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Analisi del periodo, logica e grammaticale., Dispense di Italiano

dispense sull'analisi del periodo, logica e grammaticale

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 27/12/2023

martellotta-simona
martellotta-simona 🇮🇹

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Scarica Analisi del periodo, logica e grammaticale. e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! fasi di lavoro: 1. Trascrivi la frase sul quaderno, sottolinea tutti i predicati e dividi il periodo in proposizioni; 2. Individua la proposizione principale; 3. Cerchia tutte le congiunzioni o i segni di punteggiatura che introducono le altre proposizioni; 4. Costruisci uno schema del periodo che tenga conto dei legami di coordinazione e subordinazione tra le proposizioni; 5. Per ciascuna proposizione indica se si tratta di una coordinata o di una subordinata, la tipologia della proposizione ed eventualmente (nel caso della subordinata) il grado e la forma. Gli esercizi di analisi del periodo online che troverai ti richiedono di svolgere esattamente queste operazioni, selezionando le voci opportune dai menu a tendina che si apriranno nella risoluzione dell’analisi. Buon lavoro! Proposizione principale La proposizione principale è una frase che ha la caratteristica di essere autonoma sia dal punto di vista sintattico che da quello del significato. La proposizione principale può essere definita anche con il termine di indipendente, in quanto non dipende da altre proposizioni, e reggente, in quanto “regge” le altre proposizioni che formano, assieme ad essa, un periodo. La proposizione principale, sulla base dello scopo comunicativo e del significato, può essere distinta in diverse tipologie: 1. La principale enunciativa, (o informativa), che ha lo scopo di informare il destinatario della comunicazione di un fatto, un avvenimento accaduto, esprimere un’opinione. 2. La principale interrogativa, che ha lo scopo di porre all’interlocutore una domanda diretta. In forma scritta, la proposizione principale interrogativa è caratterizzata dalla presenza del punto di domanda. 3. La principale esclamativa, che hanno lo scopo di manifestare emozioni come dolore, gioia, paura; le proposizioni esclamative sono caratterizzate dalla presenza del punto esclamativo. 4. La principale dubitativa, che esprime un dubbio oppure un’incertezza. 5. La principale volitiva, che esprime un ordine, un comando, un’esortazione all’interlocutore, e può contenere un verbo coniugato in tutti i modi verbali finiti. 6. La principale desiderativa (o ottativa), con la quale chi parla esprime un desiderio, un augurio o un rimpianto; hanno il verbo coniugato al modo congiuntivo e possono essere chiuse dal punto esclamativo. 7. La principale concessiva, con la quale chi parla esprime una concessione al proprio interlocutore. Proposizione coordinata La proposizione coordinata è una frase che, all’interno di un periodo, si trova sullo stesso piano della principale, di un’altra coordinata o di una subordinata a cui è legata da un rapporto di coordinazione. La proposizione coordinata, da sola, non ha un significato autonomo, poiché viene compresa soltanto alla luce della frase a cui si lega. Inoltre, solitamente, la proposizione coordinata ha la stessa funzione sintattica della proposizione a cui si lega: spesso, ad esempio, ha il verbo allo stesso modo e allo stesso tempo verbale. Le proposizioni coordinate possono essere di diverso tipo, sulla base del rapporto logico che instaurano con la proposizione a cui si legano, esplicitato dalla congiunzione che funge da legame logico. Possiamo trovare:1. Proposizioni coordinate copulative, quando sono introdotte da una congiunzione copulativa, positiva o negativa, come e, anche, né, neanche, neppure. 2.Proposizioni coordinate disgiuntive, quando sono introdotte da una congiunzione disgiuntiva, che ha la funzione di creare un’alternativa tra due o più scelte; le congiunzioni disgiuntive più comuni sono o, oppure, ovvero. 3. Proposizioni coordinate avversative, che si contrappongono a quanto affermato nella principale: sono introdotte da congiunzioni coordinanti avversative come ma, però, tuttavia, eppure, anzi, bensì, invece. 4. Proposizioni coordinate esplicative (o dichiarative), che spiegano, confermano, giustificano, chiariscono o articolano in modo più ampio quanto espresso nella proposizione principale: sono introdotte da congiunzioni come infatti, cioè, oppure dal segno di punteggiatura dei due punti o, in qualche caso e a seconda dei contesti, dal punto e virgola. 5. Proposizioni coordinate conclusive, che introducono una logica conseguenza o conclusione di quanto affermato nella proposizione principale: sono introdotte da congiunzioni coordinanti come quindi, dunque, pertanto, o locuzioni congiuntive come di conseguenza. 6. Proposizioni coordinate correlative, che si richiamano a vicenda con le proposizioni principali in un rapporto sintattico di dipendenza reciproca: si possono individuare in quanto due termini di una coppia di congiunzioni correlative si trovano sia nella principale che nella proposizione coordinata correlativa: sia… sia, e… e, né… né, non solo… ma anche, o… o. Proposizione soggettiva La proposizione soggettiva è una subordinata che ha la funzione di soggetto della reggente. La proposizione soggettiva è sempre introdotta da verbi impersonali o da locuzioni impersonali, che hanno come soggetto la frase che li segue e che, per l’appunto, si chiama La proposizione causale è una proposizione subordinata complementare indiretta che ha la funzione di completare il significato della proposizione reggente indicandone la causa. Nella sua forma esplicita, la proposizione causale è introdotta da congiunzioni subordinanti e locuzioni congiuntive causali, come ad esempio perché, poiché, siccome, giacché, dal momento che, dato che. Nella sua forma implicita, la proposizione causale può essere introdotta da tutti i modi indefiniti (infinito, participio, gerundio) articolati sia al tempo presente che al tempo passato. Nel caso della congiunzione perché, essa può avere anche valore finale oppure può introdurre una proposizione interrogativa indiretta. Proposizione finale La proposizione finale è una subordinata che la funzione di indicare il fine per il quale viene compiuta l’azione espressa nella proposizione reggente. In forma esplicita, è introdotta dalle congiunzioni perché e affinché e hanno il verbo coniugato al modo congiuntivo. Nella sua forma implicita, la finale è costruita con preposizioni come per seguite dal verbo all’infinito oppure con locuzioni congiuntive come al fine di, allo scopo di, in modo di. In alcuni casi particolari, la proposizione finale puà dipendere anche da un aggettivo oppure da un nome: I suoi tentativi di chiarire la questione sono stati infruttuosi.    Proposizione consecutiva La proposizione consecutiva esprime la conseguenza di quanto viene affermato nella proposizione reggente. La proposizione consecutiva ha come caratteristica distintiva la presenza, nella sua proposizione reggente, di un elemento introduttivo che viene ripreso dalla congiunzione che, la quale introduce la proposizione consecutiva nella sua forma esplicita; questo elemento può essere, ad esempio, così, tanto, talmente, tale, siffatto ecc. La proposizione consecutiva, nella sua forma esplicita, è introdotta dalla congiunzione che, mentre nella sua forma implicita può essere introdotta dalla preposizione per o da. Proposizione temporale La proposizione temporale è una proposizione complementare indiretta che ha la funzione di precisare le circostanze relative al tempo in cui svolge l’azione espressa dalla proposizione reggente. Essa ha una funzione analoga a quella assunta, nella frase semplice, dai complementi di tempo determinato e continuato. La proposizione temporale, a seconda della congiunzione che la introduce e del modo e del tempo in cui è coniugato il verbo, può indicare anteriorità, contemporaneità o posteriorità rispetto all’azione descritta nella proposizione reggente.  