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analisi de i dolori del giovane werther, Sintesi del corso di Cultura Tedesca

Analisi del libro i dolori del giovane Werther

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 05/08/2020

Calz
Calz 🇮🇹

4.2

(5)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica analisi de i dolori del giovane werther e più Sintesi del corso in PDF di Cultura Tedesca solo su Docsity! LIBRO PRIMO I primi giorni del racconto, Werther scrive ad un amico chiamato Guglielmo e racconta della sua partenza, e del luogo di arrivo in cui vivrà per i seguenti mesi. Parla prima dei ricordi che ha, di una ragazza di nome Eleonora per cui provava dei sentimenti e probabilmente anche quest’ultima ne provava per lui. Parla anche della zia, che non viene definita come una figura positiva dai parenti, ma lui crede il contrario. Dice che dove si trova, sta davvero bene, grazie al suo giardino, dove si stende alla luce del sole e ascolta la vita, il fruscio dell’erbetta e l’erba alta, e gli insetti e vermi che brulicano dentro essa. Seguentemente, parla di una fonte alla quale è parecchio affezionato, e la descrive così appassionatamente, perché gli ricorda del mondo antico e patriarcale, dove la gente che andava a prendere acqua alla fonte durante i giorni d’estate, stringeva e chiudeva relazioni. L’amico chiede a Werther se dovesse spedirgli i suoi libri; prontamente risponde di no, perché trova conforto solo nel vecchio Omero, considerandolo come un piccolo vizio per il suo cuore malato paragonabile ad un bambino capriccioso. Al villaggio tutti lo conoscevano, i bambini gli volevano bene, ma alcuni a cui domandava quesiti vari, rispondevano in modo brusco, specie gli adolescenti; ma insinua che ovviamente al mondo non si può essere tutti uguali. Andò alla fontana, e trovò una giovane a cui chiese aiuto, e lei arrossendo, rifiutò gentilmente. Fa conoscenze di vario tipo, come un ragazzo che esce appena dall’Università e si crede più intelligenti di altri, un borgomastro leale e schietto con nove figli, che lo invita poi a visitare la sua abitazione (una tenuta di caccia del principe) dove si ritirò per il resto dei suoi giorni dopo la morte della moglie. Il cuore di Werther è già angosciato al sapere di quanta buona gente ci sia al mondo, che però nel tempo libero dopo il lavoro, continua ad angosciarsi. “Essere incompresi è la sorte di tutti noi”. Più volte Werther pensa che la vita sia solo un sogno, ed è divisa in due categorie di persone: quelli che nonostante siano adulti, gioiscono davanti a cose come vestire le bambole, mangiare del pandolce, e sono felici, fatta di persone pur sempre felici, che riescono a dare dei nomignoli e fanno credere che le proprie passioni siano opere gigantesche dedicate alla salvezza dell’umanità. Dell’altra categoria ne fanno parte le persone che non vedono la luce del sole per più di un minuto, comunque tranquille e comunque felici poiché uomini formati e vissuti. Il 26 Maggio si costruisce una capanna vicino al villaggio di Wahleim, dove trova ispirazione e inizia a disegnare, leggere Omero e bere caffè. Paragona l’arte all’amore, e dice inoltre che l’arte è ispirata follemente dalla natura, che è così perfetta, difatti ne esce un disegno prettamente naturale, senza aggiungere nulla di personale o inventato. L’amore va coltivato, ma come dice Werther, non è saggio spendere tutto il tempo per la propria amata: è bene lavorare, e magari spendere soldi per un regalo in modo da non farla sentire mai ignorata, durante il compleanno o l’onomastico. La madre dei bambini che disegnò Werther li venne a prendere, facendo i complimenti a “Filippo”, nome di uno dei tre fili, dunque si intrattennero e parlarono, lui e la mamma dei bambini. Parlarono di come il marito fosse andato in Svizzera per l’eredità di