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Amerigo Vespucci: Biografia e Viaggi, Appunti di Storia Moderna

Appunti su Amerigo Vespucci e le sue esplorazioni geografiche

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 31/08/2020

simone.ruggiero.161
simone.ruggiero.161 🇮🇹

4.6

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Scarica Amerigo Vespucci: Biografia e Viaggi e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Amerigo Vespucci Popolamento e scoperta geografica Il primo fenomeno di massa inconsapevole, frutto di migrazioni millenarie Il secondo presa di coscienza dell’esistenza di una realtà geografica prima ignorata o al massimo conosciuta in modo approssimativo. Questa consapevolezza caratterizza e identifica una scoperta geografica e la rende diversa dall’approdo casuale (Vichinghi in America). Altra differenza è tra scoperta e conquista. Quest’ultima è spesso una conseguenza della prima ma non si identifica con essa. Il concetto di scoperta va dunque inquadrato una prospettiva storica e spiega perché con le esplorazioni geografiche si parla sempre in una visione euro-centrica. La storia delle esplorazioni è la storia delle acquisizioni di nuove conoscenze geografiche, del loro inserimento in un organico sistema di conoscenze. Ciò è avvenuto nell’ambito della cultura europea non perché fosse superiore ma perché l’unica ad aver elaborato un sistema elaborato e codificato. Il caso della scoperta dell’America è particolare perché la presa di coscienza della sua alterità ed individualità ha richiesto tempi lunghi, non si è esaurita in quel semplice primo approdo di Cristoforo Colombo ma è stato un insieme di eventi, un processo graduale durato circa tre secoli. (dai primi navigatori genovesi due secoli primi e i loro tentativi di navigazione in Oceano aperto fino al terzo viaggio di James Cook, 1776-1778, che accertò la presenza di una separazione tra Asia e America nello stretto di Bering). Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci sono i due principali protagonisti di questo processo. Se al primo si deve l’episodio centrale della scoperta materiale dell’America, il secondo può esser considerato l’autore della scoperta culturale. La questione vespucciana: La secolare diatriba che ha avuto come oggetto Amerigo Vespucci e i suoi viaggi. I nodi fondamentali, strettamente connessi tra loro, possono essere identificati in primo luogo nella definizione della autenticità o meno delle fonti epistolari, nella ricostruzione degli itinerari dei viaggi transoceanici attribuiti al navigatore fiorentino e nel ruolo che egli svolse durante tali spedizioni. Le discussioni e le polemiche tra gli studiosi si sono sviluppate e complicate con il tempo e sono divenute particolarmente vivaci tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Oggi si può invece dire superata grazie al ritrovamento di numerosi documenti e una serie di studi condotti soprattutto nella metà del secolo scorso. Le principali fonti delle avventure di Vespucci : Il Mundus Novus e la Lettera al Soderini, due lettere a lui attribuite e stampate nei primi anni del XVI secolo con egli ancora vivo. Il primo racconta il viaggio effettuato da Amerigo nel 1501-1502 in una flotta portoghese, accennando ad altri due viaggi precedenti e ad un quarto in preparazione. La seconda descrive uno per uno i 4 viaggi dando per certo il suo arrivo come primo nel continente sudamericano nel 1497 precedendo di un anno l’arrivo di Colombo. Il Mundus Novus è la più nota e famosa delle lettere vespucciane. Stampato in forma di piccolo opuscolo, in un latino scorrevole, operetta di facile lettura, assai avvincente e più rassicurante di qualsiasi altra relazione di viaggio dell’epoca. Ebbe immediatamente un grande successo e una notevole diffusione, anche perché difendeva ed esaltava una cultura fortemente eurocentrica. E’ probabile che sia stato il grande successo del Mundus Novus a spingere Vespucci o qualcuno a lui vicino a procedere alla compilazione di un’altra opera più ampia e rispondente alle attese dei lettori: La Lettera al Soderini. Proprio questa è la causa della prima delle controversie attorno a Vespucci. Fu certamente manipolata a tavolino. Da lui stesso o più probabilmente da altri, non si sa comunque con certeza. Lo dimostrano lo schema dei 4 viaggi che si succedono in maniera regolare e delle rispettive rotte, ma anche passi troppo simili ad altri racconti di viaggi precedenti o contemporanei per non pensare che siano stati copiati. Probabilmente comunque chiunque ne sia stato l’autore non aveva l’intenzione di attribuire meriti che non gli spettavano ma sfruttare il personaggio come