Proposizione concessiva La proposizione concessiva è una subordinata che indica una relazione di causalità non rispettata tra sé e la propria proposizione reggente; la proposizione concessiva indica quindi un impedimento nonostante il quale l’azione espressa dalla reggente si verifica lo stesso. In forma esplicita, la proposizione soggettiva viene introdotta dalla congiunzione o locuzioni congiuntive benché, sebbene, quantunque, nonostante, malgra do, ancorché, per quanto, con tutto che, quand’anche, seguite da un verbo coniugato al mondo congiuntivo; sono invece seguite da un verbo coniugato al modo indicativo le locuzioni congiuntive anche se, con tutto che. In forma implicita, la proposizione concessiva può essere costruita da (1) pur o anche seguite dal gerundio; (2) da per seguito dall’infinito; (3) dalla locuzione congiuntiva a costo di seguita dall’infinito; (4) nel caso la reggente sia negativa con espressioni come nemmeno a, neppure a, manco a, neanche a seguite dall’infinito. La proposizione concessiva può collocarsi prima o dopo rispetto alla proposizione da cui dipende. Nel linguaggio colloquiale o informale, il rapporto tra la proposizione concessiva e la reggente viene espresso tramite un legame di coordinazione, meno sorvegliato e di più immediato utilizzo nella comunicazione quotidiana; confronta questi due periodi che, pur avendo medesimo significato, presentano due costruzioni differenti: 1. Nonostante oggi faccia molto caldo, esco lo stesso (subordinata concessiva / principale); 2. Oggi fa molto caldo, ma esco lo stesso (principale / coordinata avversativa). Proposizione modale La proposizione modale è una proposizione complementare indiretta che ha una funzione analoga a quella che, in analisi logica, viene svolta dal complemento di modo o maniera. Essa infatti completa il significato della proposizione reggente indicando il modo in cui si verifica l’azione espressa da quest’ultima. In forma esplicita, la proposizione modale è introdotta da espressioni come, secondo che, nel modo che, quasi che, come se; il verbo, quando l’azione espressa è certa, si presenta al modo indicativo; è invece al modo congiuntivo quando l’azione espressa e ipotetica o irreale. In forma implicita, la proposizione modale si costruisce con il gerundio oppure con la congiunzione con seguita dal verbo al modo infinito. Proposizione strumentale La proposizione strumentale è una proposizione complementare indiretta che ha una funzione analoga a quella che, in analisi logica, viene svolta dal complemento di mezzo o strumento. Essa infatti completa il significato del periodo indicando ciò che rende possibile l’azione, lo stato o la condizione descritta nella proposizione reggente. Generalmente la proposizione strumentale si presenta in forma implicita: il verbo può essere coniugato al modo infinito, e introdotto dalla congiunzione con oppure da locuzioni congiuntive come a forza di, a forza di, oppure, più frequentemente, al modo gerundio. Verbi impersonali servili e fraseologici Ecco alcune indicazioni per svolgere correttamente l’analisi logica di frasi con verbi impersonali, servili e fraseologici. I verbi impersonali sono verbi che non hanno soggetto (si tratta dei verbi che nell’approccio valenziale vengono definiti zerovalenti, e cioè che non possiedono alcun argomento): si tratta generalmente di verbi che descrivono fenomeni atmosferici (come piovere, grandinare, lampeggiare, nevicare ecc.) oppure verbi che vengono utilizzati alla terza persona singolare unitamente alla particella “si”, e seguiti spesso da una proposizione soggettiva che funge da soggetto (si pensa, si crede, si ritiene e altri). I verbi servili sono dovere, potere, volere esclusivamente quando sono seguiti da un altro verbo coniugato al modo infinito: con questa funzione, aggiungono al verbo all’infinito una sfumatura rispettivamente di obbligo, possibilità e volontà (o capacità). Possono essere utilizzati come verbi servili anche altre voci verbali seguite dall’infinito, con il quale indicano un’unica azione, e non mantengono l’articolazione di due azioni distinguibili: alcuni di questi verbi sono ad esempio sapere, solere, desiderare, preferire, amare, adorare. Quando dovere, potere e volere vengono utilizzati da soli, si parla di utilizzo con significato proprio. I verbi fraseologici sono tutti quei verbi (estremamente variegati per costruzione e significati) che, seguiti da un verbo al gerundio, all’infinito o al participio, solitamente È meraviglioso stare com te. Sento le rane gracidare (= che gracidano). È ora di partire. Ammetto di avere torio. Ho preso la decine di lmarearmi. Sono felice di averti fatto un favore. Ti sapplico di ripensarci. È deguo di essere promomo. a + infinito È stato il primo ad arrivare (= che è arrivato). Si stato impenna a credergli. Andiamo in dircoteca a ballare. Now è adatto a quel lavoro. Sî rise iu viaggio al calar della none. (Fara dl fenvpo a ridere. A guardarlo bene, nos é poi cosî bello. È um comniglio da seguire (= che deve essere seguito]. È così rico» da fare invidia. Ti iugrazio per avermi aiutato. Studio srolta per essere ; È troppo arrogante per i Per ballare il tango, è durcero bra. Non avendo più la febbre. è usato. Tomando a casa, compra il giornale. Pur amando la musica, nov suova alan siramento. da zia strana cantando. Sbagliando, s'iumpere. Partendo all'alba, arriverai posimale. Al tenta svolto da Sara è sodio origimale. Intastidito da tanti pettegolezzi, se ne andò. Finito l'inverno, imizia di primavera. dla tutti, mov ene tottania roda'infanto. Avvisaio in tempo, sorsi serato asch'io allo ine fenta. Una volta che avremo scomposto il nostro periodo, potremo dedicarci a distinguere la proposizione principale o reggente, definibile come quella che ha un significato autonomo a prescindere dagli altri elementi della frase, e che lo manterrebbe anche se le altre proposizioni scomparissero. A differenza di quanto spesso si immagina, la principale non deve per forza trovarsi all’inizio del periodo: può essere collocata fra altre subordinate o alla fine dell’enunciato, ma non è mai preceduta da avverbi o congiunzioni e può ammettere al suo interno solo verbi di modo indicativo, congiuntivo, condizionale o imperativo. Perciò, per esempio, la frase  Quando tornerò in biblioteca nel periodo Quando tornerò in biblioteca | prenderò in prestito il romanzo non può essere la principale perché, oltre a non essere dotata di un senso compiuto, è preceduta da quando; né potrebbe esserlo una frase come Andando in biblioteca nel periodo Andando in biblioteca | ho incontrato Laura, dal momento che presenta un verbo al gerundio presente. Applicando queste regole e procedendo per esclusione, risulterà semplice intuire che la proposizione principale deve allora essere Prenderò in prestito il romanzo nel primo caso e Ho incontrato Laura nel secondo caso. Dopo aver terminato con le proposizioni indipendenti, possiamo setacciare nuovamente il nostro periodo per andare in cerca di proposizioni coordinate, cioè di frasi che vanno collocate sintatticamente sullo stesso piano di un’altra: rispetto alla proposizione a cui si riferiscono, infatti, le coordinate forniscono sì delle informazioni aggiuntive, ma mantenendo comunque un significato autonomo. Così, nel periodo Andando in biblioteca | ho incontrato Laura | e l’ho   salutata , la proposizione L’ho   salutata  va considerata una coordinata alla principale, perché il suo contenuto arricchisce l’azione principale con ulteriori elementi, pur senza apparire insensata se la considerassimo