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Analisi dettagliata di Macbeth, Appunti di Letteratura Inglese

Analisi dettagliata degli atti in Macbeth.

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 10/05/2020

marica_rizzo
marica_rizzo 🇮🇹

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Scarica Analisi dettagliata di Macbeth e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Macbeth Macbeth è da sempre considerato tra le maggiori tragedie di Shakespeare ed è la più breve. Per 400 anni tutti gli autori, scrittori, ecc, hanno sempre analizzato questa tragedia o comunque ne hanno parlato. L’opera è stata scritta nel 1606 ma pubblicata solo nel 1623. I personaggi principali sono Macbeth, Banquo e Lady Macbeth. Anche il Re Duncan avrà il ruolo di protagonista e vittima. Fondamentale la presenza delle tre streghe in quanto rappresentano l’elemento soprannaturale che pervade in tutta l’opera. Proprio il soprannaturale non ha solo la funzione di sottolineare la grande tradizione dell’epoca, ma ha una connotazione di tipo sociale e politico. Dunque il soprannaturale ha la funzione di mostrare la specularità dell’animo umano. Queste tre streghe quindi rappresentano qualcosa che è all’interno dell’uomo e che si manifesta poi attraverso figure che sulla scena dovevano attirare l’attenzione del pubblico. Infatti il Globe Theatre aveva una struttura tale che permetteva al pubblico di interagire attivamente alla rappresentazione delle opere. Il linguaggio all’interno dell’opera non è estremamente prolisso, ma un linguaggio diretto. Cioè Shakespeare usa metafore che immediatamente hanno un significato; ciò permette allo spettatore di analizzare ciò che sta osservando e nel momento maggiore dell’opera si produce la catarsi. Lo scopo della tragedia è appunto mostrare gli aspetti deleteri più negativi dell’animo umano per produrre a chi legge e a chi osserva, quella che è una sorta di purificazione interiore, la catarsi. Prendere coscienza di ciò che accade e come accade per far sì che ciò possa in qualche modo produrre poi un effetto benefico nello spettatore. Mostrando un assassinio così efferato all’interno dell’opera, colui che osserva farà una sorta di esame di coscienza. Valuterà il male sotto altri punti di vista e attraverso altre forme. Nell’opera ci sono molti elementi che si ribaltano già nella prima scena, che è la scena dell’incontro delle tre streghe, mostra il bello e il brutto allo stesso tempo. Questo primo atto è molto importante poiché si descrivono gli elementi e i personaggi significativi di tutta la tragedia. I ATTO Prima scena Il dialogo delle tre streghe nella prima scena crea un effetto sorpresa nello spettatore. Cioè lo spettatore che osserva il ribollio del pentolone crea un’atmosfera di nebbia, di oscurità. E queste tre streghe che si incontrano per incontrare a loro volta Macbeth. L’affermazione “Bello è brutto e brutto è bello” potrebbe sembrare un’affermazione ossimorica. Questa frase vuol dire che tutto ciò che appare, non è. Quindi c’è una continua inversione tra apparenza e realtà. Non è una dimensione onirica (di sogno), ma è una dimensione in cui Shakespeare avverte lo spettatore che non tutto ciò che può essere bello e positivo in realtà lo sia. Il fatto che quest’affermazione venga fatta dalle streghe rappresenta una sorta di negatività che viene quindi evidenziata nel genere umano. Il “brutto è bello e il bello è brutto” non è in senso astratto oggettivo, non è un qualcosa che sta di fronte, ma è qualcosa che è all’interno dell’individuo. Per cui tutte le azioni e tutto ciò che si compirà che potrebbe far alludere al positivo, probabilmente si rivelerà come un qualcosa di assolutamente negativo e devastante. (seconda scena) si cambia atmosfera. Viene messa subito in evidenza in questa scena la figura di Macbeth. Le parole più volte sottolineate sono “fortuna” e soprattutto “valoroso”. Macbeth è “il valoroso”. Quindi