Scarica Analisi "Il capitano" di Ungaretti e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! IL CAPITANO La lirica si trova nell’edizione del 1943 de Il sentimento del tempo ed è il primo componimento della sezione Leggende, che rivisita i miti dell’infanzia però prospettando un distacco da essi. La poesia si ispira ad un personaggio realmente esistito, come spiega lo stesso Ungaretti: «Si chiamava Nazareno Cremona, era un giovane bellissimo, alto quasi due metri. Faceva parte del mio reggimento e morì schiantato sul Carso. La figura splendente di umanità del capitano, laggiù nel silenzio di questo mio cuore, pesa come una pietra». L’occasione biografica è però depurata dai dati della cronaca ed è interpretata invece in prospettiva mitica, innalzata dalla contingenza a un discorso assoluto, astratto, fuori del tempo. Il ricordo del compagno d’armi si intreccia con quello della propria infanzia, trasformandosi in un’occasione di meditazione sulla propria esistenza. Fui pronto a tutte le partenze. Quando hai segreti, notte hai pietà. Se bimbo mi svegliavo Di soprassalto, mi calmavo udendo Urlanti nell’assente via, Cani randagi. Mi parevano Più del lumino alla Madonna Che ardeva sempre in quella stanza, Mistica compagnia. E non ad un rincorrere Echi d’innanzi nascita, Mi sorpresi con cuore, uomo? Ma quando, notte, il tuo viso fu nudo E buttato sul sasso Non fui che fibra d’elementi, Pazza, palese in ogni oggetto, Era schiacciante l’umiltà. Il Capitano era sereno. (Venne in cielo la luna) Era alto e mai non si chinava. (Andava su una nube) Nessuno lo vide cadere, Nessuno l’udì rantolare, Riapparve adagiato in un solco, Teneva la mani sul petto. Gli chiusi gli occhi. (La luna è un velo.) Parve di piume. Strofa I →Il poeta comincia con una riflessione ex abrupto. Il discorso parte con un’impostazione in prima persona ma notiamo subito il passato remoto che campeggia all’inizio del verso. Il passato remoto allontana l’elemento biografico, la riflessione sulla propria vita, in un passato, appunto, remoto, che non ha più contatti con il presente. Mentre nell’Allegria la riflessione su di sé era ancora una riflessione sul suo presente o su un passato recente, qui invece il suo passato è una stagione che ormai si è consumata e non ha più rapporti con il suo presente. Di nuovo Ungaretti si presenta con l’immagine dell’esule, del nomade, dell’uomo che è stato sempre disposto a partire, disposto al cambiamento, disposto a cercare se stesso in nuove situazioni. Strofa II → Subito però il discorso si interrompe e scopriamo che questa meditazione nasce nel buio e nel silenzio della notte. La Notte è una interlocutrice privilegiata in questa poesia ed è quindi personificata; viene