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America dopo la prima guerra mondiale, Appunti di Storia

Il periodo degli anni ruggenti negli Stati Uniti, caratterizzato da un forte sviluppo economico e sociale, l'isolazionismo politico e il proibizionismo. In seguito, viene descritto il crollo della Borsa di Wall Street nel 1929 e la conseguente Grande Depressione, che portò alla vittoria del democratico Roosvelt e all'adozione del New Deal. Il testo presenta anche i problemi strutturali dell'economia americana dell'epoca, come l'eccesso di produzione e la diseguale ripartizione della ricchezza.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 06/07/2022

matildecomoletti
matildecomoletti 🇮🇹

6 documenti

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Scarica America dopo la prima guerra mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! 6.1 GLI STATI UNITI DAGLI “ANNI RUGGENTI” AL NEW DEAL GLI “ANNI RUGGENTI” Per gli Stati Uniti la guerra non fu la catastrofe che invece fu per l’Europa, il paese non ne uscì impoverito ne esausto ma anzi l’economia americana entrò in una straordinaria fase di sviluppo. In questo periodo ti Stati Uniti collezzionarono un record dopo l’altro in campo industriale, nel settore industriale, nello stesso tempo i consumi “secondari” cominciarono a diffondersi in fasce sempre più ampie di popolazione, ciò contribuì ad allargare le basi del consenso sociale. Cominciò a diffondersi io “american way of life “che corrispondeva ad uno stile di vita caratterizzato da una serie di comfort impensabili per un cittadino medio europeo. Nel novembre 1919 e nel marzo 1920 il senato bocciò il trattato di Versailles e con esso l’adesione alla società delle nazioni. Le elezioni del novembre del 1920, che per la prima volta ammettevano la partecipazione delle donne al voto, confermavano il trionfo di Warren Harding e quindi il ritorno al potere dei repubblicani dopo 8 anni. Ci fu il sopravventi o della corrente isolazionista e conservatrice. Questa politica isolazionista portò a pesanti tariffe doganali sulle importazioni, nello stesso periodo venne concessa ampia libertà di iniziativa alle imprese determinando così la crescita senza alcun controllo delle grandi concentrazioni industriali e finanziarie. Alla vittoria del Partito repubblicano aveva concorso anche il cosiddetto red scare, la aura dei rossi che si era diffusa nell’ establishment e dell’opinione pubblica dopo la rivoluzione in Russia. Il governo repubblicano reagì emanando migliaia di provvedimenti di espulsione ne confronti di socialisti, comunisti e anarchici di recente immigrazione. Ci fu un processo a due anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti accusati di omicidio nel maggio del 1920 e condannati alla pena capitale. Anche il proibizionismo, ovvero il divieto della produzione e del consumo di alcolici fu tipico di questo clima ideologico, fondato sul pregiudizio razziale nei confronti dei neri, accusati di abusare di alcool e di provocare una degradazione fisica e morale della popolazione americana. Con il 18esimo emendamento della costituzione del 1919 la produzione, la circolazione e il consumo di alcolici vennero proibiti in tutto il paese. Il divieto portò però d un aumento della delinquenza organizzata, che traeva enormi profitti illeciti della distillazione e dello spaccio di alcol, controllati da potenti gangster tre cui Al Capone. Il fallimento delle misure proibizioniste portò alla nascita, negli ambienti progressisti, di un movimento d’opinione favorevole alla loro abrogazione nel 1923 LA FINE DI UN’EPOCA: IL CROLLO DI WALL STREET Negli anni venti il volume delle negoziazioni dei titoli azionari alla borsa di Wall Street a New York era aumentato enormemente. Molti acquistavano titoli a credito, nella speranza di poterli rivendere ad un prezzo più alto. Oltre ad innescare un pericoloso processo di indebolimento collettivo, questa “moda” stornava i capitali ad altre destinazioni, tra cui anche gli investimenti all’estero e i prestiti internazionali. Oltre a questo i governi repubblicani di questi anni non avevano posto alcun limite alle attività speculative in Borsa ne istituito un ‘ autorità che regolasse i rapporti tra il sistema creditizio e quello produttivo. In questo periodo stavano emergendo vari problemi strutturali che avrebbero penalizzato l’economia americana. C’era principalmente un eccesso di produzione rispetto alle capacità di assorbimento del mercato, si produceva di più e a costi sempre più bassi. Inoltre se fino agli anni venti questo eccesso di produzione era stato assorbito con le esportazioni, dopo i 1925 però le economie dell’Europa avevano ricominciato a produrre e a competere proprio con gli Stati Uniti. C’erano poi dei fattori sociali: la diseguale ripartizione della ricchezza