abbiamo immediatamente l’idea di un personaggio che si è conquistato il suo onore sul campo di battaglia. Macbeth è il cugino del re di Scozia ma è anche un generale dell’esercito che ha esattamente fatto il suo dovere, favorito dalla fortuna. Nell’epoca Shakespeariana “Fate” , “Fortune” e “Free Will” sono tre elementi molto importanti. La fortuna non è intesa come una ricchezza indipendente da noi, ma è una cosa che si costruisce. Anche “fate” è inteso come il caso, il destino. Ma non è qualcosa di predeterminato. “free Will” è appunto la libera scelta. Un altro elemento molto importante sono le metafore di animali, la metafora del sangue. Già nelle prime due scene c’è un impatto molto forte. E soprattutto sembra ci sia un contrasto poiché nella prima scena le streghe sembrano voler avvertire lo spettatore e metterlo sull’attenti sul fatto che non tutto ciò che accadrà sarà quello che poi lo spettatore si aspetta. Successivamente si entra nell’ambito della battaglia dove tutto sembra estremamente positivo poiché c’è appunto un esito positivo della guerra e degli eroi e Macbeth viene connotato come un eroe. Dunque il contrasto è dato da una prima scena che lascia molti dubbi e una seconda scena invece ben definita. Entra un altro personaggio che rafforza ancora di più la figura di Macbeth. Entra Ross, il quale fa un secondo resoconto della battaglia la quale è stata combattuta in maniera vigorosa da Macbeth. Soprattutto che Cawdor ha tradito il suo esercito e la sua patria e quindi viene condannato a morte. Il titolo di Barone di Cawdor passerà dunque a Macbeth. Qui si inizia a delineare la vera storia. Terza scena Nella terza scena si capisce la velocità dell’azione. Nel giro di qualche battuta e un cambio immediato di scena ci troviamo subito di fronte a quello che si definirà “Fate” e “Fortune”. Le tre streghe si ripresentano lanciando maledizioni (ciò rappresenta l’aspetto nefasto e la malvagità). Momento importante quando Macbeth e Banquo incontrano le streghe. La prima domanda è “chi siete, cosa siete” poiché sembrano delle creature strane. Qui inizia il vaticinio (predizione futura). Infatti Macbeth viene salutato come Barone di Glawis, Barone di Cawdor e gli viene detto che un domani sarebbe diventato re. L’elemento della predizione viene ampliato nel momento in cui le streghe spariscono quando Macbeth e Banquo gli chiedono di parlare ancora. L’elemento del soprannaturale è carico e va a catturare l’attenzione dei personaggi. Anche a Banquo viene fatta una predizione, cioè che lui non sarà re ma i suoi figli si e quindi sarà più felice. In questo modo, ma in maniera molto sottile, le streghe inizieranno a mettere in discussione la stessa amicizia tra Banquo e Macbeth. Le streghe in questa scena rappresentano il mondo dell’illusione, dell’apparenza, della percezione interiore che l’individuo possiede e che vuole in qualche modo rendere concreto, poiché svaniscono nell’aria nonostante abbiano tutte le caratteristiche degli essere reali. Una volta che Angus dice a Macbeth che il titolo di Barone di Cawdor è passato a lui, ha la prova che ciò che gli è stato detto dalle streghe è vero. Nel testo compaiono degli “a parte” che sono fondamentali perché sono i momenti in cui il personaggio rende palesi i suoi pensieri, quindi noi riusciamo a sapere che cosa pensa e cosa cova dentro. Nel momento in cui Macbeth dice che, visto l’avverarsi di una premonizione, quella più grande verrà, cioè diventare re, si mette in moto l’ambizione. Comincia il vero senso della tragedia. L’ambizione di Macbeth inizia ad essere covata non solo interiormente, ma comincia ad assumere una connotazione reale. Macbeth inizia a plasmare se stesso, il suo carattere, il suo modo di guardare la realtà in maniera diversa. Questo eroe, dunque inizia a trasformarsi proprio per il germe dell’ambizione, che assume caratteristiche diverse, malvagie. Poiché lui da qui in poi farà in modo di realizzare