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Analisi narratologica e interpretazione critica - "Fra poco" di Alice Munro, Esercizi di Critica Letteraria

Analisi narratologica e interpretazione critica del testo "Fra poco" di Alice Munro, per il corso di critica e teoria della letteratura

Tipologia: Esercizi

2019/2020

Caricato il 09/01/2020

Aelin98
Aelin98 🇮🇹

4.3

(25)

9 documenti

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Scarica Analisi narratologica e interpretazione critica - "Fra poco" di Alice Munro e più Esercizi in PDF di Critica Letteraria solo su Docsity! Analisi narratologica e interpretazione critica – “Fra poco”, Alice Munro – Modulo A Incipit (prospettiva, confronto con il finale, analessi o prolessi) – “Io e il villaggio” Focalizzazione interna (Juliet), per tutto il racconto (fissa). Il narratore non sa niente di più di quello che sa, e che sente, Juliet. Narratore Prospettiva interna su oggetti percettibili : in particolare, il racconto si apre con la messa a fuoco – poi si legge da parte di Juliet – di un quadro (oggetto della visione di Juliet è un oggetto osservabile). 1. Spazio e tempo: la messa a fuoco sull’oggetto, “Io e il villaggio”, pare allargarsi man mano che si va avanti a leggere fino a “Juliet decise istantaneamente di comprare quel poster per regalarlo ai suoi, a Natale”, quando entra in scena il personaggio. 2. Percezione: “Le piaceva tutto in quel quadro, ma in special modo le figure minute e gli edifici traballanti in cima al dipinto.” 3. Psicologia: “Perché me li fa ricordare,” e “mi fa ricordare la loro vita,”. 4. Ideologia: “Perfettamente adeguato” (riferito al titolo). 5. Stile: “e Sara invece era una bionda dall’aria delicata, di una bellezza sottile e scomposta”, più avanti la definirà come “una bambina vecchia”. Juliet li chiama sempre Sam e Sara e mai mamma e papà => distacco (cfr con la questione di ciò che Juliet definisce “casa”, cfr “io e il villaggio” => l’isolamento dei genitori, la separazione dal resto del mondo, “E la verità era che vedeva se stessa – insieme a Sam e Sara, ma soprattutto se stessa e Sam – come superiori a modo loro a chiunque li circondasse”). Il nome Juliet, il nome Penelope => il fil rouge del matrimonio – e della sua mancanza – Romeo e Giulietta è la tragedia di un “amore che non avrebbe dovuto essere”, un matrimonio osteggiato dalle rispettive famiglie dei protagonisti (cfr loro invece non si sposano). Penelope invece richiama il prototipo della sposa per eccellenza, nome però dato a una bambina frutto sostanzialmente di un’unione al di fuori del matrimonio, non convenzionale. Richiami al mito e alla tragedia quindi (tipici di Munro). Juliet fa visita ai genitori – alla stazione e il viaggio in auto “Dal paese in cui era cresciuta e in cui ancora abitavano Sam e Sara”, “casa sua, la casa di Sam e Sara” => la questione di “casa”. Dominante coloristica verde-nera (gonna di lino nero, polsini in tessuto verde-acido, turbante in tessuto verde). Sulla carnagione di Sara pareva essersi posata una polvere fine di gesso (il gesso cfr richiamo al bianco della morte, infatti poi morirà Sara, e alla maschera teatrale). Caratterizzazione della madre, Sara, attraverso l’idea di Juliet => “Juliet era dell’idea che forse la gente aveva da sempre osservato sua madre quando rideva o parlava, […]” Ogni caratterizzazione sembra essere filtrata attraverso Juliet, o perché fornita dalla sua prospettiva, o perché Juliet è comunque utilizzata come termine di paragone (“Non era alta come Juliet”). “Come pareva ci si aspettasse” => il tema delle aspettative altrui compare qui sullo sfondo, ma si rivelerà centrale nel resto del racconto. Cfr Heidegger e la