a sé stante. Se invece analizziamo il periodo Quando tornerò in biblioteca | e riattiverò la mia tessera, | prenderò in prestito quel romanzo, noteremo che un discorso simile vale per la frase Riattiverò la mia tessera, per quanto qui la sua funzione dipenda dalla subordinata Quando tornerò in biblioteca: si parlerà allora non di una coordinata alla principale, bensì di una coordinata alla subordinata. Al di là della distinzione fra coordinate alla principale e coordinate alle subordinate, le proposizioni coordinate presentano ulteriori suddivisioni: si dicono infatti esplicite quando al loro interno compare un verbo di modo finito (indicativo, congiuntivo, condizionale o imperativo) e implicite quando al loro interno compare un verbo di modo indefinito (infinito, participio, o gerundio). Oltre a ciò, se la coordinazione avviene attraverso l’uso di una congiunzione (e, ma, dunque, però…) si parla di coordinata per polisindeto, mentre quando la coordinazione avviene senza l’uso di una congiunzione e per il solo tramite di un segno di punteggiatura si parla di coordinata per asindeto. In ultimo, ma non per importanza, per una coordinata va sempre specificato il tipo a cui appartiene in base alla congiunzione da cui è preceduta. Le categorie da considerare sono le seguenti: copulative (e, anche, né, etc), avversative (ma, anzi, eppure, bensì, etc), disgiuntive (o, oppure, altrimenti, etc), esplicative (cioè, infatti, ossia, etc) e correlative (sia… sia, né… né, o… o, come… così, etc). Di conseguenza, tornando a Quando tornerò in biblioteca | e riattiverò la mia tessera, | prenderò in prestito quel romanzo, possiamo definire Riattiverò la mia tessera una proposizione copulativa esplicita, coordinata alla subordinata per polisindeto. Le proposizioni subordinate, come quelle coordinate, vanno distinte in implicite e in esplicite, e che a loro volta sono precedute da congiunzioni, avverbi o preposizioni che ne determinano la tipologia. Veniamo ora alle proposizioni subordinate o secondarie, ovvero a tutte quelle frasi che non hanno senso se estrapolate dal contesto e che, pertanto, si collocano su un piano di dipendenza sintattica rispetto a un’altra. Come abbiamo già osservato, per esempio, nel periodo Andando in biblioteca | ho incontrato Laura  la frase Andando in biblioteca non rappresenterebbe un’unità sintattica autonoma, se non la legassimo a Ho incontrato Laura – ed ecco perché la definiamo una proposizione subordinata alla principale o subordinata di 1° grado. Le subordinate, però, non sempre dipendono dalla proposizione indipendente del periodo che stiamo esaminando: ci sono circostanze in cui possono dipendere da un’altra subordinata alla principale (e si definiranno subordinate di 2° grado), o da una subordinata di 2° grado (e si definiranno subordinate di 3° grado), e così via discorrendo. Nello specifico, le subordinate più utilizzate in lingua italiana rientrano generalmente in una di queste categorie: Nei tempi composti, i verbi dovere, potere e volere – quando sono usati come verbi servili – prendono preferibilmente l’ausiliare richiesto dal verbo che accompagnano. Ad esempio: Paolo è partito presto. → Paolo è dovuto partire presto. Ho studiato tutto il giorno. → Ho dovuto studiare tutto il giorno. Questa norma, però, va perdendosi, e nell’uso vivo della lingua italiana l’ausiliare avere tende a espandersi sempre più ai danni dell’ausilare essere. Così ormai si dice e si scrive indifferentemente: Antonio non è voluto venire. → Antonio non ha voluto venire. L’ausiliare avere, tuttavia, è d’obbligo quando dovere, potere e volere sono servili del verbo essere: Non ho voluto essere noioso; Avresti potuto essere più gentile. Gli altri verbi servili, invece, conservano lo stesso ausiliare che utilizzano come verbi autonomi: Sergio non ha osato venire; Il nonno la domenica è sempre stato solito andare in chiesa. I verbi servili in analisi grammaticale In analisi grammaticale vanno analizzati separatamente dal verbo che “servono”. Ad esempio: Devo partire: devo = voce del verbo dovere, 2ª coniugazione, indicativo, presente, 1ª persona singolare, verbo servile. partire = voce del verbo partire, 3ª coniugazione, infinito, presente. I verbi servili in analisi logica In analisi logica la coppia verbo servile + infinito costituisce un predicato unico. Ad esempio: devo partire = predicato verbale. Verbi fraseologici. Quali sono e come fare l’analisi grammaticale e logica dei verbi fraseologici. Ecco una guida semplice delle loro regole ed esercizi di esempio. Verbi fraseologici definizione I verbi fraseologici sono tutti i verbi che, oltre ad avere un significato proprio, possono accompagnare un verbo di modo indefinito (infinito, participio, gerundio). Nella maggior parte dei casi si collegano al verbo per mezzo di una preposizione e alcuni di essi formano delle combinazioni fisse di più parole. Si distinguono in due categorie: verbi causativi e verbi aspettuali. Verbi fraseologici elenco Verbi causativi I verbi causativi, come fare e lasciare, sono usati per precisare che l’azione non viene compiuta personalmente dal soggetto, ma è da lui causata, cioè fatta eseguire o lasciata eseguire ad altri. In questo caso, quindi, il soggetto non rappresenta chi agisce materialmente, ma chi ordina o permette lo svolgimento dell’azione. Il professore mi ha fatto  rifare il compito. Maria ha fatto portare via tutti i suoi giocattoli. Mio padre mi ha lasciato uscire in auto. Il preside oggi ha lasciato uscire gli studenti un’ora prima. Verbi fraseologici aspettuali I verbi aspettuali si accompagnano a un altro verbo per precisare l’aspetto dell’azione che tale verbo esprime. Più precisamente:  un’azione prossima a iniziare: accingersi a, essere sul punto di, stare per: Paolo si accinge a partire; La partita sta per  iniziare; Stiamo per partire; Era sul punto di cadere.  un’azione che inizia: cominciare a, mettersi a, prendere a con l’infinito: Mi misi a piangere. Il ladro prese a  fuggire. Paolo cominciò a  ridere. Poi si mise a piovere.  un’azione che viene tentata: sforzarsi di, cercare di, tentare di, provare a: Mi sforzo di credergli. Prova a parlargliene. Cerca di venire presto. Il poveretto si sforzò di alzarsi.  un’azione in svolgimento: stare +gerundio, andare + gerundio, venire + gerundio: Sta nevicando da due ore. Laura va domandando a tutti la stessa cosa. Il rumore va via via crescendo.  un’azione che dura nel tempo: continuare a, insistere a, seguitare a, persistere a (nel), ostinarsi a con l’infinito: Antonio continua a  tacere. Insiste a dichiararsi innocente. Ti ostini a difenderlo.  un’azione che finisce: finire di (per, con), cessare di, terminare di, smettere di con l’infinito: Abbiamo finito di cenare. Il cuore cessò di battere. L’uomo finì di parlare e tacque. Ha smesso di piovere.  