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Analisi Amleto atto II, Sbobinature di Letteratura Inglese

Analisi dettagliata del II atto tratto dall’Amleto

Tipologia: Sbobinature

2020/2021
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Caricato il 19/05/2021

regina-pulvani
regina-pulvani 🇮🇹

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Analisi Amleto atto II e più Sbobinature in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! AMLETO: II ATTO Siamo arrivati al punto in cui Amleto ha avuto la notizia che suo padre sia stato ucciso dallo zio, quindi il I atto termina con il fantasma che ha rivelato ad Amleto ed anche a noi spettatori, cosa sia successo utilizzando tutta una serie di metafore, ad esempio quella in cui afferma che l'orecchio della Danimarca è stato avvelenato da una falsa notizia, riferendosi alla scena della morte del sovrano e in che circostanze egli sia stato ucciso. Bisogna ricordare inoltre che anche il fatto che Amleto e suo padre abbiano lo stesso nome può essere un elemento simbolico in tutte le ipotesi che abbiamo rispetto a quest'opera così complessa. Rapporto padre-figlio, entità fantasmatica, Shakespeare addolorato dalla perdita di un figlio accaduta solo poco prima della comparsa del Second Quarto e del Bad Quarto (?) (scusate raga ma non ho capito che ha detto ahahahah). Con tutti questi elementi si può ricavare una riflessione sul rapporto padri e figli nell'Amleto, che può in qualche modo riferirsi alle vecchie generazioni, vecchio e nuovo ordine simbolico, vecchie e nuove monarchie, il tutto sempre alla luce della crisi epistemologica che ha pervaso il mondo e in particolare l'Inghilterra di quell'epoca. Quindi Shakespeare mette insieme tutto questo nell'Amleto che diventa anche la metafora di un momento storico, culturale e antropologico che l'Inghilterra sta vivendo agli inizi del 1600. Amleto ha appena scoperto dal fantasma del padre cosa sia accaduto in Danimarca e al suo legittimo sovrano. Naturalmente trattandosi dell'apparizione di uno spettro, Amleto è molto turbato ma comunque egli gli dice che presto avrebbe vendicato la morte di suo padre e ne avrebbe coltivato la sua memoria, così come il fantasma lo induce a fare. Tuttavia anche ad Amleto come a tutti noi viene in alcuni momenti il sospetto che questo fantasma che dice di essere condannato alle pene dell'inferno, poiché è stato ucciso a tradimento e quindi prima di chiedere perdono per i suoi peccati, sia effettivamente affidabile nella sua versione della storia. Ragione per la quale Amleto prima di agire, decide di escogitare uno stratagemma per smascherare Claudio e capire se ciò che gli ha detto il fantasma è vero. Da qui sono scaturite delle riflessioni nelle quali alcune persone pensano che Amleto si interroga fino in fondo se di questa entità possa fidarsi o meno, altri invece si chiedono di fatto se Amleto sia pronto ad agire, forse non lo è proprio perchè bloccato in questo stato malinconico nel quale non riesce ad accettare la morte del padre o forse perché ha paura delle conseguenze e delle responsabilità di cui dovrebbe farsi carico salendo al trono come nuovo sovrano. A questo punto Amleto per cercare di scoprire la verità, decide di indossare una maschera del fool, si finge pazzo in modo tale da poter parlare più liberamente manipolando il linguaggio e così facendo potrebbe smascherare gli altri. D'altronde se Amleto è veramente matto o sta solo simulando una pazzia non lo sapremo mai, ciò che interessa sapere è il modo in cui Shakespeare gioca sul linguaggio del fool per appunto riportare a galla verità complesse. Nel secondo atto accadono una serie di confronti tra Amleto ed altri personaggi. Il primo confronto che abbiamo è quello con Polonio, un personaggio terziario che si propone e propone ai sovrani Claudio e Gertrude i quali vedono Amleto sconvolto, di parlare con quest'ultimo. Dopo questo dialogo, Polonio dice che la follia di Amleto abbia un criterio eppure gli da risposte folli. In seguito Claudio ancora preoccupato, convoca anche altri due personaggi ovvero gli amici di Amleto Rosincrance e Guildenstern, per riuscire