo e rappresentava attraverso le sue opere. C’è un forte accento patriottico dove Manzoni sottolinea il senso di unificazione nazionale, che in fondo avverrà da li a poco anni perché quei moti risorgimentali erano le premesse di quelli che diventerà poi l’Italia unificata. Manzoni fa un appello agli stranieri di lasciare l’Italia, perché ogni popolo ha diritto all’indipendenza, ed è proposto questo diritto in chiave religiosa come un diritto voluto da dio; poi c’è un forte incitamento agli italiani. Þ 5 Maggio È un’ode dedicata alla morte di Napoleone, avvenuta per l’appunto il 5 maggio del 1821 nell’isola di Sant’Elena dove era esiliato, anche qui l’ode ha gli stessi elementi e caratteristiche della dimensione dell’ode civile che non ha nulla a che vedere con la poesia. L’ode civile ricalca se non altro in forma lirica, quindi di poesia, dei temi che vengono declinati con uno stile molto intenso, con un ritmo incalzante. C’è una prima parte chiamata “preambolo2 che parla della morte di Napoleone, poi viene in qualche modo viene raffigurato l’atteggiamento del poeta di fronte all’evento (nelle strofe 1-4), poi c’è la rievocazione della vicenda di Napoleone che però viene interpretato in due modi differenti da Manzoni. Da una parte vengono rievocate le sue straordinarie gesta, insomma questa formidabile stagione di successi di Napoleone, visto come grande eroe che riuscì con azioni fulminee a conquistare gran parte dell’Europa. Manzoni racconta tutto questo con un grande spostamento geografico (Dalle alpi….Alle piramidi) di spazio e di tempo, Manzoni sottolinea la grande velocità di Napoleone che fu come un fulmine conquistò in maniera rapida queste terre. Ma al verso 31 si pone una domanda retorica, perché questo personaggio che fece grande la storia dell’Europa ad un certo punto declina. Nella seconda parte dell’ode viene descritto questo eroe, che eroe ormai non è più, che diventa anti-eroe che vive la dimensione della sconfitta e della disperazione. Anche qui l’azione di Napoleone viene rappresentata come qualcosa di impensabile per un essere umano (sottolineando la straordinarietà del personaggio). Quindi viene rappresentata le straordinarie imprese di questo eroe che conobbe tutto, seppur alla prima sconfitta riuscì a riprendersi, cadde definitivamente dopo la seconda sconfitta di Waterloo. Questa ode è fortemente giocata su contrasti e dicotomie, ovvero su contrapposizioni; i contrasti più evidenti sono: -La rapidità delle azioni/delle imprese contro l’immobilità dell’esilio -La rapidità dei successi ma anche delle sconfitte in contrapposizione con l’immobilità dell’esilio. -Altro contrasto si gioca sul concetto di luce, rumore contrapposto al silenzio e alle tenebre.
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