questa ambizione, cioè diventare re. La possibilità reale di diventare re non c’è perché Macbeth è il cugino di Duncan. E il titolo di re va solo da padre a figlio. E di questo Macbeth ne è consapevole. È consapevole del fatto che per diventare re ci dovrà essere qualcosa che cambierà. Ed è convinto che sarà il fato a fare avverare quella premonizione. Non si rende conto però che sarà lui l’artefice e che non ci saranno eventi esterni, ma qualcosa si dovrà incrinare. Banquo e Macbeth sono diversi. Rappresentano due facce della stessa medaglia. Tra l’altro è una caratteristica molto comune nelle tragedie di Shakespeare quella di mostrare sempre realtà e illusione, positivo e negativo. Dunque Banquo rappresenta la prudenza, la cautela e la razionalità, Macbeth Nell’ultima parte della scena viene sottolineata ancora l’apparenza e la realtà: cioè mostrati in un modo davanti al re ma senza far vedere che cosa in realtà si cela dentro di te, cioè la volontà di ucciderlo. E da questo momento sarà Lady Macbeth la vera artefice dell’atto in quanto progetterà tutto ciò che sarà possibile per ottenere il potere. Siccome loro sanno che non potranno mai essere re e regina, devono mantenere un atteggiamento ingannevole. Il profilo di Macbeth e soprattutto quello di Lady Macbeth è un profilo che incute nel lettore un senso di angoscia. Questo è lo scopo principale della tragedia. Già dalle prime scene ci rendiamo conto come l’andare oltre il limite, cercare di amplificare situazioni come l’ambizione fino a portarla all’estrema conseguenza comincia determinare nella tragedia un elemento di salita continua. Quindi lo spettatore non rimarrà del tutto impassibile durante l’azione della scena. L’atto estremo, cioè l’assassinio, dovrà produrre nello spettatore la catarsi. Quindi in un primo momento lo spettatore viene shockato da ciò che vede e successivamente ci sarà un momento di purificazione dello stesso. Scopo della tragedia è infatti quello di mostrare il male in maniera molto shockante per dare un insegnamento positivo. Le parole di Lady Macbeth la snaturano dal suo essere donna. Sono parole fuori dal normale, fuori da ogni umana accettazione. Quelle parole sono importanti perché ci fanno capire come ogni essere umano comincia a determinare l’azione attraverso l’idea. Si pass quindi dall’idea alla parola e dalla parola all’azione. L’idea di soddisfare un’ambizione porterà alla verbalizzazione della stessa. La lettera è il simbolo della verbalizzazione, comincia a rendere concreto ciò che si verificherà successivamente. La forma non è rappresentata dal vaticinio o dall’ambizione di Macbeth, ma dalla lettera scritta. La figura di Lady Macbeth viene associata a quella di una quarta strega poiché mostra attraverso la parola la sostanza della sua essenza, cioè quella realizzazione metterà in evidenza l’animo del personaggio. Infatti lei si auto descriverà dicendo “toglietemi il sesso e trasformate il mio latte in fiele”, ciò significa che lei già possiede quelle caratteristiche e dirle allo spettatore significa portarsi verso una realizzazione concreta. (lettura scena sesta) C’è un momento di sollievo nei personaggi. Duncan è ignaro a tutto ciò che accadrà, e Banquo nonostante sappia che cosa cova nell’animo di Macbeth cerca in ogni modo di descrivere l’ambiente positivamente. La descrizione del setting è importante perché dona proprio quel senso di sollievo. In questa descrizione Shakespeare mostra l’inganno. Le parole di Duncan sono parole di una persona non ingenua ma una persona che si fida. C’è un senso di accettazione di ciò che lo circonda, lui sente Macbeth e Lady Macbeth come una famiglia, mentre Lady Macbeth rappresenta ancora di più quella discrasia che vi è tra apparenza e realtà. Sembra un’altra donna, sembra che quelle parole che ha appena pronunciato siano parole da attribuire ad un altro personaggio e non al personaggio che si era mostrato precedentemente. Quindi