un’azione che il soggetto subisce o di cui cade vittima: vedersi, lasciarsi, trovarsi ecc. + infinito o participio passato: Elena si è lasciata  ingannare dalle apparenze. Mi sono visto costretto ad accettare. L’ausiliare nei verbi fraseologici causativi e aspettuali Nei tempi composti, i verbi fraseologici – causativi e aspettuali – richiedono ciascuno l’ausiliare che avrebbero se fossero usati autonomamente: Paolo ha continuato a  ridere tutto il tempo. Mi sono sforzato di mangiare, ma non ce l’ho fatta. I verbi fraseologici possono essere sostituiti o eliminati In alcuni casi il verbo fraseologico e il verbo che esso accompagna possono essere sostituiti da un unico verbo di significato più specifico. In altri, invece, si può eliminare il verbo fraseologico. Il medico mi ha fatto fare (= ha prescritto) delle analisi. Fammi vedere (= mostrami) il compito. Si vide costretto (= fu costretto) a rispondere. Cerca di impegnarti (= impegnati) di più. Verbi fraseologici analisi grammaticale In analisi grammaticale i verbi fraseologici si analizzano separatamente: Sto partendo sto = voce del verbo stare, 1ª coniugazione, indicativo, presente, 1ª persona singolare, verbo fraseologico partendo = voce del verbo partire, 3ª coniugazione, , gerundio, presente. Verbi fraseologici – analisi logica In analisi logica i verbi fraseologici formano un unico predicato con il verbo che li segue: Sto partendo = predicato verbale. Esempi di frasi analisi del periodo esercizi svolti Il ragazzo diligente studia la lezione / e fa i compiti. Il ragazzo diligente studia la lezione = proposizione principale e fa i compiti = proposizione coordinata alla principale, copulativa. Vorrei sapere / se posso usare le forbici di cucina / per fare il collage / e per preparare le decorazioni. Vorrei sapere = proposizione principale se posso usare le forbici di cucina = proposizone subordinata di 1° grado, esplicita, interrogativa indiretta per fare il collage = proposizione subordinata di 2° grado, implicita, finale e per preparare le decorazioni = proposizione coordinata copulativa alla subordinata di 2° grado, finale. Ci hanno pregato / di venire per tempo Ci hanno pregato = proposizione principale reggente di venire per tempo = proposizione subordinata di 1° grado, oggettiva, implicita. Vi chiedo / che volete per pranzo Vi chiedo = proposizione principale reggente che volete per pranzo = proposizione subordinata di 1° grado, interrogativa indiretta, esplicita. Chiamate subito l’idraulico / che ripari il guasto Chiamate subito l’idraulico = proposizione principlae reggente che ripari il guasto = proposizione subordinata di 1° grado, realtiva impropria, finale, esplicita. Il facchino aiutò subito il viaggiatore, / arrivato con delle pesanti valigie. Il facchino aiutò subito il viaggiatore = proposizione principale reggente arrivato con delle pesanti valigie = proposizione subordinata di 1° grado, relativa, implicita. Ti potrebbero interessare anche: Come si fa l’analisi logica e Come si fa l’analisi grammaticale. Come si fa l’analisi logica di una frase: una guida schematica, semplice e completa per eseguire l’analisi logica di una frase qualunque ed esercizi di esempio. Come si esegue l’analisi logica di una frase? L’analisi logica è l’esercizio che ti permette di individuare gli elementi che costituiscono la frase o proposizione: soggetto, predicato, complementi. Per esempio nella frase: Ogni mattina Mario va al lavoro Ogni mattina = complemento + attributo Mario = soggetto va = predicato verbale al lavoro = complemento Nell’analisi logica non è importante esaminare le parole una per una, come si fa nell’analisi grammaticale; importa invece capire quali funzioni svolgono i diversi elementi della frase. Come si imposta l’analisi logica? Per analizzare correttamente una frase, procedi in questo modo:  individua il soggetto, indicando sempre l’eventuale soggetto sottinteso;  quando il verbo è all’imperativo: Parla piano (sottinteso tu);  con i verbi impersonali: Nevica; Va bene così.  quando lo si può facilmente intuire in base a ciò che lo precede nel testo: Marta non mi ha risposto, forse (sottinteso Marta) non mi ha sentito;  in alcune locuzioni: E così sia. I verbi impersonali sono quelli che non hanno un soggetto definito e sono usati solo alla terza persona singolare. Verbi impersonali Sono verbi impersonali veri e propri quelli che indicano fenomeni atmosferici, come albeggiare, diluviare, grandinare, lampeggiare, nevicare, piovere, rannuvolarsi,  tuonare e le locuzioni fare caldo, fare freddo, fare bello, fare giorno, fare notte. Frasi con verbi impersonali Nei tempi composti i verbi impersonali indicanti vicende atmosferiche vogliono di solito l’ausiliare essere: Questa notte è nevicato. Ma quando indicano il perdurare del fenomeno vogliono l’ausiliare avere: Ha nevicato per due giorni. Forma impersonale Sono considerati verbi impersonali anche:  i verbi che espimono convenienza, necessità, apparenza, accadimento, piacere, come convenire, importare, occorrere, bisognare, sembrare, parere, accader e, capitare, piacere… Per esempio: Conviene partire subito. Bisogna che tu venga al più presto. Mi è capitato di perdere il treno. Non mi dispiace di venire a scuola a piedi.  le locuzioni formate dal verbo essere e da un nome, un aggettivo o un avverbio, come è un peccato, una fortuna, un errore; è chiaro, facile, giusto, vero; è meglio, male, tardi…; le locuzioni non sta, va bene che. Per esempio: È opportuno rientrare. È bene che tu gli parli. Non sta bene che tu parli mangiando.  i verbi che indicano opinione, affermazione, divieto o permesso, come credere, pensare, dire, raccontare, tramandare, vietare, permettere, sp erare e simili, espressi in forma passiva oppure preceduti dalla particella impersonale   si . Per esempio: Mi è stato detto che ci è stata una rapina. Si spera che guarisca presto. Non mi è stato permesso di parlare. In italiano la particella pronominale si è presente in numerose costruzioni con significati e valori diversi ed è necessario saperli riconoscere. Ricorda che il si ha:  valore riflessivo proprio, quando accompagna un verbo transitivo e svolge la funzione di complemento oggetto: Mario si lava (si = lava sé, se stesso);    valore riflessivo apparente, quando accompagna un verbo transitivo con complemento oggetto espresso e svolge la funzione di complemento di termine o di vantaggio: Mario si lava le mani (si = lava le mani a se stesso);    valore riflessivo reciproco, quando i soggetti plurali si scambaino l’azione: Mario e Antonio si detestano (si = l’uno detesta l’altro);    valore pronominale, se è parte integrante del verbo che ha valore intransitivo: Mario si vergogna;    valore passivante, quando rende passivo il verbo, che è transitivo: Qui si vendono (si = sono venduti) abiti usati;    valore impersonale, quando indica che non c’è un soggetto determinato e precede il verbo di 3ª persona singolare: In campagna si va (si = la gente va) a dormire presto. Si impersonale Tutti i verbi possono avere una forma impersonale. Essa si ottiene con il verbo alla terza persona singolare preceduto dalla particella si e aggiungendo, nel caso di verbi pronominali, la particella ci. Per esempio: In questo risotorante si mangia bene e non ci si annoia mai. Spesso, lavorando in campagna, ci si stanca. Quando si parte? Si spera sempre nel domani. Oggi si vota. Non si vive di solo pane. I complementi sono elementi della frase che hanno la funzione di completare o di arricchire il significato della frase. Qui di seguito tutti i complementi necessari per l’analisi logica, con i relativi esempi. Complementi analisi logica Complemento oggetto Risponde alle domande: chi? che cosa? Hanno scelto proprio te. Mario mangia la mela. Complementi indiretti schema Complementi di termine Risponde alle domande: a chi? a che cosa? Ho portato i fiori alla nonna. Il mio maglione è simile al tuo. Complemento di specificazione Risponde alle domande: di chi? di che cosa? Sono andato alla festa di Mario. L’insegnante di Italiano è assente. Complemento di agente e complemento di causa efficiente Rispondono alle domande: da chi? (d’agente) da che cosa? (causa efficiente) Luca è stato convocato dal preside. Il raccolto è stato danneggiato dalla grandine. Complemento di causa Risponde alle domande: per quale motivo? Il pappagallo è morto di freddo. Per via dello sciopero sono arrivato tardi. Complementi di fine o scopo Risponde alle domande: a quale scopo? per quale fine? Lavoriamo per l’allestimento della mostra. Complementi di mezzo Risponde alle domande: con quale mezzo? per mezzo di chi? per mezzo di che cosa? Sono arrivata in aereo. Chiudi la porta a chiave. Il pagamento può essere effettuato solo in contanti. Attraverso lei ho saputo molte cose. Complemento di modo Risponde alle domande: come? in