ancora a capire perché Amleto sia così strano. Egli ovviamente capisce subito che i due amici non sono realmente interessati a sapere come sta ma che sono stati mandati dal sovrano e quindi smaschera il vero motivo della loro venuta in Danimarca ma decide di sfruttare una delle cose che loro si erano offerti di fare per alleviare le sue pene: Rosincrance e Guildensterne insieme a Polonio, propongono ad Amleto per alleviare il suo dolore, di far venire a corte degli attori e mettere in scena uno spettacolo comico. (qui poi arriva la scena nella quale Amleto discute con il capo degli attori sulla rappresentazione della vita, della vita come forma di teatro ecc..). Amleto in seguito propone di mettere in scena un altro spettacolo, chiamato generalmente la "mouse trap", in cui si racconta "L'omicidio di Gonzago", questo è il titolo dell'opera che viene presentata, la quale consiste nella scena che il fantasma ha raccontato ad Amleto sulla morte del padre, quindi nel III atto farà riunire la corte e farà recitare quest'opera scritta da lui, quindi fa rappresentare l'assassinio del padre davanti allo zio per osservare le reazioni, smascherarlo e trovare così la forza di vendicarsi. Quindi l'argomento centrale di questo II atto sono gli scambi tra Amleto e altri personaggi principali e il fatto che egli alla fine riesca a capire come fare per attuare la sua definitiva vendetta. II ATTO: SCENA II, VERSO 169-170 Il secondo atto si apre con Polonio che invia in Francia un emissario, Reynaldo, che controlli il figlio Laerte, da poco partito con il consenso di Claudio. Sopraggiunge Ophelia che, sconvolta, racconta al padre di quanto Amleto all’improvviso si stia comportando in maniera strana e di come le fosse apparso pallido e sconvolto. Polonio decide di parlarne al re, sospettando che siano state le raccomandazioni fatte alla figlia da lui e dal fratello di non dar seguito al pescivendolo, quindi pensa che Amleto sia svampito e strano ma del resto poi pensa e capisce dicendo che anch'egli in gioventù ha sofferto per pene d'amore tanto da ridursi anche lui in quello stato, poi prova a parlare di nuovo con Amleto. (In questa battuta c'è un riferimento alla follia d'amore, tematica che Shakespeare presenta in Sogno d'una notte di mezza estate). POLONIO- Monsignore, posso sapere che state leggendo? AMLETO – Parole, parole, parole SPIEGAZIONE: Qui c'è una riflessione sul rapporto tra il contenuto di ciò che si legge e la forma che esso assume, cioè sta a significare che le parole possono essere pura forma senza contenuto POLONIO – Di che è questione, signore? AMLETO – Questione? Fra chi? POLONIO – Volevo dire l’argomento, l’argomento del libro che leggete. AMLETO – Calunnie, signor mio. Perché questa canaglia di satirico scrive che i vecchi hanno la barba grigia, la faccia scanalata dalle rughe e gli occhi secernenti un certo umore denso come la gomma di susino; che abbondano di carestia di senno, insieme a debolissimi garretti…tutte cose di cui, signore mio,per quanto possa io esser convinto nella maniera più forte e potente, non penso tuttavia che sia decenza spiattellarle così; perché anche voi, signore, avreste la mia stessa età, se, simile ad un gambero, poteste camminare a retromarcia. SPIEGAZIONE: Polonio poi domanda ad Amleto di che questione parla il libro che sta leggendo e lui chiede "la questione tra chi?", poiché aveva capito che Polonio parlasse di "questione" in senso conflittuale, ma poi si spiega meglio e dice che intende quale fosse l'argomento del libro che sta leggendo. a questo punto Amleto fa un altro giro di parole e dice che sta leggendo un testo il quale afferma che le persone anziane sono sagge, eppure egli dice che non riesce a constatare il fatto che ci sia saggezza nelle persone più anziane di lui, dice appunto a Polonio che essendo più anziano di lui, dovrebbe essere saggio eppure non lo è, perché se lo fosse sarebbe capace come lui di camminare all'indietro come un gambero, cioè dovrebbe essere in grado di capire ciò che Amleto sta escogitando. POLONIO – (A parte) Questa è follia, se pure c’è del nesso. (Forte) Non vorreste, signore, passeggiare al