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Analisi canto VIII dell'Adone di Marino, Appunti di Italiano

Analisi e commento delle ottave fondamentali del canto VIII dell'Adone di Gian Battista Marino

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 05/09/2020

alexj002
alexj002 🇮🇹

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6 documenti

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Scarica Analisi canto VIII dell'Adone di Marino e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Alessandra Centrella 4a C Analisi canto VIII (ottave 116-117, 124-126, 130-131) dell’Adone di Giovan Battista Marino e confronto con i dipinti Venere, Adone e Cupido di Annibale Carracci, Venere e Adone di Paolo Veronese e Venere e Adone di Tiziano Il canto VIII dell’Adone di Giovan Battista Marino, intitolato I trastulli, narra l’unione fisica e spirituale di Venere e Adone, che avviene in un antro del Giardino del Tatto. L’episodio è un nodo fondamentale della struttura narrativa, in quanto illustra il culmine della passione amorosa tra i due amanti che aveva avuto origine nel canto III (L’innamoramento). Le ottave in esame (116-117, 124-126, 130-131) sono esemplari delle argutezze tecniche e contenutistiche che caratterizzano l’intera produzione letteraria di Marino e, in particolare, l’Adone. Lo scheletro narrativo del canto, così come quello di tutta l’opera, è molto semplice (Venere e Adone vengono sposati da Mercurio e consumano il matrimonio), ma ad arricchire la favola mitologica concorrono innumerevoli digressioni narrative e, nel caso delle ottave in questione, descrittive: sembra che Marino voglia rappresentare ogni singolo movimento, ogni bacio, che ha condotto all’unione carnale dei due amanti. Tuttavia, la potenza descrittiva del brano risiede nell’eccezionale arguzia di Marino, che illustra l’episodio attraverso la contrapposizione di due piani descrittivi opposti, ma complementari: l’unione di Venere e Adone è narrata contemporaneamente dal punto di vista fisico (Bacia e dopo ‘l baciar mira e rimira, v. 1 ottava 124) e da quello spirituale (Fansi in virtù d’un’amorosa fede / due alme un’alma e son duo cori un core, vv. 3-4 ottava116). Ciò avviene attraverso il costante uso della metafora e dell’antitesi, figure retoriche che permettono di indagare diversi e opposti aspetti del reale e di metterli in contatto tra loro, al punto che i due piani descrittivi finiscono con il diventare interscambiabili e con il fondersi l’uno con l’altro: Giungono i cori insu le labra estreme, / corrono l’alme ad intrecciarsi insieme (vv. 7-8 ottava 124). L’altissima densità retorica dell’episodio, che alterna metafore, antitesi, paronomasie, ossimori, ha l’evidente scopo di realizzare una scrittura arguta in grado di meravigliare il lettore; a questo obiettivo concorre contemporaneamente anche l’uso delle figure di suono, in particolare l’allitterazione, di cui il poeta si avvale per conseguire effetti musicali (ad esempio Il cor nele mordaci / labra si bacia, amor del bacio è fabro, ottava 125) È l’insieme delle argutezze tecniche e contenutistiche che permette all’Adone di Marino, per quanto intessuto dei temi, dei concetti, delle trovate retoriche e stilistiche degli autori che lo hanno preceduto, di raggiungere un effetto complessivo di novità. Venere e Adone, il cui episodio mitologico è narrato per la prima volta nel libro X delle Metamorfosi di Ovidio, sono diventati nel corso della storia non solo protagonisti di poemi letterari come l’ Adone di Marino, ma anche soggetti delle arti figurative. In questo senso sono esemplari i dipinti Venere, Adone e Cupido di Annibale Carracci, Venere e Adone di Paolo Veronese e Venere e Adone di Tiziano.
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