suo cugino, e la moglie disse di non aver ricevuto ancora sue notizie. Preso da un certo senso di pietà, diede un soldo ad ognuno dei bambini e uno alla madre, per dare al più piccolo del cibo extra. Dopo questo avvenimento, si recò sempre più spesso giù all’osteria, dove condivideva il cibo con i bambini ogni volta. Il giorno seguente conosce un contadino, mentre stava in disparte da una comitiva che beveva caffè e non tanto gli era simpatica. Il contadino iniziò a parlargli di sé con molto piacere, e disse che lavorava per una vedova della quale era follemente innamorato e alla quale era estremamente devoto. A sentire raccontare di questi sentimenti, anche Werther s’innamora, volendo vedere al più presto questa donna, ma pensandoci meglio, preferisce evitarla, vedendola tramite gli occhi di colui che la ama. Dopo quasi un mese di assenza delle lettere da Werther all’amico, egli confessa di essere rimasto assente poiché aveva trovato un’amata. L’amata faceva il nome di Carlotta. E dopo una lunga descrizione piena di lusinghe, passa al modo in cui l’ha conosciuta. Doveva andare ad una festa alla tenuta di caccia, con una donzella e sua cugina, e durante la strada avrebbero preso Carlotta, che era promessa sposa ad un brav’uomo, che era via per questioni familiari. Scesi dalla carrozza, fu chiesto da aspettare un attimo, ma Werther si affacciò nella dimora, e vide Carlotta che dava la merenda ai sei piccoli bambini che giravano attorno alla bella fanciulla. Finita la sosta, salutò i fratelli che la abbracciarono in modo affettuoso, e proseguirono verso il loro cammino (la cugina di Carlotta, Werther e Carlotta). Durante il viaggio in carrozza, Carlotta espresse il disappunto verso i libri che la cugina le prestò, e parlando di libri e romanzi, capirono che Werther e lei avessero qualcosa in comune, e che lui a stento tratteneva la commozione, udendo ciò. Dopo si spostarono su un argomento come la danza. Una volta iniziati i balli alla tenuta di caccia, riuscirono a strappare l’un l’altro dalle rispettive dama e cavaliere, e ballarono insieme un valzer. Continuando a ballare poi, si stancarono, e si riposarono, e una signora vedendo questa sintonia tra i due, la rimproverò facendo il nome di Alberto, ovvero il quasi promesso sposo. Mentre lei voleva spiegare chi fosse Alberto, furono divisi per partecipare ad un ballo in cerchio, e nel bel mezzo del ballo, scoppiò una luce (il maltempo), e tutti si angosciarono. L’ostessa offrì una tenda dove stare per il resto del tempo, e Carlotta organizzò le sedie e iniziò a spiegare un gioco. Il gioco consisteva nel contare fino a mille, e chi non seguiva il ritmo, prendeva uno schiaffo; Werther ne prese due, e a detta sua, erano più forti rispetto a quelli dati agli altri. Carlotta e Werther rientrarono, e una volta finita la pioggia, lei si appoggiò alla finestra, e lui le baciò la mano mentre entrambi erano in lacrime dopo aver udito la parola “Klopstock!”. Al ritorno dalla festa, nella carrozza furono gli unici due a non addormentarsi, Werther dunque iniziò a farle visita ogni giorno, e il tempo e lo spazio attorno a sé gli sembravano svanire tutto ad un tratto, grazie alla presenza della dolce Carlotta. La casa di caccia, dunque, racchiudeva tutti i suoi desideri. Dopo questa conoscenza di Carlotta, tutto gli sembrava estremamente semplice, e al contempo ogni cosa lo rendeva felice; passeggiare sulle colline, stare sotto un albero, mangiare i piselli e burro cucinati da lui, e cogliere il cavolo nell’orto che aveva seminato la mattina prima, mentre leggeva Omero. Un giorno andò alla tenuta di caccia e giocò coi bambini di Carlotta, mentre si arrampicavano addosso, lui gli faceva il solleticò, e un dottore, un medico, fece visita alla tenuta, e vedendo questo poco dignitoso comportamento, uscito fuori da un uomo dell’età