che modo? Luca studia con diligenza. Ascoltate in silenzio. È vestito alla maniera di un mendicante. Agite sempre secondo giustizia. Complemento di compagnia Risponde alle domande: con chi? in compagnia di chi? Vado al cinema con Laura. Maria passeggia insieme con le sue amiche. Complemento di unione Risponde alle domande: con che cosa? (in unione con che cosa?) Vorrei una porzione di arrosto con patate. Vuoi una fetta di pane con burro e marmellata? I complementi di luogo quali sono? Complemento di stato in luogo Risponde alle domande: dove? in quale luogo? Noi abitiamo in città. Da molti anni lavora a Londra. La penna che cerchi è sulla mia scrivania. La mia permanenza in montagna è terminata. Complemento di moto a luogo Risponde alle domande: verso dove? verso quale luogo? Noi andiamo in città. Maria è andata dal dentista. Ho rimandato la partenza per Parigi. Sono partiti alla volta di Napoli. Complemento di moto da luogo Risponde alla domande: da dove? da quale luogo? Non esce mai di casa. Il rientro da Parigi è previsto per domenica. La maratona partirà dallo stadio. Complemento di moto per luogo Risponde alle domande: per dove? per quale luogo? attraverso quale luogo? Il corteo passò dalla piazza centrale della città. Il viaggio per mare è stato molto faticoso. Siamo passati attraverso il bosco. I tuoi armadi traboccano di vestiti. Questo compito è colmo di errori. Sono fornito di tutto l’occorrente. Complemento di privazione Risponde alle domande: privo di chi, di che cosa? Ero un bambino bisognoso di affetto. Sei povero di immaginazione. Il tuo discorso difetta di coerenza. Per pagare quel debito mi sono privato di tutto. Complemento di colpa Risponde alle domande: di quale colpa? per quale colpa? L’imputato è accusato di omicidio. La nonna mi accusa sempre di maleducazione. Mario è stato denunciato per furto. Complemento di pena Risponde alla domanda: a quale pena? Paolo è stato condannato a 10 anni di carcere. Claudio è stato punito con una sospensione di due giorni. Sono stato multato di cento euro. Complemento di rapporto Risponde alle domande: in rapporto con chi? / che cosa? Tra chi? / che cosa? Quell’uomo litiga con tutti. Tra quei giocatori c’è molto affiatamento. Passa la vita tra casa e ufficio. Complemento di esclusione Risponde alla domanda: senza chi? / che cosa? Paolo è partito senza il fratello. Complemento di sostituzione Risponde alle domande: al posto di chi? / che cosa? Ha pagato Paolo per tutti. Hai firmato tu per me? Complemento concessivo Risponde alle domande: nonostante chi? / che cosa? Nonostante la pioggia, siamo usciti. Malgrado l’impegno non siamo riusciti a ottenere i risultati sperati. Con tutti questi contrattempi, siamo riusciti lo stesso ad arrivare in tempo. Complemento distributivo Risponde alle domande: Ogni quanto tempo? ogni quanti? in che proporzione? in quale ordine? Devi assumere una pastiglia ogni 8 ore. Mi hanno praticato uno sconto del dieci per cento. Hanno regalato una bicicletta a ciascuno. Si procedeva in fila per due. In analisi logica si chiamano apposizioni ciò che in grammatica sono dei nomi. L’apposizione è dunque un nome che si pone accanto a un nome o a un pronome per definirlo e descriverlo. Vediamo di seguito degli esempi di apposizione. Apposizione semplice L’apposizione si definisce semplice quando è costituita dal solo nome. In genere precede il nome a cui si riferisce:  Il compositore Giuseppe Verdi nacque nel 1813;  Il ricordo di nonno Gianni è sempre vivo;  Come si pronuncia la parola stage? Apposizione composta L’apposizione si definisce composta quando è formata dal nome e da altri elementi, come uno o più attributi o un complemento di specificazione. Può precedere o seguire il nome che definisce: nel secondo caso è delimitata dalla virgola.  Il mio gattino Niki è molto affettuoso;  Il mio medico di famiglia, il dottor Rossi, riceve su appuntamento;  La bicicletta, il mio regalo di compleanno, è piaciuta molto a Giulia. L’apposizione può unirsi direttamente al nome, o può essere preceduta dalla preposizone da o dalle espressioni come, quale, in funzione di, in qualità di, in veste di.  Da piccola, mia sorella era molto capricciosa;  Noi tutti, in qualità di amici, ti esortiamo a riflettere;  Ho consultato Alberto, quale mio avvocato;  Io, in veste di esperto, non ti consiglio questo investimento. In analisi logica si chiamano attributi ciò che in grammatica sono aggettivi. Si può avere l’attributo:  del soggetto: Il nostro gatto si chiama Niki;  di un complemento: Paolo studia con un suo compagno;  del predicato nominale: Mio fratello è un bravo musicista.   L’attributo in analisi logica può essere costituito da:  un qualsiasi tipo di aggettivo: qualificativo (un cane affettuoso); possessivo (il nostro cane); dimostrativo (quel cane); in definito (ogni cane); numerale (due cani); interrogativo (quale cane?); escl amativo (che cane!).    un avverbio usato in funzione di aggettivo: La stanza accanto era vuota; Il giorno prima non c’era nessuno.    un participio participio passato o presente usato in funzione di aggettivo: Ho visto uno spettacolo sconvolgente; Una donna stupita aprì la porta. Come risulta da tutti gli esempi, gli attributi in analisi logica concordano in genere (maschile/femminile) e numero (singolare/plurale) con il nome cui si riferiscono. Analisi grammaticale elementari, medie e superiori. Come si usano correttamente verbi, articoli, nomi, aggettivi. Analisi grammaticale di frasi complete. Con l’analisi grammaticale italiana s’intende classificare ciascuna parola, cioè riconoscere a quale delle nove parti del discorso appartiene, e indicare le caratteristiche della sua forma. Analisi grammaticale di un articolo Fare l’analisi grammaticale dell’articolo significa stabilirne:  il tipo: determinativo, indeterminativo, partitivo;  il genere: maschile o femminile;  il numero: singolare o plurale Esempi di analisi grammaticale di un articolo Il treno è partito. Il = articolo determinativo, maschile, singolare. Sono scomparse le nuvole. le = articolo determinativo, femminile, plurale. Ho letto un libro interessante. un = articolo indeterminativo, maschile, singolare. Ho avuto un’idea. un’ = articolo indeterminativo, femminile, singolare. Sono venute a cena delle amiche. delle = articolo partitivo, femminile, plurale. Alla fermata sono saliti dei passeggeri stranieri. dei = articolo partitivo, maschile, plurale. Analisi grammaticale di un nome Fare l’analisi grammaticale del nome significa stabilirne:  il significato: comune o proprio, di persona, animale o cosa; concreto o astratto, individuale o collettivo;  il genere: maschile o femminile;  il numero: singolare o plurale, invariabile, difettivo, sovrabbondante;  la struttura morfologica: primitivo, derivato, composto o alterato. Esempi di analisi grammaticale di un nome È una ragazza simpatica. ragazza = nome comune di persona, concreto, femminile, singolare, primitivo. Carlo ha un gattino bianco. Carlo = nome proprio di persona, concreto, maschile, singolare, primitivo. gattino = nome comune di animale, concreto, maschile, singolare, alterato diminutivo. Ho letto con molto interesse questo libro. interesse = nome comune di cosa, astratto, maschile, singolare, primitivo. libro = nome comune di cosa, concreto, maschile, singolare, primitivo. Il capotreno ha accolto i passeggeri con gentilezza. capotreno = nome comune di persona, concreto, maschile, singolare, composto. passeggeri = nome comune di persona, concreto, maschile, plurale, derivato. gentilezza = nome comune di cosa, astratto, femminile, singolare, derivato. Analisi grammaticale di un aggettivo Fare l’analisi grammaticale dell’aggettivo significa stabilirne:  il tipo: qualificativo, possessivo, dimostrativo, indefinito, numerale (ordinali; moltiplicativi; distributivi, frazionari