riparo dall’aria? AMLETO – Dove, nella mia tomba? POLONIO – (Ridendo) Oh, questo sì, sarebbe un vero cambiamento d’aria (A parte) Come sono pregnanti qualche volta le sue risposte! Battute felici in cui sovente imbrocca la pazzia, e che né mente sana né ragione saprebbero altrettanto bene esprimere… Ora lo lascio, e vado a predisporre come farlo incontrare con mia figlia. (Forte) Mio signore, da voi prendo congedo. AMLETO – Voi non sapreste separarmi, signore, altra cosa da cui più volentieri mi vorrei separare; tranne, è chiaro, la mia vita, sì, tranne la mia vita. POLONIO – Allora con licenza, mio signore… SPIEGAZIONE: Polonio riflette sul fatto che nonostante Amleto dica cose folli, dietro c'è un nesso in ciò che dice, poi lo invita a passeggiare al riparo dall'aria, cioè a rientrare nel castello poiché stanno all'aperto e Amleto risponde "dove nella mia tomba?", esprimendo il fatto che l'unico posto dove troverebbe riparo e pace lontano da questo sole che fa marcire le cose, sia la sua tomba e Polonio ridendo risponde che effettivamente ha ragione, quello sarebbe sicuramente un gran cambio d'aria. Infine ancora una volta Polonio pensa che nella follia di Amleto ci sia un barlume di senso concreto e che forse veramente si tratta di follia d'amore, per questo decide di lasciarlo e andare ad organizzare un incontro con sua figlia Ophelia, quindi saluta Amleto dicendo "mio signore, da voi prendo congedo" e Amleto risponde che un'altra cosa da cui volentieri si separerebbe è la sua vita. Di nuovo gioca sul fatto che l'unico posto dove potrebbe essere libero è la sua tomba, o che l'unica cosa dalla quale si separerebbe volentieri oltre Polonio che è uno scocciatore è la sua vita. Ovviamente c'è l'ennesima riflessione di Amleto sul rapporto tra la vita e la morte e che senso esse abbiano. (Mentre sta per uscire, sulla porta incontra ROSENCRANTZ e GUILDENSTERN) AMLETO – (A parte) Questi noiosi vecchi incitrulliti!… (si riferisce ancora a Polonio) ROSENCRANTZ – (A Polonio) Salute a voi, signore. (Esce Polonio) ROSENCRANTZ – Caro principe! AMLETO – Salve, miei buoni ed eccellenti amici! Come va, Guildenstern? Eh, Rosencrantz? Come state, ragazzi, come state? ROSENCRANTZ – Da comuni rampolli della terra. GUILDENSTERN – Felici di non essere felici oltre misura; non siamo il pennacchio della berretta della dea Fortuna. AMLETO – Né la suola di sotto ai suoi calzari? ROSENCRANTZ – Nemmeno, monsignore. AMLETO – Allora voi vivete alla sua cintola, o in mezzo ai suoi favori. GUILDENSTERN – Un poco addentro, sì, in fede mia. AMLETO – Ah, proprio addentro alle segrete parti, della Fortuna?… Eh, già, è una baldracca. Che nuove in giro? ROSENCRANTZ – Nessuna, signore, se non che il mondo è diventato onesto. AMLETO – Allora il giorno del Giudizio è prossimo. Ma la notizia è falsa. Piuttosto, ditemi, miei buoni amici, che male avete fatto alla Fortuna, che vi manda in prigione qui? GUILDENSTERN – In prigione! AMLETO – La Danimarca è tutta una prigione. ROSENCRANTZ – Tutto il mondo n’è una, allora SPIEGAZIONE: Rosencrantz e Guildernsterne arrivano e c'è tutto questo gioco di parole abbastanza insinuante di Amleto sul chiedere come stanno gli amici, poi parla della fortuna insinuando il fatto che loro sono nelle grazie della fortuna mentre lui è sfortunato. (Inoltre c'è da dire che questi versi non sono presenti nel Second Quarto di altre edizioni, perché potevano essere visti come un affronto alla regina Anna di Danimarca che era la moglie di Giacomo I). Ciò che ci interessa in questo dialogo è capire perché la Danimarca viene considerata una prigione. Il relativismo prospettico emerge ancora una volta. AMLETO – Infatti, come si deve; in cui son molte celle, molti posti di guardia, molti masti. La Danimarca è fra le sue peggiori. ROSENCRANTZ – A noi non pare affatto, monsignore. AMLETO – Si vede allora che non lo è per voi: niente è buono o cattivo se non è tale nel nostro pensiero. Per me è una prigione. viver confinato in un guscio di noce, e tuttavia ritenermi signore d’uno spazio sconfinato, non fossero i miei sogni", qui vuole dire che potrebbe vivere confinato in un guscio di