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Analisi Alexander Blok, Appunti di Letteratura Russa

Analisi dell'autore , poetica, Alexander Blok

Tipologia: Appunti

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Caricato il 19/02/2019

gaia_zampini
gaia_zampini 🇮🇹

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Scarica Analisi Alexander Blok e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! ALEXANDER BLOK (1880-1921) è forse la figura più importante del secondo simbolismo. Blok era un poeta che esprimeva bene le contraddizione del movimento simbolista e del modernismo. La sua opera è un continuo alternarsi di realtà opposte che si susseguono nelle diverse fasi che la caratterizzano: è un'opera basata sulle contraddizioni apparentemente inspiegabili, che si spiegavano poi sempre con la negazione del momento precedente. La vita di Blok si può dividere in 3 fasi: 1. PRIMA FASE (1898-1904): viene ricordata per la sua opera “I versi sulla bellissima Dama” (ultima edizione del 1905). Qui Blok (cercando di rendere le teorie filosofiche di Soloviov) immagina una donna come rappresentante e personificazione dell'equilibrio del cosmo e come materia compenetrata dallo spirito divino. L'anima di questo mondo è la bellissima dama. Questa rappresentazione mistica di questa dama è allo stesso tempo una rappresentazione terrena e carnale: è oggetto di devozione del poeta non solo in senso mistico ma anche erotico → entrata in scena della componente erotica. Questa bellissima dama era ispirata alla moglie di Blok, Mendeleevna (figlia di Mendel). Nel 1903 Belyj aveva formato a Mosca un gruppo di simbolisti, gli arbonauti = fanatici simbolisti con teorie radicali, che appartengono alla rivista “Il vello d'oro”. Blok mandò le sue poesie al fratello di Salaviov, presso il quale si riunivano gli arbonauti, tra cui Belyj. Belyj venne così a conoscenza del talento di Blok e si innamorò subito delle sue poesia. La poesia di Block inizia in questo modo ad essere conosciuta e tutti cominciano a vederlo come il massimo rappresentante del simbolismo. Tuttavia oltre che venerare Blok, Belyj inizia ad avere una forte ammirazione anche per sua moglie. Infatti, nel momento in cui Blok va a Mosca a conoscere questo gruppo simbolista (gli arbonauti), tra Belyj e Mendeleevna iniziano dei rapporti di tipo letterario che sfociano poi in amore (all'inizio addirittura menage a trois Blok-Belyj- Mendeleevna). Da qui i rapporti tra Belyj e Blok si fratturano. Questo triangolo amoroso ritorna nell'opera di Block da qui fino alla fine della sua carriera letteraria. - SECONDA FASE (1904-1908): il tradimento della moglie e il clima rivoluzionario di questo periodo, hanno scaturito in questa fase della vita di Blok una serie di liriche ambivalenti, dove non solo si rinnega del tutto il precedente mondo mistico della bellissima dama, ma anzi lo prende in giro e fa dell'ironia su se stesso e sul gruppo di mistici. Ciò si vede bene nella sua opera “Il baraccone” del 1906. Dall'inerzia contemplativa e mondo mistico presente nella prima fase, si passa quindi ad una descrizione della realtà fittizia. “Balagancik” (il baraccone): All'inizio era nata come una poesia, poi diventa anche un'opera teatrale. In questa rappresentazione, Blok si rappresenta come Pierrò (un pagliaccio). L'opera si apre con un gruppo di mistici che siedono sul tavolino e aspettano l'arrivo della donna celeste, mentre Pierrò attende invece solo l'arrivo di Colombina (la sua amata). Senza saperlo, in realtà stanno aspettando la stessa persona, solo che la vedono in maniera diversa. La donna che deve arrivare e che tutti stanno aspettando ha una caratteristica principale: una “kasà”, che in russo si può interpretare in due modi: - “treccia” (dei capelli) - “falce” (ci fa pensare alla figura della morte). I mistici aspettano la fanciulla con la falce (aspettano la donna celesta e divina, aspettano la morte), mentre Blok/Pierrò aspetta la bella donna con la treccia. Ad un certo punto arriva Arlecchino (che rappresenta Belyj) e si porta via Colombina su una slitta nella neve. Tutto ad un tratto, però, quando Belyj abbraccia sulla slitta Colombina, si scopre che è fatta di cartone e cade senza vita nella neve. Successivamente si vede Arlecchino a una festa