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Analisi della poesia "Falsetto", E.Montale, Prove d'esame di Critica Letteraria

Analisi della poesia "Falsetto", E.Montale

Tipologia: Prove d'esame

2020/2021

Caricato il 30/05/2022

Elle.28
Elle.28 🇮🇹

5

(2)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Analisi della poesia "Falsetto", E.Montale e più Prove d'esame in PDF di Critica Letteraria solo su Docsity! Falsetto La composizione Falsetto appartiene alla prima delle quattro sezioni in cui si articola l’esordio poetico montaliano degli Ossi di Seppia, cioè Movimenti, che si apre con una poesia dal valore programmatico, I limoni, manifesto della poetica e dell’etica montaliane. Secondo quanto riportato dai manoscritti conservati, possiamo intendere come terminus ante quem di composizione della poesia l’11 febbraio 1924. Falsetto parte da un aggancio autobiografico: la poesia è infatti dedicata a Esterina Rossi, giovane sportiva conosciuta da Montale nell’estate del 1923, alle Cinque Terre. La giovane diventa qui personaggio d’ispirazione della costruzione letteraria montaliana interlocutrice dell’io poetico. L’Esterina di Falsetto è una presenza femminile minore, sfuggevole, lontana dalle grandi donne montaliane che saranno al centro delle raccolte successive: Clizia ne Le Occasioni e La Bufera, la Mosca in Satura. Di fatti si tratta di un componimento di un Montale ancora acerbo, giovane, che non ha ancora consumato a pieno l’attraversamento di D’annunzio e che da lui si lascia ancora influenzare, come possiamo notare dalla veste linguistica, ancora intrisa della tradizione, che determina alcune difficoltà di comprensione. Possiamo individuare un “dislivello”, indice del rapporto dialettico che lega Montale a D’Annunzio: da una parte abbiamo un andamento dimesso, quasi prosaico, tipicamente montaliano ma dall’altra spiccano toni e scelte auliche che riecheggiano la tradizione lirica precedente dei poeti laureati tanto criticati dal Montale de I limoni. Il titolo “Falsetto” indica letteralmente il cantare un’ottava al di sopra della propria estensione vocale e contiene in sé anche una dimensione di falsità. La poesia si articola in 4 strofe, di 21 versi la prima, di 14 le due centrali per poi terminare con un dittico finale che fa da clausola all’interno componimento, 2 versi divenuti proverbiali come molti degli explicit montaliani. I metri sono vari anche se non mancano endecasillabi e settenari che Montale recupera dalla metrica tradizionale. Le rime non sono regolari ma c’è una dorsale fonica che attraversa tutta la poesia, collegando a distanza fra di loro le strofe: assembra della prima strofa rima con membra della seconda, che è quasi in rima con tempra. Prima strofa La poesia si apre con un’apostrofe che il poeta rivolge ad Esterina. Esterina i vent’anni ti minacciano l’età promessa della giovinezza è paradossalmente accostata a un verbo negativo minacciare e questo lieve paradosso viene ribadito nel verso successivo con grigiorosea nube: una nube sì rosea ma anche grigia. Ti vedremo avvolta dalle nubi che il vento violento disperde o concentra Qui la nube rappresenta la panica collocazione nella natura di cui Esterina può godere. Poi uscirai dal mare di cenere abbronzata adusta latinismo più che mai, con il viso concentrato che assomiglia all’arciera Diana proteso verso una nuova lontana avventura Qui Montale, riprendendo immagini dal gusto neoclassico, prima descrive Esterina come un’araba fenice che, dopo essersi consumata, rinasce dalle proprie ceneri, poi la paragona alla dea dei boschi Diana, con l’arco in mano. Salgono i venti autunnali non possiamo escludere che il poeta porti avanti un raffinato gioco anfibologico con il numero degli anni di Esterina e il plurale di vento ti intricano primavere passate; ecco per te risuona un annuncio benefico nei cieli elisi (il paradiso della mitologia classica, già richiamata con la figura dell’arciera Diana) Il rintocco benefico non restituisca a te un suono simile a quello prodotto da una brocca incrinata colpita! cioè un suono secco, duro, opaco Io prego che quel rintocco sia per te un concerto di sonagli non esprimibile a parole. Seconda strofa La seconda strofa si apre con un verso che sembra preso pari pari da Leopardi, visto il linguaggio desueto: impaurare è un verbo leopardiano Il futuro incerto non ti spaventa. Leggiadra ti distendi sullo scoglio che brilla di sale e al sole abbronzi la pelle. Ricordi la lucertola ferma sul masso arido Dopo l’alto paragone neoclassico con la divinità dell’Olimpo pagano, Diana, qui si passa a un paragone più umile e dimesso che avvicina Esterina a una lucertola, animale del bestiario montaliano. Segue poi, come in apertura del testo, il paradossale accostamento
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