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Analisi di alcune poesie di Ungaretti, Montale e Saba, Appunti di Italiano

Appunti di italiano, programma di quinta superiore. Utili per la maturità. Tra le poesie analizzate: "Veglia", "Fratelli", "I fiumi", "San Martino del Carso", "Mattina", "Soldati", "Il porto sepolto" etc. (G. Ungaretti); "I limoni", "Meriggiare pallido e assorto", "Spesso il male di vivere ho incontrato ", "Non chiederci la parola", "Cigola la carrucola del pozzo", "Addii, fischi nel buio" etc. (E. Montale); "Amai", "La capra" etc. (U. Saba).

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 16/03/2021

maria-sandu
maria-sandu 🇮🇹

5

(1)

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Analisi di alcune poesie di Ungaretti, Montale e Saba e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! ANALISI POESIE UNGARETTI Da L'Allegria Veglia (Il porto sepolto) Potrebbe trattarsi di una veglia funebre. Non può andarsene perchè è in trincea, sul campo nemico. La cadenza ossessiva dei participi rende in maniera espressionistica la tragica immagine del compagno ucciso, con il volto trasfigurato. Lui stesso afferma di privilegiare il participio in sostituzione ad un semplice attributo perchè ha natura dinamica, in grado di rappresentare una cosa e il suo divenire. Una riga tipografica segna un minimo scarto temporale, tra il racconto della prima strofa e la riflessione dell'ultima terzina. L'immagine del commilitone morto non gli ha ispirato odio e nemmeno paura, ma lettere piene d'amore. L'ultimo participio passato (non sono mai stato) non si riferisce più solo lla notte appena trascorsa ma alla sua intera esistenza. Fratelli (Il porto sepolto) La brevità dei versi fu anche dettata dall'esigenza di comporre in condizioni critiche, in fretta, scrivendo perfino su pacchetti di sigarette. Nel suo saggio Ungaretti commenta Ungaretti , spiega come la fragilità dei singoli uomini in trincea portava all'affetto reciproco, come fossero fratelli. L'ispirazione al suo linguaggio fu proprio quel sentimento. La scena è un notturno. Rivolge un'involontaria rivolta alla morte, attraverso la parola fratelli, pur senza volerlo: non se l'era posto come obiettivo. Il tema è il reciproco riconoscimento tra gli esseri umani. La Parola viene personificata e diventa tremante come gli uomini che la pronunciano (ipallage). Viene accostata senza che serva introdurre il paragone, ad una foglia appena nata (Dante, canto VIII Purgatorio "Verdi come fogliette pur mo nate"). Una foglia instabile, così come la fratellanza, che potrebbe essere sommersa da un momento all'altro. Anche l'aria diventa spasimante, richiamando il concetto di amore, ma anche del sentire comunemente il dramma degli uomini, è una parola pregna di significato. L'ultimo verso è composto da un'isolata parola, che sembra sfuggirgli. Dal punto di vista fonico, la 'f' torna in Fragilità (che contiene per intero la prima sillaba di Fratelli) e Foglia, mentre la 'r' in Parola e Tremante. I fiumi In un momento di sospensione della battaglia il poeta si bagna nell'Isonzo (tra Italia e Slovenia), facendo emergere il suo io più profondo. Attraverso un recupero memoriale rivede i fiumi che solcano le terre nelle quali ha vissuto (Nilo, Senna, Serchio in Lucchesia). E' un notturno. E' la più lunga delle poesie di questa raccolta, forse proprio per l'attimo di traquillità che è riuscito a ricavarsi. Comincia al presente, in piedi, sente di aver bisogno di aggrapparsi ad un albero. Alla fine della prima strofa parla al passato prossimo (quella mattina si è disteso in una pozza d'acqua e poi si è asciugato al sole). Si passa poi ad una riflessione da Questo è l'Isonzo. Rivivendo l'esperienza della mattina passa da un piano letterale ad uno metaforico. Grazie all'armonia ritrovata nel fiume e alla fusione panica con la natura riesce a recuperare le memorie del passato. L'ultima strofa, però, non esprime l'illuminazione del ricordo ma la nostalgia che esso porta con sè, ora che è notte (come all'inizio). Vede trasparire tale nostalgia anche dai suoi commilitoni. Molti elementi sono umanizzati e l'io lirico, viceversa, viene