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analisi del testo narrativo, Appunti di Letteratura Inglese

appunti di analisi del testo narrativo (narratore, analisi dei personaggi, tempo, spazio...)

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 13/04/2022

giada-bondielli
giada-bondielli 🇮🇹

4.4

(5)

32 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica analisi del testo narrativo e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! AnAlisi del testo nArrAtivo La letteratura è comunicazione. Comunicare significa “mettere in comune qualcosa”, condividere un terreno comune in cui chi parla e chi ascolta condividono delle cose. Non esiste comunicazione senza un terreno condiviso, che passa soprattutto dalla condivisione di un codice. In semiotica, la disciplina che studia la comunicazione, il codice è l’insieme delle regole che stabiliscono l’abbinamento di determinati contenuti a determinate forme. Associare una determinata forma ad un’idea è l’applicazione di una regola convenzionale rispetto alla quale un gruppo di parlanti si è messo d’accordo (implicitamente o esplicitamente). L’atto della consiste nel trasmettere a qualcuno dei messaggi sulla base di questo terreno comune, questo non è solo legato alla lingua naturale ma che in letteratura si allarga per comprendere altre regole, come le convenzioni letterarie (come il sistema dei generi, le regole retoriche, la poetic diction, il sistema della tradizione letteraria…). Per comprendere i testi letterari dobbiamo padroneggiare tutte queste competenze di codice. In questo senso non c’è grande differenza tra poesia e narrativa, sono entrambi atti comunicativi che servono per creare un terreno comune tra un mittente (o emittente) e un ricevente (o destinatario). Il testo messaggio è il terreno comune che unisce l’emittente e il ricevente, questo è comune sia a poesia che narrativa e ha una struttura ben precisa: quella della comunicazione letteraria. Se non conosciamo la struttura della comunicazione letteraria, crolla l’intera struttura del testo. romAn JAkobson: le funzioni del linguAggio Jakobson è un linguista che ha codificato e spiegato il modello della comunicazione, è di tipo funzionale, studia le funzioni del linguaggio all’interno della comunicazione (cosa fa il linguaggio nella comunicazione). Ci sono due poli: mittente/emittente – ricevente/destinatario. Egli ha elaborato varie funzioni che possono attivarsi o in una sola frase, o in un capitolo, o possono comprendere l’intero spazio testuale. Ognuna di queste polarità fa qualcosa:  Funzione emotiva: è esercitata dal mittente, è quella in base a cui il testo messaggio si orienta in direzione di chi sta parlando, di “io”. Quando il testo parla con un io che trasmette informazioni di sé stesso ad un destinatario, si verifica questa funzione. Un esempio sono le poesie liriche, queste sono molto orientate verso l’io, c’è infatti una grande preponderanza del pronome “I” (è un simbolo di questa funzione), l’io è il centro della comunicazione e tutto è legato a questo. Anche nella narrazione avviene: quando abbiamo un narratore che parla di sé stesso e delle sue vicende abbiamo questa funzione, succede spesso con Dickens.  Funzione conativa: si attiva quando il testo messaggio è orientato verso il destinatario, verso un “tu”. Un esempio è “the tables turned” di Wordsworth. A seconda di ciò che vuole fare un autore queste funzioni possono alternarsi o anche convivere all’interno del testo. Un esempio è quando abbiamo degli imperativi orientati verso il testo.  Funzione referenziale: è la funzione orientata verso il contesto della comunicazione, ovvero tutti quegli elementi informativi che riguardano la dimensione in cui il testo è prodotto (tempo, spazio, circostanze…) senza i quali non si avrebbe la comprensione del testo. Ad esempio, in un romanzo dell’Ottocento, l’elemento della carrozza fa parte del contesto in cui è stato scritto il testo. La funzione referenziale è sempre presente in tutte le comunicazioni. Il contesto è anche fatto di non detti. Nei romanzi di fantascienza, ci sono degli elementi che rivelano in contesto di produzione e che indicano quindi il periodo in cui sono stati prodotti.  