noce e ritenersi re di uno spazio infinito o così almeno i suoi sogni potrebbero fargli pensare. Questa è anche un'ennesima riflessione su qual è la natura dell'esistenza, il "confinato in un guscio di noce" sta a rappresentare tutte le teorie riguardanti la Terra fatte nei secoli, se essa è solo un puntino nell'universo o se è il centro di tutto, se è frutto della creazione divina o è il risultato di un caos creato dallo scoppio del big bang. Quindi è questo a cui allude Amleto con quest'affermazione, egli grazie alla sua percezione del mondo può credere in qualcosa che in realtà non conosce davvero. Per cui lui vuole denunciare il fatto che il mondo in cui vive sia irriconoscibile, che siamo noi a decidere in cosa vogliamo credere, possiamo credere che il mondo di Danimarca sia un mondo ben organizzato in cui tutto funziona regolarmente oppure possiamo renderci conto di tutte le violenze e le ingiustizie che hanno portato a tutto questo. Successivamente ancora una volta Amleto dirà che il sogno in sé stesso è solo un'ombra, quindi la dimensione onirica, la dimensione reale, noi siamo solo ombre che camminano su questo mondo (citazione ripresa da MacBeth). Poi Amleto chiede a Rosencratz e Guildersterne il vero motivo per il quale sono venuti, pociché non ci crede che erano andati a trovarlo di loro spontanea volontà, a questo punto i due amici si chiedono cosa devono dirgli e Amleto pensando tra sé e sé o rivolgendosi al pubblico dice "ho capito dovrò tenervi d'occhio", quindi fa capire che sa che sono stati mandati dal re Claudio e i due amici si chiedono se dovrebbero dirgli o no la verità, alla fine Guildensterne confessa e Amleto risponde che gli dirà lui il motivo così anticipa la loro confessione e allo stesso tempo la loro promessa di segreto al re e alla regina verrà mantenuta. Egli ammette che è da un po' di tempo che si comporta in modo strano e quindi i due amici sono andati lì per capire come mai abbia abbandonato le sue abitudini di vita. Dopodiché si arriva a un monologo che fa Amleto su che cos'è l'essere umano, quindi ancora una volta riflette sul senso della vita e su quale ruolo abbiamo noi sul "palcoscenico" del mondo e ci dice che gli esseri umani sono delle opere d'arte. Egli riconosce che la Terra possa essere vista come un luogo meraviglioso (il cielo come baldacchino, la volta del firmamento, il tetto maestoso ingemmato di fuochi d'oro), tuttavia per Amleto questa realtà non è altro che una "palude" (pestilenziale ammasso di vapori). Quindi l'essere umano è un gran capolavoro che ha la ragione come qualità che lo distingue dagli altri esseri viventi (gli animali). Tuttavia, sia il mondo che gli umani sono imperfetti e lui non ne è più attratto dal momento in cui ne ha scoperto le crudeli contraddizioni. ANTICIPAZIONI III ATTO Il terzo atto è l’atto chiave dell’intero dramma. Oltre ad aprirsi con il celebre "To Be or not To Be" (spesso erroneamente immaginato con il teschio in mano, gesto che invece si trova nel V atto) monologo che, come si legge nel suo finale, avviene invece alla presenza di Ophelia. E’ anche l’atto del metateatro, scena nota anche come della «mousetrap», con la rappresentazione dell’omicidio di Amleto padre al cospetto della corte, scena letta da un punto di vista psicoanalitico come il tentativo di messa in scena del trauma del principe non solo per denunciare Claudio, ma anche per provare a condividere, elaborare tale trauma. Fondamentale poi è la scena del confronto con Gertrude, il cosiddetto «Closet», chiamato così per due motivi: Il primo è che si tratta di una scena nel cuore del dramma, racchiusa tra gli atti, che avviene in uno spazio chiuso, c'è il confronto con la madre che viene letto spesso dalla critica come una sorta di ritorno all’utero materno con Amleto che si confronta con il senso della vita e della famiglia; l’altro è che la parola «closet» indica l’armadio dove vengono riposti i propri abiti che, nella visione del mondo come grande palcoscenico, rappresenterebbe il luogo dove noi andiamo a riflettere sullle nostre identità individuali e collettive.
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