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analisi narrativa libro Cecità di Saramago, Appunti di Letteratura

breve riassunto del libro con appunti personali sui temi principali

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 27/09/2020

paolo-bagnara
paolo-bagnara 🇮🇹

4.3

(21)

6 documenti

1 / 5

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Anteprima parziale del testo

Scarica analisi narrativa libro Cecità di Saramago e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! CECITA’ (Josè Saramago) Cenni sull’autore: L’autore Josè Saramago nasce ad Azinhaga in Portogallo nel 1922, muore a Tinas Canarie nel 2010, è stato narratore, poeta, drammaturgo e giornalista, Premio Nobel per la letteratura nel 1998. Tra i più grandi romanzieri contemporanei, ha pubblicato anche “Memorale del Convento” (Feltrinelli, 1984), “ La zattera di pietra” (Feltrinelli, 1988), “Il Vangelo secondo Gesu Cristo” (Bompiani, 1993). Il libro “Cecità” il cui titolo originale è “Ensaio sobre a cegueira” , tradotto significa “saggio sulla cecità”, pubblicato nel 1995, in Italia viene distribuito da Einaudi nel 1996. Analisi: Il libro inizia con la descrizione di un semaforo e alcune auto ferme in attesa del verde. Una delle auto, al verde, non parte perché il guidatore è diventato improvvisamente cieco. Alcuni automobilisti che si trovano in fila scendono e si offrono di aiutarlo, altri ancora osservano la scena incuriositi, una signora anziana suggerisce di chiamare l’ambulanza però il cielo rifiuta dando la colpa ad un nervo infiammato e accetta l’aiuto di un signore che si presta ad accompagnarlo a casa guidando l’auto del malcapitato. Questi viene quindi portato fino alla soglia di casa dopodiché ringrazia il signore preferendo non dar seguito alla proposta di attendere l’arrivo della moglie. Il signore si rivelerà essere un ladro in quanto ruba l’auto del cieco che aveva appena accompagnato. Qualche tempo dopo l’allontanamento del ladro rientra la moglie del cieco che lo trova disteso sul divano. Alla spiegazione di quanto accaduto la donna si dispera e chiama subito un oculista per una visita specialistica d’urgenza dove conduce il marito. Nella sala d’attesa ci sono un vecchio con una benda nera, un ragazzo strabico accompagnato dalla madre, una giovane con gli occhiali scuri e altre due persone. Il cieco, nonostante le proteste della madre, viene fatto passare per primo a causa della gravità della sua condizione. Il medico non riscontra alcuna anomalia fisica da una prima sommaria visita, quindi rispedisce a casa il cieco con la moglie prescrivendo alcuni esami approfonditi da fare in altra sede. Il ladro dell’auto, nel frattempo allontanatosi prudentemente con la refurtiva, preso dai rimorsi decide di fermarsi in una strada seminascosta più preoccupato per le conseguenze legali della sua azione. Scende dalla macchina per schiarirsi le idee ed in quel momento diventa cieco pure lui. La stessa sorte colpisce il medico oculista la sera, dopo essere rientrato a casa ed aver cercato sui testi medici una possibile spiegazione scientifica a quanto aveva visto nel pomeriggio. Anche la ragazza diventa cieca durante un amplesso con un cliente, era infatti una prostituta d’alto borgo. Dopo una notte insonne durante la quale il medico non rivela alla moglie di essere diventato cieco, si fa mattina ed a quel punto non può più nascondere la sua condizione. Affermò che, probabilmente, era stato infettato il pomeriggio precedente durante una visita ambulatoriale, a quel punto si rammaricò del fatto che aveva passato la notte con la moglie rischiando di averla contagiata, tuttavia la moglie non si preoccupò di questo e invece disse di voler rimanere al suo fianco. Il medico decide quindi, deontologicamente, di informare circa la situazione il direttore sanitario dell’ospedale cittadino non senza qualche difficoltà a causa di un impiegato arrogante. In poche ore ne viene informata la carica più importante, il Ministero e vengono successivamente identificati ulteriori casi di cecità improvvisa riconducibili