Funzione fatica: la funzione fatica si attiva quando con la comunicazione si cerca di verificare il corretto funzionamento del canale comunicativo, questa può esserci o non esserci.  Funzione poetica: la funzione poetica è molto importante, avviene quando il testo messaggio è orientato verso il messaggio stesso. Consiste in tutti quegli effetti espressivi che trasmettono informazione tramite la forma del testo stesso (ad esempio il fonosimbolismo o gli effetti ritmici). Si chiama funzione poetica perché nella poesia questa è molto spiccata, nella narrativa dipende (in quella moderna la si ritrova molto).  Funzione metalinguistica: la funzione metalinguistica è molto importante, è quella che si orienta sul codice, il testo parla di sé stesso o mette in luce le sue regole. Si attua ad esempio nel Tristram Shendi di Sterne, quando l’autore mette in crisi i meccanismi della comunicazione letteraria o il distanziamento che ci deve essere tra realtà e finzione (ad esempio, quando abdica la sua funzione di narratore e anziché raccontare si distrae). Rompe quindi i codici di narrazione che fanno parte del patto implicito tra mittente e ricevente. i ruoli: Autore e lettore In semiotica, sono stati codificati dei modelli di comunicazione che ci fanno vedere come si struttura il rapporto tra l’emittente e il ricevente. All’interno della comunicazione letteraria abbiamo due diversi piani:  Comunicazione extratestuale: ha come orientamento il testo verso il lettore.  Comunicazione intratestuale: tutte le comunicazioni che si svolgono all’interno del testo. ComuniCAzione nArrAtivA: emittenzA Piano extratestuale:  Autore empirico, reale o biografico: è l’autore storico, in carne ed ossa, che ha prodotto il testo, come personaggio reale. Quando l’autore decide di scrivere il testo ed usare la comunicazione narrativa, deve attivare una serie di competenze di codice (prendere dalla sua memoria tutte le competenze e abilità che servono per produrre il testo), deve conoscere la lingua, avere presente il sistema dei generi e la tradizione letteraria…  Autore ideale: l’autore, quando attiva queste competenze di codice, assume il ruolo di autore ideale, diventa la migliore versione di sé stesso in funzione della scrittura. Si suppone che egli sappia tutto della vicenda che sta per narrare o se è un poeta che sappia gestire l’alternanza tra beats o off beats. Quando l’autore mette in atto le competenze di codice si sposta nella dimensione intratestuale. Ha un sapere potenziale. Piano intratestuale:  Autore implicito: è sempre l’autore che sta già parlando all’interno del testo, come voce, personaggio o anche io poetico. Nel momento in cui sta parlando la sua voce risente delle competenze di codice che aveva già attivato. Il sapere potenziale diventa in atto.  Narratore: è il soggetto che trasmette l’informazione narrativa o lirica. Il narratore sta trasmettendo delle informazioni in base a delle convenzioni, è una voce, una funzione testuale ed è fittizio. Il narratore conosce le vicende e le stanno raccontando, ha una competenza di codice molto ampia. Quando egli le racconta sta attivando le competenze di codice, per questo è anche autore implicito. L’autore implicito è la parte del narratore in grado di attivare le competenze, il narratore è colui che le attiva. Per poterli distinguere bisogna partire dal sicuro: il narratore è colui che narra la storia. Ci sono cose presupposte in lui per raccontare una storia, in lui sono quindi le competenze dell’autore implicito. Queste competenze le ritroviamo nelle parole del narratore. Noi possiamo analizzare completamente il narratore e l’autore empirico (studiando la sua vita, dove ha studiato…). Per quanto riguarda autore empirico e autore ideale posso ricostruirle tramite epistolari e le vicende della vita dell’autore. Non tutte le competenze di un autore sono però attivate