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Analisi logica, grammaticale e traduzione della Satira I, 6 di Orazio., Dispense di Letteratura latina

Analisi logica, grammaticale di una delle più importanti satire di Orazio, dal suo I libro delle Satire, traduzione compresa.

Tipologia: Dispense

2019/2020

In vendita dal 30/05/2024

giulia-lippi-3
giulia-lippi-3 🇮🇹

4.6

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Scarica Analisi logica, grammaticale e traduzione della Satira I, 6 di Orazio. e più Dispense in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! ANALISI E COMMENTO SATIRA I.8 - ORAZIO  Olim truncus eram ficulnus, inutile lignum, cum faber, incertus scamnum faceretne Priapum, maluit esse deum. deus inde ego, furum aviumque maxima formido; nam fures dextra coercet obscaenoque ruber porrectus ab inguine palus, ast inportunas volucres in vertice harundo terret fixa vetatque novis considere in hortis. Analisi: Olim: avverbio di tempo; eram: predicato verbale, imperfetto indicativo di sum, 3° p. sing Truncus: soggetto, nomin, singolare, maschile faceret: congiuntivo imp, retto da “cum” ne: particella negativa enclitica maluit: predicato verbale, da malo, perfetto 3° pers sing regge “esse”, infinito presente da “sum” deus: nominativo singolare, maschile, soggetto ego: pronome personale 1° persona maxima formido: nominativo fem singolare, soggetto + attributo furum aviumque: genitivi plurali, complemento di specificazione; nam: congiunzione, infatti dexstra: soggetto, fem, singolare, “mano” sottin, coercet: da coerceo, presente indicativo, 3° singolare ruber palus: complemento ogg, neutro singolare; ab inguine obscaeno: complemento di moto da luogo figurato, abl singolare; porrectus: participio passato, regge “ruber palus”, nomin singolare maschile ast: avverbio, mentre importunas volucres: accusativo femminile singolare, compl ogg terret: terreo, 3° p singolare, indicativo presente, predic verbale fixa: complem oggetto, neutro plurale vetat: da veto, 3° pers singolare, indicativo presente, regge “considere”, da consideo, infinito presente attivo in vertice: abl singolare, complemento di stato in luogo in novis hortis: abl plurale, complemento di stato in luogo Traduzione: Un tempo ero un tronco di fico, un legno buono a nulla,  quando un falegname incerto se farne uno scanno o un Priapo, decise per il dio.  E dio sono d'allora, spauracchio senza pari d'uccelli e ladri:  i ladri li tengono a bada la mia destra e il palo rosso che s'erge oscenamente dal mio inguine, mentre un fascio di canne fissato alla testa atterrisce i volatili dannosi e impedisce che si posino sui nuovi giardini.  _______________________ Huc prius angustis eiecta cadavera cellis conservus yili portanda locabat in area; hoc miserae plebi stabat commune sepulcrum; Pantolabo scurrae Nomentanoque nepoti mille pedes in fronte, trecentos cippus in agrum hic dabat, heredes monumentum ne sequeretur. nunc licet Esquiliis habitare salubribus atque aggere in aprico spatiari, quo modo tristes albis informem spectabant ossibus agrum, cum mihi non tantum furesque feraeque suetae hunc vexare locum curae sunt atque labori quantum carminibus quae versant atque venenis humanos animos: has nullo perdere possum nec prohibere modo, simul ac vaga luna decorum protulit os, quin ossa legant herbasque nocentis. Analisi: Prius: prima, avv di tempo Angustis cellis: ablativo plurale, compl di moto da luogo Cadavera: compl ogg, neutro plurale, con “eiecta”, participio passato con funzione attributiva, neutro plurale Conservus: nomin singolare, soggetto Portanda: gerundivo, verbo, neutro plurale, sta con “portanda” In arca vili: abl singolare, compl di stato in luogo + attributo (vili) Locabat: predic verbale, da loco, imperfetto indicativo, 3° p sing Hoc: avverbio di luogo Miserae plebi: genit singolare, con attributo, compl. di specificazione Commune: aggettivo della 2° classe, acc semplice + sepulcrum: acc singolare, complemento oggetto Stabat: predic verbale, da sto, imperfetto, 3° p sing Pantolabo scurrae: dativo sing, complemento di termine = nomentano nepoti Cippus: nom singolare, soggetto Mille pedes: complemento oggetto, accus plurale = “trecentos” Dabat: predic verbale, da do, imperfetto, 3° p sing Monumentum: nom singolare, soggetto Ne: particella