a pazienti che erano stati nell’ambulatorio. Viene quindi informato che nel breve periodo sarebbe stato tradotto in altro luogo tramite ambulanza. La moglie, intuendo che la situazione non si sarebbe risolta in poco tempo, prepara la valigia del marito inserendo anche vestiario femminile. All’arrivo dell’ambulanza, l’autista, vedendo che stava salendo anche la moglie del medico, le disse che il trasporto era riservato all’oculista ma lei rispose immediatamente che doveva essere portata via unitamente al marito perché proprio in quel momento anche lei era diventata cieca. Il Governo organizza in poco tempo una quarantena per i ciechi destinandoli ad un manicomio malridotto ed in disuso da tempo, imponendo loro delle regole ferree con razioni di cibo distribuite tre volte al giorno in quantità assai esigua, avvisandoli che, coloro i quali avessero tentato la fuga sarebbero stati fucilati. Ben presto all’interno del manicomio si ritrovano i pazienti che erano stati ospiti nell’ambulatorio il pomeriggio che arrivò il primo cieco. Arrivò il medico, la moglie del medico che si fingeva cieca pur di rimanere a fianco del marito (il marito aveva capito che non era cieca), il primo cieco, la ragazza con gli occhiali scuri, il ladro d’auto, il ragazzo strabico. Essi ben presto si organizzano dividendo i letti, ponendo la moglie del medico, riconosciuta come colei che meglio si muoveva nella condizione di cecità a capofila di un gruppo formato da tutti ciechi e da lei condotto verso i bagni. Ognuno poggiava la propria mano sulla spalla del cieco che lo precedeva, formando cosi un trenino. Cosi facendo riescono ad espletare i bisogni corporali. Il ladro, posto dietro alla ragazza con gli occhiali scuri, viene da lei ferito gravemente ad una gamba dopo aver tentato di molestarla mentre era in fila. La ferità in breve tempo andrà in cancrena provocando grandi dolori al ladro. Il giorno seguente giungono nel manicomio altri ciechi che poco a poco iniziano ad occupare le varie aree dell’edificio che è stato suddiviso dal Governo in due aree, una destinata ai ciechi conclamati e l’altro destinata ai sospetti contagiati che però sono ancora dotati della vista. Le razioni di cibo iniziano a scarseggiare. La notte stessa il ladro si trascina verso l’uscita in cerca di aiuto dai gendarmi posti a guardia del manicomio per farsi curare in ospedale. Uno di essi però se lo ritrova alle spalle e, spaventato per un possibile rischio di contagio spara a bruciapelo uccidendo il ladro. A seguito di questo episodio il sergente, a capo dei soldati di guardia, costringe i ciechi a recuperare il cadavere e sotterrarlo. Tuttavia manca l’attrezzature per espletare l’ingrato compito, quindi alcuni volontari decidono di avvicinarsi al posto di guardia per chiedere una pala. Il militare di guardia, spaventato dalla presenza dei ciechi, fa fuoco e ne uccide diversi. Successivamente i superstiti riescono a farsi lancire una pala con la quale seppellire i morti, non prima però di essersi nutriti. La moglie del medico si lascia andare ad un pianto che cerca di rendere silenzioso ma la donna con gli occhiali scuri la sente e cerca di consolarla. Questa ragazza aveva preso sotto la sua protezione il ragazzino strabico che continuava a chiedere della madre, non presente nel manicomio con lui. Alcuni ciechi iniziano a defecare nei corridoi, non prestando alcuna attenzione alle basilari regole igieniche, perdono umanità. Altri non l’hanno mai avuta. Il militare che aveva sparato ai ciechi diviene pure lui cieco, ma viene portato in un luogo diverso, riservato ai soli militari in quanto, se posto assieme a coloro a cui aveva sparato, avrebbe fatto una brutta fine. Arrivano altri 200 ciechi, si crea una ressa caotica e confusa con adulti, donne e bambini disperati. Si vengono a creare due fazioni contrapposte, i contaminati da una parte, dotati di vista e i ciechi dall’altra. Appare tra questi ultimi il vecchio con la benda, pure lui ospite dell’ambulatorio quel famoso pomeriggio.
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