e collettivi; cardinali), interrogativo, esclamativo;  il genere: maschile o femminile;  il numero: singolare o plurale;  la struttura morfologica (solo per l’aggettivo qualificativo): primitivo o derivato, composto, alterato;  il grado (solo per l’aggettivo qualificativo): positivo, comparativo (di uguaglianza, di minoranza, di maggioranza), superlativo (relativo o assoluto). Gli aggettivi qualificativi indicano una qualità (bello), un carattere (gentile), un modo di essere (alto) di una persona, di un animale, di una cosa. Funzione attributiva e predicativa degli aggettivi qualificativi L’aggettivo qualificativo si può collegare al nome:  direttamente: Questa è una casa nuova → in questo caso l’aggettivo ha funzione attributiva  attraverso un verbo: Questa casa è nuova → in questo caso l’aggettivo ha funzione predicativa In analisi grammaticale, nuova sarà sempre da indicare come aggettivo qualificativo. In analisi logica, nuova sarà attributo nel primo caso e parte del predicato nominale nel secondo caso.  quando il nome di parentela è seguito da un complemento di specificazione: il mio cugino di Verona;  quando l’aggettivo possessivo è proprio o loro: il loro cugino, il proprio padre.  Gli aggettivi dimostrativi indicano la posizione nello spazio e nel tempo di qualcosa o qualcuno rispetto a chi parla e a chi ascolta.  Quali sono gli aggettivi dimostrativi  Sono tutti variabili nel genere e nel numero:  aggettivi dimostrativi maschile singolare: questo codesto quello quell’ quel;  aggettivi dimostrativi femminile singolare: questa codesta quella quell’;  aggettivi dimostrativi maschile plurale: questi codesti quegli quei;  aggettivi dimostrativi femminile plurale: queste codeste quelle.  Quello in analisi grammaticale  L’aggettivo codesto attualmente è poco usato ed è sostituito da quello. Rimane ancora vivo nell’uso in Toscana e nel linguaggio burocratico:  Il sottoscritto Luigi Rossi, avendo inoltrato domanda di rimborso presso codesto ufficio…  L’aggettivo quello ha forme diverse a seconda dell’iniziale del nome che lo segue.  Si comporta come gli articoli determinativi il, lo, la, i, gli, le:  quello sport, quel palazzo, quell’armadio, quella luce, quell’orma,  Nella forma plurale  quegli sport, quei palazzi, quelle luci, quelle orme.  Gli Aggettivi identificativi stesso e medesimo  Possono essere considerati come aggettivi dimostrativi anche gli aggettivi identificativi stesso e medesimo.  Variabili nel genere e nel numero, significano “uguale, identico”:  Paola e Luca frequentano la stessa scuola; Nonno Mario ripete sempre le stesse cose.  Stesso e medesimo vengono usati anche per rafforzare un nome o un pronome personale. In questo caso si pongono preferibilmente dopo il nome o il pronome e significano “perfino, proprio lui, lui in persona”: Il preside stesso (= il preside in persona) ha consegnato le medaglie; Io stessa (= perfino io) ammetto di aver sbagliato.  L’aggettivo dimostrativo Tale  Tale è un aggettivo indefinito, ma può essere considerato aggettivo dimostrativo quando significa questo, quello, di questo tipo, di questa natura. Non mi aspettavo una tale partecipazione (= questa partecipazione, di questo tipo) Chi ti ha dato tali  informazioni, ha sbagliato (= queste informazioni) Non ho mai sentito un tale  frastuono (= un frastuono di questa natura) Aggettivo determinativo o indicativo: definizione Gli aggettivi determinativi, o indicativi, aggiungono al nome una determinazione più precisa, una indicazione che può essere di vario tipo. Quali sono gli aggettivi determinativi A seconda del tipo di indicazione, essi vengono classificati in:  aggettivi possessivi indicano a chi appartiene un nome: mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro;  aggettivi dimostrativi indicano la posizione del nome nello spazio e nel tempo: questo, codesto, quello, stesso, medesimo, tale, quale;  aggettivi indefiniti indicano la quantità o la qualità del nome: poco, tanto, molto, tutto, vario, ogni, nessuno, qualche ecc.  aggettivi interrogativi introducono una domanda: che?, quale?, quanto?  aggettivi esclamativi introducono un’esclamazione: che!, quale!, quanto!  aggettivi numerali precisano la quantità numerica del nome. Cardinali: uno, due, tre ecc. Ordinali: primo, secondo, terzo ecc. Mol tiplicativi: doppio, triplo, quadruplo ecc. Distributivi: a uno a uno ecc. Frazionari: un mezzo, due quarti ecc. Collettivi: ambedue, entrambi, paio, terna ecc. Gli aggettivi numerali ordinali indicano il posto d’ordine che una persona o una cosa occupano in una serie o in una successione numerica.  Sono variabili nel genere e nel numero: secondo, seconda, secondi, seconde.  Si accordano con il nome cui si riferiscono: papà è salito sulla scala per la quarta volta. I primi dieci numerali ordinali derivano dai corrispondenti numeri ordinali latini: primo, secondo, terzo, quarto, quinto, sesto, settimo, ottavo, nono, decimo. Tutti gli altri si formano unendo il suffisso -esimo al numerale cardinale corrispondente: undic-esimo, trent-esimo, cinquantadu-esimo ecc. Attenzione: nei composti con tre non avviene la caduta della vocale finale del cardinale, perché l’ultima vocale è accentata: ventitreesimo, ottantatreesimo. Osserva!!! Gli aggettivi numerali ordinali:  si collocano generalmente prima del nome: la ventesima settimana.  si collocano dopo il nome per indicare l’ordine di successione di personaggi importanti: Alessandro III, Napoleone I (in questo caso il numero si scrive in cifre romane) o l’ordine di successione di un capitolo: capitolo settimo (o VII).  possono essere scritti in lettere o in cifre romane, o in cifre arabe con il segno esponenziale º per il maschile e ª per il femminile: terzo, III, 3º e 3ª. Gli aggettivi numerali moltiplicativi indicano quante volte una quantità è maggiore rispetto a un’altra. Sono aggettivi numerali moltiplicativi: doppio, triplo, quadruplo, ecc. Gli aggettivi moltiplicativi:  sono variabili, ma si usano per lo più al singolare, prima o dopo il nome: Per il mio compleanno ho avuto doppio regalo; Ho avuto regalo doppio.  possono essere aggettivi sostantivati: Mangia il triplo di me. Sono moltiplicativi anche: duplice, triplice, quadruplice ecc. Attenzione!!! La differenza tra i moltiplicativi in -plo e quelli in -plice: mentre triplo vuol dire “tre volte tanto” (“Questo mese lo stipendio è triplo“), triplice significa “tre distinti, tre diversi” (“Fare domanda in triplice copia“). Gli aggettivi numerali si classificano in:  numerali cardinali  numerali ordinali  numerali moltiplicativi  numerali distributivi  numerali frazionari  numerali collettivi Gli aggettivi numerali distributivi sono locuzioni che indicano come più persone o cose sono ripartite o ordinate nello spazio e nel tempo: a uno a uno, a due a due, uno per uno, due per due, uno per volta, due per volta, uno alla volta, due alla volta, uno ciascuno, due per ciascuno. Per esempio: “Bisogna entrare uno per volta“; “I bambini camminano in fila per due“; “Prendetene uno per ciascuno“. Gli aggettivi numerali frazionari sono formati dall’unione di un numero cardinale, che indica la parte, e di un numero ordinale che indica il tutto. Si possono scrivere in vari modi: due terzi o 2/3. Il numerale mezzo può essere usato sia come aggettivo sia come nome. Come aggettivo, precede il nome e concorda in genere e numero con esso: “Vorrei mezzo litro di vino”; “Al bambino date solo mezza porzione”. Come nome, invece, mezzo non concorda mai perché corrisponde a “un mezzo”. Si dirà perciò: “un litro e mezzo“, “le otto e mezzo“, “due mele e mezzo“. Gli aggettivi numerali collettivi indicano un insieme numerico di persone, animali o cose: paio, coppia, dozzina, ventina, centinaio, migliaio, ecc. Sono numerali collettivi anche:  biennale, quadriennale, ventennale, ecc. (aggettivi che indicano