spesso reso un oggetto inanimato (reliquia, quattro ossa, docile fibra). San Martino del Carso Località proprio sul fronte di guerra. Modifiche consistenti tra la prima e l'ultima versione: ha asciugato il testo mettendo in evidenza in parallelo tra la devastazione del paese e lo strazio interiore, che è quasi maggiore di quello materiale. Nella sua memoria (rimado a "I sepolcri"), a differenza del paesello, non manca nemmeno una croce. L'aggettivo dimostrativo conferisce visibilità e presenza all'oggetto così designato. Le ripetizioni conferiscono alla poesia un tono di litania. Anche qui vi è una compenetrazione tra ambiente e uomo, ma in maniera più trammatica: i brandelli di muro e i corpi dei morti sono posti sullo stesso piano. Il cuore è, per analogia, un paese straziato. Mattina Poesia laconica, commenta lo stesso Ungaretti (Laconia: regione dove sorgeva l'antica Sparta, i cui abitanti parlavano in modo molto sobrio e sentenzioso). E' poesia di guerra, anche se non ne parla esplicitamente. Il poeta racconta di come, sebbene fossero migliaia di soldati, ognuno era da solo con le vicende del cielo. Fulminea sinestesia, aspirazione all'assoluto. La data si scontra quasi con i due versicoli, per il senso di fusione panica contrapposto alla precisa collocazione spazio- temporale. Immenso è un aggettivo sostantivato. Dal latino immensus: "non misurabile"; mensus è il participio di metiri, ossia misurare). I due versi, se uniti, danno un settenario piano, cioè con l'accento sulla penultima sillaba, tipico della tradizione; vale anche per d'Annunzio. Soldati (girovago) Anche in questo caso, si riconosce come poesia di guerra non attraverso il testo ma tramite elementi paratestuali (data, luogo, titolo). Viene trasferito nella regione della Champagne.Il topos della similitudine tra la precarietà umana e la vita delle piante ha una lunga tradizione che risale ai lirici greci. -Mimnermo (poeta elegiaco VII-VI sec. a.C.) Al modo delle foglie; -Dante, Inferno canto III, Caronte paragona le anime che si buttano sulla sua barca a foglie; -Omero Iliade, stirpi di uomini come foglie: "nasce una, l'altra dilegua". - Virgilio Eneide descrive la folla di defunti accalcata sulla spiaggia dell’Acheronte: “quam multa in silvis autumni frigore primo / lapsa cadunt folia” ( quante nelle selve al primo freddo d’autunno cadono scosse le foglie).Anche in questo caso l’immagine che il lettore percepisce è di una moltitudine. Il tono è reso ancora più malinconico dagli elementi autunnali, che rendono l’atmosfera desolata e scoraggiante. Per chi sta al fronte morire è più facile che sopravvivere, ma, alla vita, i soldati restano attaccati fino all'ultimo spasimo. Importanza ritrmica: nel primo e terzo verso, all'accento principale sulla seconda sillaba metrica, seguono due sillabe atone. Il porto sepolto Il riferimento è ad un misterioso porto vicino ad Alessandria d'Egitto, di cui gli parlarono due fratelli Thuile, quando lui era un sedicenne. Quel porto era forse di epoca tolemaica, il che provava che la città era un Non chiederci la parola (Ossi di seppia) Il negativo può offrire delle certezze da opporre alle false sicurezze dei poeti del passato. La retorica spinge i poeti del passato ad affermare valori indiscutibili e verità assolute, mentre il confronto con una realtà aspra e contraddittoria induce il poeta ad affermare la sola verità relativa che conosce: ciò che non siamo e ciò che non vogliamo. Prende la parola a nome di un'intera generazione: di qui l'uso della prima persona plurale. Con forza e perentorietà afferma la netta differenza rispetto all' "uomo che se ne va sicuro". Negli anni del fascismo, alcune interpretazioni hanno visto questo testo come una protesta contro il passivo consenso al regime. In realtà era ancora presto per poter parlare di regime quando la scrive. Tutt'al più è taciuto dalla retorica fascista. La varietà della lunghezza dei versi è spiccata, più consueto invece è lo schema di rime, che sottolinea il tono assertivo. In Intervista immaginaria esprime l'ambiguità tra partecipazione alla vita di tutti i giorni e volontà di estraniamento: "Pensai presto che l'arte sia la forma di vita di chi veramente non vive [...]