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Il Viaggio di Dante: Un Cammino di Redenzione, Appunti di Italiano

Allegoria e simbolismo in letteraturaLiteratura Medievale ItalianaDivina Commedia di Dante Alighieri

Il viaggio di Dante Alighieri, un'esperienza di redenzione spirituale che intraprende solo alla fine della sua vita, guidato da Virgilio. il significato allegorico, morale e anagogico del 'cammino oscuro' e la ricerca del bene, limitata da inganni e falsi valori. Il documento illustra come Dante racconta un'esperienza esemplare per ogni persona alla ricerca del bene.

Cosa imparerai

  • Che esperienza Dante racconta nel documento?
  • Come il viaggio di Dante Alighieri può essere utilizzato come esempio per ogni persona?
  • Che significato ha il 'cammino oscuro' nella Divina Commedia di Dante Alighieri?

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 30/12/2021

marialidia1980
marialidia1980 🇮🇹

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Scarica Il Viaggio di Dante: Un Cammino di Redenzione e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! I CANTO DELL'INFERNO PROLOGO: il canto | dell'inferno funge da prologo all'intero poema dantesco. L'azione si verifica ancora in terra, e non nell'aldilà: infatti la selva oscura si trova appunto nei pressi di Gerusalemme. Dante intraprende il suo viaggio, questo cammino di redenzione spirituale, soltanto alla fine del canto e con la guida di Virgilio. Siamo nell’anno 1300, alba del venerdì santo dell’anno giubilare indetto da papa Bonifacio VII. V.1NEL MEZZO DEL CAMMIN: Dante racconta di aver compiuto questo viaggio intorno ai 35 anni, cioè nel 1300 che viene ritenuto il punto centrale della vita umana DI NOSTRA VITA: da questo verso capiamo che Dante non richiama soltanto la sua esperienza individuale, reale ma allo stesso tempo è piena di sovrasensi, di significati allegorici e possiamo capire che questo è un viaggio, un’esperienza che può fare tutta l'umanità, egli racconta un'esperienza esemplare per ogni persona alla ricerca del bene ma limitato da inganni e falsi valori. È UN'ESPERIENZA REALMENTE VISSUTA. V.2 MI RITROVAI PER UNA SELVA OSCURA: Accanto al senso letterale che è vero, si uniscono altri sovrasensi: allegorico, morale e anagogico, “la selva oscura” è l’allegoria che rappresenta la condizione di peccato in cui Dante si trovava. V.3 CHE LA DIRITTA VIA ERA SMARRITA: appunto Dante si trova in questa sua condizione peccaminosa perché avrà perso la via del bene. V.4-5-6 AHI QUANTO A DIR QUAL ERA è COSA DURA ESTA SELVA SELVAGGIA è ASPRA E FORTE CHE NEL PENSIER RINOVA LA PAURA: Con questa esclamazione si capisce che Dante nel rievocare quell’esperienza, nel raccontarla è così dura poiché riprova quella sensazione di angoscia che aveva in quel momento. Possiamo notare quei suoni aspri si rivedono anche nel contenuto. Quindi il piano del significante corrisponde al significato. V.7 TANTO è AMARA CHE POCO è Più MORTE: significa era così tanto amara (questa selva ovvero la sua condizione peccaminosa), dura che morte lo è appena di più, la morte non è tanto peggio, ovvero la morte dell’anima. V.8-9 MA PER TRATTAR DEL BEN CH’! VI TROVAI DIRO DE L’ALTRE COSE CH'I V'HO SCORTE: per trattare, discutere, del bene che ho trovato in questo luogo, poiché l’opera salvifica, lì parlerò delle altre cose che ho trovato il quel luogo. Appunto lo scopo di Dante è quello di riportare gli uomini sulla retta via, sulla via del bene. Sotto l'aspetto morale, Il viaggio che compie Dante è un’allegoria del percorso dell’uomo per lasciare il peccato e raggiungere la salvezza. Dante infatti nella selva oscura trova la misericordia di Dio che trasformerà l’esperienza negativa in esperienza costruttiva. V.10-11-12 IO NON SO BEN RIDIR COM’I V’INTRAI TANT'ERA PIEN DI SONNO A QUEL PUNTO CHE LA VERACE VIA ABBANDONAI: In questo verso Dante non capisce come sia entrato in questa condizione di peccato (foresta), dato che era così pieno di sonno, cioè inteso come il sonno della ragione, della mente, ha abbandonato la retta via, la via della verità. Dante era così confuso che non si ricorda come è entrato in questa selva allegorica. VV. da 13 a 18 MA POI CH'I FUI AL PIE D'UN COLLE GIUNTO..., Dante quando è uscito da quella selva, si è diretto verso un colle dove vide i raggi del sole che spuntavano da dietro il colle e la vista dei raggi del sole gli dà una nuova