protagonista dell’epopea a cui Vespucci aveva partecipato e di cui desiderava dare un quadro il più ampio possibile sulle terre americane fino a quel momento inesplorate. E’ per questo che la Lettera al Soderini mescola e amplifica avvenimenti diversi con particolari che non hanno nulla a che fare con l’esperienza Vespucciana. Nella sua prima versione, in italiano (1505) ebbe scarsa diffusione. E’ nel 1507 quando fu tradotta in latino ed inserita in un celebre trattato (La Cosmographie Introductio) stampato in quell’anno a Saint Diè in Francia, che divenne un best seller e un problema per la storiografia vespucciana. Lo scopo del trattato era quello di aggiornare la Geografia di Claudio Tolomeo che riscoperto nel 400 era stata il breviario geografico di ogni umanista. E doveva costituire la premessa della nuova rappresentazione cartografica del Globo terrestre. Gli eruditi di Saint Diè pensarono che la Lettera potesse ulteriormente innovare la Geographia tolemaica e Vespucci dopo il successo del Mundus Novus era già personaggio famoso. Sapevano che Colombo era stato il primo ad attraversare l’Oceano e a trovare isole sconosciute ma non sapevano fosse stato il primo a raggiungere la terraferma poiché la relazione del suo terzo viaggio quando era arrivato a Paria (1498) aveva avuto diffusione limitata. Credettero che fosse stato Amerigo il primo europeo a metter piede sul continente sudamericano e di conseguenza proposero che al Nuovo Mondo fosse dato il suo nome. La questione Vespucciana si è complicata quando sono venute alla luce dagli archivi altre lettere di Amerigo non autografe ma manoscritte, nella quale il racconto dei suoi viaggi presenta molte differenze a prima vista inconciliabili con il Mundus Novus e in particolare con la Lettera al Soderini. La prima lettera manoscritta datata 18 luglio 1500 e indirizzata come le altre due che ci sono pervenute integre a Lorenzo di Pier Francesco dei Medici, è la relazione del viaggio iniziato il 18 maggio dell’anno precedente. Si compone contenutisticamente di due parti: il racconto del viaggio che ne è l’implacatura, interrotto più volte da descrizioni dell’ambiente naturale, degli indios e degli incontri, scontri avuti con loro e da una lunga disquisizione di carattere nautico-astronomico. Sicuramente di Vespucci e scritta dopo il suo ritorno a Siviglia contiene osservazioni e notizie che quella Al Soderini diluisce invece nella relazione dei due viaggi che attribuisce a Vespucci al servizio degli Spagnoli (1497- 1498 e 1499-1500). Molto diversa dalla prima è la seconda lettera manoscritta. Redatta durante la sosta alle Isole del Capo Verde nel corso del viaggio del 1501-1502 è di notevole importanza storica non solo perché conferma e completa la terza lettera successiva ma è anche la testimonianza più sicura di quel viaggio, il più antico documento che dà conto dei risultati della seconda spedizione portoghese in India, quella di Cabral (1500-1501). La sua fonte è Gaspar Gama. La terza lettera manoscritta è priva di data ma si può ricavare con una certa approssimazione in quanto la lettera narra il viaggio del 1500-1501. Più sintetica e frettolosa per quel che riguarda itinerario e tappe si sofferma sulle caratteristiche antropiche del Nuovo Mondo. Il frammento Ridolfi ultima delle fonti epistolari manoscritte, fu scoperto da Roberto Ridolfi nel 1937. Scomparso poi dalla circolazione, fu ritrovato diversi anni dopo e studiato da Luciano Formisano. Scritto da Vespucci poco dopo il ritorno dalla spedizione del 1501-1502 facendo riferimento ad un'altra lettera che il destinatario di questo frammento aveva criticato, ci fa capire il suo carattere e i suoi interessi. Egli risponde piccato ad una serie di contestazioni del suo corrispondente in merito alle caratteristiche della zona tropicale e dell’emisfero australe (differenza delle stagioni, diversa durata del giorno e della notte, metodi usati per la latitudine e la longitudine, calcoli sulla lunghezza del territorio). «Credo che questi due fiumi siano la causa dell'acqua dolce nel mare. Accordammo entrare in uno di questi grandi fiumi e navigare attraverso di esso fino ad incontrare l'occasione di visitare quelle terre e popolazioni di gente; preparate le nostre barche ed approvvigionamenti per quattro giorni con venti uomini ben armati ci mettemmo nel fiume e navigammo a forza di remi per due giorni risalendo la corrente circa diciotto leghe, avvistando molte terre. Navigando così per il fiume, vedemmo segnali certissimi che l'interno di quelle terre era abitato. Quindi decidemmo di tornare alle caravelle che avevamo lasciato in un luogo non sicuro e così facemmo.» Analizzando questa