. Ciò per altro non giustifica alcuna turris eburnea: un poeta non deve rinunciare alla vita." Cigola la carrucola del pozzo (Ossi di seppia) Il volto nel secchio rappresenta un ricordo tremante che l'io non riesce ad afferrare, perchè, quando si avvicina, si deforma. Impossibilità del recupero memoriale. L' "altro" di v. 7 è lui del passato. Si sentono i miti di Narciso e Orfeo ed Euridice. La circolarità della lirica è scandita da un movimento di risalita ("Cigola la carrucola") e di ridiscesa ("Ah, già che stride"), corrispondenti ad illusione e delusione. Cigola la carrucola del pozzo, l’acqua sale alla luce e vi si fonde. Trema un ricordo nel ricolmo secchio, nel puro cerchio un’immagine ride. Accosto il volto a evanescenti labbri: si deforma il passato, si fa vecchio, appartiene ad un altro… Ah che già stride la ruota, ti ridona all’atro fondo, visione, una distanza ci divide. Da Le occasioni Addii,fischi nel buio (Mottetti) La lontananza è il grande tema dei mottetti, che sono spesso costruiti in due tempi. Qui c'è come un terzo tempo intermedio reso tramite i puntinidi sospensione, che ci suggeriscono un'ellissi. Nella prima strofa si affollano immagini e sensazioni e nella seconda l'io l'irico si rivolge all'interlocutrice già distante. I fischi sono quelli del capotreno che dà il via al convoglio (influenza Carducci Alla stazione in una mattina d'autunno "Flebile, acuta stridula fischia/ la vaporiera da presso"). Nei versi 3-4 è come se la macchina da presa allargasse l'inquadratura: ora vediamo gli esseri umani "automi". L'addio non viene pronunciato, l'effusione dei sentimenti è rimossa e il tu compare per la prima volta nella seconda strofa. Il poeta rimane sulla banchina ascoltando il rumore martellante del treno ("carioca", riferimenti alla loro vita privata). Ti libero la fronte dai ghiaccioli (Mottetto XII) Il poeta immagina che la donna, fattasi creatura alata, compia un viaggio attraverso le regioni più alte e fredde del cielo, e che da quel viaggio torni con la fronte coperta di ghiaccio e le penne lacerate, come un uccello migratore che si sia imbattuto in un ciclone. Nella prima quartina l'ambientazione è interna, probabilmente in una camera da letto. La donna è stata definita dai critici un "fantasma salvifico", una tenue speranza di salvezza. Proprio per questo il suo aspetto è scompigliato e deturpato. Guarda attraverso una finestra, dalla camera. Metro: due quartine di endecasillabi, con delle quasi-rime. Ti libero la fronte dai ghiaccioli che raccogliesti traversando l'alte nebulose; hai le penne lacerate dai cicloni, ti desti a soprassalti Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo l'ombra nera, s'ostina in cielo un sole freddoloso; e l'altre ombre che scantonano Nel vicolo non sanno che sei qui. Da La bufera e altro La bufera (Finisterre) La coincidenza del titolo della poesia e del libro trova ragione nella presenza di due grandi temi dell'intera opera: la guerra (secondo conflitto mondiale ma anche cosmica e di sempre, cioè svincolata da un preciso riferimento storico) e la donna. Nel 1938 Irma Brandeis ritorna definitivamente in America "Entra nel buio". Questo allontanamento è necessario perché Clizia possa completare l'itinerario che la donna stilnovista compie fino a giungere al rango di salvatrice dell'umanità. Questa separazione coincide con il precipitare degli eventi verso una guerra ormai non più solo annunciata. Epigrafe che appone al testo, tratta da un'opera di Agrippa d'Aubigné: "I principi non hanno occhi per vedere queste grandi meraviglie, le loro mani non servono ad altro che a perseguitarci". Per questo il titolo Finis terrae, distruzione della terra, conseguenza che rischiava di verificarsi a causa della guerra voluta dai dittatori. Scarsità di rime forti, che scandiscono in maniera netta le strofe, sintassi disarticolata, subordinate relative, nessun punto fermo né pause di rilievo. Stile quasi interamente nominale, che rimane sospeso, come indicano i puntini di sospensione alla fine del primo emistichio, prima dello scalino tipografico. L'accumulo degli