sensazione, in questi versi “l'alto e il sole” sono simboli della presenza di Dio nella nostra vita, quindi anche se Dante si trova in questa condizione peccaminosa quando vede la vista dei raggi del sole lui prova una sorta di conforto. (il colle illuminato dai raggi rappresenta il simbolo della giusta vita. Nel verso 17 c'è un’allegoria, il sole è la grazia divina.) VV 19-20-21 ALLOR FU LA PAURA UN POCO QUETA... L'angoscia di Dante che aveva dominato il suo animo per tutta la notte nel lago del cor (metafora) ovvero la paura che aveva invaso le profondità del suo cuore si era un po’ placata grazie alla vista di questa luce lontana, che rappresenta la presenza di Dio nella vita. VV da 22 a 27 E COME QUEI CHE CON LENA AFFANNATA..., (qui comincia la similitudine) le similitudini nella divina commedia sono importanti perché permettono a Dante di darci un’idea, di farci capire meglio che cosa succede in questo mondo dell’aldilà di cui noi non abbiamo esperienza. Lui paragona il noto, cioè quello che noi conosciamo, con l’ignoto (è questa la similitudine) la similitudine è un paragone, è la figura retorica per eccellenza che permette a Dante di farci capire qualcosa in più della sua esperienza, che aiuta Dante a raccontarci questa storia. Lo stato d’animo di Dante era come quello di un naufrago che ha scampato il naufragio, che ansimando esce dal mare (pelago è un latinismo) e quando è sulla riva si volta a guardare cosa ha scampato, e dante dice che era così anche il suo animo, che ancora non era uscito dal pericolo ma lui si è guardato indietro a ricordare quella sua condizione peccaminosa, cioè di morte dell’anima, che non ha mai lasciato nessuno vivo, cioè lui era vicinissimo alla perdizione dell’anima ma quando ha visto quella luce dietro al colle ha iniziato un percorso di salvezza per cui la vista di quella luce l’ha fatto sentire come il naufrago che scampa la morte. vv.61-62-63 MENTRE CH'I ROVINAVA.. mentre dante precipitava verso il basso, comparve all'improvviso davanti ai suoi occhi uno che, a causa di un lungo silenzio, gli sembrava privo della forza di parlare. vv. 64-65-66 QUANDO VIDI COSTUI.. non appena Dante lo vide in quel luogo desolato e solitario, rivolgendosi a lui esclamò: “abbi pietà di me, chiunque tu sia, o spirito o uomo reale” vv. 67-68-69 RISPUOSEMI.. e lui gli rispose: “non sono un uomo vivo, ma lo fui, e i miei genitori furono dell’Italia settentrionale, entrambi mantovani per luogo di nascita..” vv. 70-71-72 NACQUI SUB IULIO.. “nacqui all’epoca di Giulio Cesare, benché fosse troppo tardi, e vissi a Roma sotto l'impero del valente Augusto al tempo degli dei falsi e ingannatori”.. (dei falsi e bugiardi= perifrasi= pagani) Virgilio, anche se è morto prima di Cristo può condannare i pagani perché nel Limbo conosce la verità del cristianesimo. vv. 73-74-75 POETA FUI, E CANTAI... “fui poeta e celebrai il giusto figlio di Anchise (enea) che giunse (in Italia) da Troia, dopo che la superba Ilio fu bruciata”. vv.76-77-78 MA TU PERCHÉ RITORNI.. “ma tu perché ritorni a quel luogo così penoso? Perché non sali il colle che rende felici, il quale è origine e causa di una gioia perfetta e totale?” vv. 79-80-81 OR SE TU QUEL VIRGILIO... “sei dunque quel famoso Virgilio (allegoria della ragione), quella sorgente che diffonde un fiume così ampio di eloquenza poetica” rispose Dante con il capo chinato in segno di rispetto. Largo fiume = metafora. In questi versi troviamo uno stile più ricercato. Questo viene chiamato plurilinguismo perché Dante è in grado di utilizzare più lingue e stili a seconda del soggetto con cui lui parla vv. 82-83-84 O DE LI ALTRI POETI... “o tu che sei onore e luminosa guida di tutti gli altri poeti, mi siano di aiuto il continuo studio e il grande amore che mi ha spinto a leggere con attenzione la tua opera”.. (onore e lume= metafora) (volume= metonimia per dire l'opera) vv. 85-86-87 TU SE LO MIO MAESTRO.. “tu sei il mio maestro e il mio autore modello, tu sei colui da cui io appresi lo stile elevato che mi ha dato fama e prestigio.” Dichiara apertamente ci aver imitato lo bello stilo di Virgilio che ha reso famoso le sue opere. PARAFRASI DA 88 a 90: Vedi la lupa a causa della quale io mi volsi indietro; dammi il tuo aiuto contro di lei, o famoso sapiente, perché essa mi fa tremare le vene e le arterie». Appunto Dante fa riferimento alla cupidigia, ovvero l’insaziabilità da tutti i punti