contrapposizione commisurante e il Si (è sempre presente in noi una medietà del comportamento altrui) => per la verità ciò si nota già nell’incipit, nella prima descrizione, fornita attraverso il ricordo del dialogo con l’amica Christa in cui Juliet parla dei suoi genitori (riviste che nessun altro leggeva, programmi che nessun altro ascoltava). Le forme predominanti per rendere i pensieri e le spiegazioni dell’interiorità di Juliet sono la psico- narrazione e il monologo narrato => emerge in questo modo un tipo di caratterizzazione del personaggio molto più indiretta che diretta; in quanto i pensieri di Juliet sono resi nel loro rapido passaggio quotidiano, nella loro apparente banalità. Non hanno la compiutezza, anche formale, che avrebbero se assumessero la forma di un monologo interiore. Solo una volta vi si avvicinano, quando Juliet compone mentalmente una lettera per il suo compagno Eric (“Non so che ci faccio qui, non sarei mai dovuta venire, non vedo l’ora di tornare a casa”). Frequente la psico-narrazione: un narratore nascosto che tende a confondersi con il personaggio (psico-narrazione consonante). “E Juliet aveva pensato di rivelare la storia a quei suoi genitori di ampie vedute (ironia?). Forse voleva anche far sapere che Eric era un uomo colto, non un semplice pescatore. Ma che differenza poteva fare, specie adesso che Sam era diventato fruttivendolo? Senza contare che forse la loro apertura mentale era meno affidabile di quanto pensasse”. Alternanza di psico-narrazione e di monologo narrato. “Le dispiacque di non aver bevuto un sorso di whisky. Si sentiva rigida per l’impotenza e la rabbia, […]” “Che diavolo succedeva a Juliet? Non provava nessuna reale pietà. Sentiva montarle dentro, da chissà dove, una ribellione contro quella litania di sciagure. Era troppo. Quando nella storia era comparso il palato fesso, le era solo venuta voglia di protestare. Troppo. Sapeva di avere torto, ma la sensazione restava. Non volle dire altro per paura che le parole tradissero la sua durezza di cuore”. Alternanza di psico-narrazione e monologo narrato. => situazione emotiva/gettatezza; incapacità di empatia (cfr Nussbaum). La cucina e la soffitta con “Io e il villaggio” – “essere donne insieme” Parallelismo tra l’incidente del marito di Irene e quello della ex-moglie di Eric => sorta di parallelismo/antitesi tra Irene e Juliet (si occupa della madre e del padre), viene spesso caratterizzata per contrapposizione con Juliet (aspetto fisico, gusti artistici, estrazione sociale). “Papà non ha paura di pensarla diversamente da persone più in alto di lui, […] Ma sai come diventa con quelle più in basso. Farebbe qualsiasi cosa per assicurarsi che non si sentano in alcun modo diverse da lui, ha bisogno di mettersi al loro livello”. Juliet va in centro – l’incontro con Charlie e il discorso con il padre Utilizzo dell’analessi per configurare l’intreccio: l’episodio in cui Juliet incontra Charlie Little in farmacia viene raccontato in analessi per permettere la discussione con il padre sui motivi del suo licenziamento. Cfr Heidegger e il Si => “Tu non capisci. Non ti rendi conto di quanto sia stupido tutto questo, e di come faccia schifo il posto in cui vivi, dove la gente dice cose del genere, e di come se raccontassi la vicenda alle persone che conosco io non mi crederebbero. La prenderebbero per una barzelletta”. Sara passa l’aspirapolvere e Sam lavora nell’orto canticchiando Cfr Heidegger, l’avere cura nei modi della dinamica dominio-dipendenza (“Vuole tenere sveglio tuo padre ed essere al centro dell’attenzione, tutto qui. Lui è stanco morto, ma deve alzarsi e prendersi cura di lei.”)
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