negativa, valore finale, “affinchè non” Sequeretur: predic verbale da sequor, congiuntivo imperfetto, passivo, 3° pers singolare Nunc: avverbio di tempo, “ora” Licet: verbo difettivo, 3° pers singolare, regge “habitare” e gli altri verbi all’infinito Esquiliis salubris: ablativo plurale, complem di stato in luogo In aprico spatiari: in+ ablativo singolare  parola + attributo Quo: avverbio, dove Modo: avverbio, ora Albis ossibus: ablativo plurale femminile, 3° declinazione Agrum: compl oggetto, accusativo singolare, 2° declinazione + informem: participio presente con valore predicativo, accusativo singolare Curae sunt: verbo della proposizione principale, regge “mihi”, pronome, “a me” personale, dativo singolare Labori: dativo di causa, maschile singolare, 3° declinazione, retto da “curae sunt” Furesque feraeque suetae: accusativo femmin plurale, complemento oggetto Tantum…quantum: correlazioni Vexare: verbo, infinito presente attivo, si traduce come presente Locum: accus maschile singolare, compl oggetto Quae: pronome relativo, femmin plurale, soggetto Versant: verbo, indicativo presente, 3° p plur Carminibus venenis: ablativo plurale maschile, 3° declinazione, compl di mezzo Humanos animos: compl ogg, accus plurale maschile, 2° declinazione Has: pronome determ, compl oggetto Possum: verbo possum, 1° p singolare, indic singolare e quello di cera in atteggiamento supplice, perché sa di dover morire come accade a uno schiavo.  La prima invoca Ècate, l’altra la crudele Tisífone:  avresti potuto vedere errare cagne infernali e serpenti  e la luna rossa di fuoco nascondersi dietro i grandi sepolcri per non esserne testimone. E se dico bugie, i corvi m’insozzino il capo di bianco sterco, mi piscino e cachino addosso Giulio, l’effeminato Pediazia e quel ladro di Vorano.  __________________________ Singula quid memorem, quo pacto alterna loquentes umbrae cum Sagana resonarint triste et acutum utque lupi barbam variae cum dente colubrae abdiderint furtim terris et imagine cerea largior arserit ignis et ut non testis inultus horruerim voces furiarum et facta duarum nam, displosa sonat quantum vescica, pepedi diffissa nate ficus; at illae currere in urbem. Canidiae dentis, altum Saganae caliendrum excidere atque herbas atque incantata lacertis vincula cum magno risuque iocoque videres. Analisi: Singula alterna: acc neutro plurale, compl oggetto Memorem: verbo memoro, indicativo futuro semplice Loquentes umbrae: sogg, nominativo plurale femminile Cum: + congiuntivo Resonarint: verbo, cong perfetto Cariae colubre: soggetto, nomin plurale Abdiderint: congiunt piuccheperfetto, 3° plurale Furtim: avverbio, “di soppiatto” Imagine cerea: soggetto, nominativo singolare femminile + argior: nomin singolare, comparativo di maggioranza Arserit: verbo, indicativo perfetto, 3° singolare Ignis: accus singolare, 3° declinazione, c.oggetto Ut: come Testis: nomin singolare, soggetto + inultus, aggettivo Horruerim: verbo, congiuntivo perfetto attivo, 1° pers singolare Voces, facta: accus plurale, comp oggetto Furiarum e duarum: genitivi plurali maschili, compl di specificazione Nate ficus diffisa: ablativo assoluto, si traduce come “anche se non sono nato fico” Displosa: insieme a vescica, nomi singolare, soggetto Pepedi: verbo, perfetto indicativo presente, 1° singol Currere: infinito presente, attivo In urbem: moto a luogo in+ acc singolare Videres: verbo reggente, indicativo futuro semplice, 2° singolare Canidiae dentis/ altum caliendrum/ herbas incantata vincula: accus plurali, comp oggetto Cum magno risuque iocoque: compl di modo, cum + abl semp. Traduzione: Dovrò ricordare i particolari? Come le ombre, parlando con Sàgana, emettessero cupi e striduli lamenti? Come di soppiatto le streghe nascondessero in terra la barba di un lupo e un dente di serpe screziata?  Come piú alta guizzasse la fiamma del fantoccio di cera?  E come, testimone inorridito dalle grida e dai misfatti di quelle furie, ne abbia io tratto vendetta? Quanto rimbomba una vescica quando scoppia, cosí, malgrado sia un fico, aperte le natiche scoreggiai: e quelle via di corsa alla città.  Con gran divertimento e risa avresti visto cadere a Canidia la dentiera, a Sàgana l’immensa parrucca  e dalle loro braccia erbe e lacci incantati.  
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