l’operazione Shakespeariana è molto sottile. In questo primo atto c’è stata una concentrazione di azioni che porteranno in un’unica direzione. Ma c’è un atteggiamento ondivago nelle parole stesse. Non è lineare. Inizialmente c’è la premonizione, che inizia a salire nella mente di Macbeth, poi c’è una discesa in cui si calma l’animo e diventa solo un pensiero, poi risale nel momento della lettera, per poi accogliere Duncan nel castello in cui la tensione si calma nuovamente. Per cui se da una parte la tragedia ha lo scopo di portare all’estrema conseguenza l’azione, per produrre la catarsi, a livello linguistico c’è un atteggiamento ondivago perché così è anche l’atteggiamento del personaggio, infatti il personaggio non può avere un atteggiamento lineare a causa della continua contrapposizione tra apparenza e realtà. Lo spettatore diventa testimone oculare dell’evoluzione dei personaggi, degli eventi che si susseguono. Dovrà quindi giudicare ciò a cui assiste e ciò che ascolta. Diventa ancora di più testimone oculare perché lo spettatore non è colto e ha bisogno quindi di assistere non di leggere, assistere ad una realtà finta (che può diventare verità). La sensazione che prova è molto negativo, quindi lo scopo diventa anche educativo. Lo spettatore dovrà reagire in qualche modo a quello che vede. Duncan è un personaggio positivo, fa gli onori di casa, essendo lui il re, a Lady Macbeth. È un personaggio che usa parole di elogio sia per la casa per coloro che lo accolgono. Banquo risulta essere in questa posizione colui che rassicura (attraverso la metafora della rondine che nidifica, solitamente infatti la rondine nidifica in posti sicuri, dove natura e uomo vivono in armonia). L’ambiente viene quindi descritto in maniera molto positiva in contrapposizione a ciò che poi effettivamente è. (si riprende il discorso iniziale delle streghe “il brutto è bello e il bello è brutto”). Banquo, che rassicura soprattutto il re, è un personaggio anch’egli ignaro. Non conosce la realtà, cioè fino a che punto potrà spingersi l’ambizione di Macbeth. Infatti già durante il vaticinio lui non crede fino in fondo quello che gli viene detto, rispetto a Macbeth. Non è coinvolto totalmente nell’ambizione. Banquo è un personaggio pieno d’onore, che ha ottenuto gli onori del re proprio come Macbeth, ma lui non vuole rendere reale il vaticinio, perché ha paura. Questa rappresenta il carattere mite del personaggio. Banquo rappresenta un collegamento non solo nei personaggi ma in tutte le scene che si stanno creando, perché rappresenterà la coscienza critica positiva di Macbeth. (lettura scena settima) Il monologo iniziale rappresenta un elemento importante perché qui Macbeth esita a rendere concreto l’assassinio del re. Infatti dice che quest’azione deve essere fatta in fretta, come se si volesse togliere di dosso immediatamente il peso di un qualcosa che reputa gravoso. Lui descrive anche la figura del re positivamente, dicendo di essere un suo congiunto, suo ospite (nel senso di essere stato accolto nelle grazie del re). Quindi quello che deve essere compiuto deve essere fatto in fretta perché ha paura che se ci riflette ancora su non riuscirà a giungere alla realizzazione della sua ambizione. Infatti Lady Macbeth temeva la sua bontà, e lui questo lo sa per questo dice così. Lui teme di ripensarci. Conclude il monologo descrivendo la sua ambizione “volteggiante”, sta a significare che la sua non è un’ambizione certa e sicura, ma gli è stata indotta dalle streghe e soprattutto dalla moglie. Quindi in un certo senso ha anche paura di fallire. Entra Lady Macbeth Lei riconosce nel personaggio di Macbeth l’esitazione. Macbeth sente che questa è un’azione contro natura, ma non solo contro natura perché è il re, ma perché è un personaggio positivo, infatti contro Macbeth non ha mai mostrato atteggiamenti di ostilità, ma piuttosto ha offerto onori e ricompense. Macbeth inizia a pensare che