all’interno di un testo. il nArrAtore Il narratore può essere classificato in base alla sua relazione con la storia raccontata (viene definita “diegesi”). Un importante studioso di narratologia, Gerard Genette, nei suoi saggi dal titolo “figure” (di cui il più importante è il terzo), ha voluto spiegare come procedere con l’analisi del narratore. Egli ha definito il narratore come una “voce che parla nel testo” che può essere di due tipi:  Eterodiegetico: è un narratore che non partecipa alla vicenda, ma la racconta dall’esterno in terza persona. Questa è la tipologia di narratore tradizionale che riporta le vicende così come sono. Il narratore eterodiegetico era il narratore classico sia del romanzo ottocentesco, sia della narrazione epica. Può essere di due tipi: - Narratore esterno palese: racconta la vicenda in terza persona, ma interviene apertamente, a volte anche in prima persona, per esprimere giudizi, commenti o per interpretare i fatti secondo la propria ideologia. Appartiene a questa tipologia il narratore dei Promessi Sposi. - Narratore esterno nascosto: racconta i fatti in terza persona, con tono distaccato, senza mai intervenire direttamente, senza dare interpretazioni soggettive: la sua presenza è quasi invisibile. La storia sembra farsi da sé, poiché l’intento dell’autore è la rappresentazione della verità oggettiva. È la tipologia di narratore dei romanzi del verismo.  Omodiegetico: è uno dei personaggi della vicenda, ha vissuto la storia in qualche modo e può avere una visione più soggettiva e parziale e narra solo ciò che vede o che ipotizza. Talvolta, può anche mentire alterando i fatti. Può essere di due tipi: - Autodiegetico: è il protagonista degli avvenimenti che narra in prima persona, racconta di sé. È l’io narrante. - Allodiegetico: è solo un testimone della vicenda e racconta i fatti accaduti ad altri. In questo caso, gran parte della narrazione è in terza persona. A questa tipologia appartiene il narratore de “La tregua” o il “Visconte dimezzato” di Calvino, che riporta la storia di uno zio. Nelle narrazioni autobiografiche, in cui spesso accade che il narratore interno racconti eventi di cui è stato protagonista anni prima, si verifica una scissione tra l’io narrante, che rivede le vicende vissute in prima persona nel passato, alla luce delle esperienze maturate con il passare del tempo, che hanno fatto di lui una persona diversa, e l’io narrato, protagonista della rievocazione, il sé stesso oggetto alla narrazione. Nelle narrazioni ad incastro (il racconto nel racconto, la narrazione a più voci), dove si creano diversi livelli narrativi, è possibile individuare una gerarchia di narratori:  Un narratore di primo grado (extradiegetico): racconta la storia principale (come nel Decameron o nei Canterbury tales in cui abbiamo una cornice narrativa). Egli introduce nel racconto un personaggio che compie l’atto specifico del raccontare, a sua volta, una storia.  Un narratore di secondo grado (di terzo, ecc… intradiegetico): narra un secondo racconto. elementi strutturAli dellA nArrAtività Genette distingue tra tre diversi elementi:  Racconto: il racconto è la concatenazione degli enunciati narrativi, il significante; è il discorso orale o scritto che riporta la relazione di un avvenimento o di una serie di avvenimenti. Questo rappresenta l’intreccio, ovvero il come viene raccontato un avvenimento secondo l’ordine che viene scelto dal narratore che decide cosa dire prima e cosa dopo.  Storia: la storia è la concatenazione degli avvenimenti, è il contenuto narrativo, il significato, l’oggetto del racconto costituito dalla successione degli avvenimenti riportati; è la concatenazione degli eventi gestiti da uno o più personaggi. Rappresenta la fabula, il nucleo concettuale di base da cui nascono i possibili intrecci.  