elementi crea un effetto di concitazione che prepara lo scioglimento nel finale: il congedo della donna nel buio. Da Satura Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale (Xenia) Comincia con un'iperbole, che rievoca un gesto d'intimità come darsi il braccio e scendere le scale insieme. Il motivo del "vedere" connette le due parti. L'atto va inteso evidentemente in senso metaforico: proprio perchè la realtà non è quella che si vede, non è importante che Mosca fosse miope; nonostante questo, infatti, lei sola sapeva comprenderla oltre la superficie. Tutta la sua opera è piena di donne che alludono a mondi più veri di quello tangibile. Qui questo motivo è riportato a una dimensione quotidiana, quasi casalinga. L'inizio è prosastico e ha un andamento quasi provocatorio e parodistico. Comunque, i primi tre versi si concludono con endecasillabi e, così, la strofa si trasforma velocemente in poesia. La conclusione è epigrammatica (epigramma= componimento poetico di vario carattere che si contraddistingue per la sua brevità e icasticità), con la sorpresa del brevissimo verso finale, denso di significato nella sua semplicità lessicale: "erano le tue". La ripetizione dei versi introduttivi delle strofe, con la resa del crescente numero di gradini, crea un effetto atemporale, come se si potesse ridurre la morte ad un accidente, mentre a sopravvivere sono il ricordo e il desiderio. La moglie ha una dimensione più terrena e razionale rispetto alle sue altre figure femminili, ma non per questo meno forte e patetica come figura poetica. Si tratta della stessa linea della poesia di Montale, da Satura in poi sempre più disillusa e satirica. ANALISI POESIE SABA Da Il Canzoniere Amai (Mediterranee) Dichiarazione di poetica. Le prime due strofe analizzano rispettivamente l'aspetto stilistico e quello tematico/contenutistico della sua poesia. Il poeta amò le parole molto usate, quelle comunemente usate nella sua tradizione, che nessuno osava riprendere. Si lascia incantare da una rima ormai logorata dalla consuetudine poetica e la rinsangua con contenuti nuovi. Ama allo stesso modo verità e dolore, entrambe peculiarità dell'animo profondo, pur provando paura ad accostarsi ad essi ("doloroso amore" Ulisse). Nell'ultimo distico dichiara la sua devozione anche nei confronti del lettore che lo ascolta e dell'ultima parte della sua vita che, pensa Saba ormai vecchio, gli riserverà ancora qualcosa di buono. La capra (Casa e campagna) La poesia si apre con un'affermazione paradossale, ma, al contrario dei crepuscolari, Saba non intende fare della realtà uno specchio dei suoi sentimenti. Dimostra la sua umiltà dialogando effettivamente con la capra, e rinunciando ad ogni sua supposta superiorità, dacché riconosce un destino comune. Parallelismo con Leopardi che, in Canto di un pastore errante dell'Asia, riflette sul dolore dell'uomo e degli animali - attraverso la voce di un pastore che parla alla luna- con la differenza che l'uomo ne è consapevole. Saba non offre una riflessione così articolata, ma si ferma alla prima constatazione. Fa rimare in dolore, fraterno e eterno. L'aggettivo semita evoca una sofferenza storica, quella millenaria del popolo ebraico, da dopo la diaspora. Struttura circolare ("ho parlato"; "sentiva(o) querelarsi"). All'inizio il centro dell'attenzione è il poeta: è lui che nota la capra e le parla. Nella seconda strofa si attua il cambiamento, che comincia quasi per scherzo. Il passaggio è segnato anche dai deittici (Leopardi). L'anadiplosi tra le strofe crea continuità (ripetizione di un elemento finale della strofa precedente all'inizio di quella successiva). Ulisse (Mediterranee) Ultima della sezione. Lettura sommessa e intima dell'eroe tanto cantato dalla tradizione, nel quale si riconosce tramite un procedimento metaforico. Topos del mare come vita interiore, che è vista come odissea. Gli isolotti sono gli eventi che non ci è dato prevedere. C'è più somiglianza con l'Ulisse dantesco (Inferno, canto XXVI), che nessuna Itaca riesce a trattenere: è spinto sempre al largo dall'ansia di conoscenza. La vecchiaia è dunque
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