quest’azione inciderà sulla sua reputazione (Mi ha appena ricoperto d’onori). Reputazione intesa nel senso che lui diventerà il personaggio negativo per eccellenza, quando fino ad allora lui è sempre stato visto come un eroe. In questo caso Shakespeare delinea la reputazione futura del personaggio: atteggiamento tipico delle sue opere. La realizzazione di un’opera, sia essa scritta che per la scena, non è mai esclusivamente per il presente, ma è anche per il futuro e per quello che dovrà essere un insegnamento futuro. E qui, una volta letta o vista quest’opera, nessuno mai più dimenticherà questo personaggio. I personaggi creati da Shakespeare sono appunto creati in modo tale che l’elemento storico (il personaggio come elemento storico cioè realmente esistito) alla fine viene modificato perché Shakespeare inserisce nella fisionomia caratteriale del personaggio degli elementi che sono rappresentanti l’animo umano e quindi vengono esaltati o peggiorati. Quindi quel personaggio non si connota più esclusivamente per la sua figura storica ma anche perché viene fatta una relazione tra personaggio come essere umano e come personaggio storico. Lady Macbeth agisce come guida per il marito, osservandone ogni mossa. È come se lei fosse il vero regista di tutta l’opera. È colei che serve sia a far proseguire Macbeth nella sua ambizione, ma anche a fargli venire quel senso di rimorso, non nei confronti dell’atto ma nei confronti di se stesso. Perché Macbeth nella lettera scrisse che voleva condividere con la moglie quella grandezza che gli era stata annunciata. Quindi lei fa in modo che lui non abbia nessun momento di esitazione. Infatti Macbeth ha quasi paura di manifestare i suoi ripensamenti tant’è che in quei momenti lui è da solo. Nelle parole di Lady Macbeth si nota come l’elemento diabolico si impadronisce sempre di più della figura femminile. Da una parte c’è Macbeth che vuole fare le cose da uomo dicendo che chi osa di più non lo è, cioè sarebbe solo un atto di istinto, solo una realizzazione basata su un desiderio ingiusto e d’istinto; mentre dall’altra c’è Lady Macbeth che si sta trasformando sempre di più nell’essere malvagio, tanto da arrivare a dire di sapere quant’è bello allattare un bambino ma di fargli schizzare il cervello se lei lo avesse giurato, proprio come Macbeth ha fatto. Sembra come se Macbeth sia inondato dall’ambizione della moglie, cioè il marito che aveva questa grande ambizione (tensione che sale) e poi ci ripensa (tensione che cade, scende). Il mito della caduta è molto ricorrente. Il mito dell’angelo buono che cade è molto ricorrente proprio perché erano quelli i riferimenti culturali che avevano in quell’epoca. Qui abbiamo quindi un Macbeth che si trova di fronte alla fase astratta dell’azione poiché si deve ancora realizzare, ma si sta per compiere, ed è un Macbeth quasi in disparte, è colui che dice “io vorrei ottenere qualcosa, ma non così, non in maniera così violenta”. A questo punto entra in scena un aspetto diverso di Lady Macbeth che fino ad allora era entrata sempre in difesa del marito, ora entra come la realizzatrice dell’azione. L’ultima scena del primo atto si chiude con una progettualità che si realizza. Lady M. ha pensato come compiere l’azione. Cioè quello di ubriacare le guardie del corpo del re, usare i loro pugnali e una volta riposti accanto a loro, la colpa cadrà su di loro. C’è proprio un progetto d’omicidio curato nei minimi dettagli. Macbeth risponde dicendo “metti al mondo solo figli maschi” nel senso che lei non può educare le femmine, ma solo uomini forti, coraggiosi e che non abbiano paura della guerra o delle atrocità del mondo. In questo momento c’è quasi un senso di disorientamento da parte di Macbeth nei confronti della moglie che quasi non riconosce data la grande malvagità delle parole. Questo è un po’ ironico da parte di Shakespeare in quanto molti lo hanno definito piuttosto misogino, non amava molto le