triste perchè si è reso conto che la realtà in cui credeva è fittizia. Alla fine, per fuggire da questa realtà fatta di menzogne, decide di buttarsi dalla finestra, ma anche qui l'orizzonte si scopre che è fatto di cartone e sprofonda nel palco. I messaggio che Blok vuole esprimere con questa sua opera è che la realtà in cui l'uomo vive è più vicina alla finzione. Col “Baraccone” prende in giro se stesso e gli arbonauti per quanto riguarda l'ammirazione della figura femminile divina presenta nella prima fase della sua poesia. Il triangolo amoroso, infatti, viene usato da Blok per deridere la sua prima fase, quella della “bellissima dama”. “Ne snakomka” (La sconosciuta) → sia lirica che opera teatrale (1906) Alcuni intellettuali (tra cui Blok) vendono nella prima guerra mondiale un'opportunità e un'apocalisse positiva per spazzare via la vecchia Russia. Quando poi scoppia la rivoluzione bolscevica nel 1917, molti di questi intellettuali la rifiutarono, mentre Blok decide di abbracciarla. “I dodici” (1918): *****VEDI ANCHE DOPO***** poema breve scritto di getto in 20 giorni, al termine del quale affermò lui stesso di aver scritto un'opera geniale e fondamentale. È un'opera particolare: nel linguaggio e nell'utilizzo di metri e scenari sembra composta di continui contrasti, ma in realtà se letta fino alla fine appare sapientemente costruita. Sono presenti tutti i tipi di linguaggio, con tanto di progressivo abbassamento del linguaggio (da alto a basso). È interamente costruito su contrasti. È diviso in 12 parti e racconta la marcia di 12 bolscevichi durante l'inverno del 1917. Nella prima parte incontriamo una tormenta di neve (= contrasto tra bianco e nero) e vari rappresentanti di tutte le classi sociali: una vecchietta cammina e si lamenta perchè è scoppiata la rivoluzione e perchè, a causa di ciò, le classi saranno destinate a sparire. Mentre si lamenta, la vecchina scivola sul ghiaccio e cade col sedere a terra. Nella terza parte del poema arrivano le 12 guardie rosse (12 come 12 apostoli). In questa parte sono presenti canti antiborghesi, alla fine dei quali vi è una invocazione al signore. Questo contrasto va avanti per tutto il poeta e soltanto arrivati al finale si scopre che i 12 bolscevichi si possono interpretare come i 12 apostoli. Un altro contrasto importante è quello tra il nero (=colore dei toni poetici e dell'umore di Blok nella terza fase) e bianco (=prima fase). Tema del triangolo amoroso → i 12 incontrano un soldato che sta facendo l'amore con una prostituta e lo vogliono uccidere (considerato un traditore del popolo e anche di uno dei 12, in quanto innamorato anch'esso della prostituta). Alla fine uno dei 12 uccide per sbaglio spara alla prostituta mentre cercava di uccidere lui. La tormenta che incontriamo subito all'inizio del poema è l'elemento che simboleggia la passione e gli impulsi. L'opera termina con l'esplicitazione del sottotesto religioso (che già un po era apparso nel corso del poema): Cristo guida i 12 apostoli, ovvero le 12 guardie rosse. Questo finale è stato interpretato sia come celebrazione della rivoluzione, sia come parodia della rivoluzione stessa. Ciò che era sicuro, però, è che l'autore aveva abbracciato la rivoluzione. “Intellighenzia e revoluzia” → saggio dove ritorna il concetto della musica: la musica, che inizialmente costituiva uno strumento dei primi versi della prima fase, adesso è anche un concetto in grado di spiegare e di fornire una via d'uscita al mondo terribile. È una musica non è armonica, formata da dissonanze (perchè la rivoluzione non può essere armonica in quanto caratterizzata da continui spargimenti di sangue), ed è però necessaria affinché tutto venga spazzato via e tutto diventi nuovo, un mondo migliore, e che questa vita mostruosa fatta di menzogne diventi giusta, pulita e allegra. La musica in questo saggio, infatti, è intesa come rivoluzione. Successivamente, però, Blok si rende conto che questa speranza di cambiamento era un po prematura: la crisi e la carestia che si erano create durante la rivoluzione lo fanno allontanare dalla visione positiva che aveva sulla rivoluzione e non la considera più uno sconvolgimento positivo. Pochi mesi prima della sua morta fa un discorso pubblico dove ricorda la morte di Puskin (ucciso da