prodotta, divario tra profitti e salari, anche il settore agricolo soffriva di difficoltà croniche a causa della caduta dei prezzi a livello mondiale. Si era cercato di sostenere la domanda ampliando l’offerta di pagamenti rateali di prestiti e mutui. Il sistema creditizio americano era indebolito anche perché molte famiglie americane iniziarono ad indebitarsi con le banche. Dopo 5 anni di costante aumento delle quotazioni dei titoli, nella primavera del 1929 l’indice della Borsa di New York registrò una prima e consistente perdita. Il 24 ottobre, giovedì nero, le azioni poste in vendita furono quasi 13 milioni. Il 29 ottobre, marteì nero, si arrivò a superare i 16 milioni. Da qui un crollo dell’indice medio del valore dei titoli si dimezzò. Il 29 ottobre del 1929 travolse il mondo finanziario e si abbattè sull’economia americana, i primi ad esserne colpiti furono i ceti che si erano esposti di più alla speculazione, in particolare i possessori di piccoli e medi capitali, principalmente la borghesia urbana che agiva un po' tra traino per l’intera produzione. Le imprese ridussero la produzione e licenziarono la manodopera in eccesso, innescando un a spirale negativa fra contrazione dei consumi, caduta della produzione e aumento della disoccupazione. Andò in frantumi che il sistema bancario. Quello che successe nel 1929 in America si percose poi in tutta l’Europa, tutti gli indici economici e finanziari precipitarono DALLA “GRANDE DEPRESSIONE” AL NEW DEAL Fra il 1929 e il 1932, disocuccupazione e impoverimento colpirono enormemente la società americana. Il numero delle persone senza lavoro arivò nel 1931 a quasi 8 milioni, per raggiungere due anni dopo i 1 milioni. Si era nel pieno di quella che ormai era diventata una “ grande depressione” Il presidente Hoover era ricorso alla leva del protezionismo, e ben presto anche i paesi europei ricorsero alla stessa strategia, questo portò però alla paralisi del mercato internazionale. Il valore degli scambi a livello mondiale si ridusse i quasi il 70% rispetto a quello del triennio precedente. A tre anni del “ giovedì nero” la società americana si trovava ancora un preda a una crisi che sembrava non risparmiare nessuno. Nel 1932 le elezioni furono vinte dal democratico Roosvelt il quale segnò una svolta, Roosvelt parlò subito di un new deal cioè di un nuovo corso, di un nuovo patto tra politica e società. Roosvelt conosciuto come un grande comunicatore si rivolgeva ai connazionali spiegando le sue decisioni. Fu considerata prioritaria la necessità di limitare i condizionamenti esercitati dal’alta finanza sulla vita del paese. Si diede così il via alla stagione del “ capitalismo democratico”, si trattava di un indirizzo pragmatico di governo che tendeva a valorizzare l’impegno individuale e a regolamentare le attività economiche. Era stato varato un programma di risanamento che voleva saldare la ripresa economica con varie riforme sociali. Il presidente voleva così realizzare una politica economica di ampio respiro in grado di riattivare i consumi, in tal caso era essenziale il controllo del sistema bancario. Durante i primi cento giorni di presidenza Roosvelt adotto dei provvedimenti straordinari, le banche furono chiuse per una settimana e vennero sospesi i pagamenti in oro. Con l’emergence banking act, la federal reserve bank diventò la banca centrale degli Stati Uniti, mentre le banche private e le holding finanziarie furono assoggettate a periodici controlli. Per favorire le esportazioni si decise l’abbandono della parità aurea e il dollaro fu svalutato. I tassi d’interesse furono abbassati. Fu abbandonata una politica deflazionistica per passare ad una politica basata sull’aumento della quatità di denaro in circolazione. Vennero emessi titoli di stato che servivano a finanziare le spese pubbliche. Infine per risolvere il problema dei mutui furono concessi numerosi prestiti. Tramite la spesa pubblica lo stato iniziò a orientare e regolare alcuni processi economici. Il national industrial recovery act del 1933 aprì una serie di disposizioni legislative per la promozione di grandi opere pubbliche al fine di riassorbire parte della disoccupazione, sempre in quest’anno ci fu anche il rilancio della produzione agricola mediante il sostegno dei prezzi delle derrate e l’acquisto, si arrivò alla creazione della tennessee valley authority, si trattava di un agenzia federale che doveva sviluppare la produzione di energia elettrica attraverso la sfruttamento del bacino del fiume Tennessee. Nel 1935 ci fu una riforma fiscale, una legge sulla sicurezza sociale e una nuova disciplina delle pensioni di vecchiaia . Con tutte queste rivoluzioni e riforme solo alla fine del decennio gli indicatori economici cominciarono a registrare un’inversione di tendenza.
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