lettera, si nota che Vespucci parla di due fiumi la cui acqua dolce viene notata nel mare, al largo. Questi fiumi non possono che essere le due disimboccature del Rio delle Amazzoni, quella nord dove sorge l'attuale città di Macapá e quella sud dove sorge Belém, detta Rio Pará; si noti che l'acqua dolce del Rio delle Amazzoni si può individuare fino a 100 chilometri dalla costa brasiliana. Vespucci fu quindi il primo europeo a individuare l'estuario del Rio delle Amazzoni pochi mesi prima di Vicente Yáñez Pinzón. Successivamente Vespucci proseguì verso sud fino al Cabo de São Roque, (Capo San Rocco), circa 30 km a nord dell'odierna città di Natal. Di questo viaggio Vespucci ci ha lasciato alcune descrizioni dei popoli incontrati e della fauna trovata. È interessante vedere che il fiorentino veniva colpito dalla fauna (pappagalli), che in questo passaggio descrive con stile poetico: «Quello che vidi fu... tanti pappagalli e di tante diverse specie che era una meraviglia; alcuni colorati di verde, altri di uno splendido giallo limone e altri neri e ben in carne; e il canto degli altri uccelli che stavano negli alberi era cosa così soave e melodica, che molte volte rimanemmo ad ascoltare tale dolcezza. Gli alberi che vidi sono di tale e tanta bellezza e leggerezza che pensammo di trovarci nel paradiso terrestre...» In questo viaggio Vespucci individuò «quattro stelle figurate come una mandorla» che indicavano la direzione del Sud, che vennero poi chiamate "La Croce del Sud". In una sua lettera a Lorenzo di Pier Francesco de' Medici, Vespucci riportò i celebri versi del Purgatorio di Dante Alighieri, per descrivere le stelle scoperte: «Io me volsi a man destra, e puosi all'altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch'alla prima gente. Goder pareva il ciel di lor fiammelle: oh settentrional vedovo sito, poi che privato sé di mirar quelle!» Quindi la spedizione rientrò verso nord riconoscendo l'isola di Trinidad e il fiume Orinoco, prima di fare ritorno in Spagna. Terzo viaggio 1501-1502: in questo periodo, Amerigo viaggiò al servizio del Portogallo. Nel 1501 prese parte a una spedizione comandata da Gonçalo Coelho. Prima di giungere nelle Americhe, la spedizione si era fermata alcuni giorni nelle isole di Capo Verde ed aveva incrociato le navi di Pedro Álvares Cabral, esploratore portoghese di ritorno dal suo viaggio in India. A Capo Verde Vespucci conobbe l'ebreo Gaspar da Gama che gli descrisse i popoli, la fauna e la vegetazione dell'India. Comparando questo racconto con quello che poi osservò, giunse nel 1501 alla conclusione che le terre che stava visitando non potevano fare parte dell'Asia ma costituivano quello che lui definì il Nuovo Mondo. Nel Mundus Novus, lettera indirizzata a Lorenzo il Popolano 'de Medici, Vespucci racconta: «Nei giorni passati ti ho scritto piuttosto diffusamente del mio ritorno da quelle nuove terre che, con la flotta e i finanziamenti e il mandato del Serenissimo Re di Portogallo, abbiamo cercato e scoperto e che abbiamo opportunamente chiamato mondo nuovo. Di questi paesi nessuna cognizione hanno avuto i nostri antichi e per tutti coloro che la ascoltano questa [notizia] risulta una cosa nuovissima. Infatti, questa opinione va oltre quella degli Antichi poiché la maggior parte di essi pensava che oltre la linea equinoziale e verso il mezzogiorno non ci fosse un continente, ma soltanto il mare che chiamavano Atlantico; e se alcuni di quelli affermavano che lì c’era un continente negavano, con molti ragionamenti, che quella terra fosse abitabile. Ma questa mia ultima navigazione dimostra che questa loro opinione è falsa e del tutto contraria alla verità, poiché in quelle zone meridionali io ho trovato un continente abitato da animali e popoli più numerosi [che] nella nostra Europa o in Asia o in Africa e di clima più temperato e ameno che in qualsiasi altra regione da noi conosciuta[...]il 17 agosto 1501 gettammo le ancore sulle spiagge di quei paesi, rendendo grazie a Dio nostro signore con solenni preghiere e celebrando una messa cantata. Lì ci rendemmo conto che quella terra non era un’isola ma un continente, poiché si estendeva per lunghissimi lidi che non la circondavano ed era piena di infiniti abitanti. E qui scoprimmo innumerevoli genti e popolazioni e animali selvatici di tutti i tipi, che non si incontrano nei nostri paesi, e molti altri da noi mai visti dei quali sarebbe lungo parlarne dettagliatamente» La spedizione di Coelho raggiunse successivamente le attuali coste brasiliane, entrò il 1º gennaio 1502 in una baia meravigliosa che fu nominata Rio de Janeiro. Quindi la spedizione proseguì verso sud raggiungendo l'estuario di un