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4 Storie di Trappole e Liberazione: Patente, Treno Fischiato, Giara e Ciaula Scopre Luna, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Quattro storie brevi scritte da autori diversi, che esplorano temi come la superstizione, la giustizia, la pazzia, la realtà e l'apparenza, la società meridionale del suo tempo, la maschera sociale, l'epifania, la brutalità dello sfruttamento, il conflitto tra vita e forma, l'inconsistenza della realtà e la trappola della vita. Le storie sono raccontate da diversi narratori, tra cui esterni, onniscienti e interni, e presentano personaggi dinamici, imprevedibili e conflitti interpersonali. La trama di ciascuna storia è un po' alterata rispetto all'ordine logico degli eventi e della loro durata.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 28/02/2024

ciaosonolaura25
ciaosonolaura25 🇮🇹

4.3

(6)

38 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica 4 Storie di Trappole e Liberazione: Patente, Treno Fischiato, Giara e Ciaula Scopre Luna e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! LA PATENTE Temi: superstizione con esistenza iettatori + giustizia come strumento di oppressione, critica ai pregiudizi della società meridionale del suo tempo (ignoranza non solo circoscritta alla gente comune, ma prolifera anche negli ambienti socialmente più elevati, come quello giudiziario) ed impossibilità di liberarsi dalla propria maschera sociale*= trappola Trama: al giudice istruttore D’Andrea (uomo di 40 anni circa di alto prestigio sociale, scettico, molto preciso e rigoroso dall’aspetto fisico fragile e distorto in contrapposizione alla sua figura morale, esempio di correttezza) viene affidato il caso singolare di Chiarchiaro. Costui ha denunciato due giovani per diffamazione a causa del segno dello scongiuro fatto al suo passaggio data la sua fama di iettatore(da cui egli stesso si veste con barba incolta, grandi occhiali cerchiati d'osso, abito grigio scuro e denti gialli). Tuttavia, dopo una settimana D’Andrea convoca l’uomo per indurlo a desistere dalla querela, ma egli spiega che il suo intento è quello di perdere la causa per ottenere la patente, che gli permetterà di esercitare la professione di iettatore (effetto a sorpresa che aumenta la suspense e rende Chiarchiaro un personaggio dinamico, imprevedibile) *Società si accanisce contro un individuo innocente che etichetta come iettatore, causando il suo licenziamento e riducendolo alla fame con la moglie paralizzata e le due figlie che non potranno mai sposarsi per la perdita di rispetto sociale. Allo stesso modo, anche D’Andrea si sente intrappolato nel suo ruolo e non riesce a far trionfare la verità a causa dell’assenza di prove a favore dell’accusato per cui simpatizza(+uno dei due querelati era figlio del sindaco e quindi protetto). Quest’ultimo trova dunque la fuga nell'irrazionale come unica via di salvezza/riscatto →Chiàrchiaro sfrutta la sua fama negativa portandola alle conseguenze estreme: invece di ribellarsi inutilmente, decide di farsi assegnare, grazie ad una sentenza a lui contraria, un’attestazione ufficiale delle proprie qualità di iettatore, una “patente” con tanto di bollo del “regio tribunale” (sua rivincita esistenziale e la sua salvezza economica). Narratore: eterodiegetico, esterno, onnisciente (inizialmente terza persona con suoi commenti, poi punto di vista collocato nel giudice) Fabula-intreccio non coincidono (alterati ordine logico eventi e loro durata) IL TRENO HA FISCHIATO Temi: pazzia vs normalità, cioè differenza tra realtà(relativa, non ne esiste una assoluta) e apparenza + epifania Trama: una sera mentre riposa sul divano, distrutto dal lavoro, Belluca sente il fischio di un treno in lontananza, evento apparentemente insignificante che risveglia in lui la volontà di ribellione, da un senso alla sua vita, proprio come quando all’asino cadono i paraocchi (i colleghi