Narrazione: la narrazione è l’atto di narrare qualcosa a qualcun altro in una situazione che può essere sia reale che fittizia. La narrazione può avvenire sia in prosa che in versi e si basa sulle funzioni, su ciò che l’autore vuole fare. lA sComposizione del testo nArrAtivo Il fruitore di un racconto dovrà, nel suo studio, identificare e mettere in evidenza i vari piani costitutivi del racconto, dal più superficiale al più profondo:  Considerare solo il discorso narrativo, la catena di enunciati che ne costituiscono la superficie significante;  Analizzare la storia, cioè l’ossatura degli eventi narrati, nella loro successione e concatenazione;  Evidenziare i tratti e gli elementi della narrazione (contesto, dinamica) rispecchiati o riportati nel discorso. fAbulA e intreCCio:  Fabula: è l’ossatura base del racconto, costituita dagli eventi disposti secondo la rigida successione temporale e logica. È un’astrazione del lettore, che la ricava riordinando le unità narrative secondo la successione logica e cronologica.  Intreccio: è la storia come viene narrata dall’autore, è il libero montaggio dei fatti della fabula, il nuovo ordine degli eventi secondo le nuove esigenze retoriche o estetiche dell’autore. Se la fabula coincide con l’intreccio, ci troviamo davanti ad un intreccio lineare, se la fabula non coincide con l’intreccio, ci troviamo davanti ad un intreccio non lineare. lA storiA Secondo Boris Tomasevskij, il racconto può essere scomposto in motivi. I motivi sono le unità minime della storia, il materiale narrativo di base che, combinato in una certa sequenza, dà origine alla storia. Riguarda dunque gli avvenimenti che costituiscono i building blocks in cui ogni intreccio può essere segmentato, quando succede qualcosa ci sono dei cambiamenti nella storia. Si distinguono in:  Motivi legati: sono degli avvenimenti insostituibili, determinanti per lo sviluppo del racconto. Questi nel testo sono pochi e se vengono a mancare crolla la struttura del testo, non coprono l’intera struttura del testo.  Motivi liberi: i motivi liberi hanno funzione accessoria e marginale, non sono fondamentali e hanno un carattere complementare e aggiuntivo. Sono tutte le digressioni o le descrizioni che potrebbero anche essere omesse. Molte volte questi motivi sono volti a creare delle digressioni per cercare di confondere il lettore. Un’altra distinzione tra i motivi riguarda la rilevanza che questi hanno nello sviluppo oggettivo degli eventi che compongono la narrazione. Abbiamo quindi:  Motivi statici: sono motivi che non producono una trasformazione della situazione narrativa, non danno quindi un dinamismo nella storia.  Motivi dinamici: i motivi dinamici sono quelli che producono mutamenti e spesso sono dei personaggi (detti cerniere) che creano una svolta all’interno della storia. Una volta stabilito il proprio materiale di base, un autore può decidere di disporlo secondo diversi ordini o sequenze. sequenze Cesare Segre ha individuato una modalità in cui la suddivisione del racconto può avvenire: egli definisce “segmentazione linguistico-formale” l’individuazione di segmenti discorsivi ritagliati in base alla loro funzione linguistica. Egli ne individua quattro tipi:  Sequenze narrative: sono sequenze in cui prevale la funzione del raccontare, in queste il tempo del racconto procede.  Sequenze descrittive: sono sequenze in cui vengono descritte cose, luoghi, persone o caratteri e in queste il tempo del racconto si ferma (si dicono arresti temporali).  Sequenze riflessive: sono sequenze in cui prevalgono giudizi, commenti o pensieri dei personaggi, si ha, quindi, anche in questo caso, un momento di pausa in cui prevalgono gli aspetti interiori dei personaggi.  Sequenze dialogate: sono sequenze in cui vengono riportati per mezzo del discorso diretto gli scambi dialogici tra i personaggi che parlano tra di loro. All’interno delle sequenze dialogate si possono ritrovare anche sequenze di altro tipo. HArAld WeinriCH, “tempus”. le funzioni dei tempi nel testo Questo testo è uno studio sulle forme linguistiche e temporali adottate nei testi, egli distingue tra:  Tempi commentativi: sono finalizzati al diretto coinvolgimento del lettore o ascoltatore. Vogliono quindi portarlo ad assumere un atteggiamento di tensione, di coinvolgimento psicologico con l’emittente.  