donne e le riteneva inferiori. Anche se dalle testimonianze scritte questo elemento non emerge del tutto, dunque sono solo delle supposizioni critiche degli studiosi che sono avvenute dopo. Però in alcuni tratti se noi facciamo un confronto tra la figura di Macbeth e quella di Lady M. lui non è molto comprensivo nei confronti della moglie. L’ultima battuta di Macbeth ci riconduce alla prima metafora dell’apertura del primo atto “il brutto è il bello e il bello è brutto”. Quindi il viso deve nascondere ciò che l’anima conosce. II ATTO È l’atto più drammatico perché è quello in cui si consuma l’omicidio. Macbeth si realizza come anti-eroe a causa della sua ambizione. Fate and Fortune iniziano a mutare per volontà dello stesso Macbeth. (lettura prima scena) Entrano Banquo e suo figlio Fleance. Banquo sembra fare dei discorsi senza senso, ma in realtà Shakespeare lo fa per creare l’atmosfera di ciò che sta per accadere. (una pesante sonnolenza mi grava addosso come piombo / il re è andato a dormire smisuratamente soddisfatto): il re è innocente, si sente tranquillo fra i suoi pari, circondato da persone che lo dovrebbero proteggere in caso di pericolo. Ancora una volta Shakespeare gioca sul ruolo di realtà e apparenza. La realtà è cavata all’interno dell’animo di Macbeth e della moglie; mentre l’apparenza è rappresentata dal fatto che il re è ignaro di tutto ciò che gli sta per succedere. Questi due piani risultano essere assolutamente discordanti. (VV. 10-30) Banquo richiama all’attenzione degli spettatori la figura delle 3 streghe, mentre Macbeth sembra quasi voler sminuire l’accaduto, si tradisce però con le parole. Macbeth infatti, mentre dice che non essere umano e avere rimorso, mentre in altri momenti ritorna l’uomo crudele che fa di tutto pur di mantenere i suoi agi. (lettura seconda scena) Inizia ad esserci una sorta di sintonia tra le parole di Macbeth e la moglie. “meglio essere ciò che distruggiamo piuttosto che grazie alla distruzione vivere di gioia dubbiosa” significa che tutto deve essere compiuto fino in fondo per ottenere ciò che si vuole. Il dialogo tra Macbeth e la moglie denota il senso di insicurezza dato dal fatto che Banquo e Fleance sono ancora vivi. Macbeth ordinerà a tre sicari di uccidere Banquo e il figlio. Banquo verrà ucciso mentre Fleance scapperà. L’incertezza è quindi maggiore poiché Fleance sarebbe dovuto essere il re. In questa scena appare una delle caratteristiche tipiche delle opere di Shakespeare: l’adulazione. È importante non solo perché rappresenta il contrasto tra apparenza e realtà ma soprattutto perché avviene tramite la parola. La parola è costruttrice di situazioni e personaggi. Le parole sono molto importanti poiché in un dialogo tra i due personaggi principali e gli altri esse non rappresentano mai la realtà e la verità. È solo menzogna, falsità. Gli unici due personaggi che riescono a dire a loro stessi la verità perché sono complici del misfatto sono Macbeth e la moglie. Sono due facce della stessa medaglia. Tra di loro nell’unione dell’omicidio emerge la verità, ma all’esterno la corruzione della parola è molto alta, cioè essa deve essere sempre ambigua. Le metafore che Shakespeare usa in questo caso denotano un linguaggio ambiguo, il quale viene modificato in base alle diverse situazioni. (lettura quinta scena) Ecate e le altre streghe stanno per incontrare di nuovo Macbeth. Dalle parole di Ecate si capisce che Macbeth non è sottoposto a nessun tipo di elemento sovrannaturale, quello che fa lo fa solo per se stesso, non perché ha un rapporto col malvagio o per amore di dio, ma ciò che fa lo fa solo per soddisfare se stesso. È un uomo che non ha alcun valore e che non riconosce l’attività sovrannaturale né del bene e del male, riconosce solo la propria gloria. Macbeth si presenta come un personaggio disprezzato anche dal sovrannaturale. Lui crede a ciò che gli è stato detto dalle streghe solo perché gli hanno detto