ricorrenza o scadenza);  ventenne, trentenne, ecc. (aggettivi che indicano l’età di qualcuno);  ternario, quaternario, ecc. (aggettivi che indicano il numero di sillabe di un verso);  ambo, ambedue, entrambi /e (aggettivi che indicano un insieme costituito da due elementi). Gli aggettivi numerali cardinali indicano in modo preciso una quantità numerica del nome cui si riferiscono: due gatti, una penna, quattro mele, tre tazzine. Gli aggettivi numerali cardinali sono tutti invariabili, tranne:  uno che al femminile ha la forma una  mille che al plurale ha la forma -mila: “tremila uomini”. Tre non deve essere accentato perché è un monosillabo (“tre ragazzi”), ma vanno accentati i suoi composti (“ventitré ragazzi”). Milione e miliardo sono nomi e hanno il plurale: tre milioni; quattro miliardi. Quando sono seguiti da un nome, vogliono dopo di sé la preposizione di: “tre miliardi di persone”; “alcuni milioni di abitanti”. In lettere o in cifre? I numeri cardinali si possono scrivere sia in lettere (uno, due…) sia in cifre (1, 2…). Le cifre si usano preferibilmente:  nelle date (13/11/2018);  nelle indicazioni delle pagine di un libro (“vedi pag. 59”);  nei calcoli matematici (3+2=5);  nelle misure di peso e di lunghezza (“Il Monte Bianco è alto 4810 metri”);  nei testi di carattere tecnico-scientifico;  nelle tabelle e nei resoconti finanziari. I pronomi relativi misti (o pronomi relativi doppi) sono pronomi che uniscono in un’unica parola un pronome dimostrativo e un pronome relativo, oppure un pronome indefinito e un pronome relativo. Ciò che hai appena letto, è la definizione data: non ti preoccupare attraverso le frasi di esempio che troverai in quest’articolo, ti risulterà facile comprendere il loro significato e il loro utilizzo appropriato. Quali sono? I pronomi relativi doppi o misti sono: chi, chiunque, quanto, quanti, quante, dovunque, ovunque. Vediamoli nel dettaglio. Chi pronome relativo misto Chi, invariabile, sempre riferito a persona, è un pronome doppio, equivalente a un dimostrativo unito con un relativo (= colui il quale, colei la quale, oppure colui che, colei che). Chi pronome misto esempi Chi (= colui che) chiacchiera prenderà una nota. Chi (= colui che) rompe paga. Chi (= colui il quale) tace acconsente. Ammiro chi (= colui il quale) studia. Raccontalo a chi (= a colui il quale) ti crede. Fidati di chi (= colui che) ti vuole bene. Chi (colui il quale/colui che) studia sarà promosso. Non ti fidare di chi (colui il quale/colui che) ti loda. Chi (= colei che) ti ha detto questo è una bugiarda. Chiunque pronome relativo misto Chiunque, invariabile, oltre ad essere un pronome indefinito, ha anche valore di pronome doppio equivalente a un indefinito unito con un relativo (= qualunque persona che, tutti quelli che). Esempio: Chiunque (= tutti quelli che) desideri ottenere la rivista spedisca il tagliando. Quanto, quanti, quante pronomi relativi misti o doppi Quanto, invariabile, è un pronome doppio equivalente a un dimostrativo unito a un relativo (= quello che, ciò che, tutto quello che). Esempio: Penso sempre a quanto (= ciò che) hai fatto per noi. Quanti, quante è un pronome doppio equivalente a un dimostrativo unito con un relativo (= quelli/e che, tutti quelli/e che). Esempio: Spediremo l’opuscolo a quanti (= tutti quelli che) lo richiederanno. Pronomi relativi doppi o misti Dovunque e ovunque Dovunque e ovunque sono avverbi di luogo con valore di relativi doppi, perché corrispondono a in qualunque luogo in cui, in qualsiasi luogo in cui, in ogni luogo in cui. Esempi: Comportati educatamente dovunque (= in qualsiasi luogo in cui) ti trovi. Verrò dovunque (= in ogni luogo in cui) tu andrai. Esempio: Chi mi ha chiamato? = pronome relativo misto formato da colui (pronome dimostrativo, maschile, singolare) + che (pronome relativo, maschile, singolare). Esempi di analisi grammaticale di un pronome Ha detto che viene anche lui. lui = pronome personale maschile, terza persona singolare, soggetto. Il numero fortunato è il suo. suo = pronome possessivo, maschile, singolare. Molti non sono d’accordo. Molti = pronome indefinito, maschile, plurale. Prestami la penna che ti ho regalato. che = pronome relativo, invariabile. Riferisci quanto sai. quanto = pronome relativo misto, composto da ciò (pronome dimostrativo, maschile, singolare) + che (pronome relativo, maschile, singolare). Analisi grammaticale di verbi Fare l’analisi grammaticale dei verbi significa stabilirne:  la coniugazione cui appartiene il verbo (prima, seconda, terza) scrivendone l’infinito;  la forma: attiva, passiva, riflessiva, pronominale;  il genere: transitivo o intransitivo;  il modo: indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo, infinito, participio, ger undio;  il tempo: presente, imperfetto, futuro semplice o anteriore ecc.;  la persona: prima, seconda, terza;  il numero: singolare o plurale. Forma attiva e passiva del verbo Per quanto riguarda la forma, il verbo può avere:  forma attiva quando il soggetto compie l’azione. Per esempio: Il medico visita il malato. Il cane insegue il gatto. Lo studente legge il libro.  forma passiva quando il soggetto subisce l’azione da parte di qualcuno che è detto “agente”. Per esempio: Il malato è visitato dal medico. Il gatto è inseguito dal cane. Il libro è letto dallo studente. Come si costruisce la forma passiva del verbo Come puoi vedere la forma passiva si costruisce premettendo al participio passato le voci dell’ausiliare essere, ma possono essere utilizzati altri verbi in funzione di ausiliari: –venire: La vittima venne estratta dall’auto. –andare: Tutti i suoi beni andarono perduti. –finire: Il ciclista finì travolto da un’auto. –restare/rimanere: Una donna rimase ferita dal crollo del tetto. Il si passivante Limitatamente alla 3ª persona singolare e plurale, la forma passiva del verbo si può formare anche con la particella si premessa alla 3ª persona singolare e plurale del verbo di forma attiva: All’improvviso si sentì (= fu sentita) una voce. Questo si che serve per formare il passivo è detto si passivante. Forma attiva o forma passiva? Ricorda!!! I verbi transitivi hanno sia la forma attiva sia la forma passiva. I verbi intransitivi hanno solo la forma attiva. In caso di dubbio, per stabilire se si ha a che fare con una forma passiva o con un tempo composto di un verbo intransitivo, usa questo accorgimento: sostituisci il verbo essere col verbo venire. Se la frase continua ad avere senso logico e chiaro, puoi essere certo di trovarti di fronte a un verbo passivo. In caso contrario, ti trovi di fronte a un verbo intransitivo di forma attiva. Ad esempio, nella frase Io sono invidiato da molti, la forma verbale è passiva, perché puoi sostituirla con vengo invidiato. Invece nella frase Mario è accorso al capezzale di suo padre, la forma verbale non è passiva, perché non può essere sostituita da viene accorso. Verbi transitivi e intransitivi quali sono, spiegazione ed esempi. Una guida semplice e utile per non sbagliare in grammatica.  Verbi transitivi e intransitivi come riconoscerli  Come fare per stabilire se un verbo è transitivo o intransitivo? Segui questa semplice regola e non potrai sbagliare.  Controlla se dopo il verbo è possibile porre la domanda chi?, che cosa? (cioè se il verbo ammette il complemento oggetto o diretto). Se il verbo in questione può essere completato da una parola che risponde a questa domanda, il verbo è transitivo, altrimenti è intransitivo.  Verbi transitivi e intransitivi spiegazione  La definizione di verbo transitivo nella grammatica italiana: Il verbo si dice transitivo quando l’azione passa direttamente dal soggetto che la compie all’oggetto (persona, animale o cosa) che la riceve o subisce. Pertanto, i verbi transitivi ammettono il complemento oggetto.  