di Werther, mise in paese la voce che i bambini furono ulteriormente guastati dall’atteggiamento di Werther. Alla conoscenza di questo fatto, Werther rimase indignato, tant’è che non finì nemmeno di scrivere la lettera all’amico Guglielmo. Dunque, a giorni a venire, Carlotta e Werther andarono a trovare un anziano pastore, con una figlia, Federica, ed il suo fidanzato, Schimdt. Dopo che il pastore raccontò a Werther e Carlotta una storia, l’altra coppia di fidanzati fece ritorno, e Schimdt era di cattivo umore. Dopodiché, iniziarono a passeggiare tutti e quattro assieme, e Carlotta tirò per una manica Werther, facendogli notare che il cattivo umore di Schimdt era dovuto alla troppa gentilezza con cui lui trattava Federica. Una volta seduti a tavola e servitogli del latte, Werther iniziò a parlare contro il cattivo umore. Prese inizio una conversazione riguardo il cattivo umore come malattia, specie la gelosia, e dunque iniziò quasi un monologo mentre le lacrime gli scendevano dagli occhi, non solo a lui, ma anche a Federica. Rimproverò dunque, in sostanza, che la gelosia non porta nulla di buono, e il cattivo umore non fa altro che mettere di cattivo umore e magari peggiorare la situazione di chi già sta male, attorno a sé. Preso dalle troppe emozioni e ricordi, Werther si allontanò piangendo, LIBRO SECONDO Werther dunque si sposta, e trova l’ambasciatore indisposto che dovrà rimanere in casa per vari giorni, dunque si trova fermo per qualche altro giorno, e per una volta si sente leggero, perché osserva come gli altri attorno a lui siano dei nullafacenti, e che quando si prosegue con la propria opera, sebbene sembra di procedere lentamente e si è consci di sé stessi, in realtà li si supera anche. Durante il mese tra ottobre e novembre, conosce il Conte C, definito da lui un uomo aperto mentalmente e col quale fa conversazioni profonde, difatti rimane molto colpito piacevolmente dalla sua apertura verso di lui. È oramai dunque da un mese che lavora per l’ambasciatore, che attualmente risulta annoiarlo talmente tanto per ogni congiunzione, o per ogni minuziosità. Per esempio, si può trovare una parola più giusta in qualsiasi caso, secondo lui. Dopo che si accorse della preferenza che il conte provasse per Werther, iniziò ad offenderlo, dicendo che manca di conoscenze solide. E a quel punto Werther ribatté dicendo che non ha mai visto nessuno del calibro del Conte C. In seguito, conosce una donna chiamata Signorina B., una graziosa creatura, definita da lui, con la quale passeggiò insieme, e le concesse di farle visita. La signorina viveva con sua zia, una signora che a Werther non piaceva, che oramai in vecchiaia, mancava di tutto ciò che all’uomo era essenziale, parlava solo del suo rango, la sua unica gloria. Nella sua età del bronzo riuscì ad avere un uomo al suo fianco, ma nell’età del ferro, oramai vecchia, nessuno la guarderebbe, se non per la nipote: la Signorina B. 20 Gennaio 1772: Werther scrive di nuovo a Carlotta accennandole la Signorina B, e soprattutto come anche lei provi amore, a detta di Werther, per lei. Comincia a farle complimenti vari, affermando inoltre che non trova più motivo per svegliarsi al mattino, da un po’ di tempo. Dice inoltre che se il tempo è pessimo fuori, e c’è una tempesta, magari, lo trova meglio del sole, perché si sta peggio sia in casa che nel mondo esterno. Conclude la lettera chiedendo come stesse Alberto, pentendosi un po’ della domanda. Dopo del tempo il rapporto con l’ambasciatore inizia a farsi sempre più difficile, infatti riceve anche un’ammonizione, seguita poi da una lettera dove si scusa a grosso modo, e dice che la sensibilità troppo acuta di Werther dev’essere solo reindirizzata, in quanto è un giovane dalle idee esaltate. 