ciò che lui voleva sentire. Un altro passo importante è quando dice “disprezzerà il fato, la morte e spingerà le sue speranze oltre la saggezza, la grazia e la paura. Voi lo sapete, essere troppo sicuri è il nemico peggiore degli uomini.” Il fato è inteso come un’occasione, una possibilità che può essere positiva o negativa. Lui si sentirà così sicuro di sé che andrà incontro all’immaginabile. Ecate è sicura che cadrà nella trappola poiché Macbeth è molto sicuro di sé. IV ATTO (prima scena) Le streghe si incontrano e fanno degli incantesimi, e successivamente arriva Macbeth chiedendo loro di dargli altre informazioni e quindi compaiono tre apparizioni. Lui vuole sapere con grande fermezza se Banquo diventerà mai re, ma le streghe non accontentano la sua richiesta. Qui Macbeth maledice le streghe poiché vuole sapere di Banquo. In questi versi si enfatizza l’inganno da parte delle streghe. È l’inganno della parola che non viene compresa dallo stesso Macbeth (l’uomo non nato da donna e il bosco di Birnan). Sono due momenti molto importanti che faranno restare sicuro Macbeth ma in realtà nascono appunto l’inganno. Nel lungo susseguirsi delle immagini di fronte a Macbeth è come se ci fosse un completo ribaltamento della realtà tanto agognata dallo spettatore. Macbeth aveva creduto alle streghe per dar seguito ad un’ambizione che non conosceva limiti. Lo specchio, che moltiplica le immagini, riproduce immagini all’infinito di re che non sono la discendenza di Macbeth. Quello che Shakespeare mette in rilievo in questo passo è il fatto che i personaggi e che l’ambizione di Macbeth abbiano trovato nella delusione della realtà la sua vera realizzazione. Cioè Macbeth aveva avuto un’ambizione più grande della realtà. La prima strega si domanda come mai Macbeth è così stupito. Lui stesso dovrebbe sapere che le premonizioni non sono reali e che non potranno mai rispecchiare la realtà. Il susseguirsi delle immagini del re nello specchio sta a sottolineare che la dinastia di Macbeth non è una dinastia che possa produrre mai dei re. È un modo per sottolineare ancora una volta un percorso sbagliato da parte del protagonista. Macbeth e la moglie non hanno avuto pietà nell’uccidere tutti coloro che hanno ostacolato la loro ambizione. Ora è arrivato il momento di Macduff, ucciderà tutta la sua famiglia. ATTO V (lettura prima scena) Questa è la scena più significativa e maggiormente rappresentata. La scena del sonnambulismo di Lady Macbeth. La scena del sonnambulismo è molto importante perché si vede una Lady Macbeth in preda alla follia. Il sonno che dovrebbe essere ristoratore, ora non lo è più. Lady Macbeth è in preda a una sorta di rimorso che le toglie non tanto il sonno quanto più la voglia di essere quella di prima. Non abbiamo più la donna forte e predominante. Qui la vediamo nella sua più completa fragilità. Ella si trova in uno stato di sonno e di veglia, di veglia perché è la sua coscienza a parlare. Sottolinea la sua coscienza ormai sporca, infetta. Il gesto di lavarsi le mani lo ripeterà continuamente. Shakespeare in questo caso la fa impazzire, l’anima della donna viene in un certo senso tormentata ogni notte dagli stessi pensieri di rimorso. Lei non dice direttamente di essere colpevole, ma viene capito dallo spettatore da questo stato di follia. (lettura seconda e terza scena) Si sta preparando la battaglia contro Macbeth. Si muovono verso Birnan. Macbeth si convince che è ancora capace di vincere in quanto si aggrappa sempre a ciò che gli hanno detto le streghe. Si sente immortale. Macbeth inizia quasi a delirare, ci sono momenti in cui lui schernisce l’esercito inglese, Sayton e tutti quelli che hanno paura. Allo stesso tempo lui cerca di farsi coraggio ripetendo tante volte le parole delle streghe. La ripetizione sta appunto a significare il fraintendimento che c’è in quelle parole e che Macbeth non ha compreso a pieno. Dunque lui vuole andare avanti, combattere