lo credono pazzo, il vicino pensa che sia per problemi familiari*, per i medici si tratta invece di encefalite) . Ciò infatti evoca l’idea del viaggio/cambiamento in contrapposizione alla sua esistenza statica, frustrante ed alienante: lavora in modo scrupoloso sia come computista che copista di documenti durante la notte dato che deve mantenere ed accudire alla moglie, suocera, sorella della suocera ceche + altre 9 persone (3 soli letti matrimoniali→zuffe, litigi). Il giorno seguente arriva in ritardo di mezz’ora al lavoro ed è poco produttivo→ha un attacco di rabbia contro il suo capo ufficio di cui è succube mentre cerca di spiegare le sue motivazione e viene rinchiuso in un ospizio con la camicia di forza Narratore: esterno, 3 persona singolare vicino di casa onnisciente, consapevole più di chiunque altro della condizione in cui vive l’uomo e giustifica la sua condizione come un fatto naturalissimo. E' a lui che Belluca racconta tutta la storia dal principio, confidandogli anche che presto tornerà al lavoro, dove si scuserà ma che non permetterà più a nessuno di trattarlo come prima (richiederà pause per riposarsi e ricordare il fischio e fuggire dalla realtà per pochi istanti) Fabula-intreccio non coincidono (si inizia dalla pazzia per poi spiegare gli eventi scatenanti) LA GIARA Temi: punti di vista diversi, ambiente siciliani, conflitti interpersonali, nevrosi tema verghiano della roba come identità del personaggio stesso, che difende il proprio ruolo di proprietario oltre i limiti del buon senso. La giara rappresenta una forma, che l’irrazionalità rompe; solo rinunciando alla forma si riesce a risolvere le situazioni e a cogliere le contraddizioni della vita. Trama: La raccolta delle olive si presentava molto abbondante e per questo Don Lollò Zirafa (proprietario terriero ricco e avaro; vedeva nemici dappertutto e per questo era molto litigioso. Ricorreva frequentemente alle querele giudiziarie e per questo s’era mezzo rovinato) aveva comprato una giara nuova per contenere l’olio. Alla fine della terza giornata della raccolta delle olive, tre contadini trovano la giara nuova di Don Lollò spaccata in due. Terrorizzati dalla paura di essere incolpati del fatto, avvertono immediatamente Don Lollò. Questi va su tutte le furie; i contadini per calmarlo lo convincono a ricorrere a Zì Dima, il conciabrocche, per ripararla. Costui vuole utilizzare un mastice di sua invenzione; Don Lollò però non si fida del solo mastice e vuole che al grande recipiente di terracotta siano messi anche i punti con il fil di ferro. Sebbene offeso da questa mancanza di fiducia, il conciabrocche accetta la richiesta. Per realizzarla, egli entra nella giara come è solito lavorare ma ne rimane intrappolato per il collo stretto presente.Don Lollò è furibondo ma non vuole rompere la brocca per far uscire il conciabrocche, motivo per cui chiede all’avvocato in paese come comportarsi. Egli, dopo aver riso a lungo, dice a Don Lollò di liberare subito il lavoratore per non rispondere di sequestro di persona. Ma di rompere la giara Don Lollò non ne vuole proprio sapere.L’avvocato consiglia allora Don Lollò di farsi risarcire in parte del danno da Zì Dima. Ritornato a casa, nota la festa dei contadini attorno alla giara (realizzata grazie alle lire donate a Zi DIma dal proprietario la mattina stessa) e comincia a discutere con il conciabrocche. Questi si rifiuta di pagare perché se il lavoro fosse stato fatto come diceva lui non sarebbe successo nulla. Arrabbiato Don Lollò se ne va e viene svegliato dal baccano creato dai contadini ubriachi in piena notte. Infuriato, egli si precipita nel cortile e preso da un impeto di rabbia dà un calcio alla giara che si rompe contro un ulivo: Zì Dima è libero, mentre Don Lòllò perde sia la giara che il risarcimento. narratore: 3 pers singolare esterno, onnisciente. Fabula-intreccio corrispondono
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