20 Febbraio 1772: Alberto e Carlotta si sposano, e Werther si ripromise di rimuovere dalla parete la Silhouette di Carlotta; cosa che non farà. Ci fu una festa alla quale il Conte C invitò Werther, lui ci andò, ma non rispecchiava i soliti costumi della festa. La Signorina B si sentiva più o meno a suo agio in questo ambiente, e ne rimase sbigottito, ma decise che solo per lei sarebbe rimasto alla festa. In seguito, il Conte si avvicinò a lui, e disse che molta gente lo stava giudicando, dunque Werther decise di andare via e di andare a leggere Omero, specialmente il canto di Ulisse dove egli fu ospitato dal guardiano dei porci. La sera ritornò nella sala, e tutti sparlavano ancora di lui, ogni volta che qualcuno si sedeva a tavola, fissava Werther, e iniziò sul serio a seccarlo, e ovunque lui vada, lo si compiange. Parlando il giorno dopo con la Signorina B, ella disse a Werther che tutte gli eventi della sera prima, sapeva che sarebbero successi, conoscendo il suo animo, e che soprattutto anche la zia della Signorina assistette alla scena, e non poté fare altro che giudicare e demolire la sua relazione con Werther. Ogni parola che lei pronunciava lo trafiggeva come una spada, e in quel momento avrebbe voluto morire, anziché sentire quelle parole. 24 Marzo 1772: Werther dà le dimissioni all’ambasciata, deludendo probabilmente la madre, rimanendone ovviamente dispiaciuto, e decide di partire con il principe XXX e passare la primavera con lui. Sapendo della sua partenza e delle dimissioni, il principe ereditario mandò una gratificazione di venticinque ducati, accompagnata da una lettera che commosse Werther. 5 Maggio 1772: Werther finisce il suo periodo di Primavera col Principe XXX e decidono di andare in viaggio al suo paese nativo, per ricordare i giorni felici che trascorse come un sogno, dove morì il padre, e la madre abbandonò quel luogo per andare alla sua città natale. Nella città natale trova varie cose che lo riportano all’infanzia, come le nostalgiche casette, con accanto quelle nuove, che lo infastidiscono non poco. Ancora un altro esempio è la sua vecchia scuola, che divenne una bottega, ed iniziarono a riaffiorare tutti i suoi ricordi negativi legati alla scuola (lacrime, smarrimento, angoscia). Scrive dalla dimora di caccia del principe, dove insieme a lui ci sono dei personaggi che sono degni della fiducia di Werther, ma non ha nessuno con cui confessarsi, sebbene il principe ammiri la sua intelligenza più del suo cuore. Ebbe l’idea di arruolarsi al militare, ma il principe troncò questo suo capriccio sul nascere. Resterà non molto ancora nella dimora del principe, perché il tempo non passa mai, visto che gli argomenti delle sue conversazioni lo annoiano parecchio. Deciderà dunque di andare a visitare le miniere, dicendo che sarebbe stato più vicino a Carlotta. Vorrebbe seguire la ragione, ma non fa altro che seguire il cuore malato. Col tempo continua a pregare Dio che avrebbe voluto essere lo sposo di Carlotta, affermando che lei l’avrebbe resa più felice di Alberto. Sognava addirittura di vedere Alberto morto, e di prendere il posto nel cuore di Carlotta. Il posto lo aveva già nel suo cuore, ma era secondo ad Alberto. Sotto il tiglio dei ricordi a Wahlheim, una madre corse incontro a Werther e disse prima che il bambino, Gianni, era morto, e poi aggiunse che il marito era tornato dalla Svizzera, con un pugno di nulla, e per di più, una febbre lungo la via di casa. Werther diede dei soldi alla signora, e lasciò il luogo pieno di tristi ricordi. Tornando al villaggio, iniziò a chiedere del contadino, e trovò un ragazzo che rispose a sue varie domande. Il contadino decise di prendersi con la forza l’amore di quella donna, e durante il suo tentativo di prendersi la donna, intervenne il fratello, che lo cacciò fuori di casa, e la donna non poté più prenderlo come servo. Il fratello non voleva che la sorella avesse un altro servo, in