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Analisi e commenti di Siate materialisti! di Paoletti, Sintesi del corso di Design

analisi approfondita del saggio di Irene Paoletti

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022
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Caricato il 19/01/2022

giacomo_angiolini
giacomo_angiolini 🇮🇹

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Scarica Analisi e commenti di Siate materialisti! di Paoletti e più Sintesi del corso in PDF di Design solo su Docsity! Università Iuav di Venezia Corso di Laurea Magistrale in Arti visive Critica del design contemporaneo aa 2021/2022 Giacomo Angiolini matricola 295431 Siate materialisti!, Paoletti, Ingrid, Giulio Finaudi editore, 2021, Torino Con Siate materialisti! Ingrid Paoletti vuole dire: siate coscienti della materia, prendetevene cura, ripensatela. Siate materialisti! è al contempo un saggio, un diario, un blocchetto degli appunti, un ricettario e un manifesto. È una discettazione sulla materia intesa nel suo senso più ampio. La materia, fin dall'antichità reputata sostanza originaria di tutto ciò che ci circonda, così profondamente radicata nel nostro immaginario, va ripensata in toto. Il nostro tempo ce lo richiede, perché se siamo arrivati a questo punto, in bilico su un burrone chiamato apocalisse climatica, mentre a malapena riusciamo a restare in piedi, divisi e nemici come siamo, è anche colpa della nostra attitudine (e abitudine) nei confronti della materia. Va ripensato il modo in cui la conosciamo così come la usiamo e la sfruttiamo. Paoletti parte dalle basi, dalle definizioni dei dizionari del termine “materia” e di “materialismo”, facendoci porre l’attenzione sulla versatilità del concetto e della sua fugacità, perché per quanto venga indagata essa si evolve costantemente e nasconde sempre qualcosa. Ecco che qui l'autrice ci fornisce una sua versione di matericità, che sia coerente con questo tempo: una matericità nuova, sostenuta dalla scienza, che chiami in causa modelli economici, sociali e politici; un materialismo che sia un valore unitario e comunitario. Un valore di tutti e per tutti. Oggi è facile dimenticarsi della materia, in un mondo dove tutto è digitale. Ma Paoletti fa capire bene come l’intero mondo digitale sia sostenuto da gigantesche basi materiche, letteralmente: i data center raccolgono infinità di dati, stivati in sale sotterranee nei paesi più freddi del mondo. Le nostre memorie, i nostri segreti, che una volta potevamo toccare con mano quotidianamente su carta, adesso vengono custoditi gelosamente all’interno di server, insieme a quelli di milioni di altre persone. La materia c'è, ancora, anche se non si vede. Il digitale è fisico, e consuma, ha un fortissimo impatto sull'ambiente, inquina. Più esso è veloce, più si sforza di essere il più immediato e istintivo possibile, più incide nel mondo fisico. Inoltre, le materie prime che il digitale richiede sono specifiche, e il loro costo di estrazione è elevato. Ma l'avanzamento tecnologico non lavora solo ai fini del consumismo, che come ci spiega l'autrice sono l’antitesi di quelli del materialismo. Il digitale è ciò che ha partorito la biologia computazionale, per esempio, la medicina di precisione, gli strumenti tecnologici più avanzati. In una parola: il progresso. Bisogna trovare l'equilibrio giusto tra progresso e consumo di materia. Come? L'autrice ci fornisce un manuale su come ripensare la materia. Paoletti invita a ricordarsi di cosa è la materia, e per farlo suggerisce di studiarla, di toccarla, di osservarla da vicino, di sondarne la consistenza, di percepirne gli intrecci e i colori. È necessario riconsiderare la concezione di scarto, che rappresenta il nostro tempo e si nasconde ovunque, e che la visione consumistica non vuole vedere ed ignora. Non è sufficiente pensare ad un prodotto che recuperi lo scarto, si deve ragionare come se tutto lo fosse, tutto fosse resto, immaginando da subito che la materia non vive solo nel presente ma ha un passato e influenzerà il futuro. Dilatare la responsabilità nei confronti della materia, dal suo principio alla sua fine, rimanendo coscienti della materia. È necessario abituarci a ragionare così. Non lo siamo perché consumiamo prodotti già pronti ignorando come siano stati creati, da dove provengano, che origine abbiano; il prodotto arriva sul mercato già come scarto, e difatti siamo pronti a disfarcene non appena ne siamo sazi. Dobbiamo riconsiderare il peso dei nostri gesti. Come fare? A livello pratico, Paoletti sottolinea l'importanza di alcuni mezzi: la tracciabilità, la rintracciabilità, le etichettature ambientali, l’uso dei “gemelli digitali”. I tempi sono maturi per cambiare le cose, per costruire una rete fiduciaria che si ponga l'obiettivo di un progresso etico e consapevole dell'ambiente, la ridefinizione del ruolo di consumatore e cittadino. Il ruolo di tutti, che ci impone di essere materia attiva e di agire per un bene comune, con consapevolezza, trasformandoci un'abitudine alla volta. È un mondo fatto a specchi quello che l’autrice si aspetta che nasca dalla cultura materialistica attiva, dove noi ci rispecchiamo nella materia e la materia si rispecchia in noi, nella nostra storia e cultura, dove naturale e artificiale si completano a vicenda, dove la produzione e il consumo viaggiano parallelamente rispettando un fine comune. Digitale e fisico, soggettivo e oggettivo, materiale e immateriale, corpo e spirito: nella visione di Paoletti c'è un continuum costante in tutto ciò che ci circonda, tutto influenza e viene influenzato.
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