di vista anche per quanto riguarda il potere, che è il peccato più grave che blocca il percorso di Dante e di tutta l'umanità, che la fa ritornare più volte indietro. vv. 91-93«È necessario che tu percorra una strada diversa», egli rispose, dopo che mi ebbe visto piangere, «se vuoi uscire salvo da questa orribile selva; troviamo suoni aspri. vv. 94-99: “perché questa belva, contro la quale tu invochi aiuto, non permette a nessuno di passare per la via dove essa si trova, ma lo ostacola al punto che lo uccide; e ha un'indole così malvagia e crudele, che non riesce mai a saziare il suo incontenibile appetito, anzi dopo aver mangiato ha più fame di prima. La lupa infatti più mangia più magro diventa, perché tutto quello che divora non lo sazia, non lo soddisfa. vv 100-105: "Sono molti gli uomini con cui si accoppia, e saranno sempre più numerosi, finché non giungerà il Veltro che la farà morire con dolore. Costui non sarà desideroso né di domini territoriali né di ricchezze, ma di sapienza, amore e virtù, e la sua origine sarà umile. LA PROFEZIA DEL VELTRO, Veltro, veloce e agile cane da caccia (levriero) presente nel Canto | dell'Inferno. In essa viene predetto l'arrivo del Veltro, cioè un cane che si nutre di «sapienza, amore e virtute» e che salverà «quella umile Italia» uccidendo la bestia che è causa dei mali dell'intero Paese: la Lupa, una delle tre fiere che appaiono a Dante nella selva. Identificare questo cane, destinato secondo la profezia a salvare l'Italia, con un personaggio/evento storico è cosa difficile: diversi sono stati i commentatori e i critici che, nel corso dei secoli, hanno cercato invano di dargli un volto. Tra cui: potrebbe essere Cangrande della Scala, oppure sarà in particolare Arrigo VII, o un papà tra cui Benedetto XI, o lo Spirito Santo o Dante stesso. La profezia del Veltro perciò non si risolve in una sola, definitiva interpretazione, ma resta indefinita, aperta a letture multiple; probabilmente era proprio questa la volontà di Dante. vv 106-109: “Egli sarà la salvezza della misera Italia per la quale morirono in battaglia per le ferite la giovane Camilla, Eurialo, Turno e Niso” troviamo il riferimento all’Eneide. Camilla = PROTAGONISTA FEMMINILE DELL’ENEIDE, FIGLIA DEL RE VOLSCI, MORì VALOROSAMENTE CONTRO ENEA. Eurialo e Niso = sono troiani, amici di Virgilio i quali vennero celebrati da lui stesso, che li porterà insieme anche alla morte. Turno= re dei Rutuli, ucciso da Enea. Vengono citati da Dante perché hanno contribuito alla creazione di Roma e quindi dell’Italia stessa. vv 109-111 Costui darà la caccia alla lupa di città in città finché non l'avrà ricacciata nell'Inferno, luogo da dove l'invidia di Lucifero (satana) la fece uscire. vv. 112-120 Perciò io per il tuo bene penso e giudico opportuno che tu mi debba seguire, e io sarò la tua guida, e ti condurrò via di qui attraverso l'Inferno, dove udirai le grida di disperazione e vedrai le anime sofferenti fin dai tempi più remoti, nella condizione in cui ciascuno invoca la dannazione definitiva (qui si parla dell'inferno perché queste anime sono condannate a gridare in eterno perché sono condannati a una sofferenza eterna che non avrà mai fine) e poi vedrai anche coloro che sono contenti, pur nelle pene del fuoco purificatore (qui si passa alle anime del purgatorio, queste anime sperano un giorno di giungere nel paradiso dopo aver espiato le loro colpe), perché sperano di giungere, quando sarà il momento, tra le anime beate. Vv. 121-129 Se poi tu vorrai salire fino a costoro, ci sarà un'anima più degna di me a svolgere questo compito: ti lascerò con lei quando mi separerò da te; poiché il sovrano che regna lassù, dal momento che io non seguii la sua legge, non vuole che io entri nella sua città [il Paradiso] Dante avrà almeno tre guide. Egli domina in tutto l'universo e ha la sua reggia là [nell’Empireo]; là ci sono la sua città e il suo sublime trono: oh felice colui che Dio vi destina! ». vv. 130-136 E io dissi a lui: «O poeta, io ti chiedo in nome di quel Dio che in vita non hai conosciuto, affinché io possa fuggire sia questo male del peccato sia il male peggiore della dannazione, che tu mi guidi là dove hai detto ora, di farmi fare questo viaggio, così che io possa vedere la porta di san Pietro e coloro che tu descrivi tanto tristi». Allora Virgilio si mosse, e io lo seguii.
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