Tempi narrativi: sono adoperati nella narrazione e finalizzati a suscitare nel lettore o ascoltatore un atteggiamento di tensione e di distanziamento psicologico. il tempo del rACConto Studiare la categoria del tempo in un racconto significa studiare la relazione fra il tempo della storia (TS, quello dell’effettiva estensione e durata cronologica delle vicende narrate) e il tempo del racconto (TR, relativo al modo e alle forme in cui vengono montate le vicende del tempo della storia, tagliando, ripetendo o saltando avanti e indietro nella linearità sintagmatica della diegesi). Genette si occupa anche di questo ed egli individua tre diversi ordini analitici:  Ordine: è l’ordine con cui gli eventi si dispongono nella storia e nel racconto, la sequenzialità con cui vengono narrati.  Durata: è il tempo in cui sono narrati gli eventi che hanno una durata variabile nella storia e nel racconto.  Frequenza: è la frequenza nella presenza di un evento nella storia e nel racconto, ovvero quante volte viene narrato uno stesso evento. La psiche è libera dalla ragione e dunque il testo si presenta anche come caotico e privo di una sintassi. Un esempio è “Syrens”, un capitolo dell’Ulysses, in cui vengono descritti odori e rumori di un pub in modo caotico e il cui si può notare che la psiche è passiva e recettiva. i personAggi Segre studia semiotica del testo. In una prospettiva semiologica si può descrivere un personaggio secondo quattro linee che sono tra loro collegate:  L’essere: riguarda le attribuzioni o le qualità di un personaggio. Un esempio di personaggio descritto in questo modo è Heathcliff di Wuthering Heights.  Il fare: si studia il personaggio concentrandosi sulla sfera pragmatica; da un punto di vista linguistico, si possono segnare tutti i verbi di azione e fare una mappatura di ciò che il personaggio fa.  Il vedere: riguarda la prospettiva del personaggio in senso lato. Sapere ciò che un personaggio ha visto e conoscere l’ampiezza della sua visione (completata dall’autore) aiuta molto. Noi, in genere, abbiamo una visione più ampia di quella dei personaggi e notiamo la limitatezza della loro visione.  Il parlare: si studiano i dialoghi e la voce dei personaggi. Più un autore è bravo, più differenzia i dialoghi e assegna una propria voce ad ogni personaggio. Infatti, i personaggi possono avere un modo di parlare di diverso tipo, possono usare il dialetto o ripetere sempre le stesse parole. un esempio può essere Clockwork orange, i druidi usano uno slang giovanile coniato da Burges per loro e che risulta molto complicato. Per capirlo si può guardare che tipo di sostantivi troviamo (concreti, astratti, legati al gergo marinaresco…). Sul parlare troviamo anche la questione degli atti linguistici, delle strutture particolari con cui il linguaggio fa delle cose. Austin, il primo studioso che se n’è occupato, ha coniato questo concetto di fare qualcosa con le parole. Un esempio di atto linguistico è quando, ad un matrimonio, viene pronunciata la frase “vi dichiaro marito e moglie”: con la parola, si cambia lo statuto dei personaggi. Spesso si trovano anche personaggi che danno ordini o obbligano le persone a fare qualcosa. Nella narrativa gli atti linguistici si trovano spesso e sono come dei motivi che portano a dei cambiamenti nel corso della storia. Per descrivere il valore antropologico di un personaggio, bisogna concentrare la nostra attenzione sui dettagli, definiti anche connotazioni indiziarie. Queste possono essere ridotte a parole, come aggettivi, e funzionano come degli indizi delle caratteristiche della dimensione del personaggio. In particolare, abbiamo cinque caratteristiche da tenere in considerazione:  Statuto anagrafico: riguarda il nome, il sesso, l’età, il censo, il lavoro, la classe sociale… del personaggio.  Carattere e psicologia: questa categoria ricopre tutte quelle precedenti (essere, fare, vedere e parlare). In questo campo si possono applicare altre conoscenze che noi abbiamo (come, ad esempio, conoscenze riguardanti la psicologia come quelle di Freud) ed analizzare questi comportamenti.  