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analisi del testo narrativo, Schemi e mappe concettuali di Italiano

narratore, tempo, spazio, focalizzazione, personaggi, stle

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 23/02/2024

alessia-de-cerreto
alessia-de-cerreto 🇮🇹

5

(1)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica analisi del testo narrativo e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! LA STRUTTURA DEL TESTO NARRATIVO È un testo che racconta una storia e deve avere alcune caratteristiche: 1) AVVENIMENTI: Successione di avvenimenti legati da causa e effetto 2) LUOGO E TEMPO: Gli avvenimenti devono avvenire in un certo luogo e in un certo tempo 3) PERSONAGGI: Devono esserci personaggi che con le loro azioni contribuiscono allo sviluppo della storia 4) NARRATORE: Deve esserci un narratore che racconta gli avvenimenti Esempio: Cenerentola STORIA: insieme di avvenimenti collegati fra loro LUOGO E TEMPO: è una fiaba la cui storia si svolge in un tempo e in un luogo indefiniti (c’era una volta in un paese lontano); gli avvenimenti si succedono in una sequenza temporale: Cenerentola prima è maltrattata e poi sposa il principe; prima va al ballo e poi perde la scarpetta; tutto avviene in luoghi determinati: la casa, il palazzo reale ecc. PERSONAGGI: cenerentola, matrigna, sorellastre, principe e anche la scarpetta può essere considerata un personaggio (anche se è un oggetto) perché contribuisce allo sviluppo della storia NARRATORE: la storia è raccontata da una voce narrante, quella che dice “C’era una volta…” è una voce impersonale che on è un personaggio Il testo narrativo può essere in prosa o in versi (es. Iliade, Odissea, Divina Commedia ecc.) SEQUENZE Sono: segmenti di testo, omogenei per contenuto e caratteristiche. È riconoscibile per due caratteristiche: - è una porzione di testo autonoma sul piano del contenuto e della sintassi - è riassumibile con una breve frase verbale o nominale SEQUENZE NARRATIVE: prevale la narrazione degli avvenimenti SEQUENZE DESCRITTIVE: descrivono un personaggio, un oggetto ecc. SEQUENZE DIALOGICHE: dialoghi fra personaggi in forma diretta con virgolette SEQUENZE RIFLESSIVE: l’autore spiega qualcosa, analizza la psicologia del personaggio, espone le sue idee su un certo problema Possiamo avere MACROSEQUENZE sequenze più ampie a loro volta divise in sequenze più piccole MICROSEQUENZE. Elementi per riconoscere le sequenze sono: - La vicenda si sposta da un luogo ad un altro - Entra in scena un nuovo personaggio - Passa del tempo - L’autore affronta un nuovo argomento Segnali dati dagli autori della divisione in sequenze: - I capitoli: di solito sono macro sequenze 1 - La paragrafazione (cioè la presenza di a capo): quasi sempre andare a capo significa nuova sequenza. FABULA E INTRECCIO La fabula è l’insieme degli eventi in un preciso ordine logico e cronologico L’intreccio è l’ordine con cui i fatti vengono presentati nel racconto ES. Un ladro fingendosi esperto d’arte è entrato in un museo e ha rubato un quadro; (fabula); il custode entrando nel museo si accorge del furto e chiama la polizia che effettua le indagini e scopre che il colpevole è un ladro che ha finto di essere un esperto d’arte (intreccio) Il testo narrativo è un intreccio, mente la fabula deve essere compresa dal lettore alla fine della storia. Quindi fabula e intreccio possono differire perché presentano gli avvenimenti in un ordine diverso. ELEMENTI DELLA FABULA antefatto o prologo: quanto accaduto prima dell’inizio della fabula, spesso è sottinteso o si capisce nel corso del racconto situazione iniziale: presenta i personaggi e la situazione da cui ha inizio la vicenda, rappresenta quindi l’inizio della storia. Di solito è una situazione di equilibrio, di quiete che viene interrotta da ciò che da inizio alla vicenda esordio: È l’avvenimento che, modificando la situazione iniziale, dà il via alla vicenda. peripezie: le avventure che costituiscono l’argomento della storia e che occupano gran parte della storia climax: il momento culminante della storia, di massima tensione, possono essere anche più di un momento scioglimento: quello che accade e che farà tornare l’equilibrio epilogo: nuovo equilibrio alla conclusione della storia, come l’antefatto può essere sottinteso o appena accennato Lo schema non è sempre completo, ma quello che si deve trovare sempre sono: ROTTURA EQUILIBRIO > PERIPEZIE >SCIOGLIMENTO TECNICHE CHE USA LO SCRITTORE PER MODIFICARE L’ORDINE DEI FATTI E CREARE L’INTRECCIO flashback o analessi: si interrompe la narrazione per raccontare qualcosa che è accaduto prima dell’inizio della storia che si sta raccontando.. Es. nei romanzi gialli il lettore viene posto prima di fronte al delitto e poi inizia la ricostruzione dei fatti accaduti flashforward o Prolessi: si interrompe il racconto dei fatti per anticipare qualcosa, si fa un salto avanti nel tempo montaggio incrociato: si passa da una scena all’altra per far capire che due scene si svolgono contemporaneamente usando espressioni come “intanto” “nel frattempo” in medias res: iniziando il racconto non da quando ha origine ma in pieno