quanto voleva ereditare i suoi beni, perché era vedova e non aveva figli. Quelli che vengono definiti dalla società rozzi ed incolti, sono i poveri umani che Werther stesso invidia. Werther torna al cospetto di Carlotta, e legge una lettera dove Alberto sarebbe stato via qualche giorno. In seguito, Werther butterà il vestito con cui ballò la prima sera con Carlotta, e ne ordinerà uno nuovo identico solo per l’idea di avere circa lo stesso effetto. Carlotta si assentò qualche giorno per andare a prendere Alberto, lei andò incontro a Werther, e lui le baciò la mano. Iniziò a nutrire questo uccellino, e il canarino la baciò, dopo baciò anche Werther, e questo generò in lui svariate immagini, come se fosse Carlotta stessa a baciarlo. Guardare gli occhi neri di Carlotta bastava a renderlo felice, e tutto il vuoto che porta dentro, sarebbe colmato se solo una volta potesse stringerla al petto. Tornato al villaggio dove andò a trovare il pastore, vide che i suoi alberi preferiti furono abbattuti per volere della nuova compagna del nuovo pastore, e allora iniziò a chiedersi come mai avesse fatto un atto del genere. Semplice: la donna non aveva nessuno a cuore, e nessuno aveva a cuore lei, quindi non le sarebbe importato nulla del giudizio altrui. Fortuna volle che il fisco dimezzò il guadagno di quest’opera. Rinuncia ad Omero, e nel suo cuore prende posto Ossian. Inizia a chiedersi anche se il suo ricordo negli amici sarebbe stato permanente, una volta sparito (aveva sentito parlare di morti ed infermi Carlotta e l’amica). Il suo amore per Carlotta diventa talmente forte da volersi lacerare il petto e battere la testa contro il muro, desiderando di farla felice con tutta la sua passione. Si paragona quasi ad un bambino che ha il desiderio di toccarla varie volte, quando le passa sotto il naso. Ogni mattina è sempre peggio e non vuole alzarsi dal letto. È sempre infelice, e pensa ai vecchi ricordi, alle colline e al sole mattutino che prima vedeva con occhio diverso. Iniziò a bere sempre di più, dai bicchieri di vino passò alle bottiglie. “Sono un uomo finito: Lei può fare di me ciò che vuole”. La disperazione del suo spirito è sempre più grande. Si sente abbandonato anche da Dio, nonostante i constanti consigli dell’amico Guglielmo. È un veleno quello che Carlotta dà a Werther, un veleno fatto di parole, chiamandolo “CARO WERTHER” prima di andare a dormire, non fece altro che alimentare la sua disperazione, e si ripetette, lo stesso Werther, prima di andare a dormire: “Buonanotte, caro Werther!”, ridendo di sé stesso. Iniziò a guardarla con occhi diversi, soprattutto le sue labbra, mentre suonava il pianoforte, e quasi cedeva al volersi buttare ai suoi piedi, e riempirle il collo di baci. Leggendo dagli antichi poeti, capisce che avrà ancora molto da soffrire, essendoci stati uomini ancor più infelici. Un giorno andò alla sua vecchia fontana, e trovò un giovane pazzo di nome Enrico che cercava dei fiori, ma non poteva trovarne. Arrivò la madre e disse a Werther che il figlio fu rinchiuso in un manicomio, ed in seguito seppe da Alberto che quell’uomo era innamorato di Carlotta, e dopo averlo confessato, fu esonerato dal suo impiego. Sarà questo quindi lo stesso destino che gli spetta? Werther ha paura, e inizia a chiedere a Dio di prenderlo con sé, poiché il dolore che continua a patire è qualcosa di veramente enorme. Mentre suonava una dolce melodia che lo riportava al passato, Werther iniziò a piangere e scattò in piedi verso Carlotta, implorandola di smettere. Lui non mangiava più nulla, nemmeno i suoi cibi preferiti, e la richiesta a Dio di prenderlo con sé, era diventata sempre più pretenziosa. Se chiude gli occhi, si trova davanti l’immagine degli occhi neri di Carlotta, e lui sprofonda in un abisso senza fine.
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