Assiologia: riguarda la visione del mondo del personaggio, il modo in cui intende la vita, quali sono i suoi valori, quali spiegazioni dà a ciò che accade… dunque, riguarda il modo in cui questi personaggi ragionano. Questo ci dice molto e lo si può studiare anche tenendo conto della semiotica degli oggetti d’uso: questi comunicano la loro funzione (se vediamo un tappo sappiamo che dobbiamo svitare per aprirlo…) studiarla, infatti, dà delle informazioni preziosissime, come cosa sono destinati a fare, quali sono i loro valori (se indossiamo una maglietta di una squadra di calcio si capisce che noi tifiamo per quella)… nell’assiologia possiamo trovare anche l’atteggiamento del personaggio rispetto al mondo e rispetto agli altri. Il modo in cui ogni personaggio si pone nei confronti delle situazioni dice molto dei valori etici del personaggio, e anche il suo atteggiamento nei confronti degli altri. L’atteggiamento di Nelly di Wuthering Heights nei confronti dei due protagonisti è indicativo della sua assiologia e del fatto che per lei le relazioni familiari siano molto importanti.  Prassi: la prassi riguarda il fare in modo più dettagliato. Si descrivono infatti le azioni, le abitudini, la mimica e la gestualità. Anche il modo in cui il personaggio si pone rispetto a ciò che lo circonda è importante (prossemica): nel teatro shakespeariano sono importanti gli “asides”, momenti in cui il personaggio si distacca dalla scena (come Hamlet) e descrive tutto ciò che sente, tutto il suo mondo interno. Qui, la prossemica è indiziaria degli stati cognitivi e mentali del personaggio e ci fa vedere anche che egli è propenso a fare qualcosa, che per carattere è portato a fare questo. Alcuni personaggi hanno bisogno degli altri e stanno attaccati ad altri personaggi, o altri ancora che si sentono elevati e preferiscono stare soli.  Modalità: la modalità indica tutte le connotazioni indiziarie che rientrano tra il volere (desideri, bisogni, interessi, ciò che si sente come mancanza…) e potere (si vede da connotazioni indiziarie che danno informazioni sul talento, sui mezzi fisici (possibilità di muoversi o di vedere) sulle competenze e sugli oggetti di cui è dotato un personaggio). Un esempio possono essere i personaggi del ciclo arturiano che presentano tutti una “quest” e tutti gli oggetti di cui sono circondati ci daranno informazioni sul perché li userà. Potere e volere sono però legati all’avere: chi può perché ha una buona condizione economica ottiene, chi non può fa più fatica. Il potere di Ozymandias deriva, ad esempio, dalla sua condizione economica. sistemA AttAnziAle Anche per lo studio del personaggio, la narratologia propone diversi livelli di analisi. Rifacendosi alla nozione dei teorici classici, che subordinavano il personaggio alla nozione di azione, gli strutturalisti definiscono non un “essere” ma un “partecipante” all’azione narrativa: non è più importante chi compia l’azione, ma che cosa viene fatto e quale tipo di azione venga svolta. Greimas, in una serie di testi (in particolare i primi due volumi di “del senso”) ha studiato il sistema attanziale, ovvero le relazioni tra i personaggi e le loro azioni. Ogni personaggio esercita delle funzioni che sono molto importanti e descrivono il personaggio come “attante”, ovvero come colui che fa qualcosa. Il sistema attanziale di Greimas si basa su tre coppie:  Soggetto-oggetto: il soggetto fa qualcosa che ricade sull’oggetto. Un esempio è la “rime of the ancient mariner”, in cui il marinaio compie un’azione che si riversa sull’albatros: l’attante soggetto è il mariner mentre l’attante oggetto è l’albatros. Sempre all’interno di questo testo, quando il marinaio viene vinto da Life-in-Death, egli diventa l’attante oggetto mentre lei l’attante soggetto. Questo ci fa notare che il ruolo di ogni singolo personaggio è fluido. Il piano attanziale del soggetto e dell’oggetto ci dà molte informazioni sulla natura delle relazioni dei personaggi.  