La definizione di verbo intransitivo nella grammatica italiana: Il verbo si dice intransitivo quando invece l’azione non passa direttamente dal soggetto all’oggetto, ma si esaurisce nel soggetto che la compie o passa a un altro elemento della frase, costituito da un complemento indiretto. Pertanto, i verbi intransitivi non ammettono il complemento oggetto.  Verbi transitivi e intransitivi esempi  Esempi di frasi che spiegano meglio questa semplice regola  Antonio legge (che cosa?) un libro (complemento oggetto → verbo transitivo)  Antonio ride (che cosa?) = !?! (chi?) = !?! (non è possibile usare un complemento oggetto → verbo intransitivo)  Frasi con verbi transitivi  Giuseppe ha rotto la radio  Valentina guida l’auto  Il giocatore ringrazia i tifosi  Tutti i verbi transitivi formano i tempi composti con l’ausiliare avere.  Esempio: Tutti lodano Gianni → Tutti hanno lodato Gianni.  I verbi transitivi possono avere sia la forma attiva che la forma passiva.  Esempio: Tutti lodano Gianni → Gianni è lodato da tutti.  Frasi con verbi intransitivi  La prossima estate andremo al mare  Fabio si vergogna quando lo fissano  Anna si è ferita a un braccio  I verbi intransitivi, invece, formano i tempi composti sia con l’ausiliare avere che essere.  Esempi:  Il bambino piange → Il bambino ha pianto. Caso con il verbo avere. Paolo parte → Paolo è partito. Caso con l’ausiliare essere.  I verbi intransitivi invece possono avere solo la forma attiva.  Esempio: Il bambino piange → !?! non ha un corrispondente passivo.  avverbi: sopra, sotto, avanti, davanti, innanzi, dietro, dopo, dentro, fuori, con tro, oltre, senza, presso ecc. Hanno valore di preposizione quando introducono un nome o un pronome con il quale formano un complemento: il box è dietro la casa.  aggettivi: lungo, salvo, secondo ecc. Hanno valore di preposizione quando uniti a un nome o a un pronome formano un complemento: lunghi gambi → è aggettivo; lungo i viali → ha valore di preposizione.  verbi: per lo più participi presenti o passati, come mediante, rasente, stante, nonostante, durante, eccettuato, eccetto, da to ecc. Hanno valore di preposizione quando precedono un nome o un pronome con i quali formano un complemento: camminava rasente il muro. La locuzione prepositiva in analisi grammaticale Le locuzioni prepositive sono gruppi di parole che formano un tutt’uno e funzionano da preposizione. L’ultima parola è sempre una preposizione propria e questo elemento le differenzia dalle locuzioni avverbiali. Le più usate sono: unitamente a, conformemente a, prima di, vicino a, lontano da, insieme con, di fronte a, in base a, per mezzo di, nel mezzo di, all’interno di, al cospetto, a proposito di, a fondo di, al di là di, al di qua di, a prescindere da ecc. Abito lontano da casa tua → locuzione prepositiva; la barca andò a fondo → locuzione avverbiale Le locuzioni avverbiali sono combinazioni fisse di due o più parole che vanno a sostituire l’avverbio. Vediamo insieme quali sono, come riconoscerle e come si fa l’analisi grammaticale della locuzione avverbiale. Quali sono e come riconoscerle Locuzioni avverbiali qualificativi o di modo Rispondono alla domanda come? in che modo? e specificano la modalità dell’azione. Arriveremo  in un batter d’occhio; Ti devo parlare a quattr’occhi; Ho fatto tutto questo alla meno peggio. Sono locuzioni avverbiali di modo: a casaccio, a fatica, a forza, a quattr’occhi, a precipizio, a squarciagola, al contrario, a piedi, all’antica, alla meno peggio, alla svelta, così così, di buon grado, di corsa, di proposito, di sicuro, di solito, di fretta e furia, in genere, per caso, per davvero, sul serio ecc. Locuzioni avverbiali di luogo Rispondono alla domanda dove? e precisano il luogo in cui si svolge un’azione o la posizione di qualcuno o qualcosa. In analisi logica essi costituiscono dei complementi avverbiali di luogo. La casa di Mario si trova di fianco alla farmacia; Cadendo, ha battuto la testa all’indietro. Sono locuzioni avverbiali di luogo: a sinistra, al centro, a lato, all’indietro, alla fine, da lontano, da vicino, da queste parti, di fianco, di là, di qua, di sopra, di sotto, in basso, in cima, in coda, in giro, nei dintorni, nei paraggi, per di qua, per di là ecc. Locuzioni avverbiali di tempo Rispondono alla domanda quando? e precisano la circostanza temporale in cui si svolge un’azione o si verifica un evento. In analisi logica essi costituiscono dei complementi avverbiali di tempo. Sono locuzioni avverbiali di tempo: una volta, un tempo, giorni or sono, poco fa, or ora, tra poco, in futuro, prima o poi, di frequente, di rado, di quando in quando, fino ad allora, da oggi, d’ora in poi, per sempre, sul tardi, in anticipo, in ritardo, per le lunghe, in men che non si dica, in un batter d’occhio, all’improvviso, in un baleno ecc. Locuzioni avverbiali di quantità Rispondono alla domanda quanto? e indicano una quantità indefinita e imprecisata. In analisi logica essi costituiscono dei complementi avverbiali di quantità. Sono locuzioni avverbiali di quantità: a bizzeffe, all’incirca, in parte, né più né meno, per niente, per nulla, più o meno, poco meno, press’a poco, su per giù, un po‘, per un pelo, fin troppo, di gran lunga ecc. Locuzioni avverbiali di valutazione Esprimono valutazione o giudizio, affermando, negando o mettendo in dubbio qualcosa. Locuzioni avverbiali di valutazione affermative: di certo, per certo, di sicuro, senz’altro, senza dubbio, per l’appunto, in tutti i modi, in tutte le maniere ecc. Locuzioni avverbiali di valutazione negative: per niente, per nulla, niente affatto, neanche per idea, nemmeno per sogno, meno che mai, in nessun modo ecc. Locuzioni avverbiali di valutazione dubitative: quasi quasi, se possibile ecc. Locuzioni avverbiali nell’analisi grammaticale Riconoscere la locuzione avverbiale è facile: se nella frase si può sostituire con l’avverbio, allora si tratta di locuzione e nell’analisi grammaticale deve essere considerata come un tutt’uno. Ad esempio: A poco a poco (invece di scrivere lentamente, che è un avverbio di modo) = locuzione avverbiale di modo. A bizzeffe (invece di assai, che è un avverbio di quantità) = locuzione avverbiale di quantità. Esempi di analisi grammaticale di una frase Verremo volentieri con voi. con = preposizione propria, semplice. Ho conosciuto i genitori della mia più cara amica. della = preposizione propria, articolata (formata da di + la). Secondo il medico guarirai presto. Secondo = preposizione impropria. Ti ho riconosciuto in mezzo alla folla. in mezzo alla = locuzione prepositiva, articolata. Analisi grammaticale di una congiunzione Fare l’analisi grammaticale della congiunzione significa stabilirne:  la forma: congiunzione, locuzione congiuntiva;  la funzione: coordinate o subordinante;  il tipo: copulativa, esplicativa o dichiarativa, avversativa, disgiuntiva, conclusiva, correlativa (le coordinanti), finale, causale, consecutiva, temporale ecc. (le subordinanti). Esempi di analisi grammaticale di una congiunzione Luigi e Maria verranno appena sarà possibile. e = congiunzione semplice, coordinante copulativa; appena = congiunzione composta, subordinante temporale. Sono deluso perché non mi puoi accontentare. perché = congiunzione composta, subordinante causale. Ogni volta che lo incontro, mi saluta cordialmente. Ogni volta che = locuzione congiuntiva, subordinate temporale. Analisi grammaticale di una interiezione o esclamazione Fare l’analisi grammaticale dell’interiezione o esclamazione significa stabilirne:  la forma: propria, impropria, locuzione interiettiva;  il tipo: di stupore, di dolore, di gioia, di paura ecc. Esempi di analisi grammaticale di un’esclamazione Ahi! Mi hai fatto male! Ahi = interiezione propria, di dolore. Santo cielo! Quanta gente c’è oggi! Santo cielo = locuzione interiettiva, di stupore.
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