svolgimento, senza informazioni preliminari RITMO NARRATIVO nell’intreccio si modifica anche il rapporto fra la durata reale degli avvenimenti e la durata narrativa (spazio che occupano sulla pagina). Il tempo della storia è il tempo reale, il tempo del racconto è lo spazio dedicato dal narratore agli eventi. scena: tempo reale e tempo narrativo coincidono, esempio quando prevalgono i dialoghi riportati passo passo – rallentamento rispetto al tempo della storia analisi: il tempo reale è più breve del tempo della narrazione ad esempio quando il narratore segue una riflessione del personaggio e può descriverla in una riga o molte righe – rallentamento rispetto al tempo 2 TIPI DI NARRATORE Narratore di primo grado, narratore di secondo grado ecc. il narratore di primo grado è colui che racconta la storia, il personaggio di cui il narratore di primo grado parla, a sua volta, racconta delle storie ed è narratore di secondo grado; nel racconto del narratore di secondo grado possono esserci personaggi che raccontano storie e diventano narratori di terzo grado ecc. Narratori dello stesso grado quando ci sono diverse voci narranti tutte sullo stesso piano Rispetto alla storia il narratore può essere interno o esterno. Narratore interno: è uno dei personaggi della storia, il protagonista o anche una comparsa Narratore esterno: è una voce esterna alla storia e può essere un narratore personale che interviene commentando o un narratore impersonale che racconta i fatti senza mai intervenire. Il narratore interno di solito usa la prima persona, mentre l’esterno usa la terza, ma può accadere che il narratore esterno personale (che interviene) usi la prima persona, mentre quello interno non protagonista usi la terza quando parla del protagonista. Quindi schematicamente: NARRAZIONE: in prima persona Se narratore interno e protagonista ALTERNANZA: in prima e terza persona Se narratore interno non protagonista ALTERNANZA: in prima e terza persona Se narratore esterno personale NARRAZIONE: in terza persona Se narratore esterno impersonale Narratore onnisciente: narratore che sa tutto dei personaggi: sentimenti, pensieri ecc. ed è in grado di spiegare le vicende storiche e sociali che influiscono sulla storia. Il narratore onnisciente può confondersi con l’autore e di solito è il suo portavoce, cioè dice ciò che l’autore pensa. Il narratore onnisciente è convinto di conoscere la realtà di cui narra. Esempio di narratore onnisciente lo abbiamo nei Promessi Sposi. Narratore inattendibile: è il narratore di cui non ci si deve fidare, al contrario dell’onnisciente che è degno della massima fiducia. Le parole dell’inattendibile vanno interpretate e la verità va costruita dalle sue menzogne. La sua voce non coincide con quella dell’autore. Il narratore inattendibile va riconosciuto per gli indizi come in Rosso Malpelo dove il ragazzo viene descritto come malvagio perché ha i capelli rossi, ma l’autore non condivide questo pensiero e ci allerta sul fatto che la voce narrante condivide questo pregiudizio perché è la voce del popolo. DISCORSI E PENSIERI DEI PERSONAGGI Come uno scrittore fa parlare i suoi personaggi? Il discorso diretto indiretto può essere: legato: quando è legato al resto del discorso da un verbo dichiarativo come dire, chiedere, pensare libero: quando si presentano senza alcun collegamento al resto della narrazione Discorso diretto legato: il narratore cede la parola ai personaggi e riporta le loro parole con le virgolette o la lineetta Discorso indiretto legato: la voce del narratore riporta le parole dei personaggi introducendole con versi tipo disse, pensò.. Discorso diretto libero: le parole del personaggio entrano al posto della voce narrante senza virgolette o altro Discorso indiretto libero: le parole e i pensieri dei personaggi vengono riportati dalla voce narrante 5 FOCALIZZAZIONE Nella focalizzazione zero, si dice che il narratore è esterno perché è fuori dalla storia, quindi non è uno dei personaggi ma ne conosce bene sia le caratteristiche sia i pensieri. Inoltre, il narratore conosce sia le cause e le conseguenze. Si dice quindi che il punto di vista del narratore è lo stesso dell’autore e proprio per questo il narratore si dice ‘palese, perché si rende evidente, e ‘onnisciente ’, perché è colui che sa tutto. Un esempio di focalizzazione zero la troviamo nei “Promessi Sposi” di Manzoni. Nella focalizzazione interna, si dice che il narratore è interno perché il punto di vista coincide con quello di un personaggio. La focalizzazione interna può essere fissa, variabile o multipla: - nella focalizzazione fissa il punto di vista è dello stesso personaggio dall’inizio alla fine del racconto; - nella focalizzazione variabile il punto di vista è di più personaggi, che in successione presentano i fatti da più punti di vista e da diverse storie; - nella focalizzazione multipla il punto di vita è quello di più personaggi che presentano lo stesso episodio contemporaneamente e quindi in parallelo. Infine, nella focalizzazione esterna, il narratore si dice che è esterno perché è fuori dalla storia perché non partecipa ai fatti e di conseguenza non conosce