fino alla morte. Qui capiamo il diverso destino che Shakespeare ha voluto dare ai due protagonisti. Lady Macbeth diventa una donna folle e tormentata dal rimorso che non la fa più essere la donna forte che era all’inizio. Mentre Macbeth, lo disegna ancora come un eroe, cerca di fargli disegnare ancora una dimensione eroica. Non c’è compassione o simpatia nei suoi confronti. Però il fatto che Macbeth dica “Datemi l’armatura” è un modo per restituire al personaggio una dimensione iniziale, noi l’abbiamo conosciuto come l’uomo che indossa l’armatura, che combatte per il re. Successivamente però si rende conto che lui non potrà avere più i valori che aveva prima. Macbeth è consapevole, a differenza della moglie, di se stesso. (lettura quarta e quinta scena) “la vita è un palcoscenico” sono parole dette direttamente da Shakespeare, di ciò che lui pensa della vita. La vita non è altro che un palcoscenico e noi siamo gli attori che aspettano il proprio momento di gloria, dopo il quale tutto svanisce e non rimane più nulla. Sta a sottolineare il fatto che prima o poi tutto svanisce. Tant’è che quando viene a sapere della morte della moglie risponde che prima o poi sarebbe dovuta morire. Da una parte sembra come se non mostri pietà nei confronti di lady Macbeth. Dall’altra c’è una forma di sotteso stoicismo. La morte non è così eccezionale, è una cosa di cui ci si aspetta. Shakespeare cerca di risollevare positivamente la figura di Macbeth. Nonostante lui sia l’assassino per eccellenza, le parole di Shakespeare dette da Macbeth gli restituiscono una sorta di lieve umanità all’interno di un panorama di orrori. Mentre la moglie si suicida. (lettura sesta scena) Persiste l’inganno, Macbeth continua a credere alle parole delle streghe, è vero che il bosco di Birnan si sta avvicinando, ma è convinto che tutti gli uomini siano nati da donna dunque non teme nessuno. L’appello alla sorte, alla fortuna è importante perché è il periodo in cui la sorte ha un ruolo fondamentale per la vita di un individuo, non solo il free Will. La tragedia si conclude con l’ordine ristabilito. È significativo il momento in cui Macbeth e Macduff combattono e Macbeth insiste sul fatto che lui non deve temere nessun uomo nato da donna. Macduff però è nato in anticipo e non secondo il parto naturale. L’atto di eroismo da parte di Macbeth avviene quando dice di non credere alle parole del demonio, alle stregonerie, alle parole ambigue. Macbeth rappresenta proprio l’inganno della parola, il fraintendimento e soprattutto la devozione del personaggio alla parola stessa. Perché a differenza di Banquo che è stato insieme a lui testimone del vaticinio delle streghe, Macbeth ha avuto la possibilità di vagliare attentamente le parole dette dalle streghe, quindi dare meno credito a quelle parole. Ma la sua ambizione era così grande, il fatto che volesse essere lo stesso ricordato in qualche modo, rappresenta il fatto che è lui ad ingannare se stesso. Sospende la realtà e tutto ciò che di positivo lui aveva in se stesso. Il fatto che lady Macbeth si sia suicidata è un modo per farla uscire di scena non dignitoso, a differenza di Macbeth che nonostante si inganni fino alla fine, cerca lo stesso di combattere. Il fatto di voler essere ricordato è un elemento importante della regalità. Un re si ricorda perché è giusto e positivo. La gloria di Macbeth doveva poggiarsi anche su quello, un re che vuole essere ricordato in quanto asceso al trono. Ma Macduff maledice il suo nome. Ma comunque il nome di Macbeth rappresenta una figura emblematica, quella di un re ipotetico, tiranno. In un certo senso Shakespeare vuole mostrare il positivo e il negativo, il bene e il male e vuole convincere lo spettatore che l’ambizione, i valori devono essere legati sempre al concetto di umanità. Regalità e umanità devono andare di pari passo. Per questo Duncan è un personaggio positivo.
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