immenso fiume il Río de la Plata che fu inizialmente battezzato Rio Jordan. La spedizione, si spinse più a sud fino alla latitudine 52° S quasi all'imboccatura del famoso stretto che sarà scoperto 18 anni più tardi dal portoghese Ferdinando Magellano. Il punto più a sud della Patagonia raggiunto da Vespucci fu il Rio Cananor. Qui di seguito si riporta un passaggio delle "Lettere" di Amerigo Vespucci, nel quale il fiorentino descrive gli ultimi giorni del viaggio in Patagonia prima di ritornare verso il Portogallo: «Navigammo fino ad incontrare che il Polo meridionale si elevava cinquantadue gradi sopra l'orizzonte, in termini che già non potevamo vedere la Orsa maggiore né la minore. Il 3 di aprile ci fu una tormenta così forte che ci fece ammainare le vele, il vento era di levante con onde grandissime e aria tempestosa. Così forte era la tempesta che tutta la ciurma stava in gran temore. Le notti erano molto lunghe, quella del 7 di aprile fu di quindici ore, perché il sole stava alla fine di Ariete e in questa regione era inverno. Nel bel mezzo della tempesta avvistammo il 7 di aprile una nuova terra, che percorremmo per circa venti leghe, incontrando delle coste selvagge, e non vedemmo in essa nessun porto, ne gente, credo perché il freddo era così intenso che nessuno della flotta poteva sopportarlo. Vedendoci in tale pericolo e tale tempesta, che appena si poteva vedere una nave dall'altra, tanto erano alte le onde, accordammo fare segnali per riunire la flotta e lasciare queste terre per rientrare verso il Portogallo. E fu una decisione molto saggia, perché se avessimo ritardato quella notte, di sicuro ci saremmo perduti tutti.» Si dice che Ferdinando Magellano nel 1520, quando i suoi uomini vacillarono disse: «Fin qui arrivò Amerigo Vespucci, il nostro destino è di andare oltre!» In questo viaggio Vespucci menzionò due luminose stelle, oggi chiamate Alfa e Beta Centauri, conosciute agli antichi greci ma che successivamente divennero invisibili alle latitudini mediterranee a causa della precessione degli equinozi, venendo quindi dimenticate. Quarto viaggio 1503-1504: Nel suo quarto viaggio, sempre comandato dai portoghesi, Vespucci individuò un'isola situata nel bel mezzo dell'oceano che fu successivamente battezzata Fernando de Noronha, in onore di uno dei componenti dell'equipaggio. Quindi la spedizione continuò verso le coste dell'attuale Brasile, ma non ci furono importanti scoperte. «[...] e partimmo di questo porto di Lisbona tre navi di conserva a di 10 maggio 1501. Vedemmo venire una donna del monte, e giunta dove stava il nostro cristiano gli venne per addietro e alzato il bastone gli dette così gran colpo che lo distese morto in terra; già le altre donne, facendo pezzi del cristiano e a un grande fuoco, lo stavano arrostendo e mangiandolo.» (Lettera prima al magistrato Soderini, p. 95 (ristampa), A. Vespucci, Roma, 1892) Amerigo Vespucci fu nominato, nel 1508, "Piloto Mayor de Castilla", dal re Ferdinando II d'Aragona. Questo titolo era importante perché era il responsabile di organizzare le spedizioni nelle nuove terre e di formare piloti e cartografi, insegnando loro l'uso del quadrante e dell'astrolabio. Vespucci morì nel 1512 a Siviglia, in Andalusia. Non ebbe discendenza ma lasciò i suoi beni alla moglie, l'andalusa Maria Cerezo. Si crede che la salma di Vespucci fosse rimpatriata a Firenze e qui tumulata nell'Abbazia di Ognissanti. È più probabile tuttavia che l'Americo Vespucci tumulato a Firenze sia suo nonno, omonimo. La pietra sepolcrale menziona l'anno di decesso 1471. Amerigo Vespucci osservava attentamente il cielo, e la notte del 23 agosto del 1499, durante il suo secondo viaggio scrisse: «In quanto alla longitudine dico che per conoscerla incontrai moltissima difficoltà che ebbi grandissimo studio in incontrare con sicurezza il cammino che intraprendemmo. Tanto vi studiai che alla fine non incontrai miglior cosa che vedere e osservare di notte la opposizione di un pianeta con un altro, e il movimento della luna con gli altri pianeti, perché la Luna è il più rapido tra i pianeti come anche fu comprovato dall'almanacco di Giovanni da Monteregio, che fu composto secondo il meridiano della città di Ferrara concordandolo con i calcoli del Re Alfonso: e dopo molte notti passate ad osservare, una notte tra le altre, quella del 23 agosto 1499, nella quale vi fu una congiunzione tra la Luna e Marte, la quale congiunzione secondo l'almanacco doveva prodursi a mezzanotte o mezz'ora prima, trovai che all'uscire la Luna dal nostro orizzonte, che fu un'ora e mezza dopo il tramonto del Sole, il pianeta era passato per
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