Destinatore-destinatario: questo piano riguarda le azioni comunicative, come un soggetto che parla per dare informazioni ad un destinatario.  Aiutante-oppositore: questa distinzione è molto frequente. o Aiutante: all’interno dei racconti possiamo spesso trovare dei personaggi che aiutano altri personaggi e che portano avanti il pacchetto attanziale. o Oppositore: ci sono anche dei personaggi che mettono degli ostacoli per impedire il compimento di un’azione. Queste tre coppie di attanti si collocano su altrettanti assi che, a loro volta, connotano le sfere d’azione dei personaggi. I tre assi fondamentali sono:  Asse del desiderio: riguarda il piano soggetto-oggetto, si riferisce all’entità materiale o al valore perseguito dall’eroe-protagonista.  Asse della comunicazione: riguarda il piano destinatore-destinatario, si riferisce a chi dona l’oggetto o lo propone come desiderabile e chi lo riceve o lo accoglie come tale.  Asse del potere: riguarda il piano aiutante-oppositore, si riferisce a chi facilità l’azione dell’eroe e chi la rende più complicata. Le funzioni attanziali, secondo Greimas, si presentano come degli attori. L’attore è, secondo Greimas, il personaggio come si presenta. Un esempio lo troviamo nella fiaba di cappuccetto rosso, in cui ritroviamo tre diversi attanti-aiutanti: il cacciatore, la nonna e la mamma (colei che innesca l’azione). Se noi consideriamo questi tre personaggi, si tratta di tre diversi attori che hanno un’unica funzione. Il lupo, invece, è l’attante-oppositore. Anche gli animali e gli oggetti sono degli attanti. Il protagonista è un attore che ha un’estensione testuale più ampia dal punto di vista quantitativo (per il numero di pagine) e qualitativo (perché compie azioni più importanti, è il centro verso cui converge tutta l’informazione). In alcuni romanzi possiamo avere anche dei co-protagonisti. modo Genette studia anche la categoria del modo, che riguarda i gradi dell’informazione narrativa dipendente dalla distanza o dalla prospettiva. distAnzA A seconda della distanza che il narratore deciderà di frapporre fra sé e gli eventi della storia, accrescerà o diminuirà la quantità di particolari riportati, sceglierà modalità diverse di riferire i discorsi dei personaggi.  Maggiore distanziamento: discorso narrativizzato o raccontato. Le parole del personaggio vengono raccontate o riassunte nel loro contenuto.  Minore distanziamento: discorso diretto, riportato o riferito. I discorsi dei personaggi sono trascritti sotto forma di dialogo, con effetto di drammatizzazione e teatralizzazione, distinguendoli con una marca o clausola di contrassegno all’inizio e alla fine del discorso.  Forma intermedia: discorso indiretto o trasposto. Integrazione, nel discorso del narratore, delle parole del personaggio, a loro volta introdotte da “verba dicendi”. Questo tipo di discorso crea ambiguità nella valutazione del peso del giudizio del narratore sull’interpretazione delle parole riportate dal personaggio. foCAlizzAzione La focalizzazione è il modo in cui noi possiamo vedere quanto il narratore sa rispetto ai personaggi. Si tratta dei mezzi che il narratore usa per farci sapere che cosa il personaggio sa, vede e comunica. Esistono tre tipi di focalizzazione:  Focalizzazione zero: la narrazione non è focalizzata o a narratore onnisciente, in cui il narratore sa più di tutti i personaggi.  Focalizzazione interna: il narratore sa quanto sanno i personaggi del racconto, segue da vicino ciò che accade.  Focalizzazione esterna: il narratore ne sa (o finge di saperne) meno dei personaggi. lo spAzio Anche per quanto riguarda lo spazio ci sono diversi livelli di analisi. Tutti i narratologi sono concordi ad attribuire allo spazio delle valenze semico-simboliche, ossia un valore traslato e simbolico, e tendono ad interpretarlo come manifestazione esteriore di un significato profondo, immagine manifesta, concreta di un carattere o di uno stato d’animo. Greimas distingue tra spazio euforico e disforico.
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