una pallottola in duello). Prendendo la sua morte come esempio, afferma che in realtà è stata colpa della società e della situazione politica dietro ad ucciderlo: più che dalla pallottola Puskin è stato ucciso dall'ambiente che gli aveva levato la libertà creativa. Con questa saggio denuncia la mancanza della libertà creativa. Le 3 fasi di Block: - 1° volume (1898-1904) → Cicli “versi sulla bellissima dama” - 2° volume (1904-1908) → vari cicli, tra cui “Bolle di terra” e “la città, liberi pensieri” - 3° volume (1907-1916) → vari cicli, tra cui “il mondo terribile”, “versi italiani”, “ciò di cui canta il vento” I DODICI – Blok Nell'ultima parte della sua vita, Blok si concentrò soprattutto su temi politici, riflettendo sul destino del suo paese. Influenzato dalle teorie di Solov'ev, si fece prendere da vaghe paure di tipo apocalittico, alternando speranza a disperazione. Tra la sorpresa di molti dei suoi ammiratori accettò la Rivoluzione d'ottobre (1917) come l'atto finale di queste sue apocalittiche elucubrazioni. I Dodici allontanò subito Blok dalla gran parte dei suoi ammiratori (che lo accusarono di aver mostrato un terribile cattivo gusto), mentre i bolscevichi lo disprezzavano per il misticismo e l'ascetismo mostrati in precedenza. Cadde in uno stato di depressione e si ritirò dalla scena pubblica. Blok espresse il suo punto di vista sulla rivoluzione nell'enigmatico I Dodici (Gennaio 1918). Il lungo poema costituito da 335 versi e suddiviso il 12 parti, è una delle opere più discusse di tutta la letteratura russa. Descrive la marcia di dodici soldati bolscevichi (dodici come gli apostoli che seguirono Cristo) per le strade di San Pietroburgo durante la rivoluzione e nei primi mesi successivi a questa, mentre un fortissimo vento invernale del nord infuria attorno a loro. Blok si sofferma sulla percezione della Rivoluzione non solo dei dodici ma di diversi personaggi. È bene espresso lo stato di spaesamento e insieme di entusiasmo vissuto da Blok e dai suoi connazionali. RIASSUNTO 1. In una sera di bufera di Gennaio, a San Pietroburgo, vediamo diversi personaggi, persone comuni che camminano per strada e ci vengono comunicate le loro impressioni in merito alla rivoluzione Bolscevica del 1917. In ordine incontriamo una vecchietta che non comprende il senso della rivoluzione, un borghese, un letterato che chiama i Bolscevichi traditori e decreta la morte della Russia, un prete che ricorda i tempi in cui era la chiesa a comandare ed infine un barbone. COMMENTO: Questo lungo componimento, di 335 versi, è ambientato in una sera di bufera di gennaio, e, benché segua le gesta dei dodici rivoluzionari, da cui appunto prende il nome, si sofferma tuttavia su diverse percezioni della rivoluzione, attraverso vari personaggi: la vecchietta che non capisce lo spreco di fogli per gli slogan politici («Piange una vecchia, sta a soffrire, / mai capirà che vorrà dire, / a che serve lo striscione, / quell’enorme telone»), il letterato dai capelli lunghi che decreta la morte della Russia («Traditori! / La Russia muore!»), il prete che cammina tra la neve, il borghese che alza il bavero del colletto per ripararsi dal freddo («Passerotto di un borghese: fila!»), il cane tignoso, e i dodici bolscevichi che proseguono nella tormenta per andare a combattere. nome sacro per eccellenza. Probabilmente, concordando con la lettura che ne dà Cesare G. De Michelis, è perché Blok percepisce la rivoluzione, impersonata dai Dodici, come un andare, come una processione aperta da un Cristo-guida per la creazione del suo Regno sulla terra di Russia. LINGUAGGIO E STILE La particolarità del poema è proprio l’inserire una grande varietà di situazioni che si accorda con la molteplicità di toni usata da Blok: dal linguaggio basso da bordello – dove vanno a rifocillarsi i dodici insieme agli operai, e dove si trova Katja – a quello aulico e addirittura religioso, per esempio nell’ultima parola del poema: Cristo, «Iesuchristo». Persino nella grafia del nome di Gesù, Blok si rifà alla tradizione ortodossa più antica. STRUTTURA Il componimento è suddiviso il 12 microparti. Il numero 12 è un numero archetipico. Il narratore è esterno anche se sembra partecipare anche lui alla marcia.
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