tutto come il narratore interno. Esso è detto ‘nascosto ed impersonale’ poiché usa un registro linguistico uguale a quello dei personaggi e a causa di ciò, esso si mimetizza. Qui il narratore è lineare cioè segue un ordine cronologico e racconta i fatti così come si stanno svolgendo. Per questo motivo si può dire che il narratore è un detective perché non conosce i fatti ma li scopre una alla volta. Non è detto, però, che all'interno di un testo letterario il punto di vista assunto resti sempre lo stesso per tutta la durata della narrazione. Al punto di vista sono legate particolari tecniche narrative: straniamento: tecnica che consiste nel mostrare qualcosa come se lo si vedesse per la prima volta. Il narratore adotta il punto di vista «ingenuo» di chi vede per la prima volta ciò che sta succedendo. Il narratore passa da focalizzazione zero a focalizzazione interna, osservando la cosa con gli occhi di un personaggio. suspense: («sospensione», «attesa spasmodica»): è un effetto che s'incontra spesso in libri e film d'avventura e d'azione, e che si concretizza in uno stato di attesa e di incertezza, di sospensione appunto ironia: è una figura retorica che consiste nell'affermare il contrario di ciò che si intende dire. Il narratore sa pero che il lettore è in grado di riconoscere il significato reale delle sue parole, diverso da quello letterale. L’ironia è tipica del narratore onnisciente che dice il contrario di quello che pensa. STILE Lo stile di un testo dipende dalle scelte che un autore compie in quattro diversi ambiti: quello del lessico, della sintassi, delle figure retoriche e dei registri linguistici: o il lessico coincide con la scelta delle parole usate; o la sintassi allude al modo in cui sono organizzati e strutturati i periodi e le frasi; o le figure retoriche sono gli artifici espressivi che conferiscono al testo o maggiore intensità comunicativa; o il registro linguistico (o espressivo) è il livello di linguaggio e di lessico prescelto Il lessico Un testo narrativo può presentare una scelta di parole quotidiane e colloquiali oppure auliche e raffinate come: arcaismi (espressioni antiquate, tratte dall'italiano dei secoli passati); tecnicismi (espressioni tratte da linguaggi tecnici specifici); dialettalismi (espressioni dialettali); latinismi (espressioni latine, nella forma 6 originaria oppure parzialmente adattate); parole appartenenti a lingue straniere; termini gergali (il gergo è il linguaggio caratteristico di alcuni gruppi o settori della società: ne sono esempi il gergo militare, quello giovanile, quello della malavita e così via) La sintassi Sintassi semplice: è basata sulla paratassi, ovvero sull'uso prevalente di proposizioni coordinate, legate tra loro sia mediante l'asindeto (cioè con la virgola, senza ricorrere alle congiunzioni) sia per mezzo del polisindeto (con l'uso di congiunzioni). Sintassi complessa: è basata sull'ipotassi, cioè sull'uso di proposizioni subordinate. Uno scrittore può preferire frasi lunghe oppure brevi, ma non è la lunghezza a determinare la complessità sintattica di un periodo. Le figure retoriche Accumulazione: elencare, in modo ordinato o caotico, più parole, immagini o aggettivi non ripetuti in modo da trasmettere un'idea o un'immagine complessiva Climax: graduale passaggio da un concetto all'altro, via via più intenso es Da me, da solo, solo e famelico. Iperbole: portare all'eccesso il significato di un'espressione, amplificando o riducendo il suo riferimento alla realtà per rafforzarne il senso e aumentarne, per contrasto, la credibilità. Es. "Ti ho aspettato una vita" oppure "Sono andato a fare quattro passi" Metafora: Sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito a una trasposizione simbolica di immagini: le spighe ondeggiano (come se fossero un mare); il mare mugola (come se fosse un essere vivente); il re della foresta (come se il leone fosse un uomo). Similitudine: La similitudine si costruisce, tra le altre cose, attraverso l'uso di avverbi, quali: come, simile a, assomiglia, così come, ecc. È importante non confondere la similitudine con la metafora, poiché quest'ultima non ha bisogno di avverbi. Per esempio: I capelli di Anna sono biondi come l'oro: I registri linguistici L'insieme delle scelte linguistiche e lessicali fatte per un preciso tipo di comunicazione definiscono il registro linguistico (o espressivo). Distinguiamo fra tre diversi registri linguistici: Registro alto: è un registro attentamente studiato e formale, caratterizzato de una sintassi accurata e dall'uso di un lessico puntuale, che non di rado comprende termini aulici o arcaici, allo scopo di conferire un aspetto di ricercatezza e solennità al testo. Registro medio: sintassi corretta ma non troppo complessa, scelta lessicale appropriata, quindi una forma linguistica chiara e accessibile caratterizzano il registro espressivo media Registro basso: è un registro informale, poco attento da un punto di vista sintattico e grammaticale (può